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Autore: lilyblack    17/10/2010    7 recensioni
Il silenzio che seguì quelle parole fece alzare a Millicent lo sguardo dal suo diario, quel tanto che bastava per assicurarsi che non si fossero schiantati a vicenda; il vedere che erano ancora entrambi in possesso della loro lucidità le fece esalare un sospiro di sollievo, sebbene non pronunciò parola alcuna. Era perfettamente conscia che mettere il becco nell'astruso rapporto tra Daphne e Blaise non era affatto cosa buona e giusta: l'ultima volta che aveva tentato di dire alla sua bionda amica che forse doveva dichiarargli i suoi sentimenti, si era ritrovata i capelli rossi per circa una settimana, diventando lo zimbello di tutta serpeverde. Non aveva più tentato, da quel momento, ma continuava ad essere convinta che nei rapporti interpersonali tutte quelle fobie non servivano a niente.
Daphne Greengrass e Oliver Baston avevano due caratteri totalmente e incommensurabilmente incompatibili e niente avrebbe cambiato questo fatto; gli occhi verde giada di Daphne brillarono, di soddisfazione e di rivalsa, quella luce speciale che nasce da quel gusto incomparabile di supremazia che si prova ad avere sempre ragione.
*°*°*°*°*
Le sfide, sono mai veramente chiuse?
Potranno due caratteri estremamente competitivi, dimenticare gli affronti subiti ed andare avanti?
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Daphne Greengrass, Oliver Wood/Baston
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chiaroscuri & Prospettive's World'
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Chiaroscuri e Prospettive-La Vendetta
Buongiorno a tutte!
Ecco a voi il secondo capitolo di Chiaroscuri e Prospettive e le nuove peripezie dei nostri eroi (?).
Daphne ed Oliver questa volta saranno 'studiati' nel loro habitat naturale, impareremo a conoscerli maggiormente e tenterò, insieme a voi, di scavare nella loro mente. Un pò come se fossero un simpatico esperimento scientifico.
*-* Sperando che vi piaccia, vi lascio alla lettura.
un abbraccio,
Lilyblack.
p.s. Questo capitolo è dedicato ad Only_Me che con le sue parole random ha ispirato buona parte del capitolo!




*°*°*°*°*°*°*°*°*

L'articolo


L'odio è un tonico, fa vivere, ispira vendetta; invece la pietà uccide, indebolisce ancora di più la nostra debolezza. (Honoré de Balzac)

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*


Daphne odiava i giovedì, chiunque la conoscesse lo sapeva. Aborriva con tutta se stessa quei pomeriggi oziosi, inutili ed apatici in cui non aveva niente da fare se non scrivere un articolo che non sarebbe stato pubblicato prima del lunedì della settimana successiva e che, la maggior parte delle volte, non era mai concluso in tempo.
Daphne Greengrass era la donna con più articoli consegnati all'ultimo momento di tutto la redazione e rare volte si costringeva a scrivere la sua opera per tempo, con calma e tranquillità.
Scrivere l'articolo sui Puddlemere United era, sicuramente, un'occasione troppo ghiotta per non cibarsene con calma, utilizzando uno dei tediosi e noiosi giovedì pomeriggio che costeggiavano impertinenti la sua vita da persona adulta.
Le tre del pomeriggio erano scoccate da poco e lei era già al lavoro, seduta ad un grande tavolo in ciliegio, in un salone illuminato a giorno, nonostante la pioggia che continuava a scrosciare oltre le finestre.
Daphne amava la pioggia, il suo odore e il suo battere ritmico, regolare, che la faceva sentire calma e protetta, immersa in un luogo in cui esistevano solo lei e i suoi pensieri, dove era libera di far espandere la sua anima.
Quando pioveva Daphne amava ascoltare solo il rumore della pioggia e quello della sua penna d'aquila che grattava sul suo taccuino; qualsiasi altro rumore, come il tamburellare di dita che sentiva in quel momento, aveva la capacità di farla uscire dal mondo mentale in cui si era rintanata con la stessa amabilità di un basilisco.

