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Autore: eleanor89    07/02/2011    6 recensioni
Seguito di Cedric's Friends e il Calice di Fuoco.
Cedric è morto: Megan ha perso una futura paterna e fraterna, Michael ha perso la sua famiglia, Georgia e Wayne hanno perso il loro migliore amico e con loro tutti gli altri hanno perso un punto di riferimento. L'unico motivo per andare avanti ora è che gli amici non reggerebbero altre perdite, che c'è ancora da vendicare Cedric, che gli Hufflepuff sono troppo leali per abbandonare Hogwarts in un momento simile. Gli amici di Cedric devono imparare a vivere senza di lui, o perlomeno a sopravvivere.
Ultimo capitolo: "«Credo che tu sia normale allora. Almeno relativamente, visto che non sei mai stata normale.»
«Neanche tu lo sei.» ribatté scocciata, guardandolo da sotto le folte ciglia scure, con gli occhi grigi asciutti nonostante parlasse di Cedric, «E neanche tuo fratello. Stamattina ha sbattuto la faccia contro il tavolo un paio di volte e poi ha maledetto Pozioni, Snape, e credo stesse per piangere.»
«Sinceramente fatico a trovare una persona normale tra noi, a parte Georgia. Rent e Jack si completano frasi e pensieri a vicenda, Sally-Anne è quella che è, per Michael non ci sono parole, Walter è l'unico fratello maggiore che senza motivo adora il minore, Stephen è ossessivo, Quill sviene per qualsiasi idiozia e quelli che sembravano normali facevano parte di un gruppo di ribelli che si esercitava in Difesa.» elencò con voce piatta, «Anche se a te e Michael non vi batte nessuno.»"
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cedric's friends.'
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Studiare in ritardo, quasi beccati dalla Umbridge e un bacio a caso.
 



«Così...» cominciò Michael, a disagio, «Noi siamo apposto, giusto? Cioè, so che in questi giorni mi sono comportato particolarmente da idiota, ma...»
Georgia scosse la testa, «Nessun problema. Siamo apposto, sì.»
«Siamo sempre d'accordo sul fatto che non è cambiato nulla, no?»
«Esattamente. Era come... un abbraccio amichevole. Solo che non era un abbraccio.»
«Un non-abbraccio amichevole.» convenne Michael, «Mi suona bene. Quindi siamo tranquilli. Nessuna tensione, nessun imbarazzo.»
«Niente di niente. Siamo apposto.»
«Apposto.»
Le dita di Georgia tamburellarono un momento sul banco, mentre Michael, in piedi davanti a lei e poggiato a questo, guardava la classe quasi vuota dietro alla ragazza.
Alla fine lei lo guardò mentre afferrava la tracolla della borsa.
«Beh, io vado a cercare la lezione... Voglio dire, a cercare Megan. Megan. Per la lezione di Trasfigurazione.»
«Sì, giusto, io devo andare a... fare cose...» terminò in un borbottio Michael, scagliandosi verso la porta come un bolide.
 
«Siamo ad aprile e non so un accidente di nessuna materia.» li informò allegramente Michael qualche giorno dopo.
«Ho provato a prendere in mano i libri pensando ai G.U.F.O. ma temo sia troppo tardi.» convenne Megan, «Sembra che vorrò bocciata per forza quest'anno.»
«Ti importa?» domandò lui.
«Dovrebbe importare anche a te.» gli fece presente anche Georgia.
«A me sì.» rispose Megan con un sospiro, «Mi sono pentita di aver mollato tutto ma non ce la faccio. Non posso studiare tutto in due mesi.»
«Ti aiuto io.» disse Wayne, versandosi succo di zucca, «Almeno in Trasfigurazione. E poi ho dato i G.U.F.O. relativamente da poco, non saranno così diversi... Studieremo le cose più importanti.»
«Hai tempo? Non hai degli esami anche tu in teoria?» domandò lei.
Wayne rispose con un'alzata di spalle.
«Come ti pare.» disse Megan.
«Quando andiamo di nuovo tutti assieme a Hogsmeade?» domandò Walter, «Mi manca Rosmerta.»
«Non avevamo dubbi.» commentò Sally-Anne, «Come non ne abbiamo del fatto che tu non manchi a lei.»
Rent rise e Jack gli tappò la bocca.
