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Autore: Julia Weasley    07/05/2011    13 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 24
Fiducia
 
L’archivio dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia era enorme, quasi più grande della biblioteca di Hogwarts. Decine di scaffali stipati e traboccanti di cartelle e documenti si stendevano in una successione che sembrava non avere quasi fine.
Non appena entrò, Rachel si rese conto che la sua ricerca sarebbe andata per le lunghe, molto più di quanto si fosse aspettata.
« Sono in ordine alfabetico, vero? » domandò al custode, un uomo dall’aria annoiata che se ne stava seduto con i piedi sulla scrivania sbilenca.
« Eh? Ehm… sì sì » rispose quello con poco interesse, per poi tornare a fare i cruciverba della Gazzetta del Profeta.
Rachel sospirò, con la netta sensazione che in quell’archivio ci fossero parecchi schedari fuori posto. Ora capiva come mai il direttore del suo Dipartimento, Cornelius Caramell, le aveva augurato buona fortuna quando lei gli aveva chiesto il permesso scritto per potervi accedere. Fortunatamente Caramell non aveva fatto domande, e il custode era stato altrettanto disinteressato.
Rachel decise di non pensare alla discutibile efficienza del Ministero della Magia e si costrinse ad iniziare a cercare.
Non fu molto facile trovare lo scaffale della lettera G. I cartelli su cui erano segnate le lettere si divertivano a cambiare, così ogni tanto volavano via e si posavano su scaffali completamente diversi. Quanto agli schedari, molti si trovavano in posizioni sbagliate, come la ragazza aveva intuito fin dall’inizio.
Dopo mezzora di ricerche infruttuose, Rachel si assestò una botta sulla fronte. Prima non ci aveva pensato perché era quasi sicura che l’archivio fosse dotato di misure di sicurezza anti-incantesimi ma, considerando chi lo gestiva, era possibile che fosse stato proprio abbandonato al proprio destino.
« Accio schedario Gaunt » sussurrò, tenendo la bacchetta puntata verso il soffitto.
Un plico polveroso si sollevò da terra, dove era rimasto a giacere e lasciarsi calpestare da chissà quanto tempo, e ondeggiando leggermente volò in direzione di Rachel, che lo afferrò al volo.
Ringraziò la negligenza del custode, si avvicinò trepidante ad un tavolo ingombro di scartoffie e, senza preoccuparsi troppo, fece spazio buttando per terra tutto quanto.
Tanto peggio di così non potrebbe essere, pensò, mentre posava il plico sul tavolo e lo apriva.
Vi trovò un rapporto firmato da un certo Bob Ogden dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, e due o tre schede riguardanti la famiglia Gaunt.
Il rapporto di Ogden riferiva di una visita che lo stesso mago aveva fatto a casa Gaunt, in un paesino chiamato Little Hangleton, per indagare riguardo un’aggressione ai danni di alcuni Babbani.
In occasione di questa visita Ogden era stato aggredito dai padroni di casa, riportando una frattura del setto nasale, ed era stato costretto a tornare con i rinforzi, ed entrambi i Gaunt erano stati scortati ad Azkaban.
Dal rapporto risultava che la famiglia Gaunt fosse composta da tre persone: Orvoloson e due figli, Orfin e Merope.
Le schede riguardavano soltanto i due uomini della famiglia. Rachel le lesse attentamente, saltando i dati anagrafici.
 
Orvoloson Gaunt
Arrestato con l’accusa di aver causato ferite a diversi dipendenti del Ministero della Magia, tra cui l’allora Capo della Squadra Speciale Magica, Bob Ogden, e per aver opposto resistenza agli Auror che hanno l’ordine di arrestarlo.
Sconta sei mesi di reclusione ad Azkaban.
Deceduto poco dopo il suo rilascio.
 
Orfin Gaunt
Arrestato insieme al padre Orvoloson con l’accusa di aggressione ai danni di diversi Babbani, del Capo della Squadra Speciale Magica, Bon Ogden, e di cinque Auror.
Sconta tre anni di reclusione ad Azkaban, dopo i quali viene rilasciato.
