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Autore: ferao    30/10/2009    6 recensioni
- Cos’è quello, Bunbury? - domandò a bassa voce Evangeline, vedendo arrivare Percy.
Bunbury smise di osservare un gruppo di maghi e puntò gli occhi da avvoltoio sul ragazzo. - Temo sia lo sposo, Evangeline.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Una brezza lieve' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Massì, dai... un nuovo capitolo a solo un giorno di distanza dall'altro. Sto ritrovando il mio affetto per questi personaggi, e sono molto felice di ciò... Mi sembra anche che la storia stia proseguendo bene, ma se così non è avvertitemi!
In calce ringraziamenti e una piccola spiegazione.




Un caffè - Parte 2



Era il locale più bello in cui avesse mai messo piede. Percy se n’era letteralmente innamorato la prima volta che vi era entrato, dopo un pomeriggio passato a girovagare a Diagon Alley. Entrando, si cambiava mondo: il piccolo caffè era a metà strada tra un comune bar e un pub irlandese, piccolo, poco affollato e pulitissimo. Un buon profumo di spezie si aggirava per l’ampio salone, in cui facevano bella mostra quattro tavolini di legno di noce. Le pareti, pressoché spoglie a parte alcune foto che salutavano amichevoli gli avventori, erano dipinte con colori caldi, e il camino acceso nella parete in fondo donava all’atmosfera un senso di calore e familiarità. Le uniche voci nel locale provenivano da un tavolo nell’angolo dove alcuni studenti di Magisprudenza ripassavano a voce bassa.
Come da galateo, Percy entrò prima di Audrey nel locale semivuoto.
- Ciao, Percy! - Il barista, un tipo alto e rotondo dal viso sorridente e corredato di due baffoni incredibili, lo salutò alzando una mano enorme. – Finisco con questi ragazzi e sono da te.
- Buonasera, Marcus. Hai tempo per farci due caffè? - disse Percy, non appena il barista ebbe portato agli studenti quattro bicchieroni di vin brulé.
- Due, quattro, venti… Tutti quelli che vuoi, Weasley, purché mi paghi! - La risata di Marcus era forte e rassicurante, e ad Audrey piacque molto. La aiutò a sentirsi subito più allegra.
- Per ora solo due, grazie - rispose il suo accompagnatore, anche lui visibilmente più rilassato.
- Come preferisci. Torno tra dieci minuti, intanto fai accomodare la signorina. - E strizzando l'occhio ad Audrey se ne andò.
Percy scelse un tavolo rotondo accanto alla finestra. Non appena si sedettero, sul tavolino apparve un vassoio con dei dolcetti.
- Usano lo stesso sistema di Hogwarts - disse Percy, rispondendo alla domanda inespressa di Audrey. – Marcus raccoglie e dà lavoro agli elfi domestici cacciati o fuggiti dai loro padroni. Li protegge, e intanto li rende felici facendoli lavorare moderatamente. È un uomo molto buono, e loro lo adorano. Beh, le famiglie ricche un po’ meno, ovviamente…
Audrey si limitò ad annuire. I due non avevano parlato durante il tragitto; nessuno osava oltrepassare il velo di disagio che si era creato da subito; ma (come affermò il giorno dopo Adams, pronunciando la seconda delle sue frasi storiche) nulla riesce a scaldare un animo timido come una tazza di caffè bollente, soprattutto se il caffè è ben preparato.
I due, tuttavia, continuavano a rimanere piuttosto silenziosi mentre aspettavano i loro caffè.
D’altra parte, diciamocelo seriamente, cosa vi aspettavate che si dicessero questi due?
Era la prima volta che Percy portava qualcuno in quel caffè. Era il suo “rifugio segreto”, dove andava quando non ne poteva più; ma più importante ancora era la prima volta da quando Penelope lo aveva lasciato che usciva con una persona. Non basatevi tanto sul fatto che fosse finalmente uscito con una donna: ciò che conta è che ha voluto passare del tempo libero con qualcuno. Magari a voi che non conoscete bene Percy può sembrare normale. Se però lo conosceste meglio capireste che non era poi così normale: Percy amava stare da solo, amava il silenzio che poteva creare attorno a sé e gli impediva di sentire anche i propri pensieri.
In più, quella sera era di un umore peggiore del solito: tra le pagine del suo ultimo fascicolo era comparso ancora una volta il solito bigliettino, con un gran "FALLITO" scritto in inchiostro rosso e vari disegni osceni sotto.
