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Autore: bluemary    06/04/2011    4 recensioni
La donna sollevò lo sguardo senza rispondere, rivelando gli occhi che fino a quel momento si erano rivolti altrove. Incapace di muoversi, la guardia la fissò sconvolto. L’iride nerissima era frammentata da piccoli lampi di grigio, come delle ferite che ne deturpavano l’armonia, donando al suo sguardo una sfumatura intensa quanto inquietante; ma era stato il centro stesso dell’occhio ad aver attratto da subito l’attenzione dell’uomo, che adesso la fissava quasi con terrore, le mani strette convulsamente alla lancia ed il respiro affannoso: al posto del nero della pupilla, si stagliava il bianco tipico degli Oscuri.
Cinque sovrani dai poteri straordinari, una ragazza alla ricerca della salvezza per una razza intera, un umano con la magia che sembra stare dalla parte sbagliata. Benvenuti su Sylune, una terra dove la speranza è bandita e dove gli ultimi uomini liberi lottano per non soccombere.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sylune'
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-Capitolo 18: La notte prima della battaglia-

Kilik bussò un paio di volte alla porta più vicina alla sua camera.
Dopo il terribile momento in cui era sembrato che l’alleanza con Rafi dovesse concludersi con uno scontro all’ultimo sangue, aveva gentilmente chiesto a Sky di andarsene, in modo da poter smaltire la rabbia ed il dolore nella solitudine, cenando senza appetito in un silenzio carico di rancore.
Adesso, tuttavia, sapeva di dover dimenticare le emozioni ed impegnarsi per affrontare al meglio il suo compito.
La porta si aprì quasi subito, lasciando intravedere il volto allegro ed i capelli un po’ scompigliati della spadaccina.
- Ciao Kilik.
- Ciao. Posso entrare?
- Certo.
Il ragazzo fece il suo ingresso nella stanza con passo esitante.
Ci aveva pensato a lungo in quei due giorni, temendo di regalare false speranze alla compagna, e tuttavia sapeva di non poter più tergiversare, ora che la battaglia contro Ghedan era imminente.
- Mi lasceresti vedere la tua ferita? - domandò, chiudendosi la porta dietro di sé.
Sky esitò solo un istante prima di annuire e scoprirsi il braccio destro.
Si morse un labbro quando le mani gentili dell’Etereo, prive tuttavia di quella delicatezza propria dei guaritori, sfiorarono il brutto squarcio che lo deturpava, analizzandone ogni centimetro nel tentativo di comprendere quali fossero i danni causati da quella ferita. Nonostante la propria risoluzione, la spadaccina non poté trattenere un gemito quando la pressione delle sue dita si fece più intensa ed una fitta improvvisa di dolore si propagò lungo tutto l’arto fino alla spalla.
Con un sorriso di scusa il ragazzo terminò il controllo.
- Sembra che si stia cicatrizzando bene, come mai non riesci ad usarlo?
- Alista mi ha detto che i muscoli ed i nervi sono danneggiati in profondità.
Kilik annuì, come se si fosse aspettato una simile risposta.
- Stai ferma. - le disse poi, mentre ancora tornava ad afferrarle il braccio e si sedeva sul letto, spingendola a far altrettanto.
- Che cosa vuoi fare?
L’Etereo interruppe un attimo il suo studio per fissare la giovane negli occhi, quasi sorpreso di leggere nel suo sguardo un’intensa paura.
- Fidati di me. - le sorrise, rassicurante - Forse la mia magia potrà proseguire dove le conoscenze di Alista si sono fermate.
Sky lo ricambiò con una smorfia stentata, tuttavia fece un cenno d’assenso, lasciando che le mani di Kilik si posassero su di lei.
Subito sentì un leggero formicolio espandersi sulla sua pelle come un soffio delicato di calore e poi divenire più intenso man mano che quella luce azzurrina penetrava nel suo braccio, accarezzando la carne martoriata ed i muscoli che si rifiutavano di obbedire ai suoi comandi senza causare alcun disagio. Con sguardo più incuriosito che preoccupato vide il bagliore della magia avvolgere il suo arto ferito, divenire per qualche attimo una seconda pelle che palpitava al ritmo del suo respiro, poi quella luce pulsante scomparve ed il calore dentro di lei si spense a poco a poco.