Alzò appena gli occhi, ma la fonte del fastidiosissimo rumore non era nel suo campo visivo per poter essere fulminato; nel tentativo di un approccio diplomatico, inarcò un sopracciglio e fece finta di esibirsi in un paio di delicati colpi di tosse, talmente finti che neppure un sordo avrebbe creduto alla loro veridicità.
Solamente la pioggia e il persistere di quel ritmico battere risposero alla sua provocazione.
Si raddrizzò totalmente sulla sedia, come se le fosse mancato in quegli attimi assumetere quella posizione impostata e snob e fece scorrere lo sguardo lunga tutta la stanza, come quello di un rapace che cerca la propria preda.
Nel momento esatto in cui si fermò sulla pelle color ebano, colpevole, delle dita di Blaise deglutì profondamente, tentando di non far rumore; respirò a fondo, più di una volta, ma il blando training autogeno non sortì l'effetto sperato.
Il ticchettare continuava a darle un fastidio mortale e l'articolo era ancora appeso a metà, fra il filo del sarcasmo e quello dell'inchiostro.


'Ti Annoi Blaise?'

La voce era pungente e tediata, ma non feroce. Erano poche le persone con cui Daphne non riusciva ad essere feroce, anche nei momenti di maggiore odio che contraddistinguevano i suoi rapporti con la maggior parte del mondo; Blaise faceva parte di coloro con i quali non riusciva ad arrabbiarsi mai veramente.
Urlava, strepitava e lanciava improperi al cielo sembrando una copia bionda e appena più elegante di Pansy-scaricatore di porto- Parkinson, ma non riusciva ad odiarlo.

Odiarlo, forse, sarebbe stata la sua più grande fortuna, eppure non riusciva nè ad amarlo nè ad odiarlo, e rimaneva incatenata a qualcosa di indefinito, che sapeva vagamente di amicizia.
Quando l'altro alzò gli occhi verso di lei sostenne lo sguardo come se niente fosse, bravissima a recitare qualsiasi copione le si ponesse davanti, malata di perfezionismo fino al midollo osseo. Inarcò un sopracciglio e arricciò appena le labbra, indicando la mano dell'ex serpeverde con un cenno del capo, distratto ed indolente.

'No perchè forse solo la noia sarebbe una scusante accettabile, per tutto il casino che stai provocando.'
'Il mio tamburellare ti dà fastidio?'

La voce di Blaise era profonda, musicale e si adattava perfettamente a tutto ciò che era la sua persona: ricercata, riservata e terribilmente invadente nel suo essere assolutamente unica. Ignorarlo era impossibile e nella girandola di persone ossequiose che lo attorniavano, i pochi amici che aveva erano quelli che lo trattavano come una persona normale o, come nel caso di Daphne, come un impiastro qualunque.
Daphne era talmente sicura di ogni suo gesto, che non aveva bisogno di trovare conferme negli altri e questo era una delle cose di lei che gli era piaciuta fin dall'inizio, fin dalla prima sera passata ad Hogwarts; avevano legato, nonostante i caratteri orgogliosi, scostanti e poco accomodanti che avevano entrambi e non si erano più lasciati.

'Il tuo tamburellare è snervante.Io sto tentando di lavorare...'

Esclamò lei, con il tono di voce più trascinato e esasperato che le riuscisse di produrre. La piega arcuata che aveva preso il suo sopracciglio destro sarebbe stata preoccupante per tutti, tranne che per lui che provava un macabro divertimento nel farle perdere le staffe.
Blaise Zabini ghignò, continuando a fissare negli occhi verdi l'amica, che era rimasta con la penna ferma a mezz'aria, segno che aveva tutta l'intenzione di continuare a scrivere.


'Tu stai tentando di lavorare nel salone di casa mia e mi costringi a stare quì...'
'Beh, è maleducazione usufruire della stanza di una casa senza essere in compagnia del padrone della suddetta.'

Ottimo modo per mascherare i suoi reali pensieri. Daphne era sempre stata così totalmente ligia alle sue personali regole, che nessuno si stupiva mai quando se ne usciva con originali frasi del genere, in un mondo che stava rivalutando tutte le sue priorità e posizioni.
Viveva in un monolocale e per vivere lavorava, cosa assolutamente abolita dal bel mondo, eppure del suo retaggio familiare da purosangue manteneva in toto alcune formali convinzioni.
Un particolarissimo ed imprevedibile ibrido.

