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Autore: ferao    05/04/2011    10 recensioni
- Cos’è quello, Bunbury? - domandò a bassa voce Evangeline, vedendo arrivare Percy.
Bunbury smise di osservare un gruppo di maghi e puntò gli occhi da avvoltoio sul ragazzo. - Temo sia lo sposo, Evangeline.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una brezza lieve' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Mala tempora




La sera del primo agosto, Percy non poteva essere più felice.
Una settimana; era esattamente una settimana che non dormiva a casa sua, con Audrey.
Per sette giorni non l’aveva quasi vista; si erano sempre incrociati frettolosamente nel momento in cui uno rientrava e l’altra usciva di casa. Anche incontrarsi al Ministero era diventato praticamente impossibile: ultimamente a tutto il personale venivano imposti ritmi frenetici e pazzeschi. Lo stesso Percy aveva solo tre o quattro ore libere al giorno, che usava per cercare di dormire e recuperare energie.
Adesso, invece, aveva un’intera notte.
Finalmente.
Cosa potevo chiedere di meglio?
Chissà come mai Scrimgeour aveva avuto quel momento di umanità; doveva essere veramente distrutto, pover’uomo.
Meglio per lui, però: Percy amava sentirsi utile e darsi da fare per il Ministro, ma quando è troppo è troppo.
Ed era troppo stare una settimana senza praticamente vedere Audrey.
E adesso, un’intera notte libera.
Cosa potevo chiedere di meglio?
 
Arrivato a casa trovò tutte le luci spente. Audrey era già addormentata sopra il lenzuolo, poteva sentirne il respiro regolare dalla soglia della camera da letto.
Sorrise tra sé. Povera ragazza: correva come una matta su e giù per gli uffici tutto il santo giorno, trasportando pile di fascicoli e documenti; lei e Adams erano veramente spompati.
Adams però sembrava avere delle riserve di energia nascoste: qualsiasi cosa ci fosse da fare era pronto e scattante, cercava di sembrare sempre fresco e riposato anche dopo aver lavorato dieci ore di fila. Una forza della natura, quell’uomo; Percy non l’avrebbe potuto sostituire con nessuno, mai.
Audrey non era altrettanto forte, purtroppo. Fortunatamente riusciva a prendere tutto con buonumore, per cui anche il fatto di dover sgambettare di piano in piano, spesso senza poter nemmeno usare gli ascensori, diventava oggetto di racconti e commenti più o meno comici. Alla ragazza mancava solo la resistenza fisica: così, una volta a casa, crollava addormentata non appena poggiava la testa sul cuscino, sul divano o da qualsiasi altra parte.
Percy la osservò un po’, dalla soglia della camera. Era incerto se svegliarla o meno; da una parte dormiva così bene, dall’altra… non parlavano da una settimana. Non parlavano né… tutto il resto.
Tutto perché doveva aiutare il Ministro.
Una volta sarebbe rimasto volentieri per giorni e giorni di fila al Ministero: l’idea che Scrimgeour lo tenesse in così alta considerazione sarebbe bastata come ricompensa per tutti i suoi sforzi.
Una volta, però, non conosceva Audrey; non conosceva il suo corpo e il suo sorriso, né la bellezza del tempo passato con lei.
E adesso non la vedeva da una settimana, diamine.
Si sfilò le scarpe e si sedette sul letto, dalla sua parte. Il peso improvviso sul materasso fece svegliare Audrey di colpo, con un sussulto.
- Sono io… - sussurrò Percy, sdraiandosi vicino a lei.
- Percy? - fece Audrey, voltandosi di scatto.
- In persona, Bennet.
Sì, era decisamente lui. Ormai Audrey si era arresa al fatto che da Percy non poteva aspettarsi nessun tipo di vezzeggiativo; solo quel “Bennet” che gli sfuggiva ogni tanto, anche nei momenti di intimità.
D’altra parte, lui era Percy Weasley; uno come lui non poteva permettersi smancerie.
Allungò una mano verso il viso di lui, e lo sentì fremere.
In fondo, per dirsi certe cose non servono le parole.
Mi sei mancata… da morire.
Percy rispose alla carezza, e la baciò.
Anche tu mi sei mancato. Tanto…
- Ma… - tentò di chiedere lei, sorpresa. - Ma… Che ci fai qui?
- Non sei contenta? - Un altro bacio.
- Molto, - sospirò lei, riprendendo fiato, - ma… Non dovevi fare l’alba col tuo amato Ministro, oggi?
- Dovevo. - Lasciò che Audrey gli togliesse gli occhiali, e riprese a baciarla. - Ma mi ha chiesto espressamente di tornare a casa dalla mia archivista preferita…
- Preferita? - domandò Audrey, mentre si lasciava baciare il collo. - Perché, ce ne sono altre? Oppure ti sei convertito a un’altra parrocchia?
- Mmh… Non sai che tentazione possa essere Adams, certe volte…
Audrey rise piano, vicino al suo orecchio: una risata che faceva solo lei, che faceva girare la testa a Percy.
Al serio, impeccabile, irreprensibile Percy.
Una risata che non sentiva ormai da una settimana.
Amore… mi sei mancata tanto…
Tu di più…
- Lunga vita al Ministro, allora…
- Pensavo lo odiassi… - mormorò lui, sorridendo in risposta e carezzandole una coscia.
- Non quando ti obbliga a venire a casa da me… - rise di nuovo Audrey, iniziando a spogliarlo.
 
