Il tragitto fino all’albergo non è breve, ma con la scusa che
guido da poco e non posso distarmi soprattutto ora che ha ripreso a diluviare,
riesco a limitare i discorsi.
Se ne sarà sicuramente accorto, sono così nervosa che potrei stendere un
rapinatore a mani nude. Davvero.
Cristo, e no la parola ‘nuda’. Mi vengono certi pensieri…nel contempo passo
davanti ad un cartellone dell’Infiore sull’intimo, la pubblicità dell’ultimo
film di Ralph Finnes che mi fa uscire pazza e come giro lo sguardo al semaforo,
vedo una coppietta che si bacia in macchina. Lui non parla, continua a guardare
fuori con la fronte aggrottata.
Smanetto la radio per fare qualcosa, per occupare le mani. Vorrei tanto
allungarmi verso di lui e stringere quella che tiene abbandonata sulla coscia.
“Dove hai il porta cd? Ce l’hai di sicuro.” Mugugna d'un tratto guardandosi
attorno senza mai fissarmi.
Che ne so! Non lo so! "Aspetta..."
Infilo una mano sotto il mio sedile, poi distratta mi allungo verso il sedile
del passeggero, perchè l’ultima volta che è salito Tommaso in macchina, l’hai
scalciato la sotto.
Ci diamo una testata terribile che mi fa quasi imprecare ad alta voce. Riesco a
trattenere un ‘porc’ fra i denti e lo sento ridere “fa male?”
“Era meglio prima” affermo tastandomi il ficozzo con la sinistra, mentre cerco
d’ingranare la prima e ottenendo solo di grattare in una maniera allucinante! La
macchina è nuova, santa miseria!
“Guarda come si fa…con un dito..”
Mi sfotte, lo stronzo. Non dico nulla, ma gli lancio un’occhiataccia.
“Ma ti fa davvero tanto male?”
“Certo che si! Non mi lamento a vuoto”
Eccolo, il tono da ragazzina! Quanto mi odio quando lo faccio! Sposto i capelli,
il semaforo ingrana e io, distratta, inchiodo facendomi suonare dietro.
“Vuoi che guidi io?”
Non poteva dire cosa peggiore! Lo fulmino con occhio velenoso “no. Sta zitto e
forse sopravviveremo.”
Torno a casa con l'umore sotto i piedi e la faccia di una a cui è appena morta
tutta la cucciolata di gattini.
"Hai litigato con le tue amiche?"
Mammina back in action! "No, mi fanno male i muscoli: quella nazista di
palestra mi ha distrutto, ieri" borbotto infilandomi in camera mia e accendendo
il computer.
Resto a guardare il monitor finchè non è ora di cena. Fisso continuamente
l'orologio cercando una scusa per defilarmi.
Il cellulare che squilla tutto insieme, mi fa fare in salto
dalla sedia.
Quando rispondo sento un lungo silenzio dall'altra parte. "D..."
"Si... "
"Non stavi cenando?"
"Si.. mi sono liberato con la scusa del bagno."
Ha la voce ancora più stretta di prima "vieni da me, dopo? Fra un'ora, quando
vuoi."
Ho un groppo in gola, il cuore che martella violento e sto tremando davvero da
capo a piedi "ok.."
Quel monosillabo mi è costato due cuori e un polmone d'acciaio. Quando attacco
ci metto un bel pò a riprendermi.
"Ma, io vado al cinema con le altre. Ultimo spettacolo, prima che lo chieda. E
vengono anche i ragazzi, quindi stai tranquilla." Mento fissando il piatto,
bevendo un bicchiere d'acqua e gingillandomi con il portatovagliolo.
Se vado da lui... se vado da lui... finisce... come finisce.
Non ci andare, non ci andare…canticchio dentro di me
alla reception. Il maitre mi lancia un’occhiata che mi fa sentire
un’accompagnatrice. Oh, ma se ne andasse al diavolo!
Lui mi viene incontro con un'aria drammatica e una faccia da funerale imminente.
“Senti, salgo un attimo ma poi devo andare davvero” metto bene in chiaro le cose
ad alta voce, così che l’uomo mi senta. Serve più a me… per salvarmi la faccia.
Lui mi guarda e resta senza parole per un attimo. “Ok. Come ti pare”
Senti tu che tono, mi sa che si è incazzato. Lo guardo di sottecchi, voltandomi
da tutte le parti, mentre lo seguo “ma te la ricordi la stanza?” lo prendo in
giro quando esita sul corridoio.
