Centinaia e centinaia di chilometri distante
da quell’oscuro bosco, seduto comodamente su di una
vermiglia poltrona stava Albus Silente.
Sul volto aveva dipinta un’espressione
pacatamente serena: i suoi penetranti occhi azzurri brillavano di vita dietro i
suoi caratteristici occhiali a mezzaluna, posati sul naso adunco e un poco
storto verso destra (memoria di un’allegra scazzottata con alcuni brutti
trafficanti di uova di drago, che proprio non ne volevano sapere di abbassare i
prezzi.) e le sottili labbra erano piegate in uno strano sorriso. Sul grembo
scendeva una fulva barba, non ancora completamente bianca, ma striata di rosso
come del resto i capelli, legati ordinatamente in una coda bassa che forse lo
facevano apparire più vecchio di quanto in verità non fosse.
La sua tranquilla
apparenza celava perfettamente uno stato di profonda perplessità ed inquietudine
che oramai albergava da qualche giorno nel suo animo, solitamente placido come la
superficie di un lago in una mattinata d’inverno priva di alcuna
brezza.
Albus Silente si sentiva, a
dispetto della sua grande genialità, un emerito
sciocco poiché non riusciva ad arrivare al bandolo di quella oscura matassa che
ormai da tempo lo tormentava, giorno e notte e che aveva l’impressione lo
stesse consumando lentamente.
Troppe cose non riusciva ancora a
spiegarsi, a capire, a rintracciare come se nella sua mente si fosse formato un
assurdo muro che, massiccio ed invalicabile, occultava la vista di una
meravigliosa vallata.
L’uomo si umettò lentamente le labbra, aggrottando un poco la
fronte nell’udir un sinistro lamento provenire da una
creatura abbacchiata e sinceramente un poco brutta, appollaiata su di un
grazioso trespolo d’oro.
<< Fanny, non credi sia il caso di darci un taglio?
>> domandò, con tono conciliante il professor Silente alla fenice che non
potè evitare di lanciare a questo uno sguardo torvo e
ben poco rassicurante. Il mago, orami distolto dalle sue riflessioni prese a
fissare con aria assente la neve che fioccava pigramente fuori
dalla finestra del suo ufficio di semplice insegnante di Incantesimi,
ruolo che gli si confaceva appieno, vista la sua indole umile e serena.
Fanny lanciò un altro, straziante gridò, che fu poi l’avviso
della sua semplice morte: arse per qualche lungo minuto l’immortale
fenice, per ricader poi sotto forma di polvere in un recipiente.
Non fu molto sorpreso, l’intelligente uomo, nell’udir un
sommesso bussar alla sua porta e fu ancor meno sorpreso di
scorgere, affacciato oltre la soglia, l’impacciato e perennemente sudaticcio
preside Dippet.
<< Oh…caro Albus…non avrei
insperato in tanta fortuna! Con tutti i preparativi per il ballo di natale,
certamente avrei creduto di trovarti in Sala Grande ed invece..ehm..eccoti qui! >>
esordì con voce mielosa il povero ometto che pareva perennemente agitato e
titubante in ogni cosa che faceva, come se si credesse continuamente sotto l’attento
esame di ogni singolo. La presenza di Silente poi, che
sapeva essere di gran lunga superiore a lui, lo
destabilizzava ancora di più.
<< Oh…tutto ciò che dovevo fare con i miei Incantesimi SparaNeve l’ho fatto..ma accomodati, siedi e prendi un bel bicchiere di brandy…
sai è un cordiale babbano che apprezzo molto >>.
Proferì Silente con un gentile sorriso sul volto, facendo un eloquente segno d’invito
in direzione del Preside. Dippet, da gran bevitore
come mai avrebbe ammesso, non se lo fece di certo ripetere e si sedette senza
tante cerimonie, sulla poltrona posta dinanzi il tavolo di Silente, sorseggiando
con poca calma l’ambrato liquido che il mago gli aveva allungato. L’ometto
aveva sul volto dipinta un’espressione piuttosto grave
e parve invecchiare di qualche anno, quando prese, dopo un lungo silenzio, la
parola.
<< Albus…come ben sai la
situazione a scuola attualmente non è delle migliori…in
questi anni sono successe cose spiacevolissime…l’espulsione del caro Hagrid, l’apertura della Camera segreta, la morte di quella
cara ragazza.. – si fermò, il preside, chiudendo lentamente gli occhi che si
erano fatti all’improvviso umidi e tristi- Io sono vecchio e stanco. Questo non
lo posso negare. Sento freddo nelle mie vecchie ossa e
la notte non dormo più…questo incarico si sta facendo
sempre più pesante sulle mie deboli spalle e non riesco più neanche a tenere
sotto controllo le risse che scoppiano sempre più frequenti tra ragazzi Grifondoro e Serpeverde…non nego
che desideri godermi un meritato riposo, magari in una villetta sul lago nella
zona nord della Scozia…potrei fuggire anche a tutte queste cupe morti che
sinistre, fuori da Hogwarts, si stanno succedendo…
>> terminò l’ometto, posando il bicchiere ormai vuoto sul tavolo, proprio
dinnanzi a sé.
<< So cosa intendi… i tempi non sono propizi e la vita non
è gioiosa neanche il un luogo come Hogwarts,
che pieno di gioventù com’è, dovrebbe apparire come un’ ultimo baluardo della
serenità…Sai, il mondo è un ciclo continuo, nel quale si seguono periodi lieti
ed altri terribili..non so che cosa ci aspetta in
definitiva il futuro, ma la mia vena ottimista, ecco, s’incrina un poco a tal
pensiero…Tragica è anche la scomparsa del povero Tom Ridde…è
da tempo che non mi giungono più sue notizie.. >> proferì Silente,
versandosi un abbondante quantità di brandy nel bicchiere, un sorriso caldo sul
volto come se stesse parlando con Dippet di come
fosse freddo il tempo, ma con una luce viva accesa negli occhi, come a tastar
il terreno su quale si stava inerpicando
La loro conversazione, che procedeva con lentezza da parte di Dippet e con interminabile pazienza da quella di Silente,
fu interrotta dall’ingresso precipitoso di quella che doveva essere un’ insegnante, tarchiata e piuttosto affannata, che pareva
aver corso molto per giungere in tal loco:
<< Preside Dippet, Professor Silente! È successo di nuovo! Lucius Malfoy e Craig Weasly si sono stregati a
vicenda! Questa volta però… - fece una breve pausa, la donnetta,
prendendo fiato ed osservando con cipiglio preoccupato i due uomini-…questa
volta hanno fatto sul serio >>
Oscuri i tempi in agguato erano a quei tempi…nessuno,
neanche Silente poteva anche solo immaginar quanto sarebbe accaduto di lì a
poco, quanta crudeltà si sarebbe sprigionata nel quieto mondo e quante lacrime
sarebbero state versate…
Hihhihi…la
cosa è più ostica di quanto immaginassi…definire un
contesto temporale in HP è piuttosto difficile, quindi mi scuso in anticipo per
eventuali bufale, che sono sicura, scriverò prossimamente XD