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Autore: Elpis Aldebaran    16/05/2010    5 recensioni
Raccolta di fanfiction per voglia mia, per compleanni, per eventi, per qualsiasi cosa.
1. Prefazione
2. NejiTen
3. ShikaIno
4. ShikaIno
5. MinatoKushina - Seconda Classificate al contest "MinatoKushina Genin" indetto da Mala_Mela e Rory-chan.
6. NejiTen
7. KibaHina
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kushina Uzumaki, Yondaime | Coppie: Kiba/Hinata, Neji/TenTen, Shikamaru/Ino
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Spin off di “Teenagers – A new day has come” di Mimi18. Non necessita la lettura di quest’ultima per capire la trama, ma io la consiglio vivamente, se amate il rosaH.

 

 

 

Alla Mimuccia,

perché mi ha prestato gentilmente

metà del suo neurone,

dato che il mio è scappato

abbandonandomi al Destino Infausto.

Ciccio, torna a casa, per carità!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amore è una parola troppo grande.

Non sai mai quando arriva, ma quando passa ti lascia segni indelebili

sulla pelle, nella mente, nell’anima.

Amore ti acceca, ti accarezza, ti fa battere forte il cuore, ti fa vedere le cose

sotto una prospettiva perennemente felice.

Ma Amore, quando ti abbandona, ti distrugge.

 

 

 

 

 

H e a r t  B r e a k e r

 

 

 

 

 

Kiba osservava Hinata di nascosto, quando erano in classe.

Non per la paura di essere beccato da un professore, e neanche per la preoccupazione che un compagno potesse vederlo e poi sfotterlo a morte. Semplicemente perché era più bello in quel modo.

Gli piaceva guardare il suo profilo elegante e raffinato, come quello di una principessa: il naso fine e dritto, le guance rosa e un po’ pallide, la carnagione chiara, le labbra fini e rosse come ciliegie. La frangia che le accarezzava le ciglia, i capelli ormai lunghi, lisci, che le coprivano la schiena e si muovevano con leggerezza quando dalle finestre aperte entrava un po’ di vento. I suoi occhi erano socchiusi, mentre con la testa Hinata viaggiava lontano dalla lezione, dall’aula, da tutti, perfino da Kiba. E lui si era chiesto più volte cosa le frullasse per la testa, voleva sapere ogni cosa di lei, a cosa pensava.

Non lo seppe mai, neanche quando un pomeriggio d’inverno decisero di mettersi insieme.

Kiba era consapevole che fino a quel momento, nel cuore dell’amica, c’era sempre e solo stato Naruto; sapeva che c’era una buona percentuale che lei lo rifiutasse, ma questo non lo aveva fermato dal rivelarle i suoi sentimenti. Erano anni che andava avanti quell’amore nascosto e non corrisposto, anni in cui la gelosia lo aveva corroso fin nel profondo, anni in cui riceveva i suoi sorrisi sinceri e pieni di affetto, che lo facevano morire. Hinata non aveva mai saputo l’effetto devastante che aveva su di lui.

Kiba non l’aveva premeditata quella dichiarazione: gli era venuta all’improvviso, dal cuore, senza una ragione, un perché. Era bastato vederla avvolta nella giacca, con la sciarpa che le copriva anche il naso, mentre lo aspettava dagli allenamenti. Lei aveva il club di musica che la impegnava fino a tardi, e gli faceva piacere tornare a casa con lui, quando potevano.

Con ancora indosso la tuta da calcio e un asciugamano sulle spalle, Kiba le si era avvicinato, notando le mani rosse per il freddo della ragazza.

«Fa un freddo cane, potevi andare a casa invece di aspettarmi.» Le aveva fatto notare con gentilezza, sentendosi in colpa.

«Non importa Kiba, a me fa piacere. E poi non ho così freddo, è solo una tua impressione.» Rispose Hinata ridendo, cercando di nascondere l’evidenza. Mai una volta da quando la conosceva, Kiba l’aveva vista arrabbiarsi con qualcuno. Se ci fosse stata una qualsiasi altra ragazza al suo posto, per esempio Sakura o Ino, quella avrebbe sbuffato scocciata, lo avrebbe accusato della sua poca sensibilità, montato su una discussione infinita su nemmeno lui sapeva cosa. Invece Hinata era semplice, aveva l’innata attitudine a farsi piacere le persone indistintamente, a non dare fastidio al prossimo, ad aiutare gli altri quando ne avevano bisogno.