”C’è scritto sulla chiave” mi sfotte facendomelo dondolare davanti.
“Che ne so… in alta Italia avete tutta quella nebbia, pensavo che non vedessi al
di la del tuo naso” lo stuzzico rimediandomi un’occhiata in tralice.
"Mo... non giocare adesso."
Ha l'aria troppo seria, annuisco e smetto di dire cavolate. Ma se sono così
seria, poi c'è il rischio...
Entro nella stanza che odora di pulito. Ci sono i suoi vestiti sparsi in giro,
milioni di fogli volanti su un tavolo e alcuni in terra, scarabocchiati. “Ma
quanto ti costa stare qui?”
“Che ne so! Paga il cliente”
Ah, già anche con mio padre era così. Come chiude la porta, mi sento
intrappolata. "Perchè mi hai chiesto di venire?"
"Per stare un pò con te" ammette appoggiandosi alla porta "domani sera dovrò
andarmene."
Sento una stretta al cuore e alla sola idea che non lo rivedrò
più mi salgono le lacrime agli occhi. La pioggia batte più di prima contro i
vetri. Dovrò aspettare che spiova un po’ prima di rimettermi in marcia.
Brutto silenzio. Cos’è sto silenzio?
“Te lo tieni addosso, quell’affare bagnato?”
La giacca…”No..”mugugno lasciandola scivolare come al mio solito. La
lascio scendere lungo le spalle e le braccia e la afferro prima di farla cadere
a terra. Stavolta sento che c’è qualcosa che non va: da vero cavaliere, mi sta
aiutando a toglierla. "Uhu che gentile” sussurro in tono ironico e vagamente
nervoso.
“Senti, ti va di bere qualcosa?”
Pure?! Scherziamo? Qualsiasi cosa che vada oltre i dieci gradi - cioè
tutto a parte la coca cola, l’acqua e il tè – mi fa sbarellare. “No grazie”
“E dai…”
“Ok”
Come ok? Non c’è ok! Sto per dirglielo quando mi ritrovo un bicchiere di
vino rosso in mano “e questo da dove esce?”
“Ce l’avevo già” ridacchia battendo delicatamente il bicchiere contro il mio. O
caz..
Bevo solo un sorso, sicura che quella marca
non mi piaccia. Non sento neanche il sapore perché mi sta guardando in un modo
che mi fa appallottolare lo stomaco. E’ tiepido… e vicino alla finestra continua
a battere la pioggia… ma non la sento, non sento niente.
"Perchè mi hai fatto venire qui... davvero."
"Perchè voglio fare l'amore con te" risponde diretto senza guardarmi "perchè se
non lo faccio non ti tolgo dalla mente, perchè mi piaci... perchè sei così..."
sussurra avvicinandosi. Non ci posso credere, non mi hanno mai detto una cosa
del genere... in quel modo, poi!
Arretro un pò e lui mi lascia fare senza fermarmi "puoi dirmi di no, non me la
prenderò."
"Vorrei anche vedere" sussurro torcendomi le mani e posando il bicchiere da un
angolo "certo che sei un bel tipo. Prima fai tante storie e poi.."
"E poi mi sono reso conto che il mio io virtuale ti ama.."
"E il mio ti ricambia, lo sai" mormoro con la gola chiusa e tutto il corpo che
freme "ma non è..."
"E' stato meraviglioso guardarli, lasciarli fare. Quanto li ho invidiati.."
continua fermandosi e girando la testa "è una cosa che va al di là, è intensa e
fa male... ma mi sa tanto che mi sono innamorato di te davvero"
"Anche io.." sussurro mordendomi le labbra e chiedendomi se non stia fingendo
"D... se è un giochetto.."
Non finisco neanche di dirlo che lui mi guarda come se fossi un'eretica che
bestemmia in chiesa "Non dirlo neppure per scherzo!" grida quasi guardandomi in
un modo che mi fa pentire di averlo chiesto "senti... torna a casa, fa finta che
non sia mai successo. Non voglio che..."
Stavolta si interrompe lui, quando lo abbraccio e lo faccio traballare
all'indietro. Mi stringe con tutta la forza che ha, mi respira, mi vive.
Sento il cuore che batte così veloce da lasciarmi stordita. "Non mi basta più
l'idea di te..." mormora ricominciando ad accarezzarmi il viso come aveva fatto
per strada "voglio te in questa terra di nessuno. Per stare con me, ore, in una
dimensione che non è di nessun altro."
