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Autore: Silyia_Shio    13/11/2010    1 recensioni
E se i draghi non fossero la razza più antica? La vita di una ragazza dall'esistenza artificiale, che nasconde dentro di sé il cuore di creature meravigliose e antiche, s'incrocerà con quelle degli eroi di Alagaësia modificando le esistenze di tutti.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena i primi raggi del sole illuminarono il cielo del giorno dopo, Murtagh partì in sella a Castigo, diretto a Urû’baen.
Guardò la ragazza che teneva contro il petto, le mani legate dietro la schiena da una corda rinforzata da un incantesimo così come anche le corde che le legavano le caviglie, il viso pallido rilassato dal sonno innaturale di una pozione.
Era una ragazza minuta, Murtagh poteva circondarle l’intera vita col braccio e sotto il palmo della mano sentiva le sue ossa, inoltre a occhio e croce se lei fosse stata in piedi gli sarebbe arrivata solo alle spalle.
Ripensò alla mattina passata, al loro scontro e alle sue parole: “Perché loro dovevano pagare!”, cosa le avevano fatto gli stregoni? Chi era?Come riusciva a diventare quel felino alato? A che razza di creature assurde apparteneva?
Poi la ragazza si mosse aprendo i suoi occhi innaturali. Appena si accorse tra che braccia si trovava, iniziò ad agitarsi.
Murtagh la strinse più forte.
“Sta ferma.” le disse con tono incredibilmente piatto.
 
Lasciami!!
 
Gli urlò lei nella mente.
“No, ho un ordine da compiere!”
 
Mi stai portando da Galbatorix?
 
“Sì.” Tanto mentirle sarebbe stato inutile, lì stavano andando e lì sarebbero arrivati, che glielo dicesse o no.
Sul volto della ragazza si disegnò un sorriso.
 
Perfetto!
 
E si fermò, rimase immobile trattenuta dal cavaliere.
Perfetto? Come poteva definire perfetto quello che stava per succederle?Non c’era niente di bello né tanto meno di perfetto nell’incontrare Galbatorix. Murtagh guardò gli occhi della ragazza, era un essere assurdo.
 
Sul cielo era sceso il manto nero della notte già da un pezzo quando la terribile reggia di Galbatorix spiccò sul paesaggio come una lama nera che trafiggendo la terra si staglia per colpire la volta celeste.
Lei era ancora immobile tra le sue braccia con gli occhi fissi su un’immagine invisibile, non si erano scambiati più una parola.
Sotto di loro si stava svolgendo il rito macabro che gli adoratori del Tiranno svolgevano troppo spesso. La cantilena inquietante, l’odore del sangue e le urla strazianti e pazze di chi si tagliava un arto, sembrava stessero accompagnando la ragazza verso la sua fine.
Murtagh aumentò leggermente la stretta intorno alla vita di lei.
Un attimo dopo Castigo atterrò e tre Ra’zac gli vennero incontro. Murtagh saltò giù tenendo in braccio la ragazza, ma subito dopo uno dei Ra’zac, quello più grosso, prese per i polsi la ragazza e la condusse nelle tenebre.
 
 
Erano già passati tre giorni da quando Murtagh era stato separato dalla ragazza e da quel momento non aveva avuto più sue notizie. Poteva anche essere già morta.
Quella sera però Galbatorix lo chiamò al suo cospetto e quando entrò nella sala del trono la vide. Era rinchiusa in una gabbia, simile a quella per gli uccelli, dalle sbarre infuocate.
Nonostante il fuoco fosse l’unico punto debole della creatura, lei rimaneva in piedi al centro della gabbia, con aria fiera e finta insofferenza per le continue lingue di fuoco che andavano a bruciarle la pelle.
Con voce possente Galbatorix ordinò a Murtagh di avvicinarsi e con un ghigno gli disse che gli avrebbe spiegato l’utilità di quell’oggetto.
…oggetto…
Il Tiranno incominciò a parlare non appena Murtagh si fu inginocchiato.
“Avrai notato gli occhi di quella creatura e l’avrai vista sotto la sua vera sembianza, è meravigliosa, vero? Una creatura assolutamente terribile e spietata. L’ho fatta creare..”
…creare?...
“…proprio a questo fine. Ho bisogno che con la sua ferocia distrugga Eragon ed il suo drago così che nessuno m’impedisca il comando!”    
La ragazza afferrò una sbarra sperando che il dolore del fuoco superasse il dolore dei ricordi, ma essi erano più forti. Buio, dolore, magia, morte, vita, manipolazione. Ricordi troppo vividi da dimenticare.
Galbatorix lasciò il suo trono ed avvicinandosi a Murtagh disse: “Ora vedrai come questa creatura che serba tanto rancore nei miei confronti, diventerà solo un’altra delle mie pedine!”
 
…povero stolto!
 
Pensò la creatura vedendo quel pazzo avvicinandosi alla gabbia.
Il Tiranno con un semplice gesto distrusse la gabbia che si ridusse in centinaia di pezzi bruciati, e con un ghigno disse ad alta voce un nome, il Nome.
Murtagh strinse la presa sul pomello della spada, ora anche lei non si sarebbe più potuta ribellare alla volontà di Galbatorix, ora anche il nome della creatura era diventata il filo che la trasformava in una marionetta, ora anche lei non era più niente.
 
 
Murtagh posò la spada in un angolo della sua stanza e si avvicinò al suo letto, osservando la creatura che riposava. Dopo la rivelazione del suo nome era svenuta ed uno soldato l’aveva trasportata malamente nella stanza del cavaliere.
 
Murtagh, io non ho un Nome.
 
Le parole arrivarono fresche e taglienti nella mente del cavaliere ed ancora prima che potesse capirne il significato, la creatura aveva aperto gli occhi ed ora gli stava di fianco.
 
Posso aiutarti a tagliare i fili che t’incatenano a questo luogo! Quando mi ha creata Glabatorix ha fatto male i calcoli!
 
Una terza risata, diversa da quella del primo incontro, diversa da quella malvagia della creatura. Rideva vittoriosa, tutto stava procedendo come lei voleva. 


**********************

ekkomi tornata con un altro capitolo dopo un'eternità!
chiedo scusa, ma non ho avuto molto tempo per scrivere!>.<
infatti questo capitolo nn è il maximo, sorry. >.<"""
cmq mi farebbe piacere lo stesso sapere le vostre opinioni!
a presto!
   
 
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