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Autore: _LaUra    09/02/2010    1 recensioni
Darleen, Medison e Alice le protagoniste di questa storia. Tutte e tre hanno avuto dei gravi incidenti dai quali si riprenderanno grazie all'aiuto di un bellissimo dottore. Ma il Dottor Nicols chi sceglierà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 CIAO A TUTTI!
QUESTO è UN PERIODO UN Pò COSì QUINDI QUELLO CHE SCRIVO SARà UN Pò INFLUENZATO DAL MIO UMORE...
SPERO NON SIA NEGATIVO X LA FF...
COMUNQUE SIAMO ARRIVATI ALL'OTTAVO CAPITOLO..
SPERO CHE LE RECENSIONI AUMENTINO, ALTRIMENTI, COME SAPETE, MI DEMORALIZZO!
BUONA LETTURA!


Alice

Piove.
Il mio sguardo perso è rivolto verso la finestra di camera mia.
Un dolore atroce da un mese ormai lacera il mio cuore.
Un dolore insopportabile, che toglie la voglia di andare avanti.

...And I hate how much I love you boy
But I just can't let you go
And I hate that I love you so...

" Già.. odio quanto ti amo Eric.." mormoro tra me e me.
Continua a scendere la pioggia e le lacrime, che per l'ennesima volta bagnano le mie guance, le fanno compagnia.
Un mese, ero stata troppo ottimista a credere che l'avrei dimenticato nel giro di poche settimane. Era passato un mese e ancora piangevo per lui.
Le voci di Rihanna e Ne-yo unite formavano un duetto perfetto.
Quella era una canzone che mi distruggeva dentro.
Risvegliava tutti quei ricordi, quei momenti che cominciavano ad urlare dentro la mia testa, impedendomi di pensare.
Forse il motivo per cui non mi ero ancora liberata di tutta questa sofferenza ero io, io che mi autodistruggevo ascoltando canzoni tristi, lasciandomi trasportare dai ricordi, rifiutando qualsiasia invito ad uscire.
Ma cosa ne potevo io se, per la prima volta nella mia vita, mi ero innamorata?.
Nulla.
Sentii bussare alla porta.
Asciugai in fretta le lacrime e risposi : " Avanti..".
La porta cigolò come al solito e poi vidi Jack.
" Ciao Al.." disse notando il mio volto pallido.
" Jack.." risposi silenziosamente.
" Ho una cosa da darti.." disse passandomi una busta.
" Da parte di chi?" chiesi per nulla incuriosita.
" .. Sua" rispose ed io capii al volo.
Non riuscii a trattenere le lacrime, accartocciai la busta e la lanciai nel cestino sotto la scrivania.
" No.." mormorò lui non facendo in tempo a fermarmi.
" Che c'è?! Ora non posso nemmeno rifiutare le sue lettere?! Non posso perdonarlo, devo resistere.. anche se è difficile.." dissi lanciandomi tra le sue braccia.
" Forse vuole farsi perdonare.." disse lui tentando di consolarmi.
Rosalie, Sharon e Jack le avevano provate tutte ormai per togliermi dalla testa Eric, ma non c'era stato verso, sembrava facessi di tutto per non perdere i preziosi ricordi dei momenti passati con lui.
" Non mi interessa.." singhiozzai.
" Su tranquilla.." disse lui baciandomi la testa.
Rimase con me finchè non riuscii a fingere un'espressione più serena, se ne andò poco prima di cena rifiutando gli inviti di mia madre.
" Non mangio..." le dissi quando accompagnai Jack alla porta.
" Hai digiunato anche oggi a pranzo! Devi mettere dentro qualcosa Alice..." disse mia madre preoccupata.
" Sto bene.." borbottai e corsi in camera non permettendole di replicare.
I miei occhi continuavano a fissare il cestino.
La lettera.
Perchè l'avevo strappata?.
Leggerla non avrebbe peggiorato più di tanto la situazione.
Presi lo scotch e unii i due pezzi.
Poi iniziai a leggere lentamente trattenendo le lacrime.

