Note
dell’autrice: beh, cosa dire? Sono contenta che ci siano stati più commenti.
Grazie mille, a tutti. Pensavo di aver avuto un calo di stile (tra l’altro senza
blocco della scrittrice, il che sarebbe stato ancora più grave). Cominciamo
subito:
ANGOLO
DELLE RECENSIONI
BELLIS:
Guarda, per quanto riguarda le frasi che faccio dire ai miei personaggi, uso un
certo trucchetto, però non ridere ok? Mi metto davanti ad uno specchio
immaginandomi la scena e provo le battute. Mi diverto un sacco e in questo modo
trovo anche tante belle idee per i capitoli. Grazie per i complimenti sulle
scene (nel provare quella della lotta a Baker Street davanti allo specchio, tra
un po’ di rompo una gamba, ma va bè dai, i rischi del mestiere). Già, dove sarà
finito Topson? Spero che tu riesca a pazientare ancora un po’, il tempo di
leggere questo capitolo.
TENSI:
Sono lestofanti e per lo più uomini, cosa ti potevi aspettare se non un trucco
simile? Per quanto riguarda Basil, ho come l’impressione che in questa mia
storia esca un po’ dai canoni di Eve Titus, ma pazienza giusto? Se saprai
aspettare un po’, ti verrà svelato tutto quello che accadrà.
MIRISTAR:
Non ti preoccupare, anzi, mi sa che ho un po’ esagerato con quel lamento
dell’ultimo capitolo. Non posso mica pretendere che ci sia sempre una recensione
no? Se leggi mi basta ed avanza. Sai, ci avevo pensato di riscriverla in
inglese, ma non di mandarla ai disneyani. Magari un giorno lo farò. Grazie del
consiglio.
Grazie
a tutte per aver recensito. Buona lettura.
Capitolo
16
Basil
aveva salito le scale della Torre il più velocemente possibile, fino ad arrivare
all’ultimo piano, accanto alla cui finestra aveva visto galleggiare il
dirigibile. Una volta raggiunta la sua meta, si trovò un attimo spiazzato. Era
arrivato nella sezione più alta del museo (che consisteva in un ampio salone
pieno di teche contenenti dei gioielli di vario genere) e si trovò davanti al
resto della banda di Rattigan, più Rattigan stesso, ma si accorse di non avere
un piano. Mentre guardava i vetri delle teche, sparsi in frantumi sul pavimento
e gli scagnozzi del suo peggior nemico raccogliere gli oggetti preziosi e
portarli sul dirigibile, capì che, come spesso gli accadeva, avrebbe dovuto
improvvisare, ed anche alla svelta. Si nascose dietro una colonna e cominciò a
pensare.
“Dunque,
non posso uscire così allo scoperto, sarebbe da sciocchi. Non posso nemmeno
lasciarli partire, però. Devo trovare il modo di mischiarmi a loro
senza
farmi scoprire, ma
come?”
La
risposta gli arrivò in maniera del tutto inaspettata: restavano poche teche da
depredare e, quando il vetro di una di esse fu mandato in frantumi, una coppa
d’oro intarsiato gli rotolò vicino al piede.
“Ehi”
disse uno dei topi “vado a raccogliere quello là.”
Basil
non poteva sperare in un colpo di fortuna più grande. Quando il tipo si fu
avvicinato abbastanza e si fu chinato per raccogliere l’oggetto, il detective lo
afferrò, portandolo dietro la colonna e lo colpì con violenza dietro la nuca,
facendogli perdere i sensi. Dopo di che, estrasse un paio di manette di scorta
da una tasca e legò le mani del malvivente, passando la catena delle manette
intorno alla colonna. Provvide ad imbavagliarlo, poi gli rubò il berretto da
marinaio e la giacca, infilandosele.
Dopodiché
prese un bel respiro e, affidandosi ad ogni santo che conosceva, uscì dal suo
nascondiglio con il calice in mano.
Silenziosamente,
si avvicinò al dirigibile, vi montò sopra ed in quel momento, mentre si
ritrovava tra tutte quelle ricchezze, gli venne un’illuminazione.
