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Autore: RoseScorpius    09/09/2010    30 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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3.
Vivere è difficile…
… Convivere è impossibile

 


 

L’indifferenza è davvero il modo peggiore per trattare male una persona. È come se non t’importasse di lei neanche abbastanza per odiarla.
Anzi, mi correggo, esiste qualcosa di peggio che venir palesemente ignorati, e quel qualcosa è pensare di essere ignorati, ma non avere nessuna prova schiacciante per dimostrarlo. Solo quella sensazione di essere… no, non trasparenti. Persino quello sarebbe troppo: insomma, anche non rivolgere la parola a una persona può richiedere un certo sforzo. No, piuttosto è come se fossi una cosa talmente insignificante da non meritare nemmeno l’indifferenza di chi ti sta attorno…
O forse, più semplicemente, ero io che ero egocentrica
.

 
 

***

 
 

I giorni seguenti si trascinarono nella noia più totale, tra la nona sinfonia di Beethoven, qualche pezzo di Chopin, strimpellamenti vari di prima mattina (grazie ai quali Scorpius si era beccato un secondo calcio e io una seconda punizione), i musi con mamma e la mia falsa cortesia con Draco, che sfociava in aperta ostilità ogni volta che mamma si voltava.
Oltre a lamentarmi per Beethoven e compagnia bella e a prendere a calci il mio sacco da boxe (immaginando che fosse uno a caso tra i due Malfoy, o a volte anche mia madre),  l’unico passatempo che avevo era leggere il diario di Draco. Non avevo ancora trovato niente di compromettente da far leggere a mamma, ma dovevo ammettere mio malgrado che era piuttosto divertente: arrivata alla fine del suo primo anno, potevo affermare che Draco da piccolo era molto più figo di suo figlio e che mio padre era molto più sfigato di quanto pensassi. O almeno questa era la versione dei fatti di Malfoy, molto poco obiettiva, sospettavo.
Quel giovedì mattina, a tre giorni dalla fine della mia prima punizione e a quattro dall’inizio della seconda, ero stravaccata sul divano, con il diario di Draco aperto sulla pancia. Mamma e Dracuccio tesoruccio erano al Ministero e Scorpius era seduto al tavolo della cucina, davanti ai suoi compiti di incantesimi. Cioè, faceva i compiti la prima settimana di vacanza… ma quanto poteva essere sfigato? Scossi la testa e tornai a dedicarmi al diario.
 
15 giugno 1992
Mio padre aveva ragione: Silente è un emerito coglione. Un emerito coglione schifosamente parziale e filopotteriano. Disgustoso.
Potter a quanto pare si è quasi fatto ammazzare (peccato per il quasi), ha infranto una ventina di regole in un colpo solo e ha fatto fuori il professor Raptor. Non che mi dispiaccia per lui: come insegnante faceva schifo e il suo turbante puzzava di ascelle sudate. Comunque la morale è stata che Silente ha dato 60 punti a Potter per essersi quasi fatto ammazzare (il che potrebbe anche essere considerato un buon motivo, ma, ribadisco, peccato per quel quasi), 50 punti alla Granger per la sua secchionaggine e 50 punti a quello sfigato di Weasley per aver vinto una partita a scacchi. E poi, per finire in gloria, ha regalato 10 punti a Paciock per un motivo non meglio precisato. Probabilmente perché guarda casoa Grifondoro servivano proprio quei 10 punti per sorpassare Serpeverde.
Dopo tutti quei punti assegnati alla cazzo di cane, ho dovuto fare un certo sforzo per non alzarmi e urlare “Ehi, stamattina mi sono cambiato le mutande, non merito anch’io 50 punti?”.
 
