Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Aika Morgan    06/02/2011    24 recensioni
Michael ama giocare con le stelle: le osserva, traccia i loro contorni e poi aiuta Andy ad orientarsi e a trovare se stesso.
Vivono in un mondo tutto loro, come se appartenessero ad una costellazione fatta di due sole stelle.
E quando all'improvviso una delle due stelle muore, l'altra diventa una stella perduta, che continua a vagare nell'universo alla ricerca di qualche motivo per continuare a splendere.
Questa introduzione ha partecipato e vinto il contest " La trama di una storia." di DearJulietefp
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Stelle perdute' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

Impronte di zucchero.

 


 

Mi sarebbe piaciuto conoscerti per ciò che eri veramente. Ti avrei accettato senza esitazioni, perché sopra ogni altra cosa eri mio fratello e il sesso della persona che amavi non avrebbe influito sul nostro rapporto.

Quello che mi fa male adesso è aver scoperto dalle labbra di un estraneo ciò che mi avevi nascosto perché non ti fidavi di me o temevi il mio giudizio.

Ma, nonostante tutto, mi manchi.

 

Ci sono tante cose che Elena vorrebbe chiedere ad Andy.

Cose stupide, alcune anche senza senso, come la marca dei biscotti preferiti di Michael o la sua espressione quando aveva sonno o era annoiato. Imprimersi nella mente i ricordi di Andy fino a renderli suoi, come ad averli vissuti davvero.

Sono le quattro del mattino e lei non riesce a dormire. Ha passato la notte a rileggere spezzoni di chat fra lei e Michael. Alcune risalgono addirittura a quattro anni prima, sono parole che aveva dimenticato di aver scritto. Parole straniere, che all'epoca non avevano alcun significato, perché volavano senza che nessuno si curasse di conservarle.

Ehi, come va?

Tutto bene. Fa freddo, però.

Usa i guanti e la sciarpa, no?

Dai, cosa penserebbe il mio compagno di stanza se mi vedesse?

Compagno di stanza.

Andy allora era solo il suo compagno di stanza. O forse era già qualcosa in più, solo che Michael lo teneva nascosto. Elena ha una fitta allo stomaco. E ci ripensa ancora. E ancora. E la fitta diventa un coltello che scava e scava. E lascia il vuoto.

Studi?

No, guardo un film.

Quando torni a casa?

La prossima settimana. Sei contenta?

Sì, così toccherà a te lavare i piatti.

Opportunista!

Dai, stavo scherzando. In realtà mi manchi.

Elena sorride nel rileggere quelle parole.

Michael a casa non faceva mai nulla e la madre lo giustificava, dicendo che aveva tutto il diritto di riposarsi, visto che quando viveva per conto suo aveva di certo abbastanza da fare. Così il fratello passava le giornate sul divano, a stuzzicarla e a prenderla in giro perché a lui non toccavano i lavori domestici. Elena si arrabbiava e gli tirava un cuscino o cercava di fargli il solletico prendendolo alla sprovvista.

Di quei ricordi non è rimasto nulla, solo immagini che lentamente sbiadiscono nella sua mente. Perdono colore e sembrano accartocciarsi su se stesse come fotografie, fino a diventare cenere.

È assurdo come i ricordi appartengano per la maggior parte ai periodi in cui erano lontani. Sono tutti lì, nella memoria del computer, meno personali e vive di una telefonata o di una cioccolata presa al bar, ma almeno hanno lasciato un segno tangibile, quelle parole hanno una forma, sono esistite davvero.

Michael è ovunque.

Adesso ride sullo sfondo del desktop, abbracciando Elena e tenendola stretta. Foto risalente a qualche mese prima, in inverno. Foto che sa della cioccolata calda che erano andati a prendere quel pomeriggio.

Elena si chiede se davvero continuerà a vivere solo di ricordi. Se sarà sempre così, se ad ogni cosa che le ricorderà Michael, automaticamente chiuderà gli occhi e si ricorderà di qualche attimo vissuto in sua compagnia.