Reo confesso dell’omicidio della famiglia Babbana Riddle, riceve una condanna a vita.
Attualmente si trova ad Azkaban.
 
Più in basso vi erano alcune annotazioni scritte da un Auror anni prima, e alcune di esse indussero Rachel a sgranare gli occhi.
A quanto pareva, tra i Babbani uccisi da Orfin vi era un certo Tom Riddle. Non poteva essere una coincidenza che quel Babbano fosse omonimo di Voldemort in persona. Ma qualcosa le sfuggiva. Rachel non capiva proprio che connessione potesse esservi tra i due.
Ma fu un’altra informazione che la colpì ancora di più: i Gaunt avevano più volte affermato con orgoglio di essere gli unici discendenti diretti di… Salazar Serpeverde.
Ora capiva perché Silente le avesse chiesto di cercare informazioni proprio sui Gaunt: erano parenti di Voldemort, e probabilmente la figlia, Merope, doveva aver sposato proprio il Babbano, Tom Riddle.
Tutto tornava. Voldemort quindi era figlio di una Gaunt e di un Riddle… un Babbano.
Le ci vollero alcuni minuti prima di digerire quella rivelazione, e per un attimo non poté fare a meno di chiedersi come avrebbe reagito Regulus nel sapere che il Signore Oscuro aveva origini Babbane. Anzi, forse era meglio non saperlo, concluse.
Fu il custode a farla tornare in sé, quando si mise a russare sonoramente.
« Geminio » sussurrò, duplicando le schede e il rapporto firmato da Ogden. In realtà, col caos che regnava in quell’archivio, avrebbe potuto rubare direttamente il plico senza che nessuno se ne accorgesse mai, ma non era il caso di rischiare.
Ripose lo schedario da dove lo aveva preso e piegò le copie in modo tale da poterle nascondere sotto il vestito, in una zona in cui nessuno avrebbe mai potuto perquisirla senza poi finire al San Mungo.
Cercò anche di ricoprire lo schedario di polvere e, anche se il risultato non fu proprio perfetto, poteva sembrare che nessuno lo avesse consultato di recente.
In quel momento si sentì una perfetta spia. Sarebbe stato quasi divertente se non avesse avuto il terrore di essere scoperta.
Quando uscì dall’archivio, trovò il custode che dormiva, sempre con i piedi appoggiati sul tavolo, e la sedia che oscillava pericolosamente.
« Arrivederci » disse a voce abbastanza alta da farlo svegliare di soprassalto. Il mago perse l’equilibrio e cadde all’indietro con un gran fracasso.
« Ehm… arrivederci » ansimò lui, cercando di tornare in piedi.
Rachel uscì nel corridoio del Secondo Livello. Fuori era già buio e il Ministero si era quasi svuotato. Prese l’ascensore per tornare all’Atrium e andarsene ma, una volta arrivata davanti alla fontana dei Magici Fratelli, si sentì chiamare da qualcuno.
« Emmeline, ciao » disse, stupita.
La ragazza la raggiunse in pochi passi, sorridendole.
« Allora, hai finito il tuo turno? » le chiese.
« Sì, ho appena finito, perché? »
« Ti stavo aspettando. Ho provato a cercarti nel tuo ufficio ma Peasegood mi ha detto che eri in archivio ».
« Sì, stavo cercando una cartella per un caso di magia in presenza di Babbani… sai, le solite cose » mentì prontamente Rachel.
« Infatti, quindi ho pensato di aspettarti qui. Dorcas ci ha invitate a cena da lei, questa sera, quindi se vuoi possiamo andare insieme » propose Emmeline.
Rachel esitò. Non poteva portarsi dietro quei documenti sui Gaunt per troppo tempo.
« Ringrazia Dorcas da parte mia, ma devo tornare a casa ».
Emmeline probabilmente si aspettava quella risposta, a giudicare dall’espressione un po’ esasperata e un po’ malinconica.
« Rachel, è sabato sera ».
« E allora? »
Emmeline alzò gli occhi al cielo.
« Da quant’è che non esci? »
« Veramente esco tutti i giorni » replicò Rachel.
