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Autore: KikiWhiteFly    29/04/2011    1 recensioni
“Ricorda, noi possiamo sempre fare qualcosa.
Anche quando la vita smette di offrirci delle opportunità, possiamo sempre guardarla dall'alto in basso e rimboccarci le maniche.
Le strade si percorrono sempre in salita, mai in discesa.
Ho sbagliato Ren, ho sbagliato tante volte. Quando ti rendi conto di aver commesso un errore, inizi a vedere le cose in modo diverso, sai?"
[Quarta classificata al contest 'Un segreto in soffitta' di Darkrose86 e valutato da iaia86. Vincitrice del 'Premio Giuria']
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Reira Serizawa, Shinichi Okazaki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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II.


In cerca di te



[Tredici anni dopo ~ presente]










Ricorda, noi possiamo sempre fare qualcosa.

Anche quando la vita smette di offrirci delle opportunità, possiamo sempre guardarla dall'alto in basso e rimboccarci le maniche.

Le strade si percorrono sempre in salita, mai in discesa.

Ho sbagliato Ren, ho sbagliato tante volte. Quando ti rendi conto di aver commesso un errore, inizi a vedere le cose in modo diverso, sai?

La realtà, ad un certo punto, sembra stravolta: quando inizi a pensare di essere ad un passo dall'astratto il mondo può apparirti improvvisamente in ordine. Fu così che un giorno mi resi conto quanto fosse semplice... Tutto iniziò a quadrare alla perfezione, ogni cosa sembrava al suo posto.

Andai a parlare con tuo padre e...”






Una serie di parole cancellate, non si riesce a decifrare nulla.

Deve aver calcato con la penna molte volte sopra le parole: Ren deduce che la chiacchierata con suo padre non sia andata molto bene.

Ci sono una serie di pagine bianche, sembra che il tempo si sia fermato dopo quel giorno. Poi, finalmente, una nuova pagina – l'ultima, a quanto pare –, un po' scarabocchiata qua e là, ma si distingue perfettamente la grafia di sua madre.






Non mi pentirò mai di averti messo al mondo.

Posso pentirmi di aver sbagliato tante volte – sicuramente, sono state più le volte che ho errato rispetto a quelle in cui ho fatto la scelta migliore –, ma se ti ripeto che ti ho sentito dentro, devi prendermi in parola. Mi hai conquistata senza neppure chiedermelo, mi hai fatta sentire viva nel momento in cui la mia vita stava giungendo lentamente alla morte; passavo le giornate in continua agonia, le passavo perché non avevo il coraggio di metter fine alla mia vita.

Il coraggio, come ben sai, mi è sempre mancato.

Ma non ci vuole coraggio per diventare genitori, sappilo, ci vuole solamente un amore infinito, oltre ogni limite.

Ragion per cui, è stato quello stesso amore a costringermi alla resa: non mi sei stato strappato dalle braccia – non mi mortificherò con melodrammatiche descrizioni, non temere –, sei stato semplicemente donato alle braccia di qualcun altro.

Qualcuno che ti avrebbe amato meno di me, questo è certo, ma comunque una madre più degna di essere chiamata tale.

Probabilmente, non potrai mai comprendere le circostanze che mi hanno costretta ad una decisione simile; non sono stata vigliacca, semplicemente razionale: io ti ho portato in grembo, io ti ho amato per nove mesi, io ti ho dato la vita, io ho sofferto in quei mesi, io ho voluto amarti incondizionatamente. Io, però, mi sono resa conto di una cosa: la tua famiglia sono io, ma non sarei abbastanza.

Per una volta, ho deciso di comportarmi da adulta... Ti amo così tanto, da togliermi persino la cosa più preziosa che mi è stata donata. Sì, tu, un piccolo dono che ha rivoluzionato la mia intera esistenza.


Con amore incondizionato,

La mamma.”




Sembra che Reira abbia pianto, poco dopo, le lacrime bagnano le pagine. Ren chiude il diario, fissa la copertina rigida con uno sguardo vacuo, indecifrabile, dopodiché lo rimette al proprio posto, all'interno di un piccolo baule.

Un'ultima cosa cade sotto i suoi occhi: una lettera, contenuta all'interno di una busta. Ren ha quasi paura di scoprire qualcos'altro che possa turbarlo, tuttavia la curiosità è più forte e la apre.

