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Autore: Sara Weasley     02/03/2011    24 recensioni
Un fumo dall’odore dolciastro si diffonde nel vicolo e l’ennesimo boato esplode nell’aria: da qualche parte oltre il terrore, le maledizioni, i rumori assordanti, qualcuno urla e io sento il gelato di Florian risalirmi lentamente lungo la gola. Potrebbe essere chiunque dei miei amici: potrebbe essere Remus, oppure Peter, Frank o Alice… ma io, più di tutto e tutti, spero che non sia Lily. Non può essere Lily.
Imprecando tra i denti, schiaccio ancora un po’ la schiena contro il vecchio muro dietro cui sono nascosto e mi azzardo a fare capolino per cercare di capire cosa Merlino sta succedendo nel putiferio là fuori. La bacchetta nella mia mano freme e asciugo freneticamente un rivoletto di sangue che dalla fronte mi scivola sulle palpebre. Nessun Mangiamorte in vista, potrei…
Sirius lancia un sibilo di avvertimento e riprende a strisciare sotto i cumuli di macerie in cui è quasi intrappolato. "Lo avevo detto" dice tra i denti, con il suo classico tono sarcastico "che i compleanni portano sfiga. Ma tu no, dovevamo per forza fare una festa! E adesso guarda… "
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Da chi lo ha tre volte sfidato. '
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Capitolo 57.


 
 
Lego il cinturino del mio mantello caldo intorno a collo, sciogliendo i capelli e rifacendo la coda. Alice mi guarda dallo specchio, quasi con occhi critici.
Non so se preferivo che le cose restassero come erano prima oppure no: fino a qualche settimana fa dovevo semplicemente inventare una scusa e sgattaiolare fuori dalla mia stanza, facendo credere alle mie amiche che mi vedevo con chissà quale ragazzo; ora invece, Alice, Mary ed Emmeline sanno tutto, e sono consapevoli quando uscirò da questa porta non sarò più la semplice studentessa diciassettenne ma un membro dell’Ordine della Fenice.
Emmeline è fondamentalmente tranquilla: non fa parte del suo carattere litigare o arrabbiarsi con la gente, perciò si limita a guardarmi dal suo letto, con circospezione.
Mary è stata quella che ha preso peggio la cosa: però, dopo essersi arrabbiata perché io non le avevo detto nulla dell’Ordine, si è ripresa bene ed ora è tutto come al solito. Certo, il fatto che un giorno anche lei farà parte dell’Ordine è una postilla implicita del nostro contratto invisibile.
Alice è sinceramente quella che mi preoccupa di più; come c’era da aspettarsi da lei, è in tensione. E so che, se solo potesse, mi legherebbe al letto e non mi farebbe andare da nessuna parte: per fortuna non è mai arrivata a tanto prima d’ora. Alice è la mia migliore amica: certo non posso dire che ci siamo legate il primo giorno che ci siamo viste, tutt’altro; ma, ora come ora, è la persona più vicina ad una sorella –insieme a Mary ed Emmeline- che ho al mondo.
«Allora» borbotto, «io vado. Non aspettatemi alzate.»
«Tu sta attenta» mi raccomanda lei, assumendo il suo classico cipiglio da mamma.
«Certo» rispondo, alzando gli occhi al cielo.
Mary sbuffa. «Non capisco perché non possiamo venire anche noi.»
Faccio spallucce. «Buonanotte ragazze.»
Mi chiudo la porta alle spalle e, con un bel respiro, comincio a scendere le scale del dormitorio femminile; fino ad adesso, non ho mai dovuto raccontare a nessuno dell’inferno che io e Pott- quando mi abituerò?- James, abbiamo affrontato. La cosa non mi ha sorpreso molto, dopotutto: prima che io mi svegliassi, lui doveva aver già spiegato ogni cosa. Ma stasera sarà diverso: stasera l’Ordine vorrà sapere ogni dettaglio.
