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Autore: wari    05/04/2010    8 recensioni
Doveva essere stato più o meno lo stesso pensiero di Orochimaru che, molto preso dal suo naso gocciolante, non aveva alcuna voglia di essere costantemente tallonato da un adolescente avido di tecniche ninja.
E così erano partiti, lui e Kabuto, per un'inutile gita – Sasuke non aveva trovato altro modo per definirla – che consisteva semplicemente nell' andare per foreste in cerca di funghi interessanti.
[Niente da fare, per ora questa roba è tragicamente incompiuta: chiedo sinceramente scusa a tutti coloro che la seguivano. Spero prima o poi di riprenderla in mano, ma per ora non se ne fa niente]
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Kabuto Yakushi, Kisame Hoshigaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Buondì. Siccome è pasquetta, il tempo è brutto ed il mio stomaco non collabora *voglio la cioccolata ç___ç * oggi si pubblica. Sì, lo so che non c’è nesso.

Era una serpe. Un’immensa, enorme serpe viscida.
« Andiamo, Kisame, ti sei mai visto allo specchio? Non sta a te giudicare. »
Per tutta risposta, Kisame assestò un cazzotto proprio sulla testa di Deidara; l’artista si morse la lingua e barcollò, sibilando qualcosa di simile a « stupido pesce blu ».
« Itachi deve essere qui da qualche parte… » iniziò il suddetto pesce, ignorandolo.

« ITACHI! »
Deidara fu prontamente stordito da un altro colpo.
« Ma sei deficiente?! » gli ringhiò contro Kisame, assottigliando pericolosamente le pupille.  « Se il serpente ci vede avremo altre seccature. E secondo te ne abbiamo bisogno? Te lo dico io: no. Non ne abbiamo bisogno. Per niente. Dobbiamo solo prendere quell’orbo di Itachi e tornarcene nel nostro santissimo covo… Deidara. Non mi stai ascoltando. »
Il biondo, evidentemente distratto da qualcosa di più coinvolgente del suo sproloquio irritato, si era messo a frugare in un cespuglio di rovi.
Kisame si apprestò a sguainare Pelle di Squalo, ché anche la sua pazienza aveva un limite: avrebbe ucciso Deidara e riportato a casa Itachi. Dato che era quantomeno evidente che almeno uno dei suoi compagni desiderasse morire proprio quel giorno – non importa se per via di funghi allucinogeni, fratelli molesti, handicap fisici o la sua lama – e lui, tra i due, preferiva di gran lunga che a restare in vita fosse l’Uchiha, avrebbe provveduto autonomamente.
Una vita per una vita. Era persino uno scambio equo.
Prima che Kisame avesse il tempo di decidere se decapitarlo o godersi una lenta trafissione da parte a parte, Deidara rotolò tra i rami, imprecando al Dio Jashin – e Kisame si rammaricò dell’assenza di Hidan: i suoi metodi di assassinio erano lunghi ma efficaci e lui non avrebbe potuto che accogliere con gioia chiunque si fosse presentato al suo cospetto per far fuori quella seccatura di Deidara – ed emise un gridolino; Kisame, indeciso su se interpretare quel verso come sorpresa, entusiasmo o solo un’ennesima manifestazione di stupidità, restò un po’ discosto, cercando comunque di non avvicinarsi troppo all’immensa coda del serpente che, nonostante Deidara fosse al solito elegante e discreto come una torma di inesperti genin, non si era mossa che di qualche metro.
« Guarda Kisame! » esclamò l’artista, trionfante, sventolandogli un pipistrello morto sotto al naso.
« Che diavolo è quell… »  neanche il tempo di chiedersi se anche a lui servisse una visita oculistica d’urgenza, e Kisame riconobbe quello che, senza ombra di dubbio, doveva essere un frammento della divisa di Itachi. Non che ci fosse la targhetta, ma le vesti sue e di Deidara erano perfettamente integre, anche se sgualcite, e dubitava seriamente che apparte loro ci fosse qualcun altro in quella foresta che avesse l’abitudine di indossare palandrane nere con le nuvolette rosse.
Per una volta, rese grazie all’originalità di quell’insolito indumento e prese a guardarsi attorno: Itachi doveva essere passato di lì e probabilmente era anche più vicino di quanto lui si fosse ottimisticamente aspettato.
« Muoviamoci! » proclamò, mettendo momentaneamente da parte i bassi istinti omicidi. Afferrò Deidara per il bavero e lo costrinse ad allungare il passo.

