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Autore: Layla    16/04/2010    4 recensioni
-Non puoi scappare da ciò che non ha corpo!-
“Si che posso, è quello ch sto facendo!”
Urlò chiudendo istericamente il trolley con un gesto secco che risuonò come una fucilata nella stanza vuota.
Mentre percorreva il suo appartamento, ed afferrava le chiavi della macchina,diretto verso un posto ignoto, sentiva di stare dando addio a moltecose.
Ma il futuro? Il tanto decantato, il fottuto futuro, come sarebbe stato?
Ingranò la retro, uscì di nuovo dal lussuoso parcheggio sotterraneo, con un cd dei Green Day di sottofondo.
La strada ora era davanti a lui che si accese una sigaretta, ora era certo di una cosa.Era certo di non avere risposte, di essere solo una foglia in balia del vento della vita.
Solo.-

[SEQUEL DI "FRANCESCA"!! ]
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Black Down TH.

Grazie per avermi dato l’idea, collega.

Spero ti piaccia^^.

 

36)) Il mio ritorno a casa passa attraverso te-- Amore

 

La sera era arrivata in fondo a quello strano giorno.

Avevano pranzato gustando la cucina del signor De Luca, l’abilità ai fornelli doveva essere una cosa ereditaria e Gustav non poteva che esserne felice.

Sarebbe ingrassato, ma la cosa aveva un importanza relativa, forse persino Bill sarebbe ingrassato dopo quella vacanza, data la quantità di cibo ingurgitata.

Al pomeriggio erano andati in spiaggia, lui aveva dormicchiato al riparo di un ombrellone fino a che Georg e Tom l’avevano sollevato di peso e buttato in acqua facendo ridere tutti.

Si era vendicato tentando di annegarli e coinvolgendo anche un ignaro Bill di ritorno da una nuotata, inutile dire che i Tokio Hotel avevano rischiato la sparizione per annegamento in quella battaglia.

Quando erano usciti c’erano le loro ragazze, Luca e Lene piegati in due dal ridere, Francesca soprattutto che non aveva perso occasione per sfottere Tom.

La vendetta era stata  buttare in acqua anche la mora e una nuova battaglia, una volta lasciato Derek al sicuro tra le braccia di Bill.

Quei due erano spariti per un bel po’, ritrovandosi riempiti di battutine al loro ritorno.

Era la tanto agognata normalità e lui se la godeva in silenzio.

Ora anche Shirin stava bene, lui era sereno e gli altri avevano trovato un loro equilibrio.

Tutto in qualche modo sembrava averlo trovato, ma il biondo sapeva ,come tutti,che mancava qualcosa per rendere il puzzle completo.

Un piccolo pezzo che avrebbe potuto incasinare tutto di nuovo.

La fama.

Tutti e quattro desideravano ancora vivere della loro musica, nessuno aveva smesso di sperarci e non avevano ancora voglia di pensare seriamente a un piano  B.

Era per questo che si ritrovavano a provare e che avevano inciso un demo di un disco da mandare a una casa discografica prima di partire.

Con la speranza che fosse accettato e con la voglia di godersi in pace il tempo dell’attesa.

Non aveva idea di come sarebbe andata, c’erano troppe incognite nel loro passato, tuttavia con i pezzi che avevano scritto c’era una buona possibilità che andasse bene.

-E questa volta non commetteremo più lo stesso errore.

Non lasceremo più nessun da solo, anche se credo che con Leila Bill abbia trovato quello che cercava.

E anche Leila, sentendo Shirin.-

E poi c’erano Tom e Francesca, mai una coppietta zuccherosa, ma sempre sulla stessa lunghezza d’ onda che adesso si ritrovavano a fare i conti con un bambino e ci riuscivano bene

Il biondo aveva visto Tom cambiare piano piano, niente più sguardi alle altre, niente più sbronze.

Nulla.

Era come se avesse trovato una sua pace e Bill ci aggiungeva sempre un:”Finalmente!” soddisfatto.

Il leader era sempre stato uno dei sostenitori del fatto che prima o poi anche il più libertino della band avrebbe trovato una ragazza con cui fermarsi e  soprattutto lui era certo di sapere chi fosse.

Non si era sbagliato per quella strana sintonia tra gemelli che avevano, era sempre stato certo che primo o poi quei due si sarebbero ritrovati.

Un po’ lo invidiava, non doveva essere stato facile essere innamorato della ragazza che sapeva essere in un qualche modo di suo fratello.

Era tutto passato, poteva vederlo nel modo sereno in cui guardava Tom e Francesca e nella tenerezza che riservava a Leila.

Doveva essere stata la cena, una signora cena, a scatenargli tutte quelle riflessioni filosofiche,mentre se ne stava steso su una sdraio in giardino.

“Ehi tutto bene?”