«A cuccia.» li interruppe Georgia rivolta a lei e a Walter che stava per ribattere, «La prossima uscita e a metà mese. Michael, tu non hai neppure intenzione di provare a recuperare?» riprese, decisa a non lasciar perdere.
«No.» rispose subito lui, «Farò direttamente bene dall'anno prossimo. Dopotutto è meglio ripetere l'anno che farsi promuovere per un pelo e doversi arrangiare senza basi dopo.»
«Lo stai dicendo solo per chiudermi la bocca.»
«Certo che sì, Georgie. E poi ti spiace tanto avermi un altro anno attorno?» domandò lui con un sorrisetto sghembo, appoggiando un gomito sul tavolo e sporgendosi verso di lei.
«No, non ho detto questo...» mormorò la ragazza. Dopo due secondi Michael saltò indietro e tornò a posto.
«Noi dobbiamo andare.» disse Susan, alzandosi in piedi e tirando Ernie.
«Hannah, vieni!»
«Ah, sì, giusto!» si aggiunse Justin, seguendoli, «Zacharias, andiamo!»
«Arrivo, arrivo...»
«Ma dove vanno assieme a quell'individuo?» domandò Megan senza abbassare la voce.
«Chi lo sa... Sono misteriosi...» commentò svogliatamente Jack.
«Magari escono assieme e non ce l'hanno detto.» ipotizzò Rent, «E quell'altro è solo un modo per distrarci.»
«Perché non dovrebbero dircelo?» domandò Georgia confusa.
«È solo la sua mente perversa, ignoralo.» rispose Jack, colpendo la testa di Rent con le nocche e finendo rovesciato a terra.
Mentre i due si accapigliavano Sally-Anne commentò: «Ho sempre pensato che tra Justin e Susan potesse esserci qualcosa.»
«A me sembra che ci sia qualcosa tra Justin e Helen.» la contraddisse subito Stephen.
«No, secondo me sono solo amici.» ribatté Georgia.
«Peccato. È un ragazzo tranquillo, fa per lei.» commentò l'amica.
«Anche Stephen è un ragazzo tranquillo.» azzardò Quill, pancia a terra col naso sporco di inchiostro e una pergamena sotto il viso.
Stephen lo guardò allarmato, Sally-Anne scoppiò a ridere.
«Come preferisci.» continuò a ridere, alzandosi e aggiustando la divisa, «Ora vado, con un po' di fortuna incontrerò Boot.»
«Non è fidanzato?» domandò innocentemente Georgia.
«Come se lei potesse competere con me.» sbuffò lei, «Ad ogni modo mi fa sempre gli occhi dolci, quindi suppongo si siano mollati.»
«Amabile.» commentò Walter appena se ne fu andata, «Per Hogsmeade andiamo insieme, sì?»
«Certo che sì! Non lasceremmo mai il nostro cucciolone da solo!» esclamò Michael entusiasticamente, aggrappandosi a lui.
«Va' al diavolo!» sbottò Walter, divincolandosi, «Maniaco!»
Michael si sforzava, come gli aveva detto di fare Wayne, e quindi non aveva più aggredito nessuno, limitandosi a ridere di tutto come una volta e facendo battutine innocenti di tanto in tanto. Aveva continuato a finire in punizione con la Umbridge ma soprattutto perchè ormai lei lo odiava a morte e trovava sempre il modo di portarcelo, e lui non aveva più tentato di farcisi spedire volontariamente. Perciò a vederlo così Georgia rise di pura gioia e lui si sentì ancora più in dovere di infastidire Walter.
«Che donna.» commentò Michael.
«Che donna io? Ma se tu ci provi con me?»
«Se questo deve dimostrare che è Michael la donna hai sbagliato su tutta la linea.» commentò Megan, «Dato che con te non ci prova nessuna.»
«E non vantarti tanto, non ci proverei mai con te.» aggiunse Michael, «Preferisco Jack. È biondo.»
«Ti amo anche io.» replicò Jack, mandandogli un bacio.
«Andiamo a studiare in biblioteca per favore? Ora.» disse Wayne e Megan rise, annuendo.
«Ti salvo dallo spettacolo obbrobrioso.»
«Che paroloni, milady.» osservò Michael, «E poi non siamo obbrobriosi, siamo splendidi. Beh, io lo sono, vero, Georgie?»
