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Autore: Yvaine0    05/12/2010    3 recensioni
Ero in treno da un'ora verso il nulla più totale.
Perchè? Probabilmente tutto era iniziato quando mio fratello aveva iniziato a parlare. Fin da subito aveva capito la sua vocazione: sparare stronz-...sciocchezze. E così, litigio dopo litigio, nostra madre era impazzita e aveva deciso di spedirci tutti e due a vivere da qualche parte lontani da loro.

Pan Fletcher, diciottenne, ragazza di città, si ritrova catapultata in un mondo a lei estraneo, caratterizzato da laboriosità, aria pura, e sentimenti sinceri. Armata di mp3, di un bizzarro interesse per le mucche e di un rassicurante manuale di sopravvivenza create da lei stessa, affronta questa avventura che la vita le regala senza ben sapere cosa pensare di tutto ciò che le sta per accadere.
"Che diavolo ci fai qui?"
"Che diavolo ci fai TU qui! Questa è casa di mio nonno!"
"Io qui ci vivo!"
Fissai il ragazzo in cagnesco per qualche istante. "Bè, anche io!"
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cows and jeans'
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Cows and jeans
 
2


"Hai intenzione di spostarti?!" 
Un'auricolare mi venne strappato via e il grido mi giunse direttamente all'orecchio.
Trasalii e aprii gli occhi, incontrando uno sguardo castano furioso.
"Cosa?" chiesi, spaesata.
Troppo estraniamento dalla realtà, troppo estraniamento!
"Vedi di toglierti di mezzo, principessa, dobbiamo passare con la macchina!" sbottò la ragazza che avevo di fronte, sistemandosi la coda di cavallo.
Si allontanò di due passi e mi lanciò in faccia la felpa. "E copriti, scostumata!"
Mi alzai in piedi, e mi infilai la felpa automaticamente, continuando tuttavia a non capire cose stesse succedendo. Recuperai lo zaino e la tracolla e portai il tutto da una parte, in modo da non intralciare il passaggio. La ragazza trascinò la mia valigia a bordo strada, poi portò le mani sui fianchi e mi osservò. "Hai bisogno di aiuto?" domandò, come se qualcuno l'avesse appena costretta a parlarmi. 
Mi ci volle qualche attimo per rispondere. Tempo nel quale il mio cervello capì che potevo uscire da quella situazione assurda solo chiedendo aiuto a quella ragazza così poco amichevole.
"Veramente...sì." ridacchiai, stupidamente. Le allungai una mano, presentandomi. "Sono Pan, sto cercando l'abitazione di Abraham Fletcher. Una signora mi ha indicato la strada, ma mi sono persa..." spiegai, sperando in un modo di solidarietà della ragazza verso una povera idiota senza senso dell'orientamento. 
Sorrisi, mesta.
Lei sospirò e mi strinse la mano. "Agatha McDonnel. Salta su, dobbiamo andare proprio lì".
Le sorrisi, realmente grata. "Ti ringrazio!" 
"Su, su, svelta. Kameron, scendi di là e dacci una mano a caricare i bagagli!"
Lo sportello del pick-up si aprì e un ragazzo con un sorriso a trentadue denti scese e mi venne incontro. "Piacere, Kameron Towell! Io abito qui, se in questi giorni vuoi venire a trov- ..."
"Stupido animale perverso!" lo interruppe Agatha. "Tieni a freno gli ormoni e prendi questa!" tagliò corto la bionda, mettendogli in mano la mia valigia. "Mettila sul pick-up, la accompagniamo dal vecchio"
Ero un po' frastornata, mi limitai ad abbozzare un sorriso poco convinto. "Grazie" sussurrai, raccogliendo zaino e seguendo Agatha e Kameron sul retro dell'auto. 
Poco dopo mi ritrovai assottigliata tra i due sui sedili anteriori del pick-up che arrancava sullo sterrato. Ad ogni buca venivo sbalzata addosso a uno dei due. Kameron se la rideva sotto i baffi che non aveva, per cui me ne accorsi senza troppi problemi. La cosa da una parte mi irritava e dall'altra mi imbarazzava. Dovevo sembrare parecchio ridicola, ma non era colpa mia se quell'aggeggio aveva sospensioni scadenti e la strada sembrava una forma di Emmental!