Alice,
da quando te ne sei andata, o meglio, da quando ti ho persa sono cambiato.
Non sono più lo stesso, te lo giuro, non so come mi sono ritrovato una persona diversa.
Per merito tuo.
Mi manchi.
Manca il tuo sorriso, la tua strana fobia per le corde, le tue continue cadute, il tuo profumo di zucchero filato e più di tutto la tua presenza accanto a me.
Sei importante e me ne sono accorto troppo tardi.
Spero che leggendo questa lettera tu possa capire quanto tengo a te e perdonarmi.

Baci
Eric Nicols
 
Il foglio era talmente inzuppato dalle lacrime che ormai la lettera era illeggibile.
Eric sentiva la mia mancanza.
Sentii alcune ferite dentro di me rimarginarsi pian piano.
Non potevo continuare a infliggermi quel dolore, l'avrei perdonato sicuramente prima o poi e quello era il momento per farlo.
Dipendevo troppo da lui e quella lettera mi aveva aperto gli occhi e schiarito le idee.


Medison

" Josh.." sussurai al suo orecchio.
" Dimmi.." disse lui girandosi verso di me.
" Sono incinta..." dissi tutto d'un fiato.
Erano passati un paio di mesi da quando era tornato a vivere con me e non mi aveva più picchiata, anzi ogni giorni diventava sempre più dolce.
Si appoggiò ai gomiti rimanendo disteso nel letto matrimoniale.
" Sul serio?" chiese facendo comparire un largo sorriso sul suo volto.
" Si! Di due mesi.." dissi felice.
Mi prese tra le sue braccia e mi strinse forte a sè.
" Ti amo.." disse dolcemente.
" Anch'io!" risposi stringendolo forte.
Poi ci addormentammo in quella posizione entrambi entusiasti per l'arrivo di un bebè in famiglia.
In tarda mattinata sentii il profumo del caffè entrarmi nelle narici.
Mi svegliai.
Il sole batteva forte cotro le grandi vetrate dalla camera da letto e il posto accanto a me era vuoto.
" Buongiorno amore mio!" disse Josh entrando.
" Giorno amore.." dissi strofinandomi gli occhi ancora insonnolita.
" Ho preparato la colazione!" mi disse dolcemente.
Notai il suo abito elegante e rimasi incantata dalla sua bellezza.
" Dove vai così vestito?" chiesi incuriosita.
" Ho un colloquio di lavoro.." disse soddisfatto.
" Dici sul serio?" chiesi stupefatta.
Josh lavorava nel settore pubblicitario e erano veramente poche le occasioni di lavoro che gli si presentavano.
" L'azienda che si occupa di pubblicizzare i profumi per uomo " Armani" ha fissato questo colloquio.." disse fiero.
" Oddio! Lavorerai per Armani!" esclamai orgogliosa del mio compagno.
" Non so ancora se mi assumeranno.." disse facendosi pensieroso.
" Sono certa che non perderanno un talento naturale come il tuo.." lo incoraggiai mentre gli sistemavo la cravatta.
Quando mi sedetti a tavola per iniziare la colazione Josh partì per il colloquio e così, dopo avergli augurto buona fortuna, rimasi sola.
Impiegai quel poco tempo rimasto prima di pranzo nelle pulizie domestiche.
Poi, squillò il telefono.
" Pronto.." dissi col fiatone.
" Buongiorno, parlo con la signorina Woods?" chiese una voce maschile.
" Si, sono io.." risposi.
" Sono un medico del S. Juditte Hospital, il suo compagno.." mentre il medico parlava lo bloccai presa dal panico.
" No.. Cos'è successo a Josh?!" chiesi terrorizzata.
" Ha avuto un incidente, è in gravi condizioni.." disse il dottore dall'altro capo del telefono.
Mi sentii svenire. È vero che quando tutto sembra andare per il verso giusto c'è sempre qualcosa pronto a rovinare quella situazione di benessere.
" Arrivo.." dissi con voce rotta dal pianto.
Mi precipitai in auto e partii premendo sull'acceleratore.
Quando arrivai un'infermiera mi accompagno nella sala d'attesa, dovevo aspettare che Josh uscisse dal reparto traumatologia.
Presi il cellulare e digitai velocemente il numero di Eric, in quel momento sentivo che lui era la persona più importante della mia vita dopo Josh, e avevo bisogno di averlo vicino.