Quando arrivai al punto del suo secondo anno dove papà tentava di lanciargli un mangialumache, che però gli si rivoltava contro a causa della bacchetta rotta (“Quei pezzenti non possono neanche permettersi una bacchetta che funzioni”), e Malfoy se la faceva sotto dal ridere (“Ho un dannato mal di pancia. E sai perché? Perché sto ridendo da due ore. Sono persino caduto dalla scopa per il troppo ridere, e questo spiega anche il male al culo” per dirla con le sue parole), decisi che era ora di smetterla di leggere le cazzate di Malfoy. Una pagina di diario in cui mio padre vomitava lumache e mia madre veniva chiamata lurida Mezzosangue era decisamente troppo per i miei nervi.
Scesi in cantina, dove ovviamente giacevano da giorni gli scatoloni che né io né Scorpius avevamo cominciato a vuotare (io avevo un’avversione patologica per l’ordine, lui per la polvere) e cominciai a buttare tutto all’aria per trovare la televisione: avrei chiesto a mamma di appellarla già da giorni, se non fosse stato che non ci parlavamo da quando avevo messo KO Scorpius, e di chiederlo a Malfoy senior non se ne parlava nemmeno. Finalmente, in un vecchio scatolone polveroso, trovai la mia ancora di salvezza per quei giorni di noia: tv e lettore dvd. Li trascinai entrambi in salotto, soddisfatta, e cominciai a cercare la presa della corrente e quella dell’antenna.
Dopo aver perlustrato in lungo e in largo la casa (quando ero entrata in camera di Scorpius non avevo ricevuto una grande accoglienza), dovetti concludere che non c’era nessuna presa per l’antenna. “Ah no eh? Non possono farmi questo!” afferrai il cellulare e chiamai mamma con l’addebito.
« Mammaaaaaaa! » strillai, non appena mi rispose.
« Rose, cosa succede, state bene? È entrato qualcuno in casa? » chiese lei, preoccupatissima.
La sentivo male, come se la linea fosse molto disturbata, e di sottofondo alla sua voce c’erano dei botti e degli schianti.
« Avada… »
« Stupeficium! »
La voce isterica di Malfoy risuonò da qualche parte sopra ai colpi e alle mille voci che urlavano maledizioni ed improperi.
« Hermione, cazzo, ti sembra questo il momento di metterti a parlare con quel coso? Impedimenta! »
Altri botti, schianti, un urlo soffocato e un tonfo. Se non fossi stata così sconvolta dalla mancanza della presa della televisione mi sarei quasi preoccupata.
« Mamma! È una cosa gravissima! »
« Stupeficium! Oddio, cos’è successo Rose? »
« Non c’è la presa per la tv! » urlai, con la voce di una vecchia zitella isterica.
Mamma tacque per alcuni secondi e di sottofondo sentii solo Malfoy che sibilava bestemmie e altre voci che non riconobbi.
« Cristo, Rose, e ti sembra questo il momento di… Expelliarmus! … di chiamarmi? » sbottò poi.
« Sì, assolutamente, e non provare a mettere giù! » sbraitai « Non è possibile che in questa cavolo di casa non ci sia neanche una presa per l’antenna! »
« Hermione, metti via quel coso, porca Morgana! »
«  Petrificus Totalus! Non lo so, Rose, c’era la presa… credo che Draco ci abbia messo davanti un mobile, perché pensava che fosse un buco nel muro… Protego! »
« Cosa? Che mobile? Dove? »
Tut tut tut
« Mammaaaa! Non puoi chiudermi in faccia così! »
Il problema era che lo aveva appena fatto.
 

 

