Buondì. Siccome è pasquetta, il tempo è brutto ed il mio stomaco non collabora *voglio la cioccolata ç___ç * oggi si pubblica. Sì, lo so che non c’è nesso.
Era una serpe. Un’immensa, enorme
serpe viscida.
« Andiamo, Kisame, ti sei mai
visto allo specchio? Non sta a te giudicare. »
Per tutta risposta, Kisame
assestò un cazzotto proprio sulla testa di Deidara; l’artista si morse la
lingua e barcollò, sibilando qualcosa di simile a « stupido pesce blu ».
« Itachi deve essere qui da
qualche parte… » iniziò il suddetto pesce, ignorandolo.
« ITACHI! »
Deidara fu prontamente stordito
da un altro colpo.
« Ma sei deficiente?! » gli
ringhiò contro Kisame, assottigliando pericolosamente le pupille. « Se il serpente ci vede avremo altre
seccature. E secondo te ne abbiamo bisogno? Te lo dico io: no. Non ne abbiamo bisogno. Per
niente. Dobbiamo solo prendere quell’orbo di Itachi e tornarcene nel nostro
santissimo covo… Deidara. Non mi stai ascoltando. »
Il biondo, evidentemente
distratto da qualcosa di più coinvolgente del suo sproloquio irritato, si era
messo a frugare in un cespuglio di rovi.
Kisame si apprestò a sguainare
Pelle di Squalo, ché anche la sua pazienza aveva un limite: avrebbe ucciso
Deidara e riportato a casa Itachi. Dato che era quantomeno evidente che almeno
uno dei suoi compagni desiderasse morire proprio quel giorno – non importa se
per via di funghi allucinogeni, fratelli molesti, handicap fisici o la sua lama
– e lui, tra i due, preferiva di gran lunga che a restare in vita fosse l’Uchiha,
avrebbe provveduto autonomamente.
Una vita per una vita. Era
persino uno scambio equo.
Prima che Kisame avesse il tempo
di decidere se decapitarlo o godersi una lenta trafissione da parte a parte,
Deidara rotolò tra i rami, imprecando al Dio Jashin – e Kisame si rammaricò dell’assenza
di Hidan: i suoi metodi di assassinio erano lunghi ma efficaci e lui non
avrebbe potuto che accogliere con gioia chiunque si fosse presentato al suo
cospetto per far fuori quella seccatura di Deidara – ed emise un gridolino;
Kisame, indeciso su se interpretare quel verso come sorpresa, entusiasmo o solo
un’ennesima manifestazione di stupidità, restò un po’ discosto, cercando
comunque di non avvicinarsi troppo all’immensa coda del serpente che,
nonostante Deidara fosse al solito elegante e discreto come una torma di
inesperti genin, non si era mossa che di qualche metro.
« Guarda Kisame! » esclamò
l’artista, trionfante, sventolandogli un pipistrello morto sotto al naso.
« Che diavolo è quell… » neanche il tempo di chiedersi se anche a lui
servisse una visita oculistica d’urgenza, e Kisame riconobbe quello che, senza
ombra di dubbio, doveva essere un frammento della divisa di Itachi. Non che ci
fosse la targhetta, ma le vesti sue e di Deidara erano perfettamente integre,
anche se sgualcite, e dubitava seriamente che apparte loro ci fosse qualcun
altro in quella foresta che avesse l’abitudine di indossare palandrane nere con
le nuvolette rosse.
Per una volta, rese grazie
all’originalità di quell’insolito indumento e prese a guardarsi attorno: Itachi
doveva essere passato di lì e probabilmente era anche più vicino di quanto lui si
fosse ottimisticamente aspettato.
« Muoviamoci! » proclamò,
mettendo momentaneamente da parte i bassi istinti omicidi. Afferrò Deidara per
il bavero e lo costrinse ad allungare il passo.
« Lo sventro! » Kabuto alzò gli occhi al cielo. Senza alcun preavviso, quel contenitore autolesionista dalla mente instabile – perché era evidente che fosse completamente privo di senno, oltre che di un più che naturale spirito di conservazione – si era scagliato contro Manda, lasciando di stucco persino la bestia, che aveva accusato il colpo e si era inferocita, decidendo di attuare le precedenti minacce di morte per triturazione. Ed essere masticato da un serpente non figurava nella lista dei desideri di Kabuto.