«Come vuoi tu, Mike. Come vuoi tu.» accondiscese lei, prendendo la pergamena di Quill per dargli un'occhiata. 
 
La mole di compiti ora che si avvicinavano gli esami era impressionante e infine decisero di raggiungere Megan e Wayne in biblioteca, così i ragazzi si imbatterono in uno spettacolo curioso: la Umbridge e il suo gruppetto di studenti leccapiedi correvano da qualche parte con aria estremamente trionfante.
«Questo non può portare a nulla di buono.» osservò Wayne quando glielo raccontarono a bassa voce.
«Finché non rompono le pluffe a me...» commentò Megan, dando un'altra occhiata agli appunti di Trasfigurazione che aveva preso, «Sei un ottimo insegnante. Non l'avrei mai detto, avrei giurato che saresti stato barboso.»
«Questo perché giudichi prima di sapere.»
«Non giudico prima di sapere! È che tu hai sempre l'aria da Binns!»
«Domani facciamo un po' di Erbologia.»
«Tu neanche la fai più!»
«Ma ho buona memoria, ti ricordo. Non a tutti le conoscenze volano via dalle orecchie dopo le interrogazioni.» precisò Wayne e lei sbuffò.
«Vedi che sei barboso?»
«Ehi!» li richiamò Georgia, ridendo, «La bibliotecaria vi guarda, attenti. Chi mi aiuta in Incantesimi? Non riesco a fare quello di-»
«Io.» disse subito Michael.
«Credevo non volessi minimamente studiare...»
«Sì, ma per te qualunque cosa.» disse lui, languido. I ragazzi scossero la testa e Megan alzò gli occhi al cielo.
Georgia lo guardò scettica, prendendo il libro, e Michael si sentì irragionevolmente imbarazzato dalla situazione, lui che non si vergognava mai di nulla, tanto meno dei suoi innocentissimi complimenti alle amiche e flirt scherzosi. Pregò con tutto se stesso di non essersi rovinato anche quel divertimento con la pazzia del mese prima.
E poi improvvisamente, nel momento in cui fortunatamente la bibliotecaria si era spostata in fondo alla sala, piovvero in biblioteca Susan, Hannah, Justin, Zacharias, Ernie, Fred e George Weasley, tutti con aria stravolta. I gemelli chiusero le porte mentre gli Hufflepuff in arrivo notavano i compagni di casa e si precipitavano al loro tavolo. Hannah ci si accasciò praticamente sopra mentre Ernie si lasciava cadere seduto a terra accanto agli scaffali e Justin poggiava una mano sulla sua spalla e riprendeva fiato, piegato in due.
«E adesso? E adesso?» fece istericamente Zacharias.
«E adesso sta zitto.» disse uno dei Weasley.
«Tra cinque minuti usciamo facendo finta di nulla.» disse l'altro.
«E cerchiamo di capire se qualcuno di noi è stato catturato.»
«E speriamo che non lo sia o che non confessi nulla o verremo espulsi.»
«Se qualcuno è stato preso sarà sicuramente in presidenza.»
«Ora servirebbe la Mappa, accidenti!»
«Ma che diavolo è successo?» sbottò Megan, la prima ad aver recuperato la parola.
Hannah era in lacrime.
«Verremo espulsi, espulsi! Tutto questo lavoro per nulla!»
«Stai calma, vedrai che nessuno ci tradirà.» disse Susan, poggiandole una mano sulla testa.
«Stavate facendo qualcosa di estremamente illegale?» domandò Rent, interessato, «Fred, George, cosa li avete convinti a combinare?»
«Ora, Summerby, perché essere così sospettoso?» domandò uno dei gemelli, sorridendo debolmente.
«Per una volta non è opera nostra.» aggiunse l'altro.
«Però qui c'è un bel po' di gente in crisi respiratoria.» fece presente Georgia.
Uno dei gemelli la indicò.
«Omonima!»
«Ciao omonimo.» sorrise lei, «È bello sapere che ti ricordi di me.»
«Non potrei mai dimenticare la mia omonima.»
«Vi conoscete?» domandò Michael sorpreso.
«Conosci Mike? Fred, conosce Mike!» esclamò George.
«Beh, se è la tua omonima...»
«Ehi, voi due.» ringhiò Megan, «Qualcuno ha la maledetta bontà di dirci cosa accidenti succede?»
