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Autore: pralinedetective    27/12/2009    1 recensioni
«A dire il vero», la donna recupera un foglio dalla cartellina che tiene sotto braccio, «quella donna vi ha contattato nuovamente. Questa volta ha mandato questa busta chiusa».
Nel dire ciò, estrae una lettera scura. «A domani», gli sorride.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri personaggi
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Midnight (2)

[I Want It All – Queen
Disturbia – Rihanna
Russian – Sting]




Sono soddisfattissima *O*
Non per il capitolo in sé, va be’, quello è davvero brutto XD, per mi piace che la trama inizi a svilupparsi – mi sento incredibilmente realizzata XD, non posso proprio negarlo!
Presentiamo la situazione attuale dei personaggi e (in maniera piuttosto superficiale) le relazioni che intercorrono fra essi: dipingiamo a grandi linee, dopo l’antefatto, i primi accenni di trama. C’è anche un personaggio originale *mki-*, peccato muoia XD! Chi individua la citazione vince un biscotto :D
Felice perché sto andando a trovare la mia teeneeraa E-chan e Noemi... Aww, che cosa splendida! XD
Mini-pubblicità: ho vinto il contest “New Couples” indetto da amimy con una mia storia già edita e che forse alcuni di voi già conosceranno, «Save the last dance for me»: se per caso vi dovesse capitare di passare di là... XD

@ Thyarna: Grazie per la recensione d’apprezzamento *O*, spero di riuscire a mantenere lo stesso alto profilo da te descritto ;D
@ redseaperl: Ciao :D Be’, grazie ^^, il «L e B alleati» verrà chiarito e si prolungherà – un elemento che tornerà, in un modo o nell’altro XD
@ BloodNyar: Aww, che donna dolce siete XD Il tuo aiuto è stato fondamentale per la messa online dello scorso capitolo O__O, lo sai? Non penso mi sarei convinta prima di un paio i giorni a postare XD Grazie per l’entusiasmo dimostrato *__*, mi doni gioia ogni volta XD
@ Nene: XDD Mi ero quasi illusa che non ti fosse piaciuto *sasa*, ero pronta a eliminarlo *amykettismo all’ennesima potenza* Con questa parte, due baci e un pullman 13 in omaggio ;D!
@ _BellaBlack_: A quel “l’unica cosa che non mi è piaciuta” mi è venuto un colpo che non immagini XD Grazie, grazie, grazie *w*

Grazie, come al solito, a chiunque degni questa storia anche solo di una lettura.
*Au revooiir!*














[Midnight Factory]
La Fabbrica di Mezzanotte.



«Perché così incredulo, Mello?»
Non aveva avuto bisogno di voltarsi, Lawliet: conosceva la risposta di ognuno, una volta che avesse dato le proprie ragioni.

«La teoria ci aiuta a sorreggere la nostra ignoranza sui fatti», citò Mihael: «Perché non vuoi credere che si tratti di una semplice mandria di idioti al seguito di una moda particolarmente cruenta?»
«Non riconosci uno schema fra quei nomi?»

L. sorrise nel prendere la propria tazza di tè; «Mi deludi».



Lancia uno sguardo all’orologio da polso, abbandonandosi poi a una manifestazione di sconforto più totale.
Ancora dieci minuti, si promette, e darà il via all’«inondazione». Nove minuti e mezzo.

Si costringe a non contare le macchine che passano nella stradina secondaria sulla quale si affaccia la finestra; appoggiato al davanzale della stessa con il gomito, prende il portasigarette dalla tasca con un gesto quasi istintivo. Mentre una mano allontana e riporta la stecca di tabacco alle labbra, meccanicamente, l’altra tiene stretto l’astuccio di metallo, accarezzando con il polpastrello il punto d’incontro, nell’angolo basso destro, con una pallottola vagante,.
Quell’ennesimo momento di vuoto dura anche troppo poco: quando controlla nuovamente l’orario, si accorge che l’ora X è vicina.

Un brivido lo scuote; «Basta così», mormora quasi senza aprire la bocca.
Afferra il gilet e il laptop, chiuso e tenuto sotto il braccio mentre scavalca il davanzale. Percorre a tre a tre i gradini della scala antincendio, adocchiando la propria automobile, all’interno della quale una ragazzina, non più di quattordici anni, attende con tranquillità.

«Tu»: attira la sua attenzione aprendo la portiera, «scendi».
Obbedisce, attardandosi un attimo per recuperare dal sedile del passeggero una giacca in pelle e un paio di jeans. China il capo di lato, come in cerca di approvazione. A un cenno positivo di Matt, lei indossa gli abiti sopra al vestito bianco.
Silenziosa, accetta il casco che le viene porto.

«Aspetta qui per cinque minuti», le ordina. «Se non succede nulla, sei libera di tornare alla fabbrica».
La sottoposta annuisce, voltandosi in direzione della strada.


I midnighters, affettuoso nomignolo dato ai primi prototipi di SP, Prodotti di Supporto, non sono dotati di particolare intelligenza né carattere: loro principali caratteristiche sono il fisico, spropositatamente forte ma facile da condizionare e rendere inutilizzabile, e la durata massima è di metà giornata, due giornate al mese.
Allo scattare dell’«ora X», ossia la mezzanotte, qualsiasi ordine impartito dal Prodotto Affidatario sparisce dalla memoria del midnighter, il quale si può solo avviare alla volta della propria fabbrica o quartier generale.