 
Lunga vita al Ministro.
Fu la stessa cosa che dissero a Scrimgeour, poco prima di ucciderlo.
Lunga vita al Ministro.
Un’ultima beffa, un ultimo insulto per un uomo che non era stato in grado di riconoscere e affrontare il pericolo in tempo.
Lunga vita al Ministro.
Non ne poteva più. Non ne poteva più.
Scrimgeour si sforzò di non rantolare, mentre un’altra Cruciatus si abbatteva su di lui.
Avrebbe salvato almeno la dignità. Forse.
- Dov’è Potter?
Una Cruciatus, due… Forse mille, Scrimgeour non si era certo messo a contarle.
Potter. Potter. Proteggere Potter. Proteggere…
- Dove lo nascondete?
Ancora dolore, ancora e ancora.
Potter. Proteggere Potter. Prote…
Non riusciva proprio a concentrarsi su Potter; non in quel momento.
Tutto ciò a cui riusciva a pensare era un ragazzo rosso e occhialuto, che, grazie a Merlino, se ne era andato pochi minuti prima che arrivassero loro.
Un ragazzo che solo poco prima - ore? Giorni? Anni forse?- aveva identificato con la propria giovinezza, con la propria vita ormai passata.
- Lunga vita al Ministro.
Così giovane, così vivo mentre tornava dalla sua ragazza.
Almeno qualcuno si può ancora salvare.
Qualcuno, qualcosa si è salvato.
Un’idea, una vita.
Salva.
Spero.
- Lunga vita al Ministro…
L’ultima beffa. Scrimgeour chiuse gli occhi, e disse addio al domani.
 
 
 
 
Quando la mattina aprì gli occhi, Percy si sentì stranamente allegro.
Erano solo le sei, ma la giornata si preannunciava già bellissima. Un sole meraviglioso si insinuava discreto tra le cortine della stanza.
Percy si strofinò gli occhi. Si sentiva meglio, decisamente meglio. Una notte accanto a Audrey era la cura contro qualsiasi male, contro qualsiasi preoccupazione e stanchezza.
Rivolse un pensiero di gratitudine a Scrimgeour, e si ripromise di lavorare al meglio, quel giorno.
 
Uscendo di casa non notò nulla di strano; Londra era sempre lì, sempre uguale, anzi forse ancora più bella con quel sole splendente.
Visto che era presto, Percy decise di non Smaterializzarsi ma di andare a piedi. Il Ministro lo aspettava di lì a un’ora, aveva tutto il tempo che voleva.
Tutto il tempo del mondo.
Non pensò a fermarsi a un’edicola per prendere la Gazzetta del Profeta. Se lo avesse fatto si sarebbe accorto prima, che qualcosa non andava. Quel mattino, infatti, il giornale non era ancora uscito; per la prima volta in più di quattrocento anni di attività, il quotidiano magico più diffuso nel Regno Unito non aveva pubblicato la testata mattutina. Inaudito.
Se si fosse fermato in un’edicola Percy avrebbe visto lo smarrimento del negoziante e la confusione dei clienti. Non si fermò, e forse fece male: sarebbe stato meno allegro e più preparato, se lo avesse fatto.
 
Nemmeno Audrey si era accorta di qualcosa. Quando si svegliò, Percy era già uscito da un pezzo, ma non se la prese: ormai era abituata alle sue sveglie antelucane, e anche (ma con qualche difficoltà) al fatto di non vederlo fino a sera.
Sospirò, trascinandosi a fatica fuori dal letto. Merlino, che sonno…
Era sempre stanchissima, in quel periodo. Al Ministero lei e Adams facevano avanti e indietro tra l’archivio e le aule giudiziarie; era quasi un anno che lavorava lì, e non aveva mai visto una tale concentrazione di processi tutti insieme. Per ogni processo era necessaria la documentazione completa per quanto riguardava i convenuti, e i due archivisti del Ministero dovevano spulciare fascicoli di qualsiasi tipo, impacchettare i documenti e portarli di persona ai presidenti di tribunale. Per ogni pacchetto consegnato ne venivano chiesti in media altri tre.
Adams aveva commentato con la solita filosofia: - Chi può dirlo, magari tra queste persone c’è davvero chi merita un processo. E visto che non possiamo saperlo con certezza è meglio fare un buon lavoro con tutti, non credi?
Era instancabile, Adams; Audrey ci pensava mentre dava una sistemata alla camera. Come diamine faceva il suo collega? Era sempre sveglio e scattante; e dire che, a prima vista, sembrava invece tanto pigro, tanto lento.
Beato lui… Io ho dieci anni di meno, e me ne sento venti di più…
Chissà… Magari è Ben che gli fa questo effetto.
Erano mesi che non accennava a quella storia con Adams, ma la curiosità era sempre presente in lei. Cos’era che le aveva detto?
“Quando ti sposerai col capo, te lo racconterò.”
Che stupido, quell’Adams. Come poteva pensare che lei e Percy…
Bah. Che idea ridicola.
“Proprio uno stupido” pensò Audrey, iniziando a vestirsi.
Ridicolo. Come se noi due potessimo mai…
Bah.
Assolutamente fuori dal mondo. Decisamente.
Un’idea idiota.
No, no, e no.
In fondo, però, perché no?
Scosse la testa, afferrò al volo borsa e bacchetta e si avviò finalmente verso il Ministero.
Ridicolo.
Ma perché no?
 
