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Autore: lames76    19/04/2010    2 recensioni
Un ragazzo come tanti altri del XX secolo viene investito da un compito importante, entrare in un'ordine di cavalieri che devono vegliare sul passato. Riuscirà ad adattarsi? Come si comporterà nella sua prima missione?
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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Menion precipito', o almeno questa fu la sua impressione, mentre attraversava lo spazio multicolore. Non riusciva a scorgersi, anche quando cerco' di portare le sue mani davanti al viso non riusci' a vederle. Si chiese quanto tempo fosse passato durante la sua discesa ma non seppe cosa rispondersi visto che non aveva nessun punto di riferimento. Attorno a se' c’era un caleidoscopio di luci e colori diversi, alcuni piu' accesi, altri piu' spenti. Ero uno spettacolo incredibile. Improvvisamente come era cominciata, l’esperienza di viaggio termino' e lui cadde a terra. Sbatte' contro il terreno abbastanza duramente ma la corazza di cuoio attenuo' l’urto.
Massaggiandosi il fondo schiena si alzo' e si guardo' intorno con curiosita'. Era finto in mezzo a un bosco di conifere. Il sole splendeva nel cielo, oltre le cime degli alberi, in una splendida giornata primaverile. Si accorse che non indossava piu' i suoi vestiti, quelli che aveva quando era a Faerie, ma brache di tela, giacchetta, una corazza di cuoio leggero, schinieri e copribraccia sempre di cuoio. La sua spada pendeva dal suo fianco e sentiva, nella tasca dei suoi pantaloni, il rassicurante freddo dello specchietto. Si guardo' intorno. Chissa' dove si trovava... o meglio chissa' in che tempo si trovava. Se i suoi vestiti erano mutati per adattarsi a quel periodo storico, poteva essere in qualunque tempo prima del 1300. Ed ora cosa avrebbe dovuto fare? Sembrava fosse da poco passato mezzogiorno anche se non ne era sicuro visto che il suo orologio da polso era scomparso con il resto dei suoi abiti moderni.
Decise di mettersi in marcia, pur non sapendo dove andare.
Ora
Cammino' per mezza giornata e, quando il sole fu prossimo a tramontare, il cielo si oscuro' di nubi nere ed inizio' a piovere a dirotto. Menion decise che non era il caso di ripararsi sotto gli alberi, visto che tuonava, cosi' comincio' a correre alla ricerca di un riparo. La pioggia gli cadeva sul volto con violenza. Noto' un bagliore in lontananza e vi si diresse sentendosi come una falena.
Alla fine giunse all'ingresso di una caverna. All'interno erano accampate, davanti ad un fuoco caldo, quattro donne. La prima aveva capelli, occhi e pelle color ebano, fisico asciutto e slanciato, sembrava una pantera nera pronta a colpire. Il suo portamento indicava che era quella la donna che comandava, nei suoi occhi scorse una decisione incredibile ed anche un profondo odio. La seconda era l'esatto contrario, occhi verdi, capelli biondo platino e pelle candida, fisico alto e possente. Sembrava che il suo corpo fosse stato scolpito nel granito, solido e potente. La terza era una tipica donna greca, capelli neri, occhi neri e carnagione olivastra, fisico minuto ma estremamente atletico. Queste prime tre erano sicuramente delle combattenti, infatti due portavano delle spade mentre quella dai capelli quasi bianchi aveva, al fianco, un'enorme ascia a due mani. Inoltre indossavano delle corazze di cuoio leggero simile alla sua ma che lasciavano le spalle scoperte, schinieri e bracciali di metallo oltre ad un piccolo scudo rotondo. Da buon archeologo riconobbe subito le tre guerriere come appartenenti ad un gruppo di persone dell'antica Grecia, le Amazzoni.
