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Autore: Pikky    14/09/2010    5 recensioni
[NUOVO CAPITOLO ON-LINE]
Daniela è cotta di Marcello. Fin qui tutto normale, no?
C'è solo un 'piccolo' problema, tuttavia, oltre al fatto che lui abbia otto anni in più di lei: Marcello è il suo professore.
Daniela sa benissimo che tra loro non potrà mai esserci niente, eppure, in partenza per la gita a Parigi, continua a sperarci e ad abbandonarsi a sciocche fantasie da diciottenne innamorata.
Contrariamente ad ogni aspettativa, Daniela scopre che anche Marcello prova per lei i suoi stessi sentimenti. Come affronteranno la situazione?
[Dal capitolo 5:
Come continuavo a ripetermi, dovevo archiviare il passaggio di quella stupida rondine che aveva sbagliato stagione, e dedicarmi ad altro.
[...] Ormai non sarebbe stato più come prima: se avessi dato spazio alla mia fantasia, questa avrebbe immaginato un seguito a ciò che era successo il giorno prima, e sapevo benissimo che così non sarebbe stato. Mai.
Avere avuto quell’assaggio aveva cambiato tutto. Prima, infatti, quando mi lasciavo andare a quelle sciocche fantasie da ragazzina innamorata, sapevo che sarebbero rimaste tali, mentre ora, se l’avessi fatto, avrei segretamente sperato che si attuassero, che avrei finalmente avuto la mia primavera.
]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO sette

 

Risate e schiamazzi provenienti dal corridoio e un rumore di passi concitati mi svegliarono dallo stato di dormiveglia in cui ero piombata. Mi misi a sedere sul letto e sorrisi, notando che stavo per addormentarmi tra le braccia di Marcello. Ancora non mi sembrava vero quello che era appena successo e che finalmente aveva posto fine alle mie pene.

Dopo il nostro doveroso chiarimento, io e Marcello eravamo rimasti a parlare, abbracciati, senza renderci conto del tempo che passava, finché io non avevo sentito le palpebre farsi pesanti e mi ero appisolata.

- Sei tornata dal mondo dei sogni, vedo. – constatò Marcello, con un sorriso. Mi diedi della stupida per aver sprecato a quel modo tempo prezioso. Ero partita con l’intenzione di godermi ogni istante che mi era concesso con lui e cosa avevo fatto? Mi ero addormentata.

- E a quanto pare non sono l’unica ad essere tornata. – borbottai, facendo un cenno alla porta. Il ritorno di tutti gli altri poteva significare soltanto una cosa: la pacchia era finita. Quel breve idillio tra me e Bassi era giunto a termine, e nessuno di noi due sapeva se avremmo mai potuto stare di nuovo da soli, né tantomeno quando. – Credo che mi convenga andare nella mia stanza. – aggiunsi dunque, sebbene fossi tutto tranne che ansiosa di farlo. Avrei voluto rimanere con lui ancora un po’ di tempo, ma dovevo anche mettere in conto il rischio che qualcuno potesse coglierci in fragrante. In tal caso come avrei spiegato la mia presenza lì?

Riluttante, mi alzai, stando bene attenta a non fare troppa pressione sulla caviglia infortunata.

- Resta qui ancora un po’. – mi implorò dolcemente Marcello, abbracciandomi da dietro. – Non è prudente uscire ora dalla mia stanza, quando in corridoio c’è tutto questo chiasso. Qualcuno potrebbe fare domande.

- Hai ragione. – mi arresi dunque, dopodiché mi voltai in modo da poterlo guardare in faccia. Gli sorrisi e quel gesto sembrò incoraggiarlo, perché avvicinò il suo viso al mio e mi baciò. Ormai avevo perso il conto di tutti i baci che ci eravamo scambiati nel corso di quella serata, ed accolsi avidamente anche quello, conscia che sarebbe passato molto tempo prima di riceverne un altro.

- Resterò qui ancora qualche minuto. – convenni, non appena ci separammo.

- So essere convincente, quando voglio. – ribatté lui, con un sorriso furbo. Feci per avvicinarmi nuovamente a lui, ma la suoneria del mio cellulare mi fece desistere. Avevo appena ricevuto un messaggio.

- Scusa. – bofonchiai a pochi millimetri dalle sue labbra, prima di sciogliermi dalla sua stretta per zoppicare verso la borsa. Chiunque fosse stato meritava tutti gli insulti che conoscevo, per aver interrotto un momento del genere.

Non tardai a scoprire che il mittente era Alessia, e roteai gli occhi, spazientita.

‘Dove cazzo sei?’, diceva il messaggio.

