Prima di tutto voglio ringraziarvi per la fiducia e per la risposta a questa storia, numeri da paura per essere al primo capitolo!
Grazie a chi ha letto tutto nonostante non fosse così convinto (Elfa sognatrice parlo di te!!!), ma come vi avevo scritto era un esperimento, una cosa nuova e come tutte le cose nuove alle volte non è proprio perfetto.
Ciò nonostante lo avete letto e commentato, dire che vi adoro è un eufemismo!!! T.T siete tutte/i meravigliosi!!!
Ok la finisco, capitolo 2 che dire è da leggere!!! Un po' poco come introduzione? Bene allora diciamo che finalmente si incontrano e si parlano, adesso volete leggerlo? Spero di si.
Bacioni Lisa
Capitolo 2
<< Ma che gli prende? >>
chiese Jessica sconvolta dal comportamento di Edward, mentre lo guardava
correre verso l’uscita della mensa, non aveva, infatti, notato che da quella
porta poco prima era uscita Isabella.
<< E’ tutto il giorno che è
girato male, non farci caso >> sdrammatizzò Emmet per poi riconcentrarsi
su Rosalie e sulla fantasia assolutamente poco casta su di lei.
<< Sarà >> mormorò Jessica
tornando a guardare nel proprio piatto.
Alice, che aveva assistito non solo
allo scambio di parole svoltosi al suo tavolo, ma anche a quello di sguardi tra
suo fratello e quella che doveva essere Isabella Swan era decisamente
sbalordita.
Mai aveva visto quell’espressione sul
volto di suo fratello.
Non c’era solo sorpresa nei suoi occhi,
c’era molto di più, c’era tenerezza, trepidazione e, sembrava assurdo dirlo
riferito a Edward, ma era sicura di aver scorto amore negli occhi di suo
fratello, mentre si alzava per inseguire la misteriosa ragazza.
Scrollò la testa allontanando quel
pensiero, Edward e l’amore stavano su due pianeti diversi.
L’unica cosa da sperare in quel momento
era che la ragazza corresse abbastanza forte da non farsi raggiungere da lui o,
in caso contrario, che fosse abbastanza intelligente da non cadere ai suoi
piedi, altrimenti si che sarebbero stati guai.
Quell’oca di Jessica non si era nemmeno
accorta che quello che lei definiva “fidanzato” se ne era andato per inseguire
un’altra ragazza, ma si può essere più sceme?
Certo se per qualche assurdo motivo
aveva visto giusto e quello nello sguardo di Ed era veramente amore, beh
Jessica sarebbe stata un intralcio.
Era possessiva e petulante e
sicuramente avrebbe fatto di tutto per tenersi Edward. Già il fatto che avesse
retto ben due settimane insieme al fratello ne era la prova.
Magari poteva dare una spintarella alla
cosa e levarsela dai piedi una volta per tutte. A Edward sicuramente non
avrebbe dato fastidio e loro si sarebbero finalmente liberati di quella
seccatura che gli girava sempre intorno.
Sì, perché quando non trovava Edward,
Jessica si metteva alle calcagna dei suoi fratelli. Cosa decisamente detestabile.
<< Tutto bene tra voi due?
>> chiese incurante rivolgendosi a Jessica, che alzò gli occhi dal piatto
stranita.
Difficilmente qualcuno oltre ad Emmet
le rivolgeva la parola a quel tavolo.
<< S-si … sì perché? >>
chiese titubante ad Alice. Alice era quella che la lasciava più interdetta.
Rosalie era odiosa e montata, così come Jasper, si e no si sprecavano a
salutarla.
Emmet era un buontempone, prendeva in
giro tutti e tutto, e anche lei era capitata più volte nel suo mirino, ma non
vedeva cattiveria nelle sue battute.
Alice invece era imprevedibile.
Non le erano mai scappati i suoi
sguardi di rimprovero al fratello quando la trattava male, ma nonostante questo
non si era mai pronunciata riguardo alla loro storia, ne tanto meno aveva mai
dimostrato la benché minima simpatia nei suoi confronti.
Semplicemente
non gradiva il comportamento
di suo fratello, non perché fosse rivolto a lei come Jessica, ma
in generale. Al suo posto avrebbe potuto esserci chiunque e lei non
avrebbe ugualmente
gradito il comportamento da Stronzo di Edward, perché era
così che si
comportava, da stronzo.