Se davvero basterà, tutto questo.

Se l'assenza sarà sempre una ferita aperta o prima o poi diventerà solo una cicatrice che non farà più male, ma che la aiuterà a ricordare.

Se il sapore di cioccolata svanirà dalla sua bocca o se ogni volta che ne berrà una in qualche modo la assocerà a Michael.

Non è ancora in grado di trattenere le lacrime, mentre Michael si riaffaccia nella sua mente. Cerca di asciugarsi gli occhi, ma si ritrova a piangere davanti al computer, immobile, col respiro mozzato e gli occhi appannati.

Piange adesso che è sola, in quella stanza lontana kilometri da casa. Un posto che non è il suo, dove nessuno la conosce e sa davvero quello che prova.

Dove sei tu adesso senti la mia mancanza così come io sento la tua?

 

***

 

Ogni volta che Michael tornava a Jacksonville, il primo posto dove voleva andare era la cioccolateria in centro, dove servivano le migliori cioccolate calde che avesse mai bevuto.

Elena era sempre felice di accompagnarlo, specialmente nei giorni più freddi, quando fuori nevicava e quello era il rifugio ideale dove riscaldarsi un po'.

Michael l'aveva portata con sé sin da quando era piccola, pagandole la merenda ogni volta che prendeva un buon voto a scuola o si comportava bene. Questa abitudine era proseguita negli anni e, nonostante adesso avvenisse più raramente, per Elena era un appuntamento irrinunciabile.

L'ultima volta - quando ancora Elena non immaginava neanche lontanamente che sarebbe davvero stata l'ultima - era successo a febbraio.

Quel pomeriggio Michael era entrato in camera sua e si era seduto sul suo letto, sorridendole. Le aveva mostrato le chiavi della macchina e aveva detto semplicemente:

- Cioccolata?

- No, Mickey, dai, devo stud...

- Dai, non ci mettiamo tanto. Massimo fra un'ora sarai sana e salva a casa. Con i tuoi libri. Promesso.

Elena aveva annuito e in pochi minuti era già in macchina con il fratello.

- Offri tu, vero? Ho dimenticato i soldi a casa. - disse, sorridendo angelicamente, mentre entravano in cioccolateria e prendevano posto accanto alla finestra.

- Sei sempre la solita, scommetto che lo fai apposta! - la rimbeccò Michael.

- Beh, non è colpa mia se mi hai fatto fretta e ho dimenticato di mettere il portafoglio nella borsa! - rispose la ragazza - E insomma, ogni tanto potresti anche offrire tu, no?

Michael alzò le mani in segno di resa.

- Certo che sai essere convincente, quando vuoi, eh...

- Beh, ma ti ho anche portato un regalo, me la merito una cioccolata in cambio, no?

Davanti agli occhi incuriositi del fratello, Elena aprì la sua borsa e ne estrasse un pacchetto spiegazzato.

- L'ho confezionato io! - annunciò orgogliosa, porgendoglielo.

- E si vede... - ridacchiò Michael – Scusa, ma il tempo di prendere questo l'hai avuto e per il portafoglio no?

- Uffa, quanto sei puntiglioso. Questo era più importante. Avanti, aprilo!

Michael fece come la sorella gli aveva detto e ai suoi occhi apparvero sciarpa, cappello e guanti di lana coordinati.

- Li ho presi prima che tornassi. Sai, dici sempre che a Greenville hai freddo. Così la smetti di lamentarti, no?

Elena scoppiò a ridere e chiese a Michael di indossare il berretto, per fargli una fotografia. Il fratello obbedì e poi le chiese come stesse.

- Sei ridicolo!

- Grazie, eh.

- Ma è vero. I colori li ho scelti apposta, sono quelli che ti stanno peggio.

Elena gli fece la linguaccia, mentre Michael assumeva un'espressione fintamente offesa.

- Bah. Poi dicono che le donne sono le uniche ad avere buon gusto. - osservò, rigirando il berretto fra le mani.

