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Autore: Argorit    04/02/2011    10 recensioni
Meliandra, la principessa del regno di Ader, viene mandata da suo padre a compiere una missione essenziale per la sopravvivenza del popolo. Ad accompagnarla, Farin, un giovane mercenario, potente, spietato e dall'oscuro passato.
Insieme, dovranno salvare il loro mondo dalla minaccia di un essere millenario, una creatura fatta di odio e da esso alimentata.
Ma ce la faranno?
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[Cit]
-Andrà mai via?- chiese Meliandra, fissandosi le mani ancora grondanti d'acqua gelida.
Farin la guardò a lungo, con attenzione. Sapeva cosa avrebbe dovuto risponderle, ma se l'avesse fatto, di quella ragazza non sarebbe rimasto che un guscio vuoto, un mero simulacro di quella che sarebbe potuta essere una magnifica regina.
Quindi, suo malgrado, si chinò su di lei, la avvolse con proprio mantello e le sussurrò -No, non lo farà. Solo gli stolti credono che il tempo lenisca ogni ferita-
-Ma allora cosa devo fare? Come posso convivere con questo? Io non sono forte come te, io non posso andare semplicemente avanti, dimenticando quello che è successo!-
Il ragazzo le rivolse il sorriso più gentile che poteva. -Allora combatti ancora, perchè il dolore che provi ora non sia vano-
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                          Prologo
                                              
                                                                                                                                      Syn.Confine Sud-occidentale. Anno 1850
 
Le fiamme avanzavano implacabili, divorando case e alberi, lasciando dietro di se soltanto cenere. L’aria era pregna di fumo denso e nero, che oscurava la luce della luna e rendeva impossibile respirare.
Nel mezzo di questo inferno, un bambino stava correndo a perdifiato tra i vicoli della città. Il viso e i capelli erano grigi, imbrattati dalla fuliggine, gli occhi rossi per il fumo e il calore delle fiamme. Legata al fianco, una spada troppo lunga per la sua statura tracciava solchi irregolari nel terreno ad ogni passo.
« Madre!» gridò, tentando di sovrastare il crepitio del fuoco.« Madre!!» ripeté più forte.
Le lacrime cominciarono a scendergli dagli occhi. Tutta quella distruzione era colpa sua: se non avesse fatto quei sogni, se non avesse trovato quella spada, la città non sarebbe stata distrutta.
Il bambino scosse la testa, ricacciando indietro il senso di colpa. Quello non era il momento per piangersi addosso. Doveva trovare sua madre e, insieme a lei, fuggire il più lontano possibile.
Un leggero rumore attirò la sua attenzione. Pieno di speranza, si precipitò in quella direzione.
« Madre, siete voi? » chiese il bambino, svoltando l’angolo.
Fermo! Sbraitò una voce nella sua testa. Sorpreso, il bambino si bloccò. Meno di un istante dopo, il terreno dinanzi a lui esplose. Un passo in più, e di lui non sarebbe rimasto altro che polvere.
Come un’apparizione demoniaca, un uomo incappucciato sbucò dalle fiamme. Il fuoco ed il fumo vorticavano intorno a lui, come dotate di una propria volontà.
« Sei stato fortunato “ balai jin”. O dovrei dire sfortunato? Quella era la tua unica occasione di morire senza soffrire.» il fuoco aumentò di intensità, staccandosi dal suolo. Come un vortice, si condensò sulla mano dell’uomo, formando una sfera.
Scappa. disse la voce nella testa del bambino.
« No!» urlò lui. « non senza mia madre.»
Per lei è tardi, ma tua vita è troppo preziosa, devi fuggire.
« Ho detto no! Ti ho ascoltato una volta, e questo è il risultato.»
« Che stai facendo balai jin? Cerchi di trarmi in inganno, o la tua perversa natura ti sta facendo impazzire?» lo schernì l’uomo con disprezzo.
Va via sciocco! Urlò disperata la voce, ma il bambino rimase immobile: se sua madre era morta, allora non valeva la pena di salvarsi per poi rimanere da solo.
Con un ghigno estasiato sul volto, l’uomo lanciò la sfera ardente, che volò come una saetta verso il bambino.
Il piccolo tentò di sorridere all’idea che presto avrebbe raggiunto sua madre, ma, non appena percepì il calore del fuoco, l’istinto di sopravvivenza ebbe la meglio su di lui.
La spada emise una luce abbagliante, di un bianco candido. In un istante, la notte si tramutò in giorno. L’incantesimo dell’uomo incappucciato si dissolse, mentre lui veniva investito da un torrente di potere allo stato puro.
Il bagliore si espanse rapidamente, risucchiando e spegnendo le fiamme che divoravano il villaggio.
Improvvisamente la luce si ridusse, formando una sfera di poco più di due metri, poi esplose.
Ricomparve pochi istanti dopo, a diverse miglia da dove era scomparsa. Fluttuò per un po’,  poi si adagiò sull’erba, svanendo e lasciando il bambino lì disteso.
Con fatica, il bambino sollevò il braccio destro, maledicendo lo strano simbolo che gli era comparso sul dorso della mano quando aveva preso la spada.
Due voci concitate ruppero il silenzio della notte, ma al bambino non interessava più. Ebbe appena il tempo di distinguere la sagoma sfuocata di una donna, poi perse i sensi.


P.s. Scusate se riporto la mia fic in prima pagina così, ma visto che l'html del prologo faceva schifo, ora che so come impostare un pò meglio la pagina ho pensato di renderla più godibile, dato che la versione originale faceva schifo.
Sayonara.
 

  
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