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Autore: Lines    18/03/2011    1 recensioni
Scrivere significa anche saper fondere fra di loro elementi reali con la propria capacità inventiva.
Non vi svelerò in quale percentuale siano calibrati in queste pagine il mio passato e i miei sogni, starà a voi giocare con la mia storia decidendo a cosa credere e a cosa no.
Quello che mi interesserebbe sarebbe un giudizio dal punto di vista strettamente letterario. Se volete,però,fatevi pure un'idea della persona che potrei essere.
Sono convinta che sia un po' come se,vivendo, scrivessimo tutti dei pezzetti di uno stesso complicato romanzo :)
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Esiste un’emozione terribile,senza rimedio.
Al dolore basta il tempo, all’amore un tradimento, alla delusione delle scuse, al lutto la fede o la rassegnazione,
al rimorso il pentimento, alla noia un buon libro.
Ma quando ti senti rimpiazzata non esiste nulla che possa farti sentire meglio.
A me è capitato, e tutt’ora, dopo quasi tre anni, non mi sono ripresa.
Ad abbandonarmi per qualcosa di nuovo è stato infatti colui che piu’ amavo,rispettavo,idolatravo ed ammiravo:
è stato mio padre.

 
Era una fredda sera invernale, il cielo aveva pianto ininterrottamente per ore grossi e soffici fiocchi di neve
che in quel momento vestivano l’erba,le strade e le montagne di un manto candido e cristallino.
Mi trovavo nell’ appartamento sulle Alpi con mia sorella e mio padre, che non incontravo da almeno un mese.
Ero così contenta di vederlo, nonostante tutto.
Certo, il divorzio era un gran bel casino ma ero fermamente convinta che lui e la mamma ne sarebbero usciti presto,
e che le cose si sarebbero sistemate.
Nonostante le insinuazioni dei parenti, l’ira incondizionata di mia sorella, le voci di corridoio e i miei sospetti personali,
volevo ancora bene a mio papà.
Fra i miei andava molto male da anni, ormai, ed era inevitabile che si separassero.
Senza contare la presenza di questa donna, B., che girava intorno al mio papi come una mosca schifosa su un vasetto di miele.
Pensare che ero così amica di sua figlia. Mi sarebbe piaciuto averla come sorella,
al posto di quella depressa cronica con crisi d’autostima che mi ritrovavo.
Avevo appena finito di servire la pasta al pesto cucinata con tanto impegno
(visto che mio padre sa a malapena arrostirsi un toast e Miss Principessa dell’Oltretomba non avrebbe alzato un dito)
quando mi accorsi che c’era nell’aria qualcosa di strano: troppi sorrisi, troppi per favore, troppa fretta di sparecchiare.
Quando lui si infilò i guanti di lattice e iniziò a lavare la pentola con il detersivo per pavimenti, ebbi la conferma dei miei sospetti.
Papà ci fece accomodare sulla panca di legno, poi si sedette con estrema calma davanti a noi e iniziò a parlare con quel suo solito tono bonario.
Gli occhi blu anticipavano una notizia piu’ grande di lui.
-Ragazze, devo dirvi una cosa. Non brutta, bella, cioè, per me stupenda, ma penso anche per voi.
Ormai lo avrete capito che fra papà e la mamma le cose non si risolveranno mai… Non ci amiamo piu’… Quindi… Insomma…-
-B. è incinta!-
-B. è incinta.- Vomitai quelle parole pescandole da qualche parte nel mio subconscio, stupendomi di me stessa e spaventando addirittura papà,
che ora ci sorrideva a trentadue denti.
-Da quanto?- Chiesi, gelida. Non ero ancora pronta a digerire la notizia, ma la curiosità fu per un attimo piu’ forte dello chock.
-Cinque mesi… E’ un maschietto.-
-Ah… Pensavo avesse messo su qualche chiletto di troppo. Congratulazioni.- L’apatia della mia voce trasudava tutta la delusione
che mi stava investendo in quel momento. Non riuscivo proprio a trovare neanche mezzo motivo per essere felice di una cosa del genere, vi giuro che lo avrei pagato oro.
Mia sorella non disse una parola, farfuglio’ un bene, non me ne frega niente e torno’ ad eclissarsi nella sua bolla di indifferenza, mentre io ancora sanguinavo.
-Lo chiamerò…Emanuele. Come mio padre.-
-Cristo, papà, MI CHIAMO IO COME IL NONNO! Non puoi farmi questo! Io, io… ti odio! Vai a quel paese!
Neanche è nato e già mi frega il posto! Ti odio!-
Era veramente troppo, all’inizio pensavo scherzasse, poi ho letto nei suoi occhi e ho capito che lo avrebbe fatto sul serio.
Non era possibile, non era vero. Non poteva assolutamente essere.
Mi buttai addosso la giacca a vento ed uscii sbattendo la porta, urlando di non cercarmi per l’ora e mezza successiva
e che quando mi fossi calmata sarei tornata da sola.
I fiocchi di neve fecero compagnia alle mie lacrime salate fino a quando arrivai alla piazza del paese,
e non sapendo cosa fare citofonai a casa della mia compagna di classe.
Mi rispose svogliata, tuttavia dopo pochi minuti la vidi corrermi incontro.
Le buttai letteralmente le braccia al collo e scoppiai.
Non che non stessi già piangendo, ma mi misi ad urlare ancora piu’ forte e a stringerla fino a soffocarla nel pelo del cappuccio.
Dopo una mezz’ora smisi di piangere e le spiegai la situazione.
Lei si mise ad insultare mio padre con espressioni poco adatte ad una quattordicenne, però la sua solidarietà mi tirò un po’ su,
quanto bastò per permettermi di entrare nel bar senza dare troppo nell’occhio e ordinare due cioccolate calde con doppia panna montata.
Era abbastanza tardi quando mi decisi a rincasare, ma papà mi aspettava sveglio sul divano.
Avevo volutamente lasciato il cellulare sul tavolo, ma non ebbe il coraggio di rimproverarmi…
Semplicemente mi guardò con gli occhi gonfi e mi disse che mi voleva bene e che non mi avrebbe mai rimpiazzata con nessuno.
Non gli credetti e andai a letto vestita. E feci bene.
In Aprile nacque il bambino, ma non volli conoscerlo.
Per piu’ di un anno mi rifiutai sempre di incontrarlo.
Vedere le sue foto sugli sfondi di cellulare e laptop, sentire mia nonna chiamarlo piccolo Mele, entrare in macchina
quella volta alla settimana e dovermi sedere davanti perché dietro c’era il seggiolino, mi faceva bruciare il cuore.
Da quel momento, le cose cambiarono per sempre.
So che in fondo mi vuole sempre bene, ma devo dividere il mio posto con lui.
Non ho piu’ l’esclusiva, non sono piu’ la cocchina di papà.
E mi manca.
Mi manca terribilmente potermi fidare di lui.
  
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