Il silenzio che seguì quelle parole fece alzare a Millicent lo sguardo dal suo diario, quel tanto che bastava per assicurarsi che non si fossero schiantati a vicenda; il vedere che erano ancora entrambi in possesso della loro lucidità le fece esalare un sospiro di sollievo, sebbene non pronunciò parola alcuna. Era perfettamente conscia che mettere il becco nell'astruso rapporto tra Daphne e Blaise non era affatto cosa buona e giusta: l'ultima volta che aveva tentato di dire alla sua bionda amica che forse doveva dichiarargli i suoi sentimenti, si era ritrovata i capelli rossi per circa una settimana, diventando lo zimbello di tutta serpeverde. Non aveva più tentato, da quel momento, ma continuava ad essere convinta che nei rapporti interpersonali tutte quelle fobie non servivano a niente; Lei e Gregory erano perfettamente felici, semplicemente felici nella loro banalissima storia d'amore.

'Usare casa tua, per lavorare?'
'Non dire stupidaggini, mi annoio da sola e quì c'è più luce.Cos'altro avrai mai da fare...'

L'attimo di panico in cui Millicent era caduta finì, nel momento stesso in cui Daphne riprese a scrivere, seppur con un orecchio teso alle parole che sapeva sarebbero giunte dal moro.
Le domande a trabocchetto erano una delle armi preferite dalla bionda durante le sue scorribande lavorative e non si asteneva da usarle con i suoi amici, se le serviva sapere qualcosa senza esporsi troppo o controllare le loro vite, egocentrica come nessun'altra al mondo.
Millicent scosse il nugolo di capelli crespi che si ritrovava in testa, sconsolata, guadagnandosi nient'altro che un 'leggero' calcio alla caviglia destra.


'Niente, ma..'

L'apocalisse calò nella stanza e la frase non fu mai finita.
Apocalups, vivace cane Corso del nuovo marito della madre di Blaise era appena entrato nel salone, seguito da un fiume di fango e sassolini, oltre che dalla risata cristallina di Theodore Nott.
Una risata destinata a spegnersi sotto il fuoco incrociato del
Silencio di Daphne e delle urla sovrumane di Blaise, scattato immediatamente in piedi per cercare di arginare i danni.

'Theo sei impazzito? Quante volte devo dirti di non far entrare la belva!'

' Quante volte devo dire io a te di non chiamarmi Theo! E' triviale!' (1)

I due ragazzi erano fermi l'uno davanti all'altro, impegnati a lansciarsi contro improperi piuttosto velati, mentre Blaise con un colpo di bacchetta lanciava il cane oltre la portache l'amico aveva lasciato aperta, isolando al stanza da una precoce fine del mondo.
Per qualche istante Daphne fu seriamente tentata di lasciarli litigare, di riempirsi la mente delle loro urla e di ignorare qualsiasi altra cosa; Ignorare l'attimo e far finta di tornare ad Hogwarts, era uno dei suoi passatempi preferiti, ma quando lo sguardo le cadde sul taccuino e sull'articolo che giaceva non rifinito, decise che era ora di prendere in pugno la situazione.

'Anche autoinvitarsi è triviale!'
'Ma io non mi sono autoinvitato, ho seguito Daphne...'

La voce della verità. Nel tentativo solito e conosciuto di far sembrare quella riunione un qualcosa di più di una semplice scusa per farle osservare Blaise, aveva notificato a Theodore che stavano occupando abusivamente il salone di Zabini Manor.
Bastarono pochi secondi e due paia d'occhi, dai colori quanto mai opposti, si fermarono su di lei, chiedendole silenziosamente una spiegazione.
Daphne si strinse nelle spalle e posando lo sguardo sulle scarpe sporche, lievemente, di fango del nuovo giunto arricciò le labbra, per poi decidersi a parlare con estrema calma.

'Ma tu non dovevi essere da Imogen?'

