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Autore: Sunny    30/10/2005    45 recensioni
A vent'anni dalla scomparsa di Voldemort, il Mondo della Magia si vede ricomparire il suo Marchio Nero nell'oscurità della notte... ma questa volta in campo scenderanno anche nuove forze, più decise e più agguerrite che mai. Intrighi mortali, lotte all'ultimo sangue, amori inarrestabili e passioni travolgenti sconvolgeranno gli eroi della 'vecchia' e della 'nuova' guardia, in un mondo in guerra in cui il cuore ha la meglio anche sulla ragione...
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La canzone che ho inserito durante tutto il chap è stata una grandissima fonte d’ispirazione per questo momento di FMI… quindi consiglio di ascoltarla perché è bellissima

La canzone che ho inserito durante tutto il chap è stata una grandissima fonte d’ispirazione per questo momento di FMI… quindi consiglio di ascoltarla perché è bellissima! Si chiama “I Will Remember You”, ed è di Sarah McLachlan. ^____-

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 14: IL VERO CORAGGIO

 

 

I will remember you
Will you remember me?                    
        
Don’t let your life pass you by
Weep not for the memories

 

 

***************

 

 

Amelia sospirò per l’ennesima volta e cercò dentro di sé la forza per aprire quella benedetta porta di casa. Erano passati due giorni… due giorni in cui lo aveva rispettato, gli aveva lasciato il tempo di riflettere, non gli aveva fatto alcun tipo di pressione… ma adesso era arrivato il momento di metterlo necessariamente davanti alla dura realtà. Jack stava scappando da un incubo che non sarebbe passato se prima non fosse stato affrontato, e i suoi genitori erano troppo distrutti dal dolore per occuparsi della faccenda. Toccava a lei stavolta.

 

Il sole stava già tramontando, anche se qualche raggio ancora illuminava la casa… una luce non troppo forte, ma a quanto sembrava sufficiente a Jack per consentirgli di stare seduto al tavolo in cucina, a fissare un punto nel vuoto.

 

Amelia provò una profonda sensazione di tristezza nel vederlo così, ma si costrinse a frasi forza e a rimandare i sentimenti. “Ciao.” mormorò piano.

 

Jack alzò gli occhi e fece un piccolo sorriso stanco. “Ciao. Cominciavo a preoccuparmi, non ti vedevo tornare.”

 

“Sono rimasta un po’ di più.” Amelia si strinse nelle spalle. “Mi ha fatto bene.”

 

Jack si alzò e prese ad armeggiare con una padella sporca. “Ho… provato a preparare la cena, ma ho bruciato l’arrosto. Si è letteralmente carbonizzato, mi dispiace.”

 

Amelia gli sfilò dolcemente la padella di mano. “Non fa niente, può capitare.”

 

“Ti cedo la mia fetta di carne, quella non l’avevo ancora preparata.”

 

“Jack, ti ho detto che non fa niente…”

 

“E’ importante, invece. La carne fa bene a te e alla bambina.”

 

Amelia inspirò profondamente. “Jack… tu e io dobbiamo parlare.” Lui continuò a pensare alla cena, senza voltarsi. “Sei l’unico che ancora non è andato… a salutare Simon.”

 

“Non ti puoi permettere il lusso di non mangiare ora.” Con un’ostinazione a dir poco irritante, Jack sistemò sul tavolo la fetta di carne e cercò un’altra padella, continuando a parlare con quella voce monotona e incolore di prima… quasi come se non l’avesse sentita affatto. “Anzi, devi mangiare per due. Una bella bistecca farà bene anche al frugolino.”

 

Amelia sospirò, sforzandosi di rimanere paziente. “Ascoltami. Sono stata con lui fino a qualche minuto fa, e ti giuro che è stato bellissimo… è davvero il migliore, è lui a dare coraggio a noi. Si sforza persino di farci sorridere. Non lo ha detto, però… però vorrebbe poterti… salutare.”

 

“Sarà meglio usare questa padella. Quella ormai è andata, la dobbiamo ricomprare.”

 

“Per favore.” Amelia lo voltò leggermente verso di lei, strattonandolo con dolcezza per la spalla. “Ti sto dicendo che non c’è più tanto…” si morse le labbra… le faceva male anche dirlo ad alta voce. “Non c’è più tanto tempo. Non puoi lasciarlo andare senza avergli almeno detto quanto gli vuoi bene. Ne ha bisogno lui… e ne hai bisogno tu.”

 

Jack la guardò per un lungo momento. “Guarda come sei pallida… ti preparo un bicchiere di latte. E sdraiati un po’, forse hai la pressione un po’ bassina.”

 

Amelia si coprì il viso con le mani per un momento, all’apice della frustrazione, e abbassò la testa per non dover vedere lui che trafficava con la busta del latte. Tutto all’improvviso un rumoraccio secco la fece sobbalzare... era un rumore di vetro rotto. Il cuore le mancò un battito quando vide il bicchiere che Jack aveva frantumato per metà a terra e per metà nella sua mano, da cui perdeva sangue. Immediatamente lei fece per raggiungerlo, poi vide che la mano insanguinata si era stretta in un pugno serrato così forte che le dita gli erano diventate bianche.

 

“…Jack…”

 

Ci fu un lungo momento di silenzio, durante il quale lui rimase immobile di spalle senza muoversi di un centimetro. Emanava rabbia fin dal profondo del suo essere, lei non l’aveva mai visto così. Forse finalmente dopo quei giorni di estenuante attesa si era deciso a lasciarsi andare… a far uscire tutto il veleno che sentiva in corpo. E adesso sarebbe stato inafferrabile.

 

“Questo è il mondo per cui combatto ogni santo giorno.” Jack non si voltò, ma strinse ancora di più i pugni e alcune goccioline di sangue gli colarono giù dalla mano. “Ho salvato decine e decine di persone, ho strappato alla morte uomini, donne, bambini, vecchi, perfino criminali e assassini che sono destinati ad Azkaban… e mio fratello non lo posso salvare. Devo restare a guardare mentre si consuma minuto dopo minuto, e non posso fare niente per lui.”

 

Amelia si morse forte le labbra. “Jack…”

 

NE HO ABBASTANZA!!!” con uno scatto imprevedibile, Jack afferrò una bottiglia e la gettò a terra, frantumandola in mille pezzi. “Sono stanco di tutta la merda che c’è in questo mondo maledetto!!!” un vaso si andò a schiantare contro un muro. “E’ tutto fottutamente ingiusto!!! Per che cosa combatto?! PER CHE COSA CAZZO COMBATTO IO SE IL RISULTATO DEVE ESSERE QUESTO?!?”

 

Amelia sussultò e arretrò bruscamente, portandosi d’istinto una mano sulla pancia. Jack era finalmente esploso, tutto quello che aveva ingabbiato in quei giorni di tortura per tutti lo stava buttando fuori alla grande. Ne sapeva qualcosa il tavolo che aveva appena rovesciato. Quelle però erano cose inanimate, si potevano tranquillamente riparare… lui era una persona, e il suo cuore non era di plastica infrangibile. Quello non poteva ripararsi con un incantesimo.

 

“QUESTO MONDO DI MERDA!!!” furioso come lo era stato pochissime volte nella sua vita, Jack scaraventò a terra una sedia e poi una lampada, ancora un altro vaso… i cocci non sembravano mai abbastanza. “Non c’è niente che va, NIENTE!!! Questa dannata società non si cambia e non si cambierà mai, che cazzo mi sbatto a fare io per difendere dei fottutissimi ideali che non mi portano a niente!!! NON SI CAMBIA UN CAZZO DI NIENTE!!!

 

Il rumore appena accennato del frigorifero era l’unica cosa che si poteva sentire quando finalmente quello sfogo terribile ebbe fine. Jack si lasciò scivolare a terra con le spalle al muro e ci appoggiò stancamente la testa contro, chiudendo gli occhi e respirando affannosamente. Incredibile come il suo silenzio fosse più assordante della bufera di qualche attimo prima.

 

Amelia attese un lungo momento prima di muoversi dall’angolino in cui si era rintanata. Gettò una fugace occhiata alla marea di cocci che ricopriva il pavimento, ma non si soffermò a preoccuparsene… avrebbe potuto sistemare tutto dopo. Adesso le premeva molto di più lui… gli si avvicinò lentamente e gli si inginocchiò accanto, trattenendo a fatica una smorfia di dolore per il mal di schiena. Cercò il suo sguardo e non lo trovò… allora si sfilò la bacchetta dalla tasca, gli prese la mano martoriata fra le sue e con una dolcezza infinita gliela medicò, dopo averla ripulita dal sangue che la macchiava.

 

Jack la lasciò fare senza aprire nemmeno gli occhi. La mano gli bruciava terribilmente, ma era come se il dolore fisico neanche lo avvertisse… il cuore gli faceva male molto di più. “Ci hanno bersagliati tutti…” mormorò alla fine, con una voce sottile e rauca che non sembrava nemmeno la sua. “Noi ce l’abbiamo fatta, lui invece no… noi abbiamo sempre disobbedito a tutte le regole, ci siamo comportati da irresponsabili per più della metà della nostra vita… lui mai. Simon è sempre stato un figlio con la testa a posto, un fratello eccezionale, un amico insostituibile e un ragazzo più unico che raro… perché se ne va lui?” Jack ingoiò il peso che gli opprimeva la gola e a fatica alzò gli occhi lucidi. “Perché deve andarsene proprio lui? E’ un ragazzino, ha tutta la vita davanti… ed è anche l’unico che ha dimostrato di sapere come gestirla, questa maledetta vita, però adesso se ne sta andando e io non posso fare niente per trattenerlo, perché?”

 

Amelia strinse forte gli occhi. Le faceva male vedere quello sguardo perso e sfinito, sentire quella voce distrutta e sofferente, la persona che più amava al mondo era stata messa in ginocchio e ora non riusciva più a rialzarsi. Come poteva aiutarlo lei?

 

“…dimmelo tu come faccio ad aiutare mio fratello…”

 

Amelia lasciò perdere la bacchetta, si sedette a cavalcioni sulle sue ginocchia e lo attirò a sé nell’abbraccio più protettivo e rassicurante che potesse offrirgli. Gli accarezzò la nuca più volte, gli baciò la testa e la tempia, gli passò le mani sulle spalle e lo strinse più a lei… tutto pur di dargli un po’ di calore umano che lo aiutasse. “Io non ho la risposta alla tua domanda.” gli sussurrò con la voce che le tremava. “Ho sempre odiato le frasi fatte… non servirebbe a niente dirti che è vero che sono sempre i migliori ad andarsene per primi… non c’è una risposta valida alla tua domanda, tesoro, mi dispiace.”

 

Jack l’attirò a sua volta a sé e appoggiò la testa sul suo petto, lasciandosi cullare dal suo respiro. Passarono dei lunghi e silenziosissimi minuti in quella posizione, Amelia non interruppe mai le sue carezze e Jack non osò separarsi di un millimetro da lei. Forse neanche lo immaginava, ma quelle mani sottili e quella voce piena d’amore erano le uniche cose che lo tenevano ancorato alla realtà e lo strappavano alla follia. Il profumo della sua pelle, l’odore di pesca dei suoi capelli… tutto di lei gli dava un briciolo di sollievo. Erano sensazioni familiari di profondo benessere, sensazioni che però non riusciva a collocare con precisione nella sua mente, ma qualunque cosa fosse lo teneva vivo. Sentiva di non essere ancora impazzito. Sentiva che in tutto quel dolore soffocante, qualcosa di bello al suo fianco c’era ancora. Non poteva impazzire finchè lei era con lui.

 

“Jack.” la voce di Amelia era a malapena un sussurro. “Non ti è rimasto tanto tempo… non sprecarlo, dopo sarebbe peggio che mai. Mi hai chiesto come fai ad aiutare tuo fratello… non lo puoi salvare… ma puoi cercare dentro di te il coraggio, quello vero, quello che ti aiuterà a guardarlo negli occhi e a dirgli che sarai con lui fino all’ultimo respiro. Fallo adesso che sei in tempo, ti prego.”

 

Jack strinse forte gli occhi e affondò ancora di più il viso nel suo collo. “Con che faccia vado da lui… avrei dovuto trovargli quel dannato antidoto, portargli la testa del bastardo che ha fatto questo, e invece non ho altro che un pugno di mosche per le mani.”

