Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: baby80    05/03/2010    12 recensioni
Quello che avrei voluto fosse successo dopo la famosa puntata dell'anime "un innamorato respinto"... la mia rivisitazione di ciò che successe dopo "lo strappo della camicia"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il generale Jarjayes non aveva smesso di urlare e imprecare da quando Oscar aveva abbandonato l'altare, se la prese con chiunque gli fosse a tiro, la moglie, i valletti, perfino con il prete.
Il generale mandò via, con modi tutt'altro che gentili, tutti gli invitati, e poi riversò la propria rabbia sul Conte di Fersen.

“Cosa state facendo? Che razza di uomo siete? Riportate immediatamente qui Oscar.”
“Generale, perdonatemi, ma non credo che se riportassi qui Oscar cambierebbe idea su questo matrimonio.”
“Siete un inetto Fersen! Non siete stato in grado di tenere testa alla vostra futura moglie, non siete fatto per essere un marito, tanto meno per Oscar. Non mi stupisce che a voi riesca bene solo la  parte dell'amante della Regina di Francia. Sparite della mia vista!”  e così dicendo si lasciò il conte di Fersen alle spalle.
La famiglia Jarjayes ritornò a palazzo senza rivolgersi la  parola durante il viaggio, Madame Jarjayes e la vecchia governante non smisero di piangere un attimo, rimproverate ad intervalli regolari dal generale. Le sorelle di Oscar rimasero in silenzio, guardandosi l'un l'altra con sguardi interrogativi, senza badare alle urla del padre, quelle urla che avevano accompagnato l'infanzia di ognuna di loro, quelle stesse urla che ora provocavano solo indifferenza.
Giunti a palazzo videro scomparire il generale Jarjayes nel proprio studio.
Le urla cessarono e iniziò ad aleggiare una coltre di paura, nessuno ebbe il coraggio di dirlo apertamente, ma tutti temevano da un momento all'altro un gesto folle del generale.
La sorella maggiore di Oscar si divise dalle altre donne e raggiunse il giardino di casa, sentiva il bisogno di pensare, di riflettere sul gesto sconsiderato, di quella altrettanto sconsiderata sorella.
Si domandò come, Oscar, avesse potuto lasciare il conte sull'altare, quale motivo l'aveva spinta a gettar via un'opportunità del genere? Un uomo come Fersen, pensò la donna, era un raro dono per una donna “particolare” come Oscar, era un raro dono per qualsiasi donna, si corresse.
Il conte era dotato di fascino, era colto, aveva modi garbati ed era un uomo bellissimo.
La donna non riusciva a darsi pace cercando di capire cosa stesse accadendo alla sorella.
“Dove sei Oscar?” questa preoccupazione scappò alla sua mente e si perse sulle labbra, in un sussurro.
La donna decise di rientrare a palazzo, ma un rumore di zoccoli, sempre più vicini, la fece desistere.
Oscar.
Si rallegrò nel vederla in buono stato, sana e salva, nonostante la notte trascorsa chissà dove.