La voce argentina della sua ragazza che si era seduta su un angolo di sdraio accanto a lui, lo fece riscuotere dai suoi pensieri e da quel torpore.

La fece stendere accoccolata sul suo petto.

“Tutto bene? “ ripeté Shirin divertita, gli occhi scuri che scintillavano alla scarsa luce del giardino.

“Si, tutto bene, pensavo.”

“A cosa?”

“A tutto e a niente.

Alla fama, al nostro demo e a Bill. “

“Cosa hai concluso?”

“Che lui sta meglio e che spero ne usciremo più forti.

Tu perché sei uscita?”

Lei scoppiò a ridere.

“Gli altri stanno giocando a non so quale videogioco e pare che il tuo intervento sia necessario se vuoi avere ancora una band!”

“Dinamica dei fatti?”

“Luca e Tom sono finiti in squadra insieme, perché questa volta Tom voleva suo cognato, tanto è tutto un famiglia!

Testuali parole di Tom.

Georg e Bill sono nell’altra squadra, già prima di partire i due gemellini si sono insultati amichevolmente, convinti di vincere tutti e due.”

Gustav annuì, ne sapeva qualcosa dello spirito di competizione tra i Kaulitz.

“Chi ha vinto dei due?”

“Tom. Bill si è incazzato e si è messo a litigare con Georg che…

“Un po’ ha sopportato , un po’ no ed è esploso?”

“Si, vedo che le cose le capisci!”

Più che altro dopo anni aveva imparato a prevedere cosa potesse succedere.

“Poi Tom sui ha cominciato a contraddire Bill ed è scoppiata la terza guerra mondiale giusto?”

“Esattamente Gustav. Ci hai preso in pieno.”

Il biondo sospirò.

“Devo dividerli anche se vorrei rimanere qui con te…

“Non ti preoccupare!” gli diede un bacio sulla punta del  naso” abbiamo tutta la notte o prevedi di fare da  balia notturna ai tuoi compagni di band?”

La faccia di Gustav si distorse in un ghigno spaventato.

“Per carità di Dio, no! Che ci pensino Leila e Francesca!

Io la notte ho altro da fare che badare a loro!”

Shirin scoppiò a ridere divertita.

“Ora vado a dividerli, sennò finirà male.”

A malincuore vide la sua ragazza alzarsi, la imitò con uno sbuffo, stava bene sdraiato li, accidenti a loro!

Entrò in casa e li vide intenti a menarsi come bambini piccoli, in un groviglio di corpi, sembrava di vedere un anime di quelli che tanto piacevano alla sua ragazza.

Lene , Leila e Fra con il bambino erano in disparte, confabulavamo e gli sembrò di vedere Leila che passava qualcosa all’’italiana.

Che stessero scommettendo su chi avrebbe vinto?

Il biondo decise di lasciare perdere e si mise in mezzo tra i tre litiganti e li separò buttando Georg da una parte e i gemelli da parti opposti, Leila scattò verso Bill.

“ Tesoro! Sei tutto scompigliato!”

Rise lei sistemandogli i capelli.

“Quel decerebrato di mio fratello mi ha distrutto! “

Francesca trattenne Tom.

Ragazzi… sapete dov’ero io?”

“NO.”

“Ero tranquillamente sdraiato a farmi i cazzi miei e mi sono dovuto alzare per sedare questa lite da bambini!

Ora, già sono alterato di mio, non fatemi alterare di più e fate pace!”

I tre si guardarono in cagnesco, ma poi si strinsero la mano, Bill abbracciato alla sua ragazza sembrava sempre più un bambino.

“Bene, ora io vado.”

Sentì Shirin seguirlo e poi una volta fuori abbracciarlo da dietro.

“Complimenti hai risolto tutto!”

“Ordinaria amministrazione!”

Si  voltò e la baciò dolcemente.

“Tutto risolto per Derek?”

Lei annuì, poi lo guardò dritto negli occhi, sembrava decisa ma la voce le uscì incerta.

“Prima o poi ne avremo anche noi uno?”

“Prima o poi si.”

Strofinò il suo naso contro quello della ragazza.

Orasi sentiva completo, la fama era relativa.

Aveva la sua ragazza e aveva i suoi amici.

Questo bastava.

 

 

Felicità.

Leila non era mai stata così felice come in quell’ultimo anno, da quando lui era entrato in pianta stabile nella sua vita.

Vita che non era cambiata granché, solo non andava più a scuola, ma lavorava a tempo pieno nella tabaccheria di suo padre.

I suoi non erano stato felicissimi, ma lei aveva preferito prendersi un anno di pausa dallo studio e godersi il suo ragazzo, con cui aveva condiviso gioie e dolori.

I dolori erano appena dietro l’angolo, con rari strascichi nella loro vita, come andare a trovare Farid in carcere.

Pensandoci bene quel dolore si rinnovava ogni volta, vedere il fratello dietro le sbarre era sempre qualcosa che aveva il potere di straziarla, ma solo aver Bill vicino la faceva stare meglio.