***

 
Quella sera ero decisamente mal disposta nei confronti di Draco. Cioè, anche più del solito. Quando scese in salotto, pallido e con il viso stanco, con le maniche della camicia arrotolate sopra i gomiti, osservai.
« Bel tatuaggio. »
Malfoy si affrettò a coprire l’avambraccio sinistro con la manica. 
« Vai a farti fottere. »
« Anche tu. »
« Certo, appena tua madre esce dalla doccia. »
Sbuffai. « Pezzo di merda. »
Lui mi rivolse un ghigno compiaciuto, mi diede una piccola pacca sulla spalla e sussurrò. « È meglio se ci fai l’abitudine, tesoro. » pronunciò l’ultima parola con crudele sarcasmo, lanciandomi un’occhiata ostile.
« Chiamami un’altra volta tesoro e ti stacco il cazzo a morsi, così poi avrai ben poco da fottere. »
Draco si allontanò da me guardandomi con una faccia schifata, sorpresa e perplessa assieme. Forse l’accenno al suo pene nella mia bocca non era stato proprio una trovata felice, ma le mie intenzioni erano sempre state le migliori. Cioè, no, non credo che le mie intenzioni di castrarlo si potessero definire buone. Ma per il resto l’uccello poteva tenerselo nelle mutande… anche (e soprattutto) per quanto riguardava mia madre.
Malfoy alzò un sopracciglio. « Provi attrazione sessuale per uomini molto più vecchi di te e hai spiccate tendenze sadomasochiste… sicura di non aver bisogno di uno psicologo? »
« Malfoy, sei un pervertito di merda! » sbottai, arrossendo fino alla punta delle orecchie, come fa ogni Weasley che si rispetti in questo genere di situazioni « Non se li fanno neanche i dodicenni, tutti questi doppi sensi! »
« Che succede? »
Ci voltammo entrambi verso le scale, incontrando lo sguardo sospettoso di mamma, in accappatoio e con i capelli bagnati. Draco assunse immediatamente un’aria rilassata e mi posò una mano sulla spalla, in una pessima imitazione di un padre affettuoso. « Niente, Hermione… mi stava raccontando dei suoi fidanzatini… »
Certo che era davvero un perfetto bugiardo, con la sua faccia di bronzo che sapeva assumere espressioni tanto stronze quanto innocenti. Mi liberai immediatamente dalla sua mano e urlai.
« Non è vero! Io non ti parlerei mai dei miei fidanzatini! » poi, voltandomi verso mamma con aria affranta (in quei momenti avrei voluto saper piangere a comando, come faceva Al da piccolo ogni volta che James lo toccava) « Stava dicendo che vorrei scoparmelo! Cioè, è traumatizzante alla mia età sentirsi dire certe cose da un uomo adulto… »
La mascella di mamma si abbassò pericolosamente. « Cos…? Draco? »
Draco arrossì quasi impercettibilmente, ma riuscì a restare tranquillo e a parlare con tono piuttosto convincente.
« Avanti, Hermione, sai che non lo farei mai. »
« Ah, davvero? » sbottai « A me sembrava che lo avessi appena fatto! »
La faccia perplessa di Scorpius comparve dietro alla spalla di mamma, che ci guardava malissimo entrambi.
« Draco?! »
