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Autore: maya_90    06/12/2009    7 recensioni
«In lontananza, sulla superficie marina ormai scura all’imbrunire, si vedeva il profilo di un vascello. Scintillava di mille piccole luci che raddoppiavano i loro riflessi sulle onde, creando come una scia di stelle che si specchiavano sull’acqua. Illuminata da una di queste luci, sulla cima dell’albero maestro spiccava una bandiera nera, e un teschio bianco.»
Questa è una storia che accadde tanto, tanto tempo fa. Parla di un incontro particolare, tra vendette personali e promesse da mantenere, importanti comparse e personaggi che avrebbero, a poco a poco, cambiato il mondo. Enjoy =)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Gold D. Roger, Shanks il rosso
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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2. Flyback

I pirati approdavano abbastanza spesso a Baterilla, tanto che Rouge non dava più molto peso alla loro presenza.
Si vedevano girovagare per qualche giorno tra le stradine dell’isola, spesso se li ritrovava dentro la locanda, ma in fondo non aveva mai nutrito molta curiosità per loro. O almeno non per quel genere di pirati: erano tutti vecchi e stanchi, spesso giungevano lì perché si erano persi o non sapevano più dove andare.
In molti erano quelli che tornavano dalla Grand Line con le ossa rotte, dopo infausti scontri con la Marina o con avversari più forti. Erano uomini disillusi, sperduti senza più una casa, e sui loro visi Rouge leggeva la fatica del loro peregrinare senza più un motivo.
Nei libri che aveva letto da piccolina i pirati avevano sempre voglia di festeggiare ed erano sempre pronti a nuove avventure, ma evidentemente anche quella era solo una delle belle storie che si raccontano ai bambini per conciliare i buoni sogni. A lungo andare si era convinta che quegli uomini esistessero solo nella  parte romantica e sognatrice della sua fantasia.
Quella mattina si recò al mercato come la signora Mari le aveva chiesto, e sulla via del ritorno prese la strada più lunga che seguiva la costa rocciosa.
Ogni settimana portava un giglio a sua madre, pregandola di vegliare su di lei e magari di far tornare presto Eddy a casa.
Quando si avvicinò alla casetta sul promontorio, tuttavia notò qualcosa di strano. La porta di legno era socchiusa. Il suo cuore mancò un battito: da quando si era trasferita alla locanda nessuno abitava più quella casa. Chi poteva mai essere?
Solamente  lei tornava di tanto in tanto a pulire e mettere in ordine, più per abitudine che per altro. Però, pensò con un tuffo al cuore, c’erano ancora tanti oggetti a cui era legata,ricordi come talismani in un vecchio tempio, e non poteva certo permettere che qualcun altro mettesse  piede in quel posto.
Senza esitare prese a correre verso la sua vecchia casa. Chiunque fosse, l’avrebbe cacciato via all’istante.
Arrivò davanti alla porticina di legno e sbirciò dentro.
Non riuscì bene a vedere chi fossero, ma dalle voci dovevano essere in tre. Tre uomini.
-Avanti, cercate nell’altra stanza! E vediamo di sbrigarci!- stava dicendo qualcuno in tono concitato. Una voce risoluta, profonda.
-Ehi, Dan guarda qui! Questo candelabro varrà almeno diecimila Berry!- disse una seconda voce, con una forte cadenza del Mare Orientale.
-Ma che dici Ray, se cade a pezzi per quanto è vecchio!-rispose una terza molto divertita.
-Daniel per la miseria! Raccogliamo quello che c’è, cerchiamo qualcosa da mangiare e andiamo via alla svelta!- esclamò stizzita la prima voce.
Ci fu silenzio per qualche secondo.
-Ok,ok. Ma per favore sta tranquillo, Roger, non c’è bisogno di agitarsi tanto.
-Va bene capitano, ora cerco in dispensa se c’è qualcosa da mangiare! Vediamo un pò…
Rouge aveva sentito abbastanza. Si armò della sua espressione più minacciosa e di un misero coltellino che aveva sempre in tasca e spalancò la porta con un calcio.
-Fermi, tutti e tre!
Si trovò di fronte a tre figure molto particolari. C’era un ragazzo con la coda di cavallo, una strana barbetta e un paio di occhialetti tondi che stringeva ancora il candelabro tra le dita e la osservava perplesso. Un altro era chino davanti ad un mobile ed era bloccato a metà  nella ricerca di qualcosa tra le pentole. Il terzo era in piedi, era il più vicino e la guardava vagamente infastidito.
