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Autore: Sunny    16/10/2003    12 recensioni
Prequel della saga di BAWM. La risposta alle domande delle alre storie: come si sono innamorati tutti? Com'è che sono cambiati così tanto dai tempi della scuola? Perchè ricordano questo periodo come il più difficile della loro vita? Leggere per scoprire...
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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BEING A WAR MAGE – CAPITOLO ZERO

BEING A WAR MAGE – CAPITOLO ZERO

 

 

 

CAPITOLO 4: LA NOSTRA INFANZIA FINISCE QUI

 

 

Feels like the world is closin’ on me

Feels like my dreams will never come to me

I keep on slippin’ deeper into myself

And I’m scared, so scared…

                                                                       Troubles, Alicia Keys  

 

 

***************

 

 

Harry aprì gli occhi piano; non riuscì a vedere altro che ombre, ma sentì in lontananza delle voci che lo chiamavano con un tono pacato e rilassante. Istintivamente stese la mano a destra, cercando i suoi occhiali sul comodino che stava da quel lato del letto, dove li teneva sempre nel suo dormitorio; ma evidentemente non era nel suo dormitorio, perché non c’era neanche il comodino.

 

“Harry?” fece una voce profonda e preoccupata. “Harry, riesci a sentirmi?”

 

“…Sirius?” mormorò rauco il ragazzo.

 

Qualcuno gli fece scivolare gli occhiali sul naso, perché finalmente riuscì a mettere a fuoco il viso preoccupato di Sirius. “Sono qui, figliolo. Come ti senti?”

 

Harry non gli rispose; voltò la testa per guardarsi intorno, ed ebbe la conferma che quello non era affatto il suo dormitorio; a giudicare da quello che vedeva, doveva essere una stanza d’ospedale. E Sirius era seduto su una sedia accanto al suo letto. “…dove sono?” mormorò.

 

“Sei al St.Mungo.” gli disse piano Sirius. “E’ tutto sotto controllo ora, figliolo.”

 

Harry sbattè gli occhi un paio di volte. Poi una serie di flash gli vennero in mente: …ombre nere… sangue…Ron a terra…gli strilli di Hermione…i cadaveri dei suoi amici…Silente…il suo sguardo ammiccante…

 

Sirius lo tenne sdraiato sul letto quando lo vide spalancare gli occhi e cercare di alzarsi di scatto. “Sta’ calmo, tranquillo…è tutto finito, Harry, siete al sicuro adesso. E’ passata.”

 

Harry non lottò per mettersi in piedi; tutto in una volta sentì di non averne la forza, non dopo tutti i ricordi che gli erano tornati alla mente. “Ron e Hermione?” chiese stancamente.

 

“Sono qui anche loro, stanno bene. Come te.”

 

Harry sospirò e trovò la forza di guardarlo negli occhi: Sirius aveva gli occhi cerchiati e l’aria molto stanca. “Com’è…com’è finita?”

 

Sirius si passò una mano fra i capelli. “Hogwarts è stata…” non c’era motivo di mentirgli, presto avrebbe comunque saputo la verità. “…è stata distrutta, purtroppo. Non c’è stato modo di evitarlo. Siete sopravvissuti in pochissimi…di Grifondoro soltanto voi tre e la sorella di Ron. Lei sta benissimo, è rimasta nascosta tutto il tempo, grazie al cielo non le hanno torto neanche un capello.”

 

“Gli altri ragazzi?”

 

Sirius si guardò le mani. “In tutto sono stati salvati dieci di Tassorosso e otto di Corvonero. I Serpeverde figli di mangiamorte sono spariti dalla circolazione, gli altri hanno subito la stessa sorte del resto degli studenti.”

 

Harry serrò i pugni forte. Non aveva idea che il bilancio potesse essere stato tanto disastroso. Quanti erano morti? Troppi. E tutti dannatamente troppo giovani.

 

La porta si aprì piano e ne fece capolino un pallidissimo Remus Lupin, che quando vide che il giovane paziente era sveglio fece un sorriso ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle. “Harry, ben svegliato! Come stai?”

 

Harry si sentì in parte sorpreso di vedere il suo vecchio amico e professore lì…ma il suo viso rasserenante per un momento gli fece bene. Anche se però perfino i suoi lineamenti di solito così tranquilli ora erano tesi.

 

Remus raggiunse il letto, appoggiando per un momento la mano sulla spalla di Sirius. “Ti senti bene? Ti fa male da qualche parte?” Harry scosse piano la testa. “Oh, bene. Vuol dire che uscirete presto da qui. Anche Ron e Hermione sono in via di guarigione completa. Non potranno trattenervi ancora per molto, non preoccuparti.”

 

“Quanto…quanto ho dormito?” chiese piano Harry.

