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Autore: XShade_Shinra    11/08/2010    3 recensioni
[ ON HIATUS ]
Benvenuti a NevediNotte, un luogo dove nevica solo dal tramonto all'alba, come se la notte stessa volesse celare qualcosa...
- Tratto dall'ultimo capitolo postato: L'Abbraccio del Gelo - Come un gatto guarì la solitudine di una creatura centenaria. -
[ Raccolta Disomogenea Dark Fantasy. Generi e Avvisi all'interno di ogni Capitolo e nel Capitolo Indice ]
[ Il capitolo "03. Lo Spirito del Villaggio" ha vinto l'Award come Best Song Fiction alla Quinta Edizione dei "Never Ending Story Awards" ]
[ Il capitolo "05. La Cicatrice della Vita" si è classificato 1° e ha vinto i Premi "Giuria", "Miglior Titolo" e "Originalità" al contest "Drabble and flash Collection" indetto da Deidaranna93 sul forum di EFP ]
Genere: Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'NevediNotte'
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- Hellcome to NevediNotte -
Il Cuore di Carne

Fuori c'era una feroce bufera e la Dottoressa dei Morti aveva preferito invitare l’ospite a rimanere nel proprio bazar, piuttosto che farlo tornare a casa.


«Io... penso che tu mi piaccia...» pigolò piano la Dottoressa, rivolta alla figura in piedi davanti a lei.
«Avrei preferito non saperlo» commentò lui dopo un attimo di sgomento.
«Sei tu che hai insistito» gli fece notare, incrociando le braccia al petto, stando attenta a non sporcarsi il camice con le mani inguantate, sporche di sangue.
«Beh, cerca di riprenderti, e in fretta, da questa cotta adolescenziale: non sei più una ragazzina, Dottoressa».
«Umph... Tu non cambi proprio mai, eh?» sbuffò lei, riprendendo a lavorare sul suo tavolo addetto alle autopsie. «Hai sempre un caratteraccio».
«È per tenere alla larga le persone fastidiose come te» le disse, guardando con aria assente il cadavere su quella superficie ormai color chermisi.
I lampioni presenti nel villaggio facevano filtrare la loro luce aranciata dalla piccola finestrina a vasistas rinforzata da una grata di ferro; fuori c'era una feroce bufera e la Dottoressa dei Morti aveva preferito invitare l’ospite a rimanere nel proprio bazar, piuttosto che farlo tornare a casa.
«Allora, com’è morto quell’uomo?» domandò lui, ancora un po’ in difficoltà per la dichiarazione di poco prima.
«Penso che non sia opera delle creature: è morto per una contusione al cranio» spiegò, indicando il teschio dell’uomo, spaccato in più punti. «La ferita gli è stata inferta da vivo, altrimenti non sarebbe stato possibile riunire i frammenti di osso che hai trovato e metterli nella parte mancante creando un buon incastro. È possibile che sia caduto dall’albero sotto il quale l’hai trovato, dopotutto ci sono delle brecce, là; e poi le creature l’hanno sbranato quando l’hanno trovato di notte... » disse triste. «Il corpo riporta i tipici segni delle altre aggressioni.»
«Capisco.» borbottò sbuffando «Avvisi tu il parroco?» domandò, guardando il telefono che teneva la Dottoressa nel privée.
«Non hai ancora imparato a usare il telefono?!» chiese sconvolta.
L’ospite sbuffò, borbottando ancora, peggio di una caffettiera, facendo capire all’anatomopatologa che non avrebbe mai imparato.
Scrollando la testa, la giovane donna andò a dare comunicazione al prete del risultato dell’autopsia autorizzata preventivamente dai parenti della vittima, mentre l’altro monopolizzava l’unica sedia della stanza, sedendocisi sopra.
«Padre, abbiamo i risultati» lo avvisò dopo che il parroco ebbe finalmente sollevato la cornetta dall’altra parte.
«Abbiamo? C’è anche il Cacciatore lì con te?» domandò sorpreso. Solitamente non amava molto stare in compagnia.
«L’ho convinto a stare finché la bufera di neve non si indebolisce, ma vorrei parlare dell’altro…» disse gentile.
«Sì, dimmi pure».
