Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Herit    02/05/2011    11 recensioni
Victor Stradivari è un giovane violinista di successo. Ha dalla sua un discreto fascino ed un carattere piuttosto altezzoso. Apparentemente frivolo, ha la fama del Don Giovanni bello e bastardo. Durante un concorso internazionale per una borsa di studio, la sua vita si incrocia con quella di Mark Violin: musicista pressoché sconosciuto nell'ambiente. E' proprio Mark a soffiargli la tanto ambita borsa di studio da sotto il naso. Una volta tornato nel conservatorio in cui studia, il Monteverdi di Londra, Victor è convinto che le strade sue e di quel "musicista da quattro soldi" non si incrocieranno più. Peccato che la Vita riservi parecchie sorprese...
E c'erano ricordi, in quella melodia. Un incontro fatto di sguardi penetranti ed astiosi. D'insofferenza reciproca e di sguardi lanciati di nascosto. Di risate fatte tra amici e di gelosie che avvolgevano il cuore come serpenti, iniettando il loro aspro veleno. Parlava di brividi, quella sinfonia. Quelli sollevati per lo scampato pericolo e quelli arrabbiati. Quelli provocati dallo schioccare di un bacio e quelli per la paura di perdere qualcuno di caro. C'erano nove mesi della loro vita, lì dentro. E li stavano offrendo al pubblico con il cuore aperto.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Epilogo: Quelle note sono lacrime sul Pentagramma.



    Era una semplice lapide bianca in mezzo alle tante e lui la stava fissando da almeno mezz'ora in silenzio. Non poteva pregare. Non perché non gli fosse mai stato insegnato, ma perché sarebbe stato inutile. Nonostante lui avesse visto Mark come un angelo piombatogli giù dal cielo senza un motivo reale, per il mondo in cui era vissuto, lui risultava qualcosa di sbagliato. A cosa sarebbe servito pregare? Appoggiò una mano sulla pietra che formava quella croce. Il nome e quei pochi dati che concernevano Violin erano stati incisi bianchi sul bianco. Aveva anche discusso con i suoi nonni perché sulla lapide fossero incise poche parole. “Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare.” Le aveva fatte incidere a proprie spese, alla fine. I suoi parenti non avevano apprezzato lo spettacolo che lui e quel “trovatello da quattro soldi” avevano dato a scuola, davanti a tutti. Sfiorò quelle parole con le dita, sentendole in rilievo sulla superficie irregolare della pietra, mentre lui le fissava, senza leggerle, però. In quell'anno le aveva riviste e sentite sotto i polpastrelli tante di quelle volte che ne conosceva ogni imperfezione. Quella dannata lapide bianca. E quel maledetto candore che alla luce del sole estivo diventava quasi fastidioso. Tanto che il riverbero gli graffiava gli occhi come un animale ferito, facendogli avvertire un''insana voglia di piangere. Dei passi alle sue spalle lo misero in allerta, quando gli arrivarono alle orecchie, ma non si voltò. Immaginava chi poteva essere.