 

Lupin stavolta non riuscì a incoraggiarlo con un sorriso. “Tre giorni.” Harry spalancò occhi e bocca. “Dovevano assicurarsi che fosse tutto a posto. Avete subito molte volte la maledizione Cruciatus, sono controlli necessari. Ma ora sono finiti, è finito tutto quanto.”

 

Harry si voltò a guardare il muro bianco dall’altra parte. Non aveva né la forza né il coraggio di dire a Sirius e Remus che non era vero nulla, che non era finito proprio niente, anzi, i giochi erano appena cominciati. Giochi che erano costati la vita a centinaia di ragazzi innocenti.

 

E tutto per colpa sua.

 

Che aveva fatto il grande Harry Potter quando più c’era stato bisogno di lui? Era scappato. Aveva pensato a mettersi in salvo invece di presentarsi agli assalitori e offrirsi in cambio della salvezza per tutti gli altri. Era un incubo…era stata davvero tutta colpa sua?

 

In quel momento gli tornò in mente il flash dello sguardo di Silente poco prima di perdere conoscenza; sentì una stretta al cuore, ma si sforzò comunque di fare quella domanda anche se poteva immaginare già la risposta.

 

“Silente?”

 

Sirius sospirò. Remus si passò una mano fra i capelli ed esitò un momento. “Silente è stato il più grande mago di tutti i tempi fino alla fine. Ed è stato solo grazie a lui se vi siete salvati.”

 

Harry si voltò a guardarlo in faccia. “Si è sacrificato, non è vero?”

 

Remus abbassò gli occhi e annuì. E fu in quel preciso momento che Harry sentì il bisogno di voltarsi dall’altra parte per nascondere le lacrime. Perché sentiva un vuoto nel cuore troppo grande per non piangere stavolta.

 

 

***************

 

 

Ron continuava a fissare il muro davanti a sé senza battere ciglio. Stava seduto sul suo letto, coi gomiti sulle ginocchia e le gambe piegate. Si era svegliato da quanto, sei ore? Non ne aveva idea…in ogni caso da quando aveva aperto gli occhi non aveva detto una sola parola. Perché fondamentalmente non aveva voglia di parlare, come non aveva voglia di ascoltare.

 

Le uniche parole che gli erano arrivate al cervello erano state quelle di Ginny, che lo aveva abbracciato fra le lacrime e lo aveva implorato di perdonarla per essere rimasta tutto il tempo nascosta in un passaggio segreto della scuola, al sicuro da quell’inferno. Ron ringraziò il cielo per questo, ma non ricambiò il suo abbraccio né le rispose. E mantenne quello sguardo freddo e schivo anche quando vide arrivare uno dopo l’altro i suoi fratelli, uno più pallido dell’altro. E non ebbe alcun rimorso quando scansò la testa per evitare una carezza di sua madre. La sentì piangere, ma era come se fosse lontana un miglio da lui. Era come se tutti fossero lontani.

 

Niente di niente gli importava adesso; perché invece di vedere le loro facce lui continuava a vedere quelle di Seamus e Dean, che avevano lottato fino all’ultimo per restare in vita, quella terrorizzata e sconvolta di Neville, quelle disperate di tutti quelli che non ce l’avevano fatta…e poi nelle orecchie aveva solo quegli strilli, quelle esplosioni, le urla di Hermione che aveva rischiato di essere assalita, quelle di dolore e disperazione di Harry, le sue…

 

Ron serrò forte gli occhi per un momento, cercando di scacciare via dal suo cervello quelle immagini e quei suoni atroci. Ma sapeva che era un tentativo inutile. Non si sarebbe mai liberato di quegli incubi, lo avrebbero tormentato per molto, moltissimo tempo.

 

Si guardò le mani almeno per la decima volta da quando si era svegliato. Erano pulite…ora. Lo sapeva sua madre che con quelle mani aveva perforato il cuore a un uomo? Qualcuno aveva idea che con quelle mani aveva ucciso? Se le strofinò vigorosamente; ai suoi occhi erano ancora sporche di sangue.

 

Non gli dispiaceva di aver ucciso una belva di mangiamorte, anzi: lo avrebbe rifatto cento e cento volte per pareggiare i conti. Gli dispiaceva solo di sentire tutti gli altri lontanissimi da lui. Nessuno aveva vissuto quella orribile esperienza, perciò nessuno poteva capirlo. E certo lui non avrebbe sprecato tempo e fiato per elemosinare un po’ di comprensione. No, non gli dispiaceva affatto di aver ucciso quel mangiamorte.

 

Gli dispiaceva solo di aver ucciso con lui anche la sua adolescenza e la sua serenità.