Nell’Atrio c’era qualcosa che non andava. Decine e decine di maghi e streghe si affollavano curiosi attorno a un punto preciso.
Percy allungò il collo da lontano, da una parte tentato dalla curiosità, dall’altra desideroso di non mischiarsi a quella folla. Alla fine decise di avvicinarsi un po’.
Seguì gli sguardi delle persone attorno a lui, ma non notò nulla di strano: l’Atrio era sempre quello, e la riproduzione della Fontana dei Magici Fratelli era sempre lì…
No. Un momento.
La fontana. Come aveva fatto a non vederlo subito?
Che diavolo…
Cos’era, quella roba? Che voleva dire?
Guardò le persone attorno a sé, ma sui loro visi poteva leggere il suo stesso identico smarrimento.
Perché al posto della fontana c’era quella statua?
 
 
Una statua enorme. Audrey sgomitò un po’, per avvicinarsi e vederla meglio.
Da lontano si poteva vedere solo la parte superiore: un mago e una strega. Quando però Audrey riuscì ad arrivare sotto di essa, scoprì che c’era qualcos’altro: corpi e corpi ammassati, su cui il mago e la strega sedevano.
Una scritta inquietante campeggiava sulla base: "Magia è potere".
Ma che diamine…
- Hai visto? - sussurrò una voce accanto a lei.
Si voltò e vide Adams. Non si era accorta che fosse vicino a lei: il suo collega era molto pallido, e non staccava gli occhi dalla base della statua.
- Adams… - mormorò. - Che roba è?-
- Credo… Credo significhi che qualcosa è cambiato - rispose lui, con un filo di voce.
- Che vuoi dire?
- Hai saputo del Ministro?
 
 
 
Andò subito a cercare il Ministro; lui gli avrebbe sicuramente dato qualche spiegazione.
Arrivò nell’ufficio di Scrimgeour trafelato, sicuro di trovarlo già lì. Non solo invece non trovò il Ministro, ma non trovò niente.
La stanza era completamente vuota; le pareti biancheggiavano minacciosamente, e un senso di nausea prese Percy alla gola.
Cos’è, questo?
Rimase immobile, completamente disorientato. Che è successo qui?
- Qualche problema?
Due uomini, comparsi dal nulla alle sue spalle, lo stavano fissando con malcelata irritazione.
- Io… Io… - Cavolo, riprenditi, su, dai... - I-Io stavo cercando il Ministro Scrimgeour.
I due uomini si guardarono, e iniziarono a sghignazzare. Percy si sentì arrossire, senza un perché.
- Ah sì? - rise uno dei due, facendogli il verso - T-Tu cerchi Scrimgeour?
Percy deglutì. Cosa diavolo è successo?
- E tu chi saresti, bimbetto? Il suo amico speciale?
Fu soprattutto il tono di voce ad urtare profondamente Percy. Si sistemò gli occhiali e, riacquistata la lucidità, riprese il suo solito cipiglio severo.
- Io sono il suo assistente. Piuttosto, sarebbe interessante sapere chi siete voi.
I due si scambiarono velocemente uno sguardo. - Noi? Noi… siamo amici di Scrimgeour. Siamo… venuti a prenderlo ieri sera.
- A prenderlo? Perché? - domandò Percy insistente. Era chiaro che quei due mentivano, e voleva capire dove volessero arrivare.
- Non lo sai, bimbetto? - ghignò l’uomo più basso. - Giusto ieri sera… Beh, diciamo che Scrimgeour si è sentito poco bene.
- Così poco bene… che si è dimesso - aggiunse l’altro.
Percy non poté fare a meno di sgranare gli occhi per la sorpresa.
 