La sua risposta apparentemente non era pertinente con il resto del discorso, ma in realtà aveva saputo scegliere alla perfezione l'argomento con il quale sviare il discorso da se stessa.
Imogen Eldalyn Talavera, la santa donna che sopportava, oramai da tempo, Theodore Notte e che, solitamente, viveva in simbiosi con lui.


'Ha alcuni parenti spagnoli ospiti da lei...'
'Ti ha cacciato?!?'
'Ma non dire stupidaggini! E' scappato lui...'

Per ignorare gli impulsi ormonali che Blaise intento a bere del Wisky le provocava, aveva deciso di scatenare la sua subdola ira su quello che, in fin dei conti, era il suo migliore amico. Il suo unico, vero, amico maschio.
Si avvicinò alla poltrona dove Theodore si era seduto, portando con se il suo profumo di orchidea, elegante e selvaggio allo stesso tempo, proprio come lei; una volta seduta sul bracciolo del mobile, si dimenticò apparentemente di quello di cui stavano parlando, per guardare con un'aria fantasiosamente innocente, i due ragazzi con aria innocente.

'Beh mi sembra ovvio che è scappato lui perchè i cugini di Imogen non parlano inglese e lui non vuole dimostrare quanto poco ha imparato lo spagnolo.'
'Hai bevuto Daph?'
'Non meriti neanche una risposta...'

Daphne non si ubriacava mai, era risaputo. Lei era sempre perfettamente sobria e capace di controllare se stessa; nella mente le aleggiavano troppi segreti perché si potesse permettere di lasciare le sue labbra capaci di dire qualsiasi cosa.
L'alcool, nella sua personale scala di valori, era più pericoloso del veritaserum.

'Andiamo a prenderci una coppa di fragole con panna da Florian?!?'

La voce di Millicent era stata, fino ad allora, spenta, ma aveva improvvisamente deciso che era il caso di stoppare quel battibecco improponibilmente lungo che stava per nascere li, proprio sotto il suo naso. Amava troppo il suo cervello e le sue orecchie, per farsi fare cotanto male.
Non aspettò che rispondessero, ma appellò tutti i loro mantelli; vivere con daphne le aveva insegnato qualcosa: se vuoi che gli altri facciano qualcosa per te, mettili nella condizione di non poter rifiutare.

'Ok...'

Come volevasi dimostrare.

*°*°*°*°*°


Hogsmeade era invasa dalla pioggia da quasi quattro giorni e nonostante tutto Oliver era uscito di casa, preso dalla rabbia,senza ombrello. Aveva sembpre odiato gli incantesimi idrorepellenti e arrivò alla porta del pub dove doveva incontrarsi con i suoi compagni, bagnato fradicio, cosa che non aveva minimamente previsto, quando si era vestito di chiaro.
Follia. Non c'era altro modo per spiegare quel suo improvviso amore per il bianco.

Follia e poco sonno; Poco sonno e molti sogni o meglio, molti incubi. Ogni volta che si addormentava sentiva come un senso di oppressione e saltava al centro del letto, costringendosi poi a stare sveglio. Non era un bambino e ovviamente non credeva al mostro nero nascosto sotto al letto, ma era piuttosto sicuro che i mostri più pericolosi albergano negli uomini e nelle loro menti e la sua era troppo stressata, in quell'ultimo periodo, per lasciarla libera di sognare.
Era troppo stressata anche per lasciarla libera di camminare; Era arrivato davanti al Pub da almeno due o tre minuti e ancora non riusciva a riappacificarsi con la porta.
Tirare, Non spingere.
Aveva sempre avuto qualche problema con le porte dei locali.
Quando finalmente riuscì ad entrare in quel posto dalla dubbia fama, vide una scena raccapricciante.
Tra pizzi e trine il suo cacciatore Samuel Orwell era inginocchiato davanti alla procace cameriera che lo guardava con uno strano cipiglio, indecisa se essere disgustata o estremamente divertita da quella sorta di essere umano ubriaco.
Come fosse poi riuscito ad ubriacarsi con l'unica bevanda che servivano in quel posto, il Tea, per Oliver era un mistero.

'Vi amo Sherazade! Vi amo!! Volete sposarmi?!?'