 

 

***************

 

 

How can you see into my eyes like open doors

Leading you down into my core

Where I’ve become so numb

Without a soul my spirit’s sleeping somewhere cold

Until you find it there and lead it back to home

                                                                                  Bring me to life, Evanescence

 

 

***************

 

 

Molly Weasley si chiuse la porta della stanza del figlio alle spalle, tirando su col naso e asciugandosi quello che restava delle sue lacrime ancora una volta. Lì nella piccola sala d’aspetto trovò Bill che parlava con suo padre e Sirius, tutti e tre molto cupi e con tre bicchierini di caffè in mano.

 

“Ci sono novità?” le chiese Arthur Weasley vedendola arrivare.

 

Molly scosse la testa. “No. Ci sono Fred e George con lui, spero che almeno loro riescano a farlo aprire un po’.”

 

Sirius le porse un bicchierino di caffè molto forte. “Sto aspettando che torni Remus coi risultati delle analisi di Harry, poi lo porterò da Ron. Sono certo che hanno molto più bisogno l’uno dell’altro che non di noi.”

 

Molly annuì stancamente, passandosi una mano fra i capelli rossi e sorseggiando piano il suo caffè.

 

La porta della saletta si aprì ancora, ma stavolta ad entrare furono i genitori di Hermione, Margaret ed Edward Granger, che erano più rigidi che mai. Oltre alla situazione già drammatica in se stessa, era evidente che avessero grossi problemi ad orientarsi in un ospedale magico.

 

“Posso fare qualcosa per aiutarvi?” chiese subito gentilmente Arthur Weasley.

 

“Si.” Rispose la signora Granger. “Vorremmo sapere a chi dovremmo rivolgerci per far uscire nostra figlia da qui.”

 

Molly Weasley sbattè gli occhi un paio di volte. “Beh…ma devono solo finire alcuni accertamenti, al massimo entro un paio di giorni potremo riportarli tutti a casa…”

 

Margaret Granger scosse la testa. “No, non è questo il punto. Vorremmo portarla in una clinica specialistica a Londra, dove potrà essere seguita da uno psichiatra che potrà aiutarla.”

 

Sirius esitò. “Se mi consente, signora Granger, io non credo che sia una buona idea.” Disse piano. “Hermione ha molto più bisogno di restare coi suoi amici che di essere bersagliata di domande da uno strizzacervelli.”

 

La signora Granger s’irrigidì. “Mi permetta lei, signor Black.” Ribattè aspra. “So io cos’è meglio per mia figlia. Avremmo dovuto prendere questa decisione molto tempo fa, a quest’ora Hermione non sarebbe ridotta in quelle condizioni.”

 

Il marito le appoggiò le mani sulle spalle, e quando parlò lo fece con un tono molto più pacato. “Dovete scusarci se siamo così agitati, ma tutto questo è fuori dalla nostra portata.”

 

Molly Weasley annuì accoratamente. “Non scusatevi, è più che comprensibile. E’ un momento molto difficile per tutti.”

 

“Il punto è che noi non riusciamo ad aiutare Hermione in nessun modo.” Fece Edward Granger. “Si è completamente chiusa in se stessa e non si lascia né avvicinare né toccare da nessuno. E noi non riusciamo a restare impotenti senza poter fare qualcosa per la nostra bambina.”

 

Sua moglie annuì vigorosamente. “E questo è precisamente il motivo per cui dovrebbe vederla un bravo psichiatra.”

 

“Non sarebbe prudente riportarla fra i babbani ora.” Disse cauto Bill.

 

La madre di Hermione gli lanciò un’occhiataccia. “Infatti restare nel mondo della magia le ha fornito una gran protezione.” Fece, pungente.

 

“Io capisco cosa sta provando, signora, mi creda.” Provò il signor Weasley. “Ma i vostri…come li chiamate, poliziotti?...beh, loro non potrebbero contrastare un attacco sferrato da chi ha distrutto la scuola dei nostri figli.”

 

La signora Granger si passò una mano fra i capelli, esasperata. “Non vorrei sembrarle offensiva se le ricordo che nemmeno i vostri soldati sono arrivati sul posto in tempo.”

 

Sirius sospirò e annuì. “Mi dia solo la possibilità di dimostrarle che Hermione ha un gran bisogno dei suoi amici, e che con loro può riprendersi.”

 

Margaret Granger sospirò, suo marito annuì e le fece coraggio stringendole le spalle fra le mani. “Va bene.”

 

 

***************

 

 

Sirius diede una pacca sulle spalle a Harry e lo incoraggiò con un piccolo sorriso, poi aprì la porta della stanza di Ron. Harry tirò un sospiro ed entrò.