 

Kabuto schivò il colpo per un soffio, troppo concentrato nell’ardua impresa di tenere d’occhio Sasuke, che stava già preparando un altro attacco. Ma come gli era saltato in mente al maestro Orochimaru di dotare quel ragazzino di una katana?!
« Sasuke kun! Spostati di lì, che vuoi fare?! » gli gridò, sfuggendo ad un paio di zanne affilate.
« Lo sventro! » Kabuto alzò gli occhi al cielo. Senza alcun preavviso, quel contenitore autolesionista dalla mente instabile – perché era evidente che fosse completamente privo di senno, oltre che di un più che naturale spirito di conservazione – si era scagliato contro Manda, lasciando di stucco persino la bestia, che aveva accusato il colpo e si era inferocita, decidendo di attuare le precedenti minacce di morte per triturazione. Ed essere masticato da un serpente non figurava nella lista dei desideri di Kabuto.
« Ragiona! » gridò, esasperato. « Non puoi mica… »
Lui si voltò prestandogli finalmente la dovuta attenzione.
« Non posso, Kabuto? Non posso?! » lo sharingan attivo gli conferiva un che di demoniaco. «Quella cosa si è appena mangiata la mia vendetta! » schivò un’altra carica di Manda.  «Perciò non venire a dirmi cosa posso o non posso fare. Io lo sventro e mi riprendo ciò che è mio di diritto. » e per dire questo, fu quasi schiacciato da una testata. Kabuto perse diversi litri di sudore in meno di due istanti.
« E se a te non sta bene, tornatene pure da Orochimaru! »
« Orochimaru sama, Sasuke kun! » gli scappò detto. Lui comunque non gli diede retta, troppo impegnato a posizionare le mani per il Chidori.
Kabuto ringhiò di frustrazione.
Quando sarebbero tornati al covo – possibilmente entrambi vivi – avrebbe chiesto almeno due settimane di libertà. E come minimo sei o sette giovani cavie per i suoi esperimenti; e se questi avessero avuto anche carnagione chiara e capelli scuri, beh, il piacere nel sezionarli sarebbe stato quasi catartico.
Completamente perso in queste rassicuranti considerazioni, quando scattò i suoi riflessi erano rallentati e, prevedendo che l’attacco che Manda stava dirigendo contro Sasuke sarebbe finalmente andato a segno, rinunciò a preparare una difesa per gettarsi direttamente sulla traiettoria del serpente, esibendosi anche in un gridolino isterico.
Poi le fauci di Manda si chiusero su di loro.

 