Poi scoccò un’occhiata ai suoi compagni che esplosero in una fragorosa risata, mentre lui incurvò le labbra in un sogghigno.
Rouge arrossì un po’ per l’imbarazzo, ma subito scosse la testa stizzita agitando i lunghi capelli rossi, alzando il coltellino davanti al viso.
-Uscite subito di qui!- esclamò- cosa ci fate in casa mia?
Il ragazzo con la coda di cavallo posò il candelabro sul tavolo e si diresse verso di lei ciondolando, cosa che non la tranquillizzò per nulla.
-Avanti, avanti! Non c’è bisogno di arrabbiarsi!
Rouge spalancò gli occhi: quel ragazzo aveva appesa al fianco una spada con cui l’avrebbe ridotta in millimetri cubi in meno di dieci secondi.
Lui le rivolse un sorriso enorme e le sfilò il coltellino dalla mano con una naturalezza disarmante. Poi lo fece cadere a terra con un gesto teatrale.
-E poi cosa credevi di fare con quello, peperoncino?- disse compiaciuto, pizzicandole la guancia.
Rouge strinse le labbra stizzita, diventando dello stesso colore dei suoi capelli.
-Peperoncino? Qui è casa mia- sillabò a denti stretti, e, privata della sua arma, ripiegò su un sonoro calcio al basso ventre che fece abbastanza male al malcapitato.
-Aaaaah!!!!-ululò quello di dolore.
-Ehi, ragazzina!- esclamò subito il secondo saltando in piedi.
Rouge tirò fuori uno strillo acutissimo che lo fece desistere dall’avvicinarsi ancora.
-E sta zitta, maledizione! Ci troveranno subito!- esclamò improvvisamente agitato.
-Peperoncino, non vogliamo farti del male, smettila di urlare!- gli fece eco l’altro ancora dolorante,agitando le mani in segno di resa.
Rouge tacque. Almeno aveva ottenuto qualcosa. Sorrise soddisfatta.
-Se non volete che urli di nuovo, uscite subito di qui. Altrimenti andrò a chiamare i Marine- disse, cercando di suonare il più convincente possibile.
Calò il silenzio tra loro.
Il terzo ragazzo non aveva ancora parlato né si era mosso,era rimasto appoggiato al tavolo a guardare la scenetta. Sembrava il più giovane di tutti, aveva dei capelli neri un pò ispidi, un cipiglio arrogante e un lungo cappotto rosso che, pensò impulsivamente la ragazza, non era decisamente adatto a quel caldo. I suoi occhi erano scuri e pungenti.
Guardò Rouge alzando un sopracciglio.
-Dan, c’è qualcosa in dispensa?- si rivolse poi al suo compagno, del tutto indifferente all’ avvertimento della ragazza.
-No, capitano! Solo ragnatele!- alzò le spalle l’altro con enfasi.
Quello annuì.
-Bene, direi che possiamo andare allora- disse perentorio -Ray prendi quello che hai trovato, andiamo.  Per carità, posa quel candelabro.
Il ragazzo con la coda di cavallo poggiò di nuovo sul tavolo il candelabro un po’ dubbioso e si caricò sulle spalle un sacco in cui tintinnavano diversi oggetti.
Uscendo passò vicino a Rouge che era allibita da quel totale disinteresse.
-Ciao peperoncino!- le sussurrò Ray all’orecchio.
-Cammina, idiota!- intervenne il suo compagno Dan dandogli uno spintone poco carino. Fece un sorriso entusiasta alla ragazza salutandola con un cenno.
-E grazie, cara!
Il terzo fece per seguirli, ma Rouge ne aveva abbastanza: con un braccio gli bloccò l’uscita.
Non poteva assolutamente lasciarli andare via così. Afferrò fulminea uno dei ferri del camino alla sua destra.
-Fai un altro passo- mormorò tremando di rabbia-  e ti rifaccio i connotati.
Non sapeva neanche lei da dove avesse preso tanto coraggio, sentiva solamente che non poteva farla passare liscia a chi era entrato in quella casa.
Quello si mordicchiò il labbro, seccato. Levò gli occhi al cielo.
-Ragazzina,per favore, levati dai piedi- sospirò.
Rouge per tutta risposta strinse il ferro con entrambe le mani e gli puntò la parte tagliente al collo.
-Ehi, Roger!- lo chiamarono i due dal cortile.
Il ragazzo scosse la testa.
-Arrivo, un attimo- rispose con calma agitando la mano destra.
-Dì al tuo amico di riportare indietro quelle cose- sibilò la ragazza con voce rauca.
-Non credo ce ne sarà bisogno- replicò quello guardandola dall’alto in basso.