Ma uno stronzo bellissimo e popolare e
questo per Jessica era più che sufficiente.
Avrebbe tenuto in piedi quella
relazione, a tutti i costi.
<< No, nulla. È che ultimamente
mi sembra più stronzo del solito >> disse Alice con noncuranza. Ma
catturando l’attenzione di Jess, che lei sapesse qualcosa? Che Edward avesse
espresso il desiderio di lasciarla?
Il panico lo invase.
No, non poteva, ora tutte le altre
ragazze la invidiavano e Lauren sua amica/nemica dai tempi dell’asilo, rosicava
morendo dalla voglia di essere al suo posto.
Non glielo avrebbe permesso, con una
rapida occhiata controllò la mensa.
Doveva sapere con chi fosse andato a
divertirsi il suo ragazzo, sì perché quella era l’unica spiegazione plausibile
e conoscendo Edward, anche la più probabile.
Ma nulla, erano tutte lì. Aspetta …
quasi tutte. Dov’era la nuova ragazza?
La sua mente ritornò rapida alla
conversazione di pochi minuti prima. Edward aveva chiesto informazioni sulla
nuova, come se non l’avesse ancora incontrata, poi però quando gli aveva detto
che non amava il nome completo era stato lui a pronunciare il nome di Bella. Che si conoscessero? E ora erano
spariti entrambi.
E
no ragazzina, pensò maligna Jessica alzandosi, non mi porterai via la mia posizione. Ho fatto tanta fatica a guadagnarmela
e non la lascio certo alla prima venuta.
Con intenti omicidi Jessica si avviò
verso l’uscita. Suscitando una risatina da parte di Alice.
Allo sguardo interrogativo di Jasper
quest’ultima rispose con un divertito << Prevedo guai >> il che
lasciò abbastanza indifferente il resto dei suoi fratelli.
Com’era
possibile che fosse lui? Dopo dieci anni? In questo sperduto paese?
Impossibile, impossibile.
Era tutto quello che Bella riusciva a
pensare, la sua mente andava a mille, quegli occhi, quei capelli, quello
sguardo.
Era lui!
Ne era certa, ma la parte più razionale
di lei continuava a ripeterle che era impossibile. Troppo assurdo per essere
vero.
Uscita dalla mensa si avviò veloce
verso il primo albero scalabile che si trovava nel cortile adiacente
all’edificio.
Salì in cima alla panchina che ci stava
sotto e rapida e sicura s’issò fino al primo ramo abbastanza robusto da
permetterle di sedersi.
Era assurdo come lei, che era goffa e
impacciata di natura, fosse diventata così abile ad arrampicarsi sugli alberi.
D’altronde glielo aveva insegnato lui.
Con la mente tornò agli anni
dell’orfanotrofio, in tutti i ricordi che aveva c’era lui, fin da quella prima sera quando a tre anni l’avevano condotta
in quel grande e freddo edificio. Mentre l’assistente sociale parlava con la
madre superiora che gestiva l’orfanotrofio, da dietro una porta aveva visto
spuntare una testa di capelli rossi.
Sorrise a quel ricordo, anche da
piccolo era bello.
Certo se quello in quella mensa era
veramente lui gli anni lo avevano
reso ancora più bello.
Accarezzò distrattamente la corteccia
del grosso albero.
Si rifugiava sempre tra le fronde degli
alberi quando si sentiva insicura.
Da piccoli lo chiamavo il loro rifugio
segreto e lei non aveva mai smesso di nascondersi tra i rami per trovare
rifugio, anche quando lui era andato
via, anche quando anche lei era stata adottata, ogni volta che si sentiva
insicura e aveva bisogno di pensare correva a nascondersi tra i rami
dell’albero più vicino.
Come se quel semplice gesto potesse
riportarle il conforto del suo primo e unico amico.
Gli occhi le diventarono lucidi.
Poteva
davvero essere lui? Lo aveva finalmente ritrovato? Si sarebbe ricordato di
quell’insulsa bambina che aveva giurato di proteggere quando avevano appena tre
anni?
Lei sì. Lei si ricordava di ogni
singolo momento passato con lui. Ogni
gesto ogni parola ogni abbraccio che si erano scambiati nei 4 anni che avevano
trascorso insieme in quell’orfanotrofio. Erano impressi a fuoco nella sua
anima.