Il capitano era piuttosto sicuro che la cameriera, dai tratti tipicamente inglesi, non si chiamasse in quel modo astruso, ma si limitò a zittirsi e a sedersi, cercando conferma negli sguardi dei suoi compagni. Allucinati e divertiti allo stesso tempo, gli altri cinque componenti titolari dei Puddlemere United, sorseggiavano da bottiglie di dubbia provenienza e gli ricordarono di quando, nella sala comune di Grifondoro guardavano qualche povera vittima di Fred e George.
Per qualche istante dimenticò qualsiasi cosa, si abbandonò allo scorrere del liquido caldo nella sua gola e scoppiò a ridere come tutti, nel locale, quando Ernie esasperato dalla situazione tentò di prendere le redini del gioco.

'Signorina la prego lo sposi!Solo così non lo vedrà mai più!!'(2)

Le risate divennero quasi singhiozzi, poi mani che battevano sui tavoli. Bastò poco perchè quel piccolo locale zuccheroso e rivoltante divenne una sorta di bettola di periferia, un ritrovo per ubriachi e falliti.
Era così bello non dover pensare a niente, non avere un orgoglio ferito da riparare, niente diritti e niente doveri se non quello di divertirsi. Ritornare all'infanzia era sempre qualcosa di stimolante, ma il ritorno alla realtà finiva per rivelarsi dannatamente brusco.

'Dovete averla fatta schifosamente arrabbiare, quella giornalista, se siete così ubriachi a prima mattina...'

Gli sibilò qualcuno nell'orecchio, dopo il terzo sorso di ciò che sembrava firewisky d'annata.
Non riuscì mai ad identificare chi fosse stato, ma gli bastò a scrollarsi di dosso l'alcool e vedere tutto quello che stava accadendo con un'ottica nuova ed estremamente più raccapricciante.

Erano la squadra migliore del campionato e si erano rinchiusi in un bar per coppiette ad ubriacarsi, per motivi a lui ancora ignoti, facendo una figura davvero poco dignitosa.
Nessuno di loro era pulito, ordinato o comunque in una situazione estetica socialmente adatta alla loro casta, quella idolatrata dei giocatori dello sport maigico più seguito ed ambito.
Erano giocatori di Quidditch, per morgana! Come erano arrivati a sembrare degli scadenti appassionati di gobbiglie?
La voce che l'aveva risvegliato dalla trance, sembrava essere entrata dalla sua testa, e dopo che i suoi neuroni si incontrarono, nello spazio cavo del suo cervello sormontato da una massa di capelli increspati dalla pioggia, si affannò a cercare qualsiasi cosa assomigliasse anche lontanamente ad una copia de 'La gazzetta del Quidditch'.
Probabilmente sembrava matto, con quegli occhi resi lucidi e languidi dall'alcool e dal raffreddore imminente, mentre si sbracciava a destra e a manca, rischiando di cadere dalla sedia per un salto troppo azzardato o di denudarsi perchè, nella foga, un pezzo del suo vestiario si era impigliato in uno strano segnaposto a forma di cupido.
Uno sguardo perplesso di Ernie, l'unico apparentemente sobrio, lo riportò alla realtà.
L'ultima cosa di cui aveva bisogno la loro reputazione era un arresto per atti osceni in luogo pubblico.
Quando finalmente riuscì ad afferrare l'agognato giornale, respirò profondamente e si caricò delle migliori, utopistiche, aspettative su ciò che avrebbe trovato al di sopra della firma di quella serpe velenosa.
Quell'articolo ormai era una questione personale, anche se Oliver continuava a negarlo anche a se stesso. Il quasi licenziamento, la sfida praticamente persa e quella ridicola intervista fatta con lo stile di un plotone di esecuzione, non avevano contribuito ad innalzare la stima che aveva delle donne giornaliste, in particolare di quelle che andavano in giro circondate da gorilla serpeverde, come se fossero ancora a scuola.
Sfogliò il giornale con la calma tipica di chi in realtà non vuole affatto leggere ciò che sta facendo finta di cercare.

