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Autore: ornylumi    24/02/2011    3 recensioni
Un immaginario capitolo extra di Harry Potter e i Doni della Morte, posto subito dopo la fine della battaglia di Hogwarts. Un viaggio nei ricordi di Bellatrix, visti attraverso gli occhi di Harry, alla ricerca della vera ragione per cui è diventata quello che era: la più spietata e fedele Mangiamorte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Narcissa Malfoy, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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E così, ecco la grande risposta da dare a Neville: era diventata una Mangiamorte per pura idolatria, per essere accettata nella cerchia dei “potenti” che facevano notizia; forse, anche per farsi bella tra i suoi compagni e sentirsi migliore di loro. Peccato che non si fosse mai fermata, neanche quando si era resa conto di chi aveva veramente davanti. Harry era profondamente deluso, e stava quasi pensando di abbandonare il Pensatoio quando si ritrovò di nuovo nella sala comune dei Serpeverde, ma in una situazione completamente diversa da poco prima. Lo stato di agitazione che aveva intorno era palpabile, e lo convinse suo malgrado a restare.

Al centro della scena, in piedi tra studenti di tutte le età, c’era Horace Lumacorno. Parlava con un tono alterato e preoccupato che Harry non ricordava di aver mai sentito in lui. Tutto intorno, mille volti spaventati seguivano il suo discorso, senza osare interromperlo. Solo Bellatrix, seduta accanto al camino, sembrava totalmente indifferente alla cosa. Guardava le fiamme davanti a sé, come se lottasse per rimanere sveglia. Profonde occhiaie le segnavano il viso, probabile conseguenza delle sue lezioni notturne.

“Mi ascoltate?” stava gridando Lumacorno. “Avete idea della serietà della cosa?”

“Sì, Professore”. Una ragazzina che poteva essere del secondo o terzo anno aveva trovato il coraggio di rispondere. “Ma sono cose che succedono sempre più spesso, ultimamente. Che possiamo farci?”

“Non nei dintorni della scuola!” sbottò lui. “Hogwarts è sempre stata considerata un luogo sicuro. E adesso, arrivano strane voci su riti di Magia Oscura praticati proprio qui, nella strada che porta a Hogsmeade o nella Foresta Proibita. L’altra notte, è stato torturato un Babbano! E uno studente è stato visto uscire dalla scuola nelle stesse ore. Ora, chissà perché, quando succedono queste cose sono sempre gli studenti della mia Casa i primi indiziati”.

Il silenzio si fece, se possibile, ancora più intenso, mentre Lumacorno fissava uno ad uno i suoi alunni. “Non voglio sentire più storie del genere” continuò. “E non voglio motivi per dubitare della vostra buona condotta. Se vi è vietato uscire di notte dal castello, c’è una ragione, e tutti qui siete abbastanza intelligenti per capirlo. Posso fidarmi, d’ora in poi?”

Intorno a lui, la serie di visi iniziò ad annuire. “Bene. Allora buonanotte, ragazzi” e voltandosi, sparì nel passaggio nascosto del muro.

“Non t’importa di quello che ha detto?”. Rodolphus si era avvicinato a Bellatrix. Anche lui era cresciuto parecchio, dall’ultimo ricordo.

“Non molto. Perché dovrebbe? Non dubiterebbe mai di me, la migliore del corso e la più apprezzata nel suo club”. Già, pensò Harry, una Black non poteva che far parte della cerchia favorita di Lumacorno.

“Sei stanca” continuò lui. “È lo studio, o forse dormi troppo poco?”

Bellatrix non gli rispose. Continuò a fissare il fuoco, con espressione vacua.

“Dov’è che vai, quasi tutte le notti?”

“Lo sai benissimo”.

“È vero, lo so. Ma aspettavo che me lo dicessi tu, e invece non l’hai mai fatto. Credevo che fossimo amici”.

“Questo non significa che dobbiamo dirci tutto, Rod”.

“Questo rientrava nelle cose che avresti dovuto dirmi”.

D’un tratto, stanco della sua indifferenza, l’afferrò sotto il mento e la costrinse a guardarlo. Ora, Bellatrix sembrava più sveglia che mai.