«Hinata, io ti amo.» Glielo disse con la stessa delicatezza con cui le chiedeva di comprare una bottiglia di acqua durante la pausa pranzo. Non si rese nemmeno conto della sue parole, fino a che non vide gli occhi cerulei della ragazza spalancarsi dallo stupore.

«Come, scusa?» Chiese frastornata lei, mentre le guance assumevano un insolito colore rosso.

«Cioè, io… oh, accidenti!» Imprecò Kiba, prendendosi la testa tra le mani. Non era certo così che se l’era immaginata quella dichiarazione, nelle sue fantasie più intime c’era una stupenda premessa di parole dolci, sorrisi, e carezze; dopo, lui le prendeva il viso fra le mani e le dichiarava tutto il suo affetto, con gli occhi lucidi di sentimento e passione. Lei annuiva con piccoli “Oh, Kiba-kun!” e si lasciava baciare, come nella migliore delle favole. A quel punto le fantasie di Kiba assumevano una piega alquanto erotica e poco pudica, che difficilmente si sarebbero avverate, se non con un miracolo.

«Mi spiace, Hinata.» Si ritrovò a dire con la testa bassa.

«Pe-per cosa? Non hai fatto niente di male…»

«Non era certo così che… insomma, scusa. Dimentica tutto, sono un vero impiastro.»

Adesso sul volto di Hinata non solo c’era sorpresa, ma anche smarrimento, dubbio.

«Kiba, tu… ecco, hai detto una cosa molto bella.» Gli disse Hinata, ormai il viso paragonabile solo al pomodoro più maturo. Non sapeva neanche lei cosa dire, come comportarsi, come tirarlo su di morale.

«Se ti fa piacere, io… io posso dimenticare come mi hai chiesto, ma solo a una condizione.»

Kiba la guardò aggrottando le sopracciglia, mentre con la mente voleva già essere scappato lontano.

«Che tu a tua volta dimentichi ciò che sto per dirti…» Hinata prese un profondo respiro, mente i battiti del cuore non accennavano a diminuire e la testa le girava come una trottola, accaldata, «… anche tu mi piaci, Kiba.»

Nel ricordare questo episodio, al giovane Inuzuka sarebbe piaciuto raccontare che i due, scopertosi innamorati, suggellarono la loro unione con profondo bacio. Ma Hinata da sempre era stata una ragazza fragile e vulnerabile, e presa dalle forti emozioni a cui era stata sottoposta all’improvviso, svenne nelle braccia del ragazzo. E quello, come un principe azzurro, distendendola sul letto dell’infermeria, aspettò che la sua Bella Addormentata aprisse gli occhi per donarle finalmente il tanto agognato bacio che entrambi aspettavano.

 

Non sono mai stato bravo con le parole.

E anche tu, con la tua timidezza, spesso e volentieri non riuscivi a esprimere

i tuoi sentimenti.

Ma stavamo bene così, avevamo imparato a conoscerci così bene,

che ci capivamo con uno sguardo, con un gesto.

La prima volta che abbiamo fatto l’amore, Hinata, mi sono

sentito finalmente vivo.

Prima di te ho avuto altre ragazze che hanno occupato il mio letto,

e solo a pensarci mi vergogno come un ladro,

perché non le amavo, le usavo per colmare il vuoto che mi lasciavi nel cuore, tutte le volte che ti vedevo con Naruto.

 

Quel giorno c’era qualcosa di strano nell’aria.

Forse era la primavera appena arrivata, con quell’aria frizzante e quel vento caldo e piacevole che metteva di buon umore tutti; Kiba non poteva saperlo, ma stava bene quel giorno, si sentiva carico e pieno di energie e credeva che niente e nessuno potesse rovinargli quel momento di benessere.

