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Autore: cartacciabianca    12/10/2010    4 recensioni
[Oblivion]
Due delle Gilde più potenti dell'Impero stanno per affrontarsi dopo secoli di scontri sotto tovaglia.
Elion, studentessa presso l'Università Arcana destinata a diventare la più grande Strega Bianca della contea di Cyrodiil, s'innamora un giorno di un giovane servo di Sithis, figlio eletto della Madre Notte, nonché membro e rampollo della Confraternita Oscura. Un triste gioco di tradimenti, congiure, bugie e passioni. Quando tutto sembra perduto e l’ultima battaglia giunge agli sgoccioli, tra il sangue di innocenti e l’acqua di purissime fonti, scorrono due vite intrappolate nel macabro disegno del destino. La verità verrà svelata ad ogni costo.
Il mio Romeo e Giulietta in versione The Elder Scroll, con un tocco di magia in più e l'aggiunta di qualche personaggio di mia creazione, sempre all'interno del gioco. Spero che abbia attirato la vostra curiosità.
[ Personaggi: Vicente Valtieri/Ocheeva (Confraternita Oscura) + Tar-Meena/Hannibal Traven (Gilda dei Maghi) + Nuovo personaggio x Nuovo personaggio ]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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6. La locanda silenziosa

Elion aveva appena chiuso gli occhi quando Mattiùs la scrollò. –Elion, Elion non puoi addormentarti così presto!- le diceva.
In un primo momento la ragazza lo ignorò del tutto; piuttosto si voltò dall’altro capo del letto dandogli le spalle e nascose la testa sotto al cuscino. –Mattiùs, vattene, dai, sono stanca. Ci rivediamo domattina- mugugnò.
-Non credo proprio, signorina Elion- un prepotente tono maschile fece irruzione nel suo padiglione auricolare e la ragazza, riconoscendo la voce di Raminus Polus, balzò prima seduta e poi in piedi al lato del letto.
-Signore, io…- tentò di scusarsi, ma il Consigliere alzò una mano per interromperla. –Stai comoda, Elion- le disse. Indossava la lunga cappa blu del Consiglio dei Maghi, abito che non gli si vedeva addosso raramente all'Università. I capelli corti, castani, erano pettinati con ordine all’indietro e gli occhi scuri, tipici degli Imperial, erano sereni.
La ragazza si lasciò cadere seduta sul bordo del materasso. –Pensavo di poter mettere da parte qualche energia per l’indomani- spiegò.
-E hai pensato bene,- intervenne Raminus. –Ma ci sono delle regole da rispettare, alcune delle quali implicano la partecipazione alle attività collettive, senza nessuna eccezione. Non è la prima volta che entrambi-, s’interruppe inglobando con uno sguardo Mattiùs nella conversazione, - lasciate la mensa prima dell’orario stabilito. D’ora in avanti un ulteriore manifestarsi di questa mancanza di rispetto nei confronti dei vostri compagni, sarà severamente punita- annunciò.
Elion chinò la testa e Mattiùs la imitò.
Raminus tornò a sfoggiare il suo sorriso perfetto. –Inoltre… se foste rimasti entrambi seduti ai vostri posti in mensa, questa sera, sapreste del torneo.-
-Torneo di cosa?- chiesero entrambi, sorpresi.
Raminus si avvicinò allo scaffale colmo di libri e cercò qualcosa con lo sguardo. Quando l’ebbe trovato, senza recitare incantesimi ma con la sola forza del pensiero, fece levitare un mazzo di carte sin sotto al naso di Mattiùs. Sempre ricorrendo all’uso della magia e, nello specifico, alle formule della divinazione, Raminus estrasse dal mazzo prima una, poi due, tre, quattro, cinque, sei… tante carte quante erano sufficienti a creare una piramide che riposasse, stabile, al centro del tavolo in mogano.
Il Consigliere Polus si congedò così, lasciandoli ammirare la perfezione architettonica della piramide che aveva costruito con quei miseri pezzi di carta in pochi secondi.
-MA CHE FORZA!- esultò Mattiùs avvicinandosi. Tese un braccio e fece per toccarne il vertice, ma non appena lui fu troppo vicino e Raminus troppo lontano, la piramide si sgretolò e le carte tornarono, magicamente e ordinatamente, impilate nel loro mazzo.