- Scommetto che quando li userai al campus non li troverai così orribili, scommettiamo?

Il resto del pomeriggio erano state solo risate, chiacchiere, baffi di cioccolata calda sul viso, zucchero nella tazza fumante, perché secondo Michael non ne mettevano mai abbastanza. Erano anche andati al cinema e avevano scelto di vedere il film più stupido in programma, giusto per poterlo criticare dall'inizio alla fine.

Ad Elena, ogni volta che usciva con Michael, sembrava di tornare bambina. Tutto si faceva più dolce, più divertente. Il mondo assumeva contorni sfumati e bastava anche la più insignificante battuta per scoppiare a ridere.

A quei tempi, Elena non si sarebbe mai aspettata che un giorno avrebbe avuto il disperato bisogno di aggrapparsi a quei ricordi. Ad una tazza di cioccolata calda, o ad una passeggiata per una strada qualunque della città. Alle file interminabili al supermercato e al carrello pieno di spesa da caricare nel bagagliaio dell'auto.

Non avrebbe mai immaginato che si sarebbe ritrovata a scavare nella memoria alla ricerca di frammenti di tempo trascorsi con Michael, o addirittura a crearne di nuovi, partendo da immagini sfocate. E poi specchiarsi negli occhi di Andy, per avere una nuova memoria a cui credere.

Nuove parole, nuovi racconti.

Una vita che non le appartiene, ma della quale ha bisogno.

 

***

 

- No, non ci riesco.

La sua voce risuona per la stanza. Rabbiosa. Eco di un dolore che non riesce a sopirsi.

È una voce che ha bisogno di qualcuno che risponda che va tutto bene, che ce la farà. Che il tempo andrà avanti e lui riuscirà a superare ogni cosa.

Andy scaglia la matita lontano da sé, in preda ad un attacco di nervosismo. Ha riletto lo stesso rigo venti volte e non è riuscito a coglierne il senso.

La sensazione che non ce la farà mai è sempre lì, un tarlo nella testa che non vuole saperne di smettere di tormentarlo. Michael aveva più o meno avuto gli stessi dubbi proprio ad un passo dalla laurea. L'ultima materia sembrava un macigno insormontabile, tanto che più di una volta Michael aveva giurato di aver voglia di mandare tutto al diavolo.

Andy gli era rimasto accanto, in quei giorni, e adesso si chiede rabbiosamente per quale motivo il destino abbia deciso che Michael non possa essergli accanto.

Chiude i libri con uno scatto, certo che per adesso sarebbe inutile continuare.

È in cucina a bere un bicchiere di aranciata, quando qualcuno suona il campanello.

Trovarsi davanti Elena è una cosa che non si aspettava.

Un battito saltato, un respiro che manca. Tutta la tensione che torna ad annodargli lo stomaco.

- Elena, ciao. Che ci fai da queste parti?

- Ecco... Stavo facendo un giro e ho pensato di venire a trovarti. Prima, ti ho mandato un messaggio, ma non mi hai risposto.

Elena sorride timidamente, quasi in imbarazzo.

- Devo aver lasciato il telefono nella mia stanza e non l'ho sentito suonare, mi dispiace. - replica Andy.

La mano cerca appiglio nel portone di casa, mentre ancora una volta davanti ai suoi occhi Elena sembra diventare Michael, con quella luce negli occhi, quella determinazione a superare il muro di diffidenza che lui è solito erigere con gli estranei.

- Avevi bisogno di qualcosa?

- No, no... Sono stata a fare un giro in città e ho scoperto un posto dove fanno torte buonissime. Sai quella pasticceria di fronte al supermercato in fondo alla strada?

Andy annuisce. Lui e Michael passavano interi pomeriggi seduti ai tavoli di quel locale, specialmente dopo qualche giornata troppo pesante o quando avevano bisogno di rilassarsi.

- Ti ho anche portato qualcosa. - Elena gli mostra la busta che ha con sé - Spero ti piacciano i dolci.