A sua disposizione aveva almeno un paio di opzioni.
Numero uno: continuare a camminare in cerca di un’apertura.
Numero due: sfondare la parete.
Data la composizione molliccia ma gommosa della galleria, Itachi aveva inizialmente optato per la prima alternativa, continuando a procedere a passo deciso, seguendo il corso del tunnel.
Aveva però iniziato ad incorrere in una serie di difficoltà quando il pavimento aveva deciso arbitrariamente e senza alcun preavviso di cominciare ad agitarsi sotto i suoi piedi. Si era sollevato, abbassato e persino sistemato in una poco ortodossa posizione verticale, costringendolo ad appiccicarsi alle pareti – non che ci fosse una qualche distinzione con il pavimento, ma a lui piaceva pensare di avere almeno a disposizione i comuni concetti di sopra e sotto per orientarsi nel buio – usando il chakra. Ed ora, tra gorgoglii sinistri, schizzi di viscido materiale semifluido e capriole varie, gli era pure piombato addosso un oggetto non meglio identificato.
« Ma che diavolo… » l’oggetto parlò con voce umana, cercando di districare i propri arti dai suoi.
« Sasuke? » Itachi pronunciò il nome di getto, più seguendo l’istinto che fermandosi a ragionare razionalmente sull’assurdità del trovarsi in un’enorme galleria molliccia e semovente in compagnia del suo fratellino che avrebbe dovuto essere ovunque tranne che lì. Ovunque fosse .
Ah, forse era morto.
Ecco, non ci aveva ancora pensato, preso com’era dalla foga di camminare – per dove, poi? – ma ora gli sembrava l’ipotesi più probabile. Magari quello era proprio l’Inferno; dopotutto l’aveva sempre immaginato come un luogo buio e puzzolente e non aveva mai sospettato, una volta defunto, di poter finire altrove.
« I… Itachi?! »
Ok, ma allora che ci faceva  suo fratello lì?
« Non sarai mica morto anche tu? » si ritrovò a chiedere, controllando a stento il panico.
Il suo silenzio, nel quale Itachi fu quasi certo di distinguere il ringhio furibondo di Sasuke, fu interrotto dall’ennesimo terremoto che spinse il più piccolo direttamente sopra di lui, facendoli capitombolare entrambi.
« Maledetto bastardo… » iniziò la voce di Sasuke. « Io ti ammazzo. »
Un tentativo di alterazione delle proprietà del fulmine sortì unicamente l’effetto di abbagliare gli occhi già debilitati di Itachi, anche se solo per una frazione di secondo.
Un altro scossone infatti mandò Sasuke a cozzare contro il pavimento, impedendogli di concludere la tecnica..
Itachi lo sentì imprecare a mezza voce.
« Otouto, che stai facendo? » chiese al nulla, sperando almeno di individuarlo facendo affidamento sull’udito.
« Cerco di ammazzarti, Itachi. » sibilò quello, in risposta. « E non mi pare neanche il caso che tu debba stupirtene più di tanto. »
All’improvviso, la galleria si ribaltò, spedendoli l’uno contro l’altro a formare uno scomodo gruppo lacoontico.
« Togliti di dosso, dannazione! »
« Ti faccio presente che è stata la galleria a spostarsi, otouto. »
Un ringhio indignato ed un mugugno che Itachi non faticò ad interpretare come un « chiamami ancora così e ti ammazzo » fu l’unica risposta che Sasuke gli concesse, mentre approfittava dell’infausta vicinanza per colpire manualmente ogni centimetro di lui che riusciva a raggiungere.
Quando si decise a smetterla, ansimando pesantemente, Itachi fu quasi tentato di provare ad instaurare un dialogo, anche solo per capire che accidenti ci facesse lì suo fratello, ma senza alcun preavviso, avvertì distintamente una vampata di calore in avvicinamento.
Ringraziando mentalmente i suoi provvidenziali riflessi che, comunque, non lo avevano ancora abbandonato, schivò quello che doveva essere un Katon – anche se ai suoi occhi si presentò solo un’enorme macchia luminosa -  e poi,  solo una volta che anche il secondo attacco andò a vuoto, si decise ad attivare lo sharingan, in barba alle diottrie rimaste.
A quel punto, individuare Sasuke fu un gioco da ragazzi - ed Itachi si diede cento volte dell’idiota per non averci pensato prima – anche se bloccarlo senza essere colpito da calci, pugni ed accenni di Chidori richiese un po’ più di abilità.
Quando finalmente suo fratello fu sufficientemente ancorato al suolo da evitare di agitarsi come un’anguilla  sul patibolo, Itachi ebbe finalmente il tempo di guardarsi attorno.
« Perché in questa galleria scorre del chakra…? » chiese, sinceramente perplesso. La domanda riuscì persino a zittire Sasuke che, impossibilitato ad attuare materialmente la sua vendetta, si stava accontentando di esibirsi in una serie di epiteti al suo indirizzo, tanto coloriti e tanto originali che se loro non fossero stati loro e se non si fossero trovati in quella situazione, Itachi lo avrebbe interrogato fino a scoprire chi mai glieli avesse insegnati solo per andare a tagliargli la lingua personalmente.
Invece attesero in silenzio per i successivi cinque secondi.
« Galleria? Itachi, ma ti sei rincretinito?! »
Itachi gli stritolò un po’ di più il braccio dietro la schiena.
« Tu sai dove siamo? » chiese, quando anche mantenere il silenzio non fu più tanto dignitoso.
Sentire la mezza risata cattiva di Sasuke non lo rese più propenso ad allentare la stretta.
« Sei stato mangiato da una serpe di cento metri e non te ne sei accorto? Ed io dovrei desiderare di superare te?! »
Ed Itachi, sebbene fosse in una condizione di assoluto vantaggio, nonostante trovasse il tono di suo fratello eccessivamente indisponente, benché fosse stanco e nervoso e di conseguenza molto ben disposto ad assecondare quel desiderio di violenza cosa che, ne era quasi certo, avrebbe migliorato il suo umore, in coscienza, non poté sinceramente ribattere alcunché.

 

