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Autore: mamma Kellina    06/01/2010    7 recensioni
Primi anni del Novecento. Miniere della Sardegna sud occidentale. Il giovane ingegnere gallese Robert Forrest, vedovo con un figlio piccolo, e la sfortunata ma indomita Barbara decidono di sposarsi pur senza amarsi. Ma il loro non sarà un patto facile da mantenere perché in fondo è l’amore che vogliono, come tutti gli esseri umani. Il cammino in comune sarà difficile e forse non riusciranno a trovare ciò che cercano, ma di sicuro impareranno a riconoscere le cose che contano davvero nel rapporto tra un uomo e una donna.
Si tratta di un vero e proprio romanzo, molto intenso e drammatico. Il genere è piuttosto classico, alla Jane Austen per intenderci, ed anche se non ho la presunzione di paragonarmi ad una tale Autrice, ho cercato di dare un certo spessore psicologico ai miei protagonisti. Ho provato anche a rendere con efficacia l’epoca ed i luoghi con un accurato lavoro di ricerca. Spero di esserci riuscita. Le località minerarie sarde e la loro storia sono del tutto autentiche. Non così le vicende ed i personaggi di cui narro che sono frutto invece solo della mia fantasia e pertanto non si riferiscono, se non in maniera casuale, a persone realmente esistite e a fatti davvero accaduti.
Vi va di accompagnarmi in questo viaggio?
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Barbara aveva finito già da un pezzo di vestirsi, ma non aveva nessuna voglia di andare in salotto. Sentiva le voci del fratello Alfredo, della moglie Luisa e quelle degli ospiti tanto attesi che dovevano essere arrivati da un bel po’. Non riusciva a capire cosa dicessero ma udiva bene  Grazia Sulis con il suo forte accento sardo e la tipica risata acuta del marito Lino ma, pur tendendo  l’orecchio, non coglieva nemmeno una parola pronunciata dall’ingegner Forrest che avrebbe dovuto accompagnarli.
- Probabilmente non sarà nemmeno venuto o forse non conosce l’italiano – si disse, pensando all’assurdità dell’appuntamento che l’anziano padrino aveva organizzato per cercare di combinare un matrimonio tra lei e quel tipo inglese. Una cosa che non stava né in cielo né in terra.
Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dal violento spalancarsi dell’uscio che la fece sobbalzare.
- Ragazze, ma che maniere sono queste!?  Vi pare un modo educato di entrare? – irritata, rimproverò le nipoti che avevano fatto irruzione così poco delicatamente.    
Le due ragazze erano troppo eccitate per starla a sentire.
- Zia, c’è anche lui con i Sulis, l’ingegnere Robert Forrest ed è… – cominciò a dire Caterina, agitatissima.    
La sorella Carolina non le diede il tempo di finire la frase  perché voleva essere lei a dirlo:
- Bellissimo! Mamma mia, che uomo affascinante! Sei proprio fortunata, sai?
Barbara restò perplessa a guardarle: non c’era molto da  fidarsi dell’impressione avuta da due ragazzine di sedici e quindici anni, ma nonostante ciò, ugualmente si sentì scossa. Non era mai stata convinta di voler fare quella conoscenza e se aveva accettato, era stato solo per accontentare il fratello. Si rendeva conto che a trent’anni, senza un’ indipendenza economica e con un triste passato alle spalle, per Alfredo lei era solo una grossa preoccupazione. Riuscire ad  accasarla in qualche modo gli avrebbe dato un grosso sollievo.
Intanto Carolina continuava a descriverle con entusiasmo l’uomo che era venuto a conoscerla. Neanche l’ascoltava però,  troppo preoccupata dalla decisione da dover prendere. E ciò perché, nonostante la sua vita si fosse fatta insostenibile, aveva comunque paura di cambiarla.  
Più pratica della sorella maggiore e brusca come la madre, Carolina quasi la rimproverò:
- Ma insomma, sei vestita di tutto punto e di là ti stanno aspettando. Ti decidi o no a venire?
Barbara suo malgrado si alzò e seguì le due giovani in salotto. Luisa stava servendo il tè. Naturalmente non era una loro abitudine prenderlo, ma poiché l’ingegnere era inglese, anzi, per la precisione gallese, la cognata aveva deciso di fare bella figura ed aveva preparato quella bevanda accompagnata da prelibati pasticcini. Ora la stavano sorbendo tutti con la massima naturalezza come se nella loro casa di Alghero lo si facesse tutti i giorni. Colpita nel suo spiccato senso dell’umorismo, la giovane donna non trattenne un sorriso divertito mentre salutava gli ospiti.
I due uomini si alzarono entrambi in piedi. Lino Sulis le si avvicinò e con estrema familiarità le posò un bacio sulla guancia. La conosceva da quando aveva sette o otto anni e le era stato sempre molto affezionato, anche nei periodi peggiori. Anche lei gli voleva bene e lo  aveva considerato come uno zio buono sin  da quando, tanti anni prima, si erano trasferiti in Sardegna dalla natia Genova per seguire il padre medico condotto.
