Film > Basil l'Investigatopo
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Autore: Bebbe5    30/11/2009    8 recensioni
Rattigan è tornato in azione e tocca di nuovo a Basil sconfiggerlo. Ci riuscirà anche stavolta? Per tutti i fan dell'argomento. [capitoli e titolo modificati e corretti]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’autrice: beh, cosa dire? Sono contenta che ci siano stati più commenti. Grazie mille, a tutti. Pensavo di aver avuto un calo di stile (tra l’altro senza blocco della scrittrice, il che sarebbe stato ancora più grave). Cominciamo subito:

 

ANGOLO DELLE RECENSIONI

 

BELLIS: Guarda, per quanto riguarda le frasi che faccio dire ai miei personaggi, uso un certo trucchetto, però non ridere ok? Mi metto davanti ad uno specchio immaginandomi la scena e provo le battute. Mi diverto un sacco e in questo modo trovo anche tante belle idee per i capitoli. Grazie per i complimenti sulle scene (nel provare quella della lotta a Baker Street davanti allo specchio, tra un po’ di rompo una gamba, ma va bè dai, i rischi del mestiere). Già, dove sarà finito Topson? Spero che tu riesca a pazientare ancora un po’, il tempo di leggere questo capitolo.

 

TENSI: Sono lestofanti e per lo più uomini, cosa ti potevi aspettare se non un trucco simile? Per quanto riguarda Basil, ho come l’impressione che in questa mia storia esca un po’ dai canoni di Eve Titus, ma pazienza giusto? Se saprai aspettare un po’, ti verrà svelato tutto quello che accadrà.

 

MIRISTAR: Non ti preoccupare, anzi, mi sa che ho un po’ esagerato con quel lamento dell’ultimo capitolo. Non posso mica pretendere che ci sia sempre una recensione no? Se leggi mi basta ed avanza. Sai, ci avevo pensato di riscriverla in inglese, ma non di mandarla ai disneyani. Magari un giorno lo farò. Grazie del consiglio.

 

Grazie a tutte per aver recensito. Buona lettura.

 

Capitolo 16

 

Basil aveva salito le scale della Torre il più velocemente possibile, fino ad arrivare all’ultimo piano, accanto alla cui finestra aveva visto galleggiare il dirigibile. Una volta raggiunta la sua meta, si trovò un attimo spiazzato. Era arrivato nella sezione più alta del museo (che consisteva in un ampio salone pieno di teche contenenti dei gioielli di vario genere) e si trovò davanti al resto della banda di Rattigan, più Rattigan stesso, ma si accorse di non avere un piano. Mentre guardava i vetri delle teche, sparsi in frantumi sul pavimento e gli scagnozzi del suo peggior nemico raccogliere gli oggetti preziosi e portarli sul dirigibile, capì che, come spesso gli accadeva, avrebbe dovuto improvvisare, ed anche alla svelta. Si nascose dietro una colonna e cominciò a pensare.

 

“Dunque, non posso uscire così allo scoperto, sarebbe da sciocchi. Non posso nemmeno lasciarli partire, però. Devo trovare il modo di mischiarmi a loro senza farmi scoprire, ma come?”

 

La risposta gli arrivò in maniera del tutto inaspettata: restavano poche teche da depredare e, quando il vetro di una di esse fu mandato in frantumi, una coppa d’oro intarsiato gli rotolò vicino al piede.

 

“Ehi” disse uno dei topi “vado a raccogliere quello là.”

 

Basil non poteva sperare in un colpo di fortuna più grande. Quando il tipo si fu avvicinato abbastanza e si fu chinato per raccogliere l’oggetto, il detective lo afferrò, portandolo dietro la colonna e lo colpì con violenza dietro la nuca, facendogli perdere i sensi. Dopo di che, estrasse un paio di manette di scorta da una tasca e legò le mani del malvivente, passando la catena delle manette intorno alla colonna. Provvide ad imbavagliarlo, poi gli rubò il berretto da marinaio e la giacca, infilandosele.

Dopodiché prese un bel respiro e, affidandosi ad ogni santo che conosceva, uscì dal suo nascondiglio con il calice in mano.