«Come ti avevo già detto si tratta di un umano, ma non è stato ucciso dalle creature: ha una ferita al cranio e loro non adoperano mai di questi mezzi, ma mangiano le loro prede ancora vive. Penso dunque che sia morto accidentalmente e che poi lo abbiamo mangiato in parte» spiegò.
«Ho capito… Pover’uomo… Siamo talmente preoccupati per queste creature che a volte ci dimentichiamo anche delle fatalità» la sua voce era molto triste. «Grazie per l’aiuto, Dottoressa. Come al solito dica ai parenti che è stato mangiato dagli animali: meglio evitare di allarmare i nostri concittadini inutilmente... E attendiamo l’esame istologico da valle per l’epitaffio con la data di morte».
«Certo, Padre» lo rassicurò, stringendo la cornetta con entrambe le mani.
Solo lei e il prete. C’erano solo loro due per portare un po’ di pace a quelle vittime. Certo erano aiutati dal Cacciatore, mentre si diceva che un fantomatico fantasma difendesse il Villaggio, ma delle volte si sentiva sconsolata di fronte a quelle uccisioni e quelle aggressioni.
«Ci sentiamo domani mattina, allora. Attenderemo la polizia…».
«Se smette la bufera…» notò il medico.
«Smetterà… come sempre» ridacchiò l’interlocutore telefonico. «Buonanotte».
«Buonano—» ma non finì di salutarlo che lui riprese la parola:
«Il Cacciatore dormirà da te?» chiese, quasi preoccupato.
«Beh, sì…» rispose, non capendo cosa vi fosse di strano. Gli piaceva, era vero, e si era confidata in confessione con il Padre, ma non riusciva a trovarci qualcosa di cattivo o malizioso nel proprio gesto di ospitalità.
«Ok, ma non farti strane idee, figliola. Lui non si metterà mai con te; lo conosco da moltissimi anni e non è mai cambiato né in mentalità e né in aspetto fisico. È immutabile».
«Lo so…» sussurrò malinconica, ricordando la scena di poco prima, nata dal fatto che il Cacciatore volesse sapere perché la Dottoressa si era ritrovata a fissarlo. «Buonanotte, Padre. A domani».
«Buonanotte» ripeté lui, mettendo giù il telefono, come fece anche la giovane poco dopo.
Il Cacciatore intervenne subito: «Da lui in chiesa domani, come al solito?» domandò.
«Sì» rispose lei, sospirando appena.
«Io non verrò».
«Come al solito» disse lei, ripetendo le sue parole, in tono diverso. «Ora metto a posto qui» lo informò. «Se vuoi andare a dormire…».
«Bah…» sbuffò, scostandosi i capelli dalle spalle con un movimento stizzito. «Lo sai che non ho bisogno di dormire molto; ti aspetto qua».
La ragazza fece cenno d’aver capito – a lei non piaceva dormire, ma aveva scoperto che quell’uomo dormiva meno di lei – e iniziò a pulire il tavolo, riponendo lo scomposto cadavere in una cameretta che utilizzava come cella frigorifera. Lavorò in silenzio per lunghi, lunghissimi minuti, nei quali il Cacciatore non smise di osservarla, mentre lustrava quella superficie per farla tornare immacolata.
«Riguardo a prima…» disse dopo un poco. «Dimenticati di me. Dobbiamo lavorare insieme, questo sì e continueremo a farlo per il bene di NevediNotte, ma non sperare che ti ricambi mai».
«Sono davvero una persona così orribile?» gli domandò, prendendo la varechina.
«No, la persona orribile tra i due dovrei essere io» rispose, stravaccandosi sulla sedia.
«Solo perché sei burbero?» domandò, sollevando un fine sopracciglio nero.
«No. Tu non sai nulla del mio passato, nessuno lo sa a parte… Neve».
«Il fantasma del Villaggio? Ma cosa c’entra, scusa?».
«Io e lei ci conosciamo da tempo immemorabile e nemmeno Ev—» incespicò un attimo sul nome dello spettro «…Neve può dire di conoscermi realmente: solo colei che mi ha creato sa la verità, ma è morta» spiegò, aprendo un po’ del suo cuore all’anatomopatologa.
«Mi dispiace per tua madre…» sussurrò triste.
«Non era mia madre» quasi ringhiò.
La Dottoressa non capì quella frase, ma preferì non indagare oltre: era già tanto quello che le aveva detto e sembrava che il ricordo di quella figura materna lo facesse soffrire.