Sembra davvero a suo agio, adesso.

Perduto lo smarrimento iniziale sembra disposta a fare di tutto pur di rompere il ghiaccio. Più determinata, forse, o solamente meno intimidita dalla sua diffidenza.

- Oh sì, sì, grazie. - risponde – Dai, entra pure.

Luna corre subito a fare le feste ad Elena, che la accarezza fermandosi a giocare un po' con lei.

- È davvero bellissima. - sorride poi, in direzione di Andy – Quanti anni ha?

- Un anno e mezzo da quando l'abbiamo trovata. Il veterinario ci disse che aveva già sei mesi.

- Era stata abbandonata?

- Già. L'abbiamo trovata una notte tornando dalla discoteca. Era legata ad una staccionata, infreddolita e con una zampetta rotta. Sembrava un batuffolo.

Andy accarezza Luna e ne riceve in cambio uno scodinzolare soddisfatto. Luna adora essere al centro dell'attenzione, forse per questo era così affezionata a Michael, che passava intere serate a coccolarla, specialmente mentre guardava la televisione mentre Andy era al lavoro o studiava.

- All'inizio Michael era diffidente, credo che in fondo avesse un po' paura di lei, però poi si è abituato. - ride Andy. - Uh, crostata alle fragole. Grazie mille, è la mia preferita. - aggiunge poi, aprendo la confezione che la ragazza gli ha portato.

- Spero ti piaccia. Dall'aspetto sembra deliziosa.

Andy si chiede per quale motivo Elena sia ancora lì. Non prova più fastidio, ma preferisce cullarsi nel suo bozzolo di solitudine. Lo sguardo di Elena si sofferma su alcuni fogli gettati alla rinfusa sul tavolo.

- Stavi studiando?

- Ci stavo provando... Non riesco a concentrarmi, c'è troppo caldo.

- Già... Fra l'altro non ho nemmeno idea di cosa studi. Con tutta l'ansia di sapere... di sapere di voi, non ti ho nemmeno chiesto nulla di te.

- Non preoccuparti, Elena. Studio medicina, comunque.

O forse studiavo.

- Davvero? A che anno sei? Hai deciso in cosa specializzarti? E...

Elena si blocca all'improvviso, rendendosi conto di aver fatto troppe domande.

- Beh, in realtà... Penso di avere bisogno di una pausa, dopo tutto quello che è successo. Ho sempre saputo che i medici non sono onnipotenti, però stavolta è stato diverso.

Stavolta è stato Michael a morire.

E sì, è stato totalmente diverso, più di quanto si potesse immaginare. Tante volte Andy ha visto qualcuno che piangeva perché aveva appena saputo che un familiare era morto durante un'operazione, ma solo ora che l'ha provato sulla pelle sa cosa significa.

Ha capito solo adesso la rabbia di definire incompetenti i medici che operano, di maledire ogni secondo in più che il paziente passa in sala operatoria. Dovrebbero insegnare anche questo all'università, cosa significa essere parenti e amici dei pazienti.

- Sai, quella notte, mentre ero lì ad aspettare che ci dessero notizie, ho pensato alla cosa più stupida del mondo: Michael aveva paura degli aghi. Io lo prendevo sempre in giro per questo, e... lui era lì, lo stavano operando e probabilmente nessuno gli teneva la mano e gli diceva che sarebbe andato tutto bene. E gli aghi gli facevano paura, capisci Andy? Lui ne aveva paura e io non ero con lui a rassicurarlo, non... non ho potuto fare nulla... Tu dici che lo sapevano?

Elena ha cominciato a tremare, mentre pronunciava le ultime parole. Sembra che voglia piangere, o che non abbia più fiato per parlare. Andy si chiede quanto le sia costato, in termini di coraggio, confessare quella cosa.

- Cosa?

- Degli aghi. Lo sapevano? Gliene sarebbe importato qualcosa?