Comunque, Audrey non lo incoraggiava nella conversazione, e questo gli andava più che bene.
Sedevano ora senza guardarsi, sgranocchiando ciascuno un dolcetto. Percy sembrava piuttosto interessato ad un albero sul marciapiede, mentre Audrey si guardava intorno imbarazzata, sentendo su di sé gli sguardi degli studenti suoi coetanei.
I caffè arrivarono.
- Grazie, Marcus.
- È sempre un piacere, Perce.
Rumore di cucchiaini che mescolano lo zucchero.
- Ehm…
- Ecco…
- Come si trova al lavoro?
Una domanda semplice e normale. Audrey avrebbe sospirato di sollievo, ma si limitò a sorridere.
- Molto bene, grazie. Credevo fosse più pesante di quanto non sia in realtà.
- Ora dice così, perché siamo ancora a novembre. Aspetti di arrivare sotto Natale e ne riparleremo…
- La prego, non mi dica così! Preferisco illudermi di avere un lavoro piacevole e soddisfacente!
Per la seconda volta nell’arco della giornata, Audrey compì di nuovo il miracolo. Il ragazzo di fronte a lei fece un gran sorriso.
No, non ci credo… basta davvero una frase così stupida a farlo sorridere? Beh, meglio così…
- Va bene, allora non la distoglierò dalla sua illusione salvifica.
Questo la fece ridere di gusto. La tensione di stava decisamente allentando da parte di entrambi. E meno male… Vedi, Aud, che quando vuole riesce ad essere una persona qualsiasi? Ottimo…
- E con Adams? Come si trova?
La ragazza trattenne a stento una risata folle. Adams è una specie di oracolo silenzioso, parla solo quando deve, ma quando parla è geniale… O almeno credo, non ricordo cosa abbia detto oggi… Forse mi sto confondendo…
- È una bravissima persona, lavora molto e parla poco. Cioè, non parla affatto, ma quando lo fa parla per aforismi. Come ha fatto oggi…
- Oggi?
- Sì, ha detto qualcosa sulle donne che bevono il caffè altrui… Mah…
Tin tin. Lo zucchero di Percy non è ancora ben mescolato.
In quello di Audrey, però, Marcus ha fatto mettere il miele invece dello zucchero. Il barista sa sempre cosa potrebbe piacere di più ai suoi clienti e, in generale, alle persone che ha attorno (e questo, tra parentesi, fa di sua moglie una donna veramente felice e soddisfatta.)
- Comunque sono contento che ci si trovi bene. È molto penoso lavorare con colleghi antipatici o sgradevoli.
Piccolo silenzio, in cui Audrey si chiese se può fare o meno una domanda. Assaggiò il caffè dal cucchiaino, e il miele la rese audace.
- A lei è capitato?
Ma cos’è, una domanda personale? La facevo meno intraprendente questa qui… Ma dai Perce, mica ti ha chiesto quanti peli hai sulle braccia! Fai il bravo e rispondi, è una domanda così tanto per fare, certo, sì…
- Signor Weasley?
- Mi è capitato, una volta. - Gli tornò in mente il viso del suo collega: occhiaie, barba lunga, sguardo irrequieto, come se avesse sempre la febbre. - Ho lavorato per circa tre mesi con un tizio decisamente antipatico e poco raccomandabile, senza contare il fatto che sembrava ignorare le più comuni regole grammaticali… e igieniche.
- Tre mesi? Perché, poi se n’è andato?
- Più o meno. - Deglutì. Era una vecchia storia, ma ancora tremava al pensiero. - È finito ad Azkaban.
Quella frase congelò Audrey. Azkaban? Aveva una voglia matta di chiedere come mai ci fosse finito, ma per un breve istante le venne in mente l’idea che poteva benissimo averlo denunciato proprio il signor Weasley. E comunque, lo sguardo del capo tradiva una certa emozione nel ricordare quel fatto, quindi non si arrischiò a chiedere di più. Calò ancora una volta il silenzio. Gli studenti avevano smesso di parlare e stavano radunando i libri, mentre una coppia di giovani entrava e si sedeva ad un tavolo poco distante dal loro.
Da un bel po’ i cucchiaini avevano smesso di tintinnare.
Il ragazzo ritrovò la parola, con una strana voce bassa e delicata.
- Assaggi il suo caffè, signorina, e mi dica se non è il migliore che abbia mai assaggiato. Freddo non è più la stessa cosa.
Poco convinta, Audrey portò la tazzina alla bocca. Lei non amava il caffè, ma sentiva su di sé lo sguardo del capo, in attesa del suo verdetto.

