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Autore: bluemary    30/01/2011    5 recensioni
La donna sollevò lo sguardo senza rispondere, rivelando gli occhi che fino a quel momento si erano rivolti altrove. Incapace di muoversi, la guardia la fissò sconvolto. L’iride nerissima era frammentata da piccoli lampi di grigio, come delle ferite che ne deturpavano l’armonia, donando al suo sguardo una sfumatura intensa quanto inquietante; ma era stato il centro stesso dell’occhio ad aver attratto da subito l’attenzione dell’uomo, che adesso la fissava quasi con terrore, le mani strette convulsamente alla lancia ed il respiro affannoso: al posto del nero della pupilla, si stagliava il bianco tipico degli Oscuri.
Cinque sovrani dai poteri straordinari, una ragazza alla ricerca della salvezza per una razza intera, un umano con la magia che sembra stare dalla parte sbagliata. Benvenuti su Sylune, una terra dove la speranza è bandita e dove gli ultimi uomini liberi lottano per non soccombere.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sylune' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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-Capitolo 11: Bagliore viola-

Nell’ampia prigione di Kysa, crudelmente mascherata da una lussuosa stanza del castello, tutto pareva congelato in un quadro senza tempo, perfino la leggera brezza proveniente dalla finestra si era arresa a quell’immobilità quasi innaturale in cui un biondo soldato ed una ragazza dai capelli castani respiravano appena.
Devil rimase a fissarla dormire, sorpreso di scoprire un’inattesa tranquillità nel suo volto rilassato.
Solitamente nulla lo interessava al di fuori degli scontri in cui l’adrenalina si mischiava all’inebriante sensazione d’immortalità che la magia gli aveva concesso o delle missioni che il suo re gli affidava, certo di poterle vedere compiute con successo entro breve tempo, tuttavia qualcosa nell’espressione della sua prigioniera stava sfiorando dentro di lui le antiche e ormai polverose vestigia della sua umanità.
Fu con curiosità che lasciò scivolare il proprio sguardo sui suoi lineamenti da bambina, soffermandosi sui lunghi capelli castani un po’ arruffati e sulle labbra semiaperte che si accostavano alla mano destra stretta a pugno, forse in un inconscio richiamo all’infanzia. Quasi non si accorse di una strana sensazione che lo attraversò, leggera ed agrodolce come un ricordo appena ritrovato, prima di essere cancellata dall’istintiva indifferenza con cui si era circondato da quando aveva scelto la strada del potere.
Sentì i pugni contrarsi impulsivamente, anticipando la smorfia sul suo volto.
Era fastidioso che quella ragazzina potesse ritenersi al sicuro nei suoi sogni, con lui tanto vicino.
Un bagliore più crudele del solito attraversò i suoi occhi di ghiaccio, mentre allungava una mano verso di lei, pronto a svegliarla.
Quasi conscia della sua presenza, Kysa si mosse e aprì gli occhi.
Per un attimo il suo sguardo vagò per la stanza come se non riconoscesse il luogo in cui si trovava, scivolando sul volto del soldato e sulle pareti attorno a lei con la stessa identica vacuità tipica del risveglio, prima di tornare a fissarlo mentre lo stordimento la abbandonava di colpo.
La bocca le si aprì in un urlo muto non appena si rese conto di chi aveva di fronte, poi scattò verso l’uscita, con un movimento tanto improvviso da cogliere di sorpresa perfino il suo carceriere. Nonostante non avesse previsto quel tentativo di fuga, Devil l’acciuffò senza darle nemmeno il tempo di raggiungere la porta ancora aperta, serrando il proprio braccio muscoloso contro la sua vita sottile.
- Mi sembrava di essere stato chiaro. - le sussurrò con le labbra a pochi centimetri dal suo orecchio, mentre la sollevava di peso prima di gettarla rudemente sul letto, dove Kysa rimase immobile, a guardarlo con il cuore che le batteva all’impazzata - Non tollero ribellioni.
Continuarono a fissarsi nel silenzio sempre più opprimente di quella camera, sospesi in qualche secondo di trionfo e paura, prima che la ragazza si mettesse lentamente a sedere, le braccia incrociate davanti al petto come un’estrema difesa e gli occhi puntati sul lenzuolo.
Il soldato le lanciò uno sguardo attento, cercando di penetrare i capelli castani che, ancora arruffati, le cadevano ai lati del volto, nascondendo gran parte dei suoi lineamenti.
Per un attimo gli era sembrato che non fosse azzurro il colore di quelle iridi spaventate.
Archiviando quest’ultimo pensiero con una smorfia annoiata, fece un cenno distratto con la mano destra e la porta si richiuse a chiave di scatto, sotto lo sguardo sempre più atterrito della ragazza, poi si sedette al suo fianco, senza darle il tempo di allontanarsi.