 

Ron stava seduto sul suo letto con lo sguardo perso nel vuoto, occupato a guardare verso la finestra. Sentendo la porta aprirsi e chiudersi subito si voltò; ma vedendo Harry i suoi occhi ebbero un guizzo vispo. Dopo tutto quello che avevano passato insieme, vederlo lì in piedi gli fece tirare un sospiro di sollievo. Non lo sentiva lontano come gli altri. “Ehi.” Gli disse semplicemente.

 

“Ehi.” Harry si rasserenò. Per un momento aveva temuto che con quello che aveva dovuto sopportare a causa sua, anche Ron potesse avercela con lui. E invece era lì, pronto ad accoglierlo senza alcun rancore. Era davvero il suo migliore amico.

 

Ron gli fece cenno con la testa di entrare. “Ti sei imbambolato là?”

 

Harry fece una piccola smorfia e lo raggiunse, sedendosi sul letto. “Sei tutto intero?”

 

Ron tirò su col naso e fece un’espressione beffarda. “Così pare. Tu?”

 

“Così pare.” Harry si guardò intorno e inarcò un sopracciglio. “Vedo che hanno dato anche a te la stanzetta pura e immacolata.”

 

“Già.” Ron fece una smorfia. “Con queste pareti bianche che non ti danno per niente il bruciore agli occhi.”

 

Harry fece un brevissimo e impercettibile sorriso prima di tornare a guardarsi le mani. Passò qualche minuto prima che trovasse il coraggio di parlare di nuovo. Ma questo doveva proprio dirglielo. “Mi dispiace.” Mormorò.

 

Ron scosse la testa. “No. Non è colpa tua.” Disse semplicemente. “Sono stati quei bastardi. E la pagheranno amaramente per questo.” Calò un breve silenzio, ma nessuno dei sue sentì la necessità di interromperlo.

 

Qualcuno bussò alla porta, e prima che potessero chiedersi chi, Ginny comparve sulla soglia. “Ci sono visite.” Disse con un piccolo sorriso, entrando e lasciando a entrambi la possibilità di vedere che la loro visita era Hermione.

 

Ma non era la solita Hermione: sembrava un pulcino bagnato. Si teneva ben stretta la vestaglia addosso quasi come se avesse paura che qualcuno gliela volesse strappare, e aveva l’aria molto spaventata. Ginny chiuse la porta e tornò a starle vicino.

 

Hermione raccolse il coraggio e guardò i suoi due amici. “…state…b-bene?” chiese, con la voce che le tremava.

 

Ron annuì. “E tu stai bene?” lei si morse un labbro e annuì. “Vieni qui, dai.” Le disse piano, spostandosi un po’ sul letto per farle posto proprio come stava facendo Harry.

 

Lei fece un passo indietro. Ginny cercò di venirle in aiuto. “Vieni a sederti.” Le disse dolcemente, porgendole la mano. Ma come la vide avvicinarsi, Hermione arretrò spaventata finchè non fu di spalle al muro. Ginny abbassò subito la mano. “Scusami.”

 

Harry sentì una stretta al cuore nel vederla in quello stato. No, non poteva accettare anche questo. Non poteva perdere anche la sua migliore amica. Si alzò e le andò incontro con calma e determinazione. Non era pronto a pagare un prezzo tanto alto.

 

Hermione si strinse nelle spalle, cercando di tenersi ancora più stretta la vestaglia addosso. “…ti prego, resta lì…” mormorò tremante.

 

Harry non l’ascoltò; si fece più avanti e le porse la mano. “Non aver paura. Non ti farei mai del male, e tu lo sai.” Le disse piano.

 

Due grossi lacrimoni fecero capolino sulle guance di Hermione, che scosse freneticamente la testa. “…lo so…però…” riuscì a dire tra i singhiozzi. “…ho paura…ti prego, non ti avvicinare…”

 

“Nessuno ti toccherà più, te lo giuro.” Cercò di dirle lui. “Io voglio solo aiutarti.”

 

Anche Ron li raggiunse. “Non dare a quei porci la soddisfazione di metterti a tappeto. Tu sei più forte di così.”

 

Harry fece un altro passo avanti. “Nessuno ti farà più niente, fidati di me. Tu mi credi, vero?”

 

Questo fece suonare un campanello nella testa di Hermione; quelli erano i suoi migliori amici, che nel momento del bisogno non l’avevano abbandonata per scappare. E che non sembravano disgustati neppure ora, dopo che quei mangiamorte avevano tentato di portarle via la sia innocenza fisica oltre a quella psicologica – che erano già riusciti a toglierle, comunque.

 

Guardò la mano che Harry le tendeva; esitò ancora una volta prima di sollevare anche lei una mano tremante. Quando riuscì a stringergliela, Harry le fece un piccolo sorriso brevissimo e incoraggiante. Hermione scoppiò a piangere e gli si gettò fra le braccia. “Scusa…” singhiozzò.