Quando il caffè è davvero buono, lo si capisce subito dall’odore. Il caldo che avvolge le narici nasconde un aroma profondo che viene liberato a poco a poco. È quell’aroma che ci fa chiudere gli occhi mentre assaggiamo la bevanda.
Non appena la nostra bocca viene a contatto con il caffè – il buon caffè – si produce una qualche reazione che ci fa trattenere, ad ogni sorso, un po’ del buon sapore (amaro, ma non sgradevole) del nostro caffè, sprigionandolo poi di volta in volta anche quando l’abbiamo già finito. Una simile reazione si ottiene con pochissimi altri alimenti, ed è per quello che il buon caffè è superiore al tè, al latte e ad ogni altra bevanda che gli uomini abbiano scoperto o inventato (eccetto forse qualche tipo di vino).
Ed è per quello che Audrey, riaprendo gli occhi dopo aver bevuto il caffè di Marcus (che è tuttora il più buono in circolazione) poté dire a Percy, con voce sognante e un gran sorriso:
- Buonissimo…
Istintivamente Percy rispose al sorriso:
- Ne ero certo.
Si guardarono, ora completamente rilassati. Percy stava per bere il suo caffè, sempre fissando gli occhi in quelli di Audrey (era convinto che fossero marroni, invece erano di un verde molto scuro) quando vide, con la coda dell’occhio, qualcosa fuori dalla finestra che gli fece fermare la tazzina a mezz’aria e girare la testa di scatto.

Mamma.
Fred.
George.
Bill.
Quattro teste rosse su altrettanti corpi familiari.
Non lo avevano notato, ma Percy non poteva fare a meno di guardarli. La mamma era dimagrita molto (saranno anni che non mette quella gonna). Fred e George la stavano prendendo in giro per qualcosa, e lei sorrideva, ma non era il suo solito sorriso. Sembrava… appannato.
Bill, vicino a loro, aveva il braccio intorno alla vita di una bellissima ragazza bionda, che forse Percy aveva già visto da qualche parte.
Si rese conto che anche Audrey li stava fissando. Distolse lo sguardo e lasciò due falci sul tavolo.
- Meglio che vada, si è fatto tardi.
Audrey non osò replicare. Qualche secondo prima avrebbe voluto sapere chi erano quelle persone così simili al suo capo, ma ora non era più così sicura di volerglielo chiedere.
Ogni volta che sta bene, arriva qualcosa a ricordargli che soffre. Solo che non si riesce a capire per che cosa soffra…
Sentì, inaspettatamente, un moto di tenerezza per quell’uomo dal viso serio e malinconico e le spalle improvvisamente ingobbite (ma si può dire uomo? Avrà ventun anni al massimo, è solo un ragazzo…).
Fuori dal suo incarico di lavoro era facile capire che i continui malumori del signor Weasley erano dovuti a qualcosa di più del semplice stress.
Ma per quale motivo…?