Silenziosamente, si avvicinò al dirigibile, vi montò sopra ed in quel momento, mentre si ritrovava tra tutte quelle ricchezze, gli venne un’illuminazione.

Si guardò intorno, per vedere se qualcuno lo stava osservando, poi prese un po’ di gioielli e se li mise in una delle tasche della giacca.

Ritornò poi nella sala, dove gli altri ladri stavano completando la loro opera e, muovendosi con indifferenza, piazzò la refurtiva che aveva sottratto sotto alcune delle teche già in frantumi, facendo in modo che non si vedesse. Tenne un po’ dei gioielli per se, facendo finta di averli trovati solo in quel momento, e li riportò al dirigibile, dove ne prelevò altri, che poi mise sotto un’altra teca. Fece questo per quattro o cinque volte, riuscendo a riprendere buona parte della refurtiva senza farsi scoprire.

Improvvisamente, però, mentre si apprestava a ripetere l’azione, udì la voce di uno dei criminali provenire dal dirigibile:

 

“Ehi, perché mi sembrava che ci fossero più gioielli qui?”

 

“Ross, quante altre volte devo bastonarti perché tu comprenda che non devi bere prima di compiere una missione?” chiese Rattigan, avvicinandosi al topo con aria minacciosa.

 

“Ma glielo giuro signore, ce n’erano di più, ne sono sicuro.” Rispose l’altro, spaventato.

 

“E allora dimmi, vedi forse altri gioielli nella sala, tranne quelli laggiù che dobbiamo ancora raccogliere?” domandò nuovamente il ratto, indicando un mucchietto di preziosi attorno al quale stavano lavorando Basil ed altri quattro malviventi.

Ross scosse la testa, affranto e terrorizzato allo stesso tempo.

Rattigan sospirò, fingendosi dispiaciuto.

 

“Sai” disse “per ora ti risparmierò la punizione che meriti, perché mi sei utile, ma quando torneremo alla base, stai tranquillo che…. “

Tutto d’un tratto smise di parlare, ed il sospiro di sollievo che Basil stava per far fuoriuscire dalla bocca, tornò bruscamente nella gola del detective, quando lui vide che l’attenzione del suo nemico era stata catturata da qualcosa all’interno del dirigibile.

 

“Eppure” cominciò Rattigan “ero sicuro di aver già preso lo scettro di rubini della nostra Regina.” Dopodichè, si chinò verso il fondo del dirigibile e cominciò ad annusare il legno. Quando si rialzò e si voltò, i suoi occhi fiammeggiavano.

Sembrava veramente in collera, ma un ghigno che somigliava tanto ad un sorriso dimostrava che, in realtà, era tremendamente felice per qualcosa.

 

“Basiiiiiil? Dove sei? Alla fine ce l’hai fatta a trovarmi. Ma bravo, mi complimento con te. Ora vieni fuori, basta giocare a nascondino. Non vorrai farmi arrabbiare sul serio.” Mentre parlava, si muoveva per la stanza, ricordando al detective un grosso segugio da caccia. Basil capì immediatamente che la sua unica possibilità era l’attacco a sorpresa.

Si mise dunque una mano in tasca ed afferrò un piccolo manganello che portava sempre con sé. Quindi si preparò all’attacco, mentre Rattigan continuava a parlare con quel su tono tremendamente scherzoso.

 

“Facciamo così, conterò fino a tre e tu ti farai vedere, va bene? Uno… due….”

 

“TRE!!” gridò Basil e colpì immediatamente i due che gli stavano più vicino con il manganello, facendoli cadere a terra. Dopodichè si voltò e corse a perdifiato fino all’altro capo della sala dove, entrando, aveva visto una serie di spade appese al muro. Ne scelse una e si preparò ad affrontare i suoi nemici che, intanto, si erano messi a correre verso di lui.

Stavano per raggiungerlo, quando Rattigan gridò:

 

“FERMI!!!!” Tutti si bloccarono dov’erano, i topi nell’atto di afferrare il detective e quest’ultimo con la spada sollevata.