Elion, nel frattempo, si era affacciata sulle scale e aveva guardato il Consigliere lasciare l’alloggio dei Maghi di nuovo diretto alla mensa. Quello era un chiaro invito, si disse Elion, che però era costretta a rifiutare.
-Voglio partecipare! Ho giù in mente cos…-
-No- Elion afferrò l’amico per il braccio e lo trascinò vicino ad una finestra della stanza. Aprì le tende e spalancò i vetri. –Credimi, anch’io vorrei tanto partecipare, ma ho preso un impegno- disse sporgendosi dal balcone. Guardò di sotto e vide chiaramente il Consigliere entrare nella mensa.
-Quale impegno? Sai bene che dopo una certa ora non possiamo uscire dall’Università.-
-Infatti, perciò è inutile che me lo ricordi- la ragazza si gettò fuori dalla finestra e atterrò sul tetto di tegole un metro più in basso.
Mattiùs era rimasto a bocca aperta.
-Dai, Mattiùs, muoviti! Il turno di Dannìlus finisce tra poco e quel cagnaccio di Lerseghio aspetta ancora i tuoi soldi!-

La Taverna dei Mercanti, un punto di ritrovo per tutti i commercianti della Città Imperiale, era famosa per le sue festose serate. Quando Elion e Mattiùs varcarono la soglia, però, ebbero l’impressione di essere entrati nella Gioielleria del distretto: silenzio e tristezza ovunque.
Elion si aspettava di trovare gente sbronza a ballare sopra o sotto ai tavoli, che invece erano disposti ordinatamente attorno al bancone; il caminetto, le fiaccole e le candele erano accese, i bicchieri e i boccali ancora pieni per la maggior parte, nonostante fosse sera inoltrata. Il locandiere se ne stava con le mani in mano, mentre la moglie lucidava alcune vecchie posate di peltro. Gente ce n’era, e pure tanta seduta ai tavoli o attorno al bancone, ma tutti parlavano sottovoce alimentando il brusio di sottofondo.
Elion individuò il vecchio Laenzio seduto al bancone su uno sgabello, che dava le spalle alla porta; era curvo sul suo boccale pieno e stretto tra due amici, uno dei quali gli circondava le spalle con un braccio. Indossava dei vestiti semplici, con i quali avrebbe potuto scambiarlo per un compaesano, ma la calvizie lo e le tempie bianche, che quella sera non nascondeva sotto l’elmo da legione, lo resero inconfondibile agli occhi della ragazza. Elion si avviò verso di lui senza dare indicazioni a Mattiùs, che rimase immobile sulla porta a guardarsi intorno spaesato: l’innaturale silenzio di quella locanda aveva tramortito anche lui.
-Hai fatto tutto il possibile- disse l’uomo col braccio attorno alle spalle del suo padrino.
-Vedrai, Laenzio, molto presto la Legione riacciufferà quel figlio di cagna e tu avrai tutto il diritto di pestarlo!- aggiunse l’altro.
Il vecchio Laenzio buttò giù un piccolo sorso e, posando il calice sul bancone, sospirò. –Elion penserà che sono un incompetente. L’ha portato da me, capite?- domandò rivolgendosi ad entrambi gli amici. Anche il locandiere, dall’altra parte del bancone, annuì dispiaciuto. –Si fidava di me, ed io l’ho delusa… non me lo perdonerà mai.-
Elion s’immobilizzò alle sue spalle. Mentre i due uomini s’accorgevano di lei e le facevano un po’ di posto da entrambi i lati, Laenzio buttò giù un altro sorso, ma ‘sta volta con più foga.
-Perché, cos’è successo?- chiese flebile la ragazza.
Laenzio si voltò con le labbra dischiuse e ancora umide. Fu sorpreso di vederla lì e si permise un mesto sorriso. Poi, però, dovette affrontare la realtà. –Vieni, ti offro qualcosa- disse facendole segno di sedergli accanto, dove uno degli amici del vecchio aveva liberato il posto.
Elion si accomodò e serrò le ginocchia. Assunse una posa composta e sorrise ad entrambi gli amici, che subito si allontanarono per lasciarli appartati. Nel frattempo Laenzio ordinò un mezzo boccale al locandiere.