- Che cosa mi hai fatto? - chiese, incrociando gli occhi viola dell’amico.
- Ti ho sistemato il braccio. - rispose Kilik con semplicità, per poi aggiungere un’ulteriore spiegazione di fronte al suo sguardo interdetto - Non sono molto dotato come Etereo, ma la magia di guarigione è l’unica che mi riesce bene. Non è necessario possedere un grande potere per curare i tessuti muscolari o i nervi, serve solo un grande controllo sulla propria energia, e quello fortunatamente non mi manca; a meno di non dover ripristinare il sangue o ricostruire organi danneggiati, sono in grado di rimarginare quasi qualunque ferita.
Sky chinò la testa.
Nonostante avesse accettato ormai da giorni la sua menomazione e sapesse di non doversi illudere, il suo cuore ebbe un battito più doloroso dei precedenti quando i suoi occhi incontrarono l’impietoso squarcio ancora presente sulla sua pelle.
Non era cambiato niente.
Con cautela, senza nemmeno tenere lo sguardo fisso sulla cicatrice, provò a flettere il braccio, scacciando il lieve senso d’intorpidimento che l’aveva colta subito dopo il contatto con la magia, quindi si alzò in piedi, lasciandolo ciondolare inerte contro il fianco come aveva fatto in quei giorni.
- Non provi a vedere se ha funzionato? - le chiese l’Etereo, incoraggiante.
La ragazza annuì, senza riuscire a parlare per il nervosismo che le serrava la gola in una morsa insopportabile.
Nonostante il suo muto assenso, avrebbe preferito essere da sola nel momento in cui si sarebbe infranta anche l’ultima sua speranza.
Con uno strano magone allo stomaco, generato più dalla paura di deludere Kilik che se stessa, si diresse dove teneva le due spade, scegliendo quella più usurata dal tempo e dai combattimenti, l’arma utilizzata dalla sua mano destra. Afferrò l’elsa con cautela, in attesa del dolore, perché nel suo intimo era sicura del suo arrivo e già il suo corpo si era irrigidito, preparandosi ad accoglierlo con forzata indifferenza.
Non sentì nulla.
Come sospesa in una dimensione priva di tempo ed emozioni, rimase immobile, congelata dalla paura di un cambiamento quando ormai era riuscita ad accettare la propria situazione.
Finalmente osò guardare il suo braccio, nel tentativo di raccogliere il coraggio che le serviva per compiere quell’ulteriore passo nell’impervio cammino della speranza. Non formulò alcun pensiero razionale mentre, con una lentezza esasperante, sollevava la spada, perché la sua mente non lo permise; troppe volte aveva assaggiato l’amaro sapore della delusione, sentendo le lacrime ferirle le guance, semplicemente sapeva che, non appena avesse accettato anche solo l’ipotesi di poter essere guarita, quest’illusione le sarebbe stata portata via.
In perfetto silenzio, senza rivolgere a Kilik alcun tipo di attenzione, cominciò a roteare l’arma, lo stesso movimento che a casa di Alista le aveva provocato quelle fitte laceranti e adesso sembrava riuscirle incredibilmente naturale.
Contrasse le dita attorno all’elsa con tale forza da sbiancarsi le nocche, ma ancora il dolore tardava a far la sua comparsa, quasi subdolamente avesse scelto di lasciarla in preda all’incertezza per poi spegnere ogni illusione con un morso più intenso del solito.
Un affondo improvviso nell’aria non ebbe diverso risultato, rendendo il battito del suo cuore un rimbombo continuo e quasi insopportabile. E allora lasciò che la sua mente venisse percorsa dal dubbio, che accettasse anche solo l’eventualità di quell’ipotesi, per quanto remota ed improbabile, mentre con una nuova stoccata sfidava quella pallida speranza, in attesa di trovarci una crepa e mandarla in frantumi per l’ennesima volta e forse per sempre.
La lama fendette l’aria fino ad infrangersi sul pugnale che l’Etereo, comparso inaspettatamente di fronte a lei, le aveva contrapposto.
Sky spalancò gli occhi.
Nonostante il contraccolpo che il suo braccio destro aveva dovuto assorbire, per quanto lo cercasse con un accanimento quasi disperato, non sentiva alcuna traccia di dolore.
Lasciò cadere la spada, toccandosi l’arto come se non lo riconoscesse come proprio.