Bruciava. Bruciava davvero troppo.
Da quando era uscito dall’uovo, Manda non era mai e poi mai stato costretto a sopportare simili onte al suo onore. Ed ora, per colpa di un mucchietto di esseri umani, stava lì, steso per terra – non che di solito non strisciasse, era la sua natura, ma l’aveva sempre fatto in modo assolutamente dignitoso – a contorcersi dal dolore. Di bruciori così, non ne aveva mai avuti. Era come se qualcuno gli avesse acceso un falò nello stomaco.
Si agitò, ruggendo di dolore e abbattendo altri alberi.
Ma chi gliel’aveva fatto fare di mangiarsi quegli stupidi esseri umani? Erano assolutamente indigesti, avrebbe dovuto saperlo.
Uomini: cattivi anche come spuntino. Creature disgustose ed inutili sotto ogni punto di vista.
Emise un altro ruggito di dolore, contorcendosi. Sembrava quasi che qualche imbecille stesse ingaggiando battaglia nella sua pancia e Manda si trovò in un tale stato di esasperazione da iniziare a detestare le abitudini alimentari della sua stessa specie: avrebbe preferito di gran lunga poter masticare le sue prede, invece di ingoiarle intere. Eppure i denti li aveva. Ed anche un palato rasposo ed una lingua che sarebbe stata ben lieta di poterci spalmare sopra resti umani fino a ridurli ad una gustosa purea.
Tossì, infastidito, e prese a strisciare, sperando di trovare un cantuccio tranquillo dove poter digerire con calma.
Fece una brusca inversione ad U, causando notevoli disagi al suo stressato intestino e si ritrovò occhio ad occhio con un pesce.
« Oh, porca miseria. »imprecò il pesce.
Ma non era un pesce, aveva dei vestiti.
« Fuori dal mio territorio! » gli ruggì contro. Se non erano una semplice allucinazione dovuta al cibo avariato – il che non era affatto un’ipotesi da scartare – quelli erano altri due esseri umani. Ok, un pesce ed una bambina bionda, ma non era questo il punto. Il punto, fondamentale, era che i maledetti si trovavano nel suo territorio, dannazione.
La bambina emise un gridolino.
« Kisame, ci ha visti! Che facciamo? »
Il pesce richiuse la mascella e si voltò.
« Sta zitto, Deidara, allontaniam… » prese a sussurrare, in modo perfettamente udibile.
Manda, sull’orlo di una nevrosi, era quasi sul punto di ingoiare anche quei due – che tanto ormai il danno era fatto – ma, all’improvviso, il suo stomaco prese autonomamente la decisione di contorcersi in maniera assai dolorosa.
Manda emise un rutto poderoso, smuovendo le fronde degli alberi per svariati metri.
« Che schifo. » sentenziò Deidara, quando riuscì a recuperare l’equilibrio.
« Oh, accidenti. » sibilò il serpente, sopra di loro.
« C… cosa? »
E Manda quasi non si stupì di quell’interessamento da parte di un pesce in tunica scura, preso com’era a trattenersi da vomitare.
Poi iniziò a tossire.
Era una sensazione terribile. Come se qualcosa stesse risalendo il suo esofago.
Tossì così forte da piegare diversi rami che avevano avuto la malaugurata sorte di trovarsi sulla sua traiettoria, e continuò a tossire finché, dalla sua bocca, non schizzarono fuori delle figurine scure, sparate in aria come proiettili.
Kabuto atterrò per primo, sfracellandosi sul terreno con ben poca grazia.
Itachi, nella durata dell’arco di parabola che percorse a corpo libero, si preoccupò di arraffare Sasuke, per impedirgli di andare a sfracellarsi in solitudine, o magari finire impalato ad un tronco. Lui parve entusiasta di questo provvedimento perché, appena fu a portata di fratello, si prodigò per trascinarlo con sé, sperando evidentemente che fosse il maggiore a finire infilzato su di un qualsiasi oggetto contundente, fosse anche la sua katana, che stava cercando di estrarre con la mano libera, forse intenzionato a sgozzare Itachi prima ancora che impattassero il suolo.
Quali che fossero i propositi dei due, comunque, Kisame li precedette entrambi, piazzandosi sotto ad Itachi ed afferrandolo al volo con una prontezza di spirito ed una rapidità di riflessi a dir poco encomiabili.  Era quasi riuscito a restare miracolosamente in piedi, quando Sasuke atterrò con un tonfo direttamente tra le braccia del fratello; a quel punte le gambe non lo ressero e Kisame cadde a terra, trascinando con sé gli altri due.
Nel silenzio che seguì il rovinoso atterraggio, la risata di Deidara parve doppiamente fuori luogo.

 

 

*angolino delle risposte*

Grazie a tutti voi che continuate a leggere ’sta cosa  senza senso^^

 Ainsel: stravero. Non c’è un solo personaggio che non meriti la piena attenzione di un’intera equipe di psichiatri u_u , Sasuke in primis (“squilibrato, egocentrico ed autolesionista”, analisi psicologica completa *ride*).
Elos: Kabuto a me è sempre piaciuto, come personaggio. E’ il tipo di persona irritante che trovo divertente torturare xD Mai quanto gli Uchiha, certo.  Scrivi in modo coerente, per essere le quattro del mattino xD io ad orari simili riesco a produrre solo fanfiction di dubbio senso logico, come puoi notare u.u
Quistis18: massì, Sasuke è un pirletta, c’è poco da fare. Ma ha subito traumi, ci vuole indulgenza xD Sono contenta che ti piaccia Manda, è bello far parlare le serpi giganti u.u  Nessun problema, i commenti fan sempre piacere, che siano poemi o mezze righe, basta che siano intellegibili^^
Ele8993: si sono incontrati, più o meno^^” spero sia stato di tuo gradimento. Non preoccuparti, i computer sono esseri capricciosi, è risaputo xD
Sunako e Sehara: allo stesso livello di Itachi? Ahah almeno risparmiatemi le sue sfighe! xD Lieta che vi piaccia u.u Ad aggiornare rapidamente… cercherò, con impegno *fiamma della gioventù*.

 

 

 

 

 

  
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