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Autore: Red_Hot_Holly_Berries    10/06/2010    5 recensioni
Britannia, epoca di spade nella roccia, di cavalieri, di draghi e di... COSA!? Draghi!? Sì, draghi, come un (incredulo) cavaliere avrà modo di scoprire. Hic sunt dracos, certo, ma il segreto è conviverci...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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xElos: in effetti sì, mi sono confusa con la citazione sui leoni. Ti giuro, ero così sicura... ma la mia prof di storia e italiano mi ha sgonfiato come un palloncino appoggiando la tua versione. Ma io sono cocciuta, perciò lascerò quella frase nel prologo (giusto correggendo quell'"hic", residuo di tre anni di latino mai studiato xD), se non altro come tributo alla De Mari.
quanto alle parole in grassetto... in parte hai ragione, spiccano molto, ma lo facciuo apposta! se leggi altre mie storie, il grasse e il corsivo cambiano a seconda dell'importanza che volgio dare a quella data parola o frase. E continua pure a correggermi gli errori di battitura, che scappano sempre!
e.. ah, la descrizione del drago. Ecco, su quella ho passato delle ore. Patita di fantasy, volevo superare i grandi autori, ma... xD appunto: le dimensioni che avevo stimato all'inizio sono state allegramente cassate causa dimensioni della tana che gli dovrei affiabbiare. Quindi il nostro lucertolone s'è trovato dimezzato! xD
x kurohime ti giuro la tentazione primaria era fare di Arthur re Arthù, mi prudevano le dita! ma poi ho fatto la decisione di scindere i due personaggi, e ho anche trovato un motivo geniale che spieghi perchè abbiano lo stesso nome! sono un genio del male, lo so... xD




Capitolo 3: Neanche Dargli Le Spalle È Molto Furbo.

Davanti a quelle fauci spalancate, a quel calore così concentrato da sembrare magma liquido pronto a riversarsi su di lui, Alfred non tremò.
Bhè, diciamo che sì tremò, ma non fu per paura della bestia quanto per via dell’alito pestilenziale della stessa.
Era strano, avrebbe dovuto essere terrorizzato a morte, insomma, c’era un dannatissimo drago che voleva mangiarlo!, ma così non era.
Si sentiva distaccato da tutto, non superiore, solo distaccato, come se tutto ciò non stesse accadendo a lui.
Sì, decisamente il suo istinto di sopravvivenza aveva qualcosa che non andava.
Il drago ruggì, in un tono più basso, contraendo i fianchi, ma se Alfred si era aspettato un fiume di fuoco che lo riducesse in un mucchietto di cenere, ciò che uscì dalla sua gola serpentina, nonostante avesse la luminescenza di una fornace, fu più simile a un rigagnolo di fuoco.
Un rigagnolo in secca, in quanto la sottile lingua di fuoco si limitò a bruciacchiare l’erba ai suoi piedi, prima di esaurirsi senza nemmeno aver sfiorato il cavaliere, il quale, per quanto fosse poco logico, in fondo in fondo ne rimase un po’ deluso.
Ma certo non quanto il drago, che corrugò le sopracciglia (scagliose, certo, ma pur sempre sopracciglia) in un’espressione molto umana di disappunto e sconcerto.
Incerto sul da farsi, Alfred strinse la presa sull’elsa della sua spada, me non spostò l’attenzione dal drago, riuscendo così ad evitare per un pelo un’altra fiammata, stavolta più lunga e duratura, ma evidentemente non ancora abbastanza da soddisfare la creatura, la quale, chiaramente scocciata (chiaramente? E da quand’è che era diventato un esperto in espressioni dragonesche?), preferì abbandonare gli attacchi a lunga gittata per passare a qualcosa di abbastanza vicino al corpo-a-corpo da permettere ad Alfred ci contrattaccare.
Il cavaliere ebbe a malapena il tempo di chiedersi perché non cercasse nemmeno di prendere il volo, se lo riteneva alla pari di una pecora, prima che svariate tonnellate di scaglie e zanne gli fossero addosso.
Il drago dorato allungò di scatto la testa, smile a un serpente, facendo come per volerlo decapitare con un morso, ma il cavaliere si ritrasse in tempo e levò la spada per cacciargliela in gola, che dubitava essere abbastanza coriacea da resistere all’acciaio, e il suo avversario ritrasse di scatto indietro il collo, sibilando furioso.
Fu la volta di Alfred di avanzare che, rinunciando direttamente a fendente, con cui non sarebbe mai riuscito a scalfire l’armatura dorata del rettile, mirò un affondo diretto alla base sinistra del collo, ma il drago reagì fendendo l’aria con gli artigli aperti della zampa sinistra, colpo atto a costringere il cavaliere a modificare la traiettoria all’ultimo istante, e a tentare in extremis un fendente contro la sua spalla sinistra, contro cui la spada scivolò senza lasciare un graffio, come si era appunto aspettato.