"Finiscila" sbotto allontanandomi "e poi che succede? Domani te ne vai e non ci
vedremo più." Singhiozzo perchè è davvero troppo per me "poi che facciamo? Ci
continuiamo a scrivere come nulla fosse?!"
Vedo che l'ha pensato pure lui. Non accenna risposta e capisco che ha pensato
davvero a tutto. "Posso farmi trasferire dove voglio" borbotta
sedendosi sul letto e guardandomi.
E' impazzito! "Hai i tuoi amici.. una moglie. Se fossi stato il mio uomo,
ti avrei ammazzato per questo!" grido quasi. In quel momento lo odio.
"Mo. Io torno a casa ed è come se fossi solo. A malapena ci parliamo, dormiamo
nello stesso letto solo perchè non abbiamo la camera degli ospiti.."
"..e se l'avessi avuta, ti ci saresti già trasferito! La so" ribatto calcando le
sue parole." E non ci fai sesso da mesi. Figurati!"
"Se tu stessi con me, non ti tradirei mai" sibila con aria cattiva. "Mai!"
"Non dire stronzate, D! Sei recidivo, lo fai continuamente. Le so tutte a
memoria e io non voglio essere la nuova tacca sulla cintura."
Afferro la giacca e la scrollo per calmarmi i nervi, anche se vorrei prenderlo a
schiaffi "me l'hai detto anche tu quando ti ho parlato del mio ex. Li perdoni
una volta e loro lo fanno di nuovo. Mi hai detto.."
"Che ti amo, non conta un cazzo, bella stella?"
Vaff...
"Non chiamarmi bella stella!"
Adesso fa male, sento il cuore stritolato fra due ganasce implacabili.
"Uno dei vantaggi dell'età è riuscire a contenere i propri sentimenti." Riprende
con quel tono funebre che mi fa stare malissimo. Pensi forse che non vorrei
gettarmi in braccio a te e farti mio per tutto il tempo che ci è concesso stare
insieme?
"Contenere, non soffocare" precisa senza guardarmi "oggi non ci sono riuscito.
Scusami" mugugna alzandosi e dirigendosi verso la porta "sta attenta quando
torni a casa. Piove forte..."
Adesso picchio lui, mi metto a piangere e poi lo ripicchio. E' come aver
ammirato e annusato un dolce favoloso e doverci rinunciare perchè hai il
diabete.
"Io ti odio perchè abiti a mille chilometri da me, ti odio perché sei sposato e
ti odio da morire quando mi dici che i nostri 'io virtuali' si sono innamorati."
Sbotto fra le lacrime spingendolo via " lo sai che vuol dire rinunciare a
qualcosa che hai sempre cercato?"
"Certo che lo so, tesoro. Lo so." Sussurra abbracciandomi mentre io faccio lo
stesso con lui "per me è molto più difficile. Tu sei giovane, sei un cucciolo
che hai bisogno di tanto amore. Io..." s'interrompe e mi guarda, sconsolato
"come faccio a dartelo? Se ci fossimo incontrati anni fa, se tu non fossi così
giovane. Mi fai maledire l'anagrafe dalla prima volta che ti ho scritto... ma hai bisogno di qualcuno che non ti riempia la testa di parole a cui
non potrà mai tenere fede."
Lo guardo per qualche istante. Ho già capito come andrà a finire. "Lo vedi che
sei un bugiardo?" mormoro dandogli un bacio veloce che gli fa trattenere il
fiato. "Sei un bugiardo recidivo."
Lui me lo ridà, più lento, morbido e caldo. "Sono sempre stato sincero con te"
Mi abbandono contro di lui con un sospiro. La stiamo facendo tragica, ma quando
il cuore fa male...
"Resto qui"
Lo sento irrigidirsi immediatamente. Mi scosta da se, mi guarda come se non ci
credesse. "Resti..."
"Ma devo tornare... ad una certa ora.." sussurro perdendomi mentre mi accarezza
le labbra con le sue.
E poi?
E poi...se ne va. Perchè se ne deve andare.
Perchè la vita va così.
Lui se ne va, io resto e la cosa fa molto più male di quanto pensassi.
"Mo... ma che hai?"
Non me lo chiedete un'altra volta. "Niente"
parola magica per far drizzare le antenne agli amici.
Simona mi fissa rumoreggiando fra i denti "non è vero, stai per metterti a
piangere."
Capirai, mettermi a piangere al bar dell'università è quanto di meglio posso
fare! Le lancio un'occhiataccia che fa saltare Fabrizio dalla sedia "beh? Che è
quello sguardo da ultimo sopravvissuto alla terza guerra atomica?"