«E così, Shikamaru, hai concluso…» Ridacchiò Choji, attirando su di sé l’attenzione dell’intera squadra. L’interpellato nascose il viso verso il basso, armeggiando con le stringhe delle scarpette da calcio per guadagnare tempo e sperando che i suoi compagni non avessero capito l’allusione di Akimichi.

«Che cosa hai concluso, Shikamaru?»

«Non credo che siano affari che vi riguardino.» Rispose il giovane, maledicendo Choji con uno sguardo assassino.

«Io credo, invece, che questi siano anche affari di Ino, dico bene?» Kiba mostrò i canini nel sorridere sornione, mentre gli amici ridevano complici e segretamente desiderosi di sentire le confessioni di Nara.

«Abbiamo fatto sesso, contenti?! Siete insopportabili.» Sbottò Shikamaru esasperato, non potendo evitare che le guance gli si tingessero leggermente di rosso. I compagni di squadra se ne accorsero, aumentando il suono delle risate e degli schiamazzi.

«E così anche il nostro cervellone non è più vergine! Meno uno, chi manca adesso?» fece Kiba, puntando i propri occhi su Neji. Quello non disse niente, tornando a bere dalla bottiglietta d’acqua minerale, chiaro segno che con lui il giovane Inuzuka non avrebbe trovato altro sano pettegolezzo.

«Direi che manca il nostro buon vecchio Naruto… oppure ci nascondi qualche ragazza nell’armadio?»

Il biondo fece un sorriso di circostanza, mettendo in mostra i denti bianchi, cercando di far sviare l’argomento su qualcos’altro. Ma Kiba aveva ingranato la marcia e niente poteva distrarlo dal suo piccolo divertimento personale, punzecchiare i compagni sulla loro vita privata.

«Andiamo, volpacchiotto! Non mi dirai che ti stai conservando per Sakura?!»

«Perché probabilmente lei non si sta conservando per te…» Aggiunse Shikamaru a malincuore, senza cattiveria.

Ma Naruto non sembrava particolarmente colpito dalla questione, era soltanto… a disagio? Fu quello che dedusse Neji, osservandolo attentamente dalla panchina su cui si era seduto affaticato.

«Dunque c’è stata qualcuna, Naruto! Dai, dicci chi è!»

Kiba a volte era più insistente e fastidioso di una piattola. Il giovane Uzumaki si ostinava a non spiccicare parola, stranamente timoroso, e Neji cominciò a capire perché.

«Kiba, lascia perdere…» consigliò al ragazzo, colto da un moto di pietà non tanto verso di lui, quanto per i suoi nervi.

«E dai, non sei curioso? Naruto, parla!»

Anche Shikamaru e Choji capirono che se Naruto non parlava (il che era strano, proprio lui che non teneva mai la bocca chiusa), era perché la ragazza in questione, al momento, usciva con qualcuno di loro lì presenti. E non fu difficile scoprire chi.

Kiba perse il suo sorriso, quando notò i compagni, a disagio proprio come Naruto, cercare di sviare la sua attenzione sulla faccenda.

Gli fu piuttosto semplice fare due più due.

«Sei stato con Hinata.» Affermò con risolutezza, guardando l’amico biondo che, messo davanti all’evidenza, alzò lo sguardo, sinceramente mortificato.

«Kiba, è successo parecchio tempo fa. Lei non…» Non fece in tempo a concludere la frase che un cazzotto gli arrivò dritto allo zigomo sinistro, facendolo indietreggiare di diversi passi.

«Kiba, no! Accidenti, che seccatura!» Imprecò Shikamaru avvicinandosi al compagno con tutto l’intento di calmarlo, ma quello lo ignorò, buttandosi a capofitto contro Naruto, intraprendendo una rissa coi fiocchi, di quelle che si vedono solo nei film.

Naruto rispondeva come meglio poteva agli attacchi del compagno, cercando però di non fargli male: conosceva quella rabbia, la gelosia, un sacco di volte l’aveva provata lui stesso quando vedeva Sakura che se ne andava con Sasuke.

«Siete impazziti?!» Un urlo stridulo arrivò dalle tribune e la coda fluttuante di Ino Yamanaka si fece largo tra la folla, guardando con occhi sbarrati la scena che le si presentava davanti.