 

“Ci siamo massacrati sui libri a cercare qualcosa, qualunque cosa che potesse funzionare, non te lo ricordi più? Non abbiamo dormito per una giornata consecutiva, Marsh ha usato tutte le pozioni che conosce… non… non esiste questo dannatissimo antidoto. E se tua madre e soprattutto tuo padre sono riusciti a capire che non è questo il momento della vendetta, puoi e devi capirlo anche tu.” Amelia gli prese il viso fra le mani e lo guardò dritto negli occhi. “Simon non incolpa nessuno di noi, tantomeno te, se non abbiamo potuto fare di più… dentro di te lo sai. Lo sai che non ti farebbe mai una colpa di niente, questa è una scusa… non ti ci puoi più riparare dietro, Jack, il tempo non aspetterà che tu trovi la forza. Vai a salutarlo … ha chiesto tante volte di te. E io sono pronta a giurare che tu stai morendo dalla voglia di andare da lui.”

 

Jack espirò profondamente e appoggiò la fronte contro quella di lei. Sentì il bisogno di abbracciarla ancora, e inspiegabilmente quella piccola pancia tonda contro l’addome gli diede una breve sensazione di benessere. C’era una bimba piccola lì dentro… una bimba molto piccola che probabilmente li stava ascoltando, anche se non capiva cosa stessero dicendo lui e la sua mammina. E per qualche strano, folle motivo, Jack ritrovò quel senso di responsabilità che aveva imparato a gestire negli ultimi mesi, e che il nemico gli aveva calpestato a sangue negli ultimi giorni.

 

 

***************

 

Remember the good times that we had?
I let them slip away from us when things got bad
How clearly I first saw you smilin’ in the sun
Wanna feel your warmth upon me, I wanna be the one

 

***************

 

 

“Adesso va meglio?” chiese con un filo di voce Katie, ritirando le mani.

 

Simon evitò di farle notare che non era concentrata, dunque non poteva pretendere di ottenere alcun risultato… era così addolorata, mortificata e sofferente che farla sentire utile era l’unico modo per aiutarla. Avrebbe voluto coccolarla tanto di più… ma nelle sue condizioni poteva fare poco o niente. Già parlare era dolorosissimo con quel maledetto tubo in gola e quei fastidiosissimi tubicini nel naso, e poi a causa di quella continua febbre alta si sentiva più debole ogni minuto che passava. E lì all’ospedale avevano potuto fare ben poco per farlo sentire meglio.

 

“Certo che va meglio.” Ron, seduto accanto al letto, accarezzò i capelli della figlia. “Guarda che bella faccia che ha.”

 

Simon fece un sorriso stralunato. “Splendida splendente.”

 

Ron sorrise con gratitudine al figlio, ma gli costò forzare quella smorfia… il suo cuore sanguinava come non aveva mai fatto prima. Quante volte aveva sofferto in vita sua, per i più svariati motivi e situazioni? Eppure mai il dolore lo aveva logorato come stava facendo ora. Aveva ragione chiunque gli aveva detto che non esiste al mondo un dolore peggiore della perdita di un figlio. Non faceva altro che pensare a Simon, al suo campione e a tutte le gioie che gli aveva sempre dato, da quando aveva aperto gli occhietti scuri così simili a quelli della mamma a tutte le soddisfazioni che gli aveva fatto provare, non ultima la bella notizia del matrimonio con la ragazza che amava… un matrimonio che proprio lui, suo padre, era stato costretto a smantellare.

 

“…perché quella faccia, pa’?” fece Simon, accennando un piccolo sorriso debole.

 

Ron scavò nel suo animo per trovare i residui di una forza che sentiva sempre più sgretolata, e rispose a quel sorriso. “Mi ero distratto… scusa, campione.”

 

“Cos’è, ti manca mamma?”

 

Katie scrollò le spalle. “E’ solo uscita un attimo…”

 

Simon chiuse gli occhi e distese le labbra in un piccolo sorrisetto. “Tesoro, noi maschietti tendiamo a perdere il senso della misura… quando ci siete voi femminucce… vi vogliamo sempre fra i piedi.”

 

Katie fece una smorfia di amarezza camuffata da sorriso. “Si, eh?”

 

“Ha ragione.” Ron scansò la pezza umida dalla fronte di suo figlio… era di nuovo bollente, andava rinfrescata un po’. Almeno per dargli un briciolo di sollievo, almeno questo… “E più siete belle, più sono guai per noi.”

 

“Vero.” Simon aveva le guance rosse e bollenti, il respiro continuamente affannoso, ma nonostante questo riusciva a parlare ancora bene… benchè si fosse rifiutato di dire agli altri che cominciava a vedere sempre meno. “Guarda me… ho detto a Mel di andare a casa a dormire almeno un’oretta, e adesso già mi manca.”

 

Katie gli baciò la mano che teneva stretta fra le sue. “Tanto la vedrai di nuovo qui al massimo entro un paio d’ore… non riesce a stare lontana da te neanche dieci minuti. Ha battuto il record con due notti di fila in piedi.”

 

Simon aveva un’aria infinitamente tenera. “Io le ho detto di andare a dormire… però non sono stato troppo convincente. In realtà non volevo esserlo… la vorrei sempre con me.”

 

Ron dovette alzare per un momento gli occhi al cielo, e ingoiare quella maledetta voglia di piangere che aveva. Niente lacrime… vi prego, voglio vedervi sereni fino alla fine, aveva implorato Simon… l’aveva chiesto a tutti, e nessuno era venuto meno alla promessa. E certo non aveva intenzione di disattendere alla promessa proprio lui, suo padre, ma tutto questo era troppo… fu una benedizione del cielo quando Hermione rientrò nella stanza. Lei era l’unica che poteva aiutarlo a non cedere.

 

“Guarda mamma cosa ti ha portato, amore.” Hermione posò sul tavolino accanto al letto una bacinella piena di acqua e ghiaccio, quindi ci immerse dentro la pezzuolina umida e la mise di nuovo sulla fronte di suo figlio.

 

Simon chiuse gli occhi e fece una smorfia di puro piacere. “Mmmh, un po’ di fresco… che bello… grazie mamma, ti voglio tanto bene…”

 

“Tesoro mio…” Hermione si chinò su di lui e gli riempì il viso di baci, quei baci pieni di amore che solo una mamma sa dare… quante volte in quei giorni aveva pregato di poter prendere il posto di suo figlio, di soffrire lei e non il suo bambino, aveva passato un giorno e una notte senza un minuto di tregua china sui libri a cercare una soluzione che non si era lasciata trovare. Quella maledetta impotenza le straziava il cuore, voleva solo prendere in collo il suo bambino e coccolarlo, raccontargli la storia della buonanotte come faceva sempre quando era piccolo, rimboccagli le coperte e vederlo sereno e felice…

 

Simon fece un piccolo sorriso. “Eh no…”

 

“Scusa.” Hermione sorrise e si asciugò le lacrime che le erano scivolate sulle guance. Fu un istinto naturale per la sua mano cercare quella di Ron… le loro dita si strinsero forte. Mai come in quel momento avevano bisogno di sapere che c’erano l’uno per l’altra.

 

“Ohi ohi, attacco di amore…” Simon sorrise largamente, per quanto glielo consentissero i tubicini. “Katie, vai a dormire nella mia camera stanotte, questi hanno preso l’avviata…”

 

Quella piccola battuta strappò un sorrisino a tutti, e Ron non potè fare a meno di sentirsi fiero a dispetto di tutto… suo figlio era un uomo in gamba. Il migliore. E l’orgoglio di padre non si barattava facilmente con altre emozioni.

 

“Beh, non sono solo io la romantica della famiglia.” dolcemente Hermione gli pizzicò il naso fra le dita. “Mi dicono che c’è un giovanotto che in amore è il sogno di tutte le ragazze.”

 

Simon ridacchiò, ma solo per un istante… stavolta nemmeno la sua tenacia gli impedì di trattenere il respiro. Faceva male. Sentiva dolore per tutto il corpo. Si affrettò a sorridere, però… non voleva che i suoi genitori lo vedessero soffrire, poi sarebbero stati anche peggio. Già era difficile vederli con gli occhi gonfi e cerchiati, improvvisamente carichi di tutti gli anni che si erano sempre lasciati scivolare benissimo addosso. Doveva trovare un modo per distrarli.

 

“Papà?”

 

Ron si sporse in avanti. “Dimmi, campione.”

 

“Me lo faresti un piccolo favore?”

 

“Tutto quello che vuoi.”

 

“Riguarda Celeste, il cucciolo di drago che ho allevato quest’inverno…” Simon s’inumidì le labbra. “E’ un po’ pestifera, ed è abituata a me… Sam mi ha detto che sta facendo la capricciosa, credo sia perché non mi vede più… potresti farci un salto quando hai tempo?”

 

Ron sbattè gli occhi, leggermente sorpreso. “Volentieri, ma non so cosa posso fare esattamente per…”

 

Simon gli fece cenno di no scuotendo un dito. “Non devi fare niente. I draghi riconoscono le persone dall’odore, che ha delle caratteristiche comuni nei membri dello stesso sesso di una famiglia. Nello specifico… tu e Jack per Celeste avrete un odore simile al mio, perciò se uno dei due ogni tanto va a trovarla… almeno il tempo che si abitua… lei capirà che qualcosa è cambiato, solo che ci metterà un po’ di tempo.”

 

“Oh, adesso ho capito.” Ron si affrettò ad annuire. “Non ti preoccupare, ci penso io al tuo drago. Speriamo solo che non mi stacchi la testa quando capirà che non sono il Weasley giusto…”

 

“Le ho insegnato che non ci si difende a morsi… il massimo che può farti è arrostirti le chiappone.”

 

Ron fece un sorrisino. “Rassicurante.”

 

“Ti è andata ancora bene.” Hermione rinfrescò la pezza sulla fronte del figlio, sorridendogli con tutto il suo amore. “Pensa se ti avesse chiesto di portarle un pranzetto a base di ragni.”

 

La smorfia del padre fece sorridere Simon… per un attimo dimenticò il dolore che lo stava consumando, e gli tornò in mente quella magnifica atmosfera allegra e piena d’amore in cui la sua famiglia lo aveva fatto crescere. Se il principio che faceva funzionare un Patronus era trovare un pensiero felice, forse quello stesso pensiero poteva tenere a bada il dolore fisico e permettergli di regalare un sorriso in più a chi gli stava accanto.

 

Hermione gli accarezzò il viso bollente, grata per quell’espressione serena che le stava mostrando a dispetto di tutto. Nonostante Simon fosse il centro dei suoi pensieri ultimamente, però, non le sfuggì il comportamento terribilmente chiuso di sua figlia. Katie manteneva gli occhi bassi, si limitava a baciare di tanto in tanto la mano del fratello che stringeva fra le sue, ma non dava cenno di voler partecipare alla discussione. Di tutti era l’unica che non si era mai sforzata a sorridere almeno una volta, forse anche perché in un momento di bisogno così importante era rimasta delusa dal comportamento del suo ragazzo… stando a quello che le aveva detto pochi giorni prima, Alex era stato costretto a prolungare la sua sosta presso la sorella in Ungheria. Hermione comprese quanto dovesse soffrire, oltretutto senza la sua spalla d’appoggio, e le accarezzò una guancia.

 

“Piccola?”

 

Katie si morse le labbra. “Si, mamma.”

 

Simon esitò, fissando la sorella… le strinse la mano per quel po’ che ancora poteva fare, poi si rivolse ai suoi genitori. “Katie ha qualcosa da dirvi.” la sorella alzò lo sguardo di scatto, gli occhioni azzurri lucidi e spaventati, le labbra strette forte fra i denti.

 

Ron si accigliò. “C’è qualcosa che non va?”

 

Katie ringraziò il cielo quando sentì bussare alla porta. Doveva dire ai suoi genitori di Alex, sapeva di doverlo fare, e sapeva anche che rimandare non sarebbe servito a niente… solo che le mancavano la forza e il coraggio per farlo.

 

“Si può?” Julie fece capolino dalla porta, ed entrò nella stanza un attimo dopo. Teneva stretto al petto un pacco regalo con tanto di fiocco rosso e carta colorata.

