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Autore: lames76    15/02/2010    0 recensioni
Un racconto dell'investigatore Philip Marlowe, un omaggio a Raymond Chandler ed al genere Hard Boiled.
Marlowe viene incaricato da una bella donna di trovare un uomo scomparso ma niente è come sembra.
Genere: Malinconico, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera mi rigirai nel letto piu' volte non riuscendo a prendere sonno. Troppi pensieri mi affollavano la mente e non era una cosa a cui ero abituato. Cosi' mi alzai dalla mia cuccia, indossai il mio solito abito e mi preparai una tazza di caffe' nero.
Mentre ero intento nel titanico compito di capire cosa fare dopo il caffe', il mio telefono squillo'.
Sollevai la cornetta ed immediatamente una voce di donna che ben conoscevo inizio' a parlare: – Philip per favore... e’ successa una cosa terribile... io... io... Sembrava sul punto di scoppiare a piangere, io la rassicurai che l’avrei raggiunta entro pochi minuti.
Uscii ed incredibilmente ritrovai la mia macchina, nonostante il sonno, cosi' che, giunsi alla casa della mia cliente precisamente tredici minuti dopo. Entrai nella grande magione e bussai alla porta.
Beverly mi venne ad aprire tremante e praticamente mi cadde tra le braccia. – E’ terribile... – mormoro' con un filo di voce.
Per la prima volta da quando l’avevo conosciuta non indossava i guanti, l’anulare della mano sinistra era stranamente arrossato ma per il resto, aveva delle belle mani.
Io la sollevai in braccio e la riportai dentro, chiudendo alle mie spalle la porta. La adagiai su un divanetto e gli versai un’abbondante dose di whisky prendendolo da un mobile bar li' vicino.
Lei bevve avidamente e riprese un po’ del suo colorito.
– Raccontami cosa e’ successo – le dissi.
Le bevve ancora un sorso e poi parlo': – Mi ha telefonato un uomo... poco prima che ti chiamassi... mi ha detto... ha detto...
Io mi avvicinai a lei e la presi tra le braccia per rassicurarla: – Vai avanti – la esortai.
– Mi ha detto che hanno rapito Edward! – fece un lungo sospiro – Hanno detto che visto che non ho risposto alla loro richiesta di riscatto l’avrebbero ucciso! Ma io non ho ricevuto nessuna richiesta! L’ho detto, ma loro hanno risposto che non mi credevano e poi... poi... – tremo' violentemente ed io dovetti stringerla piu' forte – Poi... ho sentito la voce di Edward che urlava e poi ho udito uno sparo...
Parve come crollare tra le mie braccia. La cullai per un lungo istante: – Non ti hanno detto altro?
– Si... mi hanno detto che... che avrei trovato... il corpo... al magazzino 15, molo ovest... – mormoro'.
Mi disse anche che aveva chiamato Antony Krily dopo di me chiedendo aiuto e la sua guardia del corpo sarebbe giunta entro breve... quella sera era la sua serata libera e per quello non era con lei. Attesi che si fosse ripresa e, quando lui giunse, la lasciai e mi diressi verso il porto.
Arrivai in quindici minuti e trovai il magazzino cinque minuti dopo.
Entrai con circospezione ma appena lanciai un’occhiata dentro capii che non era necessaria. Lo spazio era completamente sgombro a parte una sedia a cui era legato un uomo, un tavolo ed un’altra sedia.
Lo raggiunsi senza fretta, da come teneva il capo capii che oramai non sarebbe piu' andato da nessuna parte.
Era indiscutibilmente Edward Milles, o almeno lo era stato.
Aveva le mani legate dietro lo schienale della sedia e le gambe alle gambe. Un grande pezzo di nastro adesivo era appiccicato sulla sua bocca. Un ancora piu' grande, foro di proiettile gli ornava con una macchia rossa, il petto, come un sinistro fiore all’occhiello della camicia. Le mani erano escoriate cosi' come i polsi, probabilmente aveva cercato di forzare le corde. Le dita erano orribilmente ferite.
Mi guardai attorno.
Vicino c’era il grande tavolo completamente sgombro cosi' come l’altra sedia.
Toccai il cadavere, era freddo come un pezzo di ghiaccio.
Con passo veloce uscii e mi diressi verso un telefono per chiamare gli sbirri.