Non riesco a sentirmi spaventata o intimorita: ricordo ogni momento della prigionia come se fosse ancora dentro di me, e so che non scorderò mai il dolore e la tristezza.
Sarà questo che mi aiuterà ad andare avanti, sarà questo che mi spingerà a combattere senza pietà.
«Evans!» mi chiama Potter, scendendo affannosamente le scale.
Io inarco un sopracciglio. «Che fai, Potter, mi spii?»
Lui, in tutta risposta, fa un sorrisetto angelico passandosi una mano tra i capelli. «Io? Non lo farei  mai.»
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Poi, senza dire più nulla, attraversiamo il buco del ritratto.
Le cose tra me e James Potter sono cambiate rimanendo sempre le stesse. Odio ancora i suoi comportamenti stupidi, il suo egocentrismo, la sua idiozia, il modo in cui si comporta e si sente il più figo del mondo. Però non odio lui.
Perché, se ho capito una cosa in quattro giorni passati tra la vita e la morte, è che James Potter non è una cattiva persona. E che forse non devo disprezzare ogni cosa che c’è in lui.
«Credi che chi ci accompagnerà stasera?» mi chiede quando usciamo nel freddo della notte.
Ci sono le nuvole, e la luna a spicchio brilla sbiadita in cielo come una lampadina che sta per andare in frantumi.
Mi stringo un po’ nel mio mantello. «Non lo so» rispondo, «forse Gideon o Fabian.»
Di sicuro non Dorcas, mi viene da aggiungere. Perché è chiaro che lei non verrà mai più a prenderci, perché stasera le farà rabbia anche solo guardarmi in faccia e io non posso darle torto in nessun modo. Perché vuole vedermi per sputarmi contro tutto quello che mi merito e dirmi chiaro e tondo che la colpa è mia, e non ci saranno scuse abbastanza sentite che potrò rivolgerle.
«Silente?» esclama d’un tratto Potter, accanto a me.
Alzo gli occhi: nella notte, insieme alla figura alta e slanciata di Black, a quella più magra e dinoccolata di Remus e a quella piccola e morbida di Minus, Silente si erge in tutta la sua statura, con in cappello che punta al cielo e la luna che gli illumina d’argento la barba bianca.
«Siamo pronti» dice subito appena ci vede. «Come stai, Lily?»
«Benissimo, professore» assicuro all’istante.
«Poppy mi ha detto che dovresti evitare di Materializzarti o Smaterializzarti fino a quando non sarai completamente rimessa» precisa lui, con un sorrisetto.
«Madama Chips» borbotto, cercando di sembrare convincente, «si preoccupa troppo. Sto già fin troppo bene, professore.»
Da dietro le lenti a mezzaluna, gli occhi azzurri di Silente mi scrutano penetranti. Alla fine, annuisce comprensivo. «Allora andiamo.»
 
 
Arriviamo all’Ordine della Fenice dopo una buona mezz’ora.
Il Quartier generale appare sempre più diroccato e la strada e sporca e piena di rifiuti di ogni genere. Silente si dirige senza indugio alla porta, bussando cautamente.
«Chi è?» chiede una voce sbiadita.
«Sono Albus, Elphias.»
«Qual’era il mi soprannome ad Hogwarts?» domanda circospetta la voce.
Silente non si scompone. «Fiato di cane Doge, perché avevi appena avuto il vaiolo di Drago.»
Con uno scatto, la porta si apre facendoci entrare velocemente nel corridoio poco illuminato e Remus per sbaglio mi pesta un piede.
Doge borbotta un «dovrei cambiare domanda» prima di stringerci calorosamente la mano. «Sono molto felice che voi ragazzi stiate bene» commenta, sorridendo quasi timidamente.
«Grazie» borbottiamo all’unisono io e Potter.
«Andiamo, gli altri ci stanno aspettando.»