Bene, allora, solo colpi di punta, niente filo.
Avendo finalmente il cavaliere a distanza così ravvicinata, il drago gli sferrò una zampata con la destra, cercando di colpirlo al fianco, ma Alfred abbassò lo scudo in tempo, e gli artigli ne sfregiarono inutilmente la superficie di legno, anche se la forza del colpo lo fece barcollare.
Che forza! Doveva porre fine al combattimento al più preso, o la bestia lo avrebbe semplicemente sfiancato e poi ucciso. Il drago sembrò pensare la stessa cosa, perché tornò ad attaccarlo a zampate, sinistra, destra, sinistra: con la prima staccò dallo scudo una pioggia di schegge, con la seconda gli artigli vi rimasero conficcati un attimo di troppo, con la terza lo mandò in pezzi.
Altro ruggito, sempre più inferocito, gli occhi verde smeraldo che brillavano malevoli e spietati.
Alfred impugnò a due mani la spada, mirando piccoli affondi verso il suo muso, ma quello si teneva sempre di mezzo metro oltre la sua portata, quasi schernendolo, e fu così che riuscì a distrarlo abbastanza da poterlo colpire con la coda.
Il cavaliere ebbe l’impressione di essere colpito da un tronco d’albero dietro il fianco destro, con tale violenza che lo sollevò di terra e lo mandò a schiantarsi sul terreno molti metri più in là, e per questo non prestò attenzione a quella voce che sembrava sentiva urlare “Fermatevi, fermatevi!”
Il brusco atterraggio gli cacciò fuori tutta l’aria dai polmoni, ma non lasciò andare la spada: con uno sforzo enorme (respirare era un dolore tremendo, per non parlare di muoversi), rotolò sul fianco per evitare che il drago potesse colpirlo in quella posizione indifesa, e si mise in ginocchio, scoprendo che la creatura sembrava avere tutta l’intenzione di gettarsi su di lui: gli sarebbe bastato il suo semplice peso…
La mente di Alfred volò a mille come può solo accadere quando ti rendi conto che stai per morire, l’adrenalina pura che gli scorreva nelle vene, e completò il ragionamento che aveva portato avanti senza accorgersene per tutta la lotta.
Perché fino ad allora lo aveva attaccato solo con zampate e colpi di coda? Perché giocare come il gatto col topo quando gli sarebbe bastato saltargli addosso e fracassargli le ossa?
Risposta: perché in quel modo, per un breve istante, avrebbe lasciato scoperto il ventre, fino ad allora rivolto solo verso terra… Che fosse davvero come una lucertola troppo cresciuta? Che la pancia fosse vulnerabile?
E quella…? Quella macchia scura sulla destra della sua pancia, vicino al fianco…? Come se mancasse una scaglia, o più di una…
Senza pensarci oltre, Alfred si puntellò con un ginocchio, tenendo la spada come una picca o una lancia per cinghiali: aspettava che fosse il drago a impalarcisi, lanciandosi verso di lui, chiaramente inconsapevole della braccia nella sua armatura…
Ma all’improvviso qualcos’altro lo colpì, e non era il drago.
Qualcuno si era buttato contro di lui, trascinandolo con sé e rotolando via dalla traiettoria della bestia.
L’adrenalina che scorreva nelle vene di Alfred gli schiarì la vista in un attimo, e questi vide un giovane dai capelli biondi sormontarlo e inchiodarlo al suolo.
Consapevole che il drago doveva essere quasi sopra di loro, il cavaliere si dibatté, ma fu sorpreso quando non riuscì a liberarsi della stretta dello sconosciuto.
Un pastore (così dedusse dagli abiti larghi e lisi, e dal pesante mantello a falda larga) che gli teneva testa!?
Eppure era così, come dimostrò il pastorello colpendogli con un forte pugno l’interno del braccio destro, facendogli intorpidire la mano e lasciare andare la spada.
-Non fargli del male!- sibilò, con una vena di disperazione che trapelava tanto dalla voce quanto dagli occhi blu-viola.
Ma non si deve mai voltare le spalle al pericolo: avvertito appena in tempo dall’urlo cavaliere, lo sconosciuto riuscì a gettarsi di lato, trascinandosi dietro anche l’altro, un attimo prima che una zampa artigliata calasse su entrambi.
Ma il drago, che sembrava diventare più reattivo di minuto in minuto, se l’era aspettato: pericoloso ad entrambe le estremità, vibrò un infido colpo di coda e colpì l’inaspettato “salvatore” a un fianco, sbattendolo con violenza contro il cavaliere che stava proteggendo col suo corpo.
