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Autore: Isangel    06/08/2010    8 recensioni
Bella ed Edward. Lei una giovane ventitreenne abbandonata dal fidanzato James per la sua inaspettata gravidanza. Lui un colto e irruente venticinquenne segnato da due traumi: l’abbandono della madre Elizabeth e della moglie Tanya. Il destino vuole il loro incontro. E così l’amore.
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Extra n° 1

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Alice

 

La mia irritazione era al culmine. Non mi ero mai sentita così umiliata in vita mia. Per di più da Jasper. Lacrime di delusione e rabbia cercavano in tutti i modi di traboccare dai miei occhi, ma non glielo permisi. La dignità era l’unica cosa che mi era rimasta in quel momento.

La nostra discussione ancora continuava a risuonarmi nelle orecchie, come se la stessi rivivendo per la centesima volta.

 

Edward era sdraiato sul letto. Il suo respiro era profondo e regolare, il  petto che si muoveva sinuosamente su e giù.

Ricordavo che quando ero una bambina mi divertivo ad accudirlo come se fosse stato il mio fratellino più piccolo, sebbene fosse indietro di un anno soltanto. Avevo cercato di proteggerlo. Ma non ce l’avevo fatta. Lo avevo avvertito che quella ragazza era ben lontana dalle apparenze… e quell’arpia gli aveva fregato i soldi, la dignità, l’anima intera…

Era stato un mese pauroso, denso di sospetti e di paure.

Avevo paura più che mai di perderlo. Era stato una tortura, vedere Edward così impotente, così insicuro e triste… tutto per quella schifosa puttana, che non aveva mai meritato appieno il suo amore…

Era mio cugino, ma solo di formalità. Lui era qualcosa di più profondo, un fratello. Se prima lo amavo sopra ogni altra cosa, ora era secondo solo a Jasper.

Jasper aveva dovuto sopportare tanto quel mese e non potevo che ringraziarlo. Ormai mi ero praticamente trasferita da Edward, facevo i salti mortali per andare al lavoro e cucinargli. Mia mamma veniva lì solo per ramazzargli la casa, io per tenergli compagnia. Per un’intera settimana avevo visto Jasper solo alla sera.

Sospirai, socchiudendo la porta della stanza.

Jasper era seduto sul divano, le braccia ostilmente incrociate sul petto muscoloso. Mi accasciai al suo fianco, accoccolandomi al suo fisico longilineo. Ero stanchissima, quella giornata avevo fatto davvero di tutto.

“Dorme?”, chiese. Mi irrigidii. C’era qualcosa di meccanico e rigido nella sua postura, nella sua voce profonda. Mi spaventò non poco.

Decisi di fare finta di niente, così annuii. “Si, poverino… sta avendo un momento proprio difficile”

“Da un mese”, concluse lui, cinico.

Lo guardai, curiosa. “Ti senti bene?”, domandai, timorosa.

“No, per niente”

Sospesi il respiro. “Qual è il problema?”, dissi dopo un paio di secondi.

Sciolse la sua posa statica. I suoi magnifici celesti mi trafissero  infuriati, facendomi sobbalzare. Non mi aveva mai guardata così, se non per gioco. E questa volta non era un gioco.  “Quale vuoi che sia il problema?”

Mi accigliai. “Se magari me lo dicessi…”

“Non saprei… forse che tu hai una casa e un moroso che pretende un po’ di attenzioni dopotutto…”

Strinsi le labbra. “Cosa vorresti dire?”

Contrasse la mascella. “Alice, non è possibile…”

Sbuffai, avendo capito. “Smettila, Jazz!”

“Un mese, Alice, un mese!”, sussurrò, livido di collera.

Perché non capiva? “È come un fratello per me!”

Non mi ascoltò. “Un mese che non facciamo l’amore, che non stai a casa un attimo, tutto solo perché la moglie lo ha lasciato…”

“Non posso abbandonarlo nel momento del bisogno…”

“Beh, non c’è nemmeno bisogno che gli stai dietro come a un bambino! Ha venticinque anni, se la caverà da solo!”

Non potevo credere a ciò che stavo udendo. La mia mente strava lavorando, frenetica e impazzita per il sovraccarico di informazioni. No, Jasper non l’avrebbe mai fatto. Eppure non potei interpretare in altro modo la sua furia. “Mi stai dicendo di scegliere?”

Jasper si bloccò, inorridito. La rabbia sembrava completamente svanita. “No, Alice, questo no…”

Balzai in piedi, furente. “Invece si! Mi stai dicendo di scegliere, vero? O te o Edward, dico bene?”, urlai. Ero completamente impazzita, in piena crisi isterica.