L'ultima invece era completamente diversa. Capelli castano chiari, carnagione rosea, fisico minuto ma ben proporzionato ed occhi di un colore indefinito, tra il verde e l’azzurro. Portava un vestito verde e pantaloni di cuoio scuri. Agganciato dietro la schiena aveva un lungo mantello granata e calzava leggeri stivali di cuoio. Era armata con un lungo bastone nodoso ed al suo fianco, aveva un borsone di stoffa nera.
"Posso dividere con voi la caverna?", cerco' di mantenere la voce ferma nonostante gli ansimi dovuti alla fatica. Subito si chiese se lo avrebbero capito, d’altronde lui aveva parlato come al solito nella sua lingua.
"No", fu la secca risposta della donna di colore, "Ed ora vattene!"
"Per lo meno ora so che quello che ha cambiato i miei vestiti mi fa anche comprendere e parlare come loro", si consolo' lui, poi si volto' verso l'esterno ed osservo' la pioggia ed i fulmini cadere, indeciso. Torno' a fronteggiare le donne.
"Beh, preferisco incorrere nelle vostre ire piuttosto che in quelle di Zeus", poi si sedette vicino all’uscita. La caverna era abbastanza piccola da fare si' che si trovasse solo a pochi metri dal fuoco delle amazzoni. Le tre lo scrutavano con sospetto. Lui le guardo' diritto negli occhi.
"Sono solo un viandante che e' stato sorpreso dalla tempesta", intanto si stava strizzando una manica della sua camicia, "E poi sono sicuro che mi battereste facilmente se lo voleste"
Ci fu di nuovo un attimo di silenzio tra loro.
"Conosci la strada per Anfipoli?", a parlare con voce dolce era stata la ragazza che portava il bastone. Le altre le lanciarono un'occhiataccia che lei ignoro'.
"No, mi spiace", si affretto' a rispondere lui, "Sono straniero di questi posti...", fece una pausa pensando se dire di piu', "...potremmo cercare la strada assieme..."
"Non se ne parla neppure!", ruggi' la donna greca.
"E perche'?", chiese con aria ingenua la prima ragazza.
"Non capisci che probabilmente cerca solo un pretesto per derubarci o ucciderci?", a parlare era stata di nuovo la donna di colore.
"Mettiamo le cose in chiaro", intervenne Menion seccato, "Conosco le amazzoni per la loro fama e capisco che dubitiate degli uomini ma io non sono ne' un ladro, ne' un assassino", si fermo' un attimo a guardarle poi aggiunse mormorando, "In piu' vi confesso che non so combattere, ne' tantomeno potrei mai fare del male ad una donna..."
"Se e' vero che non sai combattere sei uno stupido!", gli rispose la donna armata d'ascia con accento nordico, "Ora che lo sappiamo potremmo attaccarti per derubarti"
"Oh, so perfettamente che non corro rischi con voi", continuo' il ragazzo attirando gli sguardi interessati di tutte e quattro le donne, "Da quello che so, le amazzoni sono persone onorevoli e non si abbasserebbero mai ad uccidere qualcuno per derubarlo"
In effetti era una cosa che aveva scoperto quando aveva cominciato ad interessarsi della mitologia Greca con metodo scientifico. Ora sapeva che i cosiddetti ‘eroi’ erano per la maggior parte degli stupratori, vili e codardi, anche i piu' famosi, mentre le ‘mostruosi’ amazzoni, dimostravano una lealta' ed un onore unico.
Gli sguardi delle altre rimasero sospettosi ma persero l'iniziale odio che li caratterizzava.
"Si vede che non sei di queste parti", affermo' la donna greca stupita.
"No, vengo da molto lontano...", fece una pausa cercando di trovare un luogo abbastanza lontano, "...vengo da un paese che sta oltre le Colonne d'Ercole. Mi chiamo Menion"
"Non ho giurato di dire sempre la verita'?", si chiese, "Eppure adesso mento... ma non posso dire loro che vengo dal futuro!"
"Che diavolo di nome e' Menion!", esclamo' la donna di colore.
In effetti era una domanda che si era posto piu' volte. Suo padre era un francese puro sangue, Christian DeVille, sua madre un’italiana, Carla Parodi. Da dove avessero tirato fuori il nome Menion non lo sapeva. Quando lo aveva chiesto anche loro erano rimasti indecisi su cosa rispondere.