 

“Ooh, così ci si presenta, imparate tutti.” Simon sorrise. “Finalmente un regalo.”

 

Julie si soffermò a dare un bacio ai suoi zii e a sua cugina, ma quando toccò a lui il bacio schioccoso sulla guancia durò molto più a lungo. “Come ti senti, amore piccolo?”

 

“Accaldato.” Simon fece una smorfia buffissima. “Un po’ come se avessi la febbre.”

 

“Vi lasciamo un po’ per conto vostro.” Ron e Hermione a turno diedero al figlio un bacio amorevole sulla fronte, quindi uscirono… tenendosi saldamente per mano.

 

Julie si sedette sulla sedia libera più vicina al letto e accarezzò la guancia del cugino, facendo un sorriso un po’ lacrimoso. “Ehi, per una buona ora sei ufficialmente tutto mio.”

 

“Ben volentieri, tanto non ho impegni per stasera.” Simon fu ben felice di sentire la piccola risata argentina della sua adorata cugina rossa… mentre gli si strinse il cuore alla vista di Katie, che non era neanche l’ombra della ragazzina vivace che era sempre stata.

 

La biondina si accorse di quello sguardo triste, e si affrettò ad alzarsi. “Io vado a fare quattro passi fuori.” Fece per allontanarsi, ma si accorse che suo fratello non le aveva lasciato la mano.

 

Simon le accarezzò le dita. “Parla con mamma e papà… dopo ti sentirai molto meglio, credimi.”

 

Katie non trovò la forza di rispondergli, semplicemente annuì e gli baciò la mano per poi uscire dalla stanza il più in fretta possibile. Appena ebbe raggiunto la piccola saletta d’aspetto riservata alla stanza in cui era ricoverato Simon, la ragazza si appoggiò di spalle al muro e nascose il viso fra le mani. Le sembrava di impazzire, di vivere un incubo… non solo doveva assistere allo straziante dolore di suo fratello, doveva anche farlo con la consapevolezza che era stata lei a buttarlo nella fossa dei leoni.

 

E la cosa più brutta e indegna era sapere che tutte le volte che era stata fra le braccia di Alex, quando lui le aveva confessato di amarla… era stata tutta una presa in giro.

 

Forse era lo shock per le troppe brutte notizie, ma Katie non riusciva ad accettarlo… e si odiava quando in fondo al cuore provava un istante di nostalgia. Quel mostro non meritava nulla, nemmeno la sua pietà. Eppure la notte precedente ne aveva sentito la mancanza con la nitidezza di un pugno allo stomaco.

 

Era scesa in cucina per bere un goccio d’acqua, tanto di dormire non se ne parlava, e nel silenzio della notte aveva potuto sentire chiaramente dei singhiozzi forti e disperati. Si era avvicinata alla camera dei suoi genitori per vedere se poteva essere d’aiuto… ma si era resa conto di essere di troppo. Suo padre e sua madre erano semplicemente perfetti, il loro era un incastro completo. Suo padre cercava di contenere fra le sue braccia i singulti disperati di sua madre, ma allo stesso tempo dimostrava di beneficiare a sua volta delle carezze che gli ripulivano le guance dalle lacrime. Erano disperati, ma facevano del loro amore infinito una leva per trovare la forza di andare avanti… quella complicità, quell’unione perfetta che li aiutava a sopravvivere era la loro linfa vitale.

 

Katie aveva sognato tutta una vita di trovare un amore così… e pensare di essersi illusa di averlo avuto bruciava molto. Bruciava infinitamente. E la cosa che più faceva male era provare nostalgia di quello che lei aveva creduto il suo principe azzurro fino a qualche giorno prima…

 

…e un attimo dopo ricordarsi della carogna che si era dimostrato. E lei si odiava a morte per quei momenti di debolezza. Perché non aveva il diritto di provarne dopo quello che aveva fatto a suo fratello.

 

 

***************

 

I’m so tired but I can’t sleep
Standin’ on the edge of something much too deep
It’s funny how we feel so much but we cannot say a word
We are screaming inside, but we can’t be heard

 

***************

 

 

Anthony York sbuffò pesantemente e si alzò dal letto, andando a sedersi sul tavolino davanti alla finestra della sua camera. Non era un alloggio sontuoso il suo, ma era spazioso e discretamente luminoso per essere al primo piano di una delle torri di quel vecchissimo maniero in pietra. Le mura erano umide e spesse, ma soprattutto gelide. Il freddo entrava nelle ossa lì dentro.

 

Ma non c’era gelo che potesse rivaleggiare con quello dello sguardo del ragazzo seduto sulla poltrona di fronte a lui.

 

Alex fissava il vuoto con uno sguardo truce, non muoveva un muscolo eppure irradiava tensione e odio, si vedeva chiaramente anche dalla sua postura visto che era rigido come un pezzo di ghiaccio.

 

“Malfoy, non si può più andare avanti così.” Anthony parlò con una voce molto stanca… era stufo di dire sempre le stesse cose. “Dobbiamo trovare una soluzione a questa faccenda, non potrò nasconderti nella mia stanza ancora per molto, Stephen se ne accorgerà. E poi, quando riterrà che le acque si saranno calmate, Lestrange manderà qualcuno a controllare dai Weasley… e lì saranno cazzi acidissimi.”

 

Alex non interruppe il suo ostinato silenzio.

 

Anthony si passò una mano sulla faccia. “Io ancora devo capire come hai fatto a mandare tutto a puttane quando eri a un passo dalla vittoria… tutta la tua missione verteva su questo momento, da adesso in poi avresti potuto manovrare la piccola Weasley come un burattino che tanto lei ti avrebbe ascoltato. Ma ovviamente no, non si potevano seguire i piani, eh?”

 

Alex si limitò a serrare la mascella.

 

“Senti, ci ho pensato… forse una soluzione c’è. Un buon Oblivio ben piazzato… falle dimenticare quello che ha scoperto su di te.”

 

Alex spostò rapidamente lo sguardo sul suo amico… era ferocissimo. “Non le farò altro male.” ruggì.

 

“Maledizione, Alex, le fai un favore se le fai dimenticare di essere stata tradita così! Che c’è, non riesci a puntarle contro la bacchetta? Guarda che posso occuparmene io.”

 

Alex schizzò in piedi e avanzò in modo più che mai intimidatorio. “Se ti avvicini a lei di un solo metro, giuro che ti spezzo le gambe osso dopo osso.” Sibilò lentamente, e non ci fu bisogno di cercare nei suoi occhi furiosi una conferma che stesse dicendo il vero.

 

“Se non te ne sei reso conto, ragazzino, sto cercando di salvarti il culo.”

 

“E se tu non te ne sei accorto, Katie non la devi toccare. Nessuno di voi può farlo.”

 

Anthony inarcò un sopracciglio. “E tu credi davvero che quando Lestrange scoprirà il macello che hai combinato la lascerà in pace? Non hai capito proprio niente di questa gente, amico mio.”

 

Alex strinse forte i pugni. “Non possono farle niente!”

 

“Ma non rinunceranno mai a lei, pezzo d’idiota!” Anthony gli diede uno spintone. “Lo sai bene quanto è importante per la nostra vittoria, ed era proprio questo che dovevi fare tu… convincerla a seguire la nostra causa in quanto unica salvezza per sé e per i suoi! Noi ti abbiamo offerto l’opportunità su un piatto d’argento, togliendo di mezzo suo fratello le abbiamo fatto perdere il controllo… sarebbe stata creta nelle tue mani! Dannazione, Malfoy, io ancora non me lo spiego il perché hai mandato tutto all’aria!”

 

“Perché sono innamorato di lei!!” replicò accesamente Alex, i cui occhi di ghiaccio emanavano un insolito fuoco. “Ti va bene questa risposta?! E’ una motivazione sufficiente per te?!?”

 

“Ecco, appunto.” Anthony tornò a sedersi e nascose la testa fra le mani. “Senti, Alex… sto cercando di esserti amico. Va bene, ho capito, ti sei innamorato di questa ragazza… quindi la vuoi per te, giusto? Vuoi che sia al tuo fianco quando tutto questo sarà finito, no? Avevi chiesto a Stephen che fosse lei la tua ricompensa, e lui ha accettato… pensa a quanto sarà bello! Ti conquisterai un posto ai piani alti della nuova società con la donna che ami al tuo fianco, sarà il sogno della tua vita che si avvera… hai sgobbato fin da quando eri piccolo per tutto questo, non puoi fotterti con le tue mani proprio adesso che sei a un passo dalla vittoria!”

 

Alex si voltò verso la finestra e ci appoggiò la fronte contro. “Katie morirebbe a poco a poco ogni giorno nel mondo di Lestrange.” mormorò piano. “Mi sono illuso di poterle regalare una felicità che con me non potrebbe avere mai.”

 

“Stronzate. Lei ti ama, dalle quello che vogliono tutte… una famiglia, dei figli, una bella casa, un mucchio di soldi, un cognome importante…”

 

“Katie non è come tutte le altre.”

 

Anthony sbuffò. “No, eh?”

 

“No. Non sono queste le cose che la rendono felice… io sono pazzo del suo sorriso, e non posso pensare di non vederlo più.”

 

“Motivo in più per modificarle la memoria! E potresti farlo anche in futuro… diamine, non ti rendi conto che la ricompensa che ti hanno promesso te la puoi anche scordare se non riprendi il controllo della situazione?!”

 

Ricompensa?!” Alex si voltò di scatto, i suoi occhi violentemente vivi. “Katie è una persona, non un oggetto… e non voglio saperla felice solo perché la manovro come un pupazzo! Lei è un essere umano, e oltre al mio amore ha tutto il mio rispetto!”

 

Anthony lo guardò in faccia. “Quindi è proprio vero, bastano gli occhi dolci di una ragazza per far capitolare anche i più forti… il tuo obiettivo di onorare il nome che porti si può considerare bello che andato, giusto?”

 

“Questo è opera di Lestrange… è tutta colpa della sua vigliaccheria.” Replicò Alex, infervorato come lo era stato poche volte nella sua vita. “Il suo brillante piano di conquista del mondo è stata solo una pantomima!”

 

“Che diavolo blateri?!”

 

“Sto dicendo che tutto questo non ha il minimo senso! Che cosa significano questi attacchi alle spalle, questi subdoli interventi al buio?! Se c’è una guerra la dobbiamo combattere a viso aperto, e il nostro nemico deve poterci guardare in faccia prima che lo attacchiamo! Cos’è, abbiamo bisogno di nasconderci solo perché abbiamo a che fare con degli ossi duri? Quindi siamo forti solo quando colpiamo alle spalle?!”

 

Anthony scosse la testa. “Tu devi essere impazzito…”

 

Alex serrò i pugni. “Io rivoglio l’onore che mi è stato strappato, ma non c’è onore ad attaccare alle spalle!”

 

“Tu dai i numeri, Malfoy.” Anthony si alzò e fece per avviarsi verso la porta, quando la punta di un pugnale affilato gli punse la schiena. Il ragazzo s’immobilizzò all’istante e voltò leggermente la testa di lato. “Che cazzo fai?!”

 

“Come, non mi fai i complimenti? Faccio quello che facciamo sempre! Dovrei sentirmi fiero di me, non credi? Sono riuscito a prenderti mentre non mi vedevi, ti ho immobilizzato, sei in mano mia e non puoi difenderti… non devo sentirmi orgoglioso di me, eh? Non devo?!”

 

Anthony respirava forte ed era molto teso… aspettò che il pugnale si fosse allontanato dalla schiena per voltarsi. “Tu parli tanto di onore… cosa credi, che i tuoi antenati ne avessero? Alex, tuo nonno era una banderuola opportunista e tuo padre uno senza palle, e posso anche assicurarti che si sono macchiati le mani molto e moltissime volte!”

 

“Non mi riguarda, non è questo che voglio. Io voglio la gloria.”

 

“Ah, andando avanti così sono certo che la otterrai.” borbottò Anthony, stanco di replicare inutilmente. “La gloria di uno che si è fatto ammazzare a sangue freddo per colpa della sua testa dura più dell’acciaio.”

 

Alex non disse niente, e riprese a guardare oltre la finestra. Erano entrambi troppo nervosi e furibondi per concentrarsi e verificare che non ci fossero orecchie indiscrete in giro.