“No…”

Scossi la testa, incredula. E scoppiai. “Sei proprio uno stronzo, Jasper, uno stronzo di merda! Io ti amo, okay, ma non puoi chiedermi di scegliere tra me e la mia famiglia. Sai già cosa sceglierò…”

“Alice…”. Si alzò anche lui, sovrastandomi con la sua altezza indomabile. Mi trattenne per un braccio, ma lo scostai violentemente.

“Niente Alice! Lasciami in pace! Stronzo di merda!”.

Presi la giacca e uscii di casa, sbattendo la porta.

 

Perché aveva fatto così? Come poteva pretendere che facessi l’amore con lui quando mio fratello stava male? Perché si era comportato così egoisticamente? Perché, perché, perché…

Camminavo velocemente per le strade di New York, sotto lo sguardo malizioso degli stranieri e dei passanti.

Non mi importava più un accidente di niente.

Edward stava morendo di depressione, e io non potevo fare nulla. Non solo, ma avevo fallito su un altro fronte. Dannazione, io amavo Jasper alla follia, e non ero riuscita a renderlo felice. Ero io quella triste, quella che stava condividendo con Edward una brutta esperienza, non Jasper.

Ero stata proprio una stronza.

Un automobile si accostò al mio fianco, abbassando il finestrino. Fantastico, adesso mi toccava ad affrontare lo stupratore di turno.

“Al, ti prego, sali”, urlò Jasper dal finestrino, cogliendomi di sorpresa.

Sussultai di gioia nel vederlo. La mia mente non faceva che suggerirmi che se lui era venuto a prendermi per chiarire, allora ci teneva ancora a me. Ma fu l’orgoglio a imporsi sulla mia espressione. Il mio sguardo si irrigidì di brutto. “No. Vattene”, tagliai corto, gelida.

Alzò gli occhi al cielo. “Al, non fare la difficile, sali”, ordinò, rigido.

“Ho detto di no”

“Alice, se non ti muovi…”

“Ehi, bellezza, perché non lasci stare il biondo e vieni con me?”, si intromise un uomo alle mie spalle. Era basso e scuro di carnagione, lo sguardo nero acceso di malizia.

Jasper ridusse gli occhi a due fessure, fulminandolo. “Ma come ti permetti, stronzo? È la mia donna”

L’uomo ghignò, divertito. Si avvicinò ancora di più a me, parandosi davanti. “Non mi sembra che voglia venire con te. Allora vieni?”, incorse incoraggiante.

Avevo tanto la faccia da puttana che tutti me lo chiedevano? Jasper era furente, aveva già slacciato la cintura. E quell’uomo non avrebbe di certo potuto farmi niente. Sorrisi, sorprendendo Jasper. “Perché no?”

Jasper spalancò la bocca. “Alice!”, urlò. Era pazzo di gelosia, lo si sentiva dalla voce.

L’uomo sogghignò. “Visto, biondo?”. Si accostò di più a me, prendendomi un braccio.

Fu quel minimo contatto a farlo impazzire: scese dalla macchina in un attimo. “Porca puttana, Alice. Sali in macchina!”, gridò, apparentemente più un folle che una persona lucida.

Tutti i passanti nella via si voltarono verso di noi, confusi.

Risi, fintamente civettuola, rivolgendomi all’uomo. Con uno strattone mi liberai, per poi dirgli gentile: “Magari un’altra volta”

Aprii la portiera, accomodandomi il più dignitosamente possibile sul sedile. Jasper mi imitò veloce come un fulmine. Non appena la richiusi, partì a tutta velocità.

“Ma sei impazzita? Che cosa credevi di fare? Se non c’ero io cosa facevi? Ti prostituivi sull’autostrada?”, sbraitò, isterico.

Sporsi il labbro inferiore, per nulla ferita dalle sue accuse. “Già. Oggi era il mio turno, devo pur guadagnarmi qualcosa per vivere”, lo schernii.

“Non dire stronzate…”

“Non mi sembra che gli uomini mi siano indifferenti. Non facevano che guardarmi… secondo me avrebbero accettato in cambio di qualche soldo”, constatai.

“Gli avrei spaccato la faccia”

“Oh, ma guarda un po’, il giovane spaccone universitario Jasper Whitlock sta ritornando alla grande”

“Cazzo, Alice, smettila!”, insorse, fuori di sé. 

Aspettai cinque secondi che si calmasse del tutto. “Davvero ti da fastidio l’idea che io possa andare con altri uomini?”. Adoravo quando faceva il geloso.

“Eccome…”

“Tanto?”, insistetti, sbattendo velocemente le ciglia.

