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Autore: white_tifa    24/12/2010    6 recensioni
“La donna è come una buona tazza di caffè: la prima volta che se ne prende non lascia dormire.” (Alexandre Dumas).
Raccolta di flashfic sulla coppia Draco/Hermione; un tipo di "caffè servito" per ogni capitolo.
Buona lettura a tutti.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Coffee

 
 
 
6. Al cioccolato: Merry Christmas, Draco
 
 
Ronald Weasley si era dimostrato in quegli anni –nonostante vari tentennamenti e dubbi tipici del suo carattere impulsivo- una persona insostituibile, un amico importante e fedele, un fondamentale alleato durante la guerra e nei momenti bui, un discreto duellante durante le battaglie, un ottimo stratega negli scacchi; e tuttavia, Hermione non riusciva proprio ad eliminare la credenza ormai profondamente radicata in lei che fosse anche, per molti –se non troppi- aspetti un recidivo, incorreggibile idiota.
“Ma non riuscirò mai a studiare per il compito di Pozioni se ho anche gli allenamenti di Quidditch tre pomeriggi a settimana!”
L’espressione indifferente, forse solo leggermente tediata, Hermione abbassò la tazza di caffè e cioccolata –una ricetta di sua madre- e continuò a scrivere il suo tema di Antiche Rune mentre si accingeva a degnare di una risposta il suddetto idiota, anche se sapeva che sarebbe stato come distribuire perle ai porci.
“E’ solamente questione di organizzazione, Ronald. Se abbiamo una media di settecento pagine a settimana -che fanno quindi cento al giorno-, e il lunedì, il mercoledì e il venerdì hai gli allenamenti con la squadra, vorrà dire che il martedì, il giovedì e la domenica farai, oltre alle cento pagine previste, anche la metà di quelle del giorno dopo; così quando dovrai tornare dall’allenamento, dovrai studiarne solo cinquanta. E’ molto semplice.”
Non avvertendo l’urlo indignato che si sarebbe aspettata di udire alzò lo sguardo, solo per ritrovarsi davanti lo sguardo vitreo di un Ronald Weasley decisamente in difficoltà.
Se fosse inebetito perché non aveva capito, o perché aveva capito fin troppo bene la gravità della cosa, Hermione non lo sapeva; e non lo voleva nemmeno sapere.
Ron, dal canto suo, sembrò riemergere dal limbo in cui era caduto, e, dopo aver espresso con un lamento che effettivamente aveva davvero capito la gravità della cosa, riprese a lamentarsi.
“Non, non è possibile. E’ un ritmo insostenibile Hermione, solo tu potresti fare una cosa del genere! E poi, come se non bastasse, c’è di mezzo anche questa fantastica idea della McGranitt di fare lezioni ed esercitazioni in gruppo con gli Slytherins; come può venirmi voglia di studiare dopo un’intera giornata passata in compagnia degli starnazzi della Parkinson?”
Effettivamente, pensò Hermione, non poteva dargli torto; in certe occasioni le lezioni erano davvero estenuanti, e non per la difficoltà degli argomenti in sé, ma per la totale mancanza di collaborazione tra i componenti del gruppo e, spesso, anche per il carattere insopportabile dei membri della casa di Slytherin.