Quando quella prima sera le si era
avvicinato titubante e le aveva chiesto perché piangeva, quando le aveva preso
la mano e le aveva detto che loro erano amici, quando l’aveva difesa nel
dormitorio dalla cattiveria dei bambini più grandi.
Una lacrima scese sul suo viso.
Dio quanto gli era mancato in quei
dieci anni e se fosse stato veramente lui?
Edward corse verso la porta. Incredulo
con il cuore che andava a mille. Se era
lei c’era solo un posto dove l’avrebbe trovata, alla grande quercia sopra
la panchina al centro del cortile.
Mentre correva in quella direzione si
dava mentalmente del cretino, erano passati 10 lunghi anni, se anche fosse
stata lei chi gli dava la certezza
che avesse conservato quella loro assurda abitudine di andarsi a nascondere tra
le fronde degli alberi.
Per lui era stato così, ma magari lei lo aveva dimenticato.
Una fitta all’altezza del cuore lo fece
bloccare appena fuori dalla porta della mensa.
E se lei lo avesse dimenticato? Se era semplicemente per coincidenza che
se fosse andata nel momento i cui i loro sguardi si erano incrociati?
No era impossibile. Quella era lei e lei non lo avrebbe mai dimenticato. Di questo era sicuro. Riprese a
camminare più sicuro di se.
Ricordava ancora la prima volta che
l’aveva vista, piccola, tremante e piangente, vicina alle gambe dell’assistente
sociale che parlava nel grande ingresso dell’orfanotrofio con la pinguina,
sorrise ancora del nomignolo che avevano dato alla madre superiora. Non era
cattiva, questo no. Ma era rigida e gli imponeva di pregare mille volte al
giorno. Non aveva mai visto di buon occhio il loro attaccamento e più volte li
aveva ripresi e costretti a stare lontani. Ma loro riuscivano sempre ad eludere
i divieti.
Quella prima sera, mentre la spiava da
dietro la porta del refettorio, aveva prova per lei un forte istinto di
protezione, o forse quello era arrivato dopo e lui si era auto convinto che ci
fosse stato sin dal primo incontro. D'altronde aveva tre anni allora e non
tutti i suoi ricordi erano così nitidi, ma quelli in cui c’era lei sì.
Dieci anni, dieci lunghi anni senza
sapere nulla l’uno dell’altra e poi di punto in bianco si ritrovavano nella
stessa inutile e fredda cittadina ai confini del mondo.
Assurdo.
Ma non impossibile, no questo no,
perché lei era lì, perché tutto da
quel momento in avanti sarebbe stato più bello perché lei era rientrata nella sua vita.
Alzò gli occhi verso i rami e come si
era immaginato era lì seduta sul primo ramo disponibile e … piangeva.
Un’altra fitta al cuore.
Non doveva piangere, doveva essere
felice. Si erano ritrovati, dopo tanti anni di nuovo insieme, era un miracolo.
<< Vedo che le vecchie abitudini
sono dure a morire >> disse sorridendo mentre saliva in piedi sulla
panchina.
Lei alzò gli occhi permettendogli
ancora una volta la vista di quei meravigliosi occhi nocciola che tanto amava.
La sua piccola Bella. Era cresciuta. Era una ragazza ormai. Era bellissima.
Un dolce sorriso si aprì sul viso di
entrambi.
<< Dai scendi! Fatti abbracciare
scricciolo >> disse felice come non mai.
L’aveva ritrovata.
La sua prima e unica amica.
Il suo scricciolo che passava più tempo
sdraiato per terra che in piedi, che era capace di inciampare su una superficie
perfettamente liscia.
Il suo cuore sussultò quando la vide
sporgersi per scendere verso di lui.
Istintivamente allungò le braccia
prendendola per la vita e aiutandola a rimanere in equilibrio sulla panchina.
<< Sei veramente tu? >>
chiese Bella con le lacrime agli occhi.
<< Puoi giurarci scricciolo
>> disse lui attirandola a se per abbracciarla stretta. Affondò il volto
tra i suoi capelli percependo un odore sublime. Dio quanto era felice in quel
momento, quanto aveva sognato di poterla stringere ancora così.
<< Edward … >> mormorò
Bella sul suo petto << … non ci posso ancora crede, sei veramente tu.
Quanto mi sei mancato >> disse singhiozzando.
A quel punto lui la scostò quel tanto
da permettere a entrambi di guardarsi negli occhi e le sorrise dolcemente,
liberandole le guance dalle lacrime con una mano.