 

Altrimenti avrebbero visto il sorrisetto nell’ombra fuori dalla porta… il sorrisetto spietato di una sinuosa ragazza coi capelli color del miele.

 

 

***************

 

But I will remember you
Will you remember me?
Don’t let your life pass you by
Weep not for the memories

 

***************

 

 

“Non lasciarmi la mano.”

 

“Non la lascio.”

 

Jack continuò a camminare lungo il corridoio del San Mungo concentrandosi sulla respirazione. Se avesse respirato, il sangue avrebbe raccolto senza problemi l’ossigeno per raggiungere senza ostacoli tutto il corpo, e in questo modo non gli sarebbe venuto un accidente… perché solo mettere piede in quel posto tanto odiato e intriso della puzza dei medicinali gli aveva fatto salire la pressione alle stelle. E invece no, doveva mantenersi calmo… Amelia gli aveva detto del desiderio di Simon di essere il più possibile sereni e sorridenti, e ora come ora quella richiesta sembrava assurda e insostenibile… però se era questo il desiderio di suo fratello, doveva trovare la forza di non deluderlo.

 

L’unica cosa che lo spronava a non fermarsi era la mano di Amelia… mentre camminavano lei era al suo fianco, decisa a stargli vicina fino alla fine. Ed era solo dalla sua presenza e dal suo infinito affetto che lui stava attingendo per farsi forza.

 

Alla fine della lunga camminata Amelia gli indicò una piccola stanzetta con una delle pareti in vetro, oltre la quale c’era una porta che dava sulla camera di Simon. Jack trasalì quando sentì la mano della sua migliore amica scivolare via dalla sua stretta, e la guardò allarmato.

 

Amelia si strinse nelle spalle ma non abbassò gli occhi. “Devi entrare senza di me.” gli disse piano.

 

Jack esitò ma annuì, e si chinò leggermente per ricevere il bacio sulla fronte che gli diede lei. Si trascinò sui piedi fino alla porta della stanza, e la socchiuse leggermente… sentiva delle voci. La voce di Mel, dolcissima ma più tremula del solito, e quella di Simon, che suonava molto più debole… ma non completamente svuotata del suo abituale accento vispo.

 

 

 

 

“…lo so che ti avevo detto di andare a riposare un po’ a casa…” Simon fece un piccolo sorriso stanco e cercò di sollevare la mano abbastanza da accarezzarle il viso, ma lei gliela prese fra le sue e la baciò. “…però sono così felice che resti…”

 

Mel sorrise. “E resto anche tutta la giornata di domani, se me lo permetti. Non mi piacciono le occhiatine che ti lanciano quelle guardone delle infermiere.”

 

Simon ridacchiò piano. “Da quello che ho potuto vedere, non c’è nessuna che può farti concorrenza. E poi a me piacciono quelle con gli occhi blu, queste non ce li hanno mica.”

 

Mel si chinò su di lui con tutte le intenzioni di baciarlo, ma finì per sfiorargli soltanto le labbra. Aveva paura di fargli male anche solo toccandolo, e piuttosto che vederlo soffrire ancora si sarebbe tagliata una mano. Non le avrebbe fatto alcun effetto il dolore fisico… vedere il ragazzo che amava soffrire in quel modo la dilaniava secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora… per la sua sanità mentale e per esaudire la richiesta del suo amore si era imposta di non pensare al conto alla rovescia che incombeva… non avrebbe retto. Già il cuore minacciava di scoppiarle normalmente, se avesse anche fatto i conti col tempo rimasto poi…

 

Simon le strizzò un piccolo occhiolino. “Ma sai che credo proprio che le infermiere l’abbiano capito che sono un uomo impegnatissimo?”

 

“Già, e pure con una che è gelosa da morire.” Mel gli accarezzò il viso bollente. “Ancora non ho digerito la storia di Michelle Parson.”

 

Simon rise piano. “Amore, avevamo dodici anni.”

 

“Già, e quella brava ragazza si è permessa di provare a baciare il mio uomo alle mie spalle.”

 

“Baciare è una parola grossa… ancora mi ricordo la sua faccia quando l’ho respinta, poverina.”

 

“Poverina? Se la vedo la prendo a bottigliate in testa, altro che poverina.” sorridendo, Mel gli baciò delicatamente la punta del naso mentre gli rinfrescava il viso con una spugnetta umida. “E bravo il mio fidanzato, avevi questo bel segreto e non me l’hai confessato che c’è stata una che ci ha provato…”

 

Simon fece una piccola smorfia buffa. “Sono un maschio, essere fedifrago è nella mia natura.”

 

“Questo è giusto.” Mel gli sorrise ancora, ma quando lui chiuse gli occhi e sembrò cedere per un istante al dolore… fu dura ingoiare le lacrime, ma per amore di quel ragazzo si sarebbe venduta anche l’anima. Si sfilò la bacchetta dalla tasca e incantò la spugnetta… tempo un attimo la sentì molto più fredda nella mano, e la usò per calmare quel brutto attacco di febbre.

 

Simon non aprì gli occhi, ma il suo viso si distese in un’espressione beata. “Mmmh… sei una santa.”

 

Mel gli baciò la guancia. “Per così poco, amore.”

 

Simon riaprì gli occhi velati dalla stanchezza e rimase a guardarla per un lungo momento… raccolse un po’ di energia e sollevò la mano per sfiorarle una guancia col dorso delle dita. “Chissà se dove sto andando esistono cose belle come te.” le sussurrò appena.

 

Mel serrò forte gli occhi per un attimo, ma non potè fermare la lacrima che le ricadde sul viso. Lui non voleva vederla piangere, non doveva farlo…non doveva farlo, per lui… “Dicono che sia un posto bellissimo.” mormorò in un sussurro tremulo.

 

“…già.” Simon sospirò leggermente. “Beh… via quel faccino triste. Voglio imprimere nella mia mente il tuo viso felice, così non lo scorderò mai.”

 

Mel si asciugò rapidamente gli occhi e sorrise. “Sono abbastanza imprimibile così?”

 

“Eccome. Sei anche baciabile.” Simon accolse più che volentieri il bacio dolcissimo di lei, anche se era fin troppo delicato per i suoi gusti, e questo bastò per mettere a tacere per un istante il dolore che provava. Quando lei si fece indietro, lui la guardò dritta negli occhi senza lasciarle la mano. “Ti amo.”

 

“Ti amo.” Mel gli strinse la mano fra le sue, e gli accarezzò il viso per un lungo momento. “E ti amerò per sempre.”

 

Simon esitò. Avrebbe voluto dirle che non doveva condannarsi a restare sola dopo di lui, voleva trovare il coraggio di dirglielo… ma forse non l’aveva quella forza. E forse nemmeno aveva il diritto di chiedere tanto a se stesso. Però l’amore ce l’aveva questo diritto, l’amore poteva esigere un sacrificio da lui in qualunque condizione…

 

Qualcuno bussò alla porta, e per fortuna di entrambi il problema fu stroncato sul nascere.

 

“Posso?”

 

Jack fece capolino dalla porta con un’espressione inusualmente insicura sul viso.

 

“Ooh, guarda un po’ chi c’è…” Simon fece un piccolo sorriso furbo, malgrado la sua espressione sofferente non gli consentisse la sua abituale aria vispa. Già restare svegli era una faticaccia, più di così non poteva dare. “E che ci fai tu da queste parti?”

 

“Eh, sai… avevo voglia di sniffare un po’ di quest’aria di medicinali.”

 

“Allora sei nel posto giusto. Accomodati, posso offrirti un po’ di pozione contro la febbre? Ne abbiamo una vasta scorta….”

 

Mel sorrise, sentendo lei per prima la gioia che vedeva dipinta sul volto del ragazzo che amava… Simon non l’aveva mai ammesso ufficialmente, ma aveva tanta voglia di vedere suo fratello. E a quanto le sembrava, la cosa era reciproca.

 

“Beh, te la sei cavata bene, ti hanno dato la camera singola.” Jack prese posto sulla sedia accanto al letto e se la cavò con un mezzo sorriso.

 

Simon inarcò brevemente un sopracciglio. “Io avrei voluto una matrimoniale, c’è il mio amore qui che deve fare le acrobazie per dormire con me.”

 

Mel gli rinfrescò la pezzuolina sulla fronte e gli diede un bacio a fior di labbra. “Ci vediamo fra un po’, ok?” gli propose dolcemente, per quanto le costasse lasciare quella stanza anche per un solo secondo… era il momento di lasciare soli i due ragazzi.

 

Simon annuì leggermente. “A dopo, amore.” anche Jack la salutò, e Mel uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. E una volta fuori si accovacciò su una sedia e si lasciò libera di sfogare tutto quello che si teneva dentro da giorni.

 

Jack si mordicchiò nervosamente le labbra, cercando e fallendo nel tentativo di fare un sorriso a suo fratello. Aveva promesso ad Amelia che sarebbe stato forte, che avrebbe fatto del suo meglio, ma non era così facile. Non lo era affatto… Simon sembrava così indifeso in quel letto d’ospedale. E incredibilmente aveva un’aria serena… come diavolo faceva?

 

“A nome di tutte le donne che aspettano ancora di essere conquistate da te… piantala di staccarti a morsi le labbra, potrebbero ancora servirti una volta o due.”

 

Jack si sentì un perfetto idiota… se quello fosse stato un altro contesto, avrebbe riso.

 

Simon curvò leggermente le labbra all’insù. “Allora, che si dice nel mondo?”

 

“Oh… le solite cose, non ti stai perdendo niente.”

 

“Niente nuove, buone nuove.”

 

“Non sai com’è vero.” Jack tirò su col naso e se lo grattò assentemente. Continuava a sentirsi un idiota. “E tu? Come… come ti senti?”

 

Simon fece un sorriso stanco. “Come se mi avessero avvelenato.”

 

Jack si passò per un attimo la mano sulla faccia. “Scusa, era una domanda imbecille…”

 

“Ti vuoi rilassare una buona volta?” Simon lo guardò tranquillamente, ignorando il fatto che le immagini ormai avevano perso la loro nitidezza… era tutto un po’ annuvolato. Ma questo era meglio tenerselo per sé. “Ehi, che mi dici di Amely? Dove l’hai lasciata?”

 

“E’… in giro.” Jack sorrise, ancora a disagio. “Il che è strano, perché visto che ultimamente è sempre qui… non c’è che dire, le donne ti ronzano attorno sempre e comunque, eh?”

 

“E che vuoi farci. Benchè il fiorellino in questione si sia scelto quello sbagliato, ahimè.”

 

“Mh.” Jack si accigliò. “Quello sbagliato? Ehi, un momento… stai dicendo che conosci il tizio che…”

 

Simon sfoderò un odioso sorrisetto. “Mi porterò il segreto nella tomba.” Il fratello abbassò lo sguardo. “E dai, fesso… era una battuta.”

 

“Non fa ridere.” mormorò Jack, guardandosi i piedi.

 

“Beh, Dan ha avuto la decenza di fare un sorriso almeno.”

 

Jack sospirò pesantemente. “Senti, piccoletto… io…”

 

Simon rise piano e chiuse gli occhi stanchi. “Lo so già, lo hai rotto tu lo specchio della stanza di mamma e papà quando avevi dodici anni, e sinceramente credo che anche mamma lo sapesse perché mi ha invalidato la punizione sei ore dopo.”

 

Jack inarcò un sopracciglio. “Vuoi che ti ammetta tutte le volte che ho cercato di pararmi il culo incastrando te?”

 

“E tu vuoi che ti ammetta che non ti è andata bene neanche una volta?”

 

Jack fece un piccolo sorriso e abbassò lo sguardo. Si sentiva talmente egoista a beneficiare della grande forza di suo fratello, che per metterlo a suo agio stava cercando di farlo ridere come al solito, ma non era giusto. Simon aveva il diritto di pensare a se stesso almeno in quel momento… almeno con lui.

 

“…senti, non… io voglio solo sapere come te la cavi. Non devi fare finta con me, hai capito? Non cercare di farmi sentire bene, sono io che devo aiutare te e non il contrario…”

 

“Si?” Simon lo guardò. “E cosa te lo fa pensare?”

 

Jack strabuzzò gli occhi. “C’è bisogno di chiederlo?”

 

Calò un silenzio assordante, una piccola attesa che durò qualche secondo in più.