Aveva temuto che il fratello non si sarebbe mai ripreso da quella depressione che aveva sperimentato nel carcere fin dall’inizio, ma nelle ultima visite era più sereno.

E ora c’era Bill tra la se braccia, spettinato come un bambino che guardava in cagnesco suo fratello e Georg.

Adorabile.

“Faremo i conti dopo noi. Leila ti va se facciamo una passeggiata in spiaggia?”

“Certo andiamo!”

Lo seguì in giardino, Shirin e Gustav si stavano baciando sulla sdraio.

“Ecco perché era così incazzato il nostro batterista!” ridacchiò lui.

“Senti chi parla! Tu non ti sei mai comportato allo stesso modo vero?”

Lui arrossì  e non disse nulla.

[Ormai nella stanza si sentivano solo i loro gemiti.

A ogni spinta dentro di lei un gemito.

A ogni gemito un bacio.

Era decisamente in paradiso e sentì solo da lontano la porta aprirsi.

Sentì bene la voce di Tom urlare che era arrivata la pizza prima di ammutolirsi  e mormorare un :”Ops!”

Ops un cazzo!” Ruggì Bill”Bussare no? coglione!”

Il gemello uscì dalla stanza a piccoli passi.]

“è stato molto imbarazzante tornare di la dopo!”

“Su dai, non esagerare! Ho visto per anni scene del genere con Tom come protagonista …

È stata una piccola vendetta!”

“Oh Bill!” Lo baciò divertita.

“Vedi a fare il cucciolo bisognoso di coccole ci si guadagna sempre!”

“Ti ricordo che quando ci siamo conosciuti non eri così.”

Erano arrivati al basso cancello che separava la spiaggia dal giardino, Bill lo aprì e si ritrovarono a camminare sulla piaggia morbida e calda.

“Come posso fami perdonare?”chiese divertito lui.”Anche se un ‘idea ce l’avrei!”

Si era avvicinato sempre di più, le aveva accarezzato una guancia, Leila chiuse gli occhi a quel contatto.

Le piaceva sentire le sue mani calde su di se, lei si sentiva sempre così fredda!

Ora aveva portato entrambe le mani sulle guance e la stava baciando dolcemente, decisamente era perdonato.

“Allora?” mormorò dopo essersi staccato.

Massì ti perdono!”

Lui sorrise e prendendole la mano proseguirono vero il mare, non era lontano, si sentiva il rumore delle onde che si abbattevano sulla piaggia.

L’aria era calda e la luna era alta nel cielo, luminosa, era tutto semplicemente stupendo.

C’era la stessa luna della sera che aveva deciso di presentare Bill alla sua famiglia, avventura iniziata in modo traumatico.

[“Papà, domenica vorrei invitare a cena il mio ragazzo.”

“Il tuo che?” aveva esclamato l’uomo sbarrando gli occhi.

“Ragazzo, persona con cui esco!”

“Sei sicura, non è troppo presto?

Zairaaaa!”

Aveva urlato come un disperato per chiamare sua madre.

“Si tesoro?”

“Leila domenica vuole invitare il suo ragazzo a pranzo!”

Sua madre aveva sorriso.

“Oh tesoro, è meraviglioso non vedo l’ora di conoscerlo!”]

Proseguita in modo strano.

[La fatidica domenica il campanello di casa loro era suonato a mezzogiorno e mezza, come stabilito, suo padre era andato ad aprire.

Si era trovato davanti un sorridente Bill in jeans, maglietta, giubbotto di pelle, occhi truccati e cresta nera.

“Piacere io sono Bill!”

Gli aveva teso una mano sorridente, proprio nel momento in cui Leila era arrivata per affiancarsi al padre.

“IO sono Gunther!” aveva mormorato quello

“Ciao tesoro!”

Le aveva dato un bacio sulla guancia ,mentre suo padre continuava a scrutare Bill.

“Somigli alla versione scheletrita di quello sui poster di mia nipote, come si chiamano?

Tokio Hotel.”

A Leila era venuto da ridere  osservando l’espressione di Bill.

“IO sono quello sui poster di sua nipote!”

“Ah!”

Pausa di silenzio.

“Oh! Ma tu non eri quello che?

Leila non è pericoloso?”

Lei poggiò una mano sulla spalla di suo padre.

“Ha smesso te lo posso giurare, così come quelli della clinica e il suo psicologo.”

“Se lo dite voi!”mugugnò poco convinto”Entra, comunque benvenuto casa mia, Bill!”]

E finita bene.

[“Devo ammettere che non sei così male!” Disse suo padre guardando meditabondo il suo bicchiere di birra.

“Sei riuscito a far sorridere di nuovo mia figlia e l’hai fatta ingrassare!”

“Papà!”

“Zitta che agli uomini le donne piacciono in carne!”

