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Autore: rose07    16/05/2010    4 recensioni
Valeryn e Vittorio sono cugini di terzo grado, belli, simpatici e molto affiatati.
Inaspettatamente, entrambi si prendono una cotta per l’altro, alimentando una lunga catena di guai; lei è fidanzata con il migliore amico di lui.
Ma non è finita qui: quale segreto nasconde la famiglia di Vittorio?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubi maior minor cessat'
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Valeryn era sempre stata una ragazza solare, attenta ed estroversa. Fisico snello e asciutto, capelli di un morbido castano e occhi verdi magnetici che "t'incastravano con un solo sguardo", come dicevano i suoi amici. Ciò che però risaltava di lei era quel suo lato definito "oscuro", quello che usciva fuori non appena qualcosa andava storto o qualcuno le dava fastidio.
Lì, in spiaggia, con il suo bel costume bianco che si intonava perfettamente alla sua abbronzatura, aveva in volto un'espressione torva.
«Ripeti ciò che hai detto, Daniel.» aveva sibilato in direzione di un amico.
«Saretta è una mongolfiera.»
«Cosa?»
«Sara è una mongolfiera e basta.»
Fu forse il fatto che Daniel si scambiò gioiosamente un cinque con Elia, il suo ragazzo, o che quest'ultimo ghignasse verso la povera Sara che adesso alzava la testa indignata; fatto sta che sentì qualcosa di caldo ribollirle nelle vene.
«Tu!» indicò, puntando il dito contro il castano «A' imbecille! Come ti permetti d'insultare Sara? Lasciala in pace una buona volta, o perlomeno, ammetti che ti piace.»
Daniel sembrò spaesato per un attimo, dopodiché rispose:
«Tu sogni, Valeryn!? Come diamine puoi pensare che mi piaccia una cisterna del genere, eh? Pallone gonfiato!» si rivolse alla biondina che grugnì, ma non rispose.
«Smettila di comportarti da deficiente, sei ridicolo! Per non parlare della monotonia: ripeti sempre le stesse cose.»
Solitamente, Valeryn non difendeva mai Sara dagli insulti. Specie se il mittente era Daniel, anzi, ammetteva di ridacchiare di nascosto e fare finta di niente. E non per il fatto che Sara fosse un po' cicciottella e terribilmente svampita; era Daniel stesso che nella sua idiozia la faceva divertire.
Beh, stranamente quel giorno non era andata così. Si era stufata dei continui battibecchi dei due, e la cosa stava diventando parecchio imbarazzante dato che sembravano due piccioncini. Per questo si era schierata dalla parte della bionda: le faceva male la testa.
Quest'ultima ridacchiò sotto i baffi, cosa che al ragazzo non sfuggì.
«E tu cos'hai da ridere? In confronto a me sembri un orangutango! Anzi, il gorilla God!» l'apostrofò.
«Chi sarebbe il gorilla God?» domandò Elia, dietro di lui.
«Ma Sara, è ovvio.» rispose quello, sogghignando.

«Forse intendi Godzilla?»
«Non ti ci mettere pure tu con queste precisazioni, Elì.»
Valeryn, irritata dalle risa degli amici, strinse i denti.
Faceva molto caldo in spiaggia, c'erano circa trenta gradi, i ragazzi avevano portato solo un ombrellone - per altro occupato dalle sue amiche Maia e Conny, che non facevano altro che stupidi test d'enigmistica senza mai azzeccare le soluzioni - e quei cretini di Daniel e il suo fidanzato avevano voglia di scherzare?
Ma glielo dava lei lo scherzo!
«Allora, punto primo: Elia, sparisci dalla mia vista, svelto, prima che ti riduca in pezzetti di carne macinata.»
«Ehi, io non ho fatto niente!» si difese quello.
«Non m'importa, congedati all'istante!» ordinò la castana, mentre quello alzava gli occhi al cielo e si dileguava dagli altri.
«Punto secondo: Daniel Perrone, se non vuoi che ti cicatrizzi la faccia con due pugni, sei invitato a seguire il tuo amico. Hai due secondi per scegliere.»
