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Autore: Tsuki_94    08/12/2010    1 recensioni
“Senti, bambino, quanti anni hai?”
Il ragazzino si fermò, con la bocca ancora piena, e fece segno con le dita.
“Quanti sono?” chiese a Miry non riuscendo a contare.
“Ha nove anni” rispose lei. Solo nove anni.
“Oooooh allora sei più grande di me!”
Un amore che ha inizio ad una tenera età ma che potrà svilupparsi solo quando i due protagonisti saranno più grandi e saranno alla ricerca del loro posto in questo ingiusto mondo.
Lual, principessa ingenua, ancora un po' bambina ma degna del suo titolo regale; Aster, capo dei ribelli interessato alla propria libertà e a quella dei suoi simili, considerati poco più che selvaggi. Anche lui era un "selvaggio". Un selvaggio dal cuore di miele che mangia miele.
Presto entrambi si ritroveranno, forse riuscendo a capire che niente e nessuno, né il re, né le loro origini, può vietar loro di stare insieme e di amarsi.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco che ritorno!!
Sì, ritorno, finalmente, dopo un lunghissimo periodo di ispirazione rasentante lo zero, casini scolastici e non, per dilettarmi di nuovo nello scrivere, una delle cose che più mi appassiona. Sono cresciuta e maturata (e direi molto, in confronto a prima) e spero che anche la mia scrittura sia cresciuta con me, in modo da essere ancora più apprezzata.
Ritorno con questa fan fiction, originale, romantica, un po’ fantasy, con un po’ di erotismo (che non fa mai male xD). La dedico al mio ragazzo, Luca, che ho conosciuto proprio qui, su questo sito, al’epoca della pubblicazione della mia fanfiction Killer Sakura (sezione Naruto), sperando che piacerà anche a lui…

 
 
 
WILD HONEY
 
 
CAPITOLO 1: ASTER

 
 