Sbuffai, scocciata, dopodiché rimisi il cellulare in borsa. Potevo capire che lei e Greta fossero preoccupate per me e che si chiedessero dove fossi, dopo che evidentemente non mi avevano trovato in camera. Trovavo tuttavia esagerato scrivermi un messaggio del genere, dopotutto avevano visto anche loro che ero andata via dalla discoteca in compagnia di Bassi, che fino a prova contraria era un mio professore. Ero al sicuro con lui, era inutile preoccuparsi.

Scioccamente, tuttavia, mi resi conto solo in quel momento che Alessia e Greta non sapevano dei recenti sviluppi tra me e Marcello. Tutta quella preoccupazione era dunque legittima, a quel punto. Sapevano meglio di me che fino a qualche ora prima lui mi aveva trattata freddamente, e probabilmente temevano fosse successo chissà quale putiferio, una volta rimasti da soli.

Onde evitare di aumentare le ire di Alessia decisi di tornare in camera mia, dato che dal corridoio non proveniva più alcun rumore. Afferrai la borsa e tornai claudicante di fronte a Marcello.

- È meglio che vada, ora. – gli annunciai, seppur a malincuore. – Era Alessia, e mi chiedeva dove fossi, in toni non propriamente gentili.

- Capisco. – acconsentì lui, dispiaciuto quanto me. Si chinò a terra per raccogliermi le scarpe e me le porse, e poco dopo fece altrettanto con la giacca. – Ti accompagno alla porta.

Piano piano lo seguii. Non appena giungemmo a destinazione si fermò, si voltò verso di me e mi prese il viso tra le mani, per poi posare le sue labbra sulle mie, in un bacio che mi parve infuocato per via di tutto il calore che mi scatenò dentro. Ormai ero perfettamente a conoscenza dell’effetto che Marcello aveva il potere di scatenare su di me, eppure continuavo a stupirmene.

- Buonanotte, Dani. – mi augurò, non appena ci separammo.

- Buonanotte. – gli dissi di rimando, prima di dargli un bacio a fior di labbra, dopodiché lo abbracciai goffamente, dato che avevo le mani occupate. – Mi dispiace che sia finito tutto così presto. Il tempo è volato.

Marcello ricambiò, cingendomi la vita. Restammo così per qualche minuto, ognuno immerso nei propri pensieri.

- Ricorda, solo quattro mesi. – mi sussurrò all’orecchio, poi si separò da me e mi guardò con un sorriso triste. Evidentemente sarebbe stata dura anche per lui, l’attesa. Certo, entrambi dovevamo essere ottimisti e pensare che le settimane che ci separavano dalla fine della scuola sarebbero volate via, ed io ero stata la prima a crederci, qualche ora prima. Ora che era giunto il momento della separazione, tuttavia, sembrava tutto più difficile.

Marcello aprì la porta e, dopo aver controllato che nel corridoio non ci fosse nessuno, si fece da parte per farmi passare. Gli rivolsi un ultimo sguardo ed uscii da quella stanza con un sospiro, perfettamente consapevole che nulla sarebbe stato più come prima e che al tempo stesso avrei dovuto fare finta di niente. Lì, con Marcello al mio fianco, mi era sembrato tutto facile, e quattro mesi ben pochi. Ora, in mezzo a quel corridoio vuoto, mi resi conto per la seconda volta in pochi minuti che quattro mesi erano un’infinità. La terza parte di un anno, circa centoventi giorni e chissà quante ore. Avrei potuto resistere? Avrei potuto essere in grado di vedere Marcello a scuola tutti i giorni della settimana tranne due, pur sapendo che avrei dovuto restargli a distanza? E durante le interrogazioni sarei riuscita a guardarlo negli occhi senza pensare alle ore appena trascorse con lui, senza arrossire?

Tutti quegli interrogativi mi assalirono, una volta rimasta sola. Sapevo che fino al giorno prima mi ero mostrata impaziente di tornare alla vita di tutti i giorni per potermi lasciare tutto alle spalle e dimenticare Marcello, ma ora avrei voluto che quella serata in sua compagnia fosse durata in eterno.

Scossi la testa e mi diressi verso la mia stanza, che raggiunsi molto lentamente per via della caviglia fasciata. Bussai alla porta e non ci volle molto prima che Greta venisse ad aprirmi.

- Oh, eccoti! – esclamò, sollevata.

- Finalmente! – le fece eco Alessia, apparendo subito dietro di lei e tirandomi nella stanza per un braccio. Mi sedetti sul letto, a testa bassa, pronta a fornire loro ogni spiegazione mi avessero chiesto.