Lei aveva sbuffato.

“Mi stai anche simpatico… cosa che non guasta.

Benvenuto in famiglia Bill!”]

 “L’avresti mai detto che saremmo stati  ancora insieme un anno fa?”

Lui ridacchiò.

“Ne sono sempre stato convinto, eri tu quella scettica!”

“Hai ragione.”

“E tu cara la mia scettica , l’avresti mai detto?”

“Ad essere sincera no. Avevo paura che fosse un sogno da cui mi sarei dovuta svegliare prima o poi.”

“Adesso che pensi?”

“Che non è un sogno, è la realtà e mi piace un sacco!”

Lui rise  e la baciò.

“Perché non ti sei voluta iscrivere all’università?

Non me l’hai mai voluto dire.”

La ragazza sospirò.

“Chiamami scema, ma ho pensato che se  mai uno di questi colloqui con le case discografiche andasse bene e tu tornassi ad andare in tour volevo essere pronta a seguirti.”

Lui si arrestò e la guardò dritta negli occhi, Leila si accorse in quel momento che quelli di lui erano lucidi.

“Davvero?”

“Si.”

“Grazie! È la cosa più bella che mi abbiano detto. Io…

Lei appoggiò un dito sulle sue labbra.

“Non mi ringraziare, baciami e basta e… dimostrami che questo splendido sogno non avrà mai fine.”

“Ai tuoi ordini!”

E mentre per l’ennesima volta veniva baciata si sentiva come una persona che dopo tanto girovagare aveva trovato la sua casa.

Sicura e protetta.

Con ogni probabilità il futuro continuava ad essere una fregatura, ma almeno ora non le faceva più così paura.

 

Tom osservava il fratello allontanarsi e sorrise.

Lentamente a piccoli passi erano riuscito nel miracolo di far tornare tutto come prima o ci erano arrivati vicini.

C’erano quelli che c’erano sempre stati, ritorni e nuovi arrivati.

Si sentiva un po’ idiota se ripensava ai primi tempi quando aveva giudicato quella rossa non adatta a suo fratello, probabilmente era la migliore cosa che gli fosse capitata.

Vedere il fratello stare bene automaticamente faceva stare bene anche lui, era un rapporto simbiotico.

Francesca sbadigliò dietro di lui, doveva essere assonnata, la notte prima Derek non era stato zitto un attimo.

“Nana, hai sonno?”

Lei annuì.

“Ieri Derek non mi ha dato tregua.”

“Dai, andiamo a letto.”

“Si!” represse uno sbadiglio”Ora che la bestia dorme approfittiamone!”

“Non chiamare così mio figlio!” esclamò divertito.

“Scusa Tom, ho sonno…

La guardò sbigottito.

“Direi di si, non hai nemmeno recepito  la battuta.”

Lei gli sorrise grata.

“Ragazzi, noi andiamo a letto!”

Si alzò un coretto di:”Buonanotte!” tranne Luca che si avvicinò a loro sogghignando.

“Ehi, guardate che non voglio essere zio di nuovo!”

La sua donna incenerì il fratello con uno sguardo.

“Vai a cagare pirla! Sono stanca, non penso a renderti zio di nuovo!

Tu piuttosto, non rendermi zia!”

Lasciò la stanza a passo di marcia e un Luca stupito,a cui Tom si sentì in dovere di battere una mano sulla spalla.

“Ha sonno,  ma tu stai attento lo stesso,cognato.”

“Dio li fa e poi li accoppia!”borbottò Luca tornando a sedersi.

Tom rise e raggiunse Francesca in camera  rimanendo incantato a guardarla.

La ragazza stava cullando il bambino e cantava una nenia in italiano, pur non capendo una parola la trovò dolce e si sentì in pace con il mondo.

Gli ricordava sua madre e all’improvviso tutte le paure sul ripetersi delle loro storie familiari gli parvero lontane.

Forse sarebbe andata in modo diverso questa volta.

All’improvviso smise e la vide sorridere ed accarezzare il loro cucciolo, solo allora lui si avvicinò alla culla e lo accarezzò a sua volta.

“Sei davvero dolce.”

Lei sorrise e si fiondò fra le sue braccia.

“Sono davvero stanca, gli voglio bene ma prosciuga le mie energie.”

“Allora vieni a letto.”

Si spogliarono insieme e si buttarono sul materasso, automaticamente la ragazza si accoccolò contro di lui come un gattino bisognoso di coccole.

“Te lo ricordi la prima volta che ti ho abbracciato?”

“Non credo me la scorderò facilmente quella sera, per la prima volta avevo deciso di fidarmi di te.”

“ Te ne sei mai pentita dopo?”

Lei scosse le testa.

“No, sebbene sia stata male dopo, non mi sono pentita.

Tu … non so se hai una vaga idea di quello che hai fatto quella sera.”

“Ti ho ascoltata.”