La ragazza si apprestò ad interrompere l’ordine ricordando al Priore della Prigione che non sopportava niente di alcolico, soprattutto a quell’ora della notte.
Laenzio si esibì in un risolino. –Perdonami: ti avevo scambiata per lui e volevo offrirti la birra preferita di Lennard.-
Elion s’adombrò. –Chi è Lennard?-
Il vecchio scosse la testa come scacciando pensieri lontani. –Lascia stare, dimentica quel nome. Piuttosto, credo di doverti lo stesso qualcosa da bere per farmi perdonare.-
Elion intraprese quel nuovo discorso, pur annotandosi questo misterioso Lennard nella mente. –Di cosa parli?-
Il locandiere posò loro di fronte una brocca di vino dolce e Laenzio ne versò un bicchiere alla ragazza. –Ricordi quel tuo amichetto che mi hai presentato ‘sta mattina?- le chiese.
Elion ci pensò su un istante. –Parli del ragazzo che mi ha aggredita?-
Laenzio annuì poggiando i gomiti sul bancone. Guardò nel boccale di birra la propria immagine riflessa. –Credo che mi odierai per ciò che sto per dirti.-
-Non ti odierei per nulla al mondo, e lo sai- lo rasserenò lei. –Ti devo la mia stessa vita. Come puoi pensare una cosa del genere?- con quelle parole riuscì a commuovere il suo vecchio.
Laenzio la guardò negli occhi e fu allora che Elion capì senza aver bisogno di altre parole. La ragazza si limitò a tacere, alimentando con il suo il silenzio della locanda. Bevve un piccolo sorso del suo vino dolce e arricciò le labbra: fu difficile ignorarne il pastoso sapore che aveva sulla lingua, pur di mostrarsi contegnosa e all’altezza della situazione. Se si fosse trattato di un altro contesto, Elion non avrebbe esitato a fare qualche considerazione pignola su quel vino e Laenzio non ci avrebbe pensato due volte prima di uscirsene con qualcuna delle sue battutine sugli Elfi e la loro puzza sotto al naso.
-Quand’è successo?- chiese.
-Nel pomeriggio. Era fuori città prima di sera, sicuro- sbottò lui.
-Come… com’è scappato?- Elion provò un pizzico di rimorso. Forse non era la domanda giusta da fare, se l’uomo che aveva di fronte aveva il vizio di assumersi responsabilità che non gli competevano. Sapeva che Laenzio non avrebbe mai permesso compiersi un simile misfatto, perciò Elion scaricò la colpa sulle guardie di pattuglia ancora prima di ascoltare la risposta del suo vecchio.
-L’ho sbattuto in una cella con la serratura debole. Deve essersi fatto bastare quell’unico grimaldello che poteva nascondere tra le chiappe, perché lo abbiamo perquisito anche dove la fantasia di voi donne difficilmente arriva! I miei uomini hanno riferito di un tombino che getta dalla strada nella prigione. Si è arrampicato come quel topo che è ed è sparito. In metà giornata nessuno ha più saputo dire dove fosse…- raccontò Laenzio, arrabbiato.
Elion ascoltava in silenzio. Vedere il suo padrino così adirato le metteva ansia. Quando Laenzio era una guardia di pattuglia comune la sua sfuriata massima era stata una lamentela sui mendicanti che pisciavano lungo le mura; siccome lo infastidiva ordinare che qualcuno pulisse quella schifezza, s’incaricava personalmente di passare spazzola e sapone sulla pietra della cinta muraria. Tornava a casa borbottando “sono l’unico a cui importa un po’ di pulizia in questa città!”. Perciò Elion non sapeva cosa aspettarsi dal suo vecchio mentore ora che la faccenda era più grossa.
Già, ma quanto più grossa?
-E dai, non può essere grave come dici…- esordì la ragazza avvicinandosi a lui. –Era un ladruncolo da mercato ben fornito; se se ne fosse ricordato, sarebbe tornato indietro a chiederti del denaro prima di svignarsela- ridacchiò.