«Spiacente, ragazza scontrosa di cui non ricordo il nome.» disse Fred, «Ma non possiamo parlarne. Siamo legati da un contratto magico.»
«Scommetto che te lo stai inventando.» rise Jack.
«Non ne sarei così sicuro.» disse George, e lui e il fratello si scambiarono un'occhiata divertita, «Conoscendola...»
«Conoscendo chi?» domandò Walter, incuriosito.
«Nessuno! Allora, noi andiamo a gironzolare intorno alla presidenza.»
«Beh, potremmo passarci tutti assieme in gruppo.» propose Justin, che si era ripreso, «Sai com'è, tutti gli Hufflepuff erano a studiare in biblioteca, e poi anche voi avete i M.A.G.O. e siete amici dei nostri amici del settimo... Non dovrebbe essere particolarmente sospetto.»
«A meno che non abbiano già i nostri nomi, in quel caso non c'è alcun problema comunque, siamo praticamente espulsi.» commentò Ernie, atono.
«Non dirlo!» esclamò Zacharias Smith, «Sapevo che non dovevo farlo, lo sapevo...»
«Già solo per quel che siamo riusciti a fare oggi ne valeva la pena.» ribatté Susan con voce ferma, il pallore del viso che spiccava per contrasto con le ciocche scure sfuggite alla treccia sfatta, «Qualunque cosa succeda.»
«Non parlare come se ci avessero già espulsi!» singhiozzò Hannah.
«Non possono espellerti, qualunque cosa tu abbia fatto. Hai una zia al Ministero, non puoi usare lei?» domandò Stephen, allarmato.
«Credo che non funzionerebbe in questo caso, la Umbridge era fin troppo felice...» mormorò Susan.
«Dobbiamo eliminare la Umbridge.» disse allora lui in tono colloquiale e Michael annuì.
«Fred, George, nessun nuovo prodotto da usare contro Dolores?»
«In realtà ci sono parecchie cose nuove, ma non vorremmo creare problemi anche a Dumbledore nel frattempo... A proposito, andiamo.» rispose Fred, mentre George stava continuando a chiacchierare con Georgia e Megan.
«Voi!» esclamò una vocetta che non conoscevano. Voltandosi si trovarono davanti Crabbe e Goyle, «Voi eravate con Potter, non è così?»
«Scusami?» fece Megan, che aveva individuato la Parkinson. La Slytherin la guardava con orrore.
«Veramente noi staremmo studiando per gli esami e da un bel po'. Volete vedere gli appunti?» intervenne pacatamente Georgia, sollevando quelli di Megan. I tre sembrarono confusi alla loro vista.
«E questi libri sono qui da un bel po', se preferite chiamiamo madama Pince.» disse Wayne, tranquillo.
«Ma perché cavolo dovremmo giustificarci con loro? Non lo vedono che stiamo studiando? Girate al largo.» ringhiò Megan.
«Già, volete fare a botte per caso?» chiese Rent, alzandosi in piedi in tutta la sua mole che sovrastava di parecchio Crabbe e Goyle, per non parlare della Parkinson. Jack fece schioccare le dita.
«Oh, sì, vuoi un altro pugno?» chiese Megan, sfidando la Parkinson che arretrò.
«COSA STA SUCCEDENDO QUI?» strillò la bibliotecaria.
«Ce ne stiamo andando.» rispose Michael con un gran sorriso, «Perdoni il baccano, è che arrabbiata diventa ancora più bella.»
«Stebbins.» sibilò la donna.
«Ti conosce?» risero i gemelli.
«E voi due Weasley, sempre voi! Ovunque! VIA DI QUI!»
«È già cotta di me.» disse Michael una volta fuori, per poi rivolgersi agli Slytherin, «Voi, piccoletti, disperdetevi...»
«Tanto abbiamo Potter.» sentirono dire a Goyle che si allontanava.
«Non dice sul serio.» mormorò Fred, «Quel piccolo bastardo se l'è inventato.»
«Non lo so...» borbottò il fratello, dirigendosi il più velocemente possibile verso la presidenza. Il folto gruppo di Hufflepuff li seguì in silenzio.
Ma prima che potessero salire le scale sentirono urla e poi, impietriti, videro passare il preside al volo, aggrappato a uno splendido volatile infuocato. Subito dopo ci furono altre grida e degli uomini passarono di corsa, lanciando incantesimi senza però mirare realmente a Dumbledore, che ormai era lontanissimo. Arrivò anche la Umbridge, che strillava in modo assordante ordini ai due uomini e correva come poteva con il tailleur e i tacchi alti.