"Allora tu sei la nipote del vecchio Fletcher!" fu Agatha a rompere il silenzio.
"Sì..." Sono un tipo di poche parole, sì.
"Vieni dalla città, giusto?" Tuttavia anche lei sembrava faticare parecchio ad intraprendere una conversazione civile con qualcuno. Sembrava... arrabbiata. Non con me, mi auguravo. Non ero ancora arrivata a destinazione, non potevo aver già fatto arrabbiare qualcuno!
Annuii e le spiegai dove fosse la mia città Natale.
"Per quanto resterai?" intervenne Kameron guardandomi di sottecchi.
"Guarda la strada" lo rimproverò Agatha.
"Non essere così acida, Aggie!" ridacchiò lui. "Sto solo cercando di fare amicizia!"
Non potei fare a meno di rivolgergli un' occhiata scettica e lui rispose con un' occhiolino che fece sbuffare la bionda che stava seduta alla mia destra. "Non farci caso. Fa tanto il dongiovanni ma non ha mai avuto nemmeno una ragazza, il nostro Kameron!" replicò con un ghigno.
Un attimo dopo venni sbalzata in avanti e se non fosse stato per i riflessi pronti del ragazzo -che mi bloccò con un braccio muscoloso- la mia faccia si sarebbe spiaccicata contro il parabrezza.
Il ragazzo, un' espressione arrabbiata, aveva inchiodato e ora stava fissando in cagnesco Agatha, la quale ricambiava con uno sguardo divertito, le braccia incrociate e un sopracciglio inarcato. "Vogliamo negare la realtà?"
Kameron prese fiato, gonfiò il petto e fece per parlare, ma poi si sgonfiò come un palloncino, espirando. Chiuse gli occhi e scoppiò a ridere con una buona dose di autoironia. 
"Ecco, mi pareva" approvò la ragazza, sorridendo. Aveva un bel sorriso, notai. E il volto abbronzato ricoperto di tenere lentiggini. In effetti doveva essere più piccola di quanto non mi fosse apparsa non appena l'avevo vista. Avrà avuto sedici, diciassette anni. Era quell'espressione seria che si era portata appresso per tutto il tempo a farla sembrare più grande. 
Guardai Kameron. Lui era decisamente più grande di Agatha, forse aveva la mia età, o forse era più grande. Fisicamente dimostrava più o meno vent'anni, ma il suo volto era decisamente da bambino. Diciassette? 
"Oh, non è vero!" sbottò Agatha stizzita.
Senza che me ne accorgessi loro avevano continuato a bisticciare e io ero rimasta tutto il tempo ad osservare Kameron senza davvero vederlo. Pessima mossa, ne ero certa.
"Oh sì, piccola!" le disse lui, poi mi sorrise. "Niente male, eh?" mi fece di nuovo l'occhiolino, indicandosi con una mano.
Ecco, lo sapevo. Solo io potevo fare una figura del genere.
Arrossii, sperando che nessuno se ne accorgesse. Scossi il capo, fingendo di essere riemersa solo in quel momento dai miei pensieri. "Eh?" chiesi, stupidamente.
Ovviamente solo io potevo pensare di evitare la figuraccia in quel modo.
"Ehhh! Lo sapevo che la mia bellezza avrebbe incantato qualche ragazza prima o poi! Una ragazza di città per giunta! Che dongiovanni!" si pavoneggiò Towell mettendo nuovamente in moto l'auto.
Io finsi di non capire, augurandomi di non essere arrossita di nuovo, e posi una domanda a caso, per cambiare in fretta discorso. "Quanti anni hai, Agatha?" 
Lei abbozzò un sorriso comprensivo, che risultò una specie di smorfia, forse intuendo il mio svicolamento. "Quindici."
"Quindici?!" ripetei, stupidamente.
Lei mi guardò di sottecchi, probabilmente chiedendosi quanto fossi stolta da uno a dieci. "Già"
"Sembri più grande" osservai, a mo' di scusa.
Lei scrollò le spalle e mi sorrise. "Tu?"
"Diciotto"
"Uo-hoo!" rise Kameron, attirando l'attenzione di noialtre. Sorrideva alla strada di fronte a lui. "Sei più piccola di me, baby"
Agatha sbuffò. "Pensa a guidare, tu." lo rimproverò.