- No, Elena. Ai dottori importa solo salvare la vita delle persone che hanno davanti. Lo so, è un po' crudo da dire, ma è così.

- Già, è vero, mi chiedo come posso aver pensato ad una cosa così stupida.

- Non lo è. Sai, in realtà... credo di aver odiato me stesso per non essere stato accanto a lui, mentre moriva. Io non ne sapevo nulla, ma è un pensiero che non riesco a scrollarmi di dosso. Mi chiedo se avrei potuto cambiare le cose, in qualche modo. O magari avrei dovuto solo impedirgli di prendere quella dannata moto.

- Michael non ti avrebbe dato retta. - sorride Elena – E non vorrebbe sapere che stai così male, ne sono sicura. Lui odiava vedere la gente triste.

- Sì, ma è una cosa che riguarda me. Come se mi sentissi in colpa. Non è nemmeno così facile da spiegare.

Sentirsi in colpa per essere ancora vivo, questo è quello che prova, un macigno troppo pesante per liberarsene come se niente fosse.

- Michael cosa pensava di quello che studiavi? - chiede Elena, tentando palesemente di cambiare argomento, forse anche per evitare di rattristarlo ulteriormente.

- Uh, dunque... Nell'ordine: che ero un folle, un dannato secchione e che dovevo anche avere una buona dose di pazienza per studiare tutta quella roba. - Andy scoppia inaspettatamente a ridere, ricordando quello che Michael gli diceva ogni giorno.

Si preoccupava decisamente troppo per lui, specialmente dal momento in cui aveva iniziato a lavorare e capitava che, rientrato a casa a notte fonda, si mettesse a studiare.

Ed è normale scivolare ancora in quel mondo fatto di ricordi, un passato ideale perché intatto, ma che ha come unico difetto quello di non essere più vissuto.

 

***

 

- Mi chiedevo quando ti deciderai ad avere orari più normali. Sai, tipo fare tre pasti al giorno, e no, non valgono i panini che mangi davanti al computer, e dormire più di un'ora per notte...

La voce impastata di sonno di Michael fece sobbalzare Andy. Non pensava di trovarlo sveglio, dato che era andato a letto verso mezzanotte. Sbuffò, passandosi una mano fra i capelli. La sveglia digitale sul comodino segnava le tre e mezza del mattino.

- Ho fatto tardi anche stanotte. - constatò con una smorfia.

- Me ne sono accorto. - sorrise Michael.

- Ti ho svegliato?

- No, tranquillo. Mi sono alzato dieci minuti fa per andare in bagno. In realtà avevo anche pensato di strapparti da quei dannati libri e costringerti a venire a dormire.

Andy si chinò su di lui e gli sfiorò il viso con le labbra.

- E perché non l'hai fatto?

- Perché mi avresti mandato al diavolo e non avevo voglia di convincerti con le mie solite maniere. Ma poi non hai idea di quanto sei sexy mentre studi. Hai un'aria da intellettuale da non sottovalutare.

- La smetti di prendermi in giro?

Andy ripiegò i vestiti su una sedia, indossò i pantaloni del pigiama e si distese sul letto, sistemandosi su un fianco.

- Non ti prendo in giro. - riprese Michael. Però, davvero. Non pensi di stare esagerando e di stancarti troppo? Ultimamente non ci vediamo quasi più.

- Che c'è, ti manco? - sussurrò maliziosamente Andy.

Si portò cavalcioni su Michael e lo baciò sulle labbra.

- Un pochino. - ammise l'altro, ridacchiando – Non usciamo da una vita e soprattutto non facciamo sesso da troppo tempo. Sai quanta gente divorzia per questo?

- Okay, allora sarà il caso di rimediare, che ne dici?

Tolse la maglietta a Michael e lo baciò sul collo, insinuando una mano sotto l'elastico dei suoi boxer. I loro indumenti finirono sul pavimento in pochi attimi, mentre loro continuavano a baciarsi e a toccarsi. Si insinuò con cautela nel corpo di Michael, seguendo il rimo del suo respiro e fermandosi quando pensava che il compagno sentisse dolore.