    “Hai guardato quel dvd?” La voce di Kirya si fece spazio nelle sue orecchie, senza che lui la sentisse davvero. In quel momento aveva chiuso il mondo fuori. Dalla sua testa. Dal suo cuore. Annuì semplicemente. Ma quasi di sicuro avrebbe assentito a qualunque domanda. Fu il tocco discreto di una mano sul suo braccio a costringerlo ad uscire dalla conca del suo malessere. Due pozzi neri lo stavano osservando dal basso, incorniciati da boccoli corti e pieni. Elisabetta aveva uno sguardo triste che non le aveva mai visto addosso e nella piccola mano teneva un fazzolettino che gli passò sul viso, abbracciandolo. Era già passato un anno. Il braccio di Axel cinse il suo in un gesto che se avesse potuto, probabilmente si sarebbe alzato sulle sue spalle, ma la differenza di altezza dava qualche piccolo problema. Andy invece gli stava davanti. Il capo chino e le braccia che cingevano la grossa croce come probabilmente avrebbero fatto se innanzi a lui avesse avuto Mark stesso. Erano ancora loro. Tutti e quattro assieme a ricordare quell'evento. Erano rimasti uniti nonostante tutto. Nonostante i rifiuti. Nonostante le minacce. Nonostante le ripicche. Loro erano ancora lì. Violin era morto il giorno dopo il concerto, a seguito di diverse ore in sala operatoria. I medici avevano tentato un intervento disperato, ma era stato inutile. La malattia aveva preso il sopravvento e se l'era portato via lasciandoli sgomenti. Il giorno seguente Kirya gli aveva consegnato una busta da parte del musicista contenete degli spartiti ed un dvd. “Victorious” era il titolo del componimento che riempiva le rigature e Stradivari non aveva potuto fare a meno di sciogliersi in un pianto disperato. Da allora non aveva più spanto una lacrima. Aveva provato a suonare quella melodia a violino, qualche mese dopo. Più tranquillo. Con il dolore che si faceva sentire meno pesante nel suo petto. Ed aveva scoperto che non era altro che la melodia che aveva suonato a pianoforte nel teatro della scuola. La prima volta che avevano fatto l'amore. Ma non aveva mai preso il coraggio a due mani ed affrontato quella registrazione. Almeno fino a due giorni prima dell'anniversario della sua morte. Era il momento di farlo. Glielo doveva, infondo.
    “L'ho guardato ieri l'altro, Hayama.” Le comunicò, voltando le spalle alla lapide e tirando di nuovo su il viso, allontanandosi verso la macchina che li aspettava tutti e cinque fuori dal cimitero con quella forza e quell'eleganza che da un po' di tempo a quella parte era tornato a sfoggiare con testardaggine. La testardaggine di chi ha capito il messaggio, visto che il dvd conteneva la registrazione del piccolo show che avevano allestito per lui i ragazzi, in classe. C'era solo quella canzone: “The show must go on”. Un ammonimento. Un avvertimento. Una raccomandazione. Una richiesta. L'aveva interpretata in tanti modi, ma aveva capito finalmente, perché Mark gli avesse dedicato proprio quella canzone. La ragazzetta gli sorrise dolcemente, nonostante tutto. Nonostante il loro carattere così tremendamente simile. E forse anche per quello. Lo poteva capire. Poteva afferrare quel dolore che gli aleggiava attorno con una mano e spolverarlo via un po' alla volta con l'altra, aiutata da quelli che gli erano vicini. Axel gli era rimasto dietro di un paio di passi, mentre Lizzy ed Andy avevano procrastinato, fermandosi qualche istante di più sulla tomba del loro amico.

