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Autore: leocaccino    17/12/2010    8 recensioni
Thomas è uno scrittore molto famoso in tutto il mondo
Alex è un liceale impacciato e timido
Questa è la loro storia....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Flowers serie'
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                                                       - Capitolo 5: Partire o restare? -





 
Alex mollò il cellulare che cadde a terra, rompendosi. Le lacrime cominciarono a scorrergli sulle guance candide. Non voleva crederci. Sua zia non poteva essere morta. Le gambe gli tremarono, poi dopo poco cedettero, facendolo cadere in ginocchio. Con le mani si copri gli occhi. I palmi freddi si bagnarono delle sue lacrime calde. I singhiozzi lo assalirono. Era distrutto. L’unica scena che gli ronzava nella mente era il litigio che avevano affrontato, lui e la donna, poche ore prima. Il sonno e il dolore per la perdita inaspettata lo misero al tappeto, facendolo addormentare lentamente tra le lacrime.
Fu il suono del telefono fisso a svegliarlo nel cuore della notte. Si alzò lentamente da terra, infreddolito e dolorante: il pavimento e la posizione avevano contribuito a fargli venire mal di schiena.
- Pronto – respinse uno sbadiglio.
- Alex perché non rispondi al cellulare? – era la voce di Thomas. Lui era sveglio e il suo tono di voce era agitato e preoccupato – Mi hai fatto preoccupare! – Alex si guardò in giro. Cercò il cellulare e lo trovò per terra in mille pezzi. In un solo istante tutto quello che era successo qualche ora prima gli ritornò alla mente. Lui che rispondeva a Thomas sul cellulare e la notizia della morte di sua zia. Le lacrime gli bruciarono gli occhi per l’ennesima volta. Cominciarono a rigargli le guance e a gocciolare fin sotto il mento. Trattenne un singhiozzo.
- Scendi, sono sotto casa tua – la voce calda di Thomas lo riportò alla realtà – Mi spiegherai tutto in macchina – Alex non rispose. Rimase immobile anche dopo aver riattaccato. Non aveva la forza per muoversi. Le lacrime erano finite e per quanto si sforzasse di piangere e di sfogarsi non ci riusciva. Solo dei singhiozzi improvvisi lo facevano sussultare ogni tanto. Quando trovò la forza di muoversi, prese le chiavi di casa da sopra il mobile dell’entrata e scese a passo lento e pesante le scale. Quando, però, dopo essere sceso per strada, vide Thomas appoggiato alla macchina, gli corse incontro. L’altro in tutta risposta lo prese tra le sue braccia, stringendolo in un forte e caloroso abbraccio. Alex si avvinghiò a lui e affondò la testa nel suo petto. I singhiozzi continuavano a scuoterlo. Oltre a singhiozzare, il ragazzo, stava tremando dal freddo. Thomas se ne accorse quasi subito e prendendogli una mano lo fece accomodare nella macchina, stranamente accesa. Dentro il riscaldamento era al massimo. Lo scrittore mise in moto.
- Dove stiamo andando? – chiese in un sussurro e ancora singhiozzante il biondo.
- A casa mia – il suo tono era freddo – Dormirai lì per stanotte – sembrava che fosse arrabbiato con lui.
- Non ho sonno – la sua voce era sempre più flebile.
- Non importa – si voltò verso il ragazzo e lo guardò gelido – Se non vuoi dormire, starai sotto le coperte al caldo – non ci fu risposta.
- Come mai non rispondevi al cellulare? – ancora nessuna risposta. Quel silenzio feriva Thomas. Si sentiva escluso. Non capiva perché il ragazzo non si apriva con nessuno. E’ vero aveva ricevuto un duro colpo poche ore prima ma di lui si poteva fidare. Lo sapeva questo?
- Cazzo rispondi Alex! – il suo tono alterato fece sobbalzare il ragazzino.
- Mi è caduto da mano e si è rotto – fu la flebile risposta. Poi il riccio si chiuse di nuovo in se stesso. Il resto del viaggio continuò nel silenzio assoluto. Thomas ogni tanto gettava delle occhiate al ragazzo che guardava la strada con uno sguardo vuoto. Gli occhi gli si stavano chiudendo. Si stava lentamente addormentando. Quel ragazzino lo faceva impazzire. Combinava solo danni, era impacciato e aveva un carattere terrificante, eppure riusciva a farsi amare dalle persone. Era come una calamita.
“Si è addormentato” Alex era nel mondo dei sogni. Sul suo viso era dipinto un sorriso sereno. La matita che portava sotto gli occhi gli aveva sporcato le guance.
Quando arrivarono a casa, Thomas lo prese in braccio: lo reggeva dalla schiena e dalle gambe. La testa del ragazzo appoggiata sul suo petto. Thomas sorrise tristemente e lo poggiò sul suo letto. Gli tolse le scarpe e la felpa. Poi lo coprì con un piumone. Prima di uscire dalla stanza gli carezzò il volto e gli poggiò le labbra sulla fronte.
- Buona notte piccolo -      
 