Dopo quel baby decisi che ignorare Kameron sarebbe stata un'ottima scelta. E poi, dopo aver scoperto che Aggie aveva solo quindici anni, mi sentivo più a mio agio a parlare con lei. Insomma, mi ero sempre trovata meglio con le ragazze più piccole, con loro riuscivo a stringere amicizia più semplicemente, in città. Soprattutto perchè a livello di esperienze ero sicuramente più simile a una ragazza del primo anno del liceo rispetto alle mie compagne. Come vi ho già detto, non godevo di grande popolarità e ... bè, Kameron non era l'unico a non aver mai avuto un ragazzo. Insomma, ne avevo avuto uno al secondo anno, ma era stato il primo e l'ultimo, e non ero andata oltre a qualche bacio. Era durata qualche mese, ma poi la nostra storia era scoppiata grazie alle abilità seduttive di una mia compagna di classe, Francis Thompson. 
"Come mai dovete andare da mio nonno?" chiesi, riemergendo dai miei pensieri e allontanando Francis e il mio ex dalla mia testa con stizza.
"Carichiamo della verdura da portare giù al mercato" spiegò Kameron. "giù in paese."
Annuii. "E' molto lontano il paese?"
Lui diede un'alzata di spalle. "Non tanto. Il negozio più vicino a casa del vecchio Fletcher sarà a... quanto Aggie? Quindici chilometri, su per giù"
Sgranai gli occhi. "Oh santo cielo!" sillabai esterrefatta, mio malgrado. Da casa dei miei, il negozio di prima necessità più lontano distava cinquecento metri. "Quindici chilometri?" ripetei, scioccata.
Quindici chilometri?!, la mia mente non riusciva a concepirlo, nonostante la cosa non fosse poi così strana. 
Mi battei una mano sulla fronte, mentre Kameron e Agatha se la ridevano. "Benvenuta in campagna, topolino di città" mi prese in giro la bionda. "Ti ci abituerai presto, fidati. Tu almeno puoi guidare, io devo chiedere sempre un passaggio a qualcuno!"
Mi sentivo una di quelle ragazzine viziate e abituate ad aver ogni desiderio esaudito con un solo schiocco di dita. Forse sembravo tale anche a quei due. Non era di certo quella la prima impressione che speravo di dare, ecco.
In effetti non sapevo bene cosa aspettarmi da quell' esperienza. Tuttavia ogni parola che veniva pronunciata da quei due mi sorprendeva. Dovevo apparire come una di quelle bambina di città che non hanno mai visto un animale diverso da un gatto, un cane o un piccione; una di quelle che alla domanda "Da dove viene il latte?" risponde "Dal supermercato". Era umiliante pensare che nemmeno quello sarebbe stato il posto adatto a me. In città mi era sempre stato detto di essere una sempliciotta, una campagnola. In campagna ora passavo per la ragazza di città viziata e persa senza il suo cellulare a portata di mano. In effetti in quel momento avrei venduto la mia felpa pur di poter parlare al telefono con la mia migliore amica. Avevo bisogno di sentire le parole di conforto che solo lei riusciva sempre a trovare.
Per tutto il resto del tragitto Kameron e Agatha scherzarono e si punzecchiarono facendosi battutine riferite a qualche abitante del paese di cui non afferrai il nome. Ovviamente anche avendolo capito non sarebbe cambiato niente. Tuttavia non mi sentivo a disagio tra quei due, nonostante non avessi idea di che cosa stessero parlando. Esattamente come con la donna che aveva cercato di indicarmi la strada. 
La gente lì sembrava realmente più limpida, anche solo ad una prima impressione. Speravo sinceramente che non fosse l'aria l'unica cosa genuina in quel luogo. 


"Eccoci qua" Kameron entrò nell'aia davanti ad una casa di legno, ricoperta da una vernice verde in parte scrostata. "Casa Fletcher" proclamò, tirando il freno.
Gli sportelli si aprirono quasi contemporaneamente e i due ragazzi saltarono giù dall'auto. Scivolai di lato e scesi anche io. Una staccionata bianca e un po' sgangherata delimitava la zona ghiaiosa, tutto intorno un prato rigoglioso che sfociava in un campo coltivato. Lo sterrato continuava a tratti, trasformandosi un un sentiero che portava a delle baracche sul retro, da dove si sentivano rumoreggiare delle galline.
