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Autore: bluemary    13/03/2011    1 recensioni
La donna sollevò lo sguardo senza rispondere, rivelando gli occhi che fino a quel momento si erano rivolti altrove. Incapace di muoversi, la guardia la fissò sconvolto. L’iride nerissima era frammentata da piccoli lampi di grigio, come delle ferite che ne deturpavano l’armonia, donando al suo sguardo una sfumatura intensa quanto inquietante; ma era stato il centro stesso dell’occhio ad aver attratto da subito l’attenzione dell’uomo, che adesso la fissava quasi con terrore, le mani strette convulsamente alla lancia ed il respiro affannoso: al posto del nero della pupilla, si stagliava il bianco tipico degli Oscuri.
Cinque sovrani dai poteri straordinari, una ragazza alla ricerca della salvezza per una razza intera, un umano con la magia che sembra stare dalla parte sbagliata. Benvenuti su Sylune, una terra dove la speranza è bandita e dove gli ultimi uomini liberi lottano per non soccombere.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sylune'
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-Capitolo 16: Incrinature-

Lotar si rigirò silenziosamente nell’ampio letto in cui giaceva da parecchi minuti.
Non dormiva, troppi pensieri gli affollavano la mente, precludendogli quelle rare ore in cui si riposava annullando la propria coscienza in un limbo senza sogni.
Anche prima di diventare un Oscuro la razionalità aveva da sempre guidato i suoi passi, inseguendo un’ambizione che era stata assieme maestra e tormento della sua vita, e finalmente sarebbe riuscito a placarla. Non contemplava nemmeno la possibilità di un fallimento, troppo a fondo aveva valutato i rischi, calcolato ogni singola eventualità, arrivando infine a concepire un piano privo di incertezze o imprevisti che lo avrebbe portato a divenire l’unico dominatore di Sylune.
Gli altri Oscuri erano tutte pedine nelle sue mani, in una scacchiera che poteva ridimensionare a suo piacimento, perfino il re di tutti loro avrebbe constatato con sgomento quanto pericoloso potesse rivelarsi sottovalutare un avversario, pagando il prezzo più alto per questa leggerezza.
Sorrise nel buio, consapevole delle proprie capacità. Più debole di Daygon e Kyzler, forse anche di Sawhanna, in quella lotta spietata che avrebbe lasciato su quelle terre un unico sovrano faceva affidamento solo sulla sua incredibile intelligenza. Era questo il suo vero potere, la magia rappresentava unicamente il mezzo per portare a compimento il progetto che la sua mente aveva generato, nulla di più.
Ormai nel suo mosaico di piani ed alleanze mancava un unico tassello, la pedina più preziosa e difficile da collocare, che ora si agitava nel dubbio a qualche metro da lui, senza comprendere che qualunque sua scelta non avrebbe influenzato in minima parte gli avvenimenti futuri.
Sospirò nel buio di una stanza silenziosa, lasciando che quel debole suono velato di rammarico echeggiasse nella sua mente con una sfumatura di derisione.
Nonostante la consapevolezza del proprio successo, un fastidioso turbamento nel suo petto duellava senza tregua contro la sua parte razionale, offuscando parzialmente la sua soddisfazione.
Quel tassello mancante, così ininfluente nei suoi piani di conquista, cercava di invadere i suoi pensieri e catturare la sua attenzione, seguendo la natura che gli era propria e gli impediva di passare inosservato.
L’aria parve appesantirsi all’improvviso, come per intonarsi alle sue infastidite riflessioni.
Sentì un’esplosione di magia nel salottino poco distante dove la sua alleanza con l’Oscura aveva rischiato di concludersi nel sangue, poi tutto si spense.
Chiuse gli occhi.
Sawhanna se n’era andata.

Il giorno successivo sorse sotto i migliori auspici per il trio che, con una determinazione molto simile all’imprudenza, si preparava ad affrontare la più pericolosa delle missioni.