Quando Alex si svegliò, gli girava la testa. Si trovava in un letto che non conosceva. Un letto matrimoniale comodissimo. Un piumone rosso carminio lo copriva fino al collo e lo scaldava. Aveva ancora a dosso la maglietta e i jeans. L’ultima cosa che ricordava era che lui stava in macchina di Thomas e che le lacrime continuavano a scendere incessanti. Si alzò a sedere e scostò la coperta. Si guardò un po’ in giro.
“ E’ la stanza di Thomas?” si chiese mentre si alzava. Le sue scarpe erano a lato del letto. Le infilò e uscì dalla camera.
Come aveva sospettato si trovava a casa dello scrittore e quella era la sua stanza. Aveva dormito con lui? Il solo pensiero lo fece arrossire. Il respiro profondo e pesante di qualcuno lo fece riscuotere. Si avvicinò al divano e vide che steso sopra di questo, c’era Thomas. Stava dormendo profondamente. Lo guardò bene: i capelli scompigliati, le labbra socchiuse, i lineamenti della mascella ben calcati e infine il petto, che s’intravedeva dalla camicia sbottonata fino all’ombelico. I pettorali erano ben disegnati e coperti da una leggerissima peluria chiara. Gli addominali sembravano dei quadrati disegnati geometricamente sulla sua pancia. Corse di nuovo in camera e prese il piumone da sopra il letto. Lo portò fino al divano, dove coprì Thomas come, probabilmente, aveva fatto lui con il ragazzo la sera prima. Si sedette nel poco spazio che era rimasto e gli accarezzò la guancia.
“E’ proprio bello” si ritrovò a pensare “ Aspetta ma cosa vado a pensare!! E’ un maschio e anch’io lo sono” ritrasse la mano che lo stava accarezzando. Lo guardò un’ultima volta, poi corse nel bagno. Si guardò allo specchio: era un mostro. Si sciacquò la faccia per pulirsi gli occhi e le guance che avevano numerose strisce nere che le marcavano. Quando fissò nuovamente il suo riflesso, era tutto sparito.
Uscì e si ritrovò Thomas davanti. I due si guardarono per un istante, molto intensamente. Entrambi provavano lo stesso dolore.
- Mi hai coperto tu? – lo scrittore fece un cenno con la testa verso il divano.
- Sì, ti ho svegliato? – chiese preoccupato. Si ricordò l’urlo che aveva sentito dalle labbra del suo insegnate privato, la sera prima. Tremò al solo pensiero.
- Ero già sveglio – il sangue nelle vene di Alex si bloccò. Aveva sentito la carezza sulla sua guancia e magari lo aveva anche visto arrossire mentre lo guardava di sottecchi – Ero più in una fase di dormiveglia – aggiunse poi Thomas. Non ci fu risposta. Lo sguardo dello scrittore da divertito diventò serio – Ti va se facciamo colazione insieme?– gli arruffò i ricci – Così parliamo un po’ –
- Va bene – fu il sussurro di risposta.
- Aspettami in sala da pranzo allora – mentre entrava nel bagno, aggiunse – Io mi lavo, mi cambiò e ti raggiungo – gli fece un sorriso dolce prima di chiudere la porta alle sue spalle. Alex raggiunse la sala da pranzo e fu accolto da Olga con un abbraccio.
- Il signor Thomas mi ha detto quello che è successo ieri sera – Alex abbassò lo sguardo mentre si sedeva – Condoglia… - la governante fu interrotta bruscamente.
- Non dire quella parola – la voce di Alex era cupa – La odio – alzò lo sguardo. Una lacrima solitaria gli rigava il volto – L’ho sentita troppe volte in vita mia –
- Scusa – disse sommessa la donna.
- Non è colpa tua – la voce di Alex sembrava quella di un vero uomo.
- Che cosa succede? – Thomas sbucò dalla porta improvvisamente. Il maglioncino che indossava era talmente aderente che lasciava intravedere il fisico atletico.
- Nulla – mentì Alex – Stavamo parlando del più e del meno – sorrise falso. Era da un po’ di tempo che aveva imparato a mentire. Thomas però non si fece ingannare e dopo aver gettato uno sguardo gelido a Olga, si sedette a tavola, vicino ad Alex.
- Olga portaci la colazione – la governante a quest’ordine sparì in cucina per poi tornare, poco dopo, con un vassoio pieno di cibo: biscotti, marmellate, frutta e due caffèlatte bollenti. Poi scomparve in cucina.
- Non sono stupido – Thomas ruppe il silenzio, rivolto al ragazzo che stava inzuppando un biscotto nel latte – Stavate parlando dell’incidente, vero? – inizialmente Alex non rispose, non voleva parlare di quello che era successo. Però prima che Thomas potesse riaprire bocca, emise un flebile – Sì –
- Non ne vuoi parlare vero? – il ragazzo annuì – Però devo dirti almeno una cosa –
- Sì, dimmi – Alex gli puntò a dosso gli occhi tristi.
- Domani mattina si terrà il funerale – sospirò e si massaggiò il setto nasale con l’indice e il pollice – Verranno anche i tuoi nonni –
- Lo so – la sua voce si era ridotta a un sussurro – Prima che tu possa dire altro, so anche che dovrò trasferirmi da loro –
- Perché? – questo Thomas non lo sapeva.
- Ho diciassette anni e fino alla maggiore età devo avere un tutore – lo scrittore annuì – E loro sono i parenti che abitano più vicino a questa città –
- Abitano ancora in quel paesino fuori città, in aperta campagna? – chiese l’altro.
- Sì –
- Quindi dovrai cambiare scuola e giro di amicizie ? – Alex annuì tristemente – E ti va bene così? –
- Ho forse un’altra scelta? – il suo tono di voce era alterato. Tutte quelle domande di cui Thomas conosceva già la risposta lo facevano innervosire. A che scopo glie lo chiedeva? Lui dopotutto era un amico di famiglia, no? Conosceva sua zia. Erano stati grandi amici. Quindi probabilmente conosceva anche i suoi nonni. Lo scrittore non rispose alla sua domanda.
- Come mai non sei venuto ieri sera a cena? –
- Avevo un altro impegno – il senso di colpa lo investì – E avevo litigato con la zia – una lacrima gli rigò il volto – E’ colpa mia se è morta –
- No, assolutamente no – lo rassicurò Thomas – Tu non c’entri nulla –
- Sì invece – un’altra lacrima gli rigò la guancia – Se non avessimo litigato e io non fossi scappato, lei non si sarebbe mai preoccupata di dov’ero e di come stavo e non avrebbe fatto l’incidente – i singhiozzi lo scossero. Thomas lo strinse in un abbraccio. Alex affondò la testa nel suo petto. Il cuore dello scrittore batteva all’impazzata, più veloce del suo. Che il contatto tra loro lo facesse agitare? Le lacrime si fermarono.
- Pensare che poche ore prima le avevo rinfacciato tutto quello che non mi stava bene – un singhiozzo lo fermò – Le ho urlato che lei non era mia madre e che non doveva darmi ordini – le lacrime ripresero a scendere. Thomas lo fece calmare cullandolo nel suo abbraccio.
- Adesso calmati – gli sussurrò dolcemente – Tu non hai nessuna colpa, nessuno ne ha – Alex lentamente smise di piangere e singhiozzare. Il contatto con lo scrittore lo calmò.
 