 

“Scusa tu.” Anche lui l’abbracciò forte. Ron la lasciò piangere senza darle fastidio, si limitò a prenderle una delle mani che lei teneva strette attorno al collo di Harry. Hermione, senza staccarsi dall’abbraccio di Harry, tirò la mano di Ron finchè non riuscì a tenere vicino anche lui.

 

Ginny si asciugò le lacrime col dorso della mano. Non credeva di averne ancora da versare: aveva pianto talmente tanto durante l’attacco, mentre la sorte l’aveva costretta a giocare al topo in una specie di galleria sotterranea sotto l’infermeria, dove era rimasta finchè gli auror del Ministero avevano liberato sia lei che gli altri che erano stati nascosti con lei da Madama Chips. Dell’attacco non aveva visto niente, aveva solo sentito esplosioni e urla disperate. Ma vedendo cosa tutto questo aveva fatto a suo fratello e ai suoi amici, ringraziò il cielo per averla risparmiata. E giurò a se stessa che li avrebbe aiutati a qualunque costo, perché lo meritavano fino in fondo solo per il coraggio che stavano dimostrando a voler andare avanti.

 

 

 

Dietro lo specchio – per l’occasione incantato – che dava nella stanza di Ron, Molly Weasley si asciugò per l’ennesima volta gli occhi, mentre il marito le passava un braccio attorno alle spalle. I genitori di Hermione si stavano tenendo per mano – la madre era commossa – e stavano assistendo alla scena profondamente scossi. Sirius si voltò verso di loro e si limitò a guardarli, in attesa di sapere qual’era la loro decisione.

 

“Va bene.” Disse alla fine il signor Granger. “Hermione resta qui.”

 

 

***************

 

 

Ginny entrò nella stanza di Hermione con un bel sorriso. Harry, Ron e Hermione stavano tutti insieme, ma avevano l’aria stanca e scocciata. Hermione era accucciata sul letto; Harry stava sdraiato ai piedi del letto e Ron stava coi piedi appoggiati sul bordo, stravaccato sulla sedia accanto.

 

“Vi ho interrotti?” disse Ginny, chiudendosi la porta alle spalle.

 

“Ah, ci sei riuscita a entrare.” Borbottò Ron.

 

Lei inarcò le sopracciglia. “Perché?”

 

“Perché abbiamo le palle così piene che è strano che ci sia spazio per un’altra persona qua dentro.”

 

Ginny rise. “Beh, ho una bella notizia per voi. Domani sera sarete fuori da qui.”

 

“Finalmente.” Fece Harry. “Così almeno la finiranno di giocare agli alchimisti con noi.”

 

Ginny prese posto accanto al letto di Hermione. “A quanto ho capito, Harry, tu verrai a stare da noi almeno per il momento. Ho sentito mia madre e Sirius che si mettevano d’accordo.”

 

Harry fece un sorriso e Ron gli diede una pacca sulle spalle. Ma a parte questo restò il silenzio.

 

Ginny si stropicciò le mani; non sapeva neanche lei perché, ma si sentiva imbarazzata. Quei tre erano cambiati così tanto nell’arco di così poche ore che non sapeva neppure come comportarsi con loro. Voleva stare vicina a tutti e tre…e invece era come se loro volessero completarsi a vicenda perfino nel silenzio. Perciò anche cercare di aiutarli significava superare una linea di confine che avevano chiaramente messo tra loro e il mondo. E ora come ora non le sembrava una grande idea.

 

Qualcuno bussò alla porta, e un momento dopo entrò un infermiere con una benda e un paio di garze in mano. “Scusate, dovreste uscire tutti.” Disse, avvicinandosi al letto. “La signorina deve cambiarsi la fasciatura sulla gamba.”

 

Ginny si alzò prontamente, i due ragazzi ci misero un po’ di più visto che erano mezzi sdraiati e ancora un po’ doloranti tra lividi e ferite superficiali.

 

“Si scopra le gambe, per piacere.” Disse tranquillamente l’infermiere.

 

Hermione lo guardò con gli occhi sbarrati. “No!”

 

L’uomo sbattè gli occhi. “Prego?”

 

“Io non scopro proprio niente!”

 

“Ma…signorina, io devo controllarle la medicazione…”

 

“Sto benissimo così, grazie.” Ribattè velocemente lei, affrettandosi a tenere ben coperte le gambe con la camicia da notte.

 

“Per favore, signorina, sia ragionevole adesso…” provò ancora l’uomo.

 

“Ehi amico, quale parte di ‘sto benissimo così’ non hai capito?” fece bruscamente Ron, facendo un passo avanti.