“Oscar! Oscar! Dove sei stata tutta la notte? Stai bene?” la sorella stava correndo incontro ad Oscar quando vide giungere André. Cosa ci faceva André con Oscar? Un tempo sarebbe stato normale vederli insieme, ma negli ultimi tempi erano stati piuttosto distanti, tant'è che non vedevano André, a palazzo, da settimane.
“Sto bene. Non ti preoccupare. Ho bisogno di vedere nostro padre.” Oscar scese da cavallo.
“Oscar, cosa sta succedendo? Perché hai...” la sorella di Oscar non ebbe il tempo di formulare la domanda.
“Non potevo sposarmi.” Oscar abbassò lo sguardo.
“Perché Oscar? Parlami.”
“Non potevo. Non chiedermi di più, non ora. Ho bisogno di parlare con nostro padre, ti prego.” Oscar guardò la sorella con sguardo severo.
“Non credo che sia il caso che tu veda nostro padre. Il generale è fuori di sé. Vai via Oscar, torna domani, quando si sarà calmato.”
“Ma... io...”
“Dobbiamo parlare con tuo padre Oscar, adesso.” André comparve alle spalle di Oscar, pronunciò quelle parole con tono deciso, quasi autoritario cercando il suo sguardo.
La prese per mano.
Oscar fu attirata dallo sguardo dell'uomo, e vi si perse, e vi trovò pace, mentre la sua mano strinse la mano che la stava stringendo.
La sorella di Oscar rimase spiazzata da ciò che i suoi occhi le stavano mostrando, per un istante non volle crederci... No non poteva essere, cercò di convincersi, ma l'evidenza le era di fronte, in tutta la sua chiarezza.
“Oscar... ma... cos'è questa storia?”
“Questo è il motivo che mi ha impedito di sposarmi.” confessò Oscar, con una dolcezza che la sorella non ricordava di aver mai sentito in lei.
André strinse ancora di più la mano di Oscar, e insieme entrarono a palazzo Jarjayes.
La sorella di Oscar non aveva potuto dir nulla, ci aveva provato, con tutta se stessa ma il respiro non volle collaborare, lasciandola muta e impietrita di fronte a quelli, che un tempo, erano stati la sua piccola sorellina e il suo amichetto d'infanzia, una bambina nobile col destino segnato da un padre folle, e un bambino cresciuto con il solo compito di servire e proteggere la figlia del padrone.
Quei bambini che ora si amavano, sfidando il rango, il pregiudizio, le differenze.
La donna provò un'improvviso senso di vuoto e d'invidia, per la  prima volta invidiava la sorella, invidiava l'amore di quell'uomo che le era stato accanto tutta la vita, un amore vero, ricambiato, differente da quello che era toccato a lei.

Oscar e André varcarono la soglia del palazzo insieme, ancora mano nella mano, immuni da qualsiasi timore.
Furono sorpresi dalla famiglia quasi al completo, riunita in salotto.
Entrarono creando maschere di ghiaccio sui visi dei presenti.
Nessuno dei presenti si aspettava l'arrivo di Oscar, tanto meno quello di André, ancora meno Oscar e André mano nella mano, palesemente “intimi”.
Un silenzio pesante come fosse fatto di roccia riempiva la stanza, nessuno osava proferir parola, avevano occhi puntati, come fucili, sui due giovani.
Solo la vecchia governante, tra le lacrime, trovò il coraggio di parlare.

“André! Per l'amor di dio, cosa hai fatto?”
Subito dopo, anche Madame Jarjayes trovò la forza.
“Oscar! Sei impazzita? Hai mandato a monte il matrimonio col conte di Fersen per... mio dio, dammi la forza... Oscar, ti prego, rassicura tua madre, dimmi che sto solo immaginando...”
“Cosa state immaginando madre?” disse Oscar con un tono di sfida.
“Oscar non ti permetto di parlarmi in questo modo!... io...”
“Voi cosa Madre? Non riuscite nemmeno a dirlo... Non riuscite nemmeno a  pronunciare il suo nome.”
Madame Jarjayes si portò la mano alla fronte, in segno di malessere, ma Oscar non si fece impietosire.
“Ho mandato a monte il matrimonio con Fersen perché amo un altro uomo, e quell'uomo è André. Avete sentito madre? Non vi state immaginando nulla, è la pura e semplice realtà dei fatti. Ed ora, se volete scusarci.”
Madame Jarjayes cadde a terra in preda ad una crisi, in preda ad uno dei suoi famosi svenimenti.
Le figlie le furono subito accanto.
Solo Nanny non si curò del malessere della padrona, dimenticò il suo ruolo in quel palazzo e corse incontro ai due ragazzi, i bambini che aveva cresciuto come fossero stati suoi, si avvicinò e pianse appoggiandosi al corpo del nipote.

“Siete degli incoscienti! Ah, e tu André, avresti dovuto prenderti cura di Oscar!” disse la vecchia governante colpendo con poca convinzione il petto del nipote.
“E' quello che ho fatto nonna... e che farò, per sempre.” André carezzò la schiena della vecchia nonna.
“Amo Oscar più della mia vita, non può essere un male tutto questo amore, non credi nonna?”
“I miei due bambini...”
Nanny pianse, senza freni, pianse lacrime dolci, pianse lacrime di felicità.
Dopo aver rassicurato la vecchia governante i due ragazzi lasciarono il salotto, era giunto il momento di affrontare il generale Jarjayes.