Malfoy senior sbuffò frustrato, poi mandò definitivamente il suo autocontrollo a farsi fottere e sbottò. « Bhe, cosa dovevo dire? Ha detto che mi avrebbe staccato il cazzo a morsi! Forse prima di fare la morale a me dovresti pensare a come hai educato tua figlia! »
Mamma la prese piuttosto male: gonfiò il petto, strinse gli occhi e sbraitò. « E tu perché non guardi come hai cresciuto tuo figlio? »
« E sentiamo, cos’ha che non va Scorpius? Non mi sembra che sia lui quello che sta creando problemi, al contrario di tua figlia! O forse hai problemi perché passa la vita sui libri? In effetti non è un gran pregio, soprattutto se associato a crisi di mezz’età ed esaurimenti nervosi! »
« Ah, adesso sarei io quella che non va bene, vero? Almeno io non vado a dire a tuo figlio che vorrebbe scoparmi! »
« Perché mio figlio è vagamente più educato della selvaggia che hai cresciuto tu e non si permetterebbe mai di dirti che ti staccherà il cazzo a morsi! »
« Forse perché non ho il cazzo, che dici? »
« Dico che dovresti mandare tua figlia da quel coglione di suo padre! Da quando è in questa casa non ha fatto altro che creare problemi, prendere a calci mio figlio, insultare me e trattare te senza un minimo di rispetto! Sei sua madre, Merlino, vuoi farti rispettare? »
Decisi di lasciarli litigare in pace e andai a prendere una burrobirra in frigo, sorridendo con soddisfazione: lo dicevo io che quei due non sarebbero durati assieme più di due settimane.
Sulle scale, mentre me ne tornavo in mansarda, incrociai Scorpius: aveva l’espressione neutra di sempre, ma i suoi occhi verdi sembravano profondamente divertiti. Probabilmente, anche se lui giocava a fare il bravo bambino, voleva che mamma e Draco si lasciassero quanto lo volevo io.
« Sei davvero il coglione che pensavo che fossi ad Hogwarts! »
« Parla la Mezzosangue zannuta! »
Io e Scorpius ci scambiammo uno sguardo divertito, mordendoci le labbra per non ridere.
« Furetto! »
« Secchiona! »
« Razzista! »
« Babbana! »
« Finto biondo! »
« Ma come ti permetti…?! »
E poi scoppiammo a ridere. Nello stesso momento, all’unisono, come se fossimo una sola persona. Scorpius scosse la testa e mi rivolse un mezzo sorriso.
« Quando ci sei di mezzo tu la gente litiga sempre… »
Ghignai e gli tirai una spintarella. « Buonanotte, Malfoy. »
« Sì, se questa notte non ti metti a saltellarmi in testa forse riuscirò a dormire. » scherzò lui, rifilandomi comunque una delle ormai consuete occhiatacce.
Da quando avevo scoperto che la mia camera si trovava esattamente sopra la sua, ogni volta che mi sentivo frustrata mi mettevo a saltargli in testa per infastidire anche lui: come si dice, mal comune, mezzo gaudio.
« E se domattina, alle sette, non ti metti a suonare Beethoven forse riuscirò a dormire anch’io. » lo rimbeccai.
« Era Mozart, stamattina. » mi corresse, scivolando nella sua stanza. Prima di chiudere la porta mi rivolse un mezzo sorriso « Buonanotte, Weasley. »
 