Daniel fece una smorfia scettica, poi lanciò uno sguardo a Sara che, chissà come mai, non aveva risposto a nessuna provocazione e, capendo che non avrebbe ottenuto nient'altro da lei, se ne andò rassegnato.
La bionda rivolse uno sguardo di gratitudine verso Valeryn e lei sospirò orgogliosa. Sembrava che tutti i suoi amici avessero un certo timore per lei. Sospettava a causa della sua netta aggressività, ma non ne era del tutto sicura.
Si sedette sotto l'ombrellone, mentre Maia alzava lo sguardo dal suo giornale.
«Sempre la solita marescialla, eh Vale?» domandò ridacchiando.
Secondo lei, Valeryn era una delle ragazze più in gamba sulla faccia della terra, nonché una delle sue migliori amiche. E anche secondo la castana Maia possedeva qualcosa che la rendeva così adorabile, qualcosa che a lei mancava: la pazienza.
«Daniel ha proprio rotto le scatole!» sbottò, sdraiandosi sulla tovaglia di Conny che era appena entrata in acqua.
«Non m'importa se prende per il culo Sarè, ma se permette vorrei godermi il sole, non i loro continui bisticci.»
«Sembra che ci sia del tenero, tu che dici?» assunse in tono malizioso l'amica.
La ragazza scosse la testa tirando fuori dalla borsa i suoi occhiali da sole.
«Dico che mi sono stufata, e se la prossima volta li sento sbeffeggiarsi a vicenda li pesto per bene.»
Maia rise, pensando che sì, probabilmente l'avrebbe fatto dato che chi faceva arrabbiare Valeryn non riceveva esattamente regali.
La castana volse gli occhi al cielo, tentando di abbronzarsi. Non capiva come mai la sua amica passasse praticamente tutto il suo tempo sotto l'ombrellone e fosse così scura.
Quei suoi capelli ricciolini e neri, poi, si intonavano perfettamente con la sua carnagione. Alta, magra e molto carina, con un taglio d'occhi tanto affascinante e dall'aspetto tenero; questo era il quadro perfetto di Maia. Pensando poi all'altra sua amica, Consilia, detta Conny, che aveva dei lunghi capelli vermigli e la risata facile, la considerava perfetta.
«Daniel!» urlava quest'ultima, mentre nuotava «Che fai? Imiti la medusa?»
«Come osi?» le rispose lui indignato, mentre si aggiustava i capelli a caschetto.
«Sono il più bono del gruppo.»
«Diciamo che sei il più coglione.» aggiunse, però, Elia.
Quest'ultimo, ragazzo di Valeryn, biondo, alto, atletico e con gli occhi color ambra, era un tipo sarcastico, in vena di battute, ma che dava retta solo a chi voleva lui e quando voleva lui. Era uno di quelli che se ti voleva bene ti dava il mondo, altrimenti non ti considerava neanche.
Era bello e dannato, molto simile a lei, un po' stronzo e cinico a volte, ma in fondo sincero e leale. Era forse questo che le piaceva di lui; il suo sopportarla, ma anche tenerle testa.
Daniel, invece, con quella sua cotta evidente per Sara - cosa per altro reciproca- e quei suoi capelli castani a caschetto che svolazzavano di qua e di là, si rendeva un pagliaccio agli occhi di tutti; ma quando prendeva qualcuno di mira diveniva veramente insopportabile.
«Guarda un po' chi c'è!» esclamò Maia, salutando una ragazza con dei lunghi capelli scuri e con sul capo un cappellino di paglia.
L'amica d'infanzia di Valeryn, Miriana, detta Miriel, avanzava verso di loro. Un bel fisico, slanciata e di una raffineria invidiabile.
Come non detto, quasi inciampò sopra di Alex, un altro loro amico che era sdraiato a godersi i raggi del sole e non si era accorto della sua presenza.
«Scusa, Miriel, non ti avevo vista!» si giustificò, togliendosi gli occhiali da sole e sfoggiando i suoi bei occhi verdi.
Miriel dapprima stette un secondo a fissarlo, ma poi sorrise facendo cenno che era tutto apposto. Con gli occhi che le brillavano, e Valeryn poteva immaginare benissimo perché, raggiunse le due amiche, gettandosi sopra di loro. Un gridolino da parte di entrambe, prese alla sprovvista, la fece mettere a sedere ridacchiando.