Oscar lasciò la mano di André e bussò alla porta del padre.
Silenzio.
Oscar bussò ancora.

“Andatevene! Lasciatemi in pace, maledizione!” il tono del generale lasciava trasparire tutta la sua rabbia.
“Padre, sono Oscar. Fatemi entrare, devo parlarvi.”
Silenzio.
Oscar mise la mano sulla maniglia e la porta le si aprì davanti, senza alcun sforzo.
Oscar entrò nello studio seguita da André, trovarono il generale seduto alla scrivania, un bicchiere di liquore sul tavolo e l'uniforme aperta, lui che era sempre stato impeccabile, sempre in ordine, distinto, anche nelle occasioni più difficili, che fosse in battaglia o ad un ricevimento, ora era di fronte a loro, stravolto dalla rabbia.
Oscar sentì una morsa allo stomaco.
Il generale alzò lo sguardo dal bicchiere.

“Come osi venire qui? Come osate presentarvi in casa mia!” il generale si alzò di scatto dalla sedia, scaraventandola per terra.
“Non mi tratterrò a lungo, padre. Sono venuta a dirvi che...” Oscar quasi non si accorse dell'arrivo del generale di fronte lei.
“Cosa vuoi dirmi Oscar? Che te ne vai con quel servo? Sei una stupida Oscar.” la mano del generale si chiuse attorno al braccio della figlia.
Oscar rimase immobile, non si scompose.

“Dite bene padre, sono venuta a dirvi che vado via con questo servo, questo servo che è più nobile di voi che lo siete di nascita.”
Il generale rivolse lo sguardo verso André, senza mollare la presa attorno al braccio di Oscar.
“Vuoi portarmela via, vero? E magari vorresti anche sposarla?”
“Si.” deciso non aggiunse altro.
“Sei un illuso André, un servo non potrà mai sposare una nobile, un nobile  prima di sposarsi deve chiedere il permesso a sua Maestà!” sul volto del generale si accese un sorriso soddisfatto.
Oscar infilò in tasca l'unica mano libera e ne estrasse una lettera, che porse al padre, con lo stesso sorriso soddisfatto.
Il generale lasciò il braccio di Oscar, giusto il tempo di aprire la lettera. Una lettera di Sua Maestà la regina Maria Antonietta.
Il volto del generale mutò in una maschera di rabbia.
In quella lettera la Regina concedeva ad Oscar il permesso di sposarsi con un uomo senza titolo, e faceva dono, ai due ragazzi, di una dimora, modesta, a Parigi, in segno della lunga amicizia che la legava ad Oscar.
La lettera si concludeva con i più sinceri auguri di Sua Maestà.
Il generale accartocciò la lettera in un pugno.