<< Basta piangere, siamo di nuovo
insieme e dobbiamo essere felici. >> disse allegro come non mai.
Bella sorrise mentre lo guardava, era
veramente lui, ancora faticava a crederci.
Ma era lì tra le sue braccia e lui
sorrideva felice come forse non lo aveva mai visto.
Gli era mancato da morire in quegli
anni, soprattutto dopo il divorzio di Charlie e Reneè, quando avrebbe avuto
bisogno di conforto e affetto, due cose che Edward le aveva sempre donato in
tutti quegli anni passati insieme all’orfanotrofio.
E ora era lì, con lei, di nuovo come
allora, ed era bello. Bellissimo da perderci il fiato.
A quel pensiero arrossì violentemente.
Come poteva pensare quelle cose del suo
amico? Era per caso impazzita?
Eppure non aveva più sette anni e stare
tra le sue braccia in piedi su quella panchina le dava una strana sensazione,
come una scossa di pura elettricità.
<< Che c’è? Perché sei arrossita?
>>
Chiese lui divertito, alzandole il
mento per impedirle di sfuggire al suo sguardo indagatore.
Cavolo la conosceva troppo bene, non
era minimamente cambiata in quei dieci anni.
Adesso, proprio come allora, sfuggiva
al suo sguardo quando si sentiva in imbarazzo e proprio come allora lui glielo
impediva.
<< Pensavo … >> cominciò
titubante per poi essere interrotta da uno sghignazzo di lui.
<< Cavolo addirittura pensavi?
Sei proprio diventata grande >> disse per poi ridere più forte e
stringerla maggiormente a se, aumentando a dismisura il suo disagio.
Ma riuscì ugualmente a dargli un
piccolo buffetto ed ad apostrofarlo con uno stupido
che lo fece ridere ancora di più.
Sbuffando riprese più decisa.
<< Non abbiamo più sette anni
Edward, non pensi che qualcuno vedendoci così possa pensare male? >>
disse, approfittando della stizza momentanea per le risate di Edward per
esternare il proprio pensiero.
<< Lascia che pensino quello che
vogliono >> l’apostrofò lui strafottente strofinando poi il naso
nell’incavo del suo collo e mandandola completamente fuori di testa.
<< Ora che ti ho ritrovato non ho
nessuna intenzione di lasciarti andare >> disse lui soffiandole sul collo
e facendola andare in visibilio.
Ok non andava, non poteva fare certi
pensieri su Edward, sul suo Edward.
Ma lui non la aiutava affatto. La
teneva stretta e respirava un po’ affannato sul suo collo, ed era così bello e
…
Basta
Bella contieniti! Si ordinò perentoria.
Non aveva mai provato sensazioni simili
e il fatto che le provasse proprio in quel momento e tra le braccia del suo
Edward la mandava ancora più in confusione.
Cercò di riprendersi e gli disse la
prima cosa che le passava per la testa.
<< Certo che sei diventato alto
>> ok era un’idiota, ma almeno lui riemerse dall’incavo del suo collo
permettendole di riprendere un po’ il controllo.
Edward la inchiodò con uno sguardo
malizioso, uno sguardo nuovo, a lei sconosciuto ma incredibilmente sexy.
Frena
Bella Frena! È sempre Edward, quell’Edward che faceva a botte con i bambini più
grandi perché secondo lui ti trattavano male, l’Edward che ti prendeva in giro
quando cadevi, per poi correre ad aiutarti appena si rendeva conto che ti eri
fatta male o che stavi per piangere. Quindi finiscila e datti una bella
calmata.
<< Solo alto? >> chiese con
voce vellutata Edward facendole tremare le gambe e arrossire.
Tentò in ogni modo di darsi un
contegno. << Sì perché? >> chiese facendo finta di nulla, finta di
non essere rimasta colpita dalla bellezza e dal fascino che lui emanava.
<< Io, invece, penso che tu sia
diventa bellissima scricciolo. E dire che da piccola eri brutta forte >>
disse ridendo e prendendosi l’ennesimo scappellotto da parte di Bella.
<< Idiota >> gli disse lei
furente.
<< Ehi non esagerare con i
complimenti che poi divento rosso >> disse lui ridendo ancora più forte e
stringendola a se.
Era di nuovo tra le sue braccia e
Edward era non riusciva quasi a contenere tutta la gioia che provava in quel
momento.