 
 
- Come, dimesso?! - strillò Audrey, una volta in archivio.
- È quello che dicono, ma io non ci credo - rispose Adams, chiudendo la porta dietro di sé.
- Io… Io… Ma che diavolo è successo, Adams?! Che significa?
- Non lo so, Aud, non lo so. - Il suo collega era ancora molto pallido, troppo. - Però ho una brutta sensazione.
Si sedette, prendendosi il viso tra i pugni, mentre Audrey camminava avanti e indietro vicino alla sua scrivania, tormentandosi le mani.
- Che… Che significa che si è dimesso, non è possibile… non è possibile, non… Percy avrebbe dovuto saperlo, invece… invece… Cavolo, Percy lo saprà? Oh, merda… Se ieri sera sono rimasti fino a tardi, a lavorare… E oggi dovevano… Ma se… Ma se non si è dimesso, - guardò Adams con gli occhi spalancati, - cosa gli può essere successo?
 
 
 
- Credo ci sia un errore - mormorò Percy, cercando di rimanere freddo. - Se fosse così lo avrei saputo subito.
- Nessun errore, signor “assistente del Ministro”… O forse dovrei dire “ex”- sibilò l’uomo più basso. - Sai, non credo che il nuovo Ministro abbia una passione per i ragazzini come quello vecchio…
- Badi a come parla - lo zittì Percy, raggelandolo con un’occhiataccia. - Ditemi dov’è adesso Scrimgeour.
- Mi dispiace, informazione riservata - tagliò corto l’altro uomo. - Non siamo autorizzati a divulgare notizie. Accontentati di quello che ti abbiamo già detto…
- E perché mai? - Avanzò di un passo verso di loro, acquistando sicurezza. - Al contrario di voi, che non avete ancora chiarito la vostra qualifica, io possiedo una posizione tale da potervi obbligare a…
- Non credo proprio - ruggì l’uomo basso, saltando verso Percy; prima che quest’ultimo potesse fare qualcosa lo afferrò per i capelli e gli premette la bacchetta contro la gola. - Tu e tutti quelli come te non avete proprio nessuna posizione, da oggi in poi. Di’, bimbetto… - sibilò poi, a pochi centimetri dal suo viso. - Com’è il tuo sangue, eh? Un bel sangue pulito? Oppure sei mezzo Babbano? Sì… - continuò, mentre Percy iniziava a tremare piano, decisamente spaventato, - posso sentire la puzza del tuo sangue sudicio da qui… Sei solo un Babbano che si è fatto strada dando via il culo al Ministro, eh? E lo sai, bimbetto, qual è la posizione di quelli come te?
- Rookwood, basta adesso- intimò l’uomo alto, ma l’altro non smise di puntare la bacchetta. - Gli hai detto anche troppo, ora abbiamo altro di cui occuparci… Muoviti, dai!
L’uomo chiamato Rookwood lo fissò per qualche istante, poi finalmente lo lasciò. Percy ricominciò a respirare, senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso.
Rookwood sorrise di nuovo, prima di allontanarsi. Un sorriso tremendo.
- Vuoi sapere qual è la posizione dei Babbani come te? Guarda la statua, nell’Atrio, e fatti un’idea. Alla prossima, bimbetto… e lunga vita al Ministro Scrimgeour!
 
 
 
- Aud, non so proprio cosa pensare - mormorò Adams. - Mi viene in mente solo il peggio possibile…
La ragazza si fermò, senza però smettere di torturarsi le mani. - Tu pensi che…
- … Il Ministero sia finito nelle mani sbagliate? Sì, Audrey, lo penso.
- Ma… Come, quando? Come puoi esserne sicuro?
- Hai visto anche tu la statua. Hai capito anche tu cosa significa. Tira le conclusioni.
Audrey chinò la testa. La statua. Babbani schiacciati dai maghi. Un chiaro, chiarissimo segno del fatto che Adams aveva ragione: si erano presi il Ministero, non potevano esserci dubbi.
E adesso?
Un'unica, enorme domanda aleggiava nell’archivio.
E adesso?
Che sarebbe successo? Cos’altro dovevano aspettarsi?
 
Fu proprio in quel momento che Percy aprì la porta ed entrò, raggiungendoli.
Audrey si spaventò, vedendolo: era mortalmente pallido, sembrava un fantasma.
- Avete saputo, immagino… - riuscì a dire Percy, dopo aver ripreso fiato un paio di volte.
- Abbiamo saputo quello che ci hanno detto, capo… - rispose Adams, andando verso di lui. - Abbiamo saputo che il Ministro si è dimesso…
Era questo, quindi, che si raccontava in giro. Percy si sedette su una delle scrivanie, puntando lo sguardo sul pavimento.
Dimesso. Impossibile. Scrimgeour non si sarebbe mai dimesso, non sarebbe mai scappato…
E chi diamine erano quei due? Quel… Come cavolo si chiamava… Rookwood…
Un momento.
Rookwood.
Quel cognome gli rimbombò nella testa, per una frazione di secondo.
Oh cazzo.
Rookwood. Augustus Rookwood.
Lunga vita al Ministro.
Fu solo allora, in un lampo improvviso di comprensione, che Percy riuscì a capire davvero quello che Rookwood gli aveva detto. C’era un intero universo, in quella frase.
La sua mente vacillò per un secondo, mentre capiva; una forte stretta allo stomaco lo prese, e non lo avrebbe lasciato tanto facilmente.
Lunga vita… No. No. No.
Non è giusto, no, non è giusto… Non è possibile, non è giusto…
- Adams, io… - deglutì, guardando il dipendente negli occhi.
Non è giusto, non è giusto, non è giusto…
Eppure era così chiaro. Così tremendamente chiaro.
- Io credo che il Ministro sia morto - terminò.
 