- Stai bene? – mi chiese Greta, che era più preoccupata che irata, al contrario di Alessia, che mi osservava con le braccia incrociate e lo sguardo truce.

- Allora? – mi incalzò quest’ultima, tamburellando un piede sul pavimento.

- Sto bene. – riuscii a dire.

- Ok, ma dove sei stata? – sbottò Alessia, alzando il tono della voce di un’ottava.

Alzai la gamba e le mostrai il piede incriminato. – A farmi fasciare il piede. – risposi, con tutta calma. Cercai di non pensare al tocco gentile e premuroso di Marcello che mi bendava la caviglia infortunata, perché sapevo perfettamente che sarei avvampata.

- Il prof ti ha portata al pronto soccorso? È per questo che sei arrivata ora?– domandò Greta, allarmata. Era capace di immaginarsi gli scenari peggiori, a volte.

- No. – la tranquillizzai. – Era una slogatura, niente di grave. È bastato Bassi con la cassetta di pronto soccorso dell’hotel. – le spiegai dunque, sforzandomi di trattenere il sorriso che mi venne spontaneo nel pronunciare il suo nome. Ero in bilico tra la felicità più assoluta, per ciò che era appena successo, e la più cieca disperazione, di fronte al pensiero di quei quattro mesi, eppure per certi versi non potevo fare a meno di comportarmi come una dodicenne alla sua prima cotta.

Greta, a quelle parole, sgranò gli occhi, mentre Alessia soffocò un’esclamazione. Avrei dato qualunque cosa, in quel momento, per avere la capacità di leggere nel pensiero e poter così scorgere nelle loro menti.

- E cosa è successo? – chiese Alessia, il viso che ancora recava un’espressione sorpresa. – Voglio dire… Sei andata via dal locale prima di noi e sei arrivata solo ora, è impossibile che per fare una fasciatura ci voglia così tanto tempo. – si spiegò. – Quindi deduco che vi siate chiariti. O peggio.

La sua logica era inattaccabile, del resto. Era però esagerato definire ‘peggio’ quel che era successo. Iniziavo a capire perché mi avesse mandato quel messaggio, ora.

- Giusta deduzione. – confermai. – Ci siamo chiariti.

- E…? – m’incalzò Greta.

- Non tenerci sulle spine! – mi rimproverò Alessia. – Raccontaci tutto.

E così feci, senza omettere nessun avvenimento. Dissi loro tutto: la discussione avuta, la riappacificazione che ne era seguita e il chiarimento riguardo al futuro. Greta e Alessia mi ascoltarono senza dire una parola, senza interrompermi come loro solito. Evidentemente capivano che quello che stavo dicendo loro era importante per me, aveva dato solide basi alla mia speranza, e dunque non volevano rovinare quel momento.

- Beh, sono un po’ spiazzata. – esordì Alessia, alla fine del mio racconto. – Insomma, chi se lo aspettava che anche Bassi ti avesse notata da un po’?

- Non dirlo a me! – concordai. – Certo, l’altro giorno quando mi ha baciata ho immaginato che lo avesse fatto per un motivo, ma mai avrei creduto che anche lui bene o male era in preda ai miei stessi sentimenti e ai miei stessi dubbi.

Faticavo ancora a crederci, sotto un certo punto di vista. Mi sembrava un sogno troppo bello per divenire realtà, e così lo avevo sempre considerato. Ora, invece, era cambiato tutto. Avevo qualcosa a cui appigliarmi.

- Alla fine il mio consiglio si era rivelato corretto. – s’inserì Greta. - È bastato parlargli, ora sai tutto e sei felice come una pasqua. Anche se gli esiti che immaginavo non erano esattamente questi.

- Nemmeno io, ad essere onesta. Ero abbastanza pessimista a riguardo. – iniziai. – E un po’ lo sono ora. Sono al settimo cielo per quello che è successo, non fraintendetemi, ma mentre accanto a Marcello quattro mesi mi sono sembrati pochi, ora mi sembrano un’eternità. – mi confidai. – Non so se ce la farò ad aspettare così tanto! Potrebbe succedere qualunque cosa. I suoi sentimenti potrebbero cambiare, per esempio. O potrebbe conoscere un’altra. – ipotizzai, in preda allo sconforto.

- Stai tranquilla. – mi consolò Alessia. – L’ha detto anche lui che gli ultimi mesi di scuola volano, e lo sai bene anche tu, così come lo sappiamo noi. Tra verifiche, interrogazioni, vacanze pasquali, ponti vari e tutto il resto… Ci si trova da Marzo a Giugno in un attimo, e poi in piena maturità.