Nonostante le lunghe ore di viaggio, Rafi e Kilik erano andati più d’accordo del previsto, limitandosi a qualche commento sarcastico con cui si dimostravano la reciproca ostilità, ma senza alcun desiderio di scontrarsi seriamente; era come se la presenza di Sky avesse creato una sorta di equilibrio tra loro, ed il suo incrollabile buonumore riuscisse a mantenere la parvenza di una fragile alleanza.
Quella mattina avevano fatto una piccola sosta in un’isolata fattoria a qualche lega della città, proprietà di un contadino dall’aria poco raccomandabile, e ne avevano approfittato per comprare tre cavalli.
Era stato Kilik ad occuparsene sotto lo sguardo stupito della spadaccina, che lo aveva visto pagare il prezzo fin troppo elevato richiesto dall’uomo senza nemmeno provare a contrattare.
- Non pensavo fossi tanto ricco.
- E chi ti dice che le monete fossero reali? - aveva mormorato l’Etereo, strizzando l’occhio.
Perfino Rafi aveva abbozzato un sorriso, un’impercettibile curvatura delle labbra che, senza il solito taglio crudele, pareva quasi un’estranea nel suo volto da assassina.
Con i cavalli ci era voluta solamente mezz’ora per arrivare a Darconn e, una volta trovata una locanda dove passare la notte, si erano dedicati alla ricerca del contatto che Alista aveva fornito loro.
Come per un perverso capriccio del fato, l’uomo viveva nello stesso palazzo in cui avrebbero dovuto riuscire ad infiltrarsi e la ragazza più vecchia aveva deciso che sarebbe andata lei sola a parlargli, in modo da ridurre al minimo il rischio di essere scoperti.
C’era voluto parecchio tempo, oltre ad una cospicua dose di diplomazia da parte di Sky, per convincere Kilik a fidarsi della compagna, ma alla fine anche lui si era dovuto rassegnare all’evidenza: Rafi era l’unica che potesse avvicinarsi discretamente al castello, impersonando una mercenaria al servizio di Ghedan o in cerca di lavoro, così adesso il mago e la spadaccina sedevano assieme nella locanda, in una delle camere affittate per la notte, in attesa del suo ritorno.
Nervoso per quell’inattività forzata, l’Etereo si stese sul letto, incrociando le braccia dietro la testa con un’espressione imbronciata.
A causa delle sue origini, perfettamente riconoscibili nell’intenso viola che colorava l’iride, sapeva di doversi mostrare in pubblico il meno possibile, in modo da non dare nell’occhio, tuttavia la preoccupazione di aver lasciato ogni cosa nelle mani dell’assassina si faceva di secondo in secondo più insopportabile senza nessun altro pensiero a tenergli la mente occupata.
Si volse verso la giovane spadaccina, che pareva attendere un suo congedo per lasciarlo al suo forzato isolamento.
- Non è necessario che resti qui, immagino che desidererai visitare la città. - le disse con gentilezza, nonostante l’idea di rimanere recluso in quella stanza da solo gli sembrasse una situazione insostenibile.
Sky scosse la testa.
- Mi fa piacere stare in tua compagnia. Sempre se non ti disturbo, naturalmente.
Kilik le lanciò un’occhiata colma di gratitudine, contento di averla come alleata.
- Certo che no!
Si mise a sedere, facendole spazio in modo che si accomodasse al suo fianco.
Cominciarono a parlare con la scioltezza e la tranquillità di due vecchi amici, ed il giovane si sorprese di quanto facilmente fosse germogliata nel suo cuore una simpatia per quella ragazza appartenente ad una stirpe che odiava, e tuttavia in grado di metterlo di buon umore con un semplice sorriso.
- Devo ammettere che non ti facevo tanto abile con la spada. - commentò ad un certo punto, ammirato - Chi è stato il tuo insegnante?
- Ne ho avuti diversi, ma perlopiù ho dovuto imparare da sola. Mia madre non approvava questa mia passione. - rispose la ragazza.
- Temeva che facessi qualcosa di avventato? Come aggregarti ad un Etereo e ad un’assassina per cercare di uccidere gli Oscuri? - domandò Kilik, incurvando gli angoli della bocca in un’espressione di delicata ironia.
Sky rise.