Numero uno: continuare a
camminare in cerca di un’apertura.
Numero due: sfondare la parete.
Data la composizione molliccia ma
gommosa della galleria, Itachi aveva inizialmente optato per la prima
alternativa, continuando a procedere a passo deciso, seguendo il corso del
tunnel.
Aveva però iniziato ad incorrere
in una serie di difficoltà quando il pavimento aveva deciso arbitrariamente e
senza alcun preavviso di cominciare ad agitarsi sotto i suoi piedi. Si era
sollevato, abbassato e persino sistemato in una poco ortodossa posizione
verticale, costringendolo ad appiccicarsi alle pareti – non che ci fosse una
qualche distinzione con il pavimento, ma a lui piaceva pensare di avere almeno
a disposizione i comuni concetti di sopra e sotto per orientarsi nel buio –
usando il chakra. Ed ora, tra gorgoglii sinistri, schizzi di viscido materiale
semifluido e capriole varie, gli era pure piombato addosso un oggetto non
meglio identificato.
« Ma che diavolo… » l’oggetto
parlò con voce umana, cercando di districare i propri arti dai suoi.
« Sasuke? » Itachi pronunciò il
nome di getto, più seguendo l’istinto che fermandosi a ragionare razionalmente
sull’assurdità del trovarsi in un’enorme galleria molliccia e semovente in
compagnia del suo fratellino che avrebbe dovuto essere ovunque tranne che lì.
Ovunque fosse lì.
Ah, forse era morto.
Ecco, non ci aveva ancora
pensato, preso com’era dalla foga di camminare – per dove, poi? – ma ora gli
sembrava l’ipotesi più probabile. Magari quello era proprio l’Inferno;
dopotutto l’aveva sempre immaginato come un luogo buio e puzzolente e non aveva
mai sospettato, una volta defunto, di poter finire altrove.
« I… Itachi?! »
Ok, ma allora che ci faceva suo fratello lì?
« Non sarai mica morto anche tu? »
si ritrovò a chiedere, controllando a stento il panico.
Il suo silenzio, nel quale Itachi
fu quasi certo di distinguere il ringhio furibondo di Sasuke, fu interrotto
dall’ennesimo terremoto che spinse il più piccolo direttamente sopra di lui,
facendoli capitombolare entrambi.
« Maledetto bastardo… » iniziò la
voce di Sasuke. « Io ti ammazzo. »
Un tentativo di alterazione delle
proprietà del fulmine sortì unicamente l’effetto di abbagliare gli occhi già debilitati
di Itachi, anche se solo per una frazione di secondo.
Un altro scossone infatti mandò
Sasuke a cozzare contro il pavimento, impedendogli di concludere la tecnica..
Itachi lo sentì imprecare a mezza
voce.
« Otouto, che stai facendo? »
chiese al nulla, sperando almeno di individuarlo facendo affidamento
sull’udito.
« Cerco di ammazzarti, Itachi. » sibilò quello, in risposta. « E non mi pare neanche il caso che tu debba stupirtene
più di tanto. »
All’improvviso, la galleria si
ribaltò, spedendoli l’uno contro l’altro a formare uno scomodo gruppo
lacoontico.
« Togliti di dosso, dannazione! »
« Ti faccio presente che è stata
la galleria a spostarsi, otouto. »
Un ringhio indignato ed un
mugugno che Itachi non faticò ad interpretare come un « chiamami ancora così e
ti ammazzo » fu l’unica risposta che Sasuke gli concesse, mentre approfittava
dell’infausta vicinanza per colpire manualmente ogni centimetro di lui che
riusciva a raggiungere.
Quando si decise a smetterla,
ansimando pesantemente, Itachi fu quasi tentato di provare ad instaurare un
dialogo, anche solo per capire che accidenti ci facesse lì suo fratello, ma
senza alcun preavviso, avvertì distintamente una vampata di calore in
avvicinamento.