'Buongiorno cari lettori.
Pubblico con un ritardo non previsto e non dovuto alla volontà di questa redazione, ma ad alcuni imprevisti imputabili alla squadra di cui oggi parleremo, come sicuramente già sapete.'


Riusciva quasi ad immaginarsela, con quell'aria da prima donna e il dito del giudizio puntato contro di loro.
Odiosa donna, donna odiosa.
Scacciò Ernie con un calcio, ben sapendo che l'unica cosa che cercava su quella pagina era una foto della Greengrass, per la quale continuava a nutrire un'insana passione.
Prima o poi sarebbe riuscito a liberarlo da quel tarlo in minigonna e cotonati capelli biondi, l'avrebbe fatto per la sua stessa sopravvivenza. Sopportare un amico che idolatra, trasportato dagli ormoni, colei che era diventata il suo più grande incubo, non era sicuramente una cosa da Oliver.

Lui non passava sopra ad offese così gratuite e riusciva a perdonare solo le persone alle quali voleva veramente bene e coloro che, soprattutto, non toccavano la sua ragione di vita.

'Nonostante le prime impressioni e qualche pausa imbarazzante...'

Il ricordo dell'intervista invase la sua mente, facendolo rabbrividire.
SI ricordò perfettamente tutte le impressioni che lei gli aveva fatto, lo sgradevole senso di inferiorità  che per un attimo solo quegli occhi verdi erano riusciti ad infliggergli, segnando un record.
Oliver Baston, Grifindoro, Giocatore di Quidditch e scopritore del talento sportivo di Harry Potter, non si era mai sentito inferiore per nessuno ma in quell'ufficio, per un solo istante, il silenzio nel suo cervello era diventato assordante e non era riuscito a reagire; immaginarsi se stesso piccolo come una formica era stato il passo successivo, anche se era durato un solo attimo.
La rabbia incominciava  a serpeggiargli sotto la pelle, resa calda da quei sorsi di firewisky troppo invecchiato.

'Il capitano promette che i falli smetteranno di imbarazzare la tifoseria. Dobbiamo crederci?'

Oliver chinò il capo e deglutì.
Se c'era una cosa che odiava di più di essere deriso era essere deriso per qualcosa che continuava a tentare di arginare senza successo.
Era perfettamente cosciente che alcuni suoi giocatori tendevano ad essere, in campo, più simili a macellai che ad esperti di Quidditch, ma non poteva farci nulla, aveva già fatto tutto il possibile e quell'oca non aveva nessun diritto di rigirare il coltello nella piaga.
Non poteva farlo sanguinare, non ne aveva il diritto, non si erano mai guardati negli occhi con sincerità ed Oliver aveva delle idee ben precise, sul diritto di far soffrire gli altri.
Perchè continuasse ad infierire su di loro nonostante la vittoria e i ben due articoli che le avevano fatto pubblicare, era un qualcosa che lui non riusciva a concepire, nonostante lo spasmodico amore per la vittoria e lo stretto rapporto sentimentale che lo legava al suo orgoglio, fin dai tempi della scuola.
Continuò a leggere, scorrendo le parole sarcastiche della sua nuova nemesi tentando di farsele scivolare sulla pelle e di non notare quanto fosse, effettivamente arguta e conoscitrice della materia. Avrebbe ammirato quelle qualità in qualsiasi altra ragazza, ma lei non era ammirabile, era abominevole.

'I puddlemere united promettono la presenza alla commemorazione storica con uno speciale incontro con i tifosi.'

Si bloccò all'improvviso su quella frase, troppo benevola per far realmente parte di quell'articolo costellato di sarcasmo e denti avvelenati malamente nascosti. Rimase a guardare quelle parole con la fronte aggrottata e una ruga di espressione che segnava il volto segnato da quella barba che oramai stava diventando perenne; la sua ex ragazza diceva sempre che quei momenti di silenzio riflessivo, rari, erano quelli in cui lo apprezzava di più, ma non si era mai spiegato se fosse perché non sopportava sentirlo parlare o perchè quella particolare espressione aumentava il suo fascino. Non aveva attualmente nessuna a cui chiedere delucidazioni.
Quasi si strozzò con il tea che aveva ordinato nel mentre, quando gli occhi castani si fermarono sulla frase conclusiva dell'articolo.