- E’ una buona ipotesi, ma purtroppo hai sbagliato. Mio padre ci abbandonò entrambe più di dieci anni fa per seguire la strada dello spadaccino errante e da allora mia madre ha cominciato a odiare ogni cosa relativa alla scherma. - rispose in tono leggero, senza alcuna traccia di rancore.
L’espressione allegra dell’Etereo si spense all’improvviso, sostituita da uno sguardo di dispiacere ed imbarazzo.
- Mi dispiace.
- A me non più. In un certo senso posso capirlo, però…mi piacerebbe sapere se è ancora vivo. - mormorò la ragazza, con un velo di tristezza.
Kilik le poggiò una mano sulla spalla.
- Se è ancora vivo credo che lo incontreremo presto. In fondo, vista la nostra missione, non passeremo certo inosservati. Vedrai che sarà lui stesso a trovarti.
- Allora ci dovremo sbrigare a sconfiggere gli Oscuri, voglio che sia fiero di me.
- Lo sarà di certo, visto il tuo coraggio. Come riesci a parlare dei futuri scontri senza dimostrare alcuna paura? Stiamo per affrontare i più pericolosi esseri viventi che camminano su Sylune.
- Ma io ho paura. - replicò Sky.
Abbassò il capo, stringendo con la mano sinistra la coperta del letto su cui entrambi erano seduti.
- Ad Huan ho davvero creduto di morire. E’ stata una sensazione terribile, un soffocante oblio senza fine che cerca di inghiottirti e farti scomparire, però adesso almeno conosco ciò a cui potrei andare incontro, e l’eventualità di rimanere in un villaggio, limitandomi a vivere senza fare nulla per fermare gli Oscuri, mi spaventa molto di più. - sollevò la testa, ricercando con i propri occhi limpidi lo sguardo del compagno - Tu hai paura?
Il volto dell’Etereo s incupì.
- Non temo la morte, sono cinque anni che convivo in compagnia della sua ombra. E’ il pensiero di essere catturato, di divenire una loro cavia, che mi tormenta giorno dopo giorno.
La mano della spadaccina cercò la sua.
- Ma questo non succederà, saremo noi a vincere questa lotta.
- Invidio il tuo ottimismo. - mormorò Kilik, senza rifiutare il leggero contatto con le dita della compagna.
- Per perseguire lo scopo che ti sei prefissato devi lottare fino allo stremo. E se credi di non poterlo raggiungere, non riuscirai mai a trovare la forza e la convinzione sufficienti per farlo.
Il mago scosse la testa, passandosi poi una mano tra i corti capelli neri.
- Mi sento davvero un codardo a fami rassicurare da una ragazza che ha otto anni in meno di me.
- Allora al prossimo Oscuro ti darò l’occasione di ricambiare.
Le labbra dell’Etereo si incurvarono leggermente.
- Affare fatto.
- Purché io sopravviva allo scontro con Ghedan. - mormorò dopo qualche secondo.
- Kilik, - lo chiamò la spadaccina, con una voce stranamente minacciosa - se ti sento dire nuovamente una frase simile conoscerai il mio lato violento.
Lui sorrise.
- D’accordo.
- E ti avverto, il mio vecchio maestro diceva sempre che quando mi arrabbiavo ero terribile. - continuò ad ammonirlo Sky con un sorriso, mentre l’Etereo, ricordando lo scontro a cui aveva assistito, si trovava a concordare con lui, riflettendo sul fatto che quel commento, accolto dalla ragazza con un’accezione scherzosa, avrebbe anche potuto essere serio.
- E pensare che sembri quasi una ragazza indifesa! - esclamò, sollevato di vederla nuovamente allegra dopo la breve malinconia con cui aveva parlato del padre e di Huan - Sai, per un attimo nello scontro di ieri ho temuto seriamente per la tua vita.
Sky spalancò gli occhi, sorpresa.
- Perché Rafi avrebbe dovuto uccidermi?
- Da una persona senza scrupoli come lei mi aspetterei di tutto, a volte mi pare crudele quasi quanto gli Oscuri che stiamo andando ad attaccare. Non mi stupirei che non avesse alcun sentimento. - rispose, guardando l’amica come in attesa di una conferma alle sue parole.
