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Autore: Pikky    05/07/2010    5 recensioni
[NUOVO CAPITOLO ON-LINE]
Daniela è cotta di Marcello. Fin qui tutto normale, no?
C'è solo un 'piccolo' problema, tuttavia, oltre al fatto che lui abbia otto anni in più di lei: Marcello è il suo professore.
Daniela sa benissimo che tra loro non potrà mai esserci niente, eppure, in partenza per la gita a Parigi, continua a sperarci e ad abbandonarsi a sciocche fantasie da diciottenne innamorata.
Contrariamente ad ogni aspettativa, Daniela scopre che anche Marcello prova per lei i suoi stessi sentimenti. Come affronteranno la situazione?
[Dal capitolo 5:
Come continuavo a ripetermi, dovevo archiviare il passaggio di quella stupida rondine che aveva sbagliato stagione, e dedicarmi ad altro.
[...] Ormai non sarebbe stato più come prima: se avessi dato spazio alla mia fantasia, questa avrebbe immaginato un seguito a ciò che era successo il giorno prima, e sapevo benissimo che così non sarebbe stato. Mai.
Avere avuto quell’assaggio aveva cambiato tutto. Prima, infatti, quando mi lasciavo andare a quelle sciocche fantasie da ragazzina innamorata, sapevo che sarebbero rimaste tali, mentre ora, se l’avessi fatto, avrei segretamente sperato che si attuassero, che avrei finalmente avuto la mia primavera.
]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO UNO

 

Non so perché attendessi la gita, o, per usare un termine tecnico, il viaggio d’istruzione, con così tanto entusiasmo. Probabilmente mi sentivo così eccitata all’idea di partire perché era la gita di quinta, quella che sarebbe stata destinata a diventare una leggenda, per la nostra classe; quella che mi sarei portata per sempre nel cuore anche negli anni a venire e al cui ricordo avrei riso con i miei compagni, in occasione di future ed improbabili rimpatriate.

Forse non stavo più nella pelle perché la meta di quel viaggio era Parigi, città in cui non ero mai stata e che avevo sempre desiderato visitare. Quale occasione migliore di quella, quindi?

Presumibilmente, però, in quella gita vedevo inconsciamente un’occasione per avvicinarmi a Marcello, che era l’accompagnatore della nostra classe. Perché no, dopotutto? Avremmo passato sei giorni in un contesto del tutto diverso da quello scolastico, senza valutazioni, verifiche ed interrogazioni, né campanelle a scandire le lezioni.

Non mi facevo troppe illusioni, però. Non pensavo certo di dichiarargli il mio amore o di supplicarlo in ginocchio di concedermi un’opportunità, durante la gita. Nulla di tutto questo. Avevo una dignità, dopotutto.

Semplicemente volevo avvicinarmi a lui come amica, per quanto il rapporto professore-alunna mi permettesse. Mi rendevo conto da sola che era un’idea molto stupida, ma ero troppo accecata da quella mia cotta per darvi peso. Volevo tentare il tutto per tutto.

- Ehi, Dani, sei ancora su questo pianeta? – mi chiese Alessia, seduta di fianco a me sul treno.

Io distolsi lo sguardo dal finestrino ed annuii distrattamente. Ero ancora un po’ assonnata, dato che quel lunedì mattina eravamo partiti molto presto, per poter essere a Parigi nel primo pomeriggio.

- Non si direbbe, sai? – mi rimbeccò lei, con un sorriso canzonatorio.

- Perché? – domandai, sulla difensiva.

- Beh, Bassi è appena passato per andare in bagno e te lo sei persa. – mi rispose Alessia, con noncuranza.

- Cosa? – esclamai, delusa. Avevo perso un’occasione per poter ammirare il magnifico fondoschiena di Marcello, che sotto questo punto di vista era fortemente venerato dalle mie compagne. Non per niente si era guadagnato il soprannome di ‘Marcello-Culo-Bello’. Ogni volta che in classe si alzava dalla cattedra e ci dava le spalle per scrivere qualcosa alla lavagna, difatti, l’attenzione della popolazione femminile della mia classe, me stessa in primis, raggiungeva l’apice, mentre i maschi roteavano gli occhi, disgustati.

Sbuffai, sprofondando nel sedile per il disappunto.

– Ragiona, su. – mi incitò Greta, seduta di fronte a me. - Non starà certo in bagno in eterno, no?

Mi diedi della stupida per non averci pensato prima. Mi misi nuovamente composta e attesi il ritorno di Marcello al proprio sedile, godendomi la visuale. Mi rifeci gli occhi, ma con una punta di amarezza. Avevo sempre saputo che non sarebbe mai stato mio, fin dal giorno in cui l’avevo visto per la prima volta.

Lo ricordavo bene; a Giugno il nostro professore di storia e filosofia era andato in pensione, così la sede era rimasta vacante fino alla fine di Settembre, quando finalmente era arrivato Marcello, al suo primo incarico da insegnante.

Non appena aveva varcato la soglia della nostra classe, avevo pensato che era davvero carino e avevo iniziato a contemplarlo con aria trasognata, ma non vi avevo dato troppo peso. In quel periodo stavo infatti insieme a Valerio, e quindi ero molto concentrata su di lui; paragonavo la cotta per Marcello a quelle che avevo per i miei attori preferiti.

Tuttavia quando a fine Novembre Valerio mi aveva lasciata, con la scusa che era confuso e che voleva starsene un po’ da solo, avevo iniziato a guardare il mio professore con occhi diversi, forse per reazione alla batosta ricevuta. Continuavo però a ripetermi di stare con i piedi per terra, mi ponevo quei paletti che il suo essere professore mi intimava di collocare e cercavo di non farmi troppe illusioni: per lui ero un’alunna come tutti gli altri, e così sarebbe rimasto, che la cosa mi piacesse o meno.