“Credete di aver vinto? Vi sbagliate, vi sbagliate di grosso. Avete vinto la battaglia, ma non vincerete la guerra. Non permetterò tutto questo, finché avrò vita.”
“Vi avverto padre, non esiterò a reagire come voi mi avete insegnato da tutta la vita, se proverete a ostacolarci.” Oscar non tolse mai lo sguardo dagli occhi del  padre.
“Sei mia figlia e non ti permetterò di uscire da questa casa!” il generale strinse con entrambe le mani le braccia di Oscar.
André d'istinto si portò al fianco di Oscar, posò la mano sul braccio del generale, pronto a spezzarglielo pur di liberare la donna.
Oscar si rivolse ad André.
“No, lascialo andare.” il giovane fu sorpreso da quelle parole.
Gli occhi della donna si posarono per l'ennesima volta sul viso del padre.
“No, vi sbagliate, da questo momento non sono più vostra figlia. Da questo momento non ho più titolo. Da questo momento vi rinnego. Sono Oscar, semplicemente Oscar.”
Il generale fu colpito in pieno petto dalle parole della figlia, parole inaspettate.
“Senza di me non sei nessuno Oscar, ricordatelo.”
Oscar si divincolò per togliersi di dosso le mani del padre, che sembrava intenzionato a non allentare la presa, fu grazie all'aiuto di André che finalmente, quelli che un tempo erano stati padre e figlia, si divisero.
“Non ti perdonerò mai Oscar, mai!... Te la farò pagare maledetto servo!... Ve la farò pagare, maledirete d'essere nati!” il generale si fece ancora vicino ad Oscar.
La donna prese il colletto dell'uniforme del generale tra le mani, strattonandolo verso di sé e lo spinse via, gettandolo a terra.
“Provo solo compassione per voi. Siete un uomo finito. Addio generale.”
Oscar uscì dallo studio senza mai voltarsi, André le era accanto, come sempre.
Oscar non tornò indietro, nemmeno quando sentì le grida disperate del generale, invocare il suo nome.
Uscirono da palazzo Jarjayes e respirarono un aria nuova, frizzantina, candida, respirarono come se un peso enorme fosse sparito dai loro cuori.
Si voltarono una sola volta per guardare la casa che li aveva visti crescere e innamorarsi.
Si voltarono una sola volta per dire addio a quel palazzo che li aveva uniti ma che era stato, al tempo stesso, una gabbia per entrambi.
Salirono sui cavalli e galopparono fuori dalle mura di palazzo Jarjayes, galopparono sulla strada che li avrebbe portati a Parigi, verso una nuova vita, senza sbarre.

Quella notte, André e Oscar giunsero nella dimora che la Regina aveva donato loro.
Era una casa modesta, senza lo sfarzo e l'opulenza di palazzo Jarjayes, l'ideale per la nuova vita che si apprestavano ad affrontare.
La regina aveva fatto in modo che Oscar e André continuassero a lavorare in campo militare, insieme, come sempre.
Erano felici, ma non potevano dire di sentirsi pienamente tranquilli, sentivano su di loro l'ombra del generale, anche se, speravano d'averlo fatto desistere dal compiere qualsiasi brutto gesto.
Se lo auguravano.
I due si imposero, tacitamente, di dimenticare il passato e di vivere pienamente il presente.

“Oscar...”
“André...”
“Madamigella Oscar, vuole diventare mia moglie?”
“Uhm...”
“Oscar!”
“Ah ah ah”
“Non sei divertente Oscar...”
Oscar ritornò seria, si fece vicina all'uomo e con un filo di voce disse.
“Si, voglio diventare tua moglie.”
“Voglio che ci sposiamo presto, non voglio più aspettare.” André prese il viso di Oscar tra le mani.
“Presto, André... presto.”

Un bacio lieve, un altro, ed un altro ancora...
Finirono inevitabilmente nella camera da letto.

“André...”
“Si...”
“Ti amo.” Oscar aveva pronunciato quelle due parole forse un paio di volte da quando avevano scoperto di amarsi.
“Dovresti dirlo di più, Oscar... fa bene al cuore.” André cinse le spalle di Oscar, poggiata sul suo petto.
“Ti amo... André. Ti amo così tanto. Ti amo in un modo che non so spiegare. Ti amo di quell'amore che non credevo di avere.” Oscar sentì le lacrime bagnarle le guance.
“Non piangere amore, ti prego. Siamo insieme, siamo liberi e ci amiamo, ci dovranno essere solo lacrime di gioia d'ora in poi.”
“Si, comandante.” Oscar sorrise.
“Comandante? Non sapevo d'essere stato promosso.” anche Andrè ritrovò il sorriso.
“Sei stato un bravo soldato, non potevo far altro che darti una promozione. Te la sei meritata, soldato Grandier... ehm... Comandante Grandier.”
Risero entrambi.
Oscar si voltò in modo da guardare André in viso.
“André...”
“Oscar...”
Oscar posò le dita sulle labbra di Andrè, carezzandole, disegnandone i contorni.
“Mi piacciono le tue labbra...”
“Credo di averlo capito, Oscar...”
La donna passò le dita sulla fronte dell'uomo, ne tracciò la linea delle sopracciglia, gli occhi...
“André... vorrei che il nostro bambino avesse i tuoi occhi...” Oscar si distese di nuovo sul petto dell'uomo, con una tranquillità stupefacente, come se le parole appena pronunciate non l'avessero toccata.
“Mi piace sentirti dire queste cose Oscar... sono felice che anche tu pensi ad un figlio nostro... mi riempie di gioia sentirti fantasticare su come potrebbe essere.”
“...come sarà, André.”
“Cosa?” André invitò Oscar a guardarlo, e vide sul volto della donna un sorriso meraviglioso.
“Ho tentato di dirtelo stamattina, André, ma... mi hai zittita, e...”
“Un bambino Oscar... aspetti un bambino?... Noi aspettiamo un figlio?” André era fuori di sé dalla gioia.
“Si, André, aspettiamo un figlio... un bambino che avrà il mio naso e i tuoi bellissimi occhi verdi...”