"Vuoi una mano a portare dentro i bagagli?" domandò il ragazzo, scaricando la mia valigia. Agatha era sparita da qualche parte percorrendo in fretta uno di quei viottoli.
Recuperai lo zaino e la tracolla, e gli sorrisi. "No, grazie."
"Che te ne pare?"
Respirai a fondo. Cosa me ne pareva? Aveva l'aria di essere un posto tranquillo e rilassante. Mi ricordava la baita in montagna di Heidi, nonostante l'ambiente non fosse simile per niente. Libertà. L'aria lì sapeva di libertà. Tuttavia sapevo che non sarebbe stato tutto rose e fiori. Se ero lì era anche per imparare a guadagnarmi da vivere da sola, e questo significava che avrei dovuto lavorare sodo. "Niente male" risposi.
Nonostante gli avessi detto di no, Kameron prese la mia valigia e lo zaino e li trascinò fino sopra alle scalette in legno che portavano alla porta, coperta da una tettoia. Proprio come nei film, sotto al piccolo porticato c'erano una panchina con il suo tavolino di legno, e dal lato opposto una sedia a dondolo.
Suonai il campanello, ma Kameron scoppiò a ridere. "Non credere che sia in casa, Pan. Il vecchio sta in paese tutta la mattina. Le chiavi" si chinò e alzò lo zerbino. "stanno qui".
"Stai scherzando?"
"Perchè?"
"Lascia veramente le chiavi sotto il tappetino? Mai sentito parlare di furto? Cavolo, mi meraviglio che non gli abbiamo ancora svaligiato la casa!" Non sapevo se fosse più irresponsabile mio nonno a nascondere le chiavi di casa in un luogo così scontato o mio padre a lasciare che un uomo del genere vivesse da solo.
Kameron rise. "E chi vuoi che vada a rubargli in casa? Io? I McDonnel?" mi fece cenno di star tranquilla. "Non siamo in una metropoli, bimba. Qui ci conosciamo tutti e ci fidiamo tutti gli uni degli altri. Ti ci abituerai!"
Questa volta evitai accuratamente di sgranare gli occhi o di lasciare che mi cadesse la mascella: sarebbe stato poco gentile dubitare della veridicità delle sue parole. Tuttavia il mio cervello non concepiva che si potesse essere così tanto fiduciosi nei confronti di... tutti. Quale persona, in fondo, si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di poter usufruire liberamente della casa di un vecchio rimbambito -perchè non poteva essere che tale, se azzardava tanto- senza nemmeno dover forzare la serratura?
Mi resi conto di aver messo piede in un mondo completamente diverso dal mio, al quale non sapevo quanto sarebbe stato facile adattarsi. Molto, poco? Solo il tempo poteva saperlo. Io avrei dovuto aspettare nella speranza che la nuova vita non fosse poi così difficile.



In der Ecke - Nell'angolo:
Eccomi qua. :D
Questo è il secondo capitolo dell'avventura di "Pan nel paese delle pecore"! XD
L'avrei postato anche ieri pomeriggio, solo che mi sono ridotto all'ultimo momento e sono riuscita a postarlo solo sul blog prima di andare a vedere Rapunzel. ** Ecco, meglio che non mi dilunghi in argomento o le note diventeranno più lunghe del capitolo. ^w^ Dico solo che io quest'anno aspettavo dicembre solo per vedere due film, Harry Potter e Rapunzel. E se uno è riuscito a farmi scappare una lacrimuccia e un "devo rivederlo", il secondo ha superato le mie aspettative già altissime**. Ho passato mezz'ora pensando "non devi dire che ti piace solo perchè non aspettavi altro da quest'estate" -per Rapunzel- e sono uscita dal cinema col sorriso sulle labbra. Mai successo! :D In poche parole ve lo consiglio :3
Come ho già detto nelle risposte alle recensioni (**) non avrei mai pensato di ricevere commenti già nel primo capitolo. :3 Non è mai successo.**
Vi ringrazio di cuore :3
Yvaine0

  
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