- Mi mancava. - fu il primo commento di Michael quando riuscì a parlare dopo l'orgasmo. Strinse la mano di Andy, disegnando poi delle figure immaginarie sul palmo della mano. Andy chiuse gli occhi e si prese qualche attimo prima di replicare.

- Pure a me.

- Ammetterai che fare sesso è molto più piacevole che starsene chini sui libri? - ridacchiò Michael, avvicinandosi a lui e scostandogli i capelli dal viso.

Andy sorrise, con un cenno di assenso, attirando Michael a sé per baciarlo.

Si sentiva decisamente meglio. E no, non era solo il sesso – o perlomeno non solo quello. Era la sensazione che provava ogni volta che baciava Michael. Vita che gli entrava nel corpo e lo completava senza chiedere nulla in cambio e che adesso non può più tornare indietro.


***

 

Tornare alla realtà non è mai facile.

Ogni volta Andy si ritrova a perdere il respiro per qualche attimo, come se qualcuno lo spingesse nel vuoto e lui si ritrovasse senza appigli a cui aggrapparsi.

- Sai, penso che inviterò Allie e Bea da me, stasera. - dice ad Elena, alzandosi dal divano per andare a prendere il telefono. - Magari guardiamo un film.

- Forse è il caso che vada, allora. - Elena si guarda intorno, come imbarazzata.

- No, aspetta. Mi chiedevo se avessi voglia di conoscerle.

Per la prima volta, Andy si rende conto che la sta guardando dritto negli occhi, senza aver paura che il suo sguardo – lo sguardo di Michael – lo ferisca. Non c'è bisogno di ergere difese, per invitare qualcuno a cena.

- Sì, mi farebbe piacere. - risponde Elena.

E il pensiero che Michael sarebbe felice di vederli fare amicizia – a piccoli passi, perché Andy ha sempre trovato difficile far entrare la gente nel suo mondo – riesce ad alleggerire la sua mente dai cattivi pensieri.

Mentre guarda Elena che lo aiuta ad apparecchiare la tavola, Andy pensa che in fondo, è come se una piccola parte di Michael fosse lì con lui, sopravvissuta al dolore per la perdita.

E per quanto sappia che è solo un'altra – non l'ultima – delle sue infinite illusioni, Andy vi si abbandona, lasciandosi cullare, scacciando per qualche minuto il pensiero che presto tutto tornerà come prima.

 

 

 

_____

 

Sono seriamente imperdonabile, me ne rendo conto.

Sono sparita per più di un mese.

In realtà qualche scusa ce l'ho, tipo il fatto che ho fatto mezzo esame all'inizio di gennaio, esame per il quale ho letto sette romanzi in sette giorni, poi ho iniziato anche a studiare per gli esami veri e propri.

E in realtà ho avuto anche un piccolo blocco che mi ha impedito di scrivere.

Ma ecco, spero che non accada più, anche perché mi sono sentita abbastanza in colpa nei confronti di Michael&Andy.

Alla fine ieri ho avuto anche l'illuminazione per una lemon fra Michael e Andy, così oggi sono riuscita a finire il capitolo.

Per chi non l'avesse letta, segnalo "Volevo solo afferrare una stella" una piccola oneshot con protagonisti le versioni baby di Andy e Michael ^^ Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando :)

Spero che questo capitolo, dopo tutta l'attesa a cui vi ho costretti non sia deludente, e spero anche che vogliate lasciarmi un congruo numero di recensioni. Allo scorso capitolo ne ho avute ben 14, un record! Che ne dite di eguagliarlo anche stavolta?

Insomma, gente che seguite in silenzio, fatevi viva, non sapete quanto mi rendereste felice ^^

Vi ricordo che potete seguire i miei deliri anche su Facebook.

Grazie mille per l'attenzione,

Aika.


 

   
 
Leggi le 24 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Aika Morgan