Oltrepassiamo silenziosamente l’ingresso, avviandoci nell’ennesimo corridoio poco illuminato: andiamo oltre diverse porte chiuse fino ad arrivare nel grande e ampio salone che viene usato come sala riunione. Attorno al tavolo rotondo, come sempre, i membri ufficiali dell’Ordine della Fenice sono seduti, in attesa.
Il signor Potter si alza immediatamente, dandomi il benvenuto con un caloroso abbraccio.
«Come stai, giovane futura Signora Potter?»
Tossisco un po’, cercando di riprendermi: credo che le mie ossa abbiano subito un grosso colpo. «Non c’è male, signor Potter» gracchio, massaggiandomi  le costole, «a parte il
fatto che non sarò mai la signora Potter.»
«Dettagli» puntualizza con un sorrisetto Charlus.
Anche Potter è assediato da Edgar Bones e i fratelli Prewett.
Dorea mi posa con delicatezza una mano sulla spalla, in un gesto amorevole ma non troppo scomposto: «stai bene, cara?»
«Certo, signora Potter» annuisco, un po’ infastidita dalle troppe attenzioni.
«Direi che possiamo smetterla con i convenevoli» blatera Moody, riportandoci all’ordine. «Abbiamo questioni di cui parlare.»
Tutti si ricompongono e il chiacchiericcio si spegne mentre noi ci sediamo di nuovo ai nostri soliti posti. Tutti gli occhi- sensazione troppo familiare in questi ultimi giorni- si posano su me e James, in attesa.
«Se ve la sentite» comincia cautamente Silente, «raccontateci quello che è successo.»
Potter mi guarda interrogativo, e io annuisco: sapevo che questo momento sarebbe arrivato. Ci alterniamo nel nostro racconto: io conosco meglio la prima parte, quella del combattimento contro i Serpeverde e dell’arrivo dei Mangiamorte ad Hogwarts, Potter ricorda meglio gli ultimi giorni di prigionia, quando io non capivo più nulla e la mia vita sembrava in procinto di essere spazzata dal vento.
Arriviamo alla fuga: senza entrare troppo nei dettagli, Potter racconta di come ho avuto un’idea per farlo scappare, di come mi ha abbandonato sperando di riuscire ad arrivare ad Hogwarts e chiedere aiuto. Quando giustamente Moody domanda come ha fatto a scappare dai Dissennatori, la risposta è «mi ha aiutato Harry.»
E infine, raccontare tocca di nuovo a me; per la prima volta, da quando sono entrata in questa stanza, i miei occhi si posano sul viso di Dorcas: mi permetto di guardarla solo per qualche istante, prima di fissare le mie mani e cominciare a parlare della cosa più dolorosa della mia vita.
I ricordi si affollano, ma so già che non piangerò. Continuo a parlare perché è l’unica cosa che posso fare, perché far ricordare Harry come un eroe è un compito che spetta a me.
«È stato suo padre, ad uccidere Harry: anche lui è un Mangiamorte. Poi  ci siamo materializzati ad Hogsmeade. Lì ho trovato Fabian, o meglio, Fabian ha trovato me» concludo. «Con lui c’erano anche Gideon e Dorcas.»
Il più grande dei Prewett mi fa un sorriso gentile, spostandosi un ciuffo di capelli rossi dal viso.
«Che cosa ci facevate ad Hogsmeade all’alba?» indaga cautamente Alastor Moody.
«Eravamo lì per il compito che ci aveva assegnato Silente» risponde prontamente Fabian. «Trovare Lily è stato solo un caso.»
Quando terminiamo il nostro racconto, le facce di tutti sono attonite: Dedalus Lux sbatte le ciglia più volte, come per abituarsi alla realtà: accanto a lui, la McGranitt prende di nuovo aria, dopo aver inconsapevolmente trattenuto il respiro per parecchi minuti. Fabian e Gideon non si sono scomposti più di tanto: in parte sapevano, in parte immaginavano qualcosa del genere, visto che sono loro che mi hanno riportato fino ad Hogwarts. Non oso guardare Dorcas, così sposto immediatamente gli occhi sulla figura di Silente, che fa rapidi cenni con la testa, annuendo a chissà quali pensieri. C’è uno sgomento palpabile che appesta l’aria, misto ad una sorta di turbata meraviglia e recente stupore: nessuno si aspettava che i Mangiamorte fossero così crudeli e spietati, ma nessuno si aspettava neanche che io e Potter ne uscissimo vivi.