 

***

 
La mattina dopo non sapevo cosa fosse, se Mozart, Beethoven o qualche altro idiotello in parrucca boccolosa e calzamaglia, ma quando riuscii a mettere a fuoco le lancette dell’orologio e realizzai che erano le sette e un quarto, seppi che Scorpius Malfoy quella mattina sarebbe morto. Scesi in salotto come una furia, notando a malapena – ma con piacere – che quella notte mamma aveva spedito Draco a dormire sul divano (“Si, mamma! Vai con lo sciopero del sesso!”), e lo buttai per terra senza troppa delicatezza.
Dracuccioaprì gli occhi di un colore appena più chiaro del mio umore, confuso, per una volta senza ostentare una delle sue espressioni ciniche alla Malfoy. “E vorrei ben vedere, alle sette di mattina!
« Malfoy! » sbraitai, senza lasciargli il tempo di capire chi era, come si chiamava, dove si trovava e se lo stavano arrestando « Puoi dire a tuo figlio di smetterla di suonare quello stramaledetto pianoforte alle sette di mattina?! »
Scorpius, che la sera precedente aveva fatto l’ammirevole sforzo di spostare il pianoforte dalla cantina al salotto (senza chiedere l’aiuto del padre, per mantener fede al suo proposito di non rivolgergli la parola), mi lanciò uno sguardo fugace con la coda dell’occhio e continuò a suonare come se niente fosse. Ero sicura di aver visto una fossetta sulla sua guancia prima che si girasse, una di quelle fossette da bambino coccoloso che gli venivano quando sorrideva. Certo che se fosse davvero stato un bambino coccoloso non avrei avuto voglia di ucciderlo.
Draco si alzò con un po’ di fatica, cercando di pettinarsi i capelli arruffati dal sonno (farsi vedere con la chioma in quello stato doveva essere un trauma per lui), e sbottò.
« Weasley, non ti azzardare mai più a toccarmi! »
Gli rivolsi un sorrisetto bastardo.
« Cos’è, » chiesi « hai paura che ti scopi? Sarei l’unica a farlo, comunque. »
Draco serrò le labbra e non mi rispose, ma in compenso si voltò verso il suo degno erede e disse. « È molto bello questo pezzo, Scorpius. »
Scorpius sbuffò e lo ignorò, così come continuò a ignorare me, tenendo gli occhi puntati sullo spartito che aveva davanti. Se non fosse stato così dannatamente irritante avrei anche potuto ammettere che il pezzo che stava suonando non era troppo orribile, soprattutto perché lo stava suonando decisamente bene. Peccato che Scorpius Malfoy fosse una delle persone più irritanti che conoscessi. In effetti era secondo solo a suo padre e solo perché Draco, a differenza del figlio, aveva un modo molto più esplicito e fastidioso di palesare il suo scontento. Magari si fosse limitato anche lui a tenermi il muso, come faceva Scorpius…
Invece, alle otto, Malfoy senior stava sfogando tutta la sua rabbia sulle padelle con cui aveva inutilmente tentato di cucinarsi la colazione, perché mamma quella mattina si era rifiutata di cucinare (“Vai mamma! Ti stimo!”). Era entrata in cucina con un sorrisetto sadico che le avevo visto di rado sulle labbra e, lanciando un’occhiatina maliziosa a Draco, aveva chiesto.
« Comodo il divano? »
Draco aveva grugnito qualcosa di non troppo lusinghiero a proposito dei Mezzosangue e le aveva chiesto se avesse intenzione di preparare la colazione prima di ora di pranzo. Al che mamma si era versata un bicchiere di succo, aveva preso un pacco di biscotti e si era piazzata sul divano con la Gazzetta del Profeta aperta sulle ginocchia. « Non credevo che volessi mangiare del cibo preparato dalle mani di una lurida Mezzosangue. » aveva osservato con freddezza, sfogliando il giornale.
Ovviamente né io né Scorpius avevamo ritenuto necessario aiutare il povero Drachetto a produrre qualcosa di vagamente commestibile e così l’ossigenatissimo purosangue si era ritrovato a spignattare come un vecchio elfo domestico. Con la differenza che probabilmente un elfo domestico non avrebbe sibilato tutte quelle parolacce.
Così ora Draco stava tentando di scrostare i resti più pervicaci di pancake bruciato dal fondo di una padella, dopo aver scoperto che neanche il “Gratta e Netta” poteva rimediare alla sua disastrosa incompetenza culinaria. Gli passai accanto trattenendo un ghigno e gli tirai una spallata. « Weasley-Malfoy venti a dieci. » sussurrai, prima di prendere il mio adorato vasetto di Nutella e andarmi a sedere accanto a mamma. Non ci parlavamo da giorni, ma il fatto che avesse spedito Draco a dormire sul divano me l’aveva improvvisamente resa più simpatica.
