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Autore: schwarzlight    01/11/2010    10 recensioni
*Settima classificata al Contest "Once upon a Bloody December" di storyteller lover*
- Non è l’anima che perdiamo… ma l’umanità: la capacità di comprendere e convivere con chi è diverso da noi.
Silke afferrò la manica di Ludwig, e lo guardò seria con quei suoi occhi uno celeste e l’altro color dell’ambra, come poche volte aveva fatto.
- Allora io voglio essere come te.

Un incontro e una vendetta. La disperazione e la salvezza. Dal capodanno tedesco del 1369 al carnevale di Venezia del 1770, la storia di un lupo e di una bambina.
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Bambina e il Lupo'
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la bambina e il lupo - prologo










Prologo





La foresta di notte faceva paura.
Era buia, e silenziosa. L’uomo-dallo-sguardo-cattivo sobbalzava nervosamente ad ogni singolo fruscio ed incitava i cavalli ad aumentare il passo, mentre all’interno del carro coloro che componevano la merce cercavano di scaldarsi gli uni con gli altri. L’ultimo acquisto era una bambina esile e denutrita, che, a differenza degli altri, non piangeva e non si disperava… ma nemmeno voleva tornare a casa. Si limitava a guardare il fondo del carro con gli occhi di chi, la speranza, non l’aveva mai avuta.



Il silenzio ovattato fu interrotto bruscamente da un violento scossone: la neve scendeva ininterrottamente da giorni ormai, e aveva formato un fitto tappeto bianco, che era andato a celare una buca in cui il carro si era impantanato. Le imprecazioni dei mercanti di schiavi non tardarono a farsi sentire, e non passò molto tempo prima che l’uomo-dalla-bocca-sbilenca scostasse il telone ordinando ai bambini di scendere.



Mancava solo la bambina, quando qualcosa urtò il mezzo di trasporto, rovesciandolo. Lei rimase intrappolata all’interno, sommersa da qualche coperta e un paio di ceste. All’esterno, l’iniziale stato di confusione fu sostituito da grida di panico, miste a feroci risate simili a ringhi, e i suoi tentativi di liberarsi cessarono subito. Da uno strappo nella copertura del carro, vide una delle guardie armate venire raggiunta da un’ombra mentre cercava di fuggire. Continuò a dimenarsi finché la creatura non affondò quelle che sembravano zanne nel collo del poveretto, spezzandoglielo.
Ma la cosa che più sconvolse la piccola spettatrice era che, in realtà, quello che lei credeva un animale selvatico, era una persona. Ad essere insanguinata non era la pelliccia di un lupo, o di un orso… bensì l’elegante abito di un uomo che dimostrava non più di trentacinque anni. Si alzò in un unico fluido movimento, e si guardò attorno con quegli occhi neri da predatore, terribili ma affascinanti.
La bambina fu percorsa da una violenta scossa di terrore quando si accorse che il suo sguardo si stava dirigendo proprio verso il suo nascondiglio… ancora pochi secondi e l’avrebbe vista.
All’improvviso un corpo senza vita piombò proprio di fronte a lei, che si portò le mani alla bocca per impedirsi di urlare. L’uomo-dallo-sguardo-cattivo era diventato l’uomo-dalla-gola-dilaniata.


Aveva paura, paura, paura.


Più paura di quando la zia la picchiava. Più paura di quando i mercenari avevano razziato il villaggio. Più paura di quando quei ragazzini avevano cercato di affogarla chiamandola strega.
Era una paura feroce e ancestrale, che la dilaniava e paralizzava. Si raggomitolò su sé stessa, chiudendo gli occhi e premendo le mani sulle orecchie, e rimase immobile, sperando che questa volta le sue preghiere fossero ascoltate.