«Avete fatto onore a Benjy» sussurra Marlene, rompendo la tensione.
«Ce l’avete fatta vedere, a quei Mangiamorte» esulta anche Hagrid, dando un pungo che fa sobbalzare il tavolo, rischiando di far cadere a terra Dedalus Lux.
«E adesso che si fa, Silente?» domanda Gideon, stirando i denti in un sorrisetto carico.
«Stiamo attenti» risponde cautamente il preside. «Vi ricordate dove vi tenevano?»
Scuoto la testa. «Era una grande casa con un giardinetto.»
«Sembrava disabitata da tempo» annuisce Potter, «ma non ne hanno mai parlato.»
«Avremmo potuto trovarla e fargli a pezzi» sbuffa Fabian, deluso, come se l’idea di introdursi nel covo di Voldemort fosse la cosa più eccitante del mondo.
«In ogni caso» ringhia Moody, «probabilmente a quest’ora non saranno più lì. Quella feccia non correrebbe mai il rischio di farsi trovare.»
«Credi che cercherà di rapire qualcun altro, Albus?» domanda la professoressa McGranitt.
Silente riflette per un attimo. «Non penso, Minerva. Non ora che si è fatto scappare James e Lily, almeno. Tenterà un altro approccio, comunque. Dobbiamo stare molto attenti.»
«Se solo sapessimo la sua prossima mossa» borbotta Amelia.
«Ma non la sappiamo» dice Dorcas, decisa. «Quindi dobbiamo tenerci pronti.»
Non mi azzardo di alzare gli occhi su di lei, e osservare i suoi morbidi capelli che vengono giù come una nuvola bionda e vaporosa: ancora non ci riesco.
«Bene, allora… dobbiamo affrontare un'altra questione.» Elphias Doge si alza dalla sedia, schiarendosi la voce con maniere pompose. «Credo di parlare a nome di tutto l’Ordine della Fenice, quando ringrazio il signor Potter e signorina Evans per tutto il coraggio che hanno dimostrato, e per aver non aver rivelato nulla sull’Ordine.»
«Vi dobbiamo la vita» aggiunge calorosamente Amelia Bones.
«Sì» puntualizza Elphias, leggermente infastidito per l’interruzione. «Ma proprio per questo, tutti noi riuniti, abbiamo preso la decisione che avremmo dovuto prendere settimane fa: Dorea e Minerva avevano ragione, l’Ordine della Fenice non è posto per dei ragazzi.»
Guardo Elphias Doge e la sua stupida barba bianca come se fosse un alieno che parla arabo nel bel mezzo dei saldi al centro commerciale in centro città: devo aver capito male. Deve esserci un errore: non può dire quello che io penso stia dicendo.
Potter, accanto a me, ha avuto la mia stessa reazione: prima che io o Black possiamo suggerirgli di richiudere la mascella, lui balbetta qualcosa che suona tanto come: «cosa vuol dire?»
Doge sposta il peso su un piede e poi sull’altro, in imbarazzo. «Sto dicendo, che questa sarà la vostra ultima riunione al Quartier Generale dell’Ordine della Fenice.»
BUM.
«Che cosa?» urliamo insieme io e Potter, tra l’infuriato e l’incredulo. Noto anche che entrambi ci siamo alzati in maniera così veloce che le sedie si sono schiantate sul pavimento.
«Lo facciamo per il vostro bene, ragazzi» interviene Amelia Bones.