 

L’infermiere si accigliò. “Forse non sono stato abbastanza chiaro.”

 

Ron incrociò le braccia sul petto. “No, forse sono io che non mi sono spiegato. La mia amica non vuole essere toccata.”

 

L’uomo cercò di appoggiargli una mano sulla spalla. “Figliolo, ascolta…”

 

Ron lo respinse bruscamente, e nei suoi occhi comparve un lampo di rabbia. “Non chiamarmi figliolo. E non ti permettere di toccarmi.” Sibilò.

 

“Ron, adesso basta.” Ginny cercò di intervenire.

 

“Per favore, ognuno torni nella propria stanza.” La calma dell’infermiere cominciava ad esaurirsi.

 

“Nessuno andrà da nessuna parte.” Harry si alzò in piedi, decisamente irritato. “Almeno finchè non la smetterà di provocarlo.” Disse, facendo cenno con la testa verso Ron.

 

Ginny rimase a bocca aperta. In genere Harry si teneva fuori dalle litigate, anzi faceva da pacificatore quando Ron si buttava in una baruffa senza un motivo. E ora lo stava incoraggiando?...

 

“Volete capire che io sono qui per fare il mio dovere?!” il tono dell’infermiere si fece duro.

 

In quel momento entrarono frettolosamente il signor Granger e Charlie Weasley. “Che sta succedendo qui?” chiese il padre di Hermione.

 

“Lo chieda a loro!” replicò irritato l’infermiere. “Io ero venuto a fare il mio dovere, quando…”

 

“Si, col cazzo!” Ron s’intromise con forza. “Stava dando fastidio a Hermione.”

 

“Ma come…?!?” l’uomo fece per intervenire, ma il signor Granger fu più rapido.

 

“Hermione, è vero?” la figlia si strinse le ginocchia al petto e voltò lo sguardo altrove.

 

“Doveva…cambiarle la fasciatura alla gamba.” Disse timidamente Ginny.

 

“Solo questo?” incalzò Edward Granger.

 

Hermione alzò gli occhi: erano furibondi. “E che altro volevi che ci fosse?”

 

“Coraggio tesoro, se ne occupa papà, va bene?”

 

“Non va bene affatto!” replicò decisa Hermione. “Perché dovete per forza guardarmi queste dannatissime gambe, stanno bene! Non c’è niente da guardare!”

 

“Ma perché non la lasciate un po’ in pace?!” fece Ron, e Harry annuì vigorosamente.

 

“Tu calmati.” Disse Charlie appoggiando una mano sul braccio del fratello, che subito se la scrollò di dosso.

 

Ginny si passò una mano fra i capelli e scosse la testa: così erano questi i nuovi Harry, Ron e Hermione? Questo era ciò che aveva provocato nei loro animi la fine di Hogwarts? E chi sarebbe riuscito ad avvicinarli in quello stato di aggressività?

 

 

***************

 

 

“La torre di Corvonero è saltata in aria!”

 

“Dobbiamo trovare Silente, presto!”

 

“Andatevene, scappate!”

 

“Aahh!!”

 

“L’uscita è bloccata, non si passa!”

 

“Seamus!!”

 

“Dean, fermati!!”

 

“Harry Potter. Che peccato che abbiamo l’ordine di non ucciderti.”

 

“Crucio!”

 

“Lascia stare gli altri, è me che vuoi!!”

 

“Bastardo, toglile le mani di dosso!!”

 

“Convincilo a diventare un seguace del nostro signore.”

 

“Vaffanculo.”

 

“Avada Kedavra!”

 

“Nooo!!!”

 

“Tu sei morto, Potter!”

 

“…morto…”

 

“…sei morto…”

 

“Harry? Harry! Apri gli occhi, figliolo!”

 

Harry aprì gli occhi di scatto e si ritrovò in mezzo al letto nella sua stanza al St.Mungo, tutto sudato e ansimante. Era buio fuori, quindi era ancora notte. E nello stesso momento in cui vide che Sirius era accanto a lui e lo stava reggendo per le spalle così preoccupato, comprese che tutte le voci e le immagini di un momento prima erano state solo un ricordo.

 

“Va tutto bene, Harry, hai avuto solo un incubo.” Gli disse piano Sirius, cercando di rassicurarlo.

 

Harry scosse la testa e fu sul punto di fargli notare che più che un incubo era stato un ricordo vero e proprio, ma la sua attenzione fu attirata dai deboli lamenti a malapena udibili provenienti dalla stanza affianco alla sua: Hermione stava avendo un incubo a sua volta, e sua madre le stava mormorando qualcosa per calmarla. Apparentemente Molly Weasley stava avendo lo stesso problema con Ron, per quello che si poteva sentire. Harry si coprì le orecchie con le mani e serrò forte gli occhi. Non riusciva a sbattere fuori i loro urli, e nemmeno i suoi.