 

“Mi occuperò di lui io stesso. Voi andate sul dirigibile e preparatevi a partire.”

 

“Ma, signore e gli altri gioielli?” chiese uno dei criminali.

 

“Rubargli la vita sarà un furto sufficiente per stanotte.” Rispose il ratto con un ghigno.

 

“Mhm, sono lusingato, da quando hai deciso di farmi i complimenti?” chiese Basil ironico, nonostante ci fosse poco da scherzare in una situazione del genere.

 

“Su, andate.” Ordinò nuovamente il ratto, ed i suoi scagnozzi, immediatamente, obbedirono. Raccolsero i compagni svenuti e si affrettarono a salire sul dirigibile.

Rattigan si voltò dunque verso Basil.

 

“Tre anni. Tre lunghi anni. Equivalgono al tempo in cui avrei voluto metterti le mani addosso e rompere ogni singolo osso del tuo corpo. Fortunatamente sono riuscito a frenarmi per attendere il momento propizio e la mia attesa sembra essere stata premiata. Ti darò comunque una chance: combattiamo ad armi pari, che ne dici?”

 

“Dico che ho poca scelta.” Rispose Basil, afferrando un’altra spada e gettandola a Rattigan che la afferrò e ne percorse la lama con le dita.

 

“Ah, sembra di essere tornati ai tempi della scuola, quando tiravamo per gioco.”

 

“Già.” Rispose Basil toccandosi il fianco destro sul quale, nascosta dai vestiti, stava una cicatrice provocatagli proprio dal suo nemico durante uno scontro. In compenso, anche lui aveva lasciato un segno sul corpo del suo nemico, un bel taglio sulla spalla sinistra.

 

“Cominciamo, en guarde.” Disse Rattigan mettendosi in posizione, subito imitato da Basil.

 

Lo scontro cominciò.

 

Inizialmente, erano solo tocchi di lama, quasi timidi, come se entrambi volessero saggiarsi a vicenda dopo tanti anni.

Poi, così repentinamente che anche gli scagnozzi di Rattigan, che osservavano la scena dal dirigibile, fecero fatica a vederlo, i due cominciarono a lottare su serio.

Si sferravano un colpo dietro l’altro, equivalendosi dal momento che Basil giocava più sull’agilità, mentre Rattigan sulla forza.

Ad un certo punto Basil, con una mossa velocissima, riuscì a far cadere Rattigan a terra. Quest’ultimo, però, sferrò un colpo di coda al detective che cadde a terra a sua volta e che riuscì ad evitare per un soffio la lama dell’avversario. Si rialzò velocemente e riprese a combattere.

Lottarono per diversi minuti, mancandosi per pochi centimetri ad ogni colpo che affondava la loro difesa e, improvvisamente, si trovarono stanche ed ansimanti, l’uno di fronte all’altro.

La sala intorno a loro, era piena dei frammenti di vetro delle teche (che erano state distrutte un po’ dagli scagnozzi di Rattigan) e dei pezzi di legno e di stoffa dei vari arredi che Basil e Rattigan avevano distrutto tentando di recidersi a vicenda le carotidi.

 

“Mhm… non te la cavi… tanto male.” Commentò Basil, cercando di riprendere fiato.

 

“Già…” rispose Rattigan “neanche tu, per quanto mi costi ammetterlo. Continuiamo.”

 

Stavano per riprendere la lotta quando, dalla strada sottostante, si sentì il suono di una campanella e la voce di uno degli scagnozzi di Rattigan che gridò agitato dal dirigibile:

“Capo, arrivano gli sbirri!”

 

Rattigan si voltò verso i suoi uomini, poi riportò lo sguardo su Basil, con un ghigno malevolo stampato in faccia.

 

“Ce ne hanno messo di tempo eh? Credo che dovremo proseguire la nostra sfida un’altra volta. Però…”

 

Senza terminare la frase, si lanciò verso Basil con tutta la sua forza ed il detective, senza avere il tempo di reagire, si ritrovò a sbattere con la schiena nell’unica teca rimasta intatta, quella contenente la corona, mandandola in frantumi. Minuscole schegge di vetro gli perforarono la pelle e lui si ritrovò steso a terra, stordito. Rattigan gli si avvicinò lentamente, gettando via la spada lungo il tragitto. Quando gli arrivò a pochi metri, lo fece voltare sulla schiena con un calcetto nelle costole.