-Arthur!- urlò, un grido sottile e lancinante come il dolore.
Il tempo sembrò fermarsi.
Alfred teneva tra le braccia il ferito, e osservò il drago spalancare gli occhi e lanciare un altro ruggito, che però sembrava colmo di sofferenza troppo umana.
-Matthew!- latrò, e Alfred dubitò seriamente della sua sanità mentale: un drago che parla? Meglio ancora, un drago angosciato?
E in meno di un attimo il rettile era sopra di lui, fugando tutti i suoi dubbi.
-Togliti di mezzo!- ringhiò, ma Alfred strinse di più a sé il ragazzo: che fosse dannato se l’avrebbe aiutato a procurarsi il pranzo!
Ma il drago non sembrò colpito dal suo eroismo, e con una violenta zampata lo separò dal giovane. Se non fosse stato così concentrato sul biondo, il cavaliere si sarebbe stupito che gli artigli non lo avessero minimamente ferito.
-Shhh, Matthew… Va tutto bene.- rombò dolcemente la creatura, abbassando la testa fino a che il suo occhio verde fosse all’altezza di quelli blu dell’altro.
Il giovane alzò una mano e gli accarezzò il muso, ottenendo in cambio una breve leccata sulla fronte, simile al bacio di un genitore.
-Mi dispiace, Matthew…- sospirò tuonando, dandogli un colpetto col muso, per poi lacerargli la camicia con gli artigli.
Alfred saltò su con un urlo, deciso a salvare il ragazzo, ma il drago si curvò in avanti, nascondendo il caduto tra le zampe, la coda sollevata vicino al corpo pronta a sferzare e le zanne scoperte, ringhiando all’indirizzo del cavaliere, simile a una lupa pronta a difendere il suo unico cucciolo fino alla morte.
Il cavaliere alzò la spada ritrovata, pronto a conficcarla in bocca alla bestia, ma uno squillo di trombe fece voltare entrambi.
Nei due cavalieri che si stavano dirigendo a rotta di collo verso di loro Alfred riconobbe Re Arthur e Merlino, seguiti a ruota da un gruppo di artiglieri, tra cui Francis, Gilbert, Ludwig e Antonio.
-Cosa diavolo credi di fare, Cavaliere Jones!?- ringhiò il re con una ferocia da primeggiare con il leone a cui assomigliava, con quei corti capelli castani simili a una criniera, a cui seguì il mago: -Vedi un drago per la prima volta nella tua vita e la tua idea migliore è attaccarlo? Ma sei suicida o cosa!?-
Vedendo la faccia sconvolta del giovane, lo stregone si rivolse anche al drago, sconvolgendo ancora di più quel poveraccio di un cavaliere… che si sentiva friggere nella cotta di maglia sotto quegli sguardi.
-E tu, Arthur, lucertola troppo cresciuta che non sei altro, non sei meglio di lui! Gli hai dato abbastanza corda perché ci si impiccasse!- inveì Merlino, scuotendo la testa fino a che i suoi capelli neri come le pece si liberassero dal legaccio e gli cascassero intorno alle spalle.
-Devi ringraziare Matthew se questo moccioso è ancora vivo, infatti. E guarda cosa ci ha guadagnato!- ringhiò il drago, facendo un passo indietro ed esponendo il giovane pastore, Matthew evidentemente, e i cavalieri si incupirono alla vista della camicia strappata, che lasciava in vista le profonde ferite parallele lasciate dal colpo di coda: al contrario di quello incassato da Alfred, la forza con cui era stato inflitto aveva fatto sì che le punte ossee, oltre a penetrare nella carne, l’avessero lacerata.
Con uno sbuffo e un ultimo sguardo agli uomini, come a sfidarli a fermarlo, il drago chinò la testa e cominciò a leccare gli squarci.
Alfred fece di nuovo per scattare in aiuto del ferito, ma Antonio, smontato senza che se ne accorgesse, lo bloccò.
-Calmati, ragazzo. Non gli vuole fare male. Ti presento il drago Arthur. Non mi guardare così, non è colpa mia se si chiama come il re.- disse l’Iberico con un’allegria del tutto fuori luogo, o così sembrò ad Alfred, mentre il drago in questione ringhiava in sordina alla menzione del suo nome.
-Qualcuno mi spiega che ci fa un drago nelle terre di Camelot!?- esplose Alfred, liberandosi della presa di Antonio e guardando innervosito il Re e il suo mago.
-Solo se tu mi dici cosa è successo qui. Appena Merlino mi ha detto che Arthur era tornato ci siamo precipitati qui, ma più di così non so, perciò sputa il rospo.- disse il Re, irritato.