-Invece si! Ma come vi permettete?- esclamò Rouge furiosa, questa volta urlando.
Poi accadde una cosa molto strana: ebbe la sensazione che nulla in quel momento potesse ferirla o farle del male.
Per un attimo le parve di leggere negli occhi di fronte ai suoi un lampo di stupore. Non ebbe neanche il tempo di recepire quella particolare sensazione, quando  vide una piccola goccia di sangue scivolare sulla maglietta del ragazzo: lo aveva ferito con il ferro tagliente.
Lui abbassò lo sguardo e osservò incuriosito la macchia rossa spandersi sulla stoffa candida.
Fece una smorfia strana con la bocca, poi velocissimo afferrò l’arma che Rouge stringeva in pugno e la scaraventò a terra con un gran fracasso.
La ragazza percepì nuovamente la paura.
-Non è buona cosa incrociare le armi con un pirata, mocciosetta.
-Non sono una mocciosetta- puntualizzò lei, trovandosi per la seconda volta a mani nude.
-Se c’è una cosa che non sopporto- rispose lui a voce bassa- è la vista del mio sangue. Di solito chi osa arrivare a tanto ha solo qualche secondo per le sue ultime preghiere.
-Sei solo un ladro, non mi fai paura. Mi fai pena.
Quella, si disse Rouge, era davvero una bella panzana, ma tanto valeva bleffare. Scappare strillando come una mocciosa significava dargliela vinta, ed era l’ultima cosa che voleva.
Roger si passò una mano sul taglio sul collo, il taglio, anche se non troppo profondo, sanguinava ancora.
Scrutò prima la macchia rosso scura sui suoi polpastrelli, poi la ragazza, scuotendo la testa.
-Prega di non vedermi più in giro, perché la prossima volta ti faccio fuori- replicò truce.
I buoni propositi di Rouge sparirono nel tempo di quella frase.
Ecco, ora non ho più paura. Sono definitivamente terrorizzata.
Con il dorso della mano lui la spostò di peso facendola scivolare per terra con un gridolino. Poi uscì fuori in cortile.
-Ray!-chiamò.
Rouge era seduta per terra sull’orlo delle lacrime. Non poteva credere a tanta arroganza.
 -Lascia qui tutto, maledizione- sentì dire dall’esterno.
La ragazza sollevò gli occhi fissando davanti a sé, poi balzò in piedi e uscì fuori a sua volta.
 Osservò il ragazzo con la coda posare il sacco per terra con aria interrogativa, e Roger che lo raggiungeva scuotendo la testa.
Rouge rimase sulla porta di casa, guardandoli allontanarsi. Prima di uscire dal cortiletto quello si voltò di nuovo.
-Quella collana- le disse, accennando alla conchiglia bianca, senza l’ombra di un sorriso.
-Sarebbe un peccato se ti staccassi la testa dal collo, non potresti più indossarla- concluse con una naturalezza disarmante, come se le stesse augurando la buona sera.
Ray si mise a ridere e insieme ripresero la discesa verso il mare, mentre Dan trotterellava poco più avanti.
Rouge si mordicchiò un unghia. Si, era alquanto scioccata dall’ultima frase di Roger.
Non solo per la minaccia, quanto per il fatto che avesse notato proprio la collana.
Sbatté le palpebre. Possibile che…?
No, non era lui. Quel ragazzino era stato così generoso, non poteva essere lui.
Riflettè ancora qualche secondo, poi rientrò di corsa in casa e si diresse verso quella che era stata la sua cameretta, aprì la porta con il cuore in gola e si gettò alla finestra.
Si lasciò sfuggire un’esclamazione poco carina.
Proprio come quella sera, c’era una nave al largo, ma diversamente da tanto tempo prima era all’ancora, non si muoveva affatto ed era ben lontana dall’andarsene via.Il suo sguardo corse sulla cima dell’albero maestro, dove sventolava la bandiera nera con il teschio bianco.
Rouge pensò che non credeva affatto alle coincidenze.
Se ne stette lì, con lo sguardo fisso nel nulla oltre il vetro opaco della finestra. Poi, lentamente, un senso di amarezza e delusione s’impadronì di lei, piantandole un groppo in gola. Sentì l’impulso di prendere a pugni il muro alla sua destra, ma non valeva la pena prendersela tanto a male per un semplice ricordo. Si passò il dorso della mano sulle guance, ma erano asciutte.
 Non c’era tempo da perdere, si era fatto fin troppo tardi. In fretta riordinò le cose sparse in cucina, afferrò la spesa e tornò alla locanda.