«C'era fuga di cervelli oggi?» chiese stizzita Valeryn «No, perché del tuo nemmeno l'ombra!»
La riccia le tirò una gomitata facendola zittire. Ogni tanto esagerava con il sarcasmo e doveva imparare a contenersi.
Miriel, però, non vi fece caso.
«Bella giornata, eh?» chiese, posando la borsa e aprendo la tovaglia. Ogni tanto gettava un'occhiatina ad Alex, credendo di non essere vista, ma a Valeryn non era mica sfuggito.
Scosse la testa con un sorrisino. Miriel e Alex erano semplicemente cotti l'una dell'altro ed erano gli unici a non averlo ancora capito.
«Attenti laggiù!» qualcuno urlò questa frase, poco dopo che un pallone arancione colpisse in testa Maia e rimbalzasse sopra la pancia di Valeryn.
Questa si voltò verso le risate provenienti dietro l'ombrellone.
«Scemi, state attenti a dove tirate la palla! Stavate facendo danni come al solito.»
Da dietro le loro spalle, comparvero due ragazzi non molto alti con dei ghigni strafottenti stampati in volto.
«E sta' calma Valeryn, beviti una camomilla!» la rimbeccò un biondino con gli occhi verdi.
«Carmine, su, andiamo a scippare mezza dose di cocaina, vedrai come si sentirà meglio.»
Un moretto con gli occhi celesti e profondi gli diede un cinque appoggiandolo.
La castana si aggiustò la capigliatura, guardandoli di sottecchi.
«Censeo, perché non ti fai un bel bagno rinfrescante? Magari la smetterai di sparare cavolate.»
«Ohi, qui ci vuole un'iniezione, altro che droga in polvere!»
Alla battuta di Carmine, Vincenzo, detto Censeo, e le altre ridacchiarono divertite.
Piaceva a tutti stuzzicare Valeryn; certo, se questa non si arrabbiava per prima, naturalmente.
Un po' piccata, si attorcigliò una ciocca di capelli tra le dita.
«Smettetela di ridere come galline, voi due!» rimbeccò le sue amiche che tentavano inutilmente di smetterla. Sbuffò, ma spostando lo sguardo verso Censeo e Carmine che la guardavano sorridenti, si sciolse.
«Siete due pagliacci!» e scoppiò a ridere anche lei.
Alle volte si chiedeva come i suoi amici la sopportassero. Troppo perfettina, troppo permalosa; ma d'altronde era un peperino e questo lo sapevano tutti. Il buon umore non le mancava, il riso neppure; era un po' troppo impulsiva, lo ammetteva.
L'unica persona che la vedeva bene così come mamma l'aveva fatta, era suo cugino di terzo grado.
Vittorio era figlio della cugina di suo padre e si conoscevano da giusto qualche anno. Ogni tanto lui e la sua famiglia erano andati a mangiare a casa della zia di secondo grado, mentre una o due volte, Mena, sua madre, aveva invitato lei e i suoi genitori a casa.
Alto, fisico tonico, con degli splendidi occhi grigi e con dei capelli castani un po' più scuri dei suoi. Era bello, un ragazzo d'oro, qualcuno con il quale Valeryn si rispecchiasse, riuscisse a parlare, ridere, essere sé stessa. Era divertente e cordiale, ma sapeva essere autoritario e diretto, tutte qualità da leader.
Vittorio era importante, questo lei lo sapeva. E se proprio doveva ammetterlo, sentiva le farfalle allo stomaco ogni volta che lo incontrava.
Come farlo apposta, da dietro il muretto della spiaggia spuntò con in mano una telo e un sorriso stampato.
Sara aveva interrotto la sua lotta di sabbia con Daniel per guardarlo e Conny aveva fatto lo stesso dal suo materassino in acqua.
«Wow, è sempre più figo!» commentò quest'ultima.
Censeo la guardò storto, poi alzò gli occhi al cielo.
«Che effetto fa, Vitto, sulle donne?»
Questi camminava lungo la spiaggia con un'aria allegra, scambiandosi un cinque con Elia, che era il suo migliore amico.