“Non solo … tu non sei scappato!

Sei stato il primo ad accettarmi e a mostrarsi gentile con me, pur sapendo la mia storia.

Mi hai fatto stare bene.”

Rimase spiazzato, non si aspettava quella confessione, ne di aver fatto così tanto con un semplice gesto, così si limitò ad accarezzarle i lunghi capelli neri, mentre lei si rilassava contro il suo petto.

“Non ci  avevo mai pensato.”

“Non importa, l’importante è che tu sia qui.”

“Avevi paura che potessi fuggire?”

“Un po’… quando ho saputo di essere incinta temevo che non saresti stato pronto.

Avevo così paura!”

“Anch’io ho avuto paura.

Paura di non essere abbastanza.

Paura di non essere pronto, ma mi hai smollato bene, Girardi!

Ero così innamorato di te che non sopportavo di perderti e quando l’ho sentito muoversi nella tua pancia e poi quando Derek è nato ho capito che nonostante fossi solo un ragazzino non me ne sarei andato.

Mi avevate stregato.”

La guardò negli occhi e si accorse che erano lucidi.

“Non mi avevi mai detto una cosa del genere.”

La baciò dolcemente.

“Stasera facciamo i conti con il passato.

Se io me ne fossi andato tu avresti tenuto questo bambino?”

“Si, perché comunque sarebbe stata l’unica cosa che mi avrebbe sempre ricordato te e non l’avrei eliminato.”

La voce della ragazza tremò su quell’ultima parola e anche lui, forse per questo si strinsero un po’ gli uni contro gli altri.

“A volte penso che tutto quello che ho vissuto, la rabbia, il dolore e tutto il resto sia stato un modo per arrivare a questo.

Per arrivare a te.

Per tanto tempo non mi sentivo a casa mia da nessuna parte, ora è diverso e lo devo a te.

Forse perché ho trovato anch’io qualcuno da amare …”

Lasciò la frase in sospeso, la mora non era mai stata una tipa da parole smielate e dichiarazioni e nemmeno lui, ma quella volta sentì di doverle una risposta.

“Sai, tutto quello che hai detto, penso che possa valere anche per me.

Ora ho anch’io qualcuno  da amare e devo ringraziare te per avermi voluto ancora nella tua vita.

Ti amo!”

Mormorò baciandole una tempia.

“Anch’io!” ripose lei prima di crollare in un sonno sereno.

L’ultima volta che l’aveva vista così debole, fragile ed indifesa era stato dopo il parto, quando stesa nel suo letto d’ospedale sembrava tanto la sedicenne di tanti anni prima.

Tom chiuse gli occhi per vedere meglio quell’immagine mentale e ci riuscì.

[Fay era stesa a letto e lui era seduto su un sedia accanto al letto perso nella contemplazione della sua donna:lunghi capelli neri, ondulati con quei serpenti di colore che spuntavano, contrastando con il bianco del cuscino, l’aria stanca e sofferente, la carnagione pallida.

Sembrava in tutto e per tutto la sedicenne di tanti anni prima.

L’unica cosa diversa era la luce negli occhi, quella di tanti anni prima non c’era, ora invece c’era una scintilla di gioia profonda e di soddisfazione.

Il respiro era lento e regolare, la mano stretta nella sua era calda.

Decise di accarezzargliela lentamente, era stanca non voleva che si svegliasse, ma fallì.

Poco dopo si ritrovò a fissare due grandi occhi scuri che gli sorridevano assonati, le baciò una mano.

“Scusa non volevo svegliarti sarai, stanca.”

“Tranquillo, poi tra poco arriverà l’infermiera con Derek.”

Lui sorrise e le baciò la fronte, come predetto una donna arrivò con il loro bambino.

Lei è il padre?”

Annuì sorridendo come un ‘ idiota.

“Allora può rimanere, signora Kaulitz, le faremo allattare il bambino.”

Quel signora Kaulitz era insolito, ma bello, dopotutto.

La donna porse il bambino a Francesca che si sbottonò il pigiama e porse un seno al bambino che si attaccò vorace.

Guardava quella scena rapito, come se non avesse mai visto una donna allattare, ma d’altronde quella era la sua donna, non una qualsiasi.

Si avvicinò piano per guardare meglio il neonato, era così piccolo e così perfetto da fare male.

Perfetto nella sua imperfezione.

Suo figlio.

“Posso accarezzarlo?” chiese quando Francesca ebbe finito di allattarlo.

“Certo.”

Tremante allungò un dito verso il bambino che lo guardò, senza piangere.

Derek studiò per un attimo quel dito e il suo volto, poi lo afferrò e rise.

Sentì il cuore scoppiargli in petto.

“Grazie Fay! Grazie!” mormorò commosso.

“Prego mormorò lei altrettanto commossa.]

Il ragazzo tornò al presente, a quella notte siciliana calda, ma in cui era piacevole averla addosso, misteri dell’amore.