Darleen

Passeggiavo senza meta per i marciapiedi del centro di New York.
L' i-pod alle orecchie mi permetteva di dividermi dal mondo intero, da tutta quella gente che percorreva di fretta le strade della grigia città.
Da quando avevo visto Alice piangere alla vista del dottor Nicols insieme a me avevo deciso che non mi sarei fatta più vedere durante i suoi stessi orari.
Ora seguivo un programma di riabilitazione con il dottor Chase e non incrociavo mai la giovane ragazza e il bel dottore.
Mi era giunta voce però che Alice avesse adirittura voluto cambiare clinica, perchè le era troppo difficile sopportare la vista del dottor Nicols.
Avevo perso i contatti sia con lui che con le altre due pazienti e stavo vivendo un periodo nella più completa solitudine.
Persa nei miei pensieri non mi accorsi di un ragazzo che stava fermo ad osservare gli orari dell'autobus. Ci scontrammo.
Caddi a terra e tutto il contenuto della borsa si sparse nel marciapiede.
" Scusami! Mi dispiace, che imbranato sono.. aspetta, ti aiuto.." disse il giovane chinandosi per aiutarmi a raccogliere le mie cose.
" Figurati! È tutta colpa mia, avevo la testa fra le nuvole e non ti ho visto.." dissi poggiando lo sguardo su di lui.
Era sicuramente uno studente verso gli ultimi anni del liceo, ma aveva un'aspetto maturo e responsabile.
" Dove stavi andando?" mi chiese con aria indifferente.
A quella domanda arrossii, perchè in verità non avevo una meta.
" Sinceramente non lo so.." risposi timidamente.
" Prendiamo un caffè?" propose con aria amichevole.
" Non dovresti essere a scuola?" domandai.
" Oggi è sabato.." disse lui accigliato.
" Oh già.." dissi arrossendo e sbattendomi una mano sulla fronte.
Fantastico. Avevo addirittura perso il conto dei giorni.
" Allora ti va?" mi chiese nuovamente con il sorriso stampato sulle labbra.
" Ma si.. andiamo.." risposi convinta.
Ora avevo una meta, e non ero neppure più sola. Mi sentii più serena e tranquilla.
Quando ci sedemmo sui tavolini di un bar calò un silenzio imbarazzante.
Il giovane ragazzo lo ruppe poco dopo.
" Non sei del liceo vero?" mi chiese.
" No, mi sono laureata due anni fa.." risposi " Tu si invece?" chiesi poi.
" Si frequento il quarto anno, vado per i diciotto.." disse sorridendo.
Il cameriere arrivò con il caffè e iniziammo a sorseggiarlo piano.
" Come mai vagavi senza meta?" chiese trattenendo una risata.
" Avevo bisogno di prendere una boccata d'aria e di riflettere..." risposi tranquilla.
Parlare con qualcuno mi faceva sentire meglio, avevo bisogno di sfogarmi e farlo con qualcuno che non conoscevo aveva un non so che di speciale.
" Scusami, ora devo andare.." disse il giovane dopo che il cameriere portò il conto.
Pagammo e poi ci salutammo.
" Allora ci vediamo!" dissi voltandogli le spalle.
Non feci tempo a fare due passi che lo sentii poggiare la sua mano sulla mia spalla.
" Eh.." dissi voltandomi.
" Non ci siamo nemmeno presentati.." disse sfregandosi il mento.
" Già.." risposi accorgendomene solo in quel momento.
" Io sono Jack.." disse il giovane lisciandosi il corto pizzetto.
" Io Darleen.." risposi con un sorriso.
" Ti andrebbe di scambiarci il numero di telefono?" propose imbarazzato.
" Perchè no.." dissi felice di tutto quell'interesse nei miei confronti.
Ci scambiammo i numeri e poi ci salutammo con la promessa che saremo rimasti in contatto.
" Ci si vede!" disse lui agitando una mano prima di salire sull'autobus.
" Alla prossima!" risposi.









 

  
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