Ringraziando mentalmente i suoi
provvidenziali riflessi che, comunque, non lo avevano ancora abbandonato,
schivò quello che doveva essere un Katon – anche se ai suoi occhi si presentò
solo un’enorme macchia luminosa - e
poi, solo una volta che anche il secondo
attacco andò a vuoto, si decise ad attivare lo sharingan, in barba alle
diottrie rimaste.
A quel punto, individuare Sasuke
fu un gioco da ragazzi - ed Itachi si diede cento volte dell’idiota per non
averci pensato prima – anche se bloccarlo senza essere colpito da calci, pugni
ed accenni di Chidori richiese un po’ più di abilità.
Quando finalmente suo fratello fu
sufficientemente ancorato al suolo da evitare di agitarsi come un’anguilla sul patibolo, Itachi ebbe finalmente il tempo
di guardarsi attorno.
« Perché in questa galleria
scorre del chakra…? » chiese, sinceramente perplesso. La domanda riuscì persino
a zittire Sasuke che, impossibilitato ad attuare materialmente la sua vendetta,
si stava accontentando di esibirsi in una serie di epiteti al suo indirizzo,
tanto coloriti e tanto originali che se loro non fossero stati loro e se non si
fossero trovati in quella situazione, Itachi lo avrebbe interrogato fino a
scoprire chi mai glieli avesse insegnati solo per andare a tagliargli la lingua
personalmente.
Invece attesero in silenzio per i
successivi cinque secondi.
« Galleria? Itachi, ma ti sei rincretinito?! »
Itachi gli stritolò un po’ di più
il braccio dietro la schiena.
« Tu sai dove siamo? » chiese,
quando anche mantenere il silenzio non fu più tanto dignitoso.
Sentire la mezza risata cattiva
di Sasuke non lo rese più propenso ad allentare la stretta.
« Sei stato mangiato da una serpe di cento metri e non te ne sei accorto?
Ed io dovrei desiderare di superare te?!
»
Ed Itachi, sebbene fosse in una
condizione di assoluto vantaggio, nonostante trovasse il tono di suo fratello
eccessivamente indisponente, benché fosse stanco e nervoso e di conseguenza
molto ben disposto ad assecondare quel desiderio di violenza cosa che, ne era
quasi certo, avrebbe migliorato il suo umore, in coscienza, non poté sinceramente
ribattere alcunché.
Da quando era uscito dall’uovo, Manda
non era mai e poi mai stato costretto a sopportare simili onte al suo onore. Ed
ora, per colpa di un mucchietto di esseri umani, stava lì, steso per terra –
non che di solito non strisciasse, era la sua natura, ma l’aveva sempre fatto
in modo assolutamente dignitoso – a contorcersi dal dolore. Di bruciori così,
non ne aveva mai avuti. Era come se qualcuno gli avesse acceso un falò nello
stomaco.
Si agitò, ruggendo di dolore e
abbattendo altri alberi.
Ma chi gliel’aveva fatto fare di
mangiarsi quegli stupidi esseri umani? Erano assolutamente indigesti, avrebbe
dovuto saperlo.
Uomini: cattivi anche come
spuntino. Creature disgustose ed inutili sotto ogni punto di vista.
Emise un altro ruggito di dolore,
contorcendosi. Sembrava quasi che qualche imbecille stesse ingaggiando
battaglia nella sua pancia e Manda si trovò in un tale stato di esasperazione
da iniziare a detestare le abitudini alimentari della sua stessa specie:
avrebbe preferito di gran lunga poter masticare le sue prede, invece di
ingoiarle intere. Eppure i denti li aveva. Ed anche un palato rasposo ed una
lingua che sarebbe stata ben lieta di poterci spalmare sopra resti umani fino a
ridurli ad una gustosa purea.
Tossì, infastidito, e prese a
strisciare, sperando di trovare un cantuccio tranquillo dove poter digerire con
calma.
Fece una brusca inversione ad U,
causando notevoli disagi al suo stressato intestino e si ritrovò occhio ad
occhio con un pesce.
« Oh, porca miseria. »imprecò il
pesce.
Ma non era un pesce, aveva dei
vestiti.