È una pagina, stavolta però non è la calligrafia di sua madre... Legge in alto la data, fa qualche conto e capisce che è stata scritta poco prima del suo concepimento. Lo sguardo si dirige in basso, gli occhi sono sbarrati e pieni di spavento: Shinichi Okazaki, suo padre, è il mittente della lettera.

Sua madre l'avrà mai letta?

Il modo migliore per scoprirlo è leggere il contenuto anche se, lo deve ammettere, lo spaventa un po'. È già stato difficile scoprire le proprie radici, arrivare addirittura a comprendere le vicende dei propri genitori è troppo per un ragazzo di appena tredici anni.

Ren fa un respiro profondo, sembra che stia per leggere un verdetto finale.


Reira,

non credo di essere in grado di usare le parole più adatte ma voglio che tu lo sappia: non ho mai amato e non ho mai perduto nessuno quanto te. Ci siamo fatti del male a vicenda ma, a quanto pare, è nato qualcosa di benevolo da questa infinità malvagità.

Credo che esista un destino che vincoli le persone indissolubilmente nel tempo; sta agli esseri umani coltivare questo tipo di legame, spetta a loro il compito di farlo crescere.

E credo... – righe cancellate, uno schizzo sul foglio, l'inchiostro sbava per un paio di parole –... credo che l'unica cosa che possa renderci felici a vicenda sia quella di separarsi definitivamente.

Non sono sicuro neppure di poter rendere felice me stesso, in questo momento. Non è una questione di egoismo ma di logica: una persona che anzitutto non sta bene con se stessa – date le recenti vicissitudini – non può avere la presunzione di star bene con altri... E sì, arrivati a questo punto, penso che Takumi ed Hachiko sarebbero dei genitori molto più validi di noi.

Ti osserverò da lontano – un giorno, forse, troverò il coraggio di baciarti da vicino.


Con affetto,


Shinichi Okazaki.”





Ren getta la lettera nel baule, ha l'impressione di aver fatto un lungo sogno; peccato che, al termine, esso somigli più ad un incubo. La verità gli è stata nascosta per anni, quella che credeva la sua vera madre in realtà... cos'era? Una specie di imitazione della reale, oppure no?

Si sente figlio di nessuno.

Afferra la chitarra di vecchia annata, infila il giaccone e corre al piano di sotto; per fortuna non c'è nessuno in casa. Scivola via dalla porta retrostante, ha solo bisogno di evadere dalla realtà per qualche minuto... Il tempo di soffocare le lacrime nella neve ed urlare sottovoce. Sì, perché la vera sofferenza sta nelle parole tenute con un lucchetto nel proprio cuore, sta in ciò che non si dice perché fa male persino ammetterlo. Ed è così anche per Ren: le note della chitarra sono le sue parole urlate, le dita orchestrano semplicemente il dolore.

Terrà quel segreto – se così lo può definire – per se stesso: dopotutto, può sempre comportarsi da bambino ed aver fatto finta di leggere una favola anticonvenzionale. Ma a tredici anni si inizia a guardarsi attorno, a tracciare confini e distinguere, dividere, aprire un bivio, spaziare tra realtà ed immaginazione.

Se la vita fosse una favola, tanti mostri – odio, vendetta, rancore, paura, timore – non esisterebbero; se la favola fosse la vita, non si avrebbe così paura d'amare.


«We weren't born to follow, come on and get up off your knees » ¹



Sottovoce, urla sempre sottovoce Ren.

È leggero il ticchettio del suo cuore, va di pari passo con l'eco delle corde della chitarra; tutto, alla fine, sembra quadrare alla perfezione. Peccato, pare che gli adulti si siano dimenticati di quanto possano soffrire i bambini. E, ormai, è un po' tardi per rimediare.

Va bene così, in fondo: il tempo aggiusterà ogni torto, non placherà il dolore ma riuscirà a lenire un po' la ferita – i mostri che gli opprime il petto.

Canta, bambino, canta. we weren't born to follow...

Piangi, bambino, piangi. come on and get up off your knees, when life is a bitter pill to swallow.
You gotta hold on to what you believe.


La melodia cullerà le sue lacrime... Oppure saranno le lacrime la sua culla?

In ogni caso, la neve si scioglierà sul suo viso – le lacrime moriranno, nulla da temere.






Fine.



¹ We weren't born to follow – Bon Jovi.

   
 
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