Sento la rabbia bruciarmi lo stomaco e salire fino alla testa in maniera così veloce e repentina da accecarmi. Vedo, in riflesso della mia furia, James Potter che stringe i pugni e serra le mascelle.
Poi, senza che io possa controllarmi, la rabbia esplode. «Per il nostro bene?» grido infuriata. «Io sono stata torturata per quattro giorni, e James è stato picchiato a sangue, solo per difendere l’Ordine della Fenice».
«E ora voi ci chiamate qui e ci buttate fuori?» continua anche Potter, scuotendo la testa. «Se avessi saputo, non mi sarei preso il disturbo di cercare di impedire che Voldemort vi facesse a fettine.»
Edgar e Charlus cercano di calmarci. «Ragazzi…»
«Mi dispiace» con un gesto repentino, sollevo la manica della mia camicia fino al gomito, mostrando la scritta indelebile sul mio braccio. « Ma, come Bellatrix Black si è presa la premura di ricordarmi, sono una Sanguesporco. E se voi vi aspettate che dopo tutto quello che abbiamo passato possiamo fingere di essere comuni studenti e andare avanti, vi sbagliate di grosso. Io non ci sto!»  automaticamente, i miei occhi si spostano di lato, fino ad incrociare il sorriso di Potter e la sua espressione seria ma incoraggiante. Mi correggo subito: «noi non ci stiamo. E, che voi lo vogliate oppure no, combatteremo.»
«Non capite» ci riprende Dorea, scuotendo la testa. «Nessuno sopravvive, se Voldemort decide di ucciderlo. Nessuno, neanche uno. Tranne voi.»
Charlus, accanto a Dorea, annuisce. «Siete scappati a Voldemort proprio sotto il suo naso! Sapete cosa succederà ora?» sospira tristemente, puntando gli occhi su suo figlio. «Vi cercherà» lo precede Moody. «Voldemort vi darà la caccia, vi perseguiterà fino a quando non avrà ottenuto ciò che vuole. E, quando vi avrà trovato, vi ucciderà.»
Black serra i pugni e i denti, facendo un rumore sinistro molto simile allo scricchiolio: Peter Minus si agita sulla sedia, terrorizzato, e Remus gli posa gentilmente una mano sulla spalla per tranquillizzarlo.
Io sento il cuore battermi nel petto, e, quando Potter prende la parola, lo ringrazio mentalmente.
L’espressione di James è convinta e tranquilla, come se stesse amabilmente discutendo in famiglia di una questione che non lo turba minimamente: è così egocentrico da ritenersi immortale o è così ottimista da continuare a sperare?
«Se è davvero come dite, se sul serio il Signore Oscuro ci darà la caccia, quale modo migliore per proteggerci se non farci restare nell’Ordine?» chiede con logica.
«Anche venire alla riunioni è pericoloso, per voi. Hogwarts è un posto sicuro» dice la McGranitt, fin troppo preoccupata. «Sarete protetti, se rimanete a scuola.»
«Ma è proprio ad Hogwarts che siamo stati rapiti» sbotto.
«E non possiamo nasconderci a vita» mi appoggia Potter, passandosi una mano tra i capelli come per enfatizzare in concetto.
«È pericoloso!» esclama Amelia, con disperazione. «Avete corso fin troppi rischi!»
«E continueremo a farlo» dico, «continueremo a farlo, perché lottare per quello in cui crediamo è ciò che vogliamo.»
«Se vogliono combattere» si mette in mezzo anche Fabian, «dovrebbero poter essere liberi di farlo.»
«E fargli rischiare la vita? » sbotta Edgar.
«Sono consapevoli dei rischi che corrono» ci difende Marlene. «Come lo siamo tutti, qui dentro.»
«Sono pronti a morire?» chiede Dorea, esasperata.
«No, siamo pronti a combattere» James Potter fissa la madre con tenacia. «Decidere spetta a noi, non a voi.»