Sentirla respirare sopra di lui non fece altro che confermare le sue parole, si sentiva a casa.

Non importava quello che sarebbe successo in futuro, lei ci sarebbe sempre stata.

 

 

Bill era felice.

Aveva finto con tutti di essere arrabbiato per la storia del gioco invece avrebbe solo voluto alzarsi e ringraziarli tutti.

Dal primo all’ultimo per essere rimasti.

Per non averlo lasciato solo.

Era da tempo che non provava una sensazione di completezza così forte, ora era davvero pronto a combattere di nuovo per ciò in cui credeva, per i suoi sogni.

Aveva passato mesi a macerarsi nei sensi di colpa in silenzio, non voleva che qualcuno se ne accorgesse, tutto quello che era derivato dalla sua dipendenza era una cosa con cui solo lui poteva fare i conti.

Fortunatamente aveva avuto qualcuno accanto, pronto a dimostrargli che nonostante tutto era amato.

C’era stato suo fratello che lo aveva incoraggiato comporre e aiutato con la sua chitarra nonostante le occhiaie causate dalla mancanza di sonno per i pianti notturni di suo figlio.

C’erano stati i suoi amici che erano venuti a casa sua, anche solo per trascorrere una serata cazzeggiando in compagnia.

C’era stata Francesca che spesso l’aveva ascoltato, consigliato e coperto quando  si addormentava sul divano, stanco per il pensare e il crogiolarsi con quei sensi di colpa che comunque non lo lasciavano andare.

C’erano stati  i suoi genitori che una volta raccontato loro tutto, pur scioccati non lo avevano abbandonato.

E c’era Leila, che pur con la sua presenza sempre un po’ rude e scostante gli aveva dato molto e lo aveva supportato.

Era stato davvero fortunato.

Un ragazzo fortunato che si godeva una vacanza in un posto bellissimo con la sua ragazza,

Quella stessa ragazza che ora dormiva sicura tra le sue braccia e che più di un anno fa si era messa tra lui e una pistola salvandogli la vita.

Ebbe un brivido nell’immaginarsi se stesso senza lei, in una specie di fine alternativa a quella storia, la strinse più forte e lei sbuffò nel sonno.

Leila era sempre stata bella, me nell’ultimo periodo era rifiorita, Shirin diceva che stava tornando quella di un tempo e ne era felice.

Bill non lo sapeva, vedeva solo che la sua ragazza sembrava stesse tornando a vivere, vestiva abiti più colorati, si truccava di più e rideva.

A Bill piaceva pensare che un po’ fosse merito suo e che stare con lui  fosse l’origine di quel piccolo miracolo.

Pensando a tutte quelle cose cadde in un sonno profondo e popolato da incubi.

[Era di nuovo in quell’appartamento.

Quel piccolo sudicio appartamento che apparteneva a quel verme di Mark e in cui Leila era stata portata contro la sua volontà.

Sentiva rumori di zuffa alle sue spalle, David e Tom che bloccavano il verme probabilmente, ma tutto ciò su cui riusciva a concentrarsi era Leila.

Leila e la macchia rossa di sangue che le si allargava sullo stomaco come una rosa.

Premeva la sua felpa contro la ferita per arrestare il flusso del liquido,senza riuscirci, il sangue continuava ad uscire lentamente impregnando anche l’indumento.

Non era mai stato un ragazzo particolarmente credente, ma pregava Dio a che Leila si salvasse come non aveva mai fatto.

La zuffa si fermò, sentì Tom che gli diceva qualcosa, era talmente scosso che dovette farselo ripetere.

“Ho detto che l’ambulanza arriva.”

Lui riuscì solo ad annuire e Tom non aggiunse altro.

Il viaggio in ospedale fu un incubo, sentiva i paramedici parlare concitati, la ragazza era grave, aveva  degli organi vitali lesionati e la stavano perdendo.

La stavano perdendo.

Come si poteva perdere un oggetto, peccato che Leila fosse una persona, la sua ragazza.

Arrivarono in ospedale e Bill venne lasciato in una sala d’spetto fuori da una sala operatoria, sentì che arrivarono anche David e Tom dopo un po’.

L’unica cosa che sperava di sentire era un medico che gli dicesse che lei stava bene.

Solo questo.

In attesa, si torturava le mani e guardava fisso il pavimento, sentendo solo i battuti furiosi del suo cuore riempirgli la testa.

“Dai Bill ce la farà.”

“Lo spero.”sussurrò.”Lo spero.”

L’attesa riprese fino a quando la porta si aprì ed uscirono i dottori con espressioni contrite.

Il suo cuore perse un battito.

Qualcosa non doveva essere andato nel verso giusto, ora lo sapeva, ma ancora sperava di sbagliarsi.

“Signor Kaulitz, siamo spiacenti di comunicarle che la paziente non ce l’ha fatta.”