-Ho sentito un ruggito, e dalle scogliere è saltato fuori questo drago, che ha attaccato un gregge e ucciso un paio di pecore…-
-Al che tu hai pensato bene di lanciarti contro di lui, e Arthur ha deciso di farti a brandelli. Comportamento degno di me, anche se io avrei cercato di sopravvivere- completò Gilbert, scostando la cotta di maglia ormai distrutta per esaminare il fianco destro di Alfred.
-Soffrirai le pene dell’inferno per un paio di giorni, ma non credo che tu abbia nessuna costola rotta. Non come il povero Matthew…- sospirò il germano, voltandosi a guardare il pastore, nascosto dall’enorme mole del drago.
-Cosa diavolo gli sta facendo, quel drago?- domandò preoccupato Alfred, sospettoso di tutto e di tutti: perché lui sembrava essere l’unico a non sapere di quel drago!?
-Lo sta guarendo. Nella saliva dei draghi c’è qualcosa che fa richiudere immediatamente le peggiori ferite. Il re gli deve la vita, per questo.- disse Francis, osservando Merlino accovacciarsi accanto al biondo per cercare di aiutare.
-Piuttosto, perché lo hai attaccato? Non puoi pensare di trafiggere le scaglie di un drago con una spada!- esclamò Ludwig, sgomento davanti a tanta audacia (o stupidità).
-Gli mancano delle scaglie sul fianco destro. Non so se sarei riuscito ad ucciderlo, ma di sicuro sarei riuscito a ferirlo.- spiegò Alfred a bassa voce, occhieggiando il drago, ma questi lo sentì lo stesso e sussultò, smettendo di leccare la ferita di Matthew per darsi un’occhiata al ventre, scoprendo con un ruggito di sorpresa e rabbia che il cavaliere aveva ragione… e lui non se ne era accorto!
-Lo avevo notato anche io… E non volevo ti facesse del male…- sussurrò il pastore rivolto alla fiera, che provvide a sgridarlo, sebbene dentro di sè fosse felice.
-Sciocco! Ti avevo detto di starmi alla larga quando mi sarei svegliato dal letargo! Finché non mangio sono pericoloso!-
-Lo so… Infatti il gregge era il mio. Lo facevo pascolare sopra la tua tana proprio per te…- Matthew si interruppe e serrò gli occhi in un’espressione di dolore quando la lingua del drago premette con più forza sulla sua carne viva.
-Shhhh, Matthew… Va tutto bene, cucciolo mio… Va tutto bene…- A parlare era stato un drago, vero, ma dalle sue parole trapelava un amore profondo come quello di un genitore, e i cavalieri si azzittirono sotto il loro peso.
E un attimo dopo Alfred lanciò un grido, quando la figura del rettile sembrò tremolare come un miraggio estivo, e i contorni che lo delineavano presero a fondersi, offuscandosi e restringendosi.
Le ali si appiattirono sul dorso, fondendosi con esso, il collo si accorciò e la coda venne riassorbita dal corpo, che prese a rimpicciolire sempre di più fino a che, in ginocchio accanto a Matthew, non vi fu che un giovane uomo.
Sì, i draghi non solo esistono, ma possono parlare, guarire leccando, e possono anche cambiare forma, constatò Alfred, distaccandosi dalla sua razionalità che era definitivamente andata a nascondersi a deprimersi in un angolo.
Così il drago non dimostrava più di 23 anni, ed era… bhè, affascinante. Anche, o forse soprattutto, perché era completamente nudo.
Aveva corti e indomabili capelli biondo-cenere, del colore delle sue scaglie, di cui ne rimanevano solo alcune a lungo la spina dorsale, sulle spalle, sul dorso della mani, sull’esterno della coscia e sopra l’inguine, che Alfred notò essere, come lo erano anche petto, le braccia e le gambe, del tutto glabro, e…
Senza apparente ragione, Alfred arrossì, distogliendo lo sguardo dalla virilità di quell’ “Arthur” (ora trovava difficile riferirsi a lui come “il drago”), preferendo farlo risalire per il petto, muscoloso e ben delineato, lungo le spalle forti (sebbene non larghe come quelle del cavaliere), e poi osservandone il viso, dal tratti fini ma autoritari, e due occhi di un profondissimo verde smeraldo, che non però fissò direttamente, memore della precendente disattenzione.
Il giovane passò le braccia sotto le ginocchia di Matthew e dietro le sue spalle, e quindi si alzò in piedi tenendolo stretto a sé, senza nemmeno ondeggiare per il peso, e fronteggiò il Re, non sembrando minimante imbarazzato dalla sua nudità, o forse semplicemente non curandosene.
-Andiamo. La mia tana a Camelot è ancora come l’ho lasciata?-

  
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