 

“Fa un male cane.”

 

Jack incassò il colpo. “Dove?”

 

“Dappertutto.” Simon guardò altrove. “Ascolta, perché invece non mi dici di…”

 

“No, non ci provare, non cambiare argomento.” Jack strinse i pugni sulle ginocchia e alzò gli occhi al cielo, nel tentativo di controllarsi. “Trattieniti pure con mamma, con Mel, con Katie… ma io non sono qui per avere aiuto. Per una volta voglio dartela io una mano… non ti tenere tutto dentro, va bene? I-Io non so davvero come altro diavolo cercare di… di rendermi utile, di aiutarti…”

 

“Non ci credevo che saresti venuto, sai. E invece sei qua… mi hai già aiutato.” Simon riprese a guardarlo. “Non puoi pretendere nient’altro da te, e poi non sarebbe nemmeno giusto. Io ho la parte facile… è vero che adesso sto male, ma presto smetterò di soffrire. Non è chi se ne va che sta male… quelli che restano soffrono dieci volte di più. Perciò già mi sento un verme al pensiero che vi devo dare un dolore… almeno permettimi di addolcire la pillola, no?”

 

Jack strinse i denti e ordinò a sé stesso di non perdere il controllo. L’aveva promesso. Non era mai stato capace di sopportare l’impotenza o l’incapacità di agire nell’immediato, ma in questo caso doveva per la prima volta in vita sua chinare la testa e rassegnarsi. Avrebbe dato anche dieci anni della sua vita per salvare Simon, ma non poteva… aveva ragione Amelia, presto ci sarebbe stato il tempo per vendicarsi… oh, se ce ne sarebbe stato… chiunque avesse ridotto suo fratello in quelle condizioni sarebbe arrivato a implorare la morte come una liberazione. E l’avrebbe ottenuta nel più doloroso dei modi. Ma questo non avrebbe cambiato il corso delle cose.

 

Simon gli strizzò l’occhiolino. “Già che sei qui e vuoi renderti utile… me li faresti un paio di piccoli favori?”

 

“Qualsiasi cosa, chiedimi tutto.”

 

“Wow, a saperlo che bastava morire per avere tutto questo affetto…”

 

“Non è…”

 

“…divertente, ho capito, ho capito.” Simon tirò un sospiro più profondo. “Intanto per cominciare, vorrei che dessi un occhiata a Mel… mi fa stare peggio sapere cosa passerà. E quando ne sarà uscita… lei dice che non vuole neanche pensarci a rifarsi una vita, ma io non voglio che resti da sola per sempre. Non se lo merita.”

 

Jack fece una piccola smorfia. “Non è che uno come te si trova dappertutto…”

 

“Questo non toglie che anche lei si merita una vita normale.”

 

“Lo so. Non ti preoccupare per lei, ci penso io.”

 

“Grazie.” Simon esitò. “Per quanto riguarda Katie… vi deve dire un po’ di cose che non saranno esattamente l’ideale in questo momento. Avrà bisogno di tutto l’appoggio possibile, di una buona parola e di tanto affetto e comprensione… cerca di non darle addosso almeno tu, ok?”

 

Jack si accigliò. “Che cos’ha fatto?”

 

“Non spetta a me dirtelo, presto sarà lei stessa a spiegare come stanno le cose. E siccome non tira l’aria giusta… uno che mantenga i nervi saldi è necessario. E anche se sembra folle associare te e autocontrollo nella stessa frase, a Katie servirà suo fratello.”

 

“Qualunque cosa abbia combinato, le starò vicino.” Jack si massaggiò assentemente la nuca. “So già che non sarà lo stesso per lei, però, tu te la cavi mille volte meglio di me quando si tratta di ascoltare le persone.”

 

“Ah, non direi.” Simon sorrise in modo fiero e orgoglioso. “I miei informatori mi dicono che in quest’ultimo periodo stai diventando quasi un adulto responsabile.”

 

“L’allievo non supererà mai il maestro.”

 

“Non ci contare troppo.” Simon inarcò brevemente le sopracciglia. “Oh, e un’ultima cosa… non te la prendere se per qualche giorno papà sarà più simile a un orso grizzly che a una persona… lo sai come reagisce alle cattive notizie, no?”

 

Jack annuì. “Già.”

 

“Ora che mi ci fai pensare, non è che tu sia tanto diverso…”

 

“Ecco, appunto.” Jack si rabbuiò visibilmente.

 

“Beh? Che ti succede?”

 

Jack serrò i pugni e se li guardò. “Tu… tu mi stai facendo tutte queste raccomandazioni come se io fossi un tipo in gamba e con la testa abbastanza a posto da poter aiutare anche gli altri, ma lo sai benissimo che non spicco per razionalità… potrei essere il primo a dare di matto quando…”

 

La frase rimase incompleta. Erano parole troppo pesanti per essere pronunciate.

 

“Non questa volta.”

 

“E come fai a esserne tanto sicuro?”

 

“Perché stavolta hai una gioia che ti aspetta proprio dietro l’angolo.” Simon sorrise beatamente. “La bambina di Amelia sarà la salvezza per tutti e due… i bambini hanno sempre questo potere. Ti accorgerai che prenderti cura di lei ti restituirà a poco a poco il sorriso… ti darà la forza di andare avanti, la voglia di vivere che agli altri potrebbe mancare. Per questo devi essere tu a dare una mano a loro… perché sono assolutamente certo che ti riprenderai prima di tutti. E perché mi fido di te.”

 

Jack annuì una volta sola. “Non… non ti deluderò. E’ una promessa.”

 

“Bene.” Simon esitò un momento. “Senti… posso darti un consiglio?”

 

“Certo.”

 

“…apri gli occhi, ok? Guardati in giro… potresti scoprire che hai davvero la felicità a portata di mano. In questi mesi hai capito tante cose, soprattutto che la vita è un soffio e si perde in un niente… sei così vicino a trovare questa felicità… fai ragionare il cuore, non la testa, tanto non è più tempo di dubbi. Fidati delle tue emozioni… non assecondarle sarebbe l’errore più grande che potresti fare. Ti porterebbe un giorno a trovarti improvvisamente in una situazione che non puoi controllare, e ti renderesti conto che c’erano tante altre cose che avresti voluto fare…”

 

Jack riprese a mordicchiarsi le labbra nervosamente. Quanto era vero… aveva ragione suo fratello. Completamente ragione. Ed era doloroso sentire che in quelle parole c’era una nota di malinconia.

 

“Se ti dico una cosa, mi prometti che te la tieni per te?”

 

“Te lo prometto.”

 

Simon fece una piccola smorfia. “Io non ho… tutta questa voglia di morire… v-volevo sposarla sul serio Mel. Sarebbe stato un bel matrimonio, eh?”

 

“Stammi bene a sentire, tu.” Era arrivato il momento di comportarsi da fratello maggiore… Jack lo avvertiva come una pulsione naturale. Forse c’era davvero qualcosa che poteva fare. “Non è ancora finita, hai capito? Non è finita, io credo solo a quello che vedo… e vedo che tu te la stai cavando alla grandissima, che sei il migliore in assoluto, che puoi farcela… dammi solo un altro po’ di tempo per mettere a soqquadro questo cazzo di paese finchè non avrò trovato chi ha combinato questo casino, non mi fermerò finchè non avrò questa dannata cura per le mani, è chiaro?”

 

Simon fece una smorfia amara. “Apprezzo lo sforzo, fratellone, ma veramente io sono un po’ allo stremo qui… anche respirare è diventato un inferno… non dipende da me darti questo tempo che vuoi.”

 

Jack scosse freneticamente la testa. “Giurami che resisterai ancora un po’… non mollare, ti prego, prendilo come un favore personale.”

 

“L’ennesimo.”

 

“Ok, l’ennesimo.”

 

“Viva la sincerità.” Simon fece un sorriso triste. “Non te lo posso promettere, ma mi impegnerò. Va bene lo stesso?”

 

“Si.” Jack gli arruffò amorevolmente i capelli. “Si, va bene lo stesso.”

 

“E tu tieni bene a mente quello che ti ho detto, testa di legno… guardati bene in giro e apri gli occhi.”

 

“Promesso.”

 

Simon sollevò debolmente la mano e gli indicò il piccolo e rudimentale comodino accanto al suo letto. “E visto che sei l’unico a cui ho chiesto tutti questi favori… sei anche l’unico che si becca il regalo. Prendi quello lì…”

 

Jack vide un libro piuttosto grosso e ben rilegato, e quando lo prese notò che sulla copertina non c’erano il titolo né l’autore.

 

Simon ridacchiò stancamente. “Non ti spaventare, non ti sto lasciando i compiti a casa… è il regalo che Julie mi avrebbe dato al matrimonio, ed è bellissimo… voglio che sia tu a tenerlo, ok?”

 

Jack annuì. “Grazie, Pannolone.”

 

“E guai a te se mi fai scrivere sulla lapide ‘Affezionato Pannolone’…”

 

Jack riuscì a malapena ad accennarlo un sorriso… il solo pensiero lo faceva sentire fisicamente male. C’era così tanto ancora che voleva dire a suo fratello, ma quel maledetto blocco alla gola glielo stava impedendo.

 

“E fattela una risata, pollastro.”

 

“Te ne approfitti perché sai che non te le posso suonare, eh?”

 

“Altrimenti a cosa servono i fratelli più piccoli?”

 

Simon si sentì finalmente più sereno… non ci vedeva bene, ma gli occhi gli funzionavano ancora abbastanza… quello sul viso di Jack era un sorriso. Alla fine aveva vinto, glielo aveva strappato.

 

“Scusatemi?”

 

Mel fece capolino dalla porta socchiusa con un sorriso timido e gli occhioni arrossati.

 

“Ehi, vita mia.” Simon le sorrise. “Vieni qua.”

 

Mel entrò nella stanza stringendo in mano una vaschetta di ghiaccio. “Non volevo disturbarvi, ma ho portato un po’ di rinforzi.”

 

Jack le sorrise con sincerità. Gli faceva una tenerezza immensa. “La scusa ideale per mascherare un attacco di amore in piena regola.”

 

Simon gli strizzò l’occhiolino. “Quando la mia donna mi desidera, io non posso tirarmi indietro.”

 

Mel cedette a un sorriso. “Se volete posso anche tornare fra un po’, cambio la pezzuolina e…”

 

“No, no, rimani pure… tanto adesso devo andare.” Jack si alzò tenendo il libro sottobraccio. “E’ quasi ora di cena… se non la ripesco io, va a finire che Amelia se ne dimentica e non è proprio il momento.”

 

“Vai, vai, che qui ho cose più interessanti da sbrigare.” Fece allegramente Simon, mentre intrecciava le dita con quelle della sua ragazza.

 

Jack ridacchiò… che numero suo fratello. Era riuscito a regalargli un sorriso a dispetto di tutto… peccato che ora fosse fin troppo chiaro ad entrambi che quella era l’ultima volta che si vedevano. E non c’era più niente a cui appigliarsi per tentare sorrisi né altro. Faceva male e basta.

 

Simon fece una piccola smorfia di dolore. “Vorrei abbracciarti, ma bisogna chiedere il permesso a tutta questa ferraglia…”

 

“Chi se ne fotte della ferraglia.” Jack in qualche modo riuscì ad abbracciarlo senza stringere troppo. “E ricordati che mi hai promesso qualcosa, capito?”

 

“Lo stesso vale per te. E dai un bacio ad Amely e alla piccola da parte mia.”

 

Jack annuì, e dopo aver dato un piccolo bacio a Mel si avviò verso la porta.

 

“…ehi, testa di legno?”

 

“Hai detto qualcosa, piccoletto?”

 

Simon esitò… il suo sorriso fu più breve, e provò a compensarlo con un debole cenno della mano. “Ciao.”

 

Jack serrò la mascella contro il suo crescente desiderio di farsi un bel pianto… non avrebbe ceduto. Quasi non ci credeva nemmeno lui quando riuscì a sorridere con la sua solita aria da canaglia. “Ciao, Pannolone.”

 

Buffo… gli ci era voluto tanto per trovare il coraggio di andare da Simon, e ora che era fuori dalla sua stanza aveva una voglia pazza di tornare dentro e fargli compagnia fino all’ultimo secondo. Qualunque cosa pur di dargli una mano… qualsiasi cosa. E se non fosse stato per la consapevolezza che Mel aveva più diritto di lui a voler restare con Simon il più possibile, ci sarebbe davvero ritornato in quella stanza.