Si
guardò intorno, per vedere se qualcuno lo stava osservando, poi prese un po’ di
gioielli e se li mise in una delle tasche della giacca.
Ritornò
poi nella sala, dove gli altri ladri stavano completando la loro opera e,
muovendosi con indifferenza, piazzò la refurtiva che aveva sottratto sotto
alcune delle teche già in frantumi, facendo in modo che non si vedesse. Tenne un
po’ dei gioielli per se, facendo finta di averli trovati solo in quel momento, e
li riportò al dirigibile, dove ne prelevò altri, che poi mise sotto un’altra
teca. Fece questo per quattro o cinque volte, riuscendo a riprendere buona parte
della refurtiva senza farsi scoprire.
Improvvisamente,
però, mentre si apprestava a ripetere l’azione, udì la voce di uno dei criminali
provenire dal dirigibile:
“Ehi,
perché mi sembrava che ci fossero più gioielli qui?”
“Ross,
quante altre volte devo bastonarti perché tu comprenda che non devi bere prima
di compiere una missione?” chiese Rattigan, avvicinandosi al topo con aria
minacciosa.
“Ma
glielo giuro signore, ce n’erano di più, ne sono sicuro.” Rispose l’altro,
spaventato.
“E
allora dimmi, vedi forse altri gioielli nella sala, tranne quelli laggiù che
dobbiamo ancora raccogliere?” domandò nuovamente il ratto, indicando un
mucchietto di preziosi attorno al quale stavano lavorando Basil ed altri quattro
malviventi.
Ross
scosse la testa, affranto e terrorizzato allo stesso tempo.
Rattigan
sospirò, fingendosi dispiaciuto.
“Sai”
disse “per ora ti risparmierò la punizione che meriti, perché mi sei utile, ma
quando torneremo alla base, stai tranquillo che…. “
Tutto
d’un tratto smise di parlare, ed il sospiro di sollievo che Basil stava per far
fuoriuscire dalla bocca, tornò bruscamente nella gola del detective, quando lui
vide che l’attenzione del suo nemico era stata catturata da qualcosa all’interno
del dirigibile.
“Eppure”
cominciò Rattigan “ero sicuro di aver già preso lo scettro di rubini della
nostra Regina.” Dopodichè, si chinò verso il fondo del dirigibile e cominciò ad
annusare il legno. Quando si rialzò e si voltò, i suoi occhi
fiammeggiavano.
Sembrava
veramente in collera, ma un ghigno che somigliava tanto ad un sorriso dimostrava
che, in realtà, era tremendamente felice per qualcosa.
“Basiiiiiil?
Dove sei? Alla fine ce l’hai fatta a trovarmi. Ma bravo, mi complimento con te.
Ora vieni fuori, basta giocare a nascondino. Non vorrai farmi arrabbiare sul
serio.” Mentre parlava, si muoveva per la stanza, ricordando al detective un
grosso segugio da caccia. Basil capì immediatamente che la sua unica possibilità
era l’attacco a sorpresa.
Si
mise dunque una mano in tasca ed afferrò un piccolo manganello che portava
sempre con sé. Quindi si preparò all’attacco, mentre Rattigan continuava a
parlare con quel su tono tremendamente scherzoso.
“Facciamo
così, conterò fino a tre e tu ti farai vedere, va bene? Uno…
due….”
“TRE!!”
gridò Basil e colpì immediatamente i due che gli stavano più vicino con il
manganello, facendoli cadere a terra. Dopodichè si voltò e corse a perdifiato
fino all’altro capo della sala dove, entrando, aveva visto una serie di spade
appese al muro. Ne scelse una e si preparò ad affrontare i suoi nemici che,
intanto, si erano messi a correre verso di lui.
Stavano
per raggiungerlo, quando Rattigan gridò:
“FERMI!!!!”
Tutti si bloccarono dov’erano, i topi nell’atto di afferrare il detective e
quest’ultimo con la spada sollevata.
“Mi
occuperò di lui io stesso. Voi andate sul dirigibile e preparatevi a
partire.”
“Ma,
signore e gli altri gioielli?” chiese uno dei criminali.