Laenzio proprio non riusciva a stendere le labbra. Era troppo combattuto tra la gioia di avere Elion alla taverna lì con lui e il dispiacere che gli dava sapere quel bastardo di nuovo in circolazione, pronto a far del male alla sua piccolina. Bevve l’ultimo sorso del suo calice e chiese al locandiere di riempigliene un altro giro. Fece per colmare di nuovo il bicchiere di Elion con del vino dolce, ma la ragazza mostrò entrambi i palmi delle mani, rifiutando.
-Quel capellone è entrato con te. È un tuo amico?- domandò Laenzio aggrottando le folte sopracciglia. Guardava un punto oltre le spalle della ragazza.
Elion si voltò e vide che Mattiùs si era seduto ad un tavolo in silenzio e li guardava a sua volta. Quando si accorse che il padrino della ragazza e lei stessa lo fissavano, distolse lo sguardo arrossendo.
-Si chiama Mattiùs. È un mio compagno dell’Università, siamo allo stesso anno e avremo tutte le lezioni in comune- disse Elion. –Se vuoi te lo presento.-
-Nah- tagliò corto Laenzio, tornando a guardare la propria immagine riflessa nel boccale di nuovo pieno. –Ti conosco abbastanza per stare tranquillo. Oggi mi hai dato prova della tua forza sapendotela cavare con quel ladro. Povero il ragazzo che si beccherà il tuo rifiuto ad un impegno di matrimonio!- questa volta si permise di ridere, prima di gettare giù altra birra.
-Ancora con questa storia…- Elion alzò gli occhi al cielo.
Dopo un lungo silenzio, il vecchio sospirò. –Al mio posto, Hieronymus avrebbe saputo cosa fare- ammise con una smorfia, ripensando ai fatti della giornata.
-Io non ne sono così certo- s’intromise una voce nuova.
Quando Elion e Laenzio si voltarono, videro che all’ingresso della locanda c’erano tre soldati della Legione. Uno di questi, però, portava una luminescente armatura di ferro battuto e vestiva gli onori e i gradi più alti. Alla fioca luce di fiaccole e candele, il Capitano delle Guardie Fhenius Lex sembrava indossare un’armatura di fuoco. Portava lo scudo sulla schiena, lo spadone nel fodero e l’elmo sottobraccio.
Laenzio smontò dallo sgabello e s’inchinò. Così fecero tutti, in silenzio, preparandosi ad ascoltare cosa il Capitano delle Guardie Imperiale era venuto a fare o a dire nella loro umile locanda.
Fhenius andò incontro al padrino della ragazza e gli raccomandò di stare comodo. Laenzio tornò seduto sul suo sgabello. Il Capitano delle Guardie congedò i suoi uomini, che presero posto ad un tavolo in mezzo alla gente, mentre lui sedeva sull’altro sgabello vuoto accanto al Priore della Prigione.










.:Angolo d'Autrice:.
Sono tornataaaaaaa! :D Lasciatemi dire che rimettermi a scrivere su questa storia è stato bellissimo. Avevo dimenticato che razza di mondo fosse quello di Oblivion e quante idee avessi ancora da scrivere. Alla fine è stato più forte di me, più forte di tutto! DOVEVO scrivere questa scena, ovvero la scena in cui Elion e Mattiùs arrivano alla Locanda dei Mercanti e sorprendono la gente di Imperial City ansiosi per cosa è successo. Nel prossimo capitolo ho già in mente, a grandi linee, cosa accadrà, ma non so ancora se farò un miscuglio dei POV tra la maghetta e l'assassino oppure lascerò cadere la narrazione su Gabriel solo nel settimo capitolo...
Non c'è molto da dire. Adoro chi segue e recensisce questa storia, adoro anche chi la segue e basta. Rinunciare alla scrittura per tutto questo tempo, appartandola in secondo piano, mi ha fatto capire quanto è importante per me! E di non poterne fare a meno, come una droga, sì, esatto... ma queste sono cose che scrittori di fan fiction o meno pensano dall'albore dei tempi e noi non siamo mica qui a pettinare le aragoste! XD
Fatemi sapere cosa pensate anche di questo post :3 sperando che ogni tanto bazzichiate ancora da queste parti per controllare se aggiornerò! ^^
Bellaaaaaaaaaa :D

   
 
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