 

Sirius gli accarezzò ripetutamente la nuca. “E’ passato, Harry. E’ passato e non ritornerà.”

 

Harry accettò di buon grado la pozione per dormire senza sognare che gli offrì il suo padrino, bevendola tutta d’un fiato. Certo, era passato tutto come diceva lui.

 

…ma a che prezzo?

 

 

***************

 

 

Il dottor Farmer tirò un sospiro prima di entrare nella stanza del figlio del suo amico Arthur Weasley. Aveva sentito di quello che era successo a Hogwarts, ed era piuttosto convinto che a quei ragazzi non servisse uno psicologo. Nonostante questo aveva accettato di fare un salto al St.Mungo per fare un favore al suo amico Arthur.

 

Entrando vide i due ragazzi già vestiti e pronti per uscire dall’ospedale; avevano entrambi un’aria annoiata, ma avevano un linguaggio espressivo del corpo completamente diverso. Harry Potter aveva un’espressione triste mentre guardava fuori dalla finestra. Ron Weasley emanava rabbia mentre si strofinava lentamente le nocche delle dita.

 

I due ragazzi si voltarono di scatto. Il dottore sollevò una mano per rassicurarli. “Tranquilli, non sono qui per farvi altre analisi.”

 

Harry lo guardò. “Chi è lei?”

 

“Mi chiamo Anthony Farmer, e sono qui per fare due chiacchiere con voi.” Rispose il dottore, sedendosi sull’unica sedia della stanza.

 

“Perché dovrebbe sedersi qui e parlare con noi? Chi la conosce?” ribattè Ron senza troppa grazia.

 

“Sono un amico di tuo padre, sai Ron?” fece quello in risposta. “Sono uno psicologo e…”

 

Ron scoppiò a ridere forte, e Harry scosse la testa e alzò gli occhi al cielo. Il dottor Farmer rimase calmo: quei ragazzi stavano ancora reagendo al loro dolore, uno scatto simile era comprensibile.

 

“Perché stai ridendo?”

 

Ron fece fatica a riprendersi dalle troppe risate. “Non ci posso credere, mio padre mi ha mandato uno strizzacervelli…”

 

“Tuo padre non ti ha mandato proprio nessuno.” Disse calmo il dottore. “E’ una procedura normale, avete subito numerosi Cruciatus.”

 

Ron tornò immediatamente serio. “Non siamo pazzi, se è questo che vuole sapere. Ora credo che lei non abbia più motivo per stare qui.”

 

“Avete voglia di parlare un po’ di quello che è successo?”

 

Ron si coprì gli occhi con una mano e scosse la testa, con un sorriso beffardo sul viso. “Harry, ma lo senti?”

 

“Sento, sento.” Harry si voltò a guardarlo, con le braccia conserte e l’aria seccata. “Senta dottore, non per essere cafone, ma qui nessuno ha voglia di dire niente né di parlare con lei. Finirebbe per perdere il suo tempo con noi, non le conviene.”

 

“Va bene, non volete parlare.” Fece il dottore, cedendo alla schiettezza. “Ma state per uscire di qui, e lo sapete che dovrete decidere cosa fare della vostra vita.”

 

Ron si accigliò. “Lei parla molto bene, ma ho la netta sensazione che coi fatti non ci sappia fare un granchè, chissà come mai.”

 

“Ti fa sentire meglio sfogare la tua rabbia contro di me?”

 

“No, in effetti non è molto divertente. Meglio quello che ho fatto nella stanza al terzo piano, quella dove ci hanno torturato. Quello si che è stato rigenerante.”

 

“Cosa è stato rigenerante?”

 

“Ron, piantala.” Harry cercò di fermarlo.

 

Ron fece un sorrisetto fiero e appoggiò le mani sui fianchi. “Quei mangiamorte non ci hanno fatti fuori perché siamo stati più veloci noi. Perché li abbiamo uccisi per primi.”

 

Il dottore rimase in silenzio, ma la sua espressione tradì il suo stupore e il suo sgomento.

 

“Come, non lo sapeva?” infierì Ron. “Li abbiamo eliminati come gli sporchi assassini che erano. Harry ne ha buttato giù uno dalla finestra. Io ne ho trapassato un altro col suo stesso pugnale, proprio dritto al cuore…”

 

“La vuoi finire?” tuonò Harry.

 

Lo psicologo si alzò in piedi. “Forse avete ragione voi, figlioli. Non posso aiutarvi.”

 

Ron rise nel vederlo uscire in tutta fretta, e appena la porta si chiuse si beccò un cuscino in pieno viso. “Ma sei un coglione senza pari!” gli disse Harry. “Avevamo proprio bisogno di far sapere alla stampa che siamo dei pazzi assassini!”