Poco prima del pranzo, si presentò Caterina. I tre pranzarono insieme. Caterina guardava il ragazzo in modo glaciale. Lei non capiva perché Thomas s’interessasse tanto a un ragazzino che conosceva da poco.
- Amore domani ti andrebbe di uscire? – Caterina sorrise compiaciuta. Sapeva benissimo cosa sarebbe accaduto l’indomani. Voleva solo stuzzicare a tal punto Alex da farsi urlare contro. A quel punto Thomas lo avrebbe sbattuto fuori di casa e lei se ne sarebbe liberata. Non sapeva perché, ma per lei quel ragazzino era un ostacolo.
- Domani c’è il funerale – Thomas non la guardò nemmeno. Voltò però lo sguardo verso il biondino al suo fianco, guardandolo con affetto. Caterina diventò verde d’invidia. Dopo quello smacco si ammutolì per tutto il pomeriggio. Thomas e Alex invece erano rimasti in biblioteca fino a sera. Leggevano le opere classiche. Lo scrittore cercava di tirarlo su di morale, leggendogli delle commedie. Quando uscirono dalla stanza e Caterina li vide ridere e scherzare bruciò di gelosia e rabbia. Perché con lei Thomas non era così allegro e scherzoso? Doveva sbarazzarsi a tutti i costi del ragazzino.
Alex durante la cena si chiese il perché del comportamento ostile della donna. Lo guardava sempre in cagnesco e lo trattava sempre male.
Dopo la cena Thomas andò nel suo studio a lavorare, mentre Caterina e Alex rimasero in salotto da soli. Caterina lo guardava gelida dalla parte opposta del divano.
- Perché quello sguardo omicida? – ironizzò lui. Il silenzio fu l’unica risposta. Alex si alzò dal divano – Ok, non ti sto simpatico, lo avevo capito –
- Già se lo hai capito, perché non te ne vai ? – Caterina assunse un’espressione maligna e acida.
- Non ti preoccupare, appena finito il funerale, non mi rivedrai mai più –  prese la felpa e la indossò – Anzi se ti rende felice, me ne torno a casa – si voltò e quando uscì dalla porta blindata, la lasciò sbattere.
Thomas uscì di corsa dal suo studio.
- Cos’è successo? – era preoccupato. Caterina lo guardò con falsa tristezza.
- Alex mi ha urlato contro ed è scappato – Thomas si passò una mano sul volto. Caterina sorrise compiaciuta: il suo piano stava funzionando.
- Devo raggiungerlo – Thomas s’infilò la giacca – Vado e torno – si chiuse la porta alle spalle, lasciando sola una furente Caterina. In strada lo intercetto subito e quando lo raggiunse lo prese per un braccio e lo fece voltare. Lo guardò in volto torvo. Solo quando si accorse che stava piangendo la sua espressione si addolcì.
- Alex torna su – lo tirò per un braccio.
- Lasciami! – urlò lui in tutta risposta.
- No, non ti lascio – anche l’altro stava urlando – Mi sono stancato del tuo carattere irascibile – gli prese le spalle con entrambi le mani – Voglio sapere perché hai urlato contro Caterina – le lacrime rigarono le guance di Alex.
- Perché… - le parole gli morirono in gola. Non voleva che Thomas litigasse con la sua fidanzata. Un singhiozzo lo scosse. Thomas lo cinse in un abbraccio.
- Scusa – un secondo singhiozzo lo fece sobbalzare.
- Vieni, torniamo a casa – il sorriso caldo dello scrittore lo fece calmare.
 