“Rubargli
la vita sarà un furto sufficiente per stanotte.” Rispose il ratto con un
ghigno.
“Mhm,
sono lusingato, da quando hai deciso di farmi i complimenti?” chiese Basil
ironico, nonostante ci fosse poco da scherzare in una situazione del genere.
“Su,
andate.” Ordinò nuovamente il ratto, ed i suoi scagnozzi, immediatamente,
obbedirono. Raccolsero i compagni svenuti e si affrettarono a salire sul
dirigibile.
Rattigan
si voltò dunque verso Basil.
“Tre
anni. Tre lunghi anni. Equivalgono al tempo in cui avrei voluto metterti le mani
addosso e rompere ogni singolo osso del tuo corpo. Fortunatamente sono riuscito
a frenarmi per attendere il momento propizio e la mia attesa sembra essere stata
premiata. Ti darò comunque una chance: combattiamo ad armi pari, che ne
dici?”
“Dico
che ho poca scelta.” Rispose Basil, afferrando un’altra spada e gettandola a
Rattigan che la afferrò e ne percorse la lama con le dita.
“Ah,
sembra di essere tornati ai tempi della scuola, quando tiravamo per
gioco.”
“Già.”
Rispose Basil toccandosi il fianco destro sul quale, nascosta dai vestiti, stava
una cicatrice provocatagli proprio dal suo nemico durante uno scontro. In
compenso, anche lui aveva lasciato un segno sul corpo del suo nemico, un bel
taglio sulla spalla sinistra.
“Cominciamo,
en guarde.” Disse Rattigan mettendosi in posizione, subito imitato da Basil.
Lo
scontro cominciò.
Inizialmente,
erano solo tocchi di lama, quasi timidi, come se entrambi volessero saggiarsi a
vicenda dopo tanti anni.
Poi,
così repentinamente che anche gli scagnozzi di Rattigan, che osservavano la
scena dal dirigibile, fecero fatica a vederlo, i due cominciarono a lottare su
serio.
Si
sferravano un colpo dietro l’altro, equivalendosi dal momento che Basil giocava
più sull’agilità, mentre Rattigan sulla forza.
Ad
un certo punto Basil, con una mossa velocissima, riuscì a far cadere Rattigan a
terra. Quest’ultimo, però, sferrò un colpo di coda al detective che cadde a
terra a sua volta e che riuscì ad evitare per un soffio la lama dell’avversario.
Si rialzò velocemente e riprese a combattere.
Lottarono
per diversi minuti, mancandosi per pochi centimetri ad ogni colpo che affondava
la loro difesa e, improvvisamente, si trovarono stanche ed ansimanti, l’uno di
fronte all’altro.
La
sala intorno a loro, era piena dei frammenti di vetro delle teche (che erano
state distrutte un po’ dagli scagnozzi di Rattigan) e dei pezzi di legno e di
stoffa dei vari arredi che Basil e Rattigan avevano distrutto tentando di
recidersi a vicenda le carotidi.
“Mhm…
non te la cavi… tanto male.” Commentò Basil, cercando di riprendere
fiato.
“Già…”
rispose Rattigan “neanche tu, per quanto mi costi ammetterlo.
Continuiamo.”
Stavano
per riprendere la lotta quando, dalla strada sottostante, si sentì il suono di
una campanella e la voce di uno degli scagnozzi di Rattigan che gridò agitato
dal dirigibile:
“Capo,
arrivano gli sbirri!”
Rattigan
si voltò verso i suoi uomini, poi riportò lo sguardo su Basil, con un ghigno
malevolo stampato in faccia.
“Ce
ne hanno messo di tempo eh? Credo che dovremo proseguire la nostra sfida
un’altra volta. Però…”
Senza
terminare la frase, si lanciò verso Basil con tutta la sua forza ed il
detective, senza avere il tempo di reagire, si ritrovò a sbattere con la schiena
nell’unica teca rimasta intatta, quella contenente la corona, mandandola in
frantumi. Minuscole schegge di vetro gli perforarono la pelle e lui si ritrovò
steso a terra, stordito. Rattigan gli si avvicinò lentamente, gettando via la
spada lungo il tragitto. Quando gli arrivò a pochi metri, lo fece voltare sulla
schiena con un calcetto nelle costole.