« Fuori dal mio territorio! » gli ruggì contro. Se non erano una
semplice allucinazione dovuta al cibo avariato – il che non era affatto
un’ipotesi da scartare – quelli erano altri due esseri umani. Ok, un pesce ed
una bambina bionda, ma non era questo il punto. Il punto, fondamentale, era che
i maledetti si trovavano nel suo
territorio, dannazione.
La bambina emise un gridolino.
« Kisame, ci ha visti! Che
facciamo? »
Il pesce richiuse la mascella e
si voltò.
« Sta zitto, Deidara,
allontaniam… » prese a sussurrare, in modo perfettamente udibile.
Manda, sull’orlo di una nevrosi,
era quasi sul punto di ingoiare anche quei due – che tanto ormai il danno era
fatto – ma, all’improvviso, il suo stomaco prese autonomamente la decisione di
contorcersi in maniera assai dolorosa.
Manda emise un rutto poderoso,
smuovendo le fronde degli alberi per svariati metri.
« Che schifo. » sentenziò
Deidara, quando riuscì a recuperare l’equilibrio.
« Oh, accidenti. » sibilò il
serpente, sopra di loro.
« C… cosa? »
E Manda quasi non si stupì di
quell’interessamento da parte di un pesce in tunica scura, preso com’era a
trattenersi da vomitare.
Poi iniziò a tossire.
Era una sensazione terribile. Come
se qualcosa stesse risalendo il suo esofago.
Tossì così forte da piegare
diversi rami che avevano avuto la malaugurata sorte di trovarsi sulla sua
traiettoria, e continuò a tossire finché, dalla sua bocca, non schizzarono
fuori delle figurine scure, sparate in aria come proiettili.
Kabuto atterrò per primo,
sfracellandosi sul terreno con ben poca grazia.
Itachi, nella durata dell’arco di
parabola che percorse a corpo libero, si preoccupò di arraffare Sasuke, per
impedirgli di andare a sfracellarsi in solitudine, o magari finire impalato ad
un tronco. Lui parve entusiasta di questo provvedimento perché, appena fu a
portata di fratello, si prodigò per trascinarlo con sé, sperando evidentemente
che fosse il maggiore a finire infilzato su di un qualsiasi oggetto
contundente, fosse anche la sua katana, che stava cercando di estrarre con la
mano libera, forse intenzionato a sgozzare Itachi prima ancora che impattassero
il suolo.
Quali che fossero i propositi dei
due, comunque, Kisame li precedette entrambi, piazzandosi sotto ad Itachi ed
afferrandolo al volo con una prontezza di spirito ed una rapidità di riflessi a
dir poco encomiabili. Era quasi riuscito
a restare miracolosamente in piedi, quando Sasuke atterrò con un tonfo
direttamente tra le braccia del fratello; a quel punte le gambe non lo ressero
e Kisame cadde a terra, trascinando con sé gli altri due.
Nel silenzio che seguì il
rovinoso atterraggio, la risata di Deidara parve doppiamente fuori luogo.
Elos: Kabuto a me è sempre
piaciuto, come personaggio. E’ il tipo di persona irritante che trovo
divertente torturare xD Mai quanto gli Uchiha, certo. Scrivi in modo coerente, per essere le
quattro del mattino xD io ad orari simili riesco a produrre solo fanfiction di
dubbio senso logico, come puoi notare u.u
Quistis18: massì, Sasuke è un
pirletta, c’è poco da fare. Ma ha subito traumi, ci vuole indulgenza xD Sono
contenta che ti piaccia Manda, è bello far parlare le serpi giganti u.u Nessun problema, i commenti fan sempre
piacere, che siano poemi o mezze righe, basta che siano intellegibili^^
Ele8993: si sono incontrati, più
o meno^^” spero sia stato di tuo gradimento. Non preoccuparti, i computer sono
esseri capricciosi, è risaputo xD
Sunako e Sehara: allo stesso
livello di Itachi? Ahah almeno risparmiatemi le sue sfighe! xD Lieta che vi
piaccia u.u Ad aggiornare rapidamente… cercherò, con impegno *fiamma della
gioventù*.