Konnichiwa ^.^
Ecco un
nuovo capitolo, il 13, appena appena sfornato! Vi avviso
che forse non riuscirò a postare velocemente come prima ora, perché prima i
capitoli ce li avevo già pronti, ora devo scriverli, comunque cercherò di fare
del mio meglio J
Detto
questo, vi lascio al nuovo capitolo! J
13. LIBERTA’
Cosa c’è di più
caldo e accogliente dei morbidi colori dell’autunno? Le foglie, non più verdi e
rigogliose, cominciano a seccarsi e lentamente si tingono con le sfumature del
tramonto.
Basta un sospiro del
vento per farle staccare dal loro ramo familiare, e trasportarle leggere lontano,
mentre si perdono in una danza leggiadra.
L’estate volgeva al
termine e Resembool si stava trasformando: i verdi campi brulicanti d’erba
sottile si ricoprivano man mano di un umido manto di foglie rossastre. Anche i
monti, alti e fieri all’orizzonte, parevano imporporarsi con la nascita dei
raggi del sole, che scandivano l’inizio di un nuovo giorno.
I tranquilli
ruscelletti che scorrevano tra le colline, non erano più in secca, e si
riempivano velocemente d’acqua fresca, che non faceva altro che riflettere i
raggi del sole, donando un’atmosfera ancora più calda e luminosa a quel piccolo
ambiente.
Sembrava quasi che
il paesaggio stesse arrossendo dall’imbarazzo.
Alphonse si
stiracchiò sul materasso, spiegazzando il
lenzuolo giallo. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente quegli ultimi
spasimi di aria tiepida che stavano accompagnando la fine della bella stagione.
Riaprì le palpebre,
dirigendo le iridi d’oro colato verso il vetro della finestra. Colse con lo
sguardo l’alto volo di un falco, che si stagliava nel cielo azzurro, sfumato a
tratti con bianche nuvolette paffute, da cui il sole faceva capolino. Ne seguì
il volo, facendo attenzione a ogni singolo movimento delle ali del volatile,
perso nella sua danza così libera, fuori da ogni costrizione.
Sorrise,
ricordandosi di quante altre volte in quegli anni avesse visto un falco volare,
e avesse desiderato con tutto il cuore riappropriarsi della sua libertà un
giorno. Si rese conto che quel giorno ormai era giunto molto tempo prima.
Com’era strano sentire
di nuovo ogni cosa sul suo vero corpo. Ogni sensazione sembrava così nuova.
Anche la semplice
carezza del lenzuolo, o il calore dei raggi del sole che filtravano dalla
finestra, il profumo del latte caldo e della torta di mele che Pinako doveva
aver infilato nel forno da poco.
Si leccò le labbra,
in attesa di poter assaporare quel gusto così dolce. Ecco un’altra pietanza che
aveva segnato nel suo quadernino.
Socchiuse gli occhi,
beandosi del silenzio tranquillo ma innaturale che dominava la sua stanza in
quel momento. Volse lo sguardo verso il letto del suo fratellone.
Vuoto, perfettamente
rifatto.
Eh già, il
fratellone stava facendo enormi passi avanti con la sua storia con Winry. Molte
notti Al si era svegliato per prendere un bicchiere d’acqua, e aveva notato
l’assenza di Edward. A quanto pare, le notti in cui l’ex alchimista andava a
trovare la meccanica nella sua stanza si stavano moltiplicando.
Ormai era passato un
mese e mezzo dal loro primo bacio, e quei due si stavano avvicinando – se
possibile – sempre di più. Era rimasto davvero molto sorpreso del coraggio del
fratello. Nonostante sul campo di battaglia fosse un vero leone, nelle faccende
di cuore il grande alchimista d’acciaio era sempre stato un codardo.
Era così evidente
che era innamorato, più di quanto non lo fosse mai stato. Durante i tempi delle
guerre era sempre stato molto semplice nascondere simili sentimenti, che non
avevano nessun posto in quel mondo di sangue e sofferenze.
Ma ora, sarà per
l’atmosfera così calda e familiare che regnava in quel piccolo paese, o il
semplice fatto di ritrovarsi così vicini e uniti dopo tanto tempo... Edward era
riuscito a esternare quello che realmente provava, e le cose tra lui e Winry
sembravano andare davvero bene.
Alphonse era davvero
felice per loro.
Si alzò dal letto,
sistemando il lenzuolo subito dopo, distendendolo per bene, e posizionando il
morbido cuscino sopra di esso. Raggiunse l’armadio e si infilò un paio di
pantaloni beige con le cuciture dorate e una semplice camicia bianca, perfettamente
abbottonata, com’era nel suo stile elegante e sobrio. Si scosse un po’ i corti
capelli dorati, spettinandoli sulla testa con le mani, giusto per dar loro un
po’ di volume.