Dopo, ci fu il silenzio, interrotto solo da Audrey: la ragazza si era portata le mani al volto, incredula, ed era poi esplosa in una serie di singhiozzi isterici e angosciati che non riusciva a controllare. I due uomini, invece, seguitarono a guardarsi.
- Ne sei sicuro? - chiese dopo un po’ Adams, con voce incolore. Ogni formalità era sparita, non ce n’era più bisogno.
- Quasi.
- E come…
- Ti dice niente il nome Rookwood?
Adams sgranò gli occhi. - Era… è un Mangiamorte. Un evaso; faceva la talpa per Tu-Sai-Chi. Ma allora…
- Allora, Adams, - concluse Percy in un sussurro, - è davvero finita.
Mentre Adams, a sua volta, realizzava completamente il significato di tutto quanto, Percy andò ad abbracciare Audrey che ancora piangeva, cercando di calmarla. Cercando di calmare se stesso.
Lunga vita…
Non è giusto.
 
Naturalmente non era il caso di andare raccontando in giro che Scrimgeour era morto; sembrava infatti che tutti, nel Ministero come nel resto del mondo magico, si sforzassero di far circolare la voce che si fosse dimesso.
Lo disse anche il nuovo Ministro, O’Tusoe, il giorno del suo insediamento: - Accetto questo incarico per riparare alla vergogna gettata sul Ministero dal mio disonorevole predecessore, che ha preferito abbandonare la sua gente in questo difficile momento piuttosto che assumersi le sue…
Di tutto il resto del discorso Percy non sentì nulla. Quelle sole parole lo avevano ferito, ferito nel profondo. Lui ci aveva lavorato, accanto a Scrimgeour, nel bene e nel male. Lo aveva conosciuto, ed apprezzato. Era già duro da sopportare il fatto di essersi salutati - per l’ultima volta - con un semplice “A domani” frettoloso; sentir poi parlare di vergogna e di disonore andava davvero oltre i suoi limiti.
Che sarebbe successo, se non me ne fossi andato?
Un dubbio tremendo, pressante. Che sarebbe successo?
Terribile dubbio, perché non ne avrebbe mai conosciuto la risposta.
 
Come era prevedibile, Percy non fu riconfermato nel suo incarico di assistente del Ministro, né lo avrebbe voluto. Restò invece come direttore dell’Archivio.
Forse fu anche peggio. Da quella posizione in un certo senso privilegiata poté assistere alla messa in atto della “nuova politica ministeriale”.
Iniziarono ad arrivare richieste molto strane: permessi per visionare alberi genealogici, certificati di consanguineità, attestati di riconoscimento di figli illegittimi… Qualsiasi cosa riguardasse rapporti di paternità e maternità; molto strano, perché in genere non c’era bisogno di visionare questi documenti, nemmeno per i processi.
Una volta Audrey e Adams dovettero cacciare a forza tre persone che pretendevano di controllare da soli quei fascicoli; dovette intervenire anche Percy, che confermò quanto detto dai suoi dipendenti: l’accesso ai documenti nell’archivio era permesso solo agli archivisti e al direttore.
I tre protestarono molto, arrivando alle minacce, ma Percy era irremovibile e alla fine dovettero andarsene.
- Che cosa diavolo volevano, Aud? - domandò, una volta che furono soli con Adams nell’archivio.
- Il solito: alberi genealogici. Santa Helga… - mormorò Audrey, accasciandosi sulla sua sedia. - Quei tizi non volevano proprio sentir ragioni…
- Capo, tu sai a che cosa servono tutti questi controlli circa le parentele? - chiese Adams, dubbioso; anche lui era molto provato per l’alterco con quei tre invasati.
- L’ho saputo stamattina. - Percy porse ad Adams un foglietto con la firma del Ministro O’Tusoe.
- È un nuovo provvedimento. Vogliono censire tutti i Nati Babbani entro settembre; stanno inviando… Non ho capito bene, ma credo siano delle specie di questionari. Non ho idea dello scopo - concluse Percy, con voce stanca.
- Censimento dei Nati Babbani? - ripeté Audrey.
- È ovvio, no? - commentò Adams, disgustato. - Vanno controllati, come se fossero animali. Non sono… puri. Sarebbero solo dei… Com’è che ha detto la Gazzetta?-
Afferrò rabbiosamente il giornale. - Dei ladri. Ladri. Come se la magia si potesse rubare, porca troia.
Gettò lontano da sé la Gazzetta del Profeta, in preda all’ira.
- Dio, quanto vorrei… Se solo io… Dannazione! - gridò.
Percy si limitò a scuotere la testa, serio. Lo capiva benissimo: si sentiva esattamente come lui, debole e impotente; impossibilitato a fare qualsiasi cosa, bloccato da qualcosa senza nome.
Loro… sapevano. Sapevano cosa stava succedendo. Eppure non c’era nulla che potessero fare, nulla.
Nulla.
- Percy, - mormorò ad un tratto Audrey, - zio Roman è stato adottato da una coppia Babbana; dici che avrà problemi?
Aveva tutti i segni della preoccupazione dipinti sul viso. Percy cercò di farli scomparire con una mezza verità.
- Non credo; penso che… No, non ci saranno problemi. Credo di no.
 