«Sarè, non sbavare! Tanto lui manco ti caga!» esclamò Daniel lanciandole la sabbia direttamente in bocca, mentre la biondina, risvegliandosi da uno stato di trance, si gettava alla rinfusa contro il ragazzo
Vittorio si avvicinò all'ombrellone delle ragazze che lo salutarono con un sorriso. Valeryn, invece, aveva gli occhi chiusi.
«Mia cugina non si degna nemmeno di salutarmi. E io che credevo mi adorasse!» esclamò con una punta di teatralità.
La ragazza aprì gli occhi con espressione stupita e, non facendo in tempo a dire niente, si beccò un bacio sulla guancia.
«Vitto, non ti avevo visto arrivare. Da quanto sei qui?» chiese.
«Praticamente un secondo.» rispose lui, sfilandole gli occhiali da sole dal viso.
La scrutò per bene, mentre lei distoglieva lo sguardo dai suoi occhi. Non capiva perché, ma certe cose la facevano imbarazzare.
«Ah bene, cugino.» fece, riprendendosi gli occhiali «Quindi siamo pronti per tuffarci?»
«Direi di sì.»
Si stiracchiò le braccia, posando la tovaglia accanto a Miriel che li osservava con uno sguardo indecifrabile.
«Perché non sei venuto prima? Ci hai messo un'eternità.» chiese Valeryn, mentre si alzava, pronta per un bel bagno.
Maia e Miriel fecero lo stesso, andando avanti e lasciandoli soli.
Lui sogghignò.
«Che c'è, cugina, mi spii? Controlli ogni mia mossa, che brava!»
«Ehm, no.» si affrettò a dire lei «Io... L'ho chiesto solo perché Elia e gli altri sono arrivati da questo pomeriggio e...»
«Bella, Vic!» esclamò proprio questi, arrivando dietro di loro e mettendo un braccio sulle spalle al suo amico.

Lo chiamava così solo lui, gli altri non osavano, forse neanche lo sapevano; era un nomignolo che designava intimità tra di loro, qualcosa che era difficile da replicare con le altre persone. E a Vittorio faceva piacere quando lo chiamava in quel modo, anche perché non lo faceva così spesso, solo in determinate occasioni, difatti gli si increspò subito un sorriso sentendolo.
«Se tu e questa lumaca vi sbrigate affittiamo il pedalò del lido.»
«Buona idea, fratè, ci sto.» lo appoggiò e si diedero il pugnetto.
«Ehi, scusami.» lo chiamò Valeryn, facendo finta di essersi indispettita.
«A chi hai detto lumaca?»
Elia sorrise da far sciogliere ogni singolo cubetto di ghiaccio per quanto era bello. Vittorio lo fissò. Sì, in effetti era bello, era veramente bello...
Erano i due ragazzi più belli del gruppo, oltre che le personalità più rilevanti.
«Lumaca o no, mi piaci lo stesso.» lo sentì dire alla ragazza.
E, afferrando delicatamente il suo volto tra le mani, le stampò un bacio.
Il castano fece un'espressione scettica, infastidito, ma si ricompose quasi subito facendo finta di niente.
Non sapeva il motivo, ma non poteva sopportare scene così.
Elia, però, non gli diede il tempo di pensare ad altro perché gli strizzò l'occhio e lo afferrò dal braccio, trascinandolo in mare dove tutti si stavano già tuffando.
«Non buttatevi così vicino, rischio di cadere con il materasso!» urlava arrabbiata Conny, in direzione di Carmine, Alex e Censeo che la schizzavano di rimando.
Valeryn si fermò un attimo, pensando.
Che suo cugino fosse speciale lo sapevano tutti; ma perché lei stessa era rimasta così male non appena Elia l'aveva baciata? E perché Vittorio l'aveva guardata in quel modo? Forse non gli garbava Elia... Ma che stupida, lui e Elia erano migliori amici fin dai tempi delle elementari.
Doveva smetterla con quei pensieri fuori luogo.
Elia aveva tutto il diritto di baciarla e suo cugino... beh, lui era una cosa a parte.
Respirò profondamente.
«Vale, non ti sbrighi?»
Maia la chiamava ormai lontana dalla riva.
«Arrivo.»










   
 
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