Mancano quattro minuti al nuovo giorno, quando a Lady Midday è finalmente permesso di adempiere al proprio compito.
Una moto accosta rumorosamente al marciapiede, la figura familiare del guidatore smonta e, prima che la sostituta prenda posto, apre velocemente il vano portaoggetti.

Cartellina di cartone blu, «Vai!», sgommata.


«Sembra tutto sia andato secondo il mio piano»; Mello si inginocchia al fianco della macchina rossa e si sfila il casco con un sospiro soddisfatto, al riparo dalle auto che passano all’inseguimento del suo precedente mezzo.
Matt lo riprende. «Per ora, idiota».

L’altro storce il naso, nascondendo un sorriso divertito. Prende possesso del posto del passeggero con un altro sbuffo.

«Per ora».



Near resta in silenzio, le parole che scorrono senza sosta sul monitor.
Nero su bianco, nero su bianco – lettere che si allontanano e s’incontrano nuovamente in un ordine differente, lettere a formulare pensieri e ipotesi immediatamente scartati, poi ripresi, infine cancellati dall’attuale monologo.

Un odore di malattia, quasi un sapore sul palato a disturbare la sua opera di riflessione. Un gesto della mano, e al fastidio viene posto rimedio.

Le labbra di Nate si muovono senza produrre alcun suono, le dita della mano sinistra che si alternano nella tortura di una ciocca di capelli chiari; di tanto in tanto esordisce qualcosa, eppure ogni domanda o richiesta dei collaboratori cade nel silenzio.

«Ricominciamo da capo», afferma all’improvviso.
«Come?»

Per la prima volta da ore, il giovane solleva lo sguardo dallo schermo per rivolgersi a Stephen.
«Gevanni, reset». Aggrappandosi all’aria, si tira in piedi: «Domani partiremo da zero. Potete andare».
L’uomo non sa cosa rispondere, solo segue con gli occhi il superiore mentre questi si allontana e infine sparisce in direzione delle scale. Sospira dolorosamente, avviando la procedura.


Anche ora che «
L» ha gli occhi chiusi e cerca di riposare sul duro materasso, il volto al soffitto e le mani sulla pancia come un morto, le informazioni viaggiano frenetiche sotto le palpebre.
Per ogni informazione un’immagine, collegamenti infiniti con altre nozioni, una lettera dopo l’altra come marchi a freddo – il fuoco si è raffreddato, negli ultimi anni: l’improvvisa scomparsa di Lawliet ha spento ogni fiamma di competizione nel giovane River, accendendo invece un odio del tutto nuovo in Mihael.

È difficile individuare un vero schema: forse il collega aveva ragione a dubitarne, magari si tratta sul serio solo del timore causato da una massa di persone incitate alla vendetta in criminali particolarmente conosciuti e altri di secondaria importanza.
Eppure non è molto difficile individuare quei particolari nomi e volti fra i tanti – non è difficile, quando si ha imparato a riconoscere ogni singolo nome e volto. Surreale il comportamento di alcuni «seguaci», suicidatisi dopo aver diffuso messaggi sotto il nome di Kira.

“Perdonami,
ho deluso te e il mondo”.

Messaggi senza firma né destinatari reali.
La madre di Helena Cross aveva dichiarato che «mia figlia non era capace di usare il computer, non sapeva farlo! Com’è possibile che si sia spacciata per qualcun altro quando neppure sa ap—... sapeva aprire la casella di posta elettronica?»

«Com’è possibile che individui tanto differenti fra loro abbiano assunto la falsa identità di Kira, abbiano redatto messaggi nel suo stesso stile e si siano suicidati senza essere a conoscenza dei precedenti?»
Nate mormora fra sé, non ascoltandosi più di tanto. La mano sinistra gioca con i capelli, la seconda poggiata sul petto, resta sdraiato sul pavimento a osservare il soffitto.



Per l’ultima volta, guarda per intero il proprio ufficio: tutto appare in ordine e non gli sembra di aver dimenticato nulla. Eppure ha una strana sensazione, come se qualcosa gli stesse sfuggendo, come se qualcosa stesse per accadere – come se qualcosa fosse appena cominciato.
Scuote il capo.

Afferra la ventiquattrore e finalmente apre la porta, chiudendola poi con particolare cura alle proprie spalle. Già quella mattina ha trovato le proprie carte in un ordine differente: vuole essere sicuro che sia tutto chiuso a chiave e perfettamente inaccessibile.
Sta per chiamare l’ascensore, quando la voce della segretaria chiede la sua attenzione.

«Signor Mikami!», gli si affianca, trafelata. «Mi perdoni, ero in pausa caffè...»
«Io sto andando a casa, se è qualcosa d’importante manda via mail e lavorerò dopo cena».

«A dire il vero», la donna recupera un foglio dalla cartellina che tiene sotto braccio, «quella donna vi ha contattato nuovamente. Questa volta ha mandato questa busta chiusa».
Nel dire ciò, estrae una lettera scura. «A domani», gli sorride.








[Prossimo capitolo: «Perfezione».]

  
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