Lei di colpo arrossì e lui ringraziò
tutti i santi del paradiso che nemmeno in quello fosse cambiata.
Certo ora era una bellissima giovane
donna, ma arrossiva ancora dei sui stessi pensieri come quando era piccola.
<< Che c’è? Perché sei arrossita?
>> Chiese interessato. Subito le catturò il mento memore della sua
abitudine di sfuggire al suo sguardo quando era in imbarazzo.
I loro visi erano vicini, molto vicini.
E lui sentì una fitta allo stomaco.
La conosceva quella fitta, piuttosto
bene, anche se non era mai stata così intensa.
Era desidero.
S’insultò mentalmente per aver provato
un sentimento così basso nei confronti della sua amica, fino a che lei non
parlò.
<< Pensavo … >> disse
titubante, mentre una sottile ruga le increspava la fronte.
Cavolo esisteva qualcosa di altrettanto
bello al mondo? No di sicuro no!
<< Cavolo addirittura pensavi?
Sei proprio diventata grande >> disse cercando di allontanare quei
pensieri dalla testa, ma al tempo stesso il suo corpo agì da solo stringendola
maggiormente a se.
Bella lo riprese dandogli dello stupido
e un piccolo buffetto.
Facendolo ridere ancora più forte.
Così stretta a se, sentiva il suo corpo
minuto, era rimasta piccolina, ma era ben proporzionata, le gambe affusolate
dentro i jeans stretti, la vita sottile, il seno tondo e sodo, che si
appoggiava sfrontato al suo petto.
Si poteva morire di desiderio? Sì, con
lei tra le braccia si poteva eccome.
<< Non abbiamo più sette anni
Edward, non pensi che qualcuno vedendoci così possa pensare male? >>
disse leggermente stizzita.
Sempre a preoccuparsi di tutto, no la
sua Bella non era affatto cambiata.
<< Lascia che pensino quello che
vogliono >> rispose strafottente, non gli era mai importato nulla del
giudizio degli altri e in quel preciso momento gliene importava ancora meno,
senza rendersene veramente conto prese a strofinare il naso nell’incavo del
collo di Bella, perdendo improvvisamente la testa, la desiderava e tanto, ma si
trattava pur sempre della sua amica.
<< Ora che ti ho ritrovato non ho
nessuna intenzione di lasciarti andare >> le parole uscirono da sole,
sussurrate su quel collo alabastrino, caldo e invitante.
Troppo, troppo invitate.
<< Certo che sei diventato alto >> disse lei d’un tratto facendolo riemergere stupito dal suo caldo rifugio.
Alto? Sono divento alto?
La consapevolezza che volesse dire
tutt’altro lo colse, così come pensieri tutt’altro che casti, che avevano per
protagonisti lui e la sua ritrovata amica.
Il suo sguardo si fece malizioso, da
predatore, quello che lo aiutava a far crollare le ragazze letteralmente ai
suoi piedi.
Non l’avrebbe mai fatto a mente lucida.
Bella era il suo scricciolo, la
compagna di giochi e di marachelle dei tempi dell’orfanotrofio. Quella che
aveva giurato di difendere e proteggere sempre, da tutti, e ora quello che la
metteva in pericolo era lui. Perché lei era pura di questo ne era certo era
ancora il piccolo scricciolo impaurito di tanti anni prima. Ma fu più forte di
lui, ormai era troppo abituato a giocare con le ragazze da non riuscire a
trattenersi, nemmeno con lei.
<< Solo alto? >> chiese con
voce vellutata.
<< Sì perché? >> rispose lei fingendo una calma che in realtà non le apparteneva.
<< Io invece
penso che tu sia diventa bellissima, scricciolo. E dire che da piccola eri
brutta forte >> disse lui sincero come non mai, anche se sul finale aveva
un po’ barato per stemperare la situazione, Bella non era mai stata una bambina
brutta e lui non lo aveva mai pensato.
Fatto sta che funzionò, spezzo quell’elettricità
ormai insopportabile, che si era creata tra loro.
<< Idiota >> gli disse lei
furente.
<< Ehi non esagerare con i
complimenti che poi divento rosso >> rispose lui ridendo ancora più forte
e stringendola a se.
Felice ecco come si sentiva Edward felice!
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Grazie a tutti di cuore!!!!!
BACIONI LISA
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