Kysa strinse i pugni nel tentativo di controllare le ondate di panico che minacciavano di sopraffarla e toglierle l’ultimo barlume di lucidità a cui si stava disperatamente aggrappando per non scivolare nel terrore più folle e totale. Nonostante le numerose voci riguardo i poteri di Devil e la propria guarigione quasi miracolosa, era la prima volta che lo vedeva utilizzare la magia, e questa dimostrazione di potere la raggiunse come un pugno allo stomaco, rendendole impossibile continuare ad ignorare i dubbi sempre più insistenti che nutriva nei confronti del suo carceriere.
- Chi sei in realtà? - chiese, ed ogni singola scheggia della sua mente era tesa verso quella domanda che, forse per paura, aveva represso fino a quel momento - Ormai sono rimasti solamente gli Oscuri ad avere la magia, eppure tu non sei uno di loro. Tu sembri umano.
- Umano…? - mormorò Devil con sguardo assente.
L’affermazione di Kysa pareva essersi scontrata con una porta chiusa saldamente ormai da anni, non c’era nessun accenno di rimpianto nel suo volto impenetrabile, tuttavia alla ragazza sembrò di scorgere una piccola incertezza nello sguardo del suo carceriere, un’impercettibile traccia di umanità a cui lei si aggrappò con tutta la disperazione di chi ormai non ha più speranza.
Rimase a fissarlo con il cuore che le batteva all’impazzata, incapace di rompere quel silenzio che la stava logorando in dubbi sempre più insopportabili.
Forse fu la sua immobilità a distogliere l’attenzione di Devil dai ricordi.
Lentamente l’uomo si allontanò da quel passato a cui, a causa di quella mocciosa, aveva già dedicato fin troppo tempo e si decise a riportare i propri pensieri su di lei. Cielo e ghiaccio si incontrarono, per Devil era una delle rare volte in cui qualcuno, per di più una prigioniera, osava guardarlo negli occhi. Si stupì di potersi rispecchiare in quell’azzurro appena più limpido del proprio, eppure tanto intenso da dissipargli ogni possibile dubbio su ciò che pensava di aver visto durante il suo tentativo di fuga. Solo un velo di paura oscurava quelle iridi da cui un timido bagliore cercava di far capolino.
Il soldato si irrigidì non appena comprese la speranza rinata negli occhi di lei, che pareva non decidersi ad abbandonarla, poi la sua risata esplose con violenza nella camera, facendola sobbalzare.
- No, adesso io sono qualcuno di molto superiore. - per un istante sembrò davvero il demone di cui, con fierezza, portava il nome - Sono in grado di far piegare dinanzi a me ogni patetico umano che cammini su questa terra, te per prima.
La ragazza strinse i denti, reprimendo le lacrime.
La risposta del suo carceriere l’aveva colpita con la violenza di uno schiaffo in pieno volto, tuttavia un segreto fuoco di ribellione si stava agitando dentro di lei, un misto di delusione e paura che la spinse ad uno scoppio di rabbia forse più simile ad una supplica.
- Se davvero sei così forte come dici, avresti potuto ribellarti agli Oscuri e aiutare il nostro popolo. Perché hai scelto di obbedire agli invasori di Sylune?
Mentre attendeva invano la sua risposta rimase immobile, incredula di essere infine riuscita a manifestare le sue emozioni in un modo che avrebbe potuto metterla seriamente nei guai; eppure Devil sembrava non aver nemmeno ascoltato le sue parole, visto il suo volto impassibile. Lo studiò con timore, nel tentativo di raggiungere un qualche accenno di umanità che le avrebbe permesso di comprendere almeno in parte i pensieri di quel tenebroso guerriero. Perfino i soldati più turpi e sanguinari con cui aveva avuto a che fare mostravano la loro natura tramite le emozioni insite nel loro sguardo, fossero anche solo opachi frammenti di rabbia o crudeltà. Gli occhi dell’uomo erano invece del tutto inespressivi, come se al di là di essi non ci fossero né la luce, né le tenebre, solo un grande, inesorabile vuoto. Perfino il ghiaccio avrebbe potuto emanare più calore di quelle iridi scolpite dall’indifferenza. Strinse i pugni, ripensando alle parole che le aveva detto Beck.
- E’ per il potere, vero? - mormorò con un filo di voce.
Devil sorrise.
- Potere? Tu non sai nemmeno cosa significhi questa parola.
Senza nemmeno il bisogno di concentrarsi sollevò la mano e condensò un piccolo globo di energia azzurrina sul suo palmo, avvicinandolo alla sua prigioniera.
- Con questa posso uccidere. Posso distruggere ogni cosa. E posso perfino salvare una vita.
Quasi affascinata la ragazza allungò una mano verso quella pulsante palla di luce, arrivando a sfiorarla con un dito, poi indietreggiò di scatto, mentre un tremito improvviso la scuoteva.
