Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: giulina    07/04/2011    8 recensioni
Alice poggia la testa bionda sul cuscino e si mette a fissare il cielo chiaro di maggio fuori dal lucernario sopra la sua testa, l’unico spiraglio di luce in quella stanza buia.
Bè più che una stanza è un garage.
Il garage del padre di Filippo in cui si vanno a rifugiare da quando hanno sei anni.
Era il loro nascondiglio segreto da piccoli, il luogo in cui potevano rimanere quanto volevano e dove nessuno li andava a cercare per sgridare.
In quel garage sono cresciuti, hanno imparato a leggere e a scrivere, sono rimasti a pomeriggi interi sdraiati sul letto ad osservare il soffitto in silenzio o ad ascoltare vecchi dischi in vinile che si inceppavano sempre in alcuni punti. Si sono scambiati il loro primo bacio girando una bottiglia vuota a dodici anni e sono diventati grandi senza accorgersene.
-Cerca di non russare-
-Ci proverò-
-Bene. Ho sonno e ho bisogno di dormire-
-Cos’è che ti toglie il sonno Lip?- Gli chiede con un tono acido.
-Una bionda che a mezzanotte mi chiede di risentirle storia-
-Potevi dirmi di no- Gli dice Alice alzando di poco la testa per specchiarsi nei suoi occhi verdi leggermente socchiusi.
-Non so dirti di no, Alice-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Il Garage.

 

 

 

Alice fissa la sua mano destra da almeno dieci minuti.

In silenzio osserva la piccola cicatrice che spicca sulla sua pelle chiara, quasi lattea.

Parte dall’indice e va fino al polso. È di un rosa chiaro, proprio come il cuscino su cui posa la testa e forma una precisa linea retta.

Alice gira la mano e la osserva alla flebile luce della lampada sul comodino.

Le unghie mangiucchiate sono state colorate con uno smalto verde mela leggermente sbaffato in alcuni punti, soprattutto sul pollice.

I suoi occhi scuri, neri rispetto alla sua pelle ed al colore dei suoi capelli, scivolano sul polso ricoperto di braccialetti.

Alcuni sono stati comprati in qualche bancarella in città oppure in vacanza, altri invece sono un regalo di qualche amica o di un famigliare. Sono tutti attaccati al polso destro, non se ne separa mai.

Quando muove il braccio suonano insieme come un coro, dei tintinnii che hanno il potere di catturare l’attenzione delle persone che le stanno accanto; come un flauto magico.

Il ragazzo sdraiato accanto a lei le rifila un’ occhiata di sbieco e torna a fissare lo schermo del vecchio televisore in fondo alla stanza.

Alice sbuffa piano e si mette ad osservare il soffitto.

Odia quando non la considera, odia quando quegli stupidi film catturano la sua attenzione come lei non è mai riuscita a fare. Lo odia spesso negli ultimi giorni ed oggi più del solito.

Alice poggia la testa bionda sul cuscino e si mette a fissare il cielo chiaro di maggio fuori dal lucernario sopra la sua testa, l’unico spiraglio di luce in quella stanza buia.

Bè più che una stanza è un garage.

Il garage del padre di Filippo in cui si vanno a rifugiare da quando hanno sei anni.

Era il loro nascondiglio segreto da piccoli, il luogo in cui potevano rimanere quanto volevano e dove nessuno li andava a cercare per sgridali.

In quel garage sono cresciuti, hanno imparato a leggere e a scrivere, sono rimasti pomeriggi interi sdraiati sul letto ad osservare il soffitto in silenzio e ad ascoltare vecchi dischi in vinile che si inceppavano sempre in alcuni punti.

 Si sono scambiati il loro primo bacio girando una bottiglia vuota a dodici anni e sono diventati grandi senza accorgersene.

Nel corso degli anni ci hanno portato una piccola televisione con cui vedono film in VHS, hanno appeso alcuni poster dei Beatles, dei Led Zeppelin e di un gruppo inglese dal nome impronunciabile che piace tanto a Filippo.

Alice ha portato un tappeto rosso e delle mensole su cui hanno messo dei libri; il letto ha un buffo piumone di Snoopy, regalo della sua mamma, che hanno sostituito alle lenzuola vecchie sulle quali era morta Gervasa, la nonna di Filippo.

C’è anche una lavatrice in un angolo che non funziona più e su cui hanno messo un giradischi e delle biciclette arrugginite a cui mancano i manubri e i sellini, piene di ragnatele.

Alice rabbrividisce e la pelle d’oca sotto al maglione beige le fa stringere le mani intorno al corpo.