Di una cosa era certa: se quei pirati avevano intenzione di fermarsi a Baterilla, avrebbe fatto di tutto per non incontrarli.


Quella sera si rese conto di quanto fosse stata ingenua a pensare una cosa simile.
Lavorare in una locanda aveva i suoi pro e i suoi contro.Tra i vantaggi c’era quello di poter ascoltare le storie dei viaggiatori da paesi lontani, che avevano molto da raccontare e magari anche qualche bel libro interessante da regalare.
Tra gli svantaggi, al momento c’era che tutta la ciurma di quel Roger  si era rumorosamente presentata al locale verso la mezzanotte.
-Veniamo in pace!- aveva esordito spalancando le antine di legno un ragazzo che Rouge riconobbe subito in Ray.
A quell’apparizione la ragazza si bloccò nel bel mezzo dell’asciugatura di un bicchiere, tanto che il signor Ioakim le sventolò una mano davanti agli occhi per capire se fosse sveglia.Lei sgranò gli occhi e all’istante si tuffò sotto il bancone come se si fosse aperta una botola sotto i suoi piedi.
Come cavolo aveva fatto a non pensarci?Erano dei pirati, no? E qual è il posto preferito dei pirati? La locanda! Una bella locanda con tanto, tanto rum!
Si appoggiò al muro e si tirò una manata in fronte, sotto lo sguardo sempre più incuriosito del padrone.
Nel frattempo la ciurma stava improvvisando una canzone marinaresca con chitarre e tamburelli coinvolgendo anche un’entusiasta signora Mari e gli altri clienti.
Rouge fece capolino da sotto il bancone sbirciando in giro, poi individuò il capitano che stava già brindando con un possente boccale di rum insieme ad un suo compagno.  Si rituffò in basso con un gridolino.
-Ragazzina!- esclamò il padrone stupito- che cavolo combini, Rou?
-Oh, signore, per favore- sussurrò concitata facendogli segno di abbassare la voce- per favore, posso tornare in camera? Non credo di sentirmi molto bene!
Si guardò intorno in cerca di una scusa plausibile.
-Vede, non riesco nemmeno a stare in piedi!- concluse annuendo con convinzione.
Il signor Ioakim era molto perplesso.
-Ma … proprio ora che ci sono dei clienti e…
-Oh, grazie, signore!- lo interruppe Rouge con enfasi congiungendo le mani in segno di riconoscenza- grazie, grazie, grazie! Le prometto che lavorerò il doppio la settimana prossima!
Detto ciò sgattaiolò via sulle scale cercando di farsi notare il meno possibile, mentre il padrone la osservava esitante.
Appena si ritrovò in stanza tirò un sospiro di sollievo, ma quando chiuse la porta rimase a fissarla turbata.Poi, lentamente la riaprì ed uscì sul ballatoio che si affacciava sul locale.
Si accoccolò dietro il balcone di legno e sbirciò furtivamente di sotto.Non aveva mai visto tanto chiasso nella locanda, perché quella non era musica, era un enorme,piacevole chiasso.
Quegli uomini sghignazzavano, addentavano ampie porzioni di carne, si stringevano la mano, si davano grandi pacche sulle spalle, si sfidavano davanti a boccali colmi di rum, si strattonavano e cantavano insieme.Ognuno di loro sembrava essere al proprio posto nel mondo, ognuno godeva di quella calda sera di fine giugno senza pensare assolutamente a nulla. Sembravano davvero felici.
Rouge si accorse di stare sorridendo.Si, erano davvero quelli i pirati di cui aveva letto.
Ma il sorriso le scivolò via subito,  quando una vocina disillusa nella sua mente le suggerì che in fondo non erano altro che ladri ed assassini.



-Roger?
-Mmm?
-Pensi che quel bastardo abbia smesso di braccarci?
Roger sollevò appena il braccio da sopra le palpebre per lanciare un’occhiata assonnata al suo vicecapitano.
-E perché mi vieni a chiedere adesso una cosa del genere?- disse in tono piatto.
-Mi è passato il sonno.
Il capitano girò la testa verso l’altro.
-Sono due mesi che non lo incontriamo più, magari sì, ci ha lasciato in pace. Goditi la vacanza, Ray- concluse pigramente, coprendosi di nuovo gli occhi con l’avambraccio.
Rayleigh scrutò torvo l’oblò da cui s’intravedeva nella notte un triangolo di mare.
-Se non faremo troppo casino, nessuno verrà a disturbarci in questa minuscola isola. La base più vicina è a una settimana di navigazione da qui- continuò Roger, più a sé stesso che all’altro.
