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Autore: daliakate    20/01/2011    9 recensioni
Jareth sconfitto decide di dimenticare ciò che prova per Sarah con la perfida Mab,regina delle fate,ma quando lui torna sui suoi passi lei intrappola Sarah in una sorta di labirinto nero.Questa volta Sarah dovrà salvare sé stessa e Jareth ma il labirinto che dovrà affrontare sarà pieno d'insidie mortali...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima i ringraziamenti dovuti e sentiti alla mia paziente e sempre disponibile Jessica 80.A Frediefredie :tra le prime sempre pronta a recensire, a daydreamer con preziosi consigli,a saliman,a lady stardust,nakara,carnival.Spero di aver menzionato tutte e anche a tutti colore che anche senza recensire hanno letto tutti i capitoli.
 
 
 
 
 
 
 
 

Endrick era paralizzato di fronte alla scena che gli si presentava davanti: sulla fredda pietra alle porte del castello, Mab era distesa in una chiazza del suo regale sangue; perfino i suo capelli argento erano intrisi dalla sostanza verde e densa.

Inginocchiata al cospetto del cadavere, c'era l'umana!

Quella che doveva essere poco più di un grattacapo era stata invece capace di scatenare una guerra e di abbattere una delle creature più potenti dell'underground...

Sarah, questo il suo nome, fissava disperata il corpo, non si era nemmeno accorta della presenza minacciosa di lui che, silenzioso come un predatore, si stava avvicinando alle sue spalle.

Le avrebbe tagliato la gola, non aveva nè la voglia di farla soffrire nè il tempo. In fondo il vero colpevole era Jareth, solo lui e nessun altro.

Uccidendo la sua preziosa, gli avrebbe dato lo stesso dolore devastante che ora, piano piano, gli stava squarciando il petto.

Era giusto a meno di un metro da lei quando Sarah si voltò, aveva un 'espressione addolorata.

- Io non sono un'assassina, dovevo difendermi.

- Taciii.

L'urlo rabbioso di Endrick echeggiò nell'aria densa e scura, Sarah tremò e senza pensarci troppo gli puntò lo stiletto contro.

- sta indietro !

- Cos’ è, ci hai preso gusto ad uccire i Sidhe ?

Fulmineo come un serpente, le diede un manrovescio tanto violento da farla cadere . Lo stiletto schizzò sul pavimento ed Endrick lo calciò lontano, per sicurezza. Aveva sottovalutato troppo la ragazzina.

Ora lei si stava rialzando ma lui l'avrebbe colpita ancora.

- Non pensarci nemmeno Endrick.

Jareth era spuntato dal nulla e lo teneva sottotiro con la sua spada.

- Bene, bene, bene è arrivato il momento di fare i conti §ashoç. Ora che hai perso la protezione di Mab hai abbastanza fegato da batterti.

- Con mio sommo piacere.

Una luce animalesca attraversò gli occhi spaiati di Jareth, Sarah era pronta a giurare che il suo re era assetato di sangue.

I due si studiarono un pò, girando in cerchio quasi come se danzassero.

La porzione di giardino adiacente alle porte del castello, dove si trovavano, era poco distante dalla tana del drago.

Il primo che affondò di spada fu Endrick che fulmineo mancò per pochi decimi di secondo il fianco di Jareth.

Sarah era impietrita, doveva cercare aiuto ma qualcosa la bloccava lì; una vocina nel suo cervello le continuava a ripetere che quella battaglia era di Jareth, che quello scontro era giusto che dovesse avvenire.

Endrick continuava ad attaccare e Jareth sembrava in seria difficoltà, troppa magia e troppi anni nell'ozio avevano scalfito il guerriero che era in lui.

Però il re aveva doti che Endrick nemmeno immaginava.

Jareth espose il lato sinistro del corpo all'attacco di Endrick che senza riflettere troppo, offuscato dalla furia, andò ad attaccare. Jareth non si mosse fino all'ultimo poi, agile come un gatto, girò su se stesso facendo affondare nel vuoto la spada di Endrick. Senza indugiare troppo si portò alle spalle del nemico e con rapido

quanto letale gesto, lo sgozzò.

Per uno strano scherzo del destino Endrick si accasciò sul corpo di Mab.

Jareth osservò con un distacco glaciale i due corpi, una freddezza inumana; poi andò ad abbracciare Sarah.

- Stai bene ?

- No, non sto bene ho ucciso..ho uccis…

- Shh!

Il re la strinse a sè ma improvvisamente un boato violentissimo scosse il terreno, qualcosa sottoterra era esploso.

 

Cinque minuti prima

Orace stringeva tra le mani la preziosa sfera, mentre con il cuore in gola si avvicinava alla tana delle tre verità.

Aveva deciso da solo e non aveva voluto coinvolgere gli altri. Doveva al re quel gesto, per tutte le vite che avrebbe salvato dal sadismo di Mab e dalla brama di sangue delle tre streghe.

Era riuscito ad intrappolare la prima fiammata il fuoco del drago, la fortuna per una volta era stata dalla sua.

Percorse con calma gli ultimi metri, conscio che le streghe l'avevano sentito arrivare; difatti erano tutte e tre sedute ad aspettarlo.

- Noi possiamo darti tutto il potere che desideri.

Fu Sylla a parlare.

  • Non essere stupido, stai commettendo una sciocchezza.

Minacciò Mayle.

Senza indugiare ancora per paura che le tre potessero intrappolarlo, scagliò la sfera contro di loro. Mentre le lingue di fuoco avvolsero tutto, nella mente di Orace passarono le immagini di sua moglie e suo figlio; dopo tanto tempo sarebbero stati di nuovo insieme. Poi fu buio e fuoco.