Nessuno riuscì neppure a ridere della ridicola corsa della donna, tutti troppo sbalorditi per trovare le parole.
«Cioè...» cominciò Walter.
«Amo questa fottuta scuola.» commentò Megan, rapita.
«Fred.» sibilò uno dei gemelli e tutti si voltarono a guardarlo. George guardava le scale, da cui stava scendendo il Ministro Fudge in persona, come squittì Hannah, e dietro di lui un ragazzo coi capelli rossi e gli occhiali dall'aria familiare.
«Ciao, Percy.» dissero i due, con un tono spaventoso che gli altri non avevano mai sentito provenire dalla bocca dei gemelli.
«Tutto bene? Come va dopo aver perso l'anima?»
«Fred, è maleducazione parlare con la spazzatura.» lo rimproverò bonariamente il fratello, «Andiamocene.»
Percy, che aveva involontariamente rallentato al loro saluto, forse aspettandosi un attacco, accelerò il passo con aria indifferente.
«Ci vediamo.» li salutò George, tirando Fred  con sé. Li sentirono lamentarsi e forse litigare a bassa voce mentre se ne andavano.
«Andiamo via anche noi, non voglio essere qui quando tornerà la Umbridge.» disse Ernie, palesemente divertito.
 
«Io ho sentito che Fudge è stato ricoverato al san Mungo per un trauma cranico.» disse Charlotte a pranzo, una volta unitasi al loro tavolo.
«Noi lo abbiamo visto correre via ma... non so, sembrava stare bene.» commentò Georgia.
«Purtroppo.» aggiunse Megan, «Mi sta sulle...» e si interruppe, folgorata.
«Meg?» chiamò Georgia, confusa. Gli altri si voltarono a guardarla.
«Devo usare la pietra focaia!»
«Eh?»
Ma Megan si era già alzata e aveva tirato Wayne per un braccio.
«Andiamo, dobbiamo fare Trasfigurazione.»
«Adesso? A metà pranzo?»
«Non sono ancora riuscita a far svanire nulla! E ho appena capito di cosa devo parlare nel tema di Incantesimi!»
Wayne sospirò e afferrò una caraffa di succo di zucca prima di dileguarsi con lei.
«Sembra abbia preso molto sul serio lo studio.» osservò Susan.
«Al contrario dei gemelli Weasley.» disse Ernie, «Poco fa, dopo Erbologia, hanno fatto capire che daranno il meglio di sé nel fare guai.»
«Non lo fanno già?» domandò Walter, sorpreso.
«Dicono che prima stavano attenti a non farsi espellere ma ora non importa più.»
«Vado a chiedergli se hanno bisogno di soci.» dichiarò Michael, «Non mi dispiacerebbe causare qualche problemino alla nostra nuova magnifica preside.»
«Tu però non devi farti espellere.» gli ricordò Georgia, «Non te lo dimenticare.»
E in quel momento delle esplosioni richiamarono la loro attenzione e tutti tacquero, cercando di sentire meglio.
Wayne e Megan, ancora in corridoio, si bloccarono frastornati alla vista dei fuochi d'artificio che esplodevano tutti attorno a loro, e la ragazza scoppiò a ridere di pura gioia. Poco dopo furono raggiunti dagli altri studenti che arrivavano dalla Sala Grande e festeggiavano con loro.
«Questi sono Fred e George!» rise Michael.
La serata trascorse nel divertimento completo, perché tutti i professori chiamavano la Umbridge perché eliminasse i fuochi d'artificio, fingendo di non esserne in grado o di non sapere se potevano farlo o meno, e le lezioni furono saltate. Questo permise anche a Megan di rivedere il programma il più possibile con Wayne, studiando sei ore di fila con lui in sala comune senza neppure avere il tempo di annoiarsi.
 
«Li amo.» commentò Georgia quella sera, «Spero che li stiano festeggiando come si deve alla torre.»
«Sono sicuro di sì.» disse Michael, allegro, «Sono dei grandi.»
«Spero davvero che non li espellano. Ne abbiamo bisogno.» commentò Walter, soddisfatto.
«Tu in teoria non dovresti rimproverarli?» domandò Jack, divertito.