- È anche questo che mi preoccupa. – proseguii, per nulla rincuorata. – Come diavolo farò a comportarmi normalmente tra le quattro mura della nostra classe, durante le lezioni di storia e filosofia? Non sarà più la stessa cosa. – spiegai. – Prima guardavo Marcello con occhi da innamorata cotta senza speranza, ora è tutto diverso. La speranza ce l’ho, e me l’ha data lui.

- Quindi anche per lui non sarà facile. – mi fece notare Greta. – Siete in due in questa situazione. Qui in gita è stato tutto diverso, in un certo senso vi siete conosciuti come una diciottenne e un ventiseienne. A scuola tornerete ad essere il prof Bassi e l’alunna Vighini, per quanto difficile sia. È questione di contesti e di ruoli, e tu a scuola devi stare al tuo posto.

- Ma come? – domandai, in preda alla frustrazione.

- Concentrandoti su storia e su filosofia, non su Bassi e sul suo fondoschiena! – mi rispose Greta, come se la cosa fosse ovvia.

- Gre, non sono tutte ‘scuola-casa-studio’ come te, ok? – intervenne in mio aiuto Alessia. – Per una persona normale è difficile concentrarsi solo ed esclusivamente sulla lezione. La mente di tanto in tanto vaga, e le mete di quella di Dani sono fin troppo note. Ora per lei sarà ancora più facile perdere la concentrazione.

Alessia aveva esattamente centrato il punto. Non avrei più saputo guardare alle materie insegnate da Marcello senza pensare a lui, al Louvre e a quel che ci eravamo detti nelle sua stanza. Sarebbe stato uno strazio.

- Esatto, Ale. – dissi dunque. – Proprio quello che intendevo.

- Non so che dirti, allora. – constatò Greta, con un sospiro. – Cerca di non pensarci, o per lo meno di consolarti con quello che succederà a Luglio. Per quello vale la pena di sopportare i mesi che restano?

La risposta era fin troppo semplice ed ovvia. Ne valeva la pena, eccome. – Sì. – replicai, senza esitazione.

- Bene. – assodò Greta. – Allora tieni duro. Come dice sempre mia madre, non si ottiene nulla senza sacrificio. E se questo è il prezzo da pagare affinché tu possa essere felice con Bassi, sii pronta a sopportare stoicamente il tempo che resta.

- Potevi dirlo in toni meno filosofeggianti. – la riprese Alessia, roteando gli occhi. – Però ha ragione. – aggiunse dunque, rivolta a me. – Il tuo unico pensiero, in questi quattro mesi, sarà quello che verrà dopo, e che ti aiuterà a sopportare tutto.

- Grazie, di nuovo. – dissi, con un sorriso. Come sempre, Alessia e Greta erano state in grado di farmi ragionare e valutare al meglio la situazione. Avrei dovuto semplicemente tornare alla vita di tutti i giorni, nell’attesa di Luglio, mese in cui finalmente avrei potuto avere la mia fiorente primavera, per la quale valeva la pena aspettare.

 

 

 

- Posso? – chiese Valerio, indicando il posto vuoto accanto al mio. Alessia, Greta ed io eravamo appena salite sul treno che ci avrebbe riportato a casa, cosa di cui da un lato ero molto grata. Claudicante com’ero, infatti, avrei difficilmente sopportato un’altra visita della città.

- Certo. – risposi. – Siediti pure.

Greta mi guardò rassegnata, mentre Alessia si mordeva il labbro inferiore per non ridere. Dopo la chiacchierata della sera prima, era ben chiaro che le speranze della prima erano state infrante e che io e Valerio saremmo stati buoni amici, nulla di più. Ci sarei stata per lui, così come sapevo lui ci sarebbe stato per me nei mesi a venire, anche se ormai il peggio era passato. Il nostro rapporto sarebbe rinato sottoforma di una bella amicizia, dunque, e non mi dispiaceva per niente.

Alessia, d’altro canto, era felice per me e sollevata che le cose si fossero chiarite con Bassi. Non c’era più motivo di stare male e doverlo dimenticare, e quindi non c’era più nemmeno ragione, per lei, di incoraggiare un mio riavvicinamento a Valerio. Era tutto tornato alla normalità, bene o male.

- Stai bene? – mi chiese Valerio, dopo aver occupato il posto di fianco al finestrino.

- Sì, grazie. – risposi, con un sorriso che mi venne spontaneo. Stavo bene, altroché. Non avevo più ragione di piangere e disperarmi, dopo quel che era successo la sera prima con Marcello. Quanto all’attesa, nel corso della notte avevo maturato l’idea di non pensarci e di affrontare le cose man mano che si sarebbero presentate. Nella sua stanza, Marcello mi aveva dato certezze, per cui era inutile continuare ad avere dubbi.