-Secondo te Shakky si è salvata?
Ray aveva pronunciato quella frase tutta d’un fiato.
Roger sollevò nuovamente il braccio e stavolta si mise a sedere sulla brandina. Guardò l’ora, erano passate le quattro di notte.Poi guardò Rayleigh, e parlò con tono risoluto.
-Sono sicuro che quel bastardo non la prenderà mai. È troppo furba, Shakuyaku, e davvero intelligente.Infatti mi sono sempre chiesto perché sia finita con uno come te- aggiunse ironico.
Questo strappò un sorriso al suo vice, che parve ritrovare un po’ di vivacità. Il capitano notò una smorfia compiaciuta nella penombra della luce malferma della lampada ad olio.
-Tsk… l’invidia, eh Roger? Lo sanno tutti che Shakky è la piratessa più bella del Mare Orientale!
-Non lo metto in dubbio- replicò lui svogliato.
-Ma l’hai vista la foto della nuova taglia? È uno spettacolo!- continuò Ray, esaltato.
E diede una manata al muro al suo fianco dov’era appeso un avviso di taglia raffigurante una bella ragazza dai capelli lunghi e lisci ed un’espressione impertinente sotto la frangia scura.
Roger sbuffò e si rimise disteso.
-Sono sicuro che vi rincontrerete, Ray. E magari questa è la volta buona che Garp ci lascia perdere- disse con stanchezza.
-Buonanotte, capitano- rispose quello con voce tranquillizzata.
-‘Notte, Ray.
Roger si perse cupo nei suoi pensieri.
Ripensò a due mesi prima, all’ultima delle battaglie contro Monkey D. Garp, uno degli uomini più valenti della Sede Centrale, nonostante fosse ancora relativamente giovane.Erano almeno tre anni che li braccava, da quando aveva messo piede nel Mare Orientale, e a volte era stato talmente vicino a catturarli che Roger si era ritrovato a pensare se fosse stata una giusta scelta quella di prendere il mare.
In fondo aveva visto morire diversi compagni, e , nonostante le parole di conforto di poco prima, non era del tutto certo che Shakky fosse sfuggita alla cattura durante l’ultimo scontro, nonostante credesse molto nelle sue capacità.
Ripensò a Samie e strinse i pugni dominando l’istinto di urlare per la rabbia.
Poi ripensò ai morti che lui stesso si trascinava sull’anima, e cercò di calmarsi inspirando a fondo.

Ray si era addormentato, sentiva il suo respiro regolare qualche metro più in la. Provò a svuotare la mente da tutti quei fantasmi, che di notte pesavano ancora di più sulla coscienza, e pian piano li ammutolì tutti. Alla fine rimase solo il silenzio sul mare.
Rimase solo la convinzione che era totalmente inutile star lì a chiedersi se diventare un pirata era stata una scelta giusta o sbagliata, perché era stata l’unica possibile dopo tutto.
Avrebbe continuato a viaggiare finchè ogni torto subito sarebbe stato vendicato e la sua anima sarebbe tornata finalmente a posto.
Non avevano assolutamente senso quei rimorsi... Samie sarebbe scoppiata a ridergli in faccia, se solo ne avesse parlato con lei … lei rideva sempre, anche delle cose più serie. Era tutto così semplice, per lei.Era dolce come il sole sull’oceano, di cui ormai rimaneva solo un riflesso esangue.
Pian piano le immagini nella sua mente si fecero più confuse, i ricordi dei campi di battaglia si diradarono sempre più nella dimensione del sogno, finchè l’alcool non concluse l’effetto  e pose finalmente fine a quei pensieri.











°°°
E
cco qui il secondo capitolo! Spero vi sia piaciuto, sono entrati in scena dei personaggi alquanto importanti *ehm ehm*

Non preoccupatevi, Roger non è così sanguinario e bastardo come sembra xD e poi un pirata è sempre un pirata...diciamo che lui e Rouge non hanno cominciato nel migliore dei modi, cosa succederà?
Intanto chiedo immensamente perdono per l'attesa, ma gli studi mi hanno monopolizzato le giornate, ahimè T.T aggiornerò più spesso ora che arriva Natale**
Un grazie di cuore a chi ha commentato il primo capitolo, ovvero Beatrix, MBP, kristin, meli_mao e lunatica91, grazie mille^^ e a chi ha aggiunto la storia tra preferiti/seguiti!
La prossima volta risponderò a tutti, promesso <3
Mi raccomando commentate e criticate quanto volete!
To be continued ;)



  
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