“Non
sai quale tentazione provo. Vorrei e potrei strangolarti qui e ora, ma sento che
ancora non hai sofferto abbastanza, che sentire la tua vita scivolare via sotto
le mie dita non appagherebbe a sufficienza il mio desiderio di vendetta. Per
ora, mi accontenterò di questa.” Disse ed afferrò la corona che era caduta a
terra insieme a Basil.
“Penso
che farà proprio una bella figura nella mia tesoreria. Arrivederci Basil.”
Concluse e si avviò verso il dirigibile. A metà strada si fermò e disse
malevolmente:
“Oh,
per la cronaca, questa non è l’unica cosa che ti porterò via questa sera. Vuoi
che ti saluti Cornelia?”
Basil
non seppe mai se quello che lo spinse ad alzarsi e a scagliarsi contro Rattigan
fosse rabbia o disperazione. Fatto sta che, con tutte le forze che aveva, riuscì
a rialzarsi e a correre verso il ratto il quale, stupito da un simile gesto, si
voltò e fece per montare sul dirigibile. Aveva già il legno sotto i piedi,
quando sentì un dolore lancinante alla coda. Voltandosi, vide ce Basil aveva in
una mano un piccolo pugnale e nell’altra un pezzo della sua
coda.
“BASIL!!!
PAGHERAI ANCHE QUESTA, E’ UNA PROMESSA!!” Gridò mentre il suo mezzo di trasporto
solcava il cielo di Londra.
L’investigatopo,
intanto, era rimasto alla finestra, ansimante, con il livello di adrenalina che
calava ad ogni secondo.
In
un lampo, la sua mente si riempì di mille pensieri:
Ho
fallito.
Ha
preso la corona.
Ha
preso Cornelia.
Ho
fallito.
“Non
sai cosa darei per vedere la sua faccia quando scoprirà che ha preso un
falso.”
Basil
si voltò di scatto al suono di quella voce inaspettata. I suoi occhi verdi ne
incontrarono un paio del colore del mare che non avrebbe mai creduto (né tanto
meno sperato) di incontrare in quel frangente.
“Cosa
ci fai qui?” chiese, forse un po’ bruscamente.
“Tornavo
a casa dal lavoro ed ho visto il dirigibile, tutto qua.” Fu la semplice
risposta.
“Ah…
dove hai messo la vera corona?”
“Uff,
non mi concedi neanche il gusto di spiegarti come sono andate le cose? Comunque
è là, dietro quella tenda in fondo.” Rispose
l’interlocutore.
“Non
è tanto difficile capire cos’hai fatto. Hai preso la corona mentre gli altri non
guardavano e l’hai sostituita con uno dei tuoi attrezzi. Comunque grazie.” Disse
Basil, andando a recuperare la bellissima corona dietro la colonna e
rimettendola al suo posto.
“Odio
il tuo mestiere, mi rovini sempre tutto.”
“Sì
sì, va bene. Ora sarà il caso che tu vada a casa. La polizia sarà qui a
minuti.”
“Eh
no, non ce la farai a liquidarmi così, Dobbiamo fare un discorsetto mio caro e
dobbiamo farlo subito. Vieni con me, usciamo da qui.” Disse la figura, aprendo
una porticina nascosta dietro un candelabro ed entrandovi, seguita poco dopo da
Basil.
I
due camminarono in silenzio per un po’, scendendo varie rampe di scale che, da
quanto il detective poteva dedurre, conducevano fuori dalla
Torre.
Una
volta fuori, la persona si voltò ed i suoi occhi
fiammeggiavano.
Basil
ne fu leggermente intimorito, ma mantenne comunque il
controllo.
“Che
c’è, che ho fatto?”
“La
prossima volta che ti trovi davanti ad un bivio, ti consiglio di scegliere
meglio e di considerare di più le tue priorità.” Sibilò
l’altro.
“Di
cosa parli?”