 

 

 

I primi due giorni trascorsero tutto sommato in modo abbastanza tranquillo, tra visite a musei e monumenti, spostamenti in metropolitana e pranzi dove capitava. Ogni sera eravamo esausti, ma ciò non ci impediva di stare alzati fino a tardi, tutti riuniti in un’unica camera.

L’hotel in cui alloggiavamo non era male, considerato il fatto che eravamo in gita scolastica, con trattamento a mezza pensione. Non era certo in centro città, ma distava due minuti di cammino da una stazione della metropolitana.

Le camere erano da tre, ed io ero con Alessia e Greta.

Le stanze del resto dei nostri compagni e dei componenti delle altre due classi, tra cui malauguratamente figurava anche Valerio, erano sullo stesso piano della nostra, mentre quelle dei professori erano situate in fondo al corridoio, purtroppo, dato che ogni sera si trasformavano in carabinieri, per accertarsi che fossimo al sicuro nelle nostre camere. Noi, però, eravamo più furbi e riuscivamo sempre ad eludere la loro sorveglianza. Era cosa risaputa, d’altronde, che in gita si dormisse ben poco e si passasse la notte in bianco a parlare, giocare a carte, mangiucchiare schifezze e divertirsi.

I professori potevano farci ben poco, a riguardo. Potevano fare i sorveglianti quanto volevano, ma noi eravamo più forti di loro, che prima o poi crollavano a letto esausti, e a quel punto noi agivamo.

Tra i quattro professori accompagnatori, solo Marcello non faceva il controllore. Ci raccomandava soltanto di non fare troppo rumore, altrimenti i responsabili dell’hotel avrebbero preso seri provvedimenti, dopodiché si ritirava nella propria stanza, probabilmente a leggere un libro o più semplicemente a dormire, dato che la tv trasmetteva solo canali francesi. Qualche mio compagno gli aveva chiesto se voleva unirsi a noi, ma lui aveva gentilmente declinato l’offerta.

- Verrei volentieri, ma devo mantenere almeno un minimo di serietà con i miei colleghi... – diceva ogni volta, a metà tra il coscienzioso e il divertito, provocando in me dispiacere. In quelle parole vedevo infatti non solo un rifiuto alla proposta dei miei compagni, ma un’ulteriore riprova del fatto che lui fosse totalmente irraggiungibile, e che avrei fatto bene a guardarmi intorno alla ricerca di qualcun altro.

Ovunque mi girassi, però, continuavo ad incrociare Valerio, e la cosa mi dava enormemente fastidio. Non gli rivolgevo più la parola fin dal giorno in cui mi aveva lasciato. Dopo averlo ricoperto di insulti mi ero allontanata da lui in lacrime, e da allora avevo ignorato ogni suo tentativo di riavvicinarsi a me. Nei messaggi che mi mandava, infatti, c’era scritto che gli mancavo e che aveva bisogno di me, ma come amica. In quel momento diceva di aver bisogno di qualcuno che gli stesse vicino, non di una ragazza. Per quello che mi riguardava, poteva benissimo andare al diavolo e volgersi altrove per cercare conforto. Tra tutti gli amici che aveva, possibile che avesse bisogno proprio di me, la sua ex-ragazza?

Lì a Parigi, poi, continuava a guardarmi con quell’espressione da cucciolo affranto capace di intenerire le mie amiche, che avevano sempre nutrito una gran stima per lui, ma non me. Era stato lui a lasciarmi, dopotutto. Doveva assumersi le conseguenze della sua azione. Io avevo sofferto, e non avevo intenzione di stare di nuovo male per causa sua, visto che si definiva ‘confuso’.

Io avevo voltato pagina, in un certo senso. Certo, non nel migliore dei modi, ma lo avevo fatto. C’era Marcello nei miei pensieri, ora. Peccato, però, che sarebbe rimasto solo e soltanto lì. E che dovessi mandarlo via a forza dalla mia mente.

Forse era davvero il momento che mi lasciassi alle spalle quella stupida cotta, ed era quello che stavo tentando di fare. Quei primi due giorni di gita mi erano serviti a capirlo, ora si trattava solo di mettere in pratica. Non era facile, ma nemmeno un’impresa impossibile.

Non sapevo, però, che il terzo giorno si sarebbero rimescolate le carte in tavola.

 

 

 

Note dell’autrice

La mia vena ispiratrice ha preso il sopravvento. Sto infatti rivedendo ed ampliando questa storia, per la sfortuna di voi lettori… xD

Per il concorso infatti vi era un limite di lunghezza, e dunque avevo dovuto ridurre di molto la storia che mi era venuta in mente. Ora, però, questa sta tornando a fare capolino nei miei pensieri, così, per quanto mi sarà possibile, ho deciso di ampliarla e di conformarla a quello che era il progetto originale.

Spero che vi faccia piacere^^

Fatemi sapere il vostro parere, comunque, così se qualcosa non va cercherò di migliorare…

Passiamo ora ai ringraziamenti:

EmoGirl91: Grazie dei complimenti e degli incoraggiamenti! =) Comunque ti sarà facile capire perché non ho avuto successo… Il concorso a cui ho inviato questa storia era niente popò di meno che il Premio Campiello… Oltre a me, avranno partecipato persone sicuramente molto più brave di me, per cui pazienza. Almeno ci ho provato^^ Spero che continuerai a seguirmi e che questo capitolo ti sia piaciuto… Baci, Pikky91

Fataflor: Anche io come te adoro gli amori impossibili… Per questo cerco di cimentarmi nella scrittura di essi, e questi sono i risultati… xD Ti ringrazio per la recensione e per i complimenti, spero che continuerai a seguirmi…^^ Baci, Pikky91

   
 
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