In realtà, Roman Bennet avrebbe potuto avere qualche problema, anzi, parecchi. Ciò che Percy ignorava era che nell’archivio del Ministero della Magia non era presente un albero genealogico che testimoniasse la sua discendenza da Eivind e Jorunn Saknussem, mettendolo al riparo da qualsiasi sospetto di ascendenze Babbane. Questo perché l’albero era rimasto dove si trovava nel 1940, cioè nel Ministero norvegese; i coniugi Saknussem non avevano avuto il tempo né il modo di recuperarlo mentre fuggivano dall’invasione tedesca, così tutto ciò che rimaneva riguardo a Roman e Klaus Saknussem era un certificato di adozione da parte della famiglia Bennet. Un certificato che valeva come un no, non sono Purosangue, e comunque non potrei dimostrarlo.
Noi, oggi, sappiamo cosa avrebbe significato trovarsi in questa situazione, ma i nostri amici non potevano saperlo, ancora; non potevano sapere che di lì a poco decine e decine di maghi e streghe sarebbero finiti tra le mani dei Dissennatori per il solo fatto di non essere nati in famiglie magiche.
Nessuno poteva immaginare qualcosa di simile; non era mai, mai successo, non al Ministero.
Fu la preoccupazione di Audrey a salvare Roman; la ragazza lo mise al corrente di quanto stava accadendo in Inghilterra, e lui e Magda ritennero più saggio rimanere dove si trovavano. Per un’incredibile e fortunata coincidenza, infatti, proprio in quei giorni erano in Italia, ospiti di amici.
Che razza di coincidenza, direte voi. Una botta di fortuna assurda.
Beh, che devo dirvi; in fondo, le coincidenze servono proprio per casi come questo. Inutile chiedersi il come o il perché. È successo, no? Tanto meglio; una persona come Roman Bennet merita una coincidenza fortunata, per una dannata volta nella sua vita.
 
 
 
 
Fu un agosto teso, confuso; i contorni delle giornate si perdevano nell’indistinto, l’una valeva l’altra.
Non era chiaro se tutti, al Ministero, ignorassero ciò che stava accadendo o se invece fingessero di farlo. I più si limitavano a scuotere il capo, di fronte agli strani provvedimenti del Ministro (uno fra tutti, l’istituzione, appunto, della Commissione per il Censimento dei Nati Babbani). Sembrava quasi che tutti fossero stati Confusi nello stesso momento: nessuno si faceva domande, nessuno cercava risposte.
Nessuno lo fece, neanche quando iniziarono i processi. Neanche quando le persone iniziarono a sparire dagli uffici, inghiottite chissà dove. Neanche quando i Dissennatori furono visti nei pressi delle aule giudiziarie.
Era molto più facile non chiedere, non fare domande, e sperare che non sarebbe toccato a noi ma a qualcun altro.
Più facile… sì. Quando corrono brutti tempi ci si aggrappa a ciò che è più facile, non a ciò che è più giusto.
E se non sono brutti tempi questi…
 
 
Brutti tempi. Mala tempora.
Mai come in quel periodo Percy aveva riflettuto sul quel detto latino.
Mala tempora currunt.
E mai come in quel periodo Percy sentì la nostalgia della sua famiglia.
Era fine agosto, oramai; i processi erano iniziati, e non si sarebbero fermati. Tutti quelli che avevano ricevuto i questionari venivano convocati nelle aule giudiziarie; molti, moltissimi non uscivano da lì.
Percy non aveva più modo, oramai, di assistere ai processi, e non poteva quindi farsi un’idea di ciò che avveniva; poteva però immaginarlo.
Non si fa altro che parlare di sangue, di purezza… non serve fantasia per immaginare cosa succede a chi non è puro.
Ma perché, perché tutto adesso, perché…
E perché non so cosa fare…
Mala tempora, mala tempora currunt…
E non riusciva a non pensare ai suoi, non riusciva a non preoccuparsi.
Loro e quella mania di mettersi contro, sempre. Di sicuro hanno già avuto dei problemi, di sicuro li controllano, sono sicuro, come sono sicuro che sono mala tempora e che non finiranno tanto presto…
Già. Controllati. Percy ne era certo.
Non aveva mai desiderato tanto riavvicinarsi a loro, e non aveva mai avuto così tanta paura di farlo. Se infatti fosse tornato dai Weasley, sarebbe stato considerato anche lui un sospetto; uno da tenere sotto controllo, uno pericoloso.
Tutti al Ministero conoscevano le posizioni di Arthur, e tutti sapevano che Percy ne aveva preso le distanze; per questo uno era controllato, l’altro no. Tornare in famiglia adesso era come un’ammissione di colpevolezza, agli occhi del Ministero. Un tradimento.
E il Ministero sapeva come trattare i traditori.
Non posso, non posso, proprio adesso, no…
Mala tempora, mala tempora… E poi?
Se Percy Weasley avesse ricordato il modo in cui la frase terminava, se ne sarebbe fregato del pericolo e sarebbe corso dalla sua famiglia.
Ma non se lo ricordava. Non ricordava che, quando corrono brutti tempi, stanno per arrivarne di peggiori.
Mala tempora currunt, sed peiora parantur.
 