“Sapevi
che Cornelia era in pericolo, lo sapevi quando hai mandato Topson a Baker
Street. Invece di correre a salvarla, hai preferito cedere alla tentazione di
uno scontro con il tuo nemico. Quella ragazza merita di più e tu lo sai, non
puoi metterla in secondo piano per una sfida che, se vinta, ti darebbe gloria e
fama oltre ogni limite. Ho ragione o no?”
Basil
era rimasto totalmente senza parole. Si era dimenticato di Cornelia e questa
cosa lo faceva star male. Come un bambino che vede un pallone e non capisce più
nulla, così lui si era lasciato trasportare dalla sua voglia di lottare. Aveva
mandato inconsciamente Topson a Baker Street, sapendo che ci sarebbe stato
bisogno di aiuto, ma non aveva collegato al sua casa a Cornelia.
“Hai
perfettamente ragione. Sono stato un’idiota.”
“Sì,
un’idiota. Dai, ora corri a casa e vedi cosa puoi fare.”
“Vado
subito” disse Basil, fischiando per richiamare Ugo. Quando gli fu montato sopra
si rivolse un’ ultima volta al suo soccorritore.
“Grazie.
Cosa farei senza di te?”
“Saresti
totalmente spacciato, ora corri.” Rispose la figura, prima di sparire
nell’oscurità delle vie londinesi.
Basil
allora spronò il cane e partì alla volta di Baker Street.
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Topson
non ricordava l’ultima volta in cui aveva corso così tanto e fu quindi felice
quando, svoltato un angolo, si ritrovò a Baker Street. Raggiunse il numero 221/B
e si fermò di botto. La porta era spalancata.
O
mio Dio fu
il suo unico pensiero mentre, incurante della fatica e della pesantezza alle
gambe, correva all’interno della casa. Lo accolse uno spettacolo piuttosto
singolare. Nel salotto, ordinato come al solito, sedevano tranquillamente
Elizabeth, Cornelia e Mrs. Judson a sorseggiare del tè e a conversare
amabilmente. La cosa strana non stava tanto in quella normalità, quanto nel
fatto che, saldamente legati l’uno all’altro, poco lontani dal caminetto,
stavano non meno di sette individui
della peggior risma sociale.
“Oh
buona sera dottore, gradisce del tè?” chiese Elizabeth allungando una tazza a
Topson, che la prese automaticamente, sbalordito.
“Cosa
diamine è successo qui?” chiese.
“Beh,
questi gentili signori volevano portarmi a fare un giretto dalle parti del
porto, io mi sono rifiutata e… ne hanno subito le
conseguenze.”
Il
dottore azzardò un’altra occhiata ai criminali. Effettivamente, presentavano un
certo numero di contusioni, tale da far desistere il dottore dal desiderio di
provocare quel trio di donne che, tanto innocente all’apparenza, provocava poi
danni del genere.
“Signorina
Elizabeth l’azione migliore è stata la sua.” Disse ad un certo punto Mrs. Judson
“Sferrare una gomitata nelle costole al ceffo che le puntava un coltello alla
gola.”
“Già,
devo rendertene merito amica mia, hai fatto davvero un bel lavoro. Se non fosse
stato per te, a quest’ora chissà dove… un momento! Dottore, dov’è Basil?” chiese
all’improvviso Cornelia, rendendosi conto dell’assenza del
detective.
Topson
la guardò e scosse la testa.
“Ci
siamo separati dopo aver sventato la rapina. Credo che sia andato alla Torre di
Londra.”
“Alla
Torre?!?! E perché mai?” chiese l’attrice incredula e
preoccupata.
“Abbiamo
visto il dirigibile di Rattigan volteggiare accanto alle finestre di uno dei
piani più alti. “
“Cosa?!?
E voi non siete andato con lui?”
“No,
mi ha detto di correre qui, nel caso ci fosse stato bisogno di
aiuto.”
“Il
solito incosciente” borbottò Cornelia adirata alzandosi ed afferrando il suo
cappotto.
“Dove
va signorina?” chiese Mrs. Judson.