«Neji, sei grande e grosso, dividili!» Sbraitò Tenten, sconvolta, pregando tutti i santi che conosceva che nessun professore si accorgesse di quello che stava capitando: tutti i presenti sarebbero finiti nei guai.

Neji, aiutato da Kankuro, prese Kiba per le spalle, cercando con fatica di trattenere la sua furia.

Era stato sciocco e forse un po’ scontato da parte di Kiba pensare che Naruto non avesse avuto rapporti con altre ragazze. Era stato ancora più stupido non accorgersi che l’unica ragazza ufficiale del biondo era stata proprio Hinata.

La sua Hinata.

Questo pensiero non lo fece calmare, tutt’altro lo fece arrabbiare ancora di più, dimenandosi con violenza dalla stretta dei compagni.

Naruto, affaticato e malconcio, respirava a fatica, trattenuto per una spalla da Gaara; con la coda dell’occhio vide la figura di Sakura che si allontanava da loro e si maledì per tutto quel putiferio. La vide sfrecciare al di là del cancello del campo, andando a imbattersi proprio in Hinata Hyuuga, trafelata, che correva come non aveva mai corso in vita sua verso di loro.

Anche Kiba seguì lo sguardo del biondo e i suoi occhi si incontrarono con quelli bianchi della ragazza, che non ci mise molto a capire cosa stesse capitando.

Avrebbe voluto dire qualcosa, chiedere a Kiba di ragionare e di parlarne, evitare che cominciasse a picchiare anche gli altri, ma all’improvviso fu superata da Hatake-sensei che senza troppe cerimonie prese i due giovani per le maglie e li trascinò all’interno dell’edificio scolastico.

Sarebbe svenuta nuovamente, se il senso di colpa non le avesse attanagliato così forte lo stomaco, tanto da non riuscire a muovere un muscolo.

 

Quel pomeriggio sono crollate tutte le mie certezze.

Eri sempre la mia dolce Hinata, quella ragazza fragile e delicata che tutte le volte

che la baciavo arrossiva come una bambina.

Eri sempre la mia Hinata, ma in un modo diverso.

Non ero arrabbiato con te, e nemmeno con quella testa quadra di Naruto;

ero soltanto geloso e invidioso, perché non mi sono mai reso conto che in tutti questi anni, mentre io mi distruggevo per un amore che credevo impossibile,

tu vivevi la tua vita, facevi le tue esperienze.

Mi dispiace, per non essere un fidanzato migliore.

 

Hinata aprì piano la porta del tetto, notando la figura di Kiba seduta a terra, che fumava una sigaretta con tutta tranquillità. Indossava ancora la tuta da calcio, sporca di terra, erba e sangue.

«Possiamo parlare?»

Lui non le disse niente, limitandosi soltanto ad alzarsi in piedi.

«Non… non volevo che lo sapessi in questo modo.»

«A quanto pare non volevi nemmeno che lo sapessi.» Le rispose in tono acido, tirando una lunga boccata di fumo. Era rimasto un’ora dentro l’ufficio di Tsunade-sama, sorbendosi una paternale infinita sul perché era sbagliato fare a botte, che la violenza non porta alla soluzione dei problemi. A lui non fregava trovare una soluzione, voleva solo sfogare la rabbia e la delusione che in quel momento portava dentro di sé.

Si era sempre rassegnato al fatto che il primato del cuore di Hinata lo detenesse Naruto: era un dato di fatto e non poteva farci niente. Ma almeno sperava che il primato di fidanzato, quello serio con cui una ragazza decide di diventare donna, spettasse a lui. Ed era sciocco prendersela per una cosa del genere, lui che di ragazze ne aveva avute parecchie; ma Hinata era diversa, tutto quello che aveva fatto con lei era stato diverso.

Era stata la prima ragazza a cui aveva detto di amarla.

La prima con cui aveva immaginato di fare l’amore.

L’unica con cui si vedeva per il resto della vita.

«Kiba, io… io non voglio giustificarmi per quello che ho fatto. Tu… noi… eravamo amici, all’epoca.» Fece una pausa, cercando le parole giuste per non ferirlo. Non poteva negare il fatto che prima avesse amato un’altra persona, non poteva assolutamente farlo.