Silente si schiarisce la voce nel momento esatto in cui Dorea ed Edgar, insieme, stavano per ribattere. «La questione è semplice» spiega gentilmente, allungando le lunghe dita sul tavolo. « Ora vi farò una domanda, ragazzi: vi chiedo di rispondere con sincerità. Avete due scelte: potete nascondervi, e vivere una lunga vita tranquilla e felice; oppure potete combattere, ma dovete accettare che la paura e il pericolo vi seguiranno sempre, ovunque voi andrete» Silente ci fissa con i suoi penetranti occhi azzurri. «Fate attenzione a quello che sceglierete, perché ne va della vostra vita.»
Per quel che mi riguarda, non ho neanche bisogno di pensarci: «sono una Grifondoro» faccio spallucce, «ci sarà pur un motivo, no? Combatterò.»
James Potter si passa per l’ennesima volta una mano tra i capelli, questa volta in una maniera così familiare da irritarmi quasi. «Le ragazze adorano gli eroi» fa un sorrisetto malizioso, «quindi rimarrò qui a combattere.»
Silente non commenta la nostra scelta, si limita a spostare gli occhi su Remus, Black e Peter Minus, in attesa di una risposta anche da parte loro.
Remus si schiarisce la voce, arrossendo un po’ sulle guance quando tutti lo osservano. «Io voglio restare nell’Ordine della Fenice, non solo adesso, anche dopo la scuola» velocemente, mi rivolge uno sguardo che sa di complicità a cui rispondo con un sorriso.  «Questa è la mia unica strada, ed è la cosa giusta da fare.»
Al contrario, Sirius Black si alza con nonchalance dalla sedia, disponendosi con eleganza accanto a Potter: è come se fosse nato per questo, è come se il suo posto fosse sotto gli occhi di tutti. «Se James resta, io resto» dice semplicemente, ghignando, «non posso mica lasciare a lui tutta la gloria e le ragazze migliori.»
I due si scambiano un batti-cinque scherzoso, rivolgendosi uno sguardo entusiasta: sono sempre Potter e Black, i due ragazzi che mi danno il tormento con gli scherzi più idioti da quando avevo undici anni.
«Peter?» incalza gentilmente Silente.
Minus è l’unico che non ha ancora detto nulla, ed è anche quello con il maggiore buonsenso da sembrare anche un po’ spaventato. Alla fine, dopo un minuto di meditazione, dice: «è giusto combattere, credo. Quindi beh… rimango anche io.»
Potter gli rivolge un grandissimo sorrisone. «Ben detto, Pet.»
Ascoltare queste parole mi fa sentire incredibilmente libera e serena, leggera: e sapere, quando la mia voce e quella di James Potter si fondono in una per dire che combatteremo, che accanto a me c’è qualcuno pronto a rischiare la sua stessa vita per ciò che è giusto, mi fa scappare un orgoglioso sorriso.
E forse piangerò, urlerò: magari non mi sposerò mai, e non sarò mai così vecchia da vedere gli alberi appassire per il centesimo Autunno, ma almeno, quando mi guarderò allo specchio, vedrò il riflesso di chi voglio essere.
Per i miei amici, per i miei genitori, per la libertà e la speranza. Per quello che è giusto, per quello in cui credo, per me stessa e per una vita migliore. Ma, soprattutto, per Harry.
Alastor Moody fa una smorfia che, sulla sua faccia di cartapesta, è sconcertantemente simile ad un sorriso orgoglioso. «Mi pare che sia deciso, allora: i ragazzi restano. E se qualcuno ha da dire ancora qualcosa, è pregato di tapparsi la bocca e ricordarsi che stiamo andando in guerra, non in campeggio.»
«Oh, grazie mille per avercelo ricordato, Moody» borbotta Fabian. 
«Non ci avevo proprio fatto caso» scherza Gideon, facendo un’espressione innocente. «Secondo te come ci sei arrivato, Fab?»