I pensieri di Percy erano più o meno dello stesso tipo.
Un momento di tranquillità, chiedo tanto? Prima la storia di Wallace, ora… Mai un momento un cui possa sentirmi bene, mai… Fortuna che almeno questa qui non fa domande, ci mancherebbe solo che scoprisse dei miei…
Audrey l’avrebbe scoperto comunque, un minuto dopo, mentre stava per smaterializzarsi con Percy.
- È pronta?
- Sì…
- Guarda guarda - Il viso di Percy congelò.
No…
- Mi sembra di aver già visto un muso simile da qualche parte.
Non adesso…
- Forse in qualche film dell’orrore, George.
Non loro…
- Naa, chi sarebbe il folle che userebbe un attore così per il suo film?
Non con lei…
Lo scambio di battute era avvenuto tra due gemelli vagamente somiglianti a Percy. Audrey lo guardò interrogativa, e vide che gli occhi di lui fiammeggiavano mentre i due ragazzi si avvicinavano.
- Allora, Perce, nemmeno un salutino ai tuoi fratellini preferiti?
Percy non rispose. Odiava il loro modo di sfotterlo. Odiava dar loro pretesti per deriderlo. Istintivamente cercò dietro di sé una via di fuga, ma trovò solo il muro di una casa.
- Quanto sei antipatico, Perce. E dire che noi ti abbiamo pensato spesso.
- Già. Deliziosa, la tua segretaria, Minnie. Faceva in modo di farti avere sempre i nostri affettuosi bigliettini…
Domani giuro che prima uccido Minnie, poi la licenzio.
Audrey aveva percepito un pericolo. Si assicurò di avere la bacchetta a portata di mano, per ogni evenienza.
- E questa qua? Chi sarebbe? - fece uno dei due, accorgendosi di lei.
- Tu dovresti essere il rimpiazzo di Penelope - gli fece eco l’altro. - Sei proprio ridotto male, Perce… Una volta avevi un gusto decisamente migliore…
Se ne avesse avuto il tempo, Percy gli sarebbe saltato alla gola. Ma non ne ebbe il tempo, perché Audrey li aveva già stesi entrambi con un unico Schiantesimo.
Rimasero fermi un istante, entrambi increduli, a guardare i due distesi a terra, poi Audrey prese Percy per una manica e lo trascinò lontano.
Si smaterializzarono di corsa, sperando che nessuno li avesse visti.
- Mi dispiace…
Audrey non rispose. Non fece nessuna domanda.

- Sono davvero mortificato. Non doveva succedere…
Percy aveva accompagnato Audrey vicino casa; non si sentiva sicuro, e sentiva il bisogno di scusarsi ancora, nonostante lo avesse già fatto più di una volta durante il tragitto.
- Non si preoccupi. È tutto a posto.
- Non una parola in ufficio, per favore.
- Nessun problema.
Percy tacque, indeciso se parlare o no. Decise di farlo. – Comunque… beh… bell’incantesimo.
Il viso di lei si illuminò. – Grazie… Sono cresciuta con quattro cugini, tutti maschi, e ho dovuto imparare a difendermi per bene…
A quelle parole Percy fece una smorfia addolorata, ma confidò che con la penombra non si fosse notata.
Anche sua sorella Ginny era brava con gli incantesimi, perché era cresciuta con sei fratelli maschi.
Sentì il cuore stringersi come una spugna.
Ancora e ancora… sempre sempre loro ovunque io vada, chiunque veda…
- Mi dispiace molto - disse.
- Si è già scusato, signor Weasley. Buonanotte…
- Grazie.
Il tono di voce era tristissimo, quasi sconsolato. Audrey provò ancora un istinto protettivo e quasi materno per quell’uomo che non capiva.
- Grazie a lei. A domani.

La notte passò, e portò via qualche pensiero cattivo lasciandone molti belli.
Tra questi, il viso di Percy che sorrideva era il preferito di Audrey.



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Eccomi qui! Allora, per prima cosa i ringraziamenti alle mie 2 recensore e a chi ha letto la storia; poi il mio chiarimento:
la prima volta che pubblicai questo capitolo mi venne fatto notare che Fred e George Weasley apparivano molto più cattivi di come siano poi in realtà. Bisogna però ricordarsi che in quel periodo ce l'avevano a morte con Percy perché aveva abbandonato la famiglia per seguire il suo sogno di potere (cosa per cui, almeno nelle mie storie, Penelope Light, la fidanzata rowlingiana, lo avrebbe lasciato). Non è un odio da malvagità, quindi (e me ne guarderei! Fred e George malvagi?? piuttosto smetto di scrivere!!!)

   
 
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