« Ok, riformulo la domanda. Intendevo, da quant’è che non esci, oltre che per lavoro o per l’Ordine della Fenice? »
Rachel provò a rispondere, ma si rese conto di non avere nulla da dire, così rimase a bocca aperta.
« Visto? » fece Emmeline. Poi sospirò. « Senti, capisco come puoi sentirti, ma non ce la faccio a vederti in questo stato. So che Regulus per te era tutto, ma così finirai solo per impazzire, e non penso che lui avrebbe voluto questo ».
Rachel sentì di nuovo quel disagio che provava ogni volta in cui era costretta ad affrontare quell’argomento con chiunque non sapesse che Regulus era ancora vivo. In quei momenti voleva sparire e basta, tanto si vergognava.
« Insomma, non va bene che ti affatichi così tanto! Sei uscita dal San Mungo solo ieri mattina, e già sei tornata a lavorare. È ammirevole, e so che ti aiuta a non pensare, ma temo che tu non voglia proprio vedere nessuno, e questo non va bene, perché questo tuo isolamento dura da troppo tempo. Dai, vieni con me. Sono sicura che anche i tuoi ti dicono la stessa cosa ».
Rachel non poté fare a meno di annuire, anche perché non sapeva come risponderle.
« E quanti saremmo? »
Emmeline esitò.
« Ehm… io, te e Dorcas » ammise, frustrata.
« Wow, sarà una vera svolta per la mia vita sociale » commentò Rachel, sarcastica.
« Ok, ammetto che questa non è esattamente un’uscita spensierata. In realtà Dorcas ha detto di volerci parlare di una cosa importante, solo che non posso parlartene qui… » aggiunse sottovoce. « Il mio discorso di prima però vale lo stesso… Comunque verrai? »
Emmeline la guardò con un’espressione speranzosa, e Rachel sospirò.
« D’accordo, vengo. Fammi almeno avvertire i miei, prima ».
L’amica le rivolse un gran sorriso.
« Perfetto! Andiamo ».
 
 
Regulus non aveva mai avuto occasione di vedere la neve su una spiaggia. A Hogwarts spesso la superficie del lago nero si era trasformata in una lastra di ghiaccio, e la neve la aveva circondata, ma vedere le onde del mare infrangersi contro la distesa bianca che ricopriva la sabbia era uno spettacolo del tutto inedito per lui.
Cercava di distrarsi da ciò che lo preoccupava, osservando le proprie scarpe che affondavano nello strato soffice di neve, raggiungendo quello sottostante, più solido, mentre Alphard camminava accanto a lui, in silenzio.
Diane si era raccomandata che non si allontanassero troppo e che facessero attenzione a restare dentro la zona degli incantesimi di protezione. Regulus aveva annuito subito, ma al momento era ben altro a preoccuparlo. Il fatto che Alphard gli avesse chiesto di scostarsi più del solito da casa Queen gli faceva sospettare qualcosa.
« Sono felice che Rachel stia meglio » esordì lo zio, apparentemente ignaro.
« Già… »
« Sirius mi ha detto che hai implorato il suo aiuto per poterla andare a trovare ».
« Mai che si tenga una cosa per sé » bofonchiò Regulus, seccato. « E comunque io non ho implorato proprio nessuno, sia chiaro ».
Alphard sorrise, divertito.
« Devo farti i complimenti. Sei riuscito a gestire la situazione molto meglio di come avrei fatto io. Si vede che tieni davvero a lei ».
Regulus distolse lo sguardo, a disagio. Nonostante tutto, si imbarazzava ancora a parlare di quello che provava per Rachel. Non erano discorsi che era abituato a fare, anche se Alphard era già meglio rispetto a chiunque altro.
« Perdona la mia invadenza, ma è da un po’ che ho questo sospetto. Hai intenzione di sposarla, vero? »
La domanda dello zio lo prese alla sprovvista.
« Perché me lo chiedi? »
« Oh, è solo una semplice curiosità. Nessuno mi ha costretto ad informarmi e a riferirgli subito la tua risposta, naturalmente… »
Regulus capì al volo.