Nel guardarlo Barbara notò che aveva perso quasi tutti i capelli e anche il viso grassoccio e gioviale era molto invecchiato. Nonostante ciò, sotto la pelata e la fronte oramai rugosa, continuavano a brillare due occhietti scuri, intelligenti e simpatici. Non lo vedeva dalla morte del padre. Nei due anni trascorsi, Lino Sulis era stato a lavorare come contabile in una miniera di proprietà di un inglese situata nel sud ovest della Sardegna e lì aveva conosciuto l’ingegner Forrest che ne era il direttore.
Finalmente alzò lo sguardo su quest’ultimo che nel frattempo aveva posato la tazza e se ne stava tutto impettito ad aspettare di essere presentato. Barbara pensò che le nipoti non avevano detto una sciocchezza. Aveva davvero un aspetto gradevole perché era alto e snello, con i corti capelli castani e una barba rada dello stesso colore. Il viso in particolare era assai piacente anche se gli occhi, di un azzurro intenso, sembravano tristi.
Si augurò di non tremare mentre gli porgeva la mano nel saluto perché il sorriso che le stava rivolgendo in quel momento era talmente accattivante da riuscire a turbarla.
- Lieto di conoscervi, signorina. Il vostro padrino mi ha parlato talmente tanto di voi che non vedevo l’ora d’incontrarvi - le disse in un italiano perfetto anche se con un forte accento straniero.
- Davvero? E cosa vi ha raccontato di me, sentiamo?
- Che siete una splendida donna di casa, colta e signorile ed anche molto carina. Ma su questo si è sbagliato: non siete carina, siete davvero bella.
Tra le risatine maliziose delle ragazze ed i sorrisi compiaciuti dei parenti, la giovane donna si sentì avvampare e si vergognò ancora di più per questo. Non aveva più quindici anni, ma un complimento da un uomo così affascinante non poteva non colpirla.
- Grazie ingegnere, ma volete essere galante e perciò esagerate. So che le donne del vostro paese sono assai attraenti e non vedo come il mio aspetto possa apparirvi tale.
Robert restò un momento in silenzio. In effetti non aveva detto una bugia, la giovane davanti a lui era di sicuro bella, ma la bionda grazia della sua Julie  gli era rimasta talmente dentro che mai e poi mai si sarebbe sognato di fare un complimento ad una donna se non fosse stato per una questione di pura educazione. Però, poiché era lì con uno scopo ben preciso, era meglio sforzarsi di apparire cortese.
- Siete troppo modesta. Le donne italiane non hanno nulla da invidiare alle altre in quanto ad avvenenza e voi ne siete la testimonianza vivente - aggiunse.
- Certo, però vostra moglie era davvero un incanto, consentitemi di dirlo, Robert – intervenne l’anziano amico e poi rivolto agli ospiti spiegò – Io ho avuto l’onore di conoscere la sfortunata signora Forrest e vi assicuro che era più bella di un raggio di sole. Purtroppo il Signore l’ha voluta con sé ed il mio povero amico è rimasto solo con un bambino appena nato. Per questo mi sono permesso di parlargli di te, Barbara, perché sono sicuro che la tua bellezza e la tua dolcezza  potrebbero dare sollievo ad un dolore così immenso.
Come un’ombra nera era passata sul bel volto di lui a quelle parole e la giovane donna lo aveva notato. Non riusciva a capire perché un uomo tanto attraente e con una posizione di prestigio avesse avuto voglia di farsi un viaggio così lungo  per venire a conoscere una zitella qualunque  quando avrebbe potuto avere quante donne voleva per consolarsi della perdita della moglie. Probabilmente Lino aveva un vero talento come sensale di matrimoni.
Doveva pensarlo anche la moglie perché intervenne compiaciuta:
- Avete visto come il nostro ingegnere parla bene l’italiano? Eppure, pensate, è in Sardegna da soli tre anni.
- Come mai siete venuto a lavorare qui? – gli chiese Luisa, fingendo di non saperlo.
- Noi gallesi le miniere ce l’abbiamo nel sangue. Mio nonno era minatore e dopo di lui,  mio padre. Anch’io lo sarei stato,  ma grazie ad un piccolo lascito di un fratello di mia madre, ho potuto studiare e prendere la laurea in ingegneria mineraria. Ho cominciato a lavorare subito dopo nelle miniere di proprietà di sir Paul Bradley  e quando mi ha proposto di aiutarlo nella conduzione di quelle di piombo e zinco di cui aveva appena avuto la concessione qui, non ho esitato un attimo a seguirlo.
- Sir Bradley è davvero una gran brava persona, ha molto a cuore il benessere dei suoi minatori e degli impiegati – osservò Lino.