Il silenzio era tornato a incombere, solenne e pesante.
Dopo un indeterminato lasso di tempo, l’unica sopravvissuta della carovana sbucò fuori dal suo nascondiglio, infreddolita e ancora sconvolta. Attorno a lei tutto si era tinto di rosso, e la luna gettava i suoi freddi raggi sprezzanti su una quindicina di cadaveri coperti per metà dalla neve, che continuava imperterrita la sua caduta.



Era sola.


A casa non sapeva e soprattutto non poteva tornare. L’unica possibilità era avanzare, sperando di arrivare da qualche parte prima di morire assiderata. Così si avvolse in due delle coperte più pesanti che aveva trovato, e si mise in cammino, arrancando nella neve più veloce che poteva.
…E così era quella la fine che le era stata riservata. Aveva forse peccato? Quella notte da incubo era la punizione di Dio per le sue colpe? E quelle persone erano forse diavoli, venuti a portarla all’inferno? Non capiva. Tutto non faceva altro che confonderla.
Ma intanto era stanca… sempre più stanca. Camminare nella neve era faticoso, e le gambe non la reggevano più. Si accasciò contro un albero… avrebbe riposato solo cinque minuti, si disse… anche se sarebbe stato bello non svegliarsi più. Non le interessava vedere l’alba del nuovo anno, voleva solo dormire, dormire, dormire... E chiuse gli occhi, convinta di non riaprirli più.



Fu un leggero rumore di rami scostati che glieli fece riaprire.
Ne cercò l’origine, scorgendo quasi di fronte a sé un magnifico lupo dal lucente manto nero, che la fissava fiero.
Non ne aveva paura. Ormai non aveva più paura, solo… si sentiva vuota e inutile. Non aveva nessuno che la cercasse, nessuno che le volesse bene o che l’aveva mai ringraziata per il suo lavoro. Perché era venuta al mondo se nessuno la voleva?
…Forse era proprio per quel lupo. Per sfamarlo, e far sì che almeno lui sopravvivesse. Forse lui l’avrebbe ringraziata per questo, la sua vita gli sarebbe stata cara.
Ah… ma lei lo conosceva. Lo conosceva! Ora si era ricordata…
Da giorni girava ai margini del bosco. La osservava. La osservava, ma non aveva mai osato avvicinarsi. Per paura? Per diffidenza? Eppure rimaneva lì a guardarla, quando lei avrebbe potuto benissimo chiamare il cacciatore per mandarlo via, o peggio, ucciderlo. Ma lei non lo fece mai… non era pericoloso, non aveva mai dato cenno di aggressività.
Quando si sentiva sola lui c’era. Quando era triste la sua compagnia la confortava.
E anche ora aveva bisogno di lui, di aiuto.
E allora una lacrima calda le solcò il viso, e mosse le labbra tremanti in una muta richiesta: “Uccidimi”.
Il lupo parve cogliere la sua supplica e le si avvicinò. Era a pochi centimetri da lei quando la bambina chiuse gli occhi. Prima di perdere conoscenza, le parve di sentire delle braccia che la sollevavano… forse era solo un’illusione.
O forse, il suo angelo custode era venuto a prenderla per portarla in paradiso.





Mh. Non vedevo l'ora di poter pubblicare questa storia :3
Il titolo a dirla tutta non mi soddisfa, ma ormai l'ho identificata come La bambina e il lupo, e non riesco più a trovarne un altro .-.
Pazienza!^^

Di questo capitolo sono piuttosto felice di come sia venuto fuori, soprattutto l'ultima parte!
Poi i "nomi" dei mercanti di schiavi li ho dati pensando all'ottica della bambina....sono i classici soprannomi che si danno a chi non ci piace, o ha una caratteristica fisica precisa....tutto qua!XD
Per ora la storia verrà pubblicata esattamente come l'ho mandata al contest...più in avanti però, mi riservo di correggere e eventualmente ampliare alcune parti ;)

Bene, per oggi è tutto, non ci sono ancora molte cose da commentare!XD
Il primo capitolo arriva fra due settimane esatte!
Grazie per aver letto e...spero mi seguiate ancora!<3

   
 
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