«Via la spilla, non la meriti!» esclamò Rent.
«Oh, non seccate!»
«Guarda, quello sembra un maiale volante!» esclamò l'altro, ridacchiando. Charlotte, troppo bassa per riuscire a vederlo dalla sua stessa prospettiva, fece per salire su un banco; si trovavano nell'aula di Babbanologia per poter vedere i patronus dei loro amici, incuranti del coprifuoco.
«Attenta.» disse Jack, sollevandola senza sforzo. Charlotte, ovviamente, dimenticò del tutto cosa cercava di vedere e il viso le divenne scarlatto. Rent scoppiò a ridere forte.
«Li vedi?»
«S-sì.» mormorò lei, «Belli...»
Jack la mise giù e dopo le spettinò bonariamente i capelli prima di tornare accanto a Walter, «Ehi, Abbott, ti va di provare a disarmarmi? È da un po' che non duello decentemente!»
Charlotte si voltò lentamente, trovandosi faccia a faccia con Rent, che nella sua mente sembrava sempre più un orso e che rideva tanto da essere paonazzo ormai.
«È come un principe, eh?» la stuzzicò, «Sempre galante.»
«È molto diverso da te, certamente.» ribatté lei stizzita e Rent rise di nuovo.
«Ragazzi, sapete che ora sarete costretti a insegnarci tutto quello che sapete, compresi i patronus?» domandò Michael con un sorriso. Georgia si illuminò nel vederlo così di buon umore.
«Faremo il possibile.» promise Susan.
«Anche se è piuttosto umiliante visto che tecnicamente sono al settimo...»
«Ringrazia la Umbridge. Anche se non sapremmo comunque fare i patronus a prescindere.» disse Walter.
Il giorno dopo non successe nulla di particolare, se non che Wayne vide Potter correre per i corridoi con aria stravolta.
«Chissà perché... Magari c'entrano i Mangiamorte...» commentò Hannah, preoccupata.
«Io ho sentito che prende ripetizioni, sapete?» disse Justin.
«Di cosa?» domandò Quill, sentendosi un po' meglio all'idea che anche uno come lui potesse aver problemi a scuola.
«Secondo le dicerie, di Pozioni.»
«È così stupido?» se ne uscì ovviamente Megan.
«Ti posso far notare che Wayne ti sta dando ripetizioni su tutte le materie?» chiese Michael con aria annoiata, facendosi dondolare una piuma sul naso. Megan gli diede un pugno sulla spalla con ferocia.
«È ben diverso, io non ho ascoltato neppure una lezione! Wayne, andiamo a studiare.»
«'rivo.» disse il ragazzo, porgendo il tema di Trasfigurazione a Georgia, «Mi stupirei se non prendessi il massimo dei voti con questo.»
«La mia Georgie è un genietto.» commentò Michael con ammirazione, massaggiandosi la spalla indolenzita.
Mentre Megan andava a prendere i libri, Walter si sedette accanto al fratello.
«Ma tu, esattamente, quando è che studi? Non sei molto indietro?»
Wayne si strinse nelle spalle, «Non preoccuparti. Tu piuttosto? Come sei messo? Tra poco avrai gli esami.»
«Non ricordarmelo, sono terrorizzato. Ma me la caverò, spero solo decentemente, non voglio che mamma e... che mamma abbia da ridire.»
«Verrai a vivere da noi a fine scuola?» domandò Wayne, fattosi serio.
«Sai che non voglio stare diviso da te.» rispose Walter, «E poi devo chiarire con papà, ma penso che tra l'avermi preso in giro e tutto quanto non sarà facile. Il più del tempo non ci penso, ma di notte o quando qualcuno nomina qualcosa che me lo ricorda sento una rabbia...»
«Lo capisco.»
«Allora?» fece Megan, scocciata, «Andiamo?»
Wayne si alzò, salutando il fratello con un cenno della testa.
Quando uscirono in corridoio trovarono Helen, Lance, Rowan, Amelia e altri del loro anno che discutevano con tre ragazze Slytherin. Una di loro, quella che Megan aveva già visto di tanto in tanto, tanto bella da sembrare una veela coi lunghi capelli neri e l'aria snob, stava fronteggiando Rowan.