'La redazione ricorda ai fan di mettere in conto un eventuale e sostanzioso ritardo da parte dei loro beniamini.'

Brutta strega!

*°*°*°*°*°
Note:
1. Questa frase è una citazione di Lovechild, nel capitolo 4 di 'Dovevo dirti molte cose' ** La dice lo stesso Theo. E mi permetto di citarla per farle una sorpresa.
2. Rivisitazione di una citazione di Groucho Marx.
*°*°*°*°*°*°
Risposta alle recensioni:

Vogue:sono contenta che ti piaccia questo sequel! In fondo, se Daphne e Oliver esistono in questa forma, è tutto merito tuo e del tuo contest^^
Aspetto la tua prossima opinione, con questo capitolo si entra nel vivo!

Fabi_: SI *_* Daph è la donna serpeverde per eccellenza, almeno per me. Stronza, permalosa, orgogliosa, diretta in modo quasi imbarazzante e subdola allo stesso tempo *_*
Sono contenta che ti piaccia! Aspetto la risposta a questo capitolo u.u

Valaus: Tesoro mio caro*_*
Morirei, senza le tue recensioni.
In questo capitolo non vi sono molti pungolamenti diretti ma vi è molta più Daphne e parecchio più Oliver. Nella mia testa era diverso, il capitolo, ma causa un blocco dello scrittore alla fine è uscito così,spero ti piaccia comunque.

Payton: Franci!
La vendetta di questa storia è a lungo termine ** E' tutto basato sull'odio, la vendetta e il rancore questo loro scontrarsi, per come la vedo io sono de sentimenti che danno tanti tanti spunti narrativi! *_*
Spero ti piaccia questo capitolo e che tu non mi abbia odiato per l'immissione di un nuovo personaggio maschile *_*

LC: Yaya mia! *_* Eccoci alla tua recensione.
Theo non crucia Daphne perché, nel miomondo, è la sua migliore amica. Daphne stessa dice che Theo in realtà è il suo unico amico maschio e lui lo sa. La sopporta e le vuole bene così com'è, tentando di arginare dove può il suo caratteraccio.
Oggettivamente si comunque, se Imogen sapesse, sarebbero GUAI grossi XD Hai perfettamente ragione.

*_* Spero ti piaccia questo nuovo capitolo, che ti porti un pochetto in più nella testa della mia Daph.
un bacio,
Imogen/Lara/la Romana XD

WHE: XD Lo so che non è carino iniziare la recensione con il tuo diminutivo, ma sicuramente sbaglierei qualche lettera, e allora aggiro il problema.
Siamo in due ad amare Theodore Notte *_* ed è per questo che apparirà continuamente in questo sequel. Lui sarà la coscienza maschile di Daphne, la Millicent al maschile anche se, vedrai, ha più presa sulla bionda di quanto non abbia Millicent, soprattutto per alcuni argomenti.
Hai perfettamente azzeccato la reazione che mi sono immaginata all'ingresso di Daphne ma che non ho descritto perchè alcune cose preferisco lasciarle alla vostra immaginazione.

Spero ti piaccia questo capitolo ** alla prossima recensione.

Mary:
Ok *_* so che stai aspettando questo capitolo!Spero ti sia piaciuto.
Come penso di averti già detto, non voglio assolutamente liberarmi di te u.u Decisamente no XD Ti toccherà continuare a seguire la storia.
Nel caso ti serva una qualche spiegazione in storia dell'arte chiedimi pure :p Magari riesco a renderla immediata come Pirandello ^^

Un bacio.
lily.

MaBra:
Tu hai letto l'anteprima, ma voglio assolutamente la tua opinione tutta intera.
Quì non vi sono grandi litigi u.u quindi dovrai impegnarti per fartelo piacere, mi dispiace.
Ricorda che ti voglio bene :*
Lara.



*°*°*°*°*°*°*
Un bacio a tutti quelli che leggono e non recensiscono,Lily.


p.s. per chiunque voglia, lascio il link al prequel: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=568211&i=1
   
 
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