 

Poi però riuscì ad aprire gli occhi che teneva stretti forte e guardò avanti a sé… c’era anche un altro motivo per cui non poteva tornare indietro.

 

C’era Amelia seduta su una delle scomodissime sedioline della sala d’aspetto, tutta raggomitolata su se stessa come se cercasse una posizione un po’ meno scomoda su quella trappola… quando lo vide subito si alzò e gli andò incontro, guardandolo con apprensione in attesa di sapere qualcosa.

 

Jack tirò su col naso e alzò lo sguardo verso il soffitto, mordendosi le labbra convulsamente. Quando era piccolo aveva sempre sostenuto che non era un atteggiamento ‘da maschio’ piangere… ora però non aveva voglia di fare altro. La vita si stava accanendo così tanto contro di loro, ma perché? Che male avevano fatto? Che male poteva aver fatto suo fratello per meritare quella fine?

 

Amelia gli prese la mano libera fra le sue e gliela strinse forte… avrebbe voluto tanto aiutarlo, ma contro una cosa simile neanche lei poteva far nulla. Lo abbracciò dolcemente, stringendolo a sé, e gli baciò la testa china sulla sua spalla. “Andiamo a casa adesso.” Gli sussurrò piano.

 

Jack annuì contro il suo collo delicato, ma si irrigidì. “Io lo prendo il pezzo di merda che ha fatto questo.” Ruggì fra i denti. “Lo prendo, lo giuro… ha le ore contate molto più di mio fratello.”

 

“Si. Lo faremo insieme.” Amelia gli offrì un piccolissimo sorriso e gli strinse la mano. “Insieme… tu e io, va bene?”

 

“…si.” Jack sentì il bisogno di accarezzarle il viso. “Tu e io.”

 

Con un sorriso mesto, Amelia lo tirò gentilmente per la mano in direzione dell’uscita. Un istante in più in quel maledetto corridoio e avrebbero perso la testa, tutti e due.

 

 

***************

 

I’m so afraid to love you, but more afraid to loose
Clinging to a past that doesn’t let me choose
Once there was a darkness, deep and endless night
You gave me everything you had, oh you gave me light

 

***************

 

 

Con l’ennesimo sorriso lacrimoso, i due ragazzi voltarono la pagina… quel grande album pieno di foto era la cosa più bella che Simon potesse lasciargli, e Jack avrebbe tanto voluto andare lì da lui nel cuore della notte per dirgli un’altra volta grazie. Lui e Amelia dopo cena si erano sdraiati nel letto e avevano iniziato a sfogliare l’album che subito li aveva fatti sorridere.

 

Quante foto… dai primi pannolini ai momenti più recenti, c’era tutto per davvero. La vita di due famiglie felici scritta attraverso le immagini dei più svariati momenti importanti e non, dalle piccole alle grandi cose. E ogni foto per Jack e Amelia significava qualcosa e portava loro un’emozione diversa… si rivedevano bambini e non potevano fare a meno di ridere, in particolar modo per le foto che vedevano la conclusione di una litigata in una gloriosa rissa delle loro. Quante botte… e quante risate. Quanto orgoglio nel portare quelle cicatrici ‘da guerra’ che tanto somigliavano a quelle dei grandi, che in guerra ci andavano per davvero.

 

Una foto in particolare li fece sorridere. Oh se lo ricordavano quell’episodio…

 

Nella foto Simon spingeva un bicchiere di vetro sulla faccia di un Jack alquanto confuso, poi sollevava un coltello e insisteva nel volergli tagliuzzare il braccio finchè Ron non gli sfilava di mano la lama.

 

Jack rise piano e accarezzò i capelli di Amelia, che si accoccolò sotto di lui ancora di più. Se la ricordavano fin troppo bene quella mattina…

 

 

 

 

“Mamma!! Vuoi dirgli di smetterla di fotografarmi?!”

 

“Zitto, mettiti in posa…”

 

Hermione rise mentre prendeva in braccio il piccolo Simon, gli baciò la guanciotta paffuta e lo mise seduto sulla sua sedia davanti alla colazione. “Adesso ci facciamo una bella scorpacciata di cereali, poi pensiamo a fare le foto.”

 

“Va bene.” Simon scattò una foto alla sua tazza di latte e mise giù la sua macchina fotografica colorata, ma quando il cucciolo di Labrador che poche settimane prima gli avevano regalato i suoi genitori gli venne incontro scodinzolando allegramente, il bambino non perse tempo e gli scattò una serie di foto.

 

Hermione rise. “Zio Harry ti ha fatto proprio un bel regalo, eh?”

 

“Io non vedo l’ora che viene Settembre, così me ne vado a Hogwarts e non mi rompi più.” Borbottò fra i denti Jack, mentre anche lui si sedeva davanti al tavolo in cucina.

 

Simon indicò con le dita un tre. “Tanto fra tre anni vengo pure io là, l’ha detto mamma.”

 

Jack fece una smorfia inorridita. “Ma è un incubo, mi insegue ovunque!” l’esasperazione del ragazzino fece ridere di cuore sua madre.

 

“Ehilà famiglia! Guardate un po’ cos’ho trovato in giardino.”

 

La voce di Ron precedette il suo ingresso; era reduce dalla sua consueta corsa mattutina, lo si poteva dedurre facilmente dalla maglietta umida che portava, e teneva in braccio Amelia… che era tutta raggomitolata su se stessa e sembrava ancora più piccola del solito.

 

“Buongiorno, piccolotta.” Hermione le baciò la testa mentre Ron la sistemava sulla sedia accanto a quella di Jack. Simon, inutile a dirlo, la fotografò più volte. “Fatto colazione?” la bambina scosse la testa. “Allora prendo qualcosa anche per te… cereali o biscotti?”

 

“Non voglio niente, grazie.” Disse piano Amelia, senza alzare lo sguardo da terra.

 

“Si comincia male la giornata senza la colazione, sai?” le disse con dolcezza Ron mentre anche lui si sedeva. Voleva un bene dell’anima a quella piccola peste… e ci teneva che ricevesse quante più coccole possibili visto che a casa sua non ne aveva mai, cosa che per uno come lui, cresciuto in mezzo a tanto amore e in una famiglia così numerosa, era impensabile.

 

“Non mi va.”

 

Jack la guardò. “Ma sei arrabbiata per quella cosa che hai detto a me ieri?” Amelia annuì, lasciando che i capelli le coprissero il visetto il più possibile.

 

Hermione le mise davanti una tazza di latte. “Su, comincia con un po’ di latte caldo.”

 

Amelia allontanò la tazza. “Grazie, no.”

 

Ron si accigliò. “E’ successo qualcosa, Amelia?”

 

“E’ tutta colpa del padre!” replicò infuriato Jack. “Vuole farla tagliare!”

 

Ron rimase basito. “…tagliare?”

 

“Ehm…” Hermione si raccolse i capelli con un fermaglio. “Tagliare cosa, tesoro?”

 

“A lei! La vuole far tagliuzzare perché è convinto che è malata di appo… appo… com’era quella roba strana?”

 

“Appecindite.” sussurrò Amelia.

 

“Appendicite?” le suggerì Hermione.

 

“Eh, quella cosa là.” Jack appoggiò le mani sul tavolo, proseguendo il suo discorso infervorato. “Suo padre è pazzo, ha detto che la vuole far operare, ma non lo può mica fare! Il mio amico Johnny, quello che ha la mamma babbana, mi ha spiegato che cosa significa… prendono un coltello e ti aprono tutto finchè non ti escono le budella di fuori, e poi ci mettono le mani dentro e…”

 

“Jack!” Hermione protestò immediatamente quando vide che Amelia si era tappata le orecchie.

 

“…e dopo che hanno tagliuzzato, ti prendono e ti cuciono come un calzino!” Jack non placò la sua furia. “E’ una cosa orribile!”

 

“Ma stiamo scherzando?!” Ron si voltò stravolto verso la moglie. “Vorrebbero fare questa… questa roba oscena a una bambina, alla nostra Amelia?! Ma con chi pensano di avere a che fare, se credono che glielo lasceremo fare…”

 

“Non possono giocare al guaritore pazzo con una persona, li dovete arrestare!” Jack aveva le orecchie rosse. “E tu finiscila con queste stupide foto!!”

 

Hermione si passò una mano sul viso, nel tentativo di contenere la frustrazione galoppante. “Vi date una calmata, per favore?”

 

“Quelli usano un coltello vero, mamma!”

 

“Sarò io a tagliare qualche testa se si azzardano anche lontanamente a trattare questa bambina come un vestito che si cuce e si taglia a loro piacimento!”

 

“VI DATE UNA CALMATA, PER FAVORE?!” l’urlo di Hermione ristabilì finalmente la calma, e diede alla donna la possibilità di scattare in piedi e prevedere il tentativo di fuga di Amelia. Hermione agguantò la bambina al volo e la prese in braccio, tornando a sedersi.

 

“Lasciatemi in pace!!” strillò Amelia, che scalciava a più non posso. “Io non mi faccio tagliare da nessuno, me ne vado e basta!!”

 

Hermione ebbe la pazienza di aspettare che le proteste della piccola si trasformassero in un pianto di sfogo, e a quel punto la tenne stretta nel suo abbraccio materno e affettuoso. “Ssh… va tutto bene, tesoro, tira un respiro profondo.”

 

“…io non voglio essere tagliata…” piagnucolò Amelia.

 

“Perché tu pensi che lo permetteremo?” fece subito Ron, ma un’occhiataccia della moglie lo mise a tacere.

 

“Su, asciugati questi bellissimi occhioni e non piangere più.” Hermione le scansò i capelli dal viso e le asciugò le lacrime con un fazzoletto. “Allora, vuoi stare a sentire questi due geni qua dietro… o ti fidi di me, che sono cresciuta fra i babbani e so bene di cosa stiamo parlando?”

 

Amelia annuì e tirò su col naso.

 

“Non ti succederà proprio niente di grave, e soprattutto non sentirai neanche un po’ di dolore.” Hermione le sorrise in modo incoraggiante. “Devono solo fare un taglietto che si rimette a posto subito, uno di quei graffi che tu e Jack vi procurate sempre, e prima di farlo ti addormentano così quando ti sveglierai sarà tutto passato.”

 

“E come l’addormentano?” fece Jack, incuriosito e sospettoso insieme.

 

Ron non sembrava convinto. “Non è che si sveglia nel momento sbagliato?”

 

“Assolutamente no.” Hermione appoggiò due dita sulle labbra di Amelia. “Ti faranno annusare una cosa che ha un odore dolciastro da una mascherina, e tu piano piano sentirai gli occhi pesanti… finchè non ti verrà il sonno. E siccome ti lasciano respirare questa cosa per tutto il tempo che ti fanno il taglietto, ti sveglierai solo dopo… quando avranno finito tutto, e ti accorgerai che non avrai sentito niente.”

 

Amelia sembrò un po’ rincuorata, perché i suoi occhioni scuri da cerbiatta ripresero un po’ della loro vitalità. “Allora non sento dolore?”

 

Hermione le baciò la fronte. “No, amore piccolo, non sentirai niente.” Il suo sorriso si ampliò quando la bambina, in segno di gratitudine, le gettò le braccia al collo… e lei in cambio la strinse a sé, cercando di infonderle tutto l’amore materno che meritava e che non aveva mai avuto.

 

Ron fece una smorfia poco accondiscendente. “Si, ma perché non risolviamo direttamente la cosa portandola da Aki, così ci risparmiamo tutti questi casini…”

 

Hermione scosse la testa. “Il papà di Amelia non va matto per la magia, lo sai, se questo lo fa sentire più tranquillo è meglio che agisca alla sua maniera… tanto noi siamo pronti in qualunque caso.”

 

“Ok, però…” Jack s’interruppe quando vide che suo fratello gli porgeva un bicchiere. “Che vuoi?”

 

Con estrema tranquillità, Simon gli appoggiò il bicchiere sulla bocca e gli fece cenno di tenerselo lì dov’era, poi gli prese un braccio e tirò su la manica del pigiama, infine inserì l’autoscatto alla sua macchina fotografica e afferrò un coltello.