Anche se, in tutta sincerità, non tutti gli Slytherins erano poi così fastidiosi.
“Per non parlare di Malfoy!”
Una serie di colpi di tosse risuonò nella stanza, mentre Hermione, col cuore a mille, aveva appoggiato la tazza sul tavolo e si stava domandando, tra un principio di soffocamento e l’altro, se Ron non avesse scoperto tutto d’un tratto di essere dotato di soprannaturali capacità di lettura della mente.
“Stai bene Hermione? Ecco, prendi un altro sorso di caffè. Cosa stavo dicendo? Ah sì, Malfoy! Tralasciando il fatto che è arrogante e razzista come suo solito, accidenti, ci sono giorni in cui ha uno sguardo così infuriato e malevolo che non mi stupirei se prima o poi tirasse fuori la bacchetta.”
Hermione si accigliò.
Non era più stato arrogante o razzista; non l’aveva più nemmeno chiamata Sangesporco. Ora che ci faceva caso, le poche volte che le aveva rivolto la parola era stato con un tono certamente brusco e un po’ sprezzante, ma sotto al quale si celava sempre una nota bassa, delicata, vibrante di domande e risposte non espresse, e un fondo di educazione? Cortesia? che riservava a lei soltanto.
“Se ne stà lì, tronfio, come se sapesse già qualsiasi cosa e avesse la verità in tasca, quando in realtà è uno stupido poppante che senza il suo nome e le sue ricchezze non sa vivere.”
La mano che impugnava la piuma si stinse.
Malfoy non era stupido. Certamente era un ragazzino viziato, spocchioso ed arrogante, ma sicuramente non era stupido. Ora che aveva imparato a conoscerlo un po’ meglio, sapeva che c’era qualcosa di più del bon ton e del disprezzo tipicamente aristocratici dietro al suo volto aguzzo; anzi: durante una delle loro lunghe discussioni e i loro ripassi era rimasta sorpresa vedendo come lo Slytherin riuscisse, a volte, a tenerle testa e imparasse in fretta.
“Scommetto però la mia Tornado che ora che suo padre è ad Azkaban non si prenderà più le libertà che invece si è sempre preso in passato; senza un famigerato Deatheater a proteggerlo, non alzerà più tanto la cresta”
Draco Malfoy non era sicuramente una delle persone più nobili e coraggiose dell’universo; credeva in ideali estremi, che era facile professare al sicuro tra le spesse mura di un castello incantato. Poi, la realtà in atto di quegli ideali, la guerra, era entrata anche lì e lui aveva scoperto di essere solo un ragazzo, e come tutti i ragazzi aveva avuto paura. Il Signore Oscuro non conosceva pietà, soprattutto per i suoi seguaci; chi era lui per fare qualsiasi cosa che potesse mettere in pericolo i suoi genitori, suoi diretti sottoposti? Aveva chinato la testa e aveva fatto l’unica cosa che gli era sembrata sensata: sopravvivere.
Certo, non che Malfoy fosse uno stinco di santo; ma non poteva nemmeno essere eletto a capro espiatorio per ogni loro problema. Non ora che la guerra era finita; non ora che tutto ciò non aveva più senso.
Sulla scia di questi pensieri Hermione Granger chiuse di scatto il libro e, presa la borsa e la tazza, imboccò l’uscita del ritratto a testa alta, lasciando dietro di sé un basito Ronald Weasley ancora una volta senza parole.
 