- Io…sono guarita. - mormorò con voce tremante.
Kilik annuì, sorridendo.
- Non so come ringraziarti. - la voce le si spense all’improvviso, soffocata da un groppo di commozione che, per un attimo, le riempì gli occhi di lacrime.
- Aiutami ad uccidere gli Oscuri e mantieni viva la mia speranza di vittoria. Non ti chiedo altro, perché questo è già abbastanza. - le mormorò l’Etereo, poggiandole una mano sulla spalla.
Sky represse a fatica le sue emozioni, poi uno sguardo stranamente serio, che pareva quasi fuori posto nei suoi lineamenti amichevoli ed infantili, affiorò sul suo volto, svelando la donna dentro la ragazzina.
- Lo avrei fatto in ogni caso, ma ti giuro che da oggi mi impegnerò in misura ancora maggiore per riuscirci.
- Basta che non esageri, o dopo sarò io nuovamente in debito con te. - la ammonì Kilik in tono scherzoso.
- Per quello però non posso farci niente. - continuò poi, indicando dispiaciuto la lunga cicatrice che sfigurava il braccio della spadaccina.
Lei gli sorrise.
- Non te l’avrei chiesto comunque. Non provo alcuna vergogna nel mostrare il ricordo di quando ho lottato per ciò che ritenevo importante.
Un’improvvisa debolezza si fece strada nel corpo dell’Etereo, sostituendo il rispetto che trapelava dai suoi lineamenti con un’espressione esausta e costringendolo a lasciarsi cadere sul letto.
Subito Sky gli si sedette a fianco.
- Cos’hai? - chiese in tono ansioso.
- Sono solo un po’ stanco, non ti preoccupare.
- Non è che guarendomi ti sei indebolito per domani? Voi Eterei non avete poteri illimitati, non… - s’interruppe all’improvviso, come consapevole di aver rivelato troppo, e Kilik le lanciò uno sguardo inquisitore.
- Mi basterà riposare per qualche ora, non mi sono sforzato troppo. - replicò, quindi il suo tono assunse una sfumatura sospettosa - Come mai conosci tante cose sulla mia razza? E perché ci stai accompagnando in questo viaggio? Hai parlato di volerti vendicare, ma in questi giorni ti ho conosciuta meglio e mi sono reso conto che hai mentito. Tu non riusciresti a vivere unicamente per la vendetta, non sei come Rafi.
- O almeno lo spero. - aggiunse con voce stanca.
Una strana amarezza lo colse al pensiero che, forse un volta di più, aveva concesso la sua fiducia a chi lo stava ingannando, eppure i limpidi occhi castani di Sky gli avevano donato un calore e la promessa di un’amicizia a cui non era riuscito a rinunciare.
La ragazza rimase qualche secondo a mordicchiarsi un labbro, incerta su cosa replicare, poi parve prendere una decisione e sollevò lo sguardo.
- Hai ragione, non è solo per vendetta che voglio distruggere gli Oscuri. In tutta sincerità non credo nemmeno che per me sarebbe un motivo sufficiente per rischiare la vita, o abbastanza nobile per spargere sangue di soldati innocenti, ma uno di loro ha catturato un mia amica, ed io la devo salvare.
Kilik le lanciò un’occhiata sorpresa, cominciando finalmente a capire.
- E questa tua amica è un’Eterea, giusto?
- Una dei pochi che hanno passato la barriera, sfuggendo all’Esilio. - confermò Sky, con tono di scusa - Te l’avrei detto appena ci siamo conosciuti, ma non era un segreto mio.
- Capisco. - mormorò il ragazzo, abbassando lo sguardo velato vergogna per i propri sospetti nei confronti di chi, pur sporcandosi le mani di sangue, possedeva occhi tanto limpidi ed innocenti, tipici delle persone che vivono seguendo un ideale di giustizia.
- Purtroppo non so chi l’abbia catturata, ma sono sicura che Viridian è ancora viva. Deve esserlo! - continuò lei.
- Ed infatti è così.
La spadaccina balzò in piedi all’improvviso.
- E tu come lo sai?
- L’ho conosciuta qualche notte fa, nella dimensione che appartiene solo a noi Eterei.
- Davvero? - mormorò, con la voce spezzata dalla paura di credere a quella speranza di cui il suo cuore sentiva tanto bisogno.