«Inoltre, non potrei darti dei bambini e alle donne piacciono, no?» chiese retorico.
Lei arrossì a dismisura, infilandosi i guanti con dei movimenti a scatti. «Non… non volevo arrivare a tanto!» disse con un tono di voce piuttosto alto, imbarazzata. «Ho solo detto che mi piaci, tutto qui!».
«Io sono lungimirante, vedo al futuro. E il nostro non sarebbe un rapporto duraturo, quindi eviterò di farti soffrire» disse, sorridendo bieco.
«Ma tu non ti senti mai solo? Non vorresti mai avere qualcuno vicino? Un qualcuno con il quale trascorrere del tempo?» chiese, mettendo a posto i detergenti, per poi riprenderli, ricordandosi di non averli ancora usati. Era proprio imbarazzata.
«Io non provo nulla. Non penso di avere un cuore» disse lugubre.
«Invece lo hai! E batte forte! Io l’avevo sentito quelle notte nel bosco, tanti anni fa, quando mi hai salvata da quelle creature!».
«Può anche battere, ma è come se fossi morto. Io sono solo un ammasso di carne».
«È molto triste ciò che dici, Cacciatore…» balbettò la donna, togliendosi i guanti.
«Ma è la verità. Per quanto uno abbia un corpo, non è detto che sia vivo».
Lei posò i guanti sul tavolo e gli si avvicinò, rimanendo in piedi davanti a lui, con lo sguardo serio.
«Parli, quindi il cervello ti funziona» disse, per poi posargli una mano sul petto muscoloso. «Questo batte». Infine gli prese la mano tra la propria, screpolata dal freddo, spaccata in qualche punto e con tante cicatrici a segnargliela. «E questa è carne, sì. Quindi sei vivo tanto quanto me. Se poi la natura ti ha reso sterile come dici non è un problema…».
«Infatti non è mai stato un problema per me, ma il fatto che io non mi possa riprodurre testimonia che non devono più nascere cose come me».
Lei arretrò d’un passo, colpita da quanto detto.
Il Cacciatore era una figura che trasmetteva paura a tutti, sia ai grandi che ai più piccoli e anche la Dottoressa non ne era del tutto esente.
«…Che cosa sei tu?» domandò.
«Se te lo dicessi suppongo che non mi staresti più attorno». Lui non le aveva mai dato le risposte che anelava. Mai. Non gliele aveva date sulle creature – fu il prete a spiegarle tutto –, men che meno avrebbe detto qualcosa su di sé.
«Lo dici come se in fondo ti dispiacesse…» sorrise.
«No, è solo che mi dispiace non potertelo dire» disse serio, alzandosi.
La Dottoressa lo seguì con lo sguardo mentre usciva dal retrobottega per poi entrare nel negozio.
«Dove vai, Cacciatore?» gli domandò. «La tempesta non è ancora finita».
Ma lui non volle sentire ragioni e riprese il giaccone di renna, indossandolo e aprendo la porta.
«Cacciatore?» lo chiamò ancora. «Aspetta. Dimmi almeno una cosa…» sussurrò triste.
Il bruno si fermò con la mano sul pomello, attendendo il seguito, mentre il gelo entrava in quell’emporio.
«Tu… quanti anni hai?» gli chiese.
«Sono troppo vecchio per te» disse tombale. «E anche se sei un’anatomopatologa questo non ti permette di innamorarti di uno che è nato morto» aggiunse, uscendo dal bazar, dopo aver richiusa la porta dietro di sé con una sonora botta. 
La Dottoressa sospirò pesantemente, piegando il capo in avanti.
«Quanto sei stupido… pensi che mi basti un “no” per smettere di provare questo sentimento per te dopo che per anni l’ho taciuto?» bisbigliò nel silenzio del suo negozio. «Al prossimo cadavere, Cacciatore…» lo salutò, tornando nel retrobottega con il piccolo sorrisino di chi non ha paura di camminare sul proprio sentiero, e salì le scale che conducevano al secondo piano: la dimora della giovane.
Ma a metà scala si fermò di colpo. «Il tavolo!» esclamò, portandosi una mano al capo e riscendendo, poi, i gradini di legno con i suoi caldi stivali neri con il piumino all’interno; tra una cosa e l’altra non aveva ancora finito di pulire il tavolo operatorio.