- Io penso che sia una persona che ha sofferto molto. - disse invece la spadaccina, dopo qualche attimo di riflessione. Non riusciva a tradurlo in parole, ma qualcosa, nell’atteggiamento schivo e distaccato di Rafi, le aveva ricordato i primi tempi con Viridian, la sua riluttanza a mostrare le proprie emozioni ed il tentativo di isolarsi dal mondo esterno, rinchiudendosi in se stessa; tuttavia, mentre per l’ Eterea lo scudo di indifferenza dietro cui si era rifugiata era stato solo un fragile schermo, in Rafi pareva aver raggiunto lo spessore di una corazza, un nero manto d’acciaio che lasciava trapelare solo disprezzo ed una vena di crudeltà quasi inquietante.
L’espressione del giovane uomo si indurì.
- Secondo me è solamente un’assassina che meriterebbe di morire.
Sky si rabbuiò all’improvviso.
- Non dovresti pensare una cosa simile di una tua alleata.
- Mi sembra di averne il diritto, non credi? Nel caso tu non te ne fossi accorta, Rafi mi odia. - replicò Kilik, con un rancore mai dimenticato.
Sentendo che la rabbia per quei momenti gli ardeva nel petto con forza immutata, cominciò a raccontarle dei loro scontri verbali, del momento in cui lei l’aveva quasi ucciso e dell’agghiacciante rivelazione riguardo il suo obiettivo finale.
Sky lo ascoltava in silenzio e con lo sguardo serio. Anche senza questa conferma, in quei giorni si era accorta dell’ostilità tra i due compagni e di come Rafi, pur rispondendo freddamente ad ogni suo tentativo di far conversazione, non manifestasse nei suoi confronti alcuna traccia di quel sottile disprezzo con cui invece si rivolgeva all’Etereo; tuttavia non si aspettava un simile odio da parte della guerriera bionda.
- Non è che cercherete di uccidervi quando ci troveremo al cospetto di Ghedan? - chiese, mordicchiandosi un labbro, preoccupata per ciò che era venuta a sapere.
Kilik fece un sorrisetto sarcastico.
- Non sono tanto stupido. E credo nemmeno lei.
Come se fosse stata evocata dai loro discorsi, la guerriera aprì silenziosamente la porta ed entrò nella stanza.
- L’hai incontrato? - domandò subito l’Etereo, ansioso di sapere se la sua sortita nei pressi del palazzo dell’Oscuro avesse avuto buon esito.
Per tutta risposta Rafi tirò fuori un foglio più volte ripiegato in cui era disegnata la rozza mappa di un castello, il più prezioso tra gli aiuti che l’amico di Alista potesse offrire loro.
I due ragazzi la studiarono in silenzio per qualche secondo, cercando di imprimersi nella memoria ogni dettaglio di quello schizzo, poi l’assassina riassunse nuovamente il piano che avevano elaborato quella mattina.
- Se volete tirarvi indietro, questo è il momento. - disse, una volta concluso quel breve riepilogo.
- Te lo puoi scordare! - replicò l’Etereo, mentre dalle labbra di Sky usciva la stessa veemente risposta.
- Io verrò fino in fondo.
Per un attimo Rafi rimase a fissare gli occhi limpidi e determinati della spadaccina, ed un’ombra scese sul suo sguardo; poi i suoi lineamenti tornarono impassibili e piegò le labbra nel solito, gelido sorriso.
- Dubito che potremo sopravvivere tutti allo scontro con Ghedan, ma se anche riuscissimo a portarlo con noi all’inferno avremo fatto un grande favore all’intera Sylune. Quindi cerchiamo almeno di non farci uccidere invano.
- E' la prima volta che ti sento esprimere un pensiero tanto altruista. - sogghignò Kilik.
L'approssimarsi del pericolo aveva permesso ad una fragile atmosfera di cameratismo di instaurarsi fra i tre ragazzi e perfino le violente schermaglie verbali in cui Rafi e l’Etereo continuavano a scontrarsi parevano meno aggressive del solito, come se entrambi, pur senza aver accantonato la reciproca ostilità, si sforzassero di non oltrepassare quel limite che li avrebbe portati ad una rottura definitiva od al fallimento della missione.