- Il piede? – chiese di nuovo Valerio. – Fa male?

- Un po’. – ammisi. – Ora è fasciato, però. È solo una slogatura, passerà in fretta.

- Meno male, poteva capitarti di peggio. – constatò Valerio. - Hai fatto una bella caduta.

- Colpa dei tacchi. – commentai, con una smorfia. – E di Alessia. – aggiunsi, rivolgendo un’occhiataccia scherzosa alla mia amica. Se non avessi indossato quelle scarpe, non sarei mai caduta e non avrei mai avuto occasione di mettere le cose in chiaro con Bassi. Era divertente, però, punzecchiarla. - È lei che mi ha convinto a mettere quelle scarpe.

- Sei tu che le hai comprate. – ribatté Alessia, con un’alzata di spalle. – Io ti ho solo suggerito di indossarle. – puntualizzò, con noncuranza. – E poi non mi pare… - fece per aggiungere, ma si interruppe subito. Evidentemente doveva essersi resa conto che non era il caso di fare allusioni, con Valerio seduto esattamente di fronte a lei. Lo sguardo inceneritore che le lanciai, inoltre, contribuì a sottolineare ancora di più quel concetto. Valerio non doveva sapere di Marcello, per il momento. Sapevo che prima o poi avrei dovuto parlargliene, ma si trattava di un argomento delicato, non adatto ad essere affrontato in treno. Gli avrei rivelato tutto in privato, non appena mi fossi sentita pronta ad affrontare quel discorso.

- Non ti pare cosa? – chiese Greta, cascando dalle nuvole. Dovetti trattenermi dallo sbattermi una mano sulla fronte e scuotere la testa sconsolata, di fronte ad una tale manifestazione di ingenuità.

- Ecco, non mi pare che stia soffrendo in modo così atroce, per la caviglia. – si arrampicò sugli specchi Alessia. Né Greta né Valerio parvero accorgersi che in realtà avrebbe voluto dire altro, per cui potei tirare un sospiro di sollievo.

Nel mentre, il treno partì e realizzai solo in quel momento che innanzi a me si prospettava un viaggio lungo molte ore, al termine del quale sarebbe iniziato il conto alla rovescia dei giorni che mi separavano da Luglio. Sarebbero volati, dovevo fidarmi di Marcello.

 

 

 

Note dell’autrice

Comincio con lo scusarmi… Mi spiace di avervi fatto aspettare per questo capitolo, ma dall’1 al 4 Settembre sono stata in quel di Torino, mentre dall’8 all’11 a Pisa… Due mini-vacanze stupende, che però mi hanno lasciato poco tempo per scrivere. Eccomi qui, ora.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. È ricomparso Valerio, ma anche molti dubbi.

Fatemi sapere i vostri pareri, mi raccomando^^

Passiamo ora ai ringraziamenti:

Piaciuque: Benvenuta! =) In questo capitolo, come hai potuto vedere, i protagonisti sono in viaggio… Dunque Dani è stata fortunata, con la caviglia…^^ Grazie la recensione… Baci =)

Fataflor: Eh sì, si sono baciati e dichiarati, per tua grande gioia… xD I tuoi film mentali mi fanno morire! Comunque beh, anche a me farebbe piacere un Bassi che si occupa di me… Peccato esista solo nella mia mente. -.- Ti ringrazio per la recensione^^ Baci

Alaire94: Se tifi per Valerio… Beh, continua a farlo! xD La storia non è ancora finita, quattro mesi sono tanti e non si sa come la situazione si potrebbe evolvere… In più sappi che adoro complicare le cose con vari triangoli amorosi, per cui un ritorno di Valerio non è del tutto da escludere. =)

Grazie per i complimenti e per il consiglio…^^ Di solito, quando posso, uso ‘ella’ al posto di ‘lei’. È un mio pallino da futura studentessa di Lettere, posso farci poco xD Spero che il capitolo ti sia piaciuto, visto che è ricomparso Valerio^^ Baci

Kokky: Grazie per la recensione e per i complimenti! =) Sei troppo buona… xD Mi fai capire che sto riuscendo a trasmettere quello che voglio, ed è un bene. Spero di continuare a farlo… Come vedi, comunque, in questo capitolo c’è il chiarimento con Alessia e Greta. Spero ti sia piaciuto… Nei prossimi ne succederanno delle belle… Quattro mesi sono tanti, sìsì… Mi sento perfida xD Baci…

 

   
 
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