Fuori, intanto, la bufera soffiava forte, facendo piegare il Cacciatore su se stesso per non cadere a terra, tanta era la forza del vento. Ma non sentiva il freddo pungente, né le sferzate gelide che gli arrivavano dritte in faccia, nonostante la spessa sciarpa che lo copriva. Stava pensando alle parole di quella donna… 

“Questo è il mio piccolino… Certo è un po’ cresciutello, ma mi piace chiamarlo così”. Ridacchiò, mentre lo presentava al resto del gruppo. “Non avrà un nome: non ne ha bisogno. È solo un ammasso di carne dalla forma umana, nulla di più. È intelligente come noi, ma obbedisce solo ai miei ordini, non sarà in grado di prendere decisioni autonome finché io sarò in vita e solo io potrò rivolgermi a lui”.
Un uomo del gruppo fece notare che la sua presenza era superflua, ma lei continuò a spiegare:
“Lui o esso, parlatene come preferite, ha il nostro stesso odore e sarà un’ottima preda per quelle creature, inoltre, è molto forte fisicamente, per questo ci proteggerà da loro. Meglio perdere un qualcuno come lui che si può facilmente rimpiazzare, piuttosto che uno di noi, no?”.
E solo una voce sembrò fuori dal coro in quel ragionamento: Even.
“Perché non sei d’accordo, Even? Dorme poche ore al giorno e mangia meno di un bambino. Ma attenzione, mangia solo carne, di tutti i generi, ma solo carne: gli serve per far guarire le ferite, visto che da solo il suo corpo non ci riesce”.
La donna in questione inorridì un poco, mentre il futuro Cacciatore rimaneva fermo con gli occhi vitrei, nudo davanti a loro, aveva i medesimi i capelli bruni alle spalle e l’assenza di ombelico.
“Bene, piccolino. Saluta gli umani che faranno compagnia a tua madre in questa spedizione e presentati”.
“Salve” salutò guardandoli negli occhi ad uno ad uno. “Sono ai servizi di Jolie, la maga céladon”.