 

“Non sai quale tentazione provo. Vorrei e potrei strangolarti qui e ora, ma sento che ancora non hai sofferto abbastanza, che sentire la tua vita scivolare via sotto le mie dita non appagherebbe a sufficienza il mio desiderio di vendetta. Per ora, mi accontenterò di questa.” Disse ed afferrò la corona che era caduta a terra insieme a Basil.

“Penso che farà proprio una bella figura nella mia tesoreria. Arrivederci Basil.” Concluse e si avviò verso il dirigibile. A metà strada si fermò e disse malevolmente:

 

“Oh, per la cronaca, questa non è l’unica cosa che ti porterò via questa sera. Vuoi che ti saluti Cornelia?”

 

Basil non seppe mai se quello che lo spinse ad alzarsi e a scagliarsi contro Rattigan fosse rabbia o disperazione. Fatto sta che, con tutte le forze che aveva, riuscì a rialzarsi e a correre verso il ratto il quale, stupito da un simile gesto, si voltò e fece per montare sul dirigibile. Aveva già il legno sotto i piedi, quando sentì un dolore lancinante alla coda. Voltandosi, vide ce Basil aveva in una mano un piccolo pugnale e nell’altra un pezzo della sua coda.

 

“BASIL!!! PAGHERAI ANCHE QUESTA, E’ UNA PROMESSA!!” Gridò mentre il suo mezzo di trasporto solcava il cielo di Londra.

 

L’investigatopo, intanto, era rimasto alla finestra, ansimante, con il livello di adrenalina che calava ad ogni secondo.

In un lampo, la sua mente si riempì di mille pensieri:

 

Ho fallito.

 

Ha preso la corona.

 

Ha preso Cornelia.

 

Ho fallito.

 

“Non sai cosa darei per vedere la sua faccia quando scoprirà che ha preso un falso.”

 

Basil si voltò di scatto al suono di quella voce inaspettata. I suoi occhi verdi ne incontrarono un paio del colore del mare che non avrebbe mai creduto (né tanto meno sperato) di incontrare in quel frangente.

 

“Cosa ci fai qui?” chiese, forse un po’ bruscamente.

 

“Tornavo a casa dal lavoro ed ho visto il dirigibile, tutto qua.” Fu la semplice risposta.

 

“Ah… dove hai messo la vera corona?”

 

“Uff, non mi concedi neanche il gusto di spiegarti come sono andate le cose? Comunque è là, dietro quella tenda in fondo.” Rispose l’interlocutore.

 

“Non è tanto difficile capire cos’hai fatto. Hai preso la corona mentre gli altri non guardavano e l’hai sostituita con uno dei tuoi attrezzi. Comunque grazie.” Disse Basil, andando a recuperare la bellissima corona dietro la colonna e rimettendola al suo posto.

 

“Odio il tuo mestiere, mi rovini sempre tutto.”

 

“Sì sì, va bene. Ora sarà il caso che tu vada a casa. La polizia sarà qui a minuti.”

 

“Eh no, non ce la farai a liquidarmi così, Dobbiamo fare un discorsetto mio caro e dobbiamo farlo subito. Vieni con me, usciamo da qui.” Disse la figura, aprendo una porticina nascosta dietro un candelabro ed entrandovi, seguita poco dopo da Basil.

I due camminarono in silenzio per un po’, scendendo varie rampe di scale che, da quanto il detective poteva dedurre, conducevano fuori dalla Torre.

Una volta fuori, la persona si voltò ed i suoi occhi fiammeggiavano.

Basil ne fu leggermente intimorito, ma mantenne comunque il controllo.

 

“Che c’è, che ho fatto?”

 

“La prossima volta che ti trovi davanti ad un bivio, ti consiglio di scegliere meglio e di considerare di più le tue priorità.” Sibilò l’altro.