“Senti, Alice, tu sei mia, e non mi va che altri uomini ti guardino o facciano pensieri poco casti sul tuo conto”. Arrossì lievemente, un po’ per la rabbia residua, un po’ per la confessione imbarazzante.

Risi. “Certo, come quel povero ragazzo all’università che era andato in giro a dire che avevo un bel culo e tu gli avevi dato un pugno. E pensare che non stavamo nemmeno insieme”

Jasper sorrise al ricordo, lanciandomi un’occhiata. “E l’avevo fatto passare per un incidente”

“Già, anche se dopo un anno ti sei confessato pietosamente”

Rise, divertito.

“Lo sai che non sarei mai andata con quello lì, vero?”, mormorai dopo due secondi, affranta.

Strinse le sue dolci labbra piene e chiare. “Dammi una ragione per crederti”

Inclinai la testa verso di lui, leccandomi maliziosa le labbra. “Sono solo la tua puttana, troione…”

Ridacchiò, arricciando il naso. “Anche se non mi sembra che questo mese ti sia data tanto da fare…”

Scossi la testa, ritornando seria. “Avresti potuto semplicemente dirmelo, invece di soffrire in silenzio per un mese”

“Che cosa?”

“Che ti sentivi trascurato… ti avrei accontentato anche subito”. Non mi ero mai sentita così male. Mi ricordò la nostra prima volta, quando ero ancora lievemente traumatizzata per Matthew, il mio ex, sebbene avessi diciotto anni, tre anni prima di incontrarlo.

Jasper sbuffò, infastidito. “Non voglio un rapporto veloce… ti volevo semplicemente a casa”

Sapevo cosa volesse dire. Posai una mano sulla sua, intenta a maneggiare il volante. Immediatamente me la strinse e la portò sulla sua coscia. “Jazz, Edward amava tanto Tanya… è come se tu mi avessi lasciata, così, di punto in bianco…”, spiegai, paziente.

“Cosa avresti fatto?”, domandò, gettandomi una breve controllata.

Sorrisi, amara. Rafforzai la presa.“Mi sarei gettata dal balcone”

Jasper scosse la testa, concentrata sul parabrezza. “Capisco… perdonami, amore, non volevo”, bisbigliò. Portò il dorso della mia mano alle sue labbra, posandovi un lieve bacio.

Quando sentivo le sue mani, le sue labbra su di me, provavo le stesse emozioni che provavo tre anni fa. Chiusi gli occhi, incantata dai dolci sensi dell’amore. “È come un fratello per me… come se oltre ad Emmett ci fosse anche lui… gli voglio bene”

“Certo”

“Quindi… ti ho trascurato, eh?”. Ridacchiai, una leggera nota isterica nella voce.

La notò subito, perché si affrettò a rassicurarmi.“Non ti infastidirò più, Al, promesso. Pensa a curare Edward”

“No, no, no… stasera sai cosa facciamo?”

Si irrigidì sul sedile. “Cosa?”

“Do da mangiare a Edward, lo metto a letto e poi torno a casa…”

“E…”, mi incoraggiò lui, il respiro dolcemente affannoso.

Si fermò al semaforo rosso. Gli presi il viso tra le mani e vi avvicinai il mio. Gli leccai avidamente le labbra, assaporando il suo naturale profumo. “E sarò tutta tua… interamente, completamente… potrai farmi tutto quello che vuoi, potrai sfogare tutta la tua passione trattenuta in un mese…”

“Davvero? Ma Edward…”

“Dormirà come un angioletto… allora? Ti ispira?”, chiesi, fintamente languida.

Scattò il verde e premette il piede sull’acceleratore. Era pallido. “Eccome se mi ispira”

“Perfetto. Allora stasera fatti trovare nel letto, alle dieci sarò lì. Portami a casa adesso e mi raccomando, lavora sulle pratica del caso di questa settimana”

“Perfetto”. Si fermò davanti alla casa dei miei.

“Amore… grazie”, mormorai, sincera.

Si accigliò. “Di cosa?”

“Di esistere”

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Dio mio, perdonatemi per il ritardo madornale! Il tempo non mi è stato proprio amico in questi giorni, perso più che altro negli acquisti per la partenza.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ragazzi. Mi era parso doveroso metterlo, più che altro per capire fino a quanto Alice sia stata coinvolta in questa situazione. In ogni caso… lanciate pure verdure!XD

Il prossimo credo che sarà l’ultimo extra, e lo posterò a settembre. Eh, già, lunedì parto e starò via fino alla fine del mese (i miei cari nonnini mi aspettano…-.-‘)!

Quindi, grazie mille alle 15 fantastiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo e a chi mi ha aggiunta ai preferiti/seguiti/autori preferiti! GRAZIE!

E… BUONE VACANZE!

  
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