«Stupidi umani» grugnì, perso nei suoi pensieri, quando a un certo punto fece capolino nella sua testa l’immagine della Dottoressa. Scrollò il capo come a voler eliminare quel pensiero e non si accorse che Neve lo seguiva con lo sguardo, accarezzando il Gatto delle Castagne che teneva tra le braccia. La bufera le muoveva il lungo vestito e i capelli, ove la coltre bianca si depositava lenta.
«Povero bambino… Lui rimane sempre uguale e gli altri muoiono… Ha visto morire tante persone, ecco perché anche ora, dopo la morte di Jolie, che è libero, continua a non voler legare con nessuno: non vuole più veder morire qualcuno al quale vuole bene».
«Miau!» rispose il gatto, come se la capisse.
«Oggi fa un tempaccio, micino, meglio così… di solito non esce mai nessuno quando nevica così forte e mi riposo un po’».
«Miè!» miagolò ancora, ronfando a quelle carezze.
«Meglio se lo lasciamo un po’ da solo…» sorrise triste, vedendo poi due ombre camminare verso il bosco, nonostante il tempaccio. Si voltò preoccupata, ma riconobbe subito Koori e il suo lupo, e scosse la testa con un piccolo sorriso. «Lui non ha bisogno di me; forse è uno dei pochi che non riesce nemmeno a vedermi visto che non crede nella mia esistenza…».
Così, mentre vedeva quelle figure camminare a stento, riparandosi dal vento, riprese anche lei a camminare per il villaggio, lasciando che il gattino poltergeist giocasse sulla neve mentre le faceva compagnia.


§Fine§
XShade-Shinra



Note: Era importante che pubblicassi oggi questo capitolo: in data odierna questa raccolta compie un anno! <3
Scusate se rispetto al solito questo capitolo è un po' più sentimentale.

Il color celadon è un pigmento acquamarina pallido. Il termine deriva dal francese céladon.
Celadon si riferisce inoltre a un particolare tipo di porcellana che ha lo stesso rivestimento verde pallido, in origine prodotta in Cina. [fonte] Insomma, la “maga nera” o la “maga bianca” era troppo comune e ho usato un altro colore! XD
Il Celadon è QUESTO.

Anche se solo come brevi comparse, sono apparsi tutti i personaggi “principali” della Raccolta, più qualche altro nuovo personaggio. <3 Giorno speciale, capitolo speciale!
Il passato di Neve e del Cacciatore (del quale si sono scoperte già alcune cose… +w+ kukuku…) sarà ancora analizzato nei prossimi capitoli.
Avrei una domanda per voi… Ce li vedete bene insieme il Cacciatore e la Dottoressa? <3


-Disclaimer: Lo scritto ed i personaggi sono interamente di mia proprietà. Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati.



Risposte alle Recensioni:

x Gaea: >///< Non so davvero come ringraziarti per queste tue belle parole. Sono contenta di essere riuscita a trasmetterti così tanti sentimenti, che questo strambo mix ti piaccia e che la storia ti stia appassionando sempre più! ** <3

x Livin Derevel: Yeah! \^O^/ Felicissima di avere la tua approvazione per tutto! ** Sono davvero contenta!
A volte i disastri nascono proprio dalle piccole cose e il villaggio si porta questa croce orma da taaanto tempo. Se solo il Padrone non fosse passato dal bosco per fare prima, probabilmente nulla sarebbe accaduto! XD
P.S. Questa tua frase mi ha fatto paura: “Allora, visto che ci hai anticipato tante belle cosine, attenderò con ansia i prossimi capitoli, dove tante, tante cose saranno spiegate!^.^” °_° Quella faccina sembrava dirmi “Altrimenti ti spiezzo un braccino”… O_O Spiegherò tutto, tutto! Promesso! XD

x Entrambe: un grazie particolare va soprattutto a voi, ragazze. Mi avete seguita fin dall’inizio di questa mia storia e mi fa piacere sapere che continuate sempre ad esserci. <3 Un abbraccio e una bella fetta di torta per entrambe per festeggiare questo giorno! <3

x Tutti: Naturalmente ringrazio tutti quelli che hanno commentato questa mia storia rendendomi così partecipe dei loro pensieri e datomi un giudizio in merito! ^^ Un grazie anche a chi ha la mia raccolta tra i preferiti/da ricordare/seguiti e chi solo la legge, anche senza darmi traccia del suo passaggio.

Ci sentiamo al prossimo capitolo! ^^
XShade-Shinra

  
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