Kilik fece un cenno affermativo, raccontandole le circostanze che l’avevano portato a scoprire il rifugio dell’Eterea e la loro conversazione.
Sky accolse le sue parole senza muovere un muscolo, quasi un qualunque cambiamento in quella stanza potesse rompere l’incantesimo che le stava narrando la più bella tra le storie, mentre quella disperata convinzione, a cui si era stretta con una testardaggine simile alla follia per poter proseguire il suo cammino, le veniva confermata senza alcuna incertezza.
L’incredulità venne spazzata via, sostituita dall’intenso desiderio di scoppiare in lacrime e da una gioia vibrante, quasi dolorosa.
- Viridian è viva. - mormorò, senza nemmeno vederlo attraverso gli occhi annebbiati per un pianto a stento trattenuto.
Rimase un secondo a fissare l’Etereo, come in attesa di una sua crudele smentita, poi lo abbracciò all’improvviso, con uno slancio tale da fargli perdere l’equilibrio. Si ritrovarono distesi sul letto, in una posizione più consona a due amanti che a due amici, ma Sky pareva non farci caso; senza notare le sue guance roventi per l’imbarazzo continuò a stringerlo a sé, con il volto affondato nel suo collo, mentre le proprie lacrime bagnavano entrambi, incapace di ringraziare a parole quel ragazzo che le aveva già restituito due volte la speranza.

Rafi tornò alla locanda a sera inoltrata.
Nel suo sguardo impassibile non c’era alcuna traccia dell’esasperato dolore a cui aveva dato sfogo qualche ora prima.
Senza nemmeno cercare i suoi compagni o mangiare qualcosa raggiunse la sua camera.
Dopo aver chiuso la porta a chiave ripose la sua spada accanto al letto, quindi afferrò la brocca colma d’acqua che una cameriera le aveva portato quella mattina, e riempì un bicchiere. In perfetto silenzio estrasse dal suo zaino il sacchetto di pelle che Alista le aveva dato prima della partenza. Come se quella vista le fosse insopportabile, ebbe un tremito mentre lo apriva, tuttavia il suo volto rimase un’impassibile maschera di ghiaccio.
Con occhi privi di emozioni versò un pizzico di quelle erbe triturate nel bicchiere colmo d’acqua. Esitò solo per un secondo, fissando il sacchetto, poi lo chiuse di scatto e bevve l’infuso tutto d’un fiato.
Barcollando leggermente si diresse verso il letto e si stese, con il volto contratto per la nauseante debolezza che le aveva invaso il corpo.
L’attimo dopo, senza che i suoi lineamenti avessero assunto un’espressione più rilassata, dormiva

Nella sua cupa prigione, Viridian sedeva immobile sul pavimento di gelide pietre, cercando di reprimere gli insidiosi pensieri orfani di speranza che la volevano trascinare verso l’oscurità. Avvolta nel soffocante drappo della solitudine, i giorni erano passati uno dopo l’altro, con una lentezza semplicemente insostenibile, logorando il suo spirito più di quanto sarebbe riuscita a fare la tortura.
Un improvviso senso di pericolo, unito alla percezione di magia estranea alla propria, la spinse ad alzarsi di scatto.
Fece un passo indietro, pronta a difendersi da quell’intruso appena apparso di fronte a lei, poi lo riconobbe.
- Kilik! - esclamò, incredibilmente sollevata.
L’Etereo la guardò preoccupato: era più pallida e stanca del loro ultimo incontro, attorno ai suoi occhi viola si erano formate delle profonde occhiaie e perfino il sussulto con cui aveva accolto la sua comparsa, unito al continuo mordicchiarsi il labbro inferiore, denotava tutto il nervosismo di chi si sta logorando in un'attesa carica di angoscia e foschi presagi. Ma il dettaglio più rilevante in quel volto simile ad un'ombra era l'opaco riflesso della paura, un bagliore spento, in grado di soffocare qualunque altra luce, che contribuiva ad offuscare il colore vivido di quelle iridi.
Le sorrise, cercando di trasmetterle un po’ di tranquillità.
- Come stai?
- Aspetto... ormai non mi resta altro.