 

Ron gli tirò a sua volta il cuscino in faccia. “Che me ne fotte! E poi se pensano che siamo assassini, meglio ancora. Non hai visto quello come se l’è fatta nelle mutande?”

 

“Si, sai che risate che ci faremo dopo.” Brontolò Harry, appoggiando stancamente la testa contro il muro dietro di lui.

 

 

 

Dietro lo specchio-spia Sirius e Remus rimasero in silenzio ad assistere alla scena. A parlare invece fu l’uomo alto che era con loro.

 

“Andranno benissimo. Sono pronti.”

 

Sirius continuò a guardare oltre lo specchio. “Ne sei sicuro, Homer?”

 

L’uomo alto annuì. “Più che sicuro. E appena tornano a casa ci voglio parlare.”

 

 

*********************

 

 

 

 

Capitolo parecchio difficile da scrivere, sapete? Mi piace raccontare cosa frulla nel cervello dei nostri eroi, ma alcuni sembrano difficili da seguire! ^^ Ma a me piacciono proprio i più complessi… *innocente sorrisone per Ron…*

 

Miei adorati recensitori, quanto vi adoro tutti! ^^ Ci tengo a ringraziare tutti uno per uno, come sempre. Solo una piccola precisazione, visto che questo me l’hanno chiesto in tanti e non posso scriverlo centomila volte: no, non mi ero assolutamente dimenticata di Ginny nello scorso capitolo, assolutamente no. Tutto calcolato. Ginny non doveva essere toccata neanche di striscio da quello che invece è successo a suo fratello e i suoi amici, perché ora il suo ruolo in questa storia sarà quello di ‘contatto’ col mondo esterno per loro che hanno perso fiducia nel prossimo. In pratica Ginny sarà essenziale in questa parte della saga, non potevamo macchiare anche lei, no? Bene, detto questo…

 

Kim: tesoruccio mio! Fantastica creatrice di locandine e mega scrittrice! =) il tuo commento mi rende molto felice! ^^

Danae: grazie tantissimo! Sono felice che ti piaccia. Io cerco sempre di essere molto puntuale coi miei aggiornamenti, compiti permettendo…^^

Vale: Sono felicissima che ti sia piaciuto Ron, ci ho messo molta attenzione nel descriverlo perché il suo è il cambiamento più radicale e complesso…in bocca al lupo per la tesi e aggiorna presto!

Luna Malfoy: sono colpevole di averti mandato in astinenza! ^^ Ecco che riparo subito! Si, anch’io ho il feeling con Ron *…eh eh…*

Kiara: mannaggia si, è stata dura…Seamus già mi manca! ^^ Draco? No, in realtà la sua figura mi servirà in un futuro non molto lontano…poi capirai. =)

Alexis: maestro! Da bravo marocchino ho sterminato una scuola intera… =) La clemenza non fa parte delle mie virtù… ^^

Mao_Chan 91: ogni tanto un po’ di sana crudeltà è necessaria! ^^

Alewen: lo sai che anch’io adoro Star Wars? =) Aspetta, quando la dice quella frase…non lo ricordo con precisione, ma suppongo che debba essere Obi-Wan da vecchio che si rivolge a Darth Vader…giusto? E per Ginny e Harry…sai, non dovrai aspettare ancora molto =)

Eli: wow, ho strappato a Strekon il primato in omicidi? Naahh…non glielo dire, altrimenti nel prossimo chap stermina tutti i suoi personaggi e si riguadagna la medaglia! ^^ Per Ginny vedi sopra.

Strekon: è bello uccidere un migliaio di persone tutte in una volta, eh? ^^ Meno male che è solo una fanfic…tu sai tutto, eh? ^^ Beh, speriamo che il regalo di mony piacerà anche a te, allora! =)

Marilia: no, ho fatto preoccupare tua madre! ^^ Grazie mille per i complimenti! La mia mail è checkmater@tin.it

Rachel e Giuggy: grazie a tutte e due! Su, su, non piangete…i nostri eroi ora piano piano si riprenderanno. =)

Mary: beh, tanta violenza era necessaria ai fini di questa storia e di tutto il resto della saga. E per Ginny leggi sopra!

Vega: il tuo commento è la ciliegina sul dolce! Sono felicissima di essere riuscita a coinvolgere così tanto te e tutti gli altri…wow! Attenzione o mi commuovo ^^ In bocca al lupo per il compito di latino!

 

Bene, e adesso devo lasciarvi…il prossimo capitolo “Ricostruire…e ricominciare” sarà il primo che scriverò da 17enne! Wow, che emozione! =)

Baci baci a tutti!

 

Sunny

  
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