 

Hermione inarcò un sopracciglio. “Che stai facendo, Simon?”

 

“Lo opero.” Rispose beatamente il bambino, calando il coltello sul braccio che Jack fece appena in tempo a tirar via fra mille imprecazioni. E mille risate… quelle di Hermione ed Amelia, e quelle di Ron, che aveva prontamente sfilato il coltello dalle mani del figlio minore.

 

“PAZZO PSICOPATICO CHE NON SEI ALTRO!!” gli urlò Jack. “E VOI CHE RIDETE?!?”

 

 

 

 

Anche l’ultima pagina fu voltata… l’album era proprio finito.

 

Jack chiuse il libro e ne accarezzò la copertina, ancora col sorriso sulle labbra. Quanti bei ricordi… aveva davvero avuto una vita felice. Non che non se la fosse faticata… però anche nei momenti più difficili aveva visto la luce. Dov’era questa luce ora? C’erano solo ombre nel suo cuore.

 

Sembrava assurdo come fosse difficile separarsi da quell’album… perfino posarlo sul comodino gli risultava un peso. Avrebbe continuato a guardare e riguardare quelle foto anche per tutta la notte, non desiderava altro che poter modificare il tempo e tornare bambino, quando era sereno e spensierato, o restare a quei giorni di spensieratezza di quando erano ragazzi… proprio come nella foto scattata a Simon il giorno in cui si era fatto il tatuaggio del drago sulla schiena, e suo padre con un sorriso sornione aveva passato a sua madre una bottiglia di vodka forte, nel tentativo di toglierle dalla faccia quell’espressione inebetita e avvilita.

 

Jack quasi cedette alla tentazione di aprire di nuovo l’album, poi però si accorse di lei… Amelia si era addormentata sul suo petto, e sembrava anche che dormisse profondamente. Povera Amelia, era proprio crollata… nonostante le sue condizioni negli ultimi giorni era andata avanti e indietro dall’ospedale, aveva dormito pochissimo, si era data da fare per stare vicina a tutti e non si era mai lamentata.

 

L’album di foto finì sul comodino in pochi secondi… tutta l’attenzione di Jack era sulla sua amica ora. La stese sul letto il più delicatamente possibile e le lasciò praticamente tutto lo spazio a disposizione. Lui rimase su un fianco, incapace di prendere sonno… preferiva guardare lei che dormiva così pacificamente, lo rilassava di più. Aveva un’aria così dolce, con quel visetto rilassato e roseo così morbido al tatto, era piacevole accarezzarla… il profumo di pesca dei suoi capelli gli inondava le narici e gli regalava una sensazione di calma quasi irreale in un momento come quello. E non c’era da stupirsi, perché per una vita intera erano stati l’uno la forza dell’altra, l’uno la spalla dell’altra, uniti e sempre pronti ad affrontare insieme qualsiasi cosa, mai soli ma sempre insieme… Jack si domandò per un attimo come avrebbe fatto a superare quel momento atroce senza di lei, e si rese conto che non ci sarebbe mai riuscito. Era lei che gli dava la forza di andare avanti, di resistere… lei lo capiva come nessun altro al mondo.

 

Jack le scansò i capelli dal collo con estrema dolcezza, senza svegliarla, lasciandosi cullare dalla musica delicata dei suoi sospiri assonnati, e senza capire come si ritrovò ad accarezzarle il pancione… quel suo pancione adorato che non era ancora troppo grande, piuttosto solo arrotondato, ma su di lei magrolina spiccava almeno il doppio. Lì dentro un esserino si stava formando per sgusciare fuori… la bimba che aveva restituito il sorriso ad Amelia, la piccola nata dall’amore della sua Amy per qualcun altro. Le dita del ragazzo si allargarono possessivamente sull’addome rigonfio della sua amica, quasi come se volesse marcare il territorio… gli dava fastidio. Gli aveva sempre dato fastidio pensare all’Innominabile Stronzone, ma adesso gli dava proprio i nervi. Quel tizio aveva tentato di portargli via Amelia, poi l’aveva lasciata sola e le aveva spezzato il cuore… che diavolo ne sapeva lui di come prenderla? Poteva mai saperne più di oltre quindici anni di amicizia? Sicuramente no! Altrimenti non l’avrebbe mai lasciata, non si sarebbe lasciato scappare una ragazza fantastica come lei, una donna così in gamba e una mamma così amorevole.

 

Chiudendo gli occhi gli tornò in mente il giorno in cui l’aveva conosciuta, quando il maestro di matematica li aveva messi nello stesso banco… la rivide bambina proprio com’era allora: magrissima, taciturna, sola, triste, bisognosa di affetto…

 

“…ehi…” Jack appoggiò la testa sul pancione e lo accarezzò con quanta più dolcezza potesse, sussurrando con altrettanto amore. “…non ti devi preoccupare, piccolina, anche se non c’è tuo padre… mi prenderò cura io di te e della mamma, capito? Non sarete mai sole… perciò stai tranquilla, pensa solo a crescere forte e bella come la tua mammina. Ti prometto che nemmeno la conoscerai la solitudine, ci pensa lo zio Jack a te…siamo intesi, bimba?”

 

Simon aveva ragione, tanto per cambiare. Una bimba… una piccola rotonda e rosea, senza dentini e con le manine grassocce, un cucciolino disposto a sorridere per ogni smorfia ridicola, una robina morbida che con un po’ di fortuna avrebbe avuto gli stessi occhioni splendidi della sua mamma. Una cosa così piccola riusciva a fargli sentire un briciolo di speranza in un momento di disperazione così nera, e non era ancora nata… perché immaginarla in braccio ad Amelia gli faceva addirittura battere il cuore per l’emozione. Suo fratello ci aveva visto giusto ancora una volta… in mezzo a tanto dolore c’era ancora una piccola luce.

 

Jack sospirò e appoggiò la testa al cuscino, senza per questo togliere la mano che accarezzava il pancione di Amelia. Rimase a guardarla in silenzio, contemplando piccoli dettagli del suo viso che non gli sembrava di aver mai notato. Era così carina… così semplice… così se stessa.

 

Sai che ti dico, cucciolina? Non dirlo alla tua mamma, perché certe volte prenderla per il verso giusto è un po’ difficile… non sai mai come fare a dirle quello che pensi… secondo te come la prenderebbe se le dicessi che è la cosa più bella che mi sia mai capitata nella vita?

 

 

***************

 

And I will remember you

Will you remember me?
Don't let your life pass you by
Weep not for the memories
Weep not for the memories

 

 

 

*********************

 

 

 

 

ç_________ç  …quando uno ci nasce tutto scemo… un paio di volte mentre scrivevo questo chap mi è scappata la lacrimuccia! Santa pazienza, ma come fanno gli autori professionisti a eliminare i loro protagonisti con tanta naturalezza? *Sunny guarda malignamente la Rowla*  Aah, è evidente che questo chap poteva riuscirmi infinitamente meglio (sono in un periodo moooooolto autocritico) e l’avrei riscritto tutto una volta finito, però poi avrei postato direttamente a Natale e non mi sembrava il caso… U.U  Diciamo che vi accontentate e mi perdonate? Almeno ho aggiornato prima! *.* E poi ehi, i chaps di transizione non sono mai stati il mio forte, però questo ci voleva… non stiamo mica dicendo addio a una comparsa, ma a una colonna portante della storia, facciamolo almeno in grande stile! Senza contare che è il preludio agli avvenimenti del prossimo chap, “Punti di vista” …

 

Detto ciò, si passa agli special thanks! Innanzitutto thanks a tutti quelli che mi hanno fatto gli auguri per il mio comply! *^_________^* E poi rifacciamoci della volta scorsa, che non ho potuto darmi all’angolo delle rispostine:

 

Gaia Loire: grazie mille! Ho cercato di fare in frettissima stavolta, e come vedi ci sono anche Jack e Amy! ^____- Kisses!

Lily: tranquilla, ti confesso che mi diverto a leggere delle supposizioni dei lettori, poi quando ci azzeccano un po’ mi fa anche piacere perché vuol dire che sono entrati nella storia! Infatti quel “Ti Amo” era volutamente contrapposto al “Ti Odio” successivo, e brava per averci fatto attenzione! Per ulteriori sviluppi… alla prossima puntata! ^____^ Bacissimi!

Siangel187: no povera stella, sei hai pianto lo scorso chap, figurati qui! Ti consola sapere che ho piangiucchiato anch’io? ç____ç Speriamo che Alex se la cavi, perché se lo prendono… O_____o Baciotti!

Yelle: tesoro, innanzitutto piccola parentesi: ho letto la tua storia Bright/Hannah (io li adoro!!) e te la devo recensire perché è troppo bella!! *^___^* Sapessi quanto mi è costato eliminare il povero drago di Simon… io adoro più gli animali che gli uomini, figurati un po’! E come te adoro gli Evanescence… ma quante cose ci accomunano! XD E per l’original… sai che ci sarebbe in cantiere qualcosina? ^____- Un bacio gigante!

Ruka88: ahia, Simon lo adoro anch’io, però… per come si stanno mettendo le cose… U.U Beh, fatti una risata: non posso dirti come e quando, ma posso anticiparti che la faccia di Jack sarà più o meno così: 0.0"  Ih ih! ^_________-  Un baciottolo!

Giulietta89: in effetti sono proprio spietata! X____x Alex si è cacciato in un guaio piuttosto grosso, ti confesso che non vorrei essere al posto suo… ~__~ Speriamo che lo risparmino! Un bacione grande!

Elly: grazie cara! Anch’io adoro Simon, però purtroppo la vita è imprevedibile anche nella fantasia delle nostre storie… ç_____ç Spero che le emozioni dei nostri ragazzuoli ti abbiano coinvolto anche stavolta! Un bacio forte!

Blacky: tesorina, se il chap precedente ti ha fatto scendere la lacrimuccia… ne deduco che questo te ne ha fatte scendere due? ^___^ Soooooorry, esigenze di copione… guarda mamma Rowla, che ci ha strappato via Sirius che tutti amavamo tanto così, in un niente… io almeno Simon lo faccio andare via in grande stile, come si merita! Eh, lo so, la cosa non mi giustifica… #______# Un bacino enorme e lacrimoso!

MM1981: si, mi sono odiata profodamente anch’io da due capitoli a questa parte! +.+ Mi sa che Ron e Jack, così come tutti gli altri, la pensino abbastanza come te in merito ai Malfoy… *^___^* Bacini!!

Vale: amoooore, ti ho proprio schiantato… perdonami!!! *.* E questo chappy è stato difficile da scrivere perché io odio gli addii, ma penso che un personaggio importante e amato come Simon abbia tutto il diritto di prendersi quello che si merita… ammetto che potevo fare infinitamente di meglio, però ci ho provato. Prometto che nel prossimo chap mi impegnerò di più! *^___^* Tesorina, meglio che ti avverto, da qui in poi si comincia a giocare pesante da entrambe le parti, per cui… prepara il tuo adorato cuoricino a tenersi forte! Ti voglio tantissimo bene!!! Smack smack!

Giugizzu: …lo sai che anche mia sorella mi ha chiesto la stessa cosa quando ha letto il precedente chap, se stavo scherzando? *^___^*  Ahimè, sono seria stavolta… mannaggia questi antidoti che non ci sono mai quando li cerchi! U.U" Un bacissimone!

Pepy: oh mamma, mi sa che il nome di Alex è scritto in grassetto sulla tua agendina!! ^_____- Nuu, tesora, non volevo ucciderti! …ma sei ancora vivia, si? No, perché questo chap era leggermente triste… non vorrei che… su col morale, abbiamo ancora Jack e Amelia! *^___^* Magra consolazione, ma meglio di niente… un bacio formato gigante!

Kaho_chan: *sunny si abbraccia forte forte la sua amichetta che disegna i cerchietti* Nuuu, tesora, non mi crollare! Ehm… ammetto che dopo un chappino così triste non è una richiesta facile, però… ok, aspetta, mi metto a fare qualche cerchietto a terra pure io, che è meglio… #______# Un bacio universale compensa il tutto? Smaaaaaaack!