- E vostra moglie non si è opposta a seguirvi in un posto così sperduto e lontano da casa sua? – gli chiese ancora la donna, molto curiosa di conoscere qualcosa sul passato di quel bel giovane.
- Non ero ancora spostato all’epoca. Julie era una nipote di Lady Margaret Bradley e, anche se ci eravamo già conosciuti ad una festa, abbiamo deciso di sposarci l’estate successiva quando è venuta  qui in Sardegna a far visita alla zia.
Ora il volto di Robert si era rabbuiato e le parole sembravano venir fuori a forza. Barbara intuì che non amava raccontare della moglie.
- Avete un maschietto, non è così? – gli chiese per cambiare argomento.
All’ingegner Forrest si illuminarono gli occhi.
- Sì, si chiama Charles ed è la mia gioia –  disse – È molto bello ed è anche buono. Purtroppo ho difficoltà a crescerlo da solo perché sono molto preso dal lavoro. Sapete, ad Ingurtosu non c’è nulla, è un posto molto isolato dove è difficile trovare qualcuno in grado di occuparsi degnamente di un bambino di poco più di un anno. Per questo  ho pensato di riammogliarmi e quando il signor Sulis mi ha parlato della signorina Barbara, ho immaginato che potesse essere la persona adatta a me.
Aveva rivolto le ultime parole ad Alfredo che lo seguiva con un sorriso compiaciuto. Sentendosi chiamare in causa, Barbara però non poté trattenersi dall’osservare scherzosamente:
- Noto con piacere che andate dritto al sodo, ingegnere!
Le appariva una persona molto franca, così decise di andare fino in fondo anche lei ed esprimere i propri dubbi.
- Scusatemi, ma non riesco a spiegarmi come mai un uomo di bell’aspetto e con una buona posizione sociale come voi abbia difficoltà a trovare una nuova compagna e decida piuttosto di affidarsi ad un vecchio signore che decanta le doti della sua figlioccia!
- Ve l’ho detto, signorina, sono molto preso dal lavoro e non ho tempo per cercarmi una moglie. Ad Ingurtosu poi c’è molta carenza di ragazze da marito, perlomeno quelle ad un certo livello sociale.
- Quindi preferite sposare qualcuna che nemmeno conoscete e che di sicuro non amate solo per non prendervi il fastidio di cercare una moglie?
- Esattamente. Il matrimonio d’amore l’ho già fatto una volta e purtroppo è finito quando la mia adorata Julie è morta di febbre puerperale. Potrà sembrare strano che dopo appena un anno io stia pensando di risposarmi, ma ho la necessità di una donna su cui poter fare affidamento per crescere Charles ed aiutarmi a tenere la casa.
- Perché non prendete una governante allora? – osservò la ragazza assai piccata e guardandolo dritto negli occhi.
- Non mi serve una governante, mi serve una moglie – le rispose lui sostenendone lo sguardo mentre gli  occhi gli balenavano freddi come il  ghiaccio.
- Se potreste andarla a comprare in un negozio sarebbe ancora meglio, non è così? – osservò ancora lei con marcato sarcasmo.
- Certo, sarebbe meglio, ma non credo ce ne sarà bisogno.  Troverò di certo qualcuna disposta a sposarmi. Non pretendo molto, in fondo, vorrei solo che fosse onesta e disposta a prendersi cura di me e di mio figlio.
- È naturale, ogni uomo ha bisogno della guida di una donna! – intervenne Alfredo – Del resto i migliori matrimoni nascono sulle basi della reciproca utilità e collaborazione. Solo tu ti ostini, alla tua non più tenera età, a credere ancora all’amore!
- E lo fa come se non ne fosse già rimasta abbastanza scottata poi! – aggiunse acida Luisa che non perdeva mai l’occasione per rinfacciarle il passato.
Barbara ne fu molto irritata ed alzandosi in piedi, con un sorriso cortese, prese congedo dall’ingegnere Forrest e dai Sulis.
- Bene, mister Forrest, sono sicura che ben presto troverete una donna molto più saggia di me disposta a seguirvi in quel solitario paesino di minatori e che invece di un regolare stipendio quale governante, sarà contenta di ricevere un bel certificato di matrimonio. Vi faccio i miei migliori auguri e vi saluto.
Lasciò il salotto con altezzosità, non senza aver lanciato prima uno sguardo alle  persone sedute lì che non riuscivano a nascondere i propri sentimenti: irritazione il fratello e la moglie, smarrimento i coniugi Sulis, curiosità le due ragazze. Solo Robert Forrest la guardava calmo con un mezzo sorrisino sulle labbra.
Barbara non riuscì a spiegarsi se la stesse apprezzando per la dignità mostrata o la stesse deridendo per l’occasione che si stava lasciando sfuggire.

   
 
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