"E’ la prima cosa che chiesi a mia madre quando imparai a parlare!", rispose lui sorridendo.
Incredibilmente vide le quattro amazzoni sorridere piacevolmente con lui poi, addirittura, lo invitarono a scaldarsi vicino al fuoco.
"Io mi chiamo Olimpia", si presento' la ragazza con il bastone, "Lei e' Pentea", continuo' indicando la donna greca, "Lei Frida", indico' quella armata d'ascia, "E lei Aura", fini' indicando la donna d'ebano.
"Posso fare una domanda?", le altre annuirono, "Loro sono amazzoni...", disse indicando Pentea, Frida ed Aura, "...si capisce dall'abbigliamento e dalle armi, ma tu?", fini' rivolto ad Olimpia.
"Anche io sono un’amazzone ma in modo diverso", rispose lei, "Vivevo in un piccolo villaggio dell’Attica ma poi la voglia di diventare un Aedo mi fece andare verso Atene", inizio' a spiegare, "Passai diverse disavventure ed alla fine fui accolta dalle amazzoni come una di loro"
Gli Aedi erano i bardi dell'antica Grecia ed erano molto importanti visto che la maggior parte delle storie era tramandata attraverso di loro. Olimpia doveva essere davvero una ragazza speciale per voler fare quel lavoro, visto che non vi era notizia di Aedi donne... che fosse lei la persona che era stato mandato a proteggere?
"Cosa vi porta ad Anfipoli?", chiese ancora Menion. Le amazzoni lo guardarono male, "Se non volete dirmelo e' lo stesso", aggiunse in fretta.
"Ed a te cosa ti porta qui?", chiese Pentea sospettosa.
"Sono in missione", disse ed anticipo' la domanda seguente continuando, "Devo salvare una persona"
"Chi?", chiese incuriosita Olimpia.
"Non lo so ancora", sospiro', "Faccio parte di un ordine speciale di cavalieri..."
"Ma tu non hai il cavallo!", esclamo' Frida.
"Ah, che stupido!", si disse lui, "In quest’epoca il termine cavaliere non viene ancora accostato a quello di persona dedita alla giustizia ma solo a truppa a cavallo! Mi sa che ho fatto una gaffe storica!"
"Mi sono spiegato male", cerco' di correggersi, "Nel mio paese cavaliere, ha un significato diverso. Diciamo che faccio parte di un ordine di persone dedite alla protezione degli innocenti", si, come spiegazione poteva andare, "Una... uh... sacerdotessa... mi ha ordinato di venire qui per salvare una persona, ma sapro' chi e' solo quando l'incontrero'"
Dopo quella spiegazione Menion si accorse d'avere sonno e cosi' si congedo' da loro e si sdraio' a terra poco distante. Purtroppo per lui non aveva mai dormito sulla nuda terra e non riusci' ad addormentarsi subito.
"Sta dormendo?", era la voce di Pentea a parlare.
Il ragazzo senti' che qualcuno gli si avvicinava e lui finse di dormire.
"Si, ma usiamo la nostra lingua... cosa dovremo fare di lui?", rispose Frida.
"Ho un piano", disse Aura, "Gli daremo la possibilita' di accompagnarci e poi manderemo lui a fare lo scambio, cosi' se Gerione cerca di tradirci...", lascio' in sospeso la frase.
"Ma non ci ha fatto nulla di male...", inizio' a protestare Olimpia ma immediatamente fu fermata.
"La decisione e' presa oramai!", fini' secca Pentea.
Dopo aver ascoltato quella discussione Menion riusci' ad addormentarsi.


NOTE: Prima di tutto volevo ringraziare chi ha recensito i precedenti capitoli, grazie grazie grazie davvero e scusate se non vi ho ringraziato subito!

Elos: grazie per la recensione e non preoccuparti se non sei riuscita a lasciarmene una per ogni capitolo, tu hai già letto tutto il racconto e mi hai già dato il tuo giudizio! Comunque grazie mille lo stesso!

debbie95: grazie per l'incoraggiamento e l'entusiasmo :D mi raccomando, fammi sapere se qualcosa ti stona o non ti piace!

redarcher: grazie per la fiducia di aver inserito la mia storia tra le tue preferite. Spero che quando arriverai in fondo non ti ricrederai!

Ciao a tutti ed ancora grazie! :D
   
 
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