Aveva discusso con lui tutto il pomeriggio, cercando di far entrare nella sua testa bacata quanto fosse meravigliosa e misteriosa la trasfigurazione animale; all’inizio non era riuscita a comprendere perché lui non si stupisse davanti ad un incantesimo di tale portata, ma poi, a mano a mano che il battibecco proseguiva, aveva capito.
Per lei, babbana di nascita, ogni magia costituiva sempre un piccolo, incredibile miracolo: una semplice levitazione, una trasfigurazione, il particolare significato delle stelle, un filtro d’amore; ogni cosa era nuova e inesplorata, un dono inestimabile per la sua giovane mente avida di conoscenza.
Per Draco Malfoy, purosangue da sempre cresciuto in grembo alla Magia, tutto questo entrava nella semplice, ordinaria normalità; come poteva pretendere che un ragazzo che fin da bambino aveva visto trasfigurazioni di tutti i tipi potesse interessarsene tanto quanto lei, che invece era crescita fino al fatidico undicesimo anno senza sapere nemmeno cosa fosse la magia?
E all’improvviso, mentre pensava a lei, a lui, a loro, capì; capì che comprendere un individuo come Draco Malfoy non era poi così complicato, che il pregiudizio che era sempre stato tra loro non aveva mai permesso ad entrambi di andare al di là, e capì che, semplicemente, una delle poche, piccole differenze ormai rimaste tra loro –il loro sangue, in fondo, non era ugualmente rosso? La guerra, ormai, non era finita?- era semplice e banale; lei, al contrario di lui, riusciva ancora a stupirsi del mondo che la circondava, perché per lei era nuovo, mentre lui non era più in grado, perché per lui era normale.
Ma le differenze, andando avanti, si sarebbero assottigliate sempre più; lei avrebbe cominciato a dare sempre più cose per scontate, e lui avrebbe a mano a mano dimenticato che c’era stato qualcuno in passato di nome Hermione Granger che aveva cercato di ricordargli la bellezza dello stupore.
Forse però, senza rinunciare alle proprie identità avrebbero potuto costruire su tutte queste piccole differenze quel “qualcosa di più”: lei gli avrebbe insegnato, mostrandogli il proprio mondo -qualcosa che per lui era nuovo- e facendogli vedere ciò che conosceva già con i propri occhi, a stupirsi ancora, mentre lui, mostrandole il suo, di mondo, le avrebbe impedito di smettere di stupirsi. Forse, le loro realtà non erano così inconciliabili, ora che la guerra era finita, ora che le divisioni che prima impedivano loro di vedersi in viso erano crollate.
Fu quindi per questi pensieri e per molto, molto di più che, quando Draco Malfoy -prima di andarsene dicendole che non aveva capito nulla della sua maledettissima trasfigurazione animale e che era una pessima insegnante-  le chiese di poter avere un’ulteriore chiarimento il giorno dopo, lei sorridendo disse che avrebbe portato il caffè.
I loro incontri duravano da una settimana ormai, iniziavano con un ripasso a scelta e finivano sempre con una discussione sui temi più disparati: una pozione fatta il giorno prima a lezione, il parere su un nuovo tipo di pudding comparso sul tavolo da pranzo, l’utilità o, secondo Malfoy, l’inutilità della caffettiera americana che portava sempre ai loro incontri –per quale motivo Granger devi sempre fare la fatica di trasportarti dietro quella diavoleria babbana quando potresti semplicemente riempire le tazze con un colpo di bacchetta?-, il compito di Erbologia della settimana precedente; ciò che la stupiva di più tuttavia era la tranquillità che provava mentre discuteva con lui, tanto rilassante da dimenticare lo scorrere del tempo. Era un rapporto diverso da quello che aveva con Harry e Ron, la sua seconda famiglia, con i quali ormai condivideva un consumato cameratismo; prima di incontrare Malfoy avvertiva sempre un certo grado di tensione, che poi, non appena gli si sedeva accanto, spariva, per lasciare spazio soltanto a loro. Era qualcosa che Hermione ancora non era riuscita a capire, ma andava bene così.
Si diresse lungo il corridoio fino all’aula di Trasfigurazione; grazie a Ron era in anticipo di mezz’ora, ma si sarebbe seduta a sistemare gli appunti di Pozioni per il successivo ripasso fino all’arrivo di Malfoy. Dopo aver attentamente controllato di avere la caffettiera aprì la porta e fece per entrare, ma si fermò a metà tra il riso e l’imprecazione.