Il moro sentì il vuoto farsi largo in lui.

Non ce l’aveva fatta, quelle parola risuonarono in lui.

Lanciò un lungo urlo e scoppiò a piangere, Tom immediatamente si lanciò verso di lui per abbracciarlo e consolarlo, ma lui con gesto nervoso si scostò.

“Voglio stare da solo.”

Si allontanò da quella sala, i corridoi dell’ospedale, seppur rumorosi gli sembravano vuoti e privi di vita fino a che non giunse a dello scale.

Le percorse tutte fino a trovarsi davanti a una porta che aprì senza esitazione.

Si ritrovò su una terrazza, il cielo era spazzato da nubi che correvano incerte sopra la città.

Come in trance si diresse verso il cornicione e ci si appoggiò con tutto il peso, abbassando gli occhi sullo spettacolo della vita frenetica dell’ospedale.

Era appena arrivata un’ambulanza, i paramedici stavano trasportando concitati qualcuno, lui li osservava rapito.

I pensieri che gli attraversavano la mente ora erano mutevoli come le nuvole, da una parte non riusciva a credere che Leila fosse davvero morta, dall’altra un desiderio insano stava prendendo piede in lui.

Bill voleva raggiungere quei paramedici diversi piani più sotto, voleva buttarsi come se avesse avuto le ali, per far finire tutto.

Se non avesse sentito la porta aprirsi dietro di lui e suo fratello abbracciarlo da dietro avrebbe dato retta a quelle voci.

Il moro si staccò, si voltò, ma invece di fronteggiarlo si gettò tra le sue braccia e pianse.

Insieme si accasciarono al suolo, poi tutto divenne nero.

Bill cadeva,senza Tom in un’oscurità densa che nulla aveva di concreto, era tutto onirico.

Alla fine della caduta si risvegliò sudato ed ansante nel suo letto della clinica.

Er stato solo un incubo! Solo un fottuto incubo!

Il moro avrebbe voluto alzarsi e ballare, felice che Leila fosse salva, che quel proiettile l’avesse solo sfiorata e non uccisa, ma non poteva certo disturbare gli altri pazienti.

Tornò a letto  più sollevato e tornò a dormire e a sognare.

Questa volta era su una spiaggia bianca poco prima del tramonto.

Solo.

Era un sogno che aveva già vissuto, quello dove aveva visto, se così si può dire,  per la prima volta il padre di Fra e sapeva che prima era stato con Francesca, seppellendo definitivamente e senza dolore le speranze di essere amato da lei.

In fondo l’aveva sempre saputo che lei amava suo fratello, non lui.

Si incantò a guardare il mare che si infrangeva sulla spiaggia con un ritmo sempre uguale, ora che era solo si chiedeva cosa sarebbe successo.

Era stato certo e che quel sogno non fosse stato solo suo, lo sguardo che Francesca gli aveva lanciato quando aveva visto il padre era stato illuminante ,ora cominciava la parte autenticamente sua .

“Bill!”

Si voltò, Fra era di nuovo davanti a lui, più matura,aveva in braccio un bambino molto piccolo, Tom la abbracciava da dietro.

“Quand’è che mi renderai zio?”

Mormorò divertito suo fratello, Bill prese il neonato che gli porgeva la ragazza, aveva gli occhi scuri e un ciuffo di capelli scuri.

“Non ti basta essere padre?”

“No, se tu non sei felice.”

“Ora che l’hai trovata non lasciartela scappare.”

Chi?

Una ragazza vestita di nero con un velo in testa a coprirle il volto si avvicinò a lui, suo fratello, la sua ragazza e il loro bambino erano spariti.

C’erano solo loro due.

“Ciao amore!”mormorò lei accarezzandogli una guancia.

Ciao…

“Chiudi gli occhi.”

Fece come gli era stato ordinato, sentì i fruscii del velo sollevato e poi sentì le sue labbra calde contro le sue.

Fu il bacio più bello della sua vita perché sentiva che c’era amore verso di lui nella ragazza che glielo stava donando, lo sentiva dal fatto che lo attirava a se e lo accarezzava.

Chi era?

Domanda retorica, era la donna del mistero che in quegli ultimi mesi era apparsa speso nei suoi sogni per fargli da coscienza.

Quando la sentì staccarsi, gioì, finalmente l’avrebbe vista…

Ricordava la rima volta che aveva fatto quel sogno, prima che la maschera cadesse lui si era svegliato.

Questa volta quando riaprì gli occhi lei era ancora lì , sorridente, lui le accarezzò il volto ed arrivò a sfiorare il velluto della maschera.

“Posso?” chiese esitante.

“Certo!” annuì lei.

Lentamente gliela sfilò e si perse in un paio di occhi verdi che conosceva, erano quelli di Leila.

“Eri tu!”Mormorò semistupito.