«Mmm, non saprei Gideon. Sarà per i Babbani che muoiono ogni giorno? Per le maschere bianche dei Mangiamorte che mi ritrovo la mattina sulla Gazzetta del Profeta?  Oh, giusto, forse è perché due dei nostri sono stati rapiti dal Signore Oscuro in persona?»
«Tu dici? Nah, secondo me è perché la produzione dei Marchi Neri è aumentata del 99% nell’ultimo mese» proclama con finta serietà Gideon.
A Dorcas sfugge una risata gioiosa, mentre sferra una pacca sulla testa ad entrambi i fratelli Prewett. «Piantatela, idioti» sbuffa con un sorriso.
«Prewett» abbaia Moody, «domani avete l’addestramento Auror, vero?»
«Certo» risponde candidamente Fabian.
«Una dozzina di flessioni in più, allora.»
I Prewett cercano di nascondere un’espressione contrariata sul loro viso, mentre Marlene ridacchia senza ritegno e Dedalus Lux ghigna: «ve la siete meritata, ragazzi.»
«Oh, sta zitto!»
Quei due mi ricordano spaventosamente qualcuno: guardando alla mia destra, Potter e Black scambiarsi occhiate Malandrine,  mi viene quasi da rabbrividire. Remus deve aver intercettato i miei pensieri, perché fa una smorfia esasperata e ghigna.
«Direi che la riunione è finita» sospira Edgar, leggermente divertito anche lui.
«Un ultima cosa» lo interrompe Silente, guardandoci. «Devo chiedervi un favore, ragazzi: voglio che voi scriviate i nomi di tutti i membri di Hogwarts che pensate abbiano complottato con il vostro rapimento.»
Io e Potter ci scambiamo uno sguardo perplesso. «Certo.»
«Portatemi l’elenco domani sera, nel mio ufficio. La signorina Evans sa la parola d’Ordine.»
«Sarà fatto.»
«Sono fiero di voi, ragazzi» il volto del preside si apre in un largo sorriso. «Torniamo ad Hogwarts, adesso, sarete stanchi.»
Usciamo dalla grande stanza seguendo Silente: con la coda dell’occhio, vedo Dorcas alzarsi precipitosamente dalla sua sedia, sorpassare Marlene e seguirmi di fretta. Ringrazio il lungo corridoio buio, mentre incespico un po’ cercando di muovermi: l’ultima cosa che voglio, adesso, è sentire l’odio di Dorcas colarmi addosso e bruciarmi viva; so di meritare il suo disprezzo e la sua rabbia, e mi rendo conto che sentirmi gridare contro i suoi insulti è il minimo: è solo che ancora non sono in grado di affrontare il dolore che verrà, di sbattere contro il suo muro di odio e rimbalzare: le ferite sono troppo fresche, il ricordo di Harry è troppo vivido e doloroso perché io possa rimanere dritta senza piegarmi o indietreggiare.
Harry: è stata tutta colpa mia. Tutta colpa mia. Lui non doveva morire, non per salvare me. Avrei dovuto fermarlo, invece di fargli tentare un sacrificio inutile: i ricordi di tutto quel sangue mi accecano, e per poco non finisco dritta addosso a Fabian, nell’ingresso.
«Lily» dice premurosamente lui, sorridendo con gentilezza. «Tutto bene?»
Ricambio il sorriso, sentendomi leggermente in imbarazzo. «Sì» poi, mi viene in mente una cosa che mi ero ripromessa di fare.
I suoi capelli arancioni sprizzano disordinati e non fanno altro che illuminare il suo radioso sorriso: mi accorgo solo ora che in effetti, è proprio un bel ragazzo. «Ci hai fatto spaventare a morte, sai? Quando ti ho sentito urlare, quella mattina, nel bel mezzo di Hogsmeade…»
«… devo esserti sembrata pazza» ridacchio.
«No» scherza lui. «Beh, non troppo, almeno.»
«In ogni caso, grazie. Se tu non mi avessi vista, non so come avrei fatto» dico sinceramente.