Draco Malfoy giaceva stravaccato con ben poca grazia su di un banco davanti alla cattedra, i capelli biondi scompigliati che gli ricadevano sugli occhi e la bocca semi aperta, mentre un leggero russare faceva da sottofondo musicale alla scena.
Cercando di reprimere le risate, Hermione si avvicinò.
Nel sonno sembrava quasi un bambino innocente. La bocca non più tesa nella sua smorfia perenne, la fronte liscia, rilassata, i capelli biondi che rilucevano debolmente nella luce bianca del primo pomeriggio; tutto gli conferiva un’aria più dolce; persino i suoi tratti così affilati sembravano in qualche modo smussati.
Sorrise. Faceva tenerezza, e anche se quell’immagine strideva con quella del Draco Malfoy che aveva sempre conosciuto questo non la disturbava, anzi, la incuriosiva, poiché le permetteva di contemplare un aspetto nuovo e inconsueto del suo carattere, che non aveva mai pensato possedesse. Come del resto, la capacità di russare in modo così fragoroso.
Il rumore del suo russare divenne sempre più forte ed Hermione, non trattenendosi più, rise di gusto, svegliando Draco che, confuso, si alzò a sedere farfugliando.
“Cos-, come… Granger? Che ora è?”
Asciugandosi le lacrime per le eccessive risate, Hermione cercò di frenare i singulti di ilarità per rispondergli.
“Malfoy, sono io in anticipo di mezz’ora. Ma sinceramente non riesco a dispiacermene, se fossi arrivata in orario non avrei assistito a questa tua… performance. Non pensavo fossi così rumoroso.”
Ricominciò a ridere, mentre Draco imprecando cercava di nascondere il rossore alzandosi e sistemandosi la veste.
“Diamine Granger, come pensavi dormissi? Immobile in una bara?”
Hermione gli rispose tra le risa, le gote rosse per l’ ilarità.
“Non esageriamo, non proprio in una bara. Ma non pensavo nemmeno che fossi così… angelico e tenero, oltre che rumoroso?”
Non riuscì proprio a frenare le risate, mentre un Draco ormai prossimo all’autocombustione sbraitava indignato.
“Tenero? Angelico? Ma cosa ti salta in testa Granger? E piantala di ridere o ti schianto!”
E mentre Draco imprecava e lei rideva, Hermione sentì che non voleva trovarsi in nessun altro posto che lì, in quell’aula accogliente e polverosa a ridere con quello che era stato un tempo un suo nemico.
“Forza Malfoy, bando alle ciance e mettiamoci al lavoro!”
Parecchi libri e qualche ora più tardi, Hermione si alzò raccogliendo i fogli di pergamena sparsi sui banchi.
Draco, che in quel momento la stava contraddicendo riguardo agli ingredienti della pozione Restringente, la guardò spaesato per poi apostrofarla bruscamente “Abbiamo già finito Granger? Non sono nemmeno le sei-” Sembrò pentirsi subito delle parole pronunciate, così si interruppe bruscamente; volse lo sguardo oltre la finestra, lontano da lei.
Hermione lo guardò stupita, per poi rispondere con un sorriso. “Tu hai gli allenamenti di Qidditch tra un’ora, non è vero? Avevo solo pensato che, dato che questa sarà l’ultima volta che ci vedremo prima delle vacanze di Natale, potevamo finire un po’ prima di studiare; e poi volevo farti assaggiare una cosa.”
Draco alzò gli occhi al cielo.
“Molto generoso da parte tua Granger, sono davvero commosso; è proprio vero che a Natale siamo tutti più buoni, se perfino tu sei disposta a darmi un’ora di tregua.”
Ignorando il commento di Malfoy, Hermione si chinò per prendere la caffettiera e fece comparire con un colpo di bacchetta due tazze; il profumo di cioccolata calda invase la stanza.
Con attenzione, versò del caffè in entrambe, per poi guarnire con panna e una spolverata di cacao e tendere una tazza a Malfoy.
“E’ caffè al cioccolato, una ricetta di mia madre. Visto che non ci vedremo fino al rientro dalle vacanze dato che io andrò alla Tana, possiamo salutarci stasera con una buona tazza di caffè.”
Alzò la propria tazza in un silenzioso brindisi.
“Buon Natale Draco.”
Draco, che in quel momento stava sorseggiando la sua bevanda, fu preso da un improvviso eccesso di tosse; tra una lacrima e l’altra, riuscì a rantolare “Cos’hai detto Granger?”
Lei lo guardò stupita. “Ho detto “buon Natale”; non dirmi che sei allergico anche agli auguri.”
“No, come mi hai chiamato.”
Oh.
In un improvviso lampo di realizzazione, Hermione arrossì. Dopo un minuto di silenzio, gli rivolse di nuovo la parola, lo sguardo che però non fuggiva il suo.
“Beh sì, è il tuo nome, no?”
“Sì… sì, lo è.”
A quelle parole, Hermione sorrise. Era proprio vero, come diceva sempre sua madre, che il binomio caffè e cioccolato ti metteva proprio di buon umore.
 