 

“Di cosa parli?”

 

“Sapevi che Cornelia era in pericolo, lo sapevi quando hai mandato Topson a Baker Street. Invece di correre a salvarla, hai preferito cedere alla tentazione di uno scontro con il tuo nemico. Quella ragazza merita di più e tu lo sai, non puoi metterla in secondo piano per una sfida che, se vinta, ti darebbe gloria e fama oltre ogni limite. Ho ragione o no?”

 

Basil era rimasto totalmente senza parole. Si era dimenticato di Cornelia e questa cosa lo faceva star male. Come un bambino che vede un pallone e non capisce più nulla, così lui si era lasciato trasportare dalla sua voglia di lottare. Aveva mandato inconsciamente Topson a Baker Street, sapendo che ci sarebbe stato bisogno di aiuto, ma non aveva collegato al sua casa a Cornelia.

 

“Hai perfettamente ragione. Sono stato un’idiota.”

 

“Sì, un’idiota. Dai, ora corri a casa e vedi cosa puoi fare.”

 

“Vado subito” disse Basil, fischiando per richiamare Ugo. Quando gli fu montato sopra si rivolse un’ ultima volta al suo soccorritore.

“Grazie. Cosa farei senza di te?”

 

“Saresti totalmente spacciato, ora corri.” Rispose la figura, prima di sparire nell’oscurità delle vie londinesi.

 

Basil allora spronò il cane e partì alla volta di Baker Street.

 

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Topson non ricordava l’ultima volta in cui aveva corso così tanto e fu quindi felice quando, svoltato un angolo, si ritrovò a Baker Street. Raggiunse il numero 221/B e si fermò di botto. La porta era spalancata.

 

O mio Dio fu il suo unico pensiero mentre, incurante della fatica e della pesantezza alle gambe, correva all’interno della casa. Lo accolse uno spettacolo piuttosto singolare. Nel salotto, ordinato come al solito, sedevano tranquillamente Elizabeth, Cornelia e Mrs. Judson a sorseggiare del tè e a conversare amabilmente. La cosa strana non stava tanto in quella normalità, quanto nel fatto che, saldamente legati l’uno all’altro, poco lontani dal caminetto, stavano  non meno di sette individui della peggior risma sociale.

 

“Oh buona sera dottore, gradisce del tè?” chiese Elizabeth allungando una tazza a Topson, che la prese automaticamente, sbalordito.

 

“Cosa diamine è successo qui?” chiese.

 

“Beh, questi gentili signori volevano portarmi a fare un giretto dalle parti del porto, io mi sono rifiutata e… ne hanno subito le conseguenze.”

 

Il dottore azzardò un’altra occhiata ai criminali. Effettivamente, presentavano un certo numero di contusioni, tale da far desistere il dottore dal desiderio di provocare quel trio di donne che, tanto innocente all’apparenza, provocava poi danni del genere.

 

“Signorina Elizabeth l’azione migliore è stata la sua.” Disse ad un certo punto Mrs. Judson “Sferrare una gomitata nelle costole al ceffo che le puntava un coltello alla gola.”

 

“Già, devo rendertene merito amica mia, hai fatto davvero un bel lavoro. Se non fosse stato per te, a quest’ora chissà dove… un momento! Dottore, dov’è Basil?” chiese all’improvviso Cornelia, rendendosi conto dell’assenza del detective.

 

Topson la guardò e scosse la testa.

 

“Ci siamo separati dopo aver sventato la rapina. Credo che sia andato alla Torre di Londra.”

 

“Alla Torre?!?! E perché mai?” chiese l’attrice incredula e preoccupata.

 

“Abbiamo visto il dirigibile di Rattigan volteggiare accanto alle finestre di uno dei piani più alti. “

 

“Cosa?!? E voi non siete andato con lui?”

 

“No, mi ha detto di correre qui, nel caso ci fosse stato bisogno di aiuto.”

 

“Il solito incosciente” borbottò Cornelia adirata alzandosi ed afferrando il suo cappotto.

 

“Dove va signorina?” chiese Mrs. Judson.