La sua voce priva di speranze lo colpì al cuore, donandogli un acuto desiderio di confortarla, nonostante sapesse bene che Viridian doveva possedere uno spirito di gran lunga più forte delle apparenze, se era riuscita a sopportare il passaggio attraverso la barriera che imprigionava il suo popolo.
Per un attimo rabbrividì al pensiero del sacrificio che tutti quelli come lei, compreso suo fratello Kohori, avevano dovuto compiere per poter ritornare su Sylune, un prezzo fin troppo elevato se nessuno di loro fosse riuscito a sopravvivere e adempiere alla propria missione.
Viridian sollevò il volto quando sentì la mano rassicurante dell’Etereo poggiarsi sulla sua spalla.
- Lei mi cerca... ed io non riesco più a nascondermi. - mormorò in un soffio.
- Devi resistere. - le disse Kilik, schiudendo poi le labbra in un sorriso - Sky ci rimarrebbe male se tu non riuscissi a farcela.
La ragazza si allontanò di scatto, tremando in preda ad un’improvvisa sorpresa.
- Come… come fai a sapere di lei?!
- Stiamo viaggiando assieme.
Un bagliore di speranza di accese negli occhi stanchi dell’Eterea, soffocato subito dalla disperazione.
- Non è possibile, Sky è morta ad Huan.-
- Per difendermi. - aggiunse, abbassando lo sguardo.
Kilik scosse la testa.
- E’ stata solo ferita gravemente, per sua fortuna l’ha trovata una guaritrice che è riuscita a salvarla.
- Non stai mentendo, vero? - chiese Viridian
- Perché dovrei?
La ragazza impallidì, poi di nuovo nei suoi occhi apparve quel bagliore, questa volta tanto intenso da illuminarle il viso, cancellando l’apatia e la rassegnazione che fino ad allora avevano avvolto tutta la sua persona in favore di una gioia improvvisa.
Strinse le labbra per non rivelare il tremito che le agitava, combattendo strenuamente contro le lacrime.
- E adesso come sta? Dove si trova?
- Non preoccuparti, si è ripresa alla perfezione ed è determinata a salvarti.
Un sorriso comparve sul volto della ragazza, prima di spegnersi in un’espressione decisa.
- No. - esclamò, scuotendo la testa - E’ troppo pericoloso, dille di rinunciare.
- Spiacente, ma temo che se anche glielo dicessi mi ignorerebbe.- rispose l’Etereo - Lei è determinata a salvarti ad ogni costo.
- Ed anche io. - aggiunse con dolcezza.
Allo sguardo di incredula riconoscenza che comparve nel volto della ragazza, Kilik le sorrise.
- Te l’avevo detto che sarei venuto a liberarti, no?
Lei si morse un labbro, preoccupata per le intenzioni di Sky e dell’amico, e tuttavia consapevole che non sarebbe mai riuscita a cambiare i loro propositi.
- E quindi andrete a sfidare gli Oscuri?
- Certo, se la nostra simpatica alleata non ci uccide prima.
Viridian gli lanciò un’occhiata interrogativa, alla quale l’Etereo non poté esimersi dal rispondere.
- Stiamo viaggiando assieme ad una pazza assassina. - commentò con un velo d'ironia, quindi si sedette per terra, subito seguito dalla ragazza, e cominciò a raccontarle per sommi capi della notte in cui era stato salvato da Rafi, la sosta a Northlear e l’incontro con la giovane spadaccina.
- Quell’umana è una ragazza in gamba. - concluse con un sorriso.
- Sky è unica. - asserì Viridian con voce priva di incertezze, ricordando il giorno in cui si erano incontrate, così come aveva fatto l’amica qualche giorno prima
Senza nemmeno rendersene conto, con il suo affetto incondizionato e l'innata allegria che la caratterizzava, Sky era riuscita a sciogliere lo scudo d’indifferenza con cui lei stessa si era circondata, creando tra loro un legame di profondo affetto e fiducia
reciproca. Vard aveva rappresentato una delle persone più importanti della sua vita, ma era stata la giovane spadaccina a rimarginare le sue ferite nel corpo e nell'anima, ed a farle il dono più prezioso in assoluto, restituendole la possibilità di fidarsi delle persone.
- Spesso l’ho sentita più vicina a me di quanto lo fosse Kirsta, la mia sorella di sangue. - mormorò, lasciandosi andare poi ad un leggero sorriso - Se non altro con Sky non ho mai litigato né fatto a botte.