Rifila un’occhiata a Filippo che continua a guardare il film indisturbato e dopo un attimo si sposta verso di lui appoggiando la testa sul suo petto.

Puzza di cioccolato.

Puzza, già; Alice infatti odia la cioccolata, odia i dolci in generale e Filippo lavora da qualche mese in una pasticceria vicino al loro palazzo, dopo la scuola.

Arriccia il naso quando sulla felpa sente l’odore di vaniglia. Odio la vaniglia anche più del cioccolato.

-Segugio, la puoi smettere di annusarmi?-

-Puzzi-

-Grazie-

-Non c‘è di che- La conversazione finisce lì.

Filippo respira lentamente e il suo cuore batte ad un ritmo normale.

Alice lo sente chiaramente perché ha l’orecchio posato proprio sul suo muscolo cardiaco. La sua mano è sullo sterno ma non la muove di un millimetro. Fifona? Già.

Se sentisse il suo, di cuore, crederebbe che soffre di tachicardia o è in procinto di un infarto.

Batte forte e rimbomba per tutto il corpo quando è vicino a lui. Le sue mani sono sempre sudate e il naso rosso come se avesse il raffreddore.

Questo è l’effetto che le fa la sua vicinanza da almeno una vita. Da quando lo vide per la prima volta nel giardino del loro palazzo e se le diedero di santa ragione.

La cicatrice che ha sul polso gliela ha fatta lui quel giorno spingendola contro un’altalena.

Forse è per quello che c’è tanto affezionata.

È innamorata, Alice, ma non lo dice nemmeno a se stessa.

Innamorata del suo migliore amico, classico clichè. I romanzetti rosa che leggono le sue amiche a scuola durante l’ora di fisica hanno una trama migliore per lo meno.

Innamorata e non ricambiata. Quello è scemo, pensa sempre Alice. Come diavolo ha fatto in diciotto anni a non accorgessi di quello che prova? Delle volte vorrebbe urlaglielo in faccia, altre riempirlo di schiaffi per dargli una svegliata e in alcuni momenti, invece, lo riempirebbe di baci.

-Sembri un treno-

-Eh?-

-Sono due ore che sbuffi. Che hai?-

-Niente. Zitto e guardati il film-

Odia quando tenta di capirla. Lo odia quando fa il premuroso e vuole farla parlare. Lo odia ma lo ama anche se puzza di cioccolato.

Filippo continua a guardarla e sorride sentendo l’ennesimo sbuffo. Ora scoppia, pensa.

-Ma che diavolo ci trovi in quei film? Fanno pena e venir voglia di suicidarti. Perché non ci buttiamo sotto un treno direttamente la prossima volta? Fai schifo a scegliere i film-

È scoppiata.

Sorride sulla sua testa e torna a fissare lo schermo ignorando un sonoro sbuffo- un altro.

-Via col vento è un classico. Come fa a non piacerti?-

-è la cinquantesima volta che lo vediamo e a me continua a far schifo. Cosa ci posso fare?-

-Non te ne intenti di cinema-

-Oh ma sta’ zitto!-

Sbuffa di nuovo. Ci risiamo.

Alice infatti si alza a sedere, prende il telecomando sopra al piumone e spegne la televisione proprio mentre Rossella Hoara sta per pronunciare “Domani è un altro giorno”.

Si alza dal letto e incomincia a girare a vuoto per la stanza. Le mani sui fianchi come una vigilessa che sta per farti una multa per divieto di sosta, i piedi scalzi mentre l’espressione corrucciata rimane impressa sul suo viso.

È bella, è molto bella ,Alice, anche se ha un carattere che fa schifo. Forse è per quello che la spinse contro un’altalena quasi dieci anni fa? Probabile.

-Usciamo. Questo posto puzza di cioccolato-

-A me piace!-

-E allora?- Gli fa la linguaccia prima di uscire dal garage inondato dalla luce calda del pomeriggio e di sparire dalla sua visuale mentre il tintinnio dei suoi braccialetti rimane nell’aria.

Filippo sbuffa e si alza in piedi lanciando un’occhiata di rammarico al televisore.

“Un giorno riuscirò a finire di vedere un film in santa pace…forse

 

 

 

 

 

 

Ho scritto, non so bene che cosa, ma ho scritto.

La mia mano di sua volontà ha aperto Word e si è messa a cliccare impazzita sulla tastiera. Questa è la noia signori!

Non so se un giorno diventerà una long-fiction. Forse. Non so perché ma mi ispirano i personaggi.

Tanti baci dalla vostra grulla “autrice”,

Giulia

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: giulina