“A
cercarlo.” Rispose Cornelia avviandosi verso la porta ed uscendo di casa. Aveva
fatto pochi passi nel vialetto, quando vide qualcuno correre nella sua direzione
e, prima che potesse fare qualsiasi cosa, si accorse di essere tra le braccia
dello sconosciuto.
Il
suo primo impulso fu quello di colpirlo, poi si accorse che questi stava
mormorando qualcosa.
“Sei
salva grazie a Dio.”
“Basil?”
disse lei e, quando l’individuo annuì, ricambiò anche lei l’abbraccio con foga.
Fu però costretta a mollare subito la presa, quando il detective inspirò
bruscamente..
“Basil,
cos’hai, sei ferito?”
“Non
è nulla, davvero, solo un graffio.”
“Ma
dove sei stato? Perché ci hai messo tanto?”
“E’
una lunga storia. Tu piuttosto, come fai ad essere ancora
qui?”
“Tu
sapevi dell’attacco?!? E non sei venuto qui?!?”
“Cornelia, mi dispiace, non so cosa mi
sia preso. So che sarei dovuto tornare qui e mi rammarico di non averlo fatto.
Se non mi vorrai più vedere lo capirò, tranquilla.”
L’attrice
lo guardò furibonda, poi però la sua espressione si addolcì leggermente, pur
rimanendo seria.
“Senza
di me ti faresti ammazzare. Dai, rientriamo, così mi racconti tutto ed io
racconto tutto a te.”
I
due tornarono in casa, chiudendosi la porta alle spalle, o almeno provandoci.
La
serata fu molto lunga per Basil, sia perché dovette ascoltarsi la predica di
Cornelia e di Mrs. Judson, sia perché Topson dovette staccargli ogni singola
scheggia di vetro che gli era rimasta incastrata nella schiena dopo l’urto con
la teca.
Nonostante
la sofferenza, nonostante non ne potesse più di ascoltare ramanzine, era felice:
era riuscito a sconfiggere Rattigan.
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Frattanto,
nel covo di Rattigan..
“Ti
ho detto che quello è mio!!”
“No,
è mio, sono stato io a portare più gioielli sul
dirigibile.”
“Vero,
prima che quel detective li portasse via, quindi spetta a
me.”
Gli
scagnozzi di Rattigan, stavano discutendo piuttosto animatamente sul misero
bottino che avevano conquistato.
Il
ratto li osservava dal suo trono, con la corona della regina in testa,
soddisfatto:
aveva
sconfitto Basil. Era riuscito a portargli via la corona e presto, avrebbe avuto
anche Cornelia.
Come
mai, però, i suoi soci ci stavano mettendo così tanto a tornare da Baker
Street?
Era
così assorto nei suoi pensieri che non si accorse di un doblone d’oro che, nella
lotta scoppiata tra i ladri, era stato scagliato contro di lui. La moneta lo
colpì in testa, facendogli cadere la corono.
Immaginatevi
il suo stupore quando questa andò in pezzi. Nella sala cadde il silenzio, anche
gli scagnozzi avevano smesso di lottare, una volta accortisi di ciò che era
accaduto.
“Non
l’ho tirato così forte.” Mormorò uno di loro,
terrorizzato.
Rattigan
raccolse i pezzo e si accorse di avere in mano dei frammenti di resina colorata:
la corona era un falso. Tremante di rabbia, si accorse che, nell’urto,
dall’oggetto era uscito un biglietto.
Lo
raccolse e lo lesse:
“Stavolta ti è andata male. La ragazza è al
sicuro a Baker Street. Sarà per la prossima.”
Rosso
di collera, accartocciò il pezzo di carta, riducendolo a brandelli, ed i suoi
scagnozzi fecero appena in tempo a coprirsi le orecchie prima che lui
urlasse:
“BASIIIIIIIIIIIIIIIL!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
FINE
DEL CAPITOLO.
Allora?
Vi ha soddisfatti? Spero proprio di sì. Scusate se ci ho messo
tanto.
E
ora, cosa succederà? Chi sarà l’individuo misterioso che ha aiutato Basil? Lo
scoprirete presto, è una promessa.
A
presto
Bebbe5