Quando raggiunsi l’apparecchio, dall’altro capo del molo mi fermai ed invece della polizia composi il numero della mia cliente.
– Beverly c’e’ un problema – le dissi quando sentii la sua voce rispondere.
– Hai trovato il suo cadavere? – chiese con un filo di voce la donna.
– No e’ proprio questo il problema – mentii – Non ho trovato nessun cadavere!
Ci fu un attimo di silenzio: – Ne sei sicuro? – mi chiese con un filo di voce – Sei sicuro di essere nel posto giusto?
– Magazzino 15, molo ovest... niente di niente a parte la puzza di pesce – risposi.
– Aspettaci li'... arriveremo subito... – chiuse la comunicazione.
Senza rendermene conto presi una sigaretta d’in tasca e la accesi. Nonostante fosse di buon tabacco sentii le boccate amare come non mai, cosi' mi affrettai a gettarla in mare.
Tutta quella faccenda era disgustosa e troppo complessa e morbosa per essere vera. Dovevo concludere tutto in fretta... e se le mie supposizioni erano giuste non ci avrei messo molto.

Giunsero presto, ma impiegarono piu' tempo di quanto avessi pensato. Fermarono la grande auto a pochi metri dalla porta del magazzino e scesero.
Io li aspettavo all’interno, vicino al mio, poco loquace, nuovo amico.
Quando entrarono Beverly si blocco' per un istante inorridita, si strofino' le mani nervosamente, poi entrambi avanzarono con passo deciso fino a trovarsi di fronte a me.
– Cosa significa tutto questo? – mi chiese lei con voce roca – Perche' mi hai detto che non c’era niente... mi hai mentito!
Io mi spostai alle spalle del cadavere appoggiando le mie mani sulle sue spalle.
– Anche tu mi hai mentito – appoggiai le mani sulle spalle del morto – Ad esempio non mi hai detto che eri sposata...
Lei trasali' per un attimo poi parlo': – Come l’hai capito? – chiese.
– Portavi sempre i guanti... l’unica volta che ti sei fatta vedere senza avevi il segno della vera sul dito... – mi spostai dietro il cadavere – ... e se posso azzardare un’ipotesi questo e’ tuo marito... o almeno lo era... –
Notai che Krily aveva impugnato una pistola e me la stava puntando contro.
– Lasciatemi indovinare – dissi cercando di non farmi vedere troppo impressionato – Aveva scoperto che tra di voi due c’era una storia e cosi' l’avete freddato... poi avete escogitato un piano. Avreste assunto un investigatore privato per ritrovare questa persona, l’avreste imbambolato bene con delle frottole, gli avreste fatto credere che lo scomparso era stato rapito da una banda di gangster fino all’apoteosi con il ritrovamento del cadavere qui al molo... – sorrisi – ...e l’investigatore in questione avrebbe giurato, di fronte agli sbirri, che i gangster fossero i responsabili – scossi il capo – Un buon piano, anche se troppo arzigogolato, ma purtroppo per voi avete assunto il solo investigatore privato di LA che sa ancora fare il suo lavoro –
– Quasi tutto giusto... dove abbiamo sbagliato? – chiese Beverly. Ora non sembrava piu' scossa, anzi il suo viso si era teso in una maschera di crudelta' che non la faceva piu' sembrare cosi' bella.
– Avete assunto un incompetente per fare finta di essere un gangster, in piu' ti sei lanciata troppo fra le mie braccia ma soprattutto, mi hai raccontato di aver “assistito”, via telefono, all’uccisione di Edward ma il telefono piu' vicino e’ dall’altro lato del porto... – risposi.
Anton Krily inizio' a ridere: – L’avevo detto che era troppo furbo – ruggi' – Avrei dovuto investire te invece dell’altro investigatore –
– Si avresti dovuto – mormorai senza scompormi – Ma poi avreste dovuto tentare di far abboccare un altro gonzo –
– Uccidilo – disse distrattamente Beverly – Cambieremo la versione. Lui ci ricattava dopo aver rapito il mio caro marito. Quando sei arrivato qui lui l’aveva gia' ucciso ma tu, per fortuna, sei riuscito a sparargli prima che fuggisse –
L’uomo sorrise in maniera feroce e poi torno' a fissarmi. La mano sull’arma si preparo' a farmi salire tra le celesti schiere.
– Getta la pistola! – la voce del mio amico Bernie Ohls mi parve far parte di un coro di angeli – Siete in arresto per l’omicidio di Edward Milles e quello di Kurt Steiner –
Da dietro gli scatoloni sparsi per il magazzino sbucarono i suoi uomini. Devo dire che, da quando facevo quel lavoro, non ho mai apprezzato la polizia tanto quanto quel momento.
Ancora un po’ e mi sarei messo ad applaudirli.
   
 
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