- La magia non dovrebbe essere utilizzata per distruggere.
Sulle labbra del suo carceriere si disegnò un sorriso quasi umano.
Le prese il volto tra le mani, una dolce carezza fatta da dita di ghiaccio.
- Sei troppo ingenua per comprendere il vero significato di possedere il potere. - mormorò, mentre accostava la sua bocca a quella di lei. Appena prima che le sue labbra si posassero sulle proprie, la ragazza si ritrasse all’improvviso, indietreggiando sul materasso fino a trovarsi con la schiena contro la pesante e decorata testiera del letto.
Subito gli occhi di Devil dardeggiarono minacciosi verso di lei.
- Piegati a me, Kysa, non ha senso combattermi. - disse, lasciando che la sua irritazione per quel gesto di sfida trasparisse dalla sua voce tramite una nota minacciosa, raramente seguita poi dal perdono.
La ragazza abbassò lo sguardo ma scosse la testa
Durante il suo sonno era riuscita per un brevissimo attimo a raggiungerla e quell’unico istante in cui non si era più sentita sola le aveva dato la forza di lottare, ribellandosi nella casa del suo nemico contro il migliore dei suoi generali. Con il cuore in gola vide Devil alzarsi in piedi e sovrastarla con un’espressione furibonda, mentre sul suo palmo aperto luccicava lo stesso bagliore minaccioso presente nello sguardo di ghiaccio.
- Non ti conviene continuare a sfidarmi. - ringhiò lui, come ultimo avvertimento.
Per un attimo Kysa fu davvero tentata di arrendersi alle lacrime e smetterla di combattere contro il suo destino, invece sollevò la testa.
- Allora uccidimi. - replicò con un filo di voce, quasi sorpresa dalle sue stesse parole.
L’uomo la trafisse con lo sguardo.
Sorpreso di trovare tanta impudenza da parte di una prigioniera di aspetto tanto fragile, rimase un secondo incerto su come agire, poi un’idea cominciò a tentare il lato più oscuro della sua mente, cancellando in parte la rabbia. Chiuse la mano a pugno, annullando la magia, un improvviso movimento che la fece trasalire di paura e confermò al guerriero che aveva intrapreso la giusta via per spezzare le sue difese: era la paura, non il coraggio ad alimentare la ribellione di Kysa, un’ultima fiammata in cui avrebbe bruciato per sempre le sue speranze, prima di tornare a chinare il capo di fronte a lui.
- Sei davvero consapevole della tua scelta? - le chiese con una luce sinistra nello sguardo.
- Ho già rischiato la vita contro i soldati che hanno attaccato il mio villaggio, sono pronta a farlo ancora.
Devil sorrise.
- Andare incontro consapevolmente alla morte non è come perdere la vita in battaglia.
Le si avvicinò mentre Kysa guardava il suo volto accostarsi al proprio senza riuscire a muoversi, come ipnotizzata dal suono basso e pericolosamente gradevole della sua voce, che la incatenava ad immagini tanto angoscianti da risultarle quasi insopportabili.
- Sentire le grida di quelli che vengono uccisi prima di te. Conoscere il momento che precede l’oblio, il lungo istante in cui ripensi alla tua vita in un misto di rimpianti e malinconia, e quello brevissimo in cui ti rendi conto che le tenebre ti aspettano e presto scivolerai nel buio. - Devil si interruppe, lasciando che l’eco delle sue parole la avvolgesse come un incantesimo, mentre il sorriso diveniva una smorfia sprezzante - Perfino chi è convinto di poter morire per un ideale di fronte alla realtà preferisce la resa ed ogni eroismo diventa polvere.
La ragazza continuò a fissarlo in silenzio, incapace anche solo di pensare alla fuga tanto quel breve discorso era penetrato dentro di lei. Solo per un attimo avvertì una nota stonata in quelle poche parole, pronunciate con voce stranamente diversa da quella impersonabile e autoritaria con cui Devil dettava gli ordini o la minacciava.
Come fosse stato consapevole di aver lasciato trapelare un bagliore di sé, il guerriero contrasse il volto in una maschera di pietra per nascondere quell’unico frammento di emozione che Kysa pareva aver scoperto nei suoi lineamenti marcati dalle tenebre.
- Tu credi che la morte sia l’unico ostacolo da superare, ma peggio della morte c’è l’attesa. Vuoi davvero che io ti uccida? - chiese con voce carezzevole.
La ragazza rabbrividì, quasi ferita dal contrasto tra il tono suadente con cui lui aveva pronunciato quelle parole ed il loro agghiacciante significato.
- No. - deglutì a fatica, cercando dentro di sé la forza per continuare - Ma sono pronta a lottare.