- Non ti ci abituare. - commentò lei, in tono asciutto, stranamente senza aggiungere alcuna provocazione.
- Non c’è pericolo.
Sky li guardò senza intervenire, in parte sollevata dal tono più ironico che provocatorio con cui si rispondevano, chiedendosi tuttavia se la loro precaria tregua avrebbe retto fino allo scontro con l’Oscuro. Improvvisamente scoppiò a ridere, un suono argentino e squillante, in totale contrasto con l’opprimente atmosfera che pervadeva la vigilia di una sanguinosa battaglia
- Che cosa c’è? - sbottò Rafi.
Per nulla spaventata dall’occhiata di fuoco che la compagna le aveva lanciato, la ragazza più giovane continuò a sorridere.
- Ma ci pensate? Un’umana che odia gli Eterei, un Etereo che odia gli umani ed una spadaccina a metà. Siamo proprio il trio adatto per fare gli eroi. - fece una pausa - Eppure io mi sento ottimista.
Kilik le mise una mano sulla spalla, grato di quelle poche parole infuse di speranza con cui una volta di più gli stava restituendo la determinazione. I suoi occhi viola si rischiararono, mentre le sue labbra si incurvavano in un sorriso dove non c’era traccia alcuna di incertezza.
- Hai ragione. Io credo davvero che ce la possiamo fare.
- Sai una cosa, Etereo? - intervenne Rafi - Per la prima volta sono d’accordo con te.
Si guardarono negli occhi e tra loro passò un muto assenso, come un rapido cenno d’intesa: nessuno dei due aveva intenzione di cessare le ostilità con cui dimostravano il reciproco disprezzo, ma contro quel nemico comune sarebbero stati alleati.
- Vi consiglio di spendere bene il vostro tempo, potrebbe essere l’ultima occasione che vi rimane. - commentò l’assassina, alzandosi in piedi.
Il ragazzo contrasse le labbra in una smorfia.
- Sei sempre così simpatica e incoraggiante? - chiese, con un’ironia quasi scherzosa.
Lo sguardo di Rafi divenne di ghiaccio.
- Ti stavo solo dando un suggerimento, visto che domani potresti incontrare lo stesso destino di tuo fratello.
L’Etereo impallidì all’improvviso, come se quelle parole lo avessero colpito al cuore, infliggendogli una ferita mortale; poi l’odio lo sommerse, in un’ondata tanto intensa da togliergli il respiro, e dovette stringere i pugni per non aggredire la compagna.
- Tu non sei migliore degli Oscuri che uccideremo. - ringhiò con disprezzo - Non mi sorprende che tu sia completamente sola.
Comprese subito di aver oltrepassato la linea sottilissima che, nella mente di Rafi, separava l’alleato del nemico, questa consapevolezza gli attraversò i pensieri prima ancora di vederla stringere spasmodicamente i pugni come se volesse piantarsi le unghie nella carne, tuttavia non gli importava; il dolore per il fratello scomparso non l’aveva mai abbandonato ed una provocazione tanto crudele ed inaspettata, rivoltagli proprio quando aveva cominciato ad apprezzare quella tregua momentanea, lo aveva colpito troppo in profondità per ignorarla in nome di quella missione che li costringeva ad essere alleati.
Mentre Sky li guardava spaventata, incapace di reagire a quella lite imprevista che stava per sfociare in un vero e proprio scontro, Kilik mise la mano sotto il mantello ed afferrò i pugnali, pronto alla lotta.
Inaspettatamente Rafi si diresse verso la porta senza rispondere, gli occhi gelidi fissi davanti a sé e la mascella contratta in maniera quasi dolorosa.
- Cerca di non farti sconfiggere da quell’Oscuro, non tollererei mai che una mia preda venisse uccisa da una mano diversa dalla mia. - sibilò, passandogli a fianco.
- Lo stesso vale per te umana, - replicò lui, mentre un’ombra scura emergeva dalle sue iridi viola - ma forse non hai capito che io sono il predatore.
   
 
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