Uscì dalla stanza
inspirando nuovamente quel delizioso aroma che proveniva dal piano inferiore.
Stava per scendere le scale, quando si accorse che una luce s’intravedeva nella
penombra del corridoio.
Seguì quello spettro
luminoso, fino a giungere alla porta della camera di Winry, semichiusa. Nessun
rumore fuoriusciva da quella stanza, a parte il delicato respiro di due persone
perse nel sonno.
Silenziosamente,
spinse con le dita delle mani la porta di legno scuro, che si aprì un po’,
cigolando quasi impercettibilmente. Guardò dentro, per accertarsi che davvero
ci fosse qualcuno.
La stanza era
luminosissima, chiara, i contorni perfettamente nitidi, delineati da un gioco
di luci e di ombre donato dagli intensi raggi del sole che entravano prepotenti
dalla finestra aperta. Il sole, in quel lato della casa, riscaldava e
illuminava ogni angolo buio. Il cielo era azzurro e limpido, e le vaporose e
candide nuvolette sembravano distanziarsi sempre di più dalla stella.
L’armadio, per metà
aperto, lasciava intravedere alcuni vestiti di Winry, compresi la sua minigonna
nera (che tanto piaceva a Edward) e i suoi adorati pantaloni da lavoro. Sulla
scrivania, c’erano automail di ogni genere e dimensione, circondati da vari
attrezzi quali viti, chiavi inglesi, martelli e altri aggeggi meccanici.
Esattamente sotto
alla finestra, si trovava il letto della sua amica d’infanzia. Winry dormiva
pacatamente, stretta nel lenzuolo di cotone verde chiaro. I capelli biondi
erano sciolti e ricadevano spettinati sul cuscino e sulle piccole spalle. Un
sorriso beato e carico di gioia era marcato sulle sue labbra, rosse quasi come
un petalo di rosa.
Accanto a lei, per
metà seduto sul letto, c’era Edward, anch’esso con gli occhi chiusi,
addormentato. Indossava una canottiera grigia e un paio di morbidi pantaloni
neri del pigiama, arricciati – forse non volutamente – sulla metallica gamba
sinistra, che ciondolava verso il pavimento. A coprire le sue spalle, e per
metà quelle di Winry, la sua amata palandrana rossa, utilizzata a mo’ di
coperta.
La testa era
dolcemente appoggiata su quella della ragazza, e i capelli dorati si
mischiavano con quelli di lei, producendo un luccichio prezioso sotto la luce
del sole.
Anche sul viso
dell’ex alchimista splendeva un sorriso, forse un dei pochi che Al avesse mai
visto negli ultimi anni. Sicuramente, uno dei più belli.
Sorrise anche lui,
richiudendo la porta alle sue spalle. Camminò per il corridoio deserto,
ripensando alla semplice e innocua felicità che aleggiava in quella camera.
All’espressione di
quei due ragazzi, all’atmosfera che quella luce e quell’amore nascosto per
troppo tempo erano riusciti a creare, donando a un semplice gesto – quale il
dormire abbracciati – un’importanza rara e preziosa, così meravigliosa quanto
difficile da realizzare.
Per un attimo, il
sorriso sparì dalle sue labbra, accorgendosi che queste cose, quand’era
un’armatura, le aveva sempre e solo sognate.
Si chiese per quale
ragione il destino avesse scelto proprio lui, quel maledetto giorno, per pagare
il pedaggio più elevato.
Perché a lui era
stato esportato l’intero corpo?
Perché, invece, a
suo fratello era venuta a mancare solo la gamba sinistra (successivamente il
braccio destro, scambiato con il sigillo dell’anima di Al)?
Fermò la sua
camminata, nel gradino centrale delle vecchie scale di legno. Fece scorrere una
mano sul muro duro e rugoso, tastando con le sue mani ogni grinza dell’intonaco
e suggellando nella mente ogni sensazione tattile.
Capì per quale
motivo il destino non avesse scelto il suo fratellone. Era ovvio, anzi, più che
ovvio. Lui da solo non sarebbe mai stato capace di andare avanti, si sarebbe
lasciato andare lì, aspettano un aiuto che non sarebbe mai arrivato, così come
un bambino di dieci anni avrebbe naturalmente fatto.
Ma Edward no. Il suo
fratellone aveva lottato per lui, per entrambi, si era separato dal suo braccio
destro pur di legare l’anima del suo caro fratellino a quell’armatura.
E insieme si erano
diretti verso il futuro.
Se fosse stato
Edward a pagare il prezzo più alto, Alphonse non ce l’avrebbe mai fatta, e lo
sapeva.
-
Grazie,
fratellone.