Eli: ciccina mia! Ma grazie di tutti questi complimenti, sei sempre adorabile… anche se io ho fatto la cattiva come la Rowla e ho cominciato a fare razzia dei miei amati personaggi! U.U Come hai detto giustamente tu, love, qui tanto per chi deve ancora scoprire tanto per chi ha già scoperto… saranno cavoli moooolto acidi! *.* Anch’io ti voglio benissimo e non vedo l’ora di beccarti su msn! ^3^

Caillean: brutta cosa essere un bravo ragazzo… sei il primo della lista quando si tratta di far fuori qualcuno! Il nostro adorato Pannolone era destinato a questa cosa fin dall’inizio, purtroppo… nuuu, non smettere di leggere, magari anche se non c’è lui trovo il modo di farmi perdonare! *sunny si butta a terra una manciata di ceci e ci si inginocchia sopra per punirsi a dovere* U.U  Un baciottolo!

Dark_Iori: *^_____^* a quest’ora ci saranno ceri in abbondanza dalle tue parti! Ohi, mi sento responsabile… perdono! Grazie per i complimenti, in questo chap non me ne merito tantissimi ma vedrò di rimediare presto! Almeno non ci ho messo una vita ad aggiornare! *^___^* Un bacissimo!

Dorothea: oh che bello, anima pia, tu non mi maledici per il povero Simon! Grazie! *inchino devoto e profondo* E grazie millissime per i complimenti! Un bacio graaaaaaaaaande grande!

Alewen: …ahem… ecco… non vorrei deluderti, ma Simon non lo vedo troppo bene al momento… X___X Si, in effetti Katie avrebbe potuto anche ammazzarlo di botte quell’infamone di Alex, ma era così sconvolta che non è riuscita a ragionare con calma… poveretta, gliela passiamo perché era strapazzata e non è abituata a queste situazioni… U.U Un bacio forte!

Daffydebby: tesoro che bello, non mi uccidi! *^____^* Eh… la volta scorsa non mi hai ucciso… non è che stavolta ci ripensi? O____o Posso dirti in anticipo che si, Katie giocherà un ruolo fondamentale in questa storia, ma non mi chiedere per chi e in che contesti… sono sotto giuramento che non parlo! ^____- Un bacio formato famiglia!

Lilychang: in effetti questa cosa che il necrologio si sta imbottendo è diventata pericolosa… ^___^ Visto che non hai ciccato, che c’è anche Alex in questo chap? Non è la figura dominante perché in questo caso “il vero coraggio” riguarda un po’ tutti: il coraggio di Simon, di Jack, del resto della famiglia, di Alex… è un po’ per ogni personaggio, ecco! Ma presto rivedremo Alex all’opera… come dice mia sorella, non so se lo rivediamo in orizzontale o verticale, ma… *^____^* Bacissimo!

Fabry: bastardone, direi! Alex ci è andato proprio giù pesante! Ma come giustamente dici tu, quello che doveva fare l’ha fatto… almeno non ne è fiero! E’ già qualcosa… #_____# Un bacione!

Kim: ‘morina, com’è la song? Piasuta? Azzeccata all’argomento? Eh, direi di si, considerando tutta la situazione… come mai ho idea che mi ti sei squagliata come una candelina di cera? U.U Povera luvvia! Consoliamoci col 3 Novembre… *^_______^* …e anche con le prove generali di qualcuno… ^______- Tvtttttttttttttttttttttttttttttttttb!

Miky Black: grazie! Eh si, poverini i due bimbetti Weasley… sono stata crudele! +.+ Un bacetto!

Carol87: io adoro Pochaontas!! *^__________^* In effetti lei e Katie hanno parecchio in comune, ora che mi ci fai riflettere! Ups, mi sa che il fatto che Jack si stia dando una svegliata non sia sufficiente a farmi perdonare per Simon… #_______# Un bacio immenso a te… e uno grande grande anche al bimbetto che curi! *^_____^*

Hiromi: sorpresa, sono riuscita ad aggiornare prima del previsto! ^____^ Eh, era necessario che Katie scoprisse tutto e così presto, perché da adesso in poi il ritmo sarà molto più intenso e le cose si succederanno a distanza di giorni e non di mesi… poveri, non li lascio in pace un momento! U.U E anch’io voto per uno sterminio di massa di Taventoon e Frank l’animalone! ^_____- Baciotto!

vale: …uhm… io vorrei dirti che Simon non muore, però… ehm… devono essere proprio queste parole? U.U" Beh, almeno ho aggiornato prima dell’altra volta! Un bacio!

Lazyl: è vero, lui e Mel si dovevano sposare e fare tanti piccoli genietti… ç______ç Ecco, adesso mi odio più di prima! Perdono, non infierire… non è colpa mia, è tutta colpa di quell’antipatico di Alex! *u* Si, tecnicamente è opera mia, però… desperacion sul serio!! Un besito! ^___-

Phoebe80: povera cucciola, ti ho ammazzato in un sol colpo… ç______ç Grazie tesora per la tua immensa comprensione! Beh, io come al solito non posso parlare… non posso nemmeno dirti ce hai ragionato bene o se sarebbe stato bello che la tua idea coicidesse con la mia… posso solo dirti che devi essere adorabile mentre rifletti? *^_____^* Il momento della vendetta arriverà, arriverà presto… confesso che non vorrei essere al posto di Alex! 0.0 Un bacio giganteschissimo, sau tesora!

Saturnia: quanto ti ho pensata quando scrivevo lo scorso chap! E ti ho pensato tanto anche durante questo! Poooovera stella, ti sei disperata tanto? Però nella mia crudeltà almeno ho regalato al nostro adorato Pannolone un chappino tutto suo per dire ciao alle sue innamorate lettrici! ç____ç Può essere utile che vedo cespugli di more ricrescere a vista d’occhio? ^____- No, probabilemente no… perdooono! E grazie per tutti i complimenti che mi fai, sei adorabile! Un bacio immenso e universale!

Meggie: …mi hai contagiato, tesora mia, adesso anch’io ho cominciato a far fuori i miei protagonisti! *^____^* Povera tesora, iltuo amore per i personaggi è un pericolo! XD Porca paletta sì, mia sorella ha votato per una petizione abbatti-gufo-che-interrompe dopo la quasi scintilla fra Jack e Amy! Beh, almeno loro se la cavano meglio… non che questo compensi, però… un bacio enormissimo, e aggiorna presto che sono in astinenza!! ^___^

MandyJJ: mi fa piacere di essere riuscita a commuoverti! E ho aggiornato prima che ho potuto, visto? Per una volta! Un baciotto! *^___^*

Alissa11: dannato gufo, eh? C’eravamo quasi! ^_____- Alex è un infame, concordo con te… o più semplicemente, non ha avuto il coraggio necessario e ha preferito non opporsi a una cosa così ingiusta… ora come ora, sinceramente, non viene troppo da perdonarlo a vedere quel povero picciolo di Simon che ci lascia! ç________ç Bacissimo!!

Lady Numb: *sunny chiede perdono a mani giunte per l’ora di lezione passata a disperarsi* Ho voluto dare a Simon tutto lo spazio che meritava, anche se questo chap non mi è riuscito proprio come volevo io, ma era giusto che andasse via con tutti gli onori… Alex, ahimè, è davvero innamorato di Katie… solo che sta cominciando a capire solo adesso che l’amore non è il possesso egoistico come gli hanno insegnato, ma è tutta un’altra cosa… peccato che dovesse lasciarci le penne il Pannolone perché lui lo capisse! *sunny furiosa con se stessa e con i suoi personaggi* Grazie tesora per i complimenti! E si, anch’io sono un’universitaria! *^________^* Eh eh! Un bacio grande come tutto il pianeta!!

~Lily~: ora come ora non posso esaudire la tua richiesta… glab! Povera testolina mia staccata a morsi! #_____# Ma in realtà anch’io mi prenderei a morsi, perciò… fallo per me e per te! Baci!

Ayashi: grazie mille! Ohi ohi, insieme al Pannolone rischio di essere ammazzata anch’io… aiut! Però hai ragione te perché Simon mancherà tanto anche a me, quindi figurati! ç____ç Un bacetto forte!

Cloe Sullivan: beh, diciamo che almeno per metà ti ho dato retta: Jack si sta dando una svegliata! *^_____^* Per Simon… ç______ç Grazie tantissimo per i complimenti! Un bacio forte forte!

Sirius4ever: nuuuu, in ginocchio no, che poi mi commuovo anch’io! Lo so che Simon ci mancherà tanto… posso farmi perdonare in qualche modo? *.* Grazie mille, è sempre bello ricevere complimenti! Un baciottolo!

Maga Magò: concordo, molto cattiva! Infame quasi quanto Alex! U.U Però almeno con Jack e Amelia sto facendo la brava, si nota? *^____^* Uuh, non mi dire così, che già non sono troppo abituata a far morire i miei personaggi… qua va a finire che mi ci metto anch’io a piangere! #_____# Un bacionissimo!

Giuggia89: povera tesora, ti ho un po’ massacrato… perdono! Per Katie funziona così, lei non emana le sue emozioni ma sente quelle degli altri e se sono tristi cerca di aiutarli il più possibile… in questo caso è già troppo disperata lei per dare una mano, perciò… la visione che ha avuto quando ha toccato Simon è stata colpa del veleno, quella robaccia che aveva in corpo il fratello è mortale e per questo ha visto quello che ha visto. Eh eh, ottima l’analisi di Jack, sei grande! *^_____^* E piace anche a me l’idea che il frugolino di Amelia sia una bimbetta! ^____- Un bacio gigantesco!

TBI: troppo gentile, me onorata! Beh, magari questo chap ha qualche pecca in più, ma non volevo metterci la solita vita ad aggiornare, così… grazie per i complimenti e un bacio grande! ^___-

Lilith: …ho avuto un attacco di perfidia e l’ho sfogato col povero Simon, non c’è che dire! U.U Ahimè, Alex non avrebbe mai dovuto cedere… il fatto è che in questa storia molto è fantasia, ma un pizzico di realtà ci vuole sempre, e nella realtà le cose vanno sempre un po’ così… ç_____ç Un baciottolo!

Deepderk: in effetti la scena fra Mel e Simon era quella che mi ha fatto cacciare la lacrimuccia! ç_____ç Si, avevo dato un po’ di segnali per prepararvi a quello che sarebbe successo… anche se non si è mai preparati abbastanza! Jack e Amelia fanno progressi, però! Almeno loro! Un bacissimo!

Anduril: …riconosco che FMI non sarà più la stessa senza il Pannolone! Mi impegnerò a fare del mio meglio, tu non smettere di seguire gli avvenimenti perché ora saranno tutti uno dietro l’altro a perdifiato… poveri cuoricini dei miei lettori adorati! ç______ç Perdono!! Un bacio con abbraccio!

Avana Kedavra: sei perdonabilissima quando si tratta di complotti prof contro alunni! *^___^* Fai bene tesora a dire che le cose stanno prendendo una piega terribilmente complicata, qui c’è una vera e propria guerra civile dietro l’angolo! *.* Il ritmo sta per complicarsi… che casino!! ^____^ Un bacio forte anti-studio!

Saphira89: povera, ti ho sconvolto! Mi dispiace tantuuuuu!!! ç________ç Mi perdoni? E quanto ti capisco, stare senza internet a casa è atroce, io ho già passato questa situazione più volte… U.U" Un bacio grande!

Sharkie: sei la benvenuta fra i recensitori, è un piacere sapere che anche tu leggi le mie storie! Visto, ho aggiornato il più presto possibile! *^_____^* Così non ti devi più suicidare! Un bacione!

 

 

 

…non dovrei aver dimenticato nessuno, ma se l’ho fatto mi scuso già da ora! Ah, e mia sorella ringrazia tutti per il sostegno morale e i vari in bocca al lupo che le avete mandato! ^____- Io invece vi ringrazio infinitamente perché mi avete fatto raggiungere un traguardo che mai e poi mai mi sarei aspettata di raggiungere, nemmeno nelle mie previsioni più ottimistiche… 600 recensioni!!! GRAZIEEEEEEEEE!!!!! Vi voglio benissimo!!! ♥♥♥ Mi raccomando, lasciatemi un commentino anche stavolta che fa sempre bene… anche se ho la sensazione che i più vorrebbero uccidermi al momento… pietà! *.* Sau bimbi, alla prossima puntata!

 

Sunny

 

 

  
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