 
Il tempo peggiore per Percy stava per iniziare molto presto.
La preoccupazione per i suoi era sempre presente, ma gli bastava individuare ogni tanto i radi capelli rossi di suo padre nella folla del Ministero per sentirsi più tranquillo. Anche la sua seconda famiglia era al sicuro, per il momento: Roman non poteva avere problemi in Italia, e nessuno dei suoi figli aveva ricevuto il questionario, segno che non erano considerati Nati Babbani; inoltre i Bennet non erano collegati in nessun modo al Ministero, né si erano apertamente schierati a favore o contro di questo.
Quindi, Percy era relativamente tranquillo.
Non aveva considerato che, a un certo punto, avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi per Audrey.
Un giorno di inizio settembre si ritrovò tra le mani un documento che lo mandò in fibrillazione, tanto che dovette rileggerlo tre volte. La terza volta lo lesse mentre saliva in uno degli ascensori, senza badare alle persone che vi erano dentro.
“Per i dipendenti ministeriali di qualsiasi ordine e grado, il controllo dello Stato di Sangue riguarderà le quattro generazioni precedenti. Gli Archivisti sono tenuti alla massima disponibilità e a trasmettere informazioni complete, senza nulla omettere o tacere”.
Quattro generazioni… Diamine, se erano tante.
Era praticamente impossibile, tranne rare eccezioni, che non si trovasse almeno uno stipite Babbano in quattro generazioni. Percy apparteneva alle eccezioni, ma… quanti potevano dire lo stesso?
Evidentemente si voleva che il Ministero fosse il più pulito possibile…
Pulito.
Che schifo.
Era così concentrato su quel decreto, che non alzò subito gli occhi. Quando lo fece si sentì male.
Nell’ascensore c’erano altre due persone: una era un certo Runcorn; lo ricordava perché aveva fatto spesso richiesta di controllare alcuni alberi genealogici, richieste che, per una nuova legge, Percy e gli archivisti avevano dovuto accontentare.
L’altra persona era suo padre.
Percy si sentì avvampare: entrambi gli uomini lo fissavano. Volse in fretta lo sguardo altrove, per evitare di incrociare gli occhi furenti di suo padre.
Papà…
Lo considerava ancora uno di loro, uno del Ministero.
Mi dispiace…
Possibile che lo credesse davvero capace di approvare quello che il Ministero stava facendo?
Sono sempre io, papà…
E dire che lui, Percy, non desiderava altro che poter tornare da lui. Da loro.
Lo desiderava, in un modo che era strano ed incomprensibile persino a lui. Lo desiderava, nonostante il suo orgoglio e il suo cuore d’asino. Nonostante qualsiasi idea ci si possa essere fatti su Percy Weasley, lui desiderava tornare.
 
Probabilmente, se Runcorn non fosse stato lì presente, Percy sarebbe persino riuscito a parlare con Arthur.
Forse gli avrebbe detto le stesse identiche cose che desiderava dirgli il Natale precedente. Gli avrebbe detto tutto.
Forse.
Non lo fece; non riuscì nemmeno a guardare suo padre, anche se sentiva gli occhi di lui penetrargli nella nuca. Aspettò che l’ascensore si fermasse, e scese a un piano qualsiasi.
Mala tempora, mala tempora…
Ma ne stavano arrivando di peggiori.
 
Non fece in tempo a metter piede in archivio, che capì che c’era qualcosa di pesante nell’aria.
All’aprirsi della porta, Adams e Audrey avevano guardato nella sua direzione, con la stessa identica espressione confusa e preoccupata.
Pochi secondi prima, quelle espressioni erano rivolte verso una pergamena sottile, indirizzata a entrambi.
Quella pergamena passò a Percy, nel più totale silenzio. In silenzio lui lesse e capì.
In tutto quel silenzio, la fuga dei Nati Babbani che dovevano essere processati quel giorno passò quasi inosservata. C’era tanto altro, di cui preoccuparsi.
C’era Audrey di cui preoccuparsi. Una preoccupazione enorme, in quei brutti tempi.
 