«Siamo stati insieme per tre mesi, e io volevo sinceramente bene a Naruto. Ne ero innamorata, Kiba. Lui… lui mi voleva e mi vuole bene, certo, ma non mi ama e mai lo farà.»

«Mi stai dicendo che si è approfittato di te?» Chiese l’Inuzuka con una punta di rabbia.

«No! Per carità… Kiba, non volevo dire questo! Insomma… avevamo quindici anni e… lui era intraprendente, curioso. Non sai quante volte, dopo che io e te ci siamo messi insieme, Naruto mi abbia detto che se avesse potuto tornare indietro, non avrebbe rifatto lo stesso errore. Ti vuole bene, è un tuo amico.»

Kiba non sembrava del tutto convinto. Continuò a non guardarla negli occhi, spengendo sotto la scarpa la sigaretta ormai consumata.

Hinata si contorceva le mani, pensando e ripensando cosa avrebbe dovuto dire per fargli capire meglio la posizione difficile in cui si trovava.

«Kiba, lui è stato il primo ragazzo a cui ho voluto bene, il primo che mi ha trattata come una ragazza, una donna, e non soltanto come l’impacciata cugina di Neji Hyuuga. Ma tu… sei una cosa differente. Se non fosse così, a quest’ora non starei con te.»

Il ragazzo alzò gli occhi, osservando che il cielo era diventato scuro e che il sole era ormai prossimo al tramonto. Il vento aumentò, sollevando di poco la gonna di Hinata, che non si curò di tenerla ferma con le mani.

Kiba le si avvicinò, fermandosi a pochi centimetri dal suo corpo che tremava impercettibilmente; le spostò la frangia con le dita, posandole un bacio leggero sulla fronte, come un fratello fa con la propria sorellina.

«Kiba…»

«Torna a casa. Voglio restare solo.»

«Kiba, non puo-»

«Sono confuso, Hinata. Non cercarmi. Io… devo riflettere.»

La ragazza tirò su col naso, non dando però segno di voler piangere. Tornò sui suoi passi, si fermò, e nuovamente tornò da Kiba, che con sguardo spento osservava ogni suo più piccolo movimento.

«Ti amo.»

In tanti mesi in cui si erano frequentati, era la prima volta che Hinata glielo diceva. Si era sempre limitata a un “ti voglio bene” sincero, che a lui era sempre bastato.

In tanti mesi in cui si erano frequentati, fu la prima volta che Kiba non le rispose.

 

Hinata, ti ricordi quel giorno che siamo stati al mare?

Abbiamo passeggiato per un’ora sul bagnasciuga, poi ti ho sollevata su una spalla

e vestita ti ho buttata in acqua.

Tu sei riemersa sconvolta, circondata dalle bollicine, non riuscendo a credere che avessi osato fare una cosa del genere.

Hai cominciato a schizzarmi e alla fine sei riuscita a trascinarmi in acqua a con te, ridendo come non ti avevo mai sentito ridere da quando ci conosciamo.

E’ grazie a questi piccoli ricordi che mi rendo conto che forse, quella sera sul tetto della scuola, i tuoi sentimenti erano sinceri e non dettati dal caso,

dalle circostanze.

E quella tua dichiarazione è mille volte più vera e sincera di tutte le mie messe assieme.

Sei cresciuta prima di me e io nemmeno me ne sono accorto.

Mentre tu diventavi grande,

io restavo ancora un bambino che si divertiva a fare le risse con gli amici.

 

Il tempo di essere Peter Pan è finito.

E’ ora di crescere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di una che non sa cosa ha scritto:

Questa fanfic è stata scritta parecchie settimane fa e non ho avuto il coraggio di rileggerla, prima di postarla. Non mi sembra neanche niente di eccezionale, ma è la prima KibaHina che scrivo e dato che di fic su di loro ce ne sono poche (con molto rammarico), ho deciso di dare il mio piccolo e insignificante contributo alla causa.

Si ringrazia infinitamente Akami per il betaggio.

 

 

 

   
 
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