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Autore: Luz_    26/01/2011    2 recensioni
Nessuna continuità.
Nessuna storia.
Solo un solo filo rosso che inizia per A e termina per Z.
Alex e Zoe, gli antipodi della loro storia.
[...] “In sintesi: sì, amo te. Amo te, Zoe. Amo le cose più banali che ti caratterizzano, amo i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo sorriso. Ma anche il neo che hai sulla nuca, non vorrei si offendesse. Amo il dentifricio che dimentichi di sciacquare via dal labbro la mattina e che levo con un bacio appena ci incontriamo; amo quando ti arrabbi e mi offendi, perché le offese che crei sono le più belle che io abbia mai ascoltato. Amo il pensiero che forse, io e te, un giorno andremo a fare la spesa insieme per riempire il nostro frigorifero. Amo gli infiniti motivi per cui ti sto dicendo queste cose. E come dimenticarlo, amo il pensiero che tu ami me. Perciò in sintesi, Zoe: io sì, amo te.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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2. Al cadere delle foglie, tutto iniziò.

Veder cadere le foglie mi lacera dentro soprattutto le foglie dei viali.
Soprattutto se sono ippocastani, soprattutto se passano dei bimbi,
soprattutto se il cielo è sereno, soprattutto se ho avuto, quel giorno,una buona notizia,

soprattutto se il cuore, quel giorno, non mi fa male,
soprattutto se credo, quel giorno, che quella che amo mi ami.



“Questo si chiama stalking. Pensi che non ti abbia riconosciuto?”
Lei lo guardava con astio.
Lui la guardava con un sorriso. Lo aveva riconosciuto. Come un maniaco, certo, ma quello era un dettaglio banale per Alex.
“Non sono uno stalker, se può farti stare tranquilla.”le rispose pacato e osservò la fossetta tra le sopracciglia di lei, segno che stava riflettendo; lunghe ciglia nere incorniciavano due smeraldi profondi come l’oceano,tanto da immergervi completamente al loro interno e non riuscire più a raggiungere la superficie;e quelle labbra a forma di cuore, rosee e leggermente lucide, che apparivano morbide anche solo ad un contatto visivo.
La pelle era abbronzata e quasi luccicava per via dei raggi del sole che penetravano attraverso le fronde degli alberi, le cui foglie, dai colori ormai autunnali, danzavano fino al suolo accompagnate dal vento.
Il viso era incorniciato da quei capelli color oro, ma un oro unico, solo e soltanto suo, che Alex non aveva visto mai in nessun’altra persona. Lunghi, morbidi, setosi.
Era un incanto.
“Io credo proprio di si. Tu mi segui! La scorsa mattina eri fuori scuola, ieri sera fuori dal locale, ed ora qui. Cosa vuoi da me?”
Alex rise fra sé e sé. Se avesse risposto, lei sarebbe scappata, ne era certo. Ma dopotutto, come poteva dirle che non desiderava altro che parlarle, guardarla, stare con lei, anche in silenzio? Sarebbe sembrato un fuori di testa, oltre che stalker.
“Sapere il tuo nome.”le rispose semplicemente.
La ragazza per un attimo parve confusa, ma lo nascose abilmente dietro l’espressione dura che aveva mostrato fino a quel momento.
“Non intendo dirtelo. Non so neppure il motivo per cui sto qui ferma a parlare con te, sono io pazza.”
La ragazza fece per andarsene e allora fu più forte di lui: le prese la mano per fermarla.
Una scossa elettrica invase i corpi dei due, che non furono capaci di mettere fine al contatto per la sorpresa che provavano in quell’istante.
L’avevano percepita entrambi, inutile negarlo, ma nessuno osava dir qualcosa; si guardavano, cercando nello sguardo dell’altro una risposta alle mille domande che invadevano le loro menti.
Poi Alex lentamente lasciò scivolare la piccola e morbida mano della ragazza, che cadde a peso morto lungo il suo fianco e al termine del contatto delle loro dita, lei parve riscuotersi e scosse il capo come per scacciar via quella sensazione appena provata.
Il vento soffiò più forte e le foglie turbinarono attorno ai due giovani fermi in Kensington Garden; lei lo scrutò attraverso i lunghi capelli che le svolazzavano davanti il viso, osservò le spalle larghe e forti, la linea perfetta delle labbra, attorniate da una peluria appena accennata. Ciò che la colpì fu la piccola cicatrice che divideva in due parti il suo sopracciglio sinistro e donava alla sua figura un qualcosa che non seppe definire a parole.
E i suoi occhi..no, non voleva farle del male. I suoi occhi grigi come le nuvole che sovrastavano i loro capi, trasmettevano tutto fuorché intenzioni malevole e forse fu quella sensazione di sicurezza, che sentì pervaderle il corpo, a spingerla a fare un passo avanti.
Dopo un attimo di esitazione gli tese la mano sottile e Alex con grande sforzo celò la sorpresa e la gioia che esplosero in lui, mentre stringeva la mano nella sua.
“Mi chiamo Zoe.”
“Alex, piacere di conoscerti.”
   
 
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