 
 
 
 

Si convocano gli Archivisti
Audrey Jorunn Bennet
e
Ernest Friedrich Adams
A comparire dinanzi alla Commissione per il Censimento dei Nati Babbani
E alla Nuova Commissione per il Controllo dell’Etica e della Morale
In data 18/09/1997.
A entrambi è richiesto di presentare copia del proprio Albero Genealogico.
Firmato:
Dolores Jane Umbridge

 










Sono viva! Sono viva viva!!! (Citazione da "Frankenstein Junior"). Per Godric, questo capitolo è corto ma è stato un parto, visto che ho poco tempo e poca ispirazione. Spero di essere riuscita a rendere un po' l'idea di quella che credo fosse l'atmosfera al Ministero dopo il cambio di regime: ho pensato che tutto fosse piuttosto confuso, visto che (a quanto dice Remus in HP7) si era persino riusciti a far girare la voce che Scrimgeour si fosse dimesso. Sicuramente non ho reso al meglio l'atmosfera, ma questo è il massimo che son riuscita a buttar giù in queste nottate... ç_ç
Alors, qualche avvertenza:
1) Non so se la Gazzetta del Profeta ha davvero più di quattrocento anni, ma come idea mi piace ^^
2) Non serve che vi ripeta chi è Rookwood e soprattutto quando compare nel settimo libro, VERO?? Voi lettori attenti ve lo ricorderete di sicuro...
3) Sì, la scena dell'ascensore è quella del giorno in cui Potter & company si infiltrano nel Ministero per prendere il medaglione di Serpeverde; per questo si parla della fuga dei Nati Babbani. Di conseguenza, Runcorn non è Runcorn ma Harry trasformato; e, tanto per cambiare, è di nuovo colpa di Harry se Percy non riesce a parlare con Arthur. Santa Morgana, odio quel ragazzino.
4) Mala tempora currunt, sed peiora parantur: corrono brutti tempi, ma se ne preparano di peggiori. Così diceva Cicerone, in non so più quale opera. E aveva ragione: stanno per arrivare tempi peggiori, mi spiace.
5) Okay, okay, mi arrendo. Ci ho provato, ma non ce la faccio a non lamentarmi di questo capitolo, diamine. Lo trovo insulso. Ma è inutile che mi lamenti, perché ci sarà sempre, tra voi lettori, qualche pazzo o pazza a cui piacerà, quindi basta.
(Però ammetto che sono molto soddisfatta della prima parte, e che mi sono fomentata quando ho dovuto impersonare Rookwood... sono strana, lo so, ma i cattivi sono sempre i migliori u_u)
6) Roman e Magda sono in Italia. Sì. A fare stragi inutili ci ha già pensato J.K. Rowling, non è di mia competenza... per ora. E sì, proprio in Italia: non è una cosa autocelebrativa, ma mi serve per un piccolo dettaglio che metterò più avanti.
7) In verità, qualcosina di autocelebrativo c'è, nel capitolo... ma non ve lo dico :D
8) Grazie, grazie, GRAZIE alle coraggiose recensitrici (vi adoro, davvero!) che assecondano le mie follie e seguitano a leggermi nonostante tutto; grazie a voi lettori vecchi e nuovi che vi soffermate sulla mia storia; grazie a chi ricorda/segue/preferisce. è vero che si scrive per se stessi, ma avere un riscontro dà maggior soddisfazione alla propria "fatica".
Devo ringraziare soprattutto chi ha letto "Notte", il mio ultimo parto. Grazie. Mi sento però in dovere di chiarire che, nella mia testolina bacata, il buon Percy NON somiglia minimamente all'attore che lo ha interpretato nei film e che compare nei (bellissimi! *_*) bannerini che avete visto in fondo alla storia. Un'immagine che si avvicina approssimativamente alla mia immaginazione è questa qui; in particolare, l'espressione qui ritratta è proprio quella che Percy mi rivolge ogni volta che si rende conto che lo sto maltrattando nelle mie storie. Cosa che, in effetti, succede abbastanza spesso.
Poro cèo...
(=povero piccolo, per chi non mastica dialetto veneto).
9) Dopo aver guardato l'immagine di Percy, fatevi un giro nell'account dell'autrice, è fantastica e disegna benissimo i Weasley!
10) Nel prossimo capitolo... mi odierete. Mi darete della sadica. Mi scaricherete cacca di drago sul pc e manderete gli Auror, o i Mangiamorte, o entrambi, a casa mia. Ma non importa. Dovrà essere così, punto e basta.



Buonanotte! (Anzi, buongiorno, visto che sono le 3.51 antimeridiane e tra poco albeggerà...)
Sempre vostra
Ferao.


Aggiornamento delle ore 8.27: stanotte (o stamattina) mi sono dimenticata di mettervi in allerta: sto preparando i seguiti di questa long, gente. E mi sto divertendo da morire... ghghghgh
*riceve un miliardo di occhiatacce da Percy*
uff, che personaggio noioso... e vabbè, d'altra parte me lo sono scelto.
Di nuovo arrivederci
Ferao.
   
 
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