«Chiedile scusa! Non hai nessun diritto di prendertela con lei!» urlò lui, e Megan e Wayne notarono in quel momento che la sua amica Caitlin era strategicamente posizionata a braccia aperte davanti a una bambina del primo anno, come se volesse proteggerla da qualcosa.
«È lei che mi è venuta addosso!»
«E tu la chiami “feccia”? Schifosa serpe snob!»
«Ha ragione.» intervenne Helen, serissima, «Le devi delle scuse.»
Una delle Slytherin rise, «È proprio vero che chi non ha una vita sua sta lì a difendere gli altri... Voi Hufflepuff fate pena, non vi sapete fare gli affari vostri!»
«Perlomeno noi abbiamo qualcuno di cui occuparci, voi Slytherin siete bravi a pensare solo a voi stessi.» replicò Helen calma, fulminando però con un'occhiataccia la mora che litigava con Rowan come se quella frase avesse chissà quale significato. E forse era così, vista l'espressione della Slytherin in questione.
«Non permetterti di parlare con me in questo modo, tu sei poco più di una sanguesporco
«ABIGAIL!» urlò Lance mentre Rowan prendeva la bacchetta.
«Non mi interessa se sei una specie di femmina, adesso ti affatturo!»
«CHIEDILE SCUSA!» gridò un'altra ragazza e Megan mise mano alla bacchetta, pronta a intervenire a sua volta. Wayne notò che sia Helen che Abigail erano impietrite, e la Slytherin era notevolmente impallidita.
«Non ho bisogno delle sue scuse.» la voce di Helen era fredda, «Ormai ci ho rinunciato.»
«Venti punti in meno a Slytherin per l'offesa, ad ogni modo.» disse Walter, che aveva sentito le loro urla dato che Wayne e Megan erano ancora fermi al ritratto. Michael era affacciato alle loro spalle e salutò Rowan con un gesto della mano. «E adesso via di qui prima che ve ne tolga altri.»
Le due Slytherin con Abigail si ritirarono con un urlo rabbioso ma lei non si mosse, l'espressione sul viso pentita.
«Io...»
«Disgustoso.» la interruppe Lance, livido, prendendo Helen per mano e trascinandola dentro. Gli Hufflepuff più grandi si scostarono per far passare tutti e Rowan si fermò accanto a Michael. Megan sentì la voce di Justin chiedere: “Helen! Cos'è successo?” in tono preoccupato e poi il ritratto si chiuse.
Abigail era rimasta davanti a loro due e Wayne fece un passo avanti: «Se non lo pensavi non avresti dovuto dirlo solo perché eri in compagnia.»
Lei e Megan lo guardarono sorprese.
«Tu... Non sono affari tuoi!»
«Noi Hufflepuff siamo per la lealtà... Se tu tornassi sui tuoi passi, Helen ti perdonerebbe.» aggiunse lui, ignorando le sue parole.
«Cosa ne sai di noi?» domandò lei, assottigliando lo sguardo.
«Ho occhi e orecchie anche io. Megan, non volevi studiare?»
«Arrivo.» ringhiò lei, guardandola con disgusto.
Fino all'arrivo in giardino Megan non aveva chiesto nulla, ma dopo essersi allenata per un po' a far svanire dei topi, gentilmente dati loro dalla McGonagall felice che perlomeno lei riprendesse a studiare al contrario di Michael, non riuscì più a contenersi.
«Cosa sai di quella là?»
«Se ti riferisci a Abigail so soltanto che è cugina di Lance, che spesso a pranzo e a cena guarda lui ed Helen, che è pentita di ciò che ha detto e glielo si leggeva in faccia e che non è facile mantenere una propria identità quando si vive a stretto contatto con persone a cui si vuol piacere e che parlano in quel modo. Probabilmente le è sfuggito il 'poco più che sanguesporco' a forza di sentirlo dire, era una brutta situazione per lei, tra due fuochi. Non che questo la giustifichi, se qualcuno ti chiamasse così probabilmente lo colpirei io stesso. Però so che Helen ci tiene, l'ho sentita parlarne con Justin una sera, mentre giocavo a scacchi con Stephen, e quindi volevo provare ad aiutarle. Quindi non urlarmi contro solo perché le ho dato un consiglio.»
Megan si lasciò cadere seduta accanto a lui, afferrando il libro di Erbologia.
«Ora faccio il riassunto che ha chiesto la Sprout.» annunciò Megan con voce incerta.