 
“Lulu! Lulu, non correre!”
I passi frettolosi della sua fedele dama di compagnia e balia risuonavano assieme ai suoi per il lungo corridoio.
“Ma non posso aspettare! Papà è tornato e mi ha portato un regalo!” gridò la piccola di rimando, con voce acuta e infantile.
“Solo cinque anni e corre come il vento!” pensò la sua damigella.
Raggiunto il portone, la bimba cercò di aprirlo spingendolo con le manine contro i due battenti, senza riuscirci.
“Lulu, lascia, ci penso io”
“Grazie Miry” sorrise Lulu osservando Miry mentre apriva, non senza fatica anche lei, quel portone massiccio.
Luluriprese a correre a perdifiato, ansiosa di vedere il suo amato padre.
Non che egli l’avesse considerata poi molto. Aveva sempre voluto un maschio, per poterlo nominare erede al trono. Ma nonostante tutto cercò di essere un buon padre, severo ma anche indulgente all’occorrenza, nei confronti della figlia. Il re, poi, era sempre molto occupato, soprattutto in spedizioni militari di conquista, perciò la bambina lo vedeva davvero poco e quando il re tornava a corte era così preso da altri incarichi che la degnava di pochissime attenzioni.
Per questo Lulu, appena saputo del ritorno del padre con un regalo per lei, non poté fare a meno di scaraventarsi letteralmente nella sala del trono, dove l’attendeva l’adorato genitore.
Per lei, il re era una specie di dio, da seguire in tutto e per tutto e quando la rimproverava per lei i richiami erano fonte di dispiacere, pensando così di deludere il padre.
“Figlia mia, sei arrivata” il re sembrò leggermente scocciato e dal modo in cui era entrata nella sala la figlia ma cercò di non darci peso per non rovinare la sorpresa che le stava riservando.
“Padre mio!”
Lulustava per corrergli incontro per abbracciarlo quando Miry le ricordò il consueto saluto che era necessario fare per non offendere la persona del re: un inchino molto profondo seguito dalla formula “Brilli per sempre su di voi la luce di Yah”. Yah era la divinità adorata dal popolo sotto il potere del re ed era ritenuta l’inizio e la fine di ogni cosa.
“Principessa Lual, si inchini” le sussurrò quindi Miry, chiamandola col dovuto rispetto e non con il suo vezzeggiativo.
La principessina fece come le era stato detto, desiderando non irritare il padre.
La madre di Lual, la regina, la dolce Fein, stava accanto al marito in piedi poco dietro al trono, osservando la figlia che ce la metteva tutta per compiacere il padre.
“Figlia, sono tornato con un dono per te” esordì il re.
Lualalzò lo sguardo verso il padre, gli occhi che brillavano di felicità.
“Dalle terre conquistate ho portato qui alcuni di quei selvaggi che ci vivevano per poterli poi mettere a disposizione del popolo per i  lavori più faticosi” continuò il re.
Lualnon capiva nemmeno la metà di quelle parole, i suoi cinque anni erano pochi per poter comprendere che quella era pura schiavitù. Miry invece lo capì al volo e il re lo notò dai suoi occhi sgranati e dalla sua bocca semiaperta in un’espressione di stupore misto ad orrore.
Anche Miry aveva vissuto quell’esperienza: essere strappata alla propria famiglia, essere usata come schiava senza alcun rispetto. Fu la nascita della principessa ad averle portato fortuna. Non fosse per l’esistenza della piccola Lulu, come la chiamava lei affettuosamente, nemmeno la sua di esistenza sarebbe durata così a lungo in quella condizione di stenti. La regina, a quel tempo, aveva disposto che ogni schiava si presentasse al palazzo per poter essere esaminata: voleva trovare una balia adatta per la figlia che portava in grembo. Scorse proprio Miry in mezzo a tutte le altre, sporca e vestita di qualche straccio, con il capo chino e lo sguardo timoroso, di chi ha sofferto tante pene e ha paura di patine altre. La regina vide in lei un animo buono e gentile così la nominò balia della figlia. Ma Miry non aveva dimenticato com’era stata dura la sua vita prima di essere messa a fianco della principessina.
La voce squillante di Lual le fece recuperare il suo contegno.
“Fammi vedere il regalo, il regalo!”
Con un gesto perentorio, il re ordinò a delle guardie di andare a recuperare il “regalo”. Presto tornarono quattro guardie che spingevano una gabbia posta su un piccolo carretto di legno. Dentro c’era ciò che Miry si aspettava.
Un bambino, di carnagione abbronzata e dai capelli e gli occhi scurissimi, stava rinchiuso in quella gabbia, rannicchiato in un angolo e guardandosi attorno spaesato. Era nudo e pieno di ferite sparse qua e là per il corpo.
“Ecco il tuo regalo, Lual” esclamò dunque il re.
Lualrimase per un po’ imbambolata a fissare da lontano la gabbia. Un bambino? Cosa ci faceva rinchiuso lì dentro? Si voltò verso Miry che guardava anche lei la gabbia. Le sue sopracciglia erano corrugate in un’espressione di disappunto. Lual tornò a guardare la gabbia.
“E’ un ragazzino di una delle tribù che abbiamo sottomesso, penso possieda ottime capacità intellettive e fisiche ma è un po’ troppo esuberante, per questo è in gabbia” disse e poi aggiunse:”Avanti, avvicinati” vedendo Lual un po’ titubante.
Lualaccennò qualche passò in avanti. Il bambino in gabbia si agitò e si aggrappò alle sbarre smuovendole e tentando in qualche impossibile modo di romperle e così fuggire e Lual si spaventò. Miry le si mise accanto e la accompagnò fino a raggiungere la gabbia. Il piccolo prigioniero si fermò di colpo e rimase al centro della gabbia a farsi osservare.
“Wow, che bello! Come si chiama?” chiese finalmente Lual dopo un lungo silenzio.
“Il suo nome tribale non verrà più usato d’ora in avanti, per cui non ha un nome” rispose Miry.
La donna si ricordava anche di questo: appena entrata nel palazzo e messa al servizio della principessa, le venne assegnato un nuovo nome. L’intento era quello di cancellare l’identita individuale della persona per “integrarla” nel regno e farla sentire parte di esso. Miry col tempo aveva persino dimenticato il suo vero nome e affezionandosi alla principessa aveva anche iniziato a sentirsi “a casa”, ma rivedere il modo in cui gli stranieri venivano trattati le riportava alla mente tutto quello che aveva subito.
“Allora trovagli tu un nome, figlia mia” sorrise la regina Fein alla figlia.
“Sì!” accettò la bambina tornando a osservare il ragazzino.
Lualtese una mano tra le sbarre, come per accarezzarlo, ma quello gli ringhiò contro con fare selvaggio.
“Ah!” Lual si ritrasse di nuovo spaventata.
“Portatelo via, lasciatelo nei pressi delle stanze della principessa, sarà il suo giocattolo di compagnia” comandò il re.
Lualnon capì nemmeno queste parole. Pensò, con la mente da bambina che aveva:”Ho un nuovo giocattolo, evviva!”
 