L’Etereo le lanciò uno sguardo sollevato, contento di vederla scherzare.
- Forse perché ti faceva paura. - la prese in giro in tono gentile - L’ho vista combattere, è una spadaccina straordinaria.
- Nel nostro villaggio correva voce che fosse la figlia di un grande guerriero, ma nessuno ha mai saputo niente con certezza.
- La cosa non mi stupirebbe.
Per qualche secondo scese il silenzio, prima che Kilik riprendesse l’argomento precedente.
- Tua sorella adesso è nell’Esilio?
- Sì, assieme a mia madre.
- E tuo padre?
Viridian si irrigidì.
- E’ morto sette anni fa. - fece una pausa, come se il suo ricordo fosse ancora tanto doloroso da spezzarle la voce o la frase successiva contenesse un rimpianto semplicemente insostenibile - Sai, era un grande mago, se fosse stato ancora vivo sicuramente avrebbe saputo come evitare l’Esilio.
- Com’è morto?
- Non l’ho mai saputo, probabilmente è stato attaccato da alcuni predoni, ricordo solo che abbiamo trovato il suo corpo ricoperto di sangue appena fuori dal villaggio.
Lo sguardo dell’Eterea si era incupito, nel tentativo di allontanare quelle immagini agghiaccianti a cui aveva assistito da bambina, ma i suoi lineamenti tornarono sereni quando si rivolse all’amico.
- E tu? Hai ancora entrambi i genitori?
Come per un tacito accordo non chiese nulla sul fratello scomparso e Kilik non ne fece alcun accenno.
- Sì, ma è mia madre la più dotata. Anche se a comandare a casa mia era la nonna. - aggiunse con un sorriso.
- Davvero? - domandò l’Eterea in tono interessato, spronandolo a continuare.
Ed il ragazzo riprese il racconto, mentre con un braccio le circondava le spalle, come se volesse proteggerla dalla solitudine di quella tetra prigione. Rimasero per ore a parlare dei loro parenti, dell’infanzia e delle mille piccolezze di un’esistenza che era quasi caduta nell’oblio, utilizzando quei ricordi appena ritrovati per fasciarsi l’anima e lenire il dolore tormentoso con cui la solitudine li colpiva anche in mezzo alla folla. Solo in quel momento sembrarono rendersi conto di quanto stessero sentendo la mancanza dei loro simili, mentre quelle immagini familiari si intrecciavano nei loro pensieri, con le note dolci e malinconiche di un passato che forse non sarebbero più riusciti a rivivere su Sylune.
Infine scese il silenzio, una totale assenza di rumori che nei giorni precedenti era stata solo la più feroce e potente arma della solitudine in cui Viridian era avviluppata, ma che adesso la cullava assieme alla consapevolezza di potersi permettere qualche minuto di pace.
Lentamente l’Eterea appoggiò la testa sulla spalla dell’amico e chiuse gli occhi, mentre lui le accarezzava il braccio.
I secondi si sommarono impietosi, incuranti di quei due ragazzi che cercavano conforto nella reciproca compagnia, fino a quando, senza alcuna variazione nel cielo nero al di là delle sbarre, una consapevolezza penetrò gelida nella mente di Viridian.
- E’ quasi mattina. - mormorò la ragazza, cercando di abbozzare un sorriso.
Il pensiero di dover rimanere nuovamente sola le straziava il cuore, ma sapeva di non poter trattenere oltre l’amico.
A malincuore si alzò dal pavimento, divenuto quasi tiepido grazie al contatto con i loro corpi, e con un gesto della mano permise all’alba di raggiungere anche il cielo nero di quel limbo che poteva variare secondo la sua volontà, ma rimaneva inesorabilmente una prigione.
L’Etereo tornò in piedi a sua volta
- Presto attaccheremo Ghedan. Se tutto andrà bene avrai mie notizie la prossima notte.
- Non morire, Kilik. E non lo dico solo per me.
Il ragazzo annuì, poi le sfiorò la fronte con le labbra.
- E tu non perdere la speranza. - mormorò, mentre scompariva.
Viridian chiuse gli occhi per racchiudere dentro di sé quei preziosi frammenti di luce che le avrebbero permesso di combattere ancora contro la sua solitudine.
E tutto divenne buio.
   
 
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