 

*** *** ***

 

Erano trascorse ormai due settimane dalla battaglia e Sarah era ancora nel labirinto.

Jareth la considerava la sua regina e presto ci sarebbe stata l’ufficializzazione del loro rapporto: le nozze. A questo pensiero Sarah fece un sospiro, si alzò dal suo grande letto a baldacchino e si avviò verso la toletta continuando a giocherellare con l’anello che Jareth le aveva regalato la sera precedente. Si trattava di

un’acquamarina a forma di cuore, circondata da piccoli diamanti e il tutto sorretto da oro bianco. “Si intona perfettamente con i tuoi occhi” le aveva detto nella sua solita maniera beffarda.

Devo trovare il coraggio di dirglielo” pensò.

 

Il re sembrava essere sparito nel nulla, non si era fatto vedere per tutto il giorno e il sole ormai cominciava a tramontare. Sarah lo aveva cercato ovunque, nei sotterranei, nei giardini reali, nel castello… lo aveva chiamato ma invano. Di lui non c’era traccia.

Riprovò per l’ennesima volta a cercarlo nella sala del trono ma la sua regale poltrona era vuota e i goblin, ovviamente, non sapevano dove fosse il loro sovrano.

Si diresse verso la terrazza della grande sala, un po’ d’aria le avrebbe di certo fatto bene e avrebbe raffreddato i bollori di rabbia che cominciavano ad invaderle la testa. Alzando lo sguardo verso le prime stelle che cominciavano ad apparire, notò uno strano bagliore rossastro in una delle finestre del grande castello : “la

torre, perché non ci ho pensato prima…”. E si avviò di corsa.

 

La scala a chiocciola che portava alla torre era semi buia, qualche barlume del giorno che stava per finire penetrava dalle piccole feritoie. I gradini di pietra erano così stretti che a malapena ci stava il suo piede. “Sembra la scala che porta alla sala di Escher, certo che Jareth ha tanta fantasia”. Questo pensiero la fece sorridere tra sé.

Arrivata, forse lui è qui dentro”.

Sarah alzò il pugno e bussò alla piccola porta di legno che aveva di fronte.

Nessuno rispose. Mise la mano nella vecchia maniglia ormai ossidata ed entrò.

La stanza della torre era molto piccola, quadrata e sembrava quasi un vecchio magazzino. Qua e là c’erano cianfrusaglie di ogni genere: ferri di cavallo arrugginiti, vecchi libri impolverati e sedie rotte accatastate in un angolo. Un lieve fuoco bruciava in un piccolo camino. Jareth era seduto svogliatamente sul davanzale di una delle due aperture della stanza e guardava verso l’orizzonte. Un braccio appoggiato al ginocchio, una gamba che scendeva pigramente dalla

finestra.

Sarah andò verso di lui:

- Ti ho cercato tutto il giorno, non ti sei fatto vedere nemmeno per il pranzo, cominciavo a preoccuparmi.

- Ma davvero.

Jareth non la guardava. Non sopportava che qualcuno potesse vederlo in quelle condizioni, tantomeno la sua Sarah.

Ci fu un lungo silenzio che a Sarah sembrò infinito.

- Mi dispiace tanto Jareth, tu sai quanto ti amo ma non mi sento ancora pronta per questo passo. Non posso lasciare gli studi, mio padre, Toby, i miei amici e tutta la mia vita così su due piedi, se solo tu potessi capire.

Abbassò lo sguardo, la vista appannata. Ci volle un grande sforzo di volontà per trattenere le lacrime.

Jareth si voltò verso di lei con sguardo severo:

- certo che capisco mia preziosa, capisco che sei venuta qui perché sei stata convinta dal nano, capisco che hai rischiato la vita esclusivamente per salvare i tuoi amici, capisco che mi stai lasciando una seconda volta.

L’ultima frase fu poco più di un sussurro.

- Sai che non è così !

Sarah si accorse di aver quasi urlato.

- ah no ?

Scese dal balcone e si portò di fronte a lei; quanta tristezza negli occhi del re.

- Ti avrei dato tutto Sarah, i tuoi sogni, il mio regno, il mio amore, me stesso.

La ragazza non osava alzare lo sguardo, non riuscita a guardarlo negli occhi. Non ricevendo risposta, il re evocò una sfera e la lanciò in aria.

Si ritrovarono nella stessa collina da dove Sarah era partita per la prima volta, solo che questa volta una leggera coltre di nebbia ricopriva il panorama. Dietro di lei una finestra, la stessa, però questa volta l’avrebbe riportata a casa.

Sarah si tolse l’anello e lo porse a Jareth che stava di fronte a lei:

- Forse questo dovresti riprenderlo.

- No, tienilo come ricordo.

Si fissarono per qualche istante poi Jareth la prese e la tenne stretta tra le braccia:

- Ti amerò sempre mia dolce Sarah. Sempre.

- Anch’io ti amerò sempre Jareth, non ti dimenticherò mai.

Poi Jareth lentamente, molto lentamente si staccò lei. Questo semplice gesto gli era costato qualcosa di molto grande:

- Ti conviene fare presto mia preziosa, prima che possa cambiare idea.

Sarah lo guardò per un breve istante e senza dire nulla si voltò e si avviò verso l’uscita.

Fece passare una gamba oltre il bordo della finestra, si fermò un istante per guardare verso il punto dove aveva lasciato Jareth. Vide la sua sagoma tra il lieve strato di nebbia, lui era ancora li, nella speranza che la sua cosa preziosa cambiasse idea. Invece Sarah oltrepassò definitivamente il confine e ritornò a casa.

 

TO BE CONTINUED

 

 

§ashoç:PAROLA CHE MI SONO INVENTATA DI SANA PIANTA,UN INSULTO NELLA LINGUA SIDHE SECONDO ME.

   
 
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