«Diciamo che, più che vederti, ti ho sentita» mi prende in giro.
«Stai mandando all’aria i miei buoni propositi di fare un discorso serio e riconoscente» sbuffo.
Fabian fa l’ennesimo sorriso: sembra che sia capace di fare solo questo, sorridere e basta. È una di quelle persone così divertenti che ti viene il dubbio: è mai stato triste in vita sua? Un po’ come Potter.
«Lily» mi chiama Remus, «dobbiamo tornare, vieni!»
Lancio un occhiata alle mie spalle: Dorcas sta parlottando con Gideon e Dedalus, ma mi tiene d’occhio senza preoccuparsi di non farsi notare. Così, prendo un profondo respiro, saluto Fabian, poi mi fiondo verso Remus, cercando di non dare nell’occhio.
Quando l’aria fredda della notte mi colpisce in viso, sono consapevole che Dorcas mi ha seguito, gridando il mio nome: eppure, odiando me stessa per la codardia che sto dimostrando, afferro la mano di Silente come se fosse la cosa più urgente del mondo.
«Lily!»
«Lily…» borbotta Remus, «Dorcas ti sta…»
«Lo so» lo interrompo. «Andiamo.»
In uno svolazzo di capelli biondi che illuminano la notte, Dorcas esce fuori. Allunga una mano verso di me, come se i suoi occhi chiari e i mie sensi di colpa non bastassero per tenermi inchiodata a terra.
«Lily, aspetta una attimo. Devo parlarti, c’è qualcosa che…»
Il resto, si perde nel vento quando l’aria viene rotta dalla Smaterializzazione: sento la mano di Silente sotto la mia, e la familiare, scomoda sensazione di chiuso e stretto, come passare in un buco della serratura.
Accetterò le tue critiche e i tuoi insulti Dorcas, come è giusto che sia.
Solo non ora, ti prego, non ora. 



 S
ono in ritardo, ma almeno ci sono!
Questo è un capitolo di passaggio, ma dovevo in qualche modo mettere la versione dell’Ordine dell’accaduto!
Sto leggendo HP, tutti e 7 i libri, per cercare qualche dettaglio che mi è sfuggito della storia e nello stesso tempo, per farmi venire qualche buona idea! Purtroppo non ho mai tempo… -.-
Che dire di questo capitolo?
Lily non ha ancora smesso di sentirsi in colpa per Harry, ma, come ho detto qualche capitolo fa, lei usa i suoi sensi di colpa per darsi forza e combattere. Questo non significa che non ci soffra…scappare non è da lei. È cosciente che dovrà sopportare la ramanzina do Dorcas perché se la merita –cosa non vera- ma ancora non ce la fa a reggerla senza rompersi… e di conseguenza, preferisce evitare.
Un'altra cosa in questo capitolo: Peter.  Sì, devo dirlo. Quando lui dice che gli sembra la cosa giusta, far parte dell’Ordine, è perché lo pensa davvero. Ne è sicuro, ci crede.
È leale agli amici, e nonostante abbia una paura terribile di Voldemort, resta comunque nell’ordine: questo è coraggio, e questo è il motivo per cui –secondo me- Peter è stato smistato a Grifondoro.
Silente dice che ci vuole forza a sfidare i nemici… ci vuole ancora più forza a seguirli, a fidarti ciecamente di loro, a rischiare la tua vita per restare uniti.
Peter ai tempi di Hogwarts, avrebbe dato tutto per i Malandrini…poi le cose cambiano, ma questa è un’ altra storia.
Non mi sono dimenticata di Alice, Frank, Mary ed Emmeline, tranquilli XD Loro ci saranno nel prossimo capitolo… e Dorcas non si arrenderà fino a quando non avrà parlato a Lily, cosa che si vedrà anche nel prossimo capitolo!
Detto questo, scappo a fare greco!
Grazie mille a tutti per le recensioni!
Sara!


   
 
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