 
 
 
Mirycondusse la piccola Lual nelle sue stanze per metterla a dormire.
“Aspetta Miry!” si fermò Lual, illuminandosi improvvisamente in viso.
Corse nella prima stanza dove c’erano tutti i suoi giocattoli e, dopo avervi rovistato creando qualche rumore, ne uscì con un orsacchiotto di pezza, un po’ impolverato e con un orecchio tagliato ma ancora in buone condizioni.
“Portiamolo al mio nuovo amico così non si sentirà solo!” spiegò a una Miry perplessa.
Mirysorrise e l’accompagnò dal ragazzino.
Il piccolo “selvaggio” era stato messo in una stanzetta buia, con solo un letto, un piccolo e sporco lavandino, una latrina e una minuscola finestra, troppo in alto per poter fuggire, dalla quale entravano i raggi della luna. Una delle sue caviglie era incatenata al muro.
Ancora una volta Miry si ritrovò a vagare con la mente nei ricordi del suo passato. Anche lei era stata incatenata prima di essere poi messa a fare lavori umilianti.
“Questo regno è tutta apparenza” pensò mentre la principessa tentava di aprire la porta chiusa a chiave.
Dopo che Miry l’ebbe aiutata ad entrare, la piccola Lual non seppe più cosa fare.
Il bambino era seduto quasi in mezzo alla stanza, rivolto verso la finestrella. Era ancora nudo e tremava.
“Tieni, ti ho portato questo per giocare” sorrise Lual porgendo il pupazzo.
Il ragazzino si voltò e stette ad osservarla per un attimo prima di allungare una mano. Lual stava per ritrarsi, per paura che l’aggredisse di nuovo, ma lui si limitò a prendere il peluche e a voltarsi di nuovo.
“Domani tornerò e giocheremo insieme!” promise Lual.
Impercettibilmente il piccolo prigioniero accennò un sì con la testa, continuando a darle le spalle. Lei rimase a guardarlo, con un certo interesse.
“Miry, perché si muove così?” chiese vedendo i tremiti del bambino.
“Penso che abbia freddo. Vuoi portargli una coperta?”
“Sì!” disse Lual “Aspettaci qui!” si rivolse al bambino, prima di uscire dalla cella e tornarci poco dopo con una coperta calda.
Per il ragazzino fu una sensazione indescrivibile sentire il tepore del tessuto. Lual gliela pose sulle spalle e girò attorno a lui per avvolgerlo bene.
“Ecco, ora sei al calduccio”
Lo trattava come una specie di animale domestico o una bambola. Miry avrebbe voluto spiegarle che presto quel ragazzino sarebbe andato via, a lavorare per un nobile se era fortunato, e che non l’avrebbe più rivisto. Avrebbe voluto dirle quanto fosse sbagliata questa concezione che il re aveva verso chi non nasceva nei confini del suo regno, verso chi era diverso. Ma non voleva rischiare di essere imprigionata anche lei o, peggio, condannata a morte per tradimento.
“Lulu, devi andare a letto” richiamò la principessa con gentilezza.
“Va bene, aspetta un attimo” acconsentì Lual.
Si avvicinò di nuovo al bambino e gli lasciò un bacio sulla guancia. Lui se la sfiorò con una mano interdetto, arrossendo.
“E’ il bacio della buonanotte, Miry  me lo dà sempre” spiegò Lual come se fosse la cosa più semplice e normale del mondo “Presto deciderò anche un nome per te! Buonanotte bambino!” salutò infine correndo da Miry prima che ella richiudesse la porta della cella.
Quando fu solo, il ragazzino, per l’ennesima volta tentò di forzare le catene.
“Accidenti… devo scappare di qui”
 