Al funerale Alex pianse tutto il tempo. Dietro di lui Thomas poggiava le sue mani sulle sue spalle, in segno di conforto. Anche Caterina andò al funerale. Da brava attrice si vesti con un vestito nero attillato, che evidenziava le sue forme. Un paio di occhiali da sole gli copriva gli occhi. I capelli corvini erano sciolti sulle spalle. Sembrava più a una sfilata di moda che a un funerale. Le persone intorno alla fossa erano poche. Tra tutti c’erano anche i nonni di Alex, che dopo la cerimonia funeraria gli si avvicinarono.
- Alex è il momento che tu venga con noi – fu l’uomo a parlare.
- Che cosa siete venuti a fare? – il tono di Alex era carico di rancore.
- Siamo venuti per commemorare nostra figlia – il tono di voce del vecchio era già alterato – Ora andiamo –
- No, ora che vi siete liberati della pecora nera della famiglia volete solo comandarmi – le sue parole erano più taglienti di un coltello – Andatevene – prima che il ragazzo potesse andare oltre, Thomas intervenne.
- Salve, signori – sorrise falso.
- Thomas Rey – costatò il vecchio – Tu sei una delle cause dell’allontanamento di mia figlia – Alex lo guardò interrogativo.
- Posso parlare con voi un attimo? – i nonni di Alex acconsentirono – Caterina, stai con Alex – la donna sbuffò, mentre li guardava allontanarsi.
Quando Thomas tornò indietro, i nonni del ragazzo erano spariti. Se n’erano andati via.
- Alex torna a casa e prepara le tue valige – gli disse allegro Thomas – Ti porterò nella tua nuova casa personalmente – gli porse un cellulare – Fammi uno squillo quando sei pronto, il mio numero è il primo della rubrica -
- Ok – Anche Thomas e Caterina se ne andarono. Era rimasto solo. Corse a casa e preparò le valige il più in fretta possibile. Voleva andarsene da quel luogo e non tornare mai più in quella casa.
 