«Va bene.» disse lui, scostando indietro i capelli che gli erano finiti sugli occhi all'ennesima ventata.
«Perché ti importa che loro vadano di nuovo d'accordo? Sono cose che hai sentito per caso e ricordi solo perché sei un cervellone, Helen non è neppure amica tua...»
«Helen non mi dispiace, mi ricorda Georgia.» spiegò Wayne, «E poi temo di averlo preso come vizio. Non mi dispiace, dopotutto, tentare di migliorare le cose per tutti. Non ne posso più di gente che sta male e nel mio piccolo cerco di... fare qualcosa.»
«Che sia discutere con una Slytherin o dare ripetizioni a una scema che ha gli esami e non ha fatto niente tutto l'anno.»
Si scambiarono un'occhiata e lui accennò un mezzo sorriso.
«Quello lo considero normale a prescindere, e poi dai soddisfazioni come studentessa.»
«E meno male, se fossi stupida col cavolo che potrei recuperare. Invece penso di avere qualche speranza.»
«Più di qualche.» convenne Wayne. 
«Vento di m-» mugugnò lei quando una ventata fece scorrere le pagine del libro. La sua coda alta frustava l'aria e le sbatteva contro le spalle, «E se ce ne andassimo dentro? Tanto ora devo fare solo teoria.»
«Sì, mi sembra il caso.» concordò lui, «Ma sei sicura di non voler continuare col gattino, visto che la professoressa ce ne ha dato uno? Potresti provare qualche incantesimo su di lui, come farlo lievitare... le basi, dico, trasformarlo in una tazza...»
«Le basi le ricordo, non sono cretina.» borbottò lei, mettendo però mano alla bacchetta, «Se solo riuscissi a farlo scomparire al minimo gesto senza dover aspettare tre ore...»
E nel tentativo frustrato di farlo sparire come coi topi, il gatto svanì.
«Oh.»
«Forse non ci mettevi abbastanza forza nel movimento.» osservò Wayne, «Complimenti. Hai imparato più in fretta di quanto si faccia di solito.»
Ora Megan era raggiante, si era scordata perfino del vento.
«Davvero?»
«Sì. Meno male che eri negata, eh.» sorrise anche lui.
«Ti riesce proprio bene aiutare gli altri, alla fine.» commentò lei, contenta, «È giusto che lo faccia tu ora.»
Si pentì all'istante di averlo detto, perché entrambi si erano incupiti.
«Non l'ho detto nel senso che sia un dovere o che tu debba sostituire Cedric...» aggiunse, «Non lo penserei mai, neppure lo vorrei. Tu devi restare Wayne.»
Lui abbozzò un altro sorriso: «Certo, con chi te la prenderesti se no?»
«Esattamente. Ho bisogno di te per sfogare i nervi.» confermò lei, annuendo, «E per riuscire in tutto.» aggiunse, poggiandogli una mano sulla spalla, «Se non ci fossi tu a scocciarmi non mi divertirei mai.»
«Sai, è quello che di solito penso io. Di te. Visto che sei tu che scocci me e non il contrario.»
«Col cavolo.» ribatté lei, senza spostare le mani.
Si guardarono per qualche secondo, poi lei poggiò l'altra mano a terra per non perdere l'equilibrio e gli diede un bacio. Wayne ricambiò subito con entusiasmo, abbandonando la bacchetta e poggiando la sua sul fianco della ragazza. Quando si separarono lei raccolse la bacchetta e gliela porse.
«Se te la porta via il vento, rido.»
«E comunque è vero che sei tu che provochi me, di continuo.» ribadì lui, con le guance leggermente arrossate ma per il resto impassibile come sempre. Lei si accigliò.
«Tu mi provochi anche senza parlare, non provare a negare.» sbottò, afferrando il libro, «E ora andiamo a studiare la teoria dove non c'è un vento del cavolo a darci fastidio.»
Wayne sospirò.
«Anche il vento ti scoccia? Vedi che sei tu che hai il nervoso facile?»
E battibeccando tornarono in biblioteca.  
 
 
 
 
Scommetto che c’è chi festeggia ora XD e se vi aspettavate imbarazzo o un momento coi fuochi d’artificio ricordate di chi si parla, è una coppia strana tra persone strane!
E non mi viene nulla da dire, a parte che amo i Weasley e si vede!
   
 
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