Sussurrò, volgendo
lo sguardo verso la stanza nella quale Edward e Winry erano pacificamente
addormentati. Si voltò nuovamente, riprendendo il suo cammino. Pinako era
seduta sul tavolo, con una tazza di tè in mano e la pipa in bocca.
Osservava dalla finestra
i rami degli alberi mossi ripetutamente da un leggero venticello, mentre con la
mano libera muoveva un cucchiaino nella tazza, probabilmente per far sciogliere
dello zucchero.
Alphonse si sedette
di fronte a lei e le sorrise.
-
Buongiorno zia!
-
Alphonse! Ben
svegliato caro! Vuoi del tè?
-
Sì, grazie!
La vecchia si alzò e
versò un po’ del liquido bollente in una tazza bianca dalle decorazioni color
rosa antico. Alphonse portò la tazza alla bocca e bevve un piccolo sorso.
-
Dov’è quello
scansafatiche di tuo fratello?
Chiese titubante
Pinako. Al alzò lo sguardo e arrossì lievemente. Pinako distolse lo sguardo e
congiunse le mani con un leggero schiocco.
-
Ah! Dorme ancora!
Perché non l’hai svegliato?
-
Beh, mi
dispiaceva disturbarlo, zia...
-
E perché ti
dis... ah. Capisco. È ancora andato a dormire con mia nipote, vero?
Disse, aspirando
dalla pipa, per poi lasciar uscire dalle piccole labbra raggrinzite una bianca
nuvola di fumo.
-
Già...
-
Quei due sono
proprio incorreggibili.
-
In che senso?
-
Nel senso che per
anni non si sono detti niente e ora stanno correndo troppo.
-
Beh, in verità un
po’ li capisco. Io sono stato per anni una grossa armatura che apparentemente
poteva sembrare vuota. Ma in realtà era colma della mia anima, un’anima che
ancora non ha scoperto niente, per la quale ogni sensazione è nuova. Anche io
se fossi al suo posto, reagirei così. Penso che se lo meritino, dopo tutto
quello che è successo.
L’anziana donna posò
la pipa sul tavolo e pose la sua tazza, vuota, nel lavandino. Voltò lo sguardo
verso i pezzi di automail che stavano un po’ sparsi in giro per la casa, poi
finalmente rispose.
-
Sì. Hai ragione,
se lo meritano proprio.
-
Io sono felice
per loro.
-
Già, anche io.
Winry ha sempre avuto un debole per Edward, anche se non ne ho mai capito il
motivo. Però ora mi sento realizzata, perché so che lei è veramente felice.
Alphonse non
rispose, si limitò a sorridere e a posare anch’esso la tazza nel lavandino,
proprio accanto a quella di Pinako. Uscì sulla veranda, respirando a pieni
polmoni la fresca fragranza di erba bagnata che proveniva dai campi. Si sedette
sui gradini, accarezzando la testa di Den, che talvolta gli leccava giocoso la
mano.
E Alphonse non poté
che fare a meno di sorridere ancora di più, al contatto con la calda lingua del
cane, mentre seguiva attentamente l’alto volo di un falco, il simbolo della sua
libertà ritrovata.
Et voilà! Finito anche il capitolo
13! In questo capitolo il vero protagonista è proprio Al, come avrete notato. Per
questo capitolo, ho puntato molto sulla descrizione degli ambienti e delle scene,
giusto per dare un tocco in più alla riflessione del nostro “piccolo” Elric.
Spero in una vostra recensione positiva, perché questo
capitolo mi è piaciuto molto scriverlo. Ma è tutto in mano a voi!
Onyria sì, in effetti ho pensato anche io che fosse
un po’ eccessivo far nascere tutto subito, per cui ho fermato la cosa. Bisogna però
pensare anche che tutto dipende dall’autocontrollo di Ed. Hai mai provato negli
scivoli d’acqua a trattenere l’acqua all’inizio e poi, dopo un po’ mollarla e
andare già? La spinta è molto più poteste, perché si è fermata dietro molta più
acqua. Ho pensato che potesse succedere qualcosa del genere, ma comunque una
cosa trattenuta (spero di aver reso l’idea, non sono un gran che a spiegare ^.^”).
I tuoi “appuntini” comunque sono sempre utilissimi,
non smettere!
GiugitzuxD hahahaha
hai ragione! Ed con gli ormoni impazziti! (per ulteriori spiegazioni della
pazzia degli ormoni leggere la risposta precedente u.u
xD)
Ffflower89 grazie del tuo commento, sono felice che la mia storia
ti paiccia. Anche io penso che ci siano troppe yaoi riferite a FMA (soprattutto a Ed e Roy) ma penso che
non sia addicano per niente ai personaggi. Ma questo è solo un mio parere! J
Alhia grazie dei complimenti per la
storia! Spero che anche questo capitolo ti piaccia ugualmente! =)
Al prossimo
capitolo, baci.
Ele_divina