- Finalmente quella peste se ne va - Caterina si tolse gli occhiali e si gettò sul divano in modo teatrale – Sinceramente non lo sopportavo più – Thomas scoppiò a ridere –Che cos’hai da ridere? – chiese indispettita.
- Ti ci dovrai abituare – sorrise lui sarcastico – Ho convinto i due vecchi che per Alex è meglio restare qui, almeno fino alla maggiore età –
- Che cosa? – lo gelò con lo sguardo lei.
- Intendo che Alex verrà a vivere con me – sospirò - Sono il suo nuovo tutore -             
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Finitooooooo !!! Carissimi lettori… spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non abbiate trovato errori…
E’ un capitolo un po’ noioso… e un po’ pasticciato… e mi scuso per questo…
Al prossimo capitolo… BYE XD
 
 
 
 
 
Angolo risposte:
 
DeathKid ho risposto alla tua domanda con questo capitolo… e presto risponderò a molte altre che mi hai fatto in precedenza…. Spero che Alex cominci a piacerti… Perché è il piccolino di casa ora… e mi sembra già molto cambiato… comunque capiscilo… poverino… ( aspetta al prossimo capitolo lo capirai ancora meglio)
Thomas sta perdendo il suo essere L’etero della situazione… non so se hai notato XD
Ci sono anche i sensi di colpa ….
Al prossimo capitolo…. Carissimo aspetto con ansia la tua recensione XD XD
 
Minou90 Assaggino dello sfaldamento del rapporto tra Caterina e Thomas… Ti è piaciuto XD? Spero di si…
Al prossimo chappy XD XD 
 
YUKO CHAN La strega continua a persistere…. Nel prossimo capitolo apparirà poco però….
Sono felice che il precedente capitolo ti abbia commosso… era quello il mio intento…
Al prossimo capitolo… =) 

  
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