 

“A cercarlo.” Rispose Cornelia avviandosi verso la porta ed uscendo di casa. Aveva fatto pochi passi nel vialetto, quando vide qualcuno correre nella sua direzione e, prima che potesse fare qualsiasi cosa, si accorse di essere tra le braccia dello sconosciuto.

Il suo primo impulso fu quello di colpirlo, poi si accorse che questi stava mormorando qualcosa.

 

“Sei salva grazie a Dio.”

 

“Basil?” disse lei e, quando l’individuo annuì, ricambiò anche lei l’abbraccio con foga. Fu però costretta a mollare subito la presa, quando il detective inspirò bruscamente..

 

“Basil, cos’hai, sei ferito?”

“Non è nulla, davvero, solo un graffio.”

 

“Ma dove sei stato? Perché ci hai messo tanto?”

 

“E’ una lunga storia. Tu piuttosto, come fai ad essere ancora qui?”

 

“Tu sapevi dell’attacco?!? E non sei venuto qui?!?”

 

 “Cornelia, mi dispiace, non so cosa mi sia preso. So che sarei dovuto tornare qui e mi rammarico di non averlo fatto. Se non mi vorrai più vedere lo capirò, tranquilla.”

 

L’attrice lo guardò furibonda, poi però la sua espressione si addolcì leggermente, pur rimanendo seria.

 

“Senza di me ti faresti ammazzare. Dai, rientriamo, così mi racconti tutto ed io racconto tutto a te.”

 

I due tornarono in casa, chiudendosi la porta alle spalle, o almeno provandoci.

La serata fu molto lunga per Basil, sia perché dovette ascoltarsi la predica di Cornelia e di Mrs. Judson, sia perché Topson dovette staccargli ogni singola scheggia di vetro che gli era rimasta incastrata nella schiena dopo l’urto con la teca.

Nonostante la sofferenza, nonostante non ne potesse più di ascoltare ramanzine, era felice: era riuscito a sconfiggere Rattigan.

 

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Frattanto, nel covo di Rattigan..

 

“Ti ho detto che quello è mio!!”

 

“No, è mio, sono stato io a portare più gioielli sul dirigibile.”

 

“Vero, prima che quel detective li portasse via, quindi spetta a me.”

 

Gli scagnozzi di Rattigan, stavano discutendo piuttosto animatamente sul misero bottino che avevano conquistato.

 

Il ratto li osservava dal suo trono, con la corona della regina in testa, soddisfatto:

aveva sconfitto Basil. Era riuscito a portargli via la corona e presto, avrebbe avuto anche Cornelia.

Come mai, però, i suoi soci ci stavano mettendo così tanto a tornare da Baker Street?

 

Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse di un doblone d’oro che, nella lotta scoppiata tra i ladri, era stato scagliato contro di lui. La moneta lo colpì in testa, facendogli cadere la corono.

Immaginatevi il suo stupore quando questa andò in pezzi. Nella sala cadde il silenzio, anche gli scagnozzi avevano smesso di lottare, una volta accortisi di ciò che era accaduto.

 

“Non l’ho tirato così forte.” Mormorò uno di loro, terrorizzato.

 

Rattigan raccolse i pezzo e si accorse di avere in mano dei frammenti di resina colorata: la corona era un falso. Tremante di rabbia, si accorse che, nell’urto, dall’oggetto era uscito un biglietto.

Lo raccolse e lo lesse:

 

Stavolta ti è andata male. La ragazza è al sicuro a Baker Street. Sarà per la prossima.”

 

Rosso di collera, accartocciò il pezzo di carta, riducendolo a brandelli, ed i suoi scagnozzi fecero appena in tempo a coprirsi le orecchie prima che lui urlasse:

 

“BASIIIIIIIIIIIIIIIL!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

 

FINE DEL CAPITOLO.

 

Allora? Vi ha soddisfatti? Spero proprio di sì. Scusate se ci ho messo tanto.

E ora, cosa succederà? Chi sarà l’individuo misterioso che ha aiutato Basil? Lo scoprirete presto, è una promessa.

A presto

Bebbe5

 

 

 

  
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