 
 
 
“Eccomi!”
Lual, accompagnata da Miry, tornò a far visita al ragazzino. Quel giorno era stata da lui già tre volte e continuava a voler andare da lui. “Si sentirà solo” diceva.
“Ti ho portato i biscotti che hanno appena sfornato nelle cucine!” e pose il cibo vicino al ragazzino.
Quello vi si avventò famelico, mangiandoli tutti, sotto gli occhi felicissimi di Lual.
“Senti, bambino, quanti anni hai?”
Il ragazzino si fermò, con la bocca ancora piena, e fece segno con le dita.
“Quanti sono?” chiese a Miry non riuscendo a contare.
“Ha nove anni” rispose lei. Solo nove anni.
“Oooooh allora sei più grande di me!”
Lualpassò l’intero pomeriggio con il ragazzino, facendogli domande su cosa gli piaceva mangiare e quali giochi preferiva fare. Quello o non rispondeva oppure disegnava per terrà con una pietra per rispondere.
“Chissà perché non parla” si chiese Lual andando assieme a Miry nelle sue stanze prima di essere chiamata per cenare.
“Non lo so, Lulu, forse è timido” rispose la balia “O forse non vuole niente a che fare con chi lo imprigiona” pensò nella sua testa.
“Allora cercherò di farlo parlare! Aster parlerà con me!” esclamò decisa la principessina.
“Aster?”
“Sì, una volta la mamma mi ha detto che si dice così ‘stella’”
“Vuoi chiamare un maschio Stella?” rise Miry.
“E’ un bellissimo nome!” si imbronciò Lual.
“Ahah, hai ragione Lulu, sono convinta che piacerà anche a lui” affermò la balia continuando a ridacchiare.
Lualsi fece mettere a letto e mentre Miry le rimboccava le coperte disse:”Domani svegliami presto, voglio portare la colazione ad Aster”
“Come vuole, principessa” annuì Miry dandole il bacio della buonanotte.
 
 
 
 
 
 
Vi prego siate gentili, mi sa che mi sono un po’ arrugginita.. ma vi prometto che con l’avanzare della storia migliorerà anche il mio modo di scrivere ^^ commentate in tanti, risponderò volentieri alle vostre recensioni ^____^
 
Luna ^w^
 
P.s.: se qualcuno di voi è capace di modificare le immagini lancio un appello: l’ho visto fare anche da altri autori e mi sembra fantastico, per ogni ff fare un’immagine personalizzata! Perciò pensavo di farne una per questa qui… la mia idea era quella di un ragazzino che mangia miele, con sopra il titolo della fan fiction, tutta modificata e resa bellissima… certa gente con la grafica ci sa davvero fare… quindi se qualcuno di voi vuole divertirsi un po’ perché non ha nulla da fare e farmi un favore potrebbe crearmela?? *__* grazie mille a tutti!!
  
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