 
 
 
Eccoci qua. Sono felice, speravo proprio di riuscire a postarvi questo capitolo come regalo di Natale, e a quanto pare ci sono riuscita.
Spero solo vi piaccia.
La parte centrale, quella riguardante i pensieri di Hermione mi lascia un po’ perplessa; mi sembra un po’ confusa –anche se questo è giusto, perché deve riflettere la confusione dei pensieri e dei sentimenti di Hermione- ma soprattutto non so se sia efficace. Aspetto vostri pareri in proposito, ditemi cosa ne pensate, se è una cosa fattibile o una castroneria sesquipedale.
Spazio breve il mio, oggi; voglio solo rubarvi qualche altro secondo per augurarvi buone feste: che questo Natale sia felice, sereno e pieno di gioia e soddisfazione.
Ah; chiedo perdono, ma non ho resistito: per me Draco russa, eccome.
Ora, passiamo alle meravigliose e fedeli donnine che sempre mi allietano con le loro parole.
 
Luna_cullen: oh, una nuova anima pia che ha avuto pietà di me e ha trovato la forza di commentare! Grazie davvero per aver commentato, mi fa sempre incredibilmente piacere sapere il parere di una nuova lettrice. Anche io sono una fedelissima fan delle Draco/Hermione, al punto che non riesco a vedere Hermione ormai con nessun altro :). Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che vorrai farmi sapere cosa ne pensi. Alla prossima, un abbraccio e tanti auguri di buon Natale! Mavi.
 
Jules_Black: quanto ti capisco. Ti confesso che mentre scrivevo quel capitolo anche io, un po’, soffrivo; non sei l’unica ad essersi riconosciuta in Hermione e Draco.
Anche la mia –passata- vita sentimentale era identica alla loro, con l’unica differenza che è finita molto peggio; ma non ti voglio annoiare con i rimpianti di una vecchia sciocca sentimentale :). Anche se forse, un giorno, dovremmo berci una tazza di caffè e ridere delle nostre sventure, che dici :)?
Passo dopo passo, ci avviciniamo alla fine e, sempre di più, ad un nuovo inizio; spero che anche questo capitolo ti abbia trasmesso emozioni come i precedenti. Aspettando la nostra prossima chiacchierata, ne approfitto per augurarti un felicissimo Natale, pieno di gioia e affetto. Un abbraccio, Mavi.
 
Alisa: hai proprio centrato il punto, carissima: è inutile continuare a girare il coltello nella piaga; tutti sappiamo benissimo che Draco Malfoy ed Hermione Granger sono come il giorno e la notte. Il punto è proprio cercare di trovare un momento, come il tramonto o l’alba, in cui giorno e notte si fondono per formare un qualcosa di meraviglioso.
Non posso fare a meno di dirti quanto sia onorata per il paragone con Savannah; hai ragione, è un meraviglioso complimento e ti ringrazio infinitamente per averlo fatto proprio a me, è più di quanto meriti :).
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e ti abbia emozionato e, magari, anche fatto sorridere; alla prossima chiacchierata. Intanto ne approfitto per augurarti un Natale sereno e felice :)! Un abbraccio, Mavi.
 
XxLoseRxX: ah, come ti capisco! Anche io in questo momento dovrei essere allegramente a studiare, ma soprassediamo! Sono contentissima di aver “ritrovato” una lettrice perduta, e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto (ti dirò un segreto: anche io adoro il Draco geloso :)). Spero di ritrovare una tua recensione anche per questo capitolo, e che ti abbia emozionato come gli altri. Nel frattempo ti faccio tanti auguri di un sereno e meraviglioso Natale! Un abbraccio, Mavi.
 
_Carlotta_:  come sempre le tue recensioni mi fanno immensamente piacere; sono come una tazza di caffè dopo un lauto pasto, per rimanere in tema :). Direi che come faretto, hai una luce davvero perfetta; non ho mai visto niente che sapesse esaltare meglio l’opera di un artista, seppur modesto come me.
Come hai detto tu, molto importante è proprio il tono della narrazione; in fondo, Draco ed Hermione non sono altro che due adolescenti alle prese con qualcosa che, finalmente, non contempla morte, distruzione, pregiudizi e difficoltà, ma solo i loro sentimenti e le loro realtà che si scontrano e incontrano. Spero di aver mantenuto questo profilo –e anche un po’ di humor: non ho resistito ad un Draco con problemi nasali!- ma soprattutto di non aver deluso le tue aspettative. Ancora una volta, ti ringrazio infinitamente per i complimenti; sono sempre convinta che le tue meravigliose recensioni siano più di quanto io meriti. Aspetto il tuo parere anche per questo capitolo, e nel frattempo ne approfitto per farti i migliori auguri per un Natale sereno e felice. Un forte abbraccio, Mavi.
   
 
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