“Hai pianificato tutto per anni, dal primo giorno che sei arrivata qui. Hai messo mio fratello e altri ragazzini di guardia nei corridoi, solo perché il Signore Oscuro sarebbe potuto arrivare. Solo perché io ti avevo detto che voleva insegnare! Che credevi, che non l’avrei mai scoperto? Non ti capisco, Bella. Siamo amici, vogliamo le stesse cose… perché tenermi all’oscuro?”

“Non parlare come se tu mi avessi detto tutto!” gli urlò. I pochi ragazzi che erano ancora lì corsero a rifugiarsi nei dormitori; sembrava che tutti temessero la sua ira. “Tuo padre è uno di noi. Hai la strada spianata, Rod. E non me ne hai mai parlato, anche se desideriamo le stesse cose”.

Di noi? Sei una…”

“Non ancora” rispose subito lei. “Ma lo sarò, quando compirò diciassette anni. Il mio Signore me l’ha promesso”.

“Ho capito”. La conversazione aveva già preso una piega diversa; ora era Rodolphus la parte accusata.

“Comunque, ti avevo accennato di mio padre”.

“Ah, certo! Dimenticavo le imprese eroiche! Credevo che si battesse per i nostri diritti al Ministero, non che fosse un Mangiamorte”.

“Va bene, hai ragione” ammise. “Ma avevo quasi paura a parlartene, per come sembravi ossessionata dal Signore Oscuro. Comunque, adesso sai tutto. Possiamo svelarci”.

“Sei curioso. Lo capisco”. Il tono di lei era cambiato, ora era sicuramente più calmo. E anche paziente, come se si accingesse a spiegare qualcosa a un bambino. “Allora, soddisferò la tua curiosità. Vuoi sapere come esco dal castello? Ci sono un sacco di passaggi, sono sicura che ne conosci almeno uno. L’altra notte, però, ho trovato stranamente aperta la porta principale, e allora sono uscita di lì. Sai, un po’ di pericolo mi esalta. Gazza deve avermi visto, ma sono tranquilla; avevo il cappuccio, non può avermi riconosciuta. Sono uscita in fretta e mi sono Smaterializzata”.

“Ho sentito bene? Sai già Smaterializzarti?”

Bellatrix rise. “So fare un sacco di cose, Rod! Non hai neppure idea, delle meraviglie che il Signore Oscuro mi sta insegnando. All’inizio non ci credevano, sai? Mi prendevano in giro, una ragazzina che gioca a fare la Strega Oscura… compreso tuo padre. Ma poi hanno dovuto ricredersi. Sono già più brava di molti di loro, gli adulti. Non mi interessa il loro parere, comunque. Mi interessa solo quello del mio Signore”. Aveva sempre quell’aria sognante, incomprensibile, quando parlava di lui. “Quel Babbano era capitato lì per caso, mentre ci esercitavamo con i nostri riti. Curioso anche lui, decisamente troppo. Secondo me, bastava cancellargli la memoria, ma non mi hanno ascoltato. Volevano divertirsi un po’, con l’unica cosa che non so ancora fare. Ma è solo questione di tempo; li supererò, anche nelle Maledizioni Senza Perdono”.

Rodolphus restò in silenzio, chiaramente impressionato da quelle rivelazioni. Sembrava lottare tra il suo orgoglio e la voglia di chiederle di portarlo con sé. Alla fine, decise per una via di mezzo: ”Sapevo che eri brava. Ma lo sarò anch’io, non temere. Aspettavo di essere maggiorenne, per chiedere a mio padre di partecipare a quegli incontri. Hai solo anticipato un po’ i tempi”.

Bellatrix gli rispose con un sorrisetto sarcastico. “Adesso vado a letto” decise. “Come hai detto tu, sono molto stanca”. Si alzò, lasciando Rodolphus accanto al fuoco, e si avvicinò al dormitorio delle ragazze. Sulla soglia, però, si voltò di nuovo.

“È bene che tu lo sappia subito, Rod” gli intimò. “Quando si tratta del Signore Oscuro, io non ho amici”.

   
 
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