    Era una cena di gala. Una cena di beneficenza. I suoi nonni l'avevano organizzata sotto suo invito, ed i soldi sarebbero stati devoluti all'orfanotrofio in cui era cresciuto Violin. Era stato difficile far accettare alla sua famiglia quella che era diventata la sua scelta di vita. Alla fine, come da programma, a loro interessava solamente che il nipote stesse al loro fianco. Ma sua nonna si era dimostrata insolitamente dolce, dopo avergli sentito eseguire “Victorious”, mentre la provava in casa loro. Gli si era avvicinata sorridendo di un sorriso pacato e signorile. Non esprimeva gioia, ma una profonda stima per l'uomo che era diventato. Ed un orgoglio radicato fin nel profondo del suo animo di anziana donna benestante. Gli aveva preso le mani con premura, carezzandole con quelle dita rugose, ma ancora forti, rese morbide dalla crema.
    “Questo è suonare con il cuore, Vittorio. Avrei voluto piangere dalla disperazione, nel sentire la tua esecuzione, ma la vita di questo brano fa venir voglia di affrontare qualunque dolore con forza. Fa venir voglia di andare avanti passo dopo passo, nonostante le sofferenze che ci attanagliano.” Avrebbe voluto piangere lui, in quel momento, ma non lo fece. Abbandonò per un istante però quella maschera di gesso e cera che aveva addosso, lasciando spazio di trapelare ad una sofferenza profonda. Le aveva portato le braccia al collo, stringendola a sé. Concedendosi quel gesto dolce e così intimo con quella donna che si era fatta riscoprire ai suoi occhi. Con quella donna cui somigliava tanto e con la quale condivideva lo sguardo acuto e deciso. Quella che quando era bambino gli raccontava le favole. Quella che quando era diventato adolescente aveva talvolta litigato con il marito per le scelte che aveva fatto al posto del nipote. Quel giorno aveva riscoperto una famiglia che non si ricordava di avere.
    Non sarebbe fantastico? Durante una cena di gala dai miei nonni, io che mi alzo in piedi per fare un annuncio...
    Si alzò in piedi, Victor. La coppa di spumante in mano. Sollevata per annunciare un brindisi imminente. Si guardò a destra e come da previsione trovò gli occhi dei suoi parenti puntati su di lui. Lo sguardo severo e distaccato di suo padre, ancora offeso probabilmente, per non avere un figlio perfetto che preferiva portarsi a letto un uomo, piuttosto che una donna. Quando gli aveva fatto presente che lui ancora non era sposato e che sperperava i suoi soldi con le prostitute, quello gli aveva ringhiato contro che l'avrebbe diseredato. Lui gli aveva risposto con un'alzata di spalle e la sua migliore faccia di bronzo dicendogli che finché il suo, di padre, era vivo, a lui non spettava neanche un ninnolo di quello che era il patrimonio di famiglia. A seguire c'era il nonno. Incredibilmente di vedute più aperte del figlio. Dopo una discussione più serrata, e la promessa strappata che mai avrebbe abbandonato il violino, aveva accolto il nipote a casa con le braccia aperte. Aveva uno sguardo severo, però stava annuendo, invitandolo a continuare. E poi, accanto a sé aveva sua nonna. Quella che era divenuta il suo sostegno in quei mesi di tristezza. Quella che lo ascoltava ogni volta che suonava il violino con disperazione, talvolta piangendo per lui. L'aveva riscoperta di una bellezza inusuale, fatta di sorrisi ancora timidi al marito. Di carezze posate a fior di capelli la sera. E di abbracci forti nei momenti di sconforto. Di quella bellezza di chi sa ancora amare. Quella era la sua famiglia. La sua gabbia dorata fatta di pro e contro. Aveva solo dovuto accettarla, e tutto poi era venuto da sé. Il suo sguardo passò poi sull'élite della borghesia londinese, sorridendo con sfrontatezza verso di loro, sollevando già il calice, comunicandogli così di prepararsi al brindisi. In fine aveva posato lo sguardo alla sua sinistra. Lizzy, Axel, Kirya, Andy. Erano lì, con lui. Solidi bastioni attorno alla sua struttura così instabile e fragile. Lui mancava, però. A loro sorrise con maggiore convinzione. Un ringraziamento.
    “Signori, avrei un annuncio da farvi...”


“The show must go on”


The end





Lo so, questo epilogo non dice nulla di più di quanto non si sapesse già.
Mi spiace che la storia sia risultata piatta. Più di qualcuno me l'ha fatto notare.
Però, sinceramente, come prima avventura yaoi, io ne sono soddisfatta. Ci ho lavorato tanto e mi sono davvero affezionata a tutti i personaggi che ho creato.
Spero che almeno una parte di questo affetto sia arrivata anche a chi legge.
Ringrazio chi ha recensito positivamente e negativamente la mia storia. Le batoste servono per crescere.
Ringrazio RedLeaves, perché mi ha sopportato durante la stesura del racconto (lui che lo yaoi non può nemmeno vederlo) e io comunque gliene parlavo XD E poi, arrivando addirittura a scrivere un piccolo spin-off che vi consiglio di leggere (il link è allo scorso capitolo).
Ringrazio Andy, perché Strà e Viò sono merito suo. Perché è stato fonte di consiglio durante i nostri meeting e training autogeni al McDonalds X°D Perché mi spiace di avergli ucciso un personaggio che a detta sua NON doveva morire XD (immagino i più siano d'accordo con lui =P)

Vi abbraccio tutti :)

Herì <3

   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Herit