Evidentemente lei non pensava la stessa cosa, perché sbottò. « Ma la vuoi smettere di mangiare Nutella? Merlino, sembri Winnie the Pooh con il vasetto del miele! Ti riempirai di brufoli e ti crescerà il sedere! »
« Non sono io la quarantenne con la cellulite. » le ricordai, ficcandomi in bocca un’abbondante cucchiaiata di Nutella.
Quel pomeriggio, comunque, ci stavo dando dentro con il sacco da boxe: forse Dominique mi aveva contagiata con la sua ossessione per la linea. O forse avevo una paura dannata che mi venisse la cellulite… probabile.
Scorpius era disteso sull’erba a pochi metri di distanza da me e stava leggendo un libro senza degnarmi della più piccola attenzione.
Accidenti! Dopo un po’ è davvero snervante!”. All’inizio ero stata contenta che non mi rivolgesse la parola, ma da quando dovevo passare la gran parte della giornata chiusa in casa con lui, senza contatti con il mondo esterno, avevo cominciato a trovarlo decisamente noioso.
Alla fine decisi di mandare a quel paese il mio immenso orgoglio Grifondoro e andai a sedermi accanto a lui.
« Weasley, che vuoi? » chiese, annoiato, girando una pagina del libro.
« Volevo chiederti se… ehm… » non era così facile, però « Se ti andava di fare un po’ di Karate con me… »
Lui alzò gli occhi dalle pagine del libro per rivolgermi un’occhiata scettica. « Ah, da adesso ti serve anche il mio permesso per prendermi a calci? »
« No, volevo insegnarti a difenderti. Così la gente smetterà di prenderti a calci. » ovviamente arrossii: stavo praticamente strisciando ai piedi del mio peggior nemico (dopo Draco, s’intende): era inevitabile che il mio viso si mimetizzasse con i ciuffi rossi che mi sfuggivano dalla coda di cavallo.
Scorpius sbuffò. « So duellare molto meglio di te: non ho bisogno di imparare a picchiare alla babbana. E poi è una cosa rozza e volgare. »
« E come conti di difenderti, finché non puoi fare magie fuori dalla scuola? » lo stuzzicai.
« Mi stai minacciando? »
« Forse. » ammisi.
Si.” Insomma, gli avevo chiesto civilmente di fare qualcosa con me, perché doveva sempre trattarmi come se fossi una zanzara che gli ronzava nell’orecchio?
« Vedi, è per questo che non mi piacciono le arti marziali babbane. » disse, tenendo lo sguardo puntato sul libro « Stimolano la violenza e ti convincono di poter ottenere tutto con la forza e la prepotenza. Sono un po’ l’equivalente delle Arti Oscure per noi maghi. »
Rimasi in silenzio a fissarlo. Non avevo mai pensato al mio sport in quei termini e non mi piaceva per niente il paragone che Scorpius aveva fatto con le Arti Oscure: insomma, era solo uno sport!
« Secondo il tuo ragionamento, visto che io sono cintura nera, dovrei essere una specie di Voldemort babbano. » gli feci notare, storcendo la bocca in una smorfia di scetticismo.
Lui scosse la testa. « Nah, non sei abbastanza intelligente. »
Ah, è così? Crede di essere più intelligente di me solo perché ha tutto Eccezionale a scuola?
« Solo perché non passo la vita sui libri, come qualcuno di mia conoscenza » “E che sarei contenta di non conoscere” aggiunsi mentalmente « non vuol dire che sia stupida. »
« Come ti pare. »
Scorpius alzò le spalle e tornò a dedicare la sua completa attenzione al libro.
Rimasi seduta sull’erba umidiccia accanto a lui per alcuni minuti, osservandolo con aria torva. Quando leggeva assumeva un’espressione buffa, con le sopracciglia pallide leggermente aggrottate e le labbra appena socchiuse. A differenza del padre aveva i capelli leggermente mossi, che gli ricadevano sulla fronte infilandosi tra gli occhi verdi e gli occhiali in ciuffetti fastidiosi, che spostava con un gesto secco delle dita lunghe e affusolate. Avrebbe davvero dovuto portare le lenti a contatto: non aveva gli occhi color smeraldo, come Al, ma di un verde più tenue, come il colore delle prime, timide foglie primaverili, appena sfumato di castano chiaro attorno alla pupilla. Avrei ucciso per avere degli occhi così, io che con i geni non avevo avuto una gran fortuna: avrei potuto ereditare l’altezza e gli occhi azzurri da papà, mentre da mamma avrei potuto prendere i capelli castani, sicuramente più discreti dell’indomabile chioma rossiccia che mi ritrovavo. Invece, a quanto pareva, l’altezza e gli occhi azzurri erano un’esclusiva dei maschi della nostra famiglia. Quanto ai capelli non rossi, quelli erano un’esclusiva di chi non portava il cognome Weasley, a meno che il Weasley in questione non fosse mulatto o con ascendente veela.