I due giovani rimasero abbracciati per tutta la notte, fantasticando su come sarebbe stato il loro bambino, quel figlio che André aveva solo sperato di poter avere, da tutta la vita, quel figlio che Oscar non avrebbe mai immaginato di concepire.
I due giovani passarono l'intera notte a fare progetti per la loro nuova vita, appena iniziata, con l'amore e la gioia nel cuore e una spada di Damocle sulla testa.
Con il fiato del generale sul colle, sarebbero dovuti stare in allerta, sempre in guardia, ora più che mai, con una nuova creatura che sarebbe venuta al mondo di li a poco.

Quella stessa notte, a palazzo Jarjayes, il generale si spense stroncato da un attacco di cuore, morì da solo, seduto alla scrivania del suo studio, con la lettera di Sua Maestà stretta tra le mani, quella lettera che uccise per sempre il suo unico figlio maschio, Oscar Francois de Jarjayes, quell'involucro che plasmò attorno all'anima di sua figlia, portandola quasi alla morte.



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Eccomi giunta alla fine!
Questa storia è nata all'improvviso nella mia testa, si è figurata davanti ai miei occhi senza una precisa richiesta da parte mia, ed è stato qualcosa di inaspettato. Qualcosa di piacevole.
Questa storia mi ha riportato su una strada che tempo fa percorrevo spesso, la scrittura, l'amore per la scrittura. Quindi credo che io debba un doveroso ringraziamento ai nostri cari Oscar e André. :)
Che dire, ci sono stati dei capitoli per me facili da scrivere ed altri più impegnativi, ho zoppicato qua e la, ho commesso degli errori (sono molto critica con me stessa in fatto di scrittura), e qualche volta li ho superati tirando fuori qualcosa di piacevole, almeno per me.
Spero vi sia piaciuta, spero vi sia piaciuto il finale... un po' particolare, lo so... la morte del generale potrà suscitare dei sentimenti contrastanti tra di voi, ma... Il generale non è mai stato uno dei miei personaggi preferiti, mi è sempre stato sullo stomaco... un po' come il conte di Fersen, belloccio eh, però... delicatezza al pari di un elefante! :D e soprattutto era uno “sveglio”, uno che arrivava alle cose in un attimo... Quella benedetta ragazza, la nostra Oscar, si infila un vestito da donna e raccoglie semplicemente i capelli e lui... “oh mi sembra di avervi già vista...” , ma dai?????
Scusate sto divagando... ehm... il capitolo è stato scritto forse un po' troppo velocemente, ma volevo terminarlo oggi, perdonate se non è venuto benissimo.
Grazie a tutti per le recensioni, e la pazienza che avete avuto nel seguire 21 capitoli!

Volevo ringraziare:
LADY IN BLUE, per le sue costanti recensioni, il suo sostegno, grazie mille per le parole carinissime che mi hai scritto ed anche per avermi fatto notare certi “errori”.
NINFEA306, grazie anche a te per le costanti recensioni e per le “critiche” costruttive, quegli appunti che servono in qualche modo per migliorare, per correggersi.
PRY, grazie per le recensioni sempre dettagliate, spiritose, e stupendamente dirette :)
ARTE, un ringraziamento speciale a te, che probabilmente stai ancora finendo di leggere la ff, mi chiedo dove tu abbia trovato la forza di sorbirti interi capitoli tutti insieme... ti ringrazio particolarmente per l'ultima bellissima recensione che mi hai scritto.
  
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