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Autore: DiamanteNero    22/09/2005    0 recensioni
Voi non mi fermerete, prete. Non mi feremerete fino a quando non avrò bevuto dal vostro corpo il sangue della vita, e vi avrò abbandonato sull'altare del vostro Salvatore inesistente. """"Dai raga lasciatemi un commentino ino ino, a voi nn costa niente, a noi ci date una mano ad andare avanti...""""
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono tristissima Mmm... a quanto pare, ho scritto un secondo capitolo di questa strana Ff. Strana perchè? Intanto non vi riesco a trovare un filo conduttore, sembra che si scriva da sola. E io più cerco di capire dove vuole andare a parare, più mi porta a perdermi tra le parole. Non so che cosa vuole da me. Come sia uscita fuori. Chi mi abbia convinto a scrivere qualcos'altro... boho... Mi pare di essere diventata uno strumento... Uff... e questa doveva essere un introduzione, ma oggi sono in vena? Bè, sembra di no... Ho scritto un pò a destra e un pò a sinistra. Sapete, a me piace molto che il testo sia curato anche nella grafica... e probabilmente qualcuno lo troverà fastidioso, qualcun'altro irritante... Cmq, spero che vi piaccia, se pazientate forse (autoscrivendosi) arriverà il punto in cui si capirà qualcosa. Io intanto attendo come voi, sperando che prima o poi si decida a farmi sapere quello che vuole da me. E quello che si aspetta.

La Dannazione del Diamante

 

Non c'è che dire. Ero proprio un'adolescente con idee strane... e totalmente stupide.
Sai cosa desideravo più di ogni altra cosa?
Diventare una creatura della notte, si... hai capito no? Un...Un..un vampiro.
Scusa se rido, non posso farci niente. Il suono di quella parola mi crea ancora, dopo tanto tempo, una sorta di nostalgiche lacrime e allegro disprezzo...
Volevo diventare un demone, con tutta la forza che avevo in corpo... con tutta me stessa.
Volevo essere... come definire quel sentimento?
Onnipotente.
Certo, io, Eleonoire Lacroix,  volevo essere onnipotente.
Qualcosa che potesse comandare ed elevarsi sopra i comuni mortali.

 

~

 

Speravo il bene, ma m'incolse il male, aspettai la luce - ma venne il buio.
Le mie viscere si agitano senza posa mi vengono incontro giorni di miseria.
In vesti di lutto m'aggiro senza sole, mi alzo fra la turba e grido.
Fratello son diventato agli sciacalli, e compagno agli struzzi.
La mia pelle annerita mi si stacca, e le mie ossa bruciano dall'arsura
E' diventata lutto la mia cetra; e il mio flauto la voce dei piangenti.
-Giobbe 30: 26-31

 

~

 

Che sciocca...
Potevo pensare ad una dea? No, io pensavo ai demoni... ero attratta dal male.
Mi comportavo come se lo conoscessi... il male...
Come se ne dipendessi e l'avessi baciato...
Ma io potevo sapere? Potevo sapere cosa si prova mentre ci si spegne nella morte?
Cosa significa non poter sfiorare più un raggio di sole?
Potevo sapere...che cos'era...la schiavitù del... sangue?

Adesso mi trovo qui, seduta sullo stesso muretto di quando sognavo l'eternità.
In questa città così grande, in questo punto, cresceva forse il male primordiale?
Mi fa schifo definirlo in questo modo...
Ma altre parole... credo di non riuscire a trovarle...
Dopotutto è così che sono stata definita...
il male primordiale...

 

Mi trovavo ad appena due metri da lei, appoggiata al parapetto del ponte.
Cercavo di non guardarla, spaziando con lo sguardo verso il celo.
L'idea che fossi lì... vicino a quel... vampiro.
Era così eccitante e nello stesso tempo irreale, che avrei potuto urlare da un momento all'altro.
La paura, quella mi diceva di essere cauta. La mia vita era in gioco quella sera...
Un passo incauto sarebbe bastato per mettere fine alla mia esistenza, dovevo pensare.

 

 

Se solo questo secolo avesse conosciuto davvero
quello che ero un tempo, forse avreste optato per distruggermi con qualsiasi mezzo.
Invece adesso... vivo in una leggenda metropolitana.
I cacciatori di Vampiri scarseggiano, poichè oramai la ragione ha ucciso la credenza nel soprannaturale.
Bè, intendiamoci, non è che quest'ultimo fatto mi dia proprio tutto questo dispiacere.
Ma un tempo, quando nelle sere d'estate l'aria della notte era viva e soffiava sul grano...
E ti trovavi le nuove reclute dei cacciatori davanti, che dicevano "Demonio arrenditi o morirari con dolore"
Piccoli fiori decisi e sicuri della propria potenza.
Con quel viso candido e liscio.
Poi rivedere quegli stessi occhi nei loro corpi dissanguati.


 

Trattenni per un attimo il respiro, poi cautamente mi rilassai tanto bastava per muovermi. 
Sorrideva nostalgica, ma per quanto mi sforzassi non trovavo niente di divertente in quello che diceva
Era umida quella notte.
Un'umida e fredda notte di novembre.
Portava un leggerissimo vestito di raso nero, sotto il mantello scuro.
Probabilmente era insensibile al freddo, io sarei morta congelata
Continuavo ad osservarla senza che lei alzasse mai lo sguardo su di me, eppure lo sapevo.
Sapevo che registrava ogni battito irregolare del mio cuore, che mi controllava.
Era in ogni punto e mi cingeva con braccia potenti, non m'avrebbe lasciato andare, lo sapevo.

 Ascoltavo il suo racconto ormai persa nella sua storia.
Un'affascinante e tristissima storia.
Ascoltavo quelle sue parole, appena velate da un tono di...non saprei come definirlo...
che si volesse discolpare?
No... stiamo parlando di un vampiro.
Non credo che riescano a provare sentimenti...

 Eppure me ne stavo ferma, ad ascoltare. Catturata da quegli occhi neri.
Si mosse, allungò il braccio sopra la testa e slegò i suoi capelli incatenati nella morsa di una treccia.
L'acqua scorreva placida sotto di noi.
E come cascata i capelli corvini le incorniciarono il viso, bagnavano le spalle,
arrivavano alla schiena, diventando tuttuno con il mantello.

 

 

Scusa, non volevo spaventarti.

 

Si era accorta delle mie guance appena sbiancate.
Accennò un leggero sorriso, ma nulla aveva
di un sorriso umano.
Era ricolmo di qualcosa che non potevo comprendere.
Un dolore e una tristezza così lontani, così palpabili.
Tentai anche io un sorriso.
Senza alcun successo.

 


Tu, ti chiederai perchè ti sto raccontando tutto questo...
Ma veramente, non lo so nemmeno io.
Forse sto cercando di prendere tempo.
Ma adesso basta...
Posso parlarti sinceramente?

 

L'unica cosa che riuscii a fare era annuire.
Qualcosa nel suo tono improvvisamente dolce mi aveva spaventata


Io devo ucciderti.

 

 

 

~  

 

Non recidere, forbice, quel volto

Non recidere,forbice,quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.

Un freddo cala ... Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sè scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.

-Eugenio Montale "Le occasioni"

 

  
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