Devil aggrottò le sopracciglia, senza capire se si sentiva più irritato o incuriosito dal cambiamento di quella ragazzina, che, durante quelle brevi ore di sonno, pareva aver raggranellato abbastanza coraggio da fissarlo negli occhi e rispondere alle sue affermazioni.
- Non ho pietà per chi mi sfida, faresti bene a mettertelo in testa. - la minacciò, senza rivelare con la voce il profondo divertimento che lo pervadeva nell’esercitare ancora una volta il proprio potere su di lei.
Sorrise internamente.
Gli piaceva il suo sguardo spaventato, il modo disperato con cui cercava di nascondere la sua paura, i lampi di panico che attraversavano le sue iridi azzurre. Ogni manifestazione del proprio potere gli regalava una piacevole sensazione di onnipotenza, poter respirare il suo terrore lo inebriava quasi quanto le battaglie di conquista e gli scontri mortali da cui sapeva di uscire sempre vincitore.
La strinse a sé, sentendola rabbrividire senza tregua contro il suo petto, mentre nuovamente ricercava le sua labbra; nemmeno per un secondo gli passò per la mente che quel tremito incontrollabile con cui lei cercava di allontanarlo fosse causato da una tensione diversa dalla semplice paura. Per qualche secondo si lasciò tentare dall’idea di passare con lei la notte, ma il pensiero degli ordini ricevuti, unito alla stuzzicante consapevolezza di poter prolungare ancora per qualche tempo la logorante attesa a cui stava sottoponendo la sua prigioniera, lo fece desistere dal suo proposito.
La lasciò libera all’improvviso, divertendosi a riconoscere nel suo sguardo un misto di sorpresa e paura.
- Per tua fortuna ho bisogno di riposare, ma la prossima volta che verrò a cercarti vedremo se riuscirai a tener fede alle tue parole. - le disse, prima di uscire dalla stanza.
S’incamminò nel corridoio che conduceva alla parte più privata dei suoi appartamenti, penetrando infine nella sua lussuosa camera.
Sapeva di avere a disposizione solamente poche ore di sonno prima della nuova missione, tuttavia la stanchezza non era mai riuscita a conquistare il suo corpo, quasi ogni debolezza tipica dell’essere umano fosse stata sconfitta dalla smisurata ambizione derivante dal potere
Si stese sul letto senza nemmeno svestirsi, gli occhi spalancati nella stanza sempre più buia, mentre l’immagine di Kysa scivolava tra i suoi pensieri. Non avrebbe mai creduto che quella ragazzina si sarebbe rivelata un diversivo tanto interessante; nonostante l’irritazione per la sua sfacciataggine, doveva ammettere di preferire quel suo nuovo atteggiamento di sfida ad una sconfitta rassegnazione che l’avrebbe annoiato entro pochi giorni. Il modo spaventato con cui lei cercava di ribellarsi lo divertiva, era stato proprio questo suo estremo rifiuto ad arrendersi che gli aveva suggerito di spezzare le sue difese con un’attesa fatta di angoscia e solitudine, e di rimandare l’attimo in cui Kysa avrebbe dovuto scegliere se piegarsi al suo potere o morire.
Non pensava realmente di doverla uccidere, fino a quel momento non aveva incontrato praticamente nessuno che fosse riuscito ad affrontare la morte a testa alta. Un’immagine si formò nella sua testa, il ricordo di un uomo con il volto solcato da una cicatrice che i lunghi capelli castani non riuscivano a nascondere totalmente e dagli occhi nocciola in cui non aveva trovato traccia alcuna di paura, nemmeno un attimo prima di trafiggerlo al petto.
Così era morto il capo dei Protettori, uno spadaccino straordinario rimasto fedele ai propri ideali fino alla fine.
Devil strinse le labbra.
Questo suo ultimo atto di coraggio lo infastidiva più di ogni altro ricordo, eppure una parte nascosta molto in profondità nel suo animo non poteva esimersi dal provare un riluttante senso di rispetto per colui che in gioventù aveva ammirato come un eroe.
Lasciò aleggiare nella stanza il volto stranamente nitido di quell’uomo, forse l’unico, a parte Beck, degno di essere considerato un suo avversario in duello, poi sorrise.
La magia gli aveva garantito un potere quasi senza limiti, il suo prestigio su Sylune era secondo solamente a quello degli Oscuri e c’era perfino chi diceva di temerlo molto più di Ghedan, senza contare il rapporto privilegiato di cui godeva con Daygon.
Ancora una volta sarebbe stato lui il vincitore: se davvero la sua prigioniera avesse continuato a sfidarlo, sarebbe stata solo l’ultima sua vittima di una lista ormai infinita.
Solo quando chiuse gli occhi due immagini tornarono a turbargli la mente: una ragazzina che dormiva serenamente di fronte a lui ed un bagliore viola.
   
 
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