La ragazza lo baciò e lui sorrise, sentendosi felice, così felice da scivolare dolcemente nella veglia e poi nella piena coscienza.]

Leila era accanto a lui e dormiva.

Ricordò una conversazione che aveva avuto con Leila, le aveva chiesto se credeva  fosse possibile incontrare qualcuno nei sogni prima che nella realtà, ora aveva avuto la sua risposto.

Era possibile, a lui era successo.

“Bill?” la voce della ragazza e le sue carezze gentili sulla sua schiena lo fecero tornare alla realtà.

“Si?”

“Cosa c’è?” si era messa a sedere anche lei e lo aveva abbracciato appoggiando il volto sulla sua spalla.

“Nulla, stavo pensando.”

“Cose belle?” la ragazza strusciò il naso sulla spalla e vi depose un bacio.

“Si, pensavo che ti ho incontrata prima che ti conoscessi, nei miei sogni.”

“Wow, Bill che fa il romantico!”

Lui sbuffò.

“Scema! Dammi retta!”

“Ai tuoi ordini!”

Bill si sciolse dall’abbraccio e si voltò per poterla guardare negli occhi.

“Molto prima che ti conoscessi, dopo che ho praticamente costretto Tom ad andarsene di casa, ho fatto un sogno.”

Prese fiato.

“Ho sognato di essere il ragazzo di Francesca.”

La vide irrigidirsi.

“Non fraintendere, avevo già archiviato la storia, ma non avevo ancora trovato le palle per dirlo a me stesso, capisci?

Insomma, ero il suo ragazzo, sennonché lei era strana, scostante.

Alla fine ho capito, era cotta di mio fratello, sebbene l’avessi sempre saputo sentirselo dire aveva avuto su di me un effetto liberatorio.

Eravamo su una spiaggia, uguale a quello che c’è qua fuori e sono rimasto a guardare il mare.

Poi sono apparsi Tom e Fra con il loro bambino e mi hanno detto che non dovevo lasciarmi scappare chi avevo trovato.

E poi è apparsa una donna mascherata che mia ha baciato.

Una donna con la tua voce.

Una donna di cui non riuscivo mai a vedere il volto e che mi dava sempre consigli o mi sputava addosso le verità che non volevo accettare.

Eri tu. Stasera ho finito il sogno di quella sera, togliendole la maschera ed eri tu.

Mi credi o sembro un pazzo?”

Lei sospirò.

“Sembri un pazzo, ma ti credo.

Anche a me piace pensare che se il destino esiste ci ha mandato uno sulla strada dell’altro per fare un percorso insieme, dal buio verso la luce.”

“Lo sapevo che avresti capito!

Piccola… A volte ho pensato di essermi perso nella mia vita.

Non sapevo più dove andare e mi sono affidato a qualcosa di sbagliato e non volevo più nemmeno tornare a casa a un certo punto.

Per fortuna mio fratello, Francesca e i miei amici non mi hanno mai mollato, ma forse non sarebbe servito a molto se non fossi arrivata tu.

Forse la mia via di ritorno a casa passava attraverso te.”

Sulla stanza calò un silenzio.

Sai… anche la mia!”

Si sorrisero e fu naturale baciarsi, come a suggellare quello che avevano detto.

E Bill si sentì a casa, una casa piene di tutte le persone che per lui significavano qualcosa.

Una casa piena di affetti come sognava da sempre.

Una casa libera dalla droga , cosa per cui aveva lottato.

Un casa che  gli piaceva.

La casa di Bill, il ragazzo, non il cantante dei Tokio Hotel.

La sua.

 

 

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Siamo arrivati alla fine.

Non so cosa dire, ho un po’ di magone.

Spero vi piaccia, a me mette un po’ di tristezza ç_ç.

Deve essere l’effetto dell’ultimo capitolo pubblicato unito al fatto che lunedì sono stata al concerto di Milano.

Un concerto davvero stupendo, non so che altro dire.

Non è che me la cavi molto bene con le parole.

Forse è meglio che inizi a ringraziare.

Ringrazio chi ha commentato l’ultimo capitolo, ossia:

 

.Pulse  (sono davvero contenta che ti piaccia e che tu abbia apprezzato la struttura a flashback^^

 

Utopy

 

Lady cassandra

 

Ringrazio chi l’ha messa nei preferiti:

 

Bambolina_Elettrica

BigAngel _Dark

Black_Down TH

Dan

Dark_Angel_In_Die_Nacht

Degah

Fuckin _princess

KverY 12

Lady Cassandra

Mary_cullen

Masavecia

Schwarznana

Tokietta 86

TokiettinaChan

Veronica 91

Xoxo_valy

_Pulse_

 

 

Ringrazio chi l’ha messa nelle seguite:

 

Akiko

Degah

Hana Turner

Kvery 12

Masavecia

Tokietta 86

_Pulse_

 

 

 

   
 
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