Non che avessi grandi problemi con il mi aspetto fisico, comunque: sapevo di non essere una bellezza come Dominique, ma sentirsi brutta è riservato a chi vuole piacere e io non avevo mai tenuto troppo conto dell’opinione che gli altri avevano di me. Certo, se Scorpius non avesse pensato che ero una rompipalle senza cervello, però, sarei stata più contenta.
« Ok, si è capito che non ti piacciono gli sport babbani. » dissi, per rompere il silenzio snervante che era calato su di noi.
Bhe, non che quelli magici ti piacciano, comunque.
Scorpius sbuffò e staccò gli occhi dal libro. « Sei ancora qua? »
Decisamente, quegli occhiali non li valorizzavano per niente. Al contrario, li nascondevano.
« Magari potresti aiutarmi a cercare la presa della tv, o potremmo fare una partita a scacchi. » proposi.
A scacchi l’avrei stracciato, così poi avrebbe dovuto tenersi per sé la sua opinione sulla mia intelligenza.
« Non mi piacciono quelle robacce babbane e non ho voglia di giocare a scacchi. » replicò, con la tipica freddezza Malfoy.
« Strano » sbuffai « pensavo che ti piacessero le attività sedentarie. »
« Se posso svolgerle da solo, sì. »
Gli sfilai il libro da sotto il naso e lo chiusi con uno scatto. « Te l’hanno mai detto che sei autistico? »
E pure stronzo.
« E a te l’hanno mai detto che hai un patologico bisogno di attenzioni? »
Di nuovo, mi stava trattando come se fossi una bimbetta appiccicosa. Meditai per un secondo di appiccare fuoco al suo libro, ma realizzai che per farlo avrei dovuto cercare un accendino. “E chi cerca non trova.” O forse sarebbe stato più corretto dire: chi cerca trova l’oggetto che stava disperatamente cercando la settimana prima e che ora ovviamente non gli serve più: lo avevo imparato dopo sedici anni di convivenza con il mio mostruoso disordine.
« Mi annoio. » replicai, a mo’ di giustificazione. Come se io avessi bisogno di giustificarmi per qualcosa davanti a Scorpius Malfoy. Semplicemente ridicolo.
« Leggi. » suggerì lui. Poi mi rivolse uno sguardo dubbioso. « Sai leggere, vero? »
Mi alzai, sbuffando, e gli lanciai addosso il suo libro. « Potresti prendere lezioni di humor da un’acromantula. »
E prima di cambiare idea sulla valvola di sfogo della mia ira andai a prendere a pungi il sacco da boxe.
Accidenti, ma cos’è quel ragazzo, un monaco buddista?” pensai con rabbia, tirando un calcio preciso al centro del sacco “È sempre così dannatamente controllato, come se non provasse emozioni! Niente rabbia, niente risentimento, niente di niente! Ma non può essere sempre così schifosamente calmo!
Eccezion fatta per il piccolo sfogo con suo padre, la domenica precedente, non aveva mai perso il controllo. Non sopportavo che fosse così maledettamente perfetto, come se tutto il mondo gli scivolasse addosso senza lasciare traccia del suo passaggio. Insomma, doveva pur provare qualcosa, no?
E poi continuava a comportarsi come se non esistessi, anzi, peggio: come se la mia esistenza non gli facesse né caldo né freddo. Sì, probabilmente ero un’inguaribile egocentrica, ma non lo sopportavo. E non lo capivo. A scuola generalmente cercavamo di non trovarci a respirare la stessa aria più del necessario, ma i litigi, le frecciatine, le prese per il culo non erano mai mancate.
Ora invece… invece cosa? Ogni tanto mi guardava con la sua aria di superiorità e ghignava e se gli parlavo mi rispondeva quasi cortesemente… probabilmente mi stava trattando anche meglio del solito. Ma non riuscivo a scollarmi di dosso l’orribile sensazione che mi stesse ignorando. Che non mi calcolasse abbastanza neanche per litigare. Che mi ritenesse una bambina stupida con cui non aveva senso mettersi a discutere. 

 

   
 
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