Vuole essere simpatico, ma non mi fa ridere. Non adesso. "Visto che ci tenete
tanto... è finita con uno" sibilo gettando la cartaccia del tramezzino sul
tavolo ingombro di piatti di carta e Coca Cole aperte.
"Filippo?"
"Che palle co sto Filippo! Non lo vedo da un mese!"
Non lo vedo da un mese perchè non riesco a
farmela passare per D. Non lo voglio vedere perchè ci ha provato con me e ha
rimediato un 'vaffa' metaforico.
"Dove vai?"
"In bagno a lavarmi le mani. Sembro una ragazzina che ha pasticciato con il
cibo" mugugno in tempo per ricacciare indietro una lacrima.
Quando torno, trovo Simona che gioca con la mucca del mio cellulare. "Ti hanno
appena chiamato."
"Tanto sarà Antonio che vuole le ultime notizie sulle lezioni." Sbuffo cercando
la chiamata e impallidendo quando vedo apparire quell'unica lettera. "D..".
sussurro ascoltando il suono del campanellino che ho attaccato al telefono.
"Chi?"
Il telefono squilla nuovamente. Rispondo trafelata. Non ci sentiamo da così
tanto tempo..."Ciao D"
"Dove sei? A casa?"
"No all'università... al bar... con amici"
sussurro nascondendomi ai miei coetanei che mi guardano sorpresi.
"Stella.. mi vuoi vedere? O mi odi ancora?"
"No, non ti odio.." mormoro camminando verso lo spazio aperto "Mi farebbe
piacere rivederti."
Sento il cuore stretto e faccio fatica a respirare. Mi costa un'enormità dirlo.
"Allora alza la testa"
Lo faccio subito, senza esitare. Mi guardo attorno perchè il bar è interrato e
ci sono dei terrazzamenti che corrono tutto intorno e ti portano all'entrata
dell'università.
Lo fisso per qualche istante, dicendomi che non è vero. Come faceva a sapere
dove trovarmi?
E' bellissimo, è vestito troppo bene per quel posto e mi accorgo che i miei
amici stanno fissando me e lui con aria stupita. Ficco il cellulare nella tasca
dei jeans e corro su per le scale anti incendio, a testa bassa, scivolando fra
le gente che corre a comprare un panino prima della prossima lezione.
Ma alla fine non da nell'occhio, perchè ogni tanto i prof fanno i meeting, 'le
riunioni carbonare' come li chiamiamo noi e si presentano vistiti come damerini.
Respiro a fondo, tre quattro volte e quando gli arrivo davanti, lo guardo senza
ombra di sorriso "mi ha fatto piacere vederti, ciao D" sussurro sempre più sull'orlo
delle lacrime il cuore a pezzi.
"Resto.."
"Non lo voglio sapere" ringhio a bassa voce cercando di mantenere un contegno
non indifferente "tanto poi te ne rivai."
"... una settimana." Finisce a bassa voce ficcando le mani in tasca. "E
voglio passarla con te. Con o senza sesso. Decidi tu."
"Ti si rovina il vestito" borbotto sentendo la nuca e tutto il resto del corpo
trafitto dalle occhiate curiose della gente che mi conosce.
"Non mi hai più scritto" continua imperterrito, lo sguardo cupo e il tono
forzatamente basso "mi sei mancata. Mi manchi ogni giorno."
Sento il cuore che fa su e giù e sta cercando di scappare. Cammino verso
l'uscita, dimenticando la borsa con tutta la mia roba sulla sedia del bar. Tanto
c'è Simona...
"Togliamoci da qui, è peggio di un paese." ringhio maledicendo il mondo.
"Stella.."
Mi volto e lo fisso dritto negli occhi. Inspiro e resto a metà, perchè un singhiozzo mi scappa
e mi metto a piangere tutta insieme.
Mi abbraccia subito, con tenerezza e affetto, lo stesso che mi ha trasmesso
quella notte infausta. E' un Inferno, non ce la faccio ad andare avanti senza
sentirlo.
"Lo sapevo che andava a finire così." Mormora baciandomi sui capelli. Lo abbraccio a mia volta lasciandomi baciare,
ricambiandolo e ascoltandolo mentre mi dice tutte quelle cose carine che mi sono
mancate. Mi sorride, mi dice che mi ama ancora più di prima e io ci credo.
Per questa settimana va così.
Poi...