« Puoi dire a Perseus di stare tranquillo: al momento non c’è pericolo. Abbiamo altro a cui pensare » disse in tono pratico.
« Ok. In realtà te l’ho chiesto anche perché, con la guerra in corso, tanti ragazzi decidono di sposarsi molto presto ».
« Lo so. In realtà ci ho pensato un paio di volte » ammise Regulus, avvampando, « ma non è il momento. Prima di tutto non voglio metterle fretta: noi Black siamo abituati a queste cose, lei no. E poi può sembrarti strano ma
anche io preferisco aspettare. Ufficialmente sono morto, e non ho di certo intenzione di sposarmi di nascosto come farebbe un rinnegato. Dico bene? »
« Ehm, certo… »
Alphard cercò di trattenersi, ma era chiaro che avrebbe volentieri alzato gli occhi al cielo, con una smorfia divertita.
« Cos’era quell’espressione? »
« Stavo notando che per certe cose non cambi mai ».
« Certo che no. Rachel non merita un matrimonio clandestino. Lei è più che degna di diventare una Black e di essere considerata e riconosciuta come tale ».
« Regulus, la tua è una fissazione. Tu credi davvero che a lei importino tutte quelle formalità? Forse interessano più a te ».
Regulus tacque. Alphard non aveva tutti i torti.
In realtà le sue erano tutte scuse: quello che temeva di non comportarsi come un vero Black era proprio lui. Naturalmente, era convinto che quello che stava facendo ora fosse davvero la cosa giusta, e su questo non aveva dubbi; certe volte però, non poteva fare a meno di chiedersi cosa avrebbe pensato il resto della sua famiglia. Talvolta si ritrovava a domandarsi se suo padre, ovunque si trovasse, fosse in grado di vedere cosa stava combinando, e se si sentisse fiero o deluso per il suo cambiamento.
Evitava sempre di rivelare a chiunque altro quei pensieri, per non sembrare ridicolo. Non lo aveva fatto capire neanche a Rachel: c’erano problemi molto più seri di cui occuparsi, tra gli Horcrux, la spia nell’Ordine della Fenice e la guerra. Ma per lui essere un Black continuava a costituire una privilegio importante; era ciò che lo aveva sempre contraddistinto e guidato, e non voleva rinunciarvi.
« Comunque, la decisione sta a te. La cosa positiva è che posso rassicurare Perseus: quando ti deciderai, lui sarà il primo a saperlo, perché sei così tradizionalista che andrai prima a chiedergli la mano di sua figlia ».
« Lo dici come se fosse una cosa strana ».
« Lasciamo perdere... Vorrei proprio assistere alla scena » scherzò Alphard.
« Pensi che mi ucciderà? » domandò Regulus, improvvisamente preoccupato.
« No, non penso proprio. Anzi, ultimamente ti tratta meglio. Non hai notato che ti ha salutato quando siamo usciti poco fa? »
Regulus se ne stupì. Non ci aveva fatto caso, ma era proprio così. Di solito Perseus cercava di rivolgergli la parola solo se era strettamente necessario, e invece negli ultimi giorni era diventato un po’ più cordiale… anche se il cambiamento era minimo e quasi impercettibile.
« Hai ragione… » commentò, iniziando a decelerare il passo. « Zio, forse ci siamo allontanati troppo » gli fece notare, stringendosi nel mantello.
« Già, qui dovrebbe andare » disse lui, guardandosi intorno.
« Che cosa? »
Alphard si fece mortalmente serio, e Regulus si ritrovò a temere di nuovo di veder confermati i propri sospetti.
« Per l’ennesima volta, mi dici che cosa state complottando tu e Rachel con Silente? Se si tratta di Tu-Sai-Chi, posso darvi una mano ».
Regulus distolse lo sguardo, sospirando.
« L’ho già ripetuto sia a te che a Sirius. È meglio se ne restate fuori, davvero » rispose, inflessibile.
« Non ti fidi? »
« Non è questo, lo sai. Non voglio metterti in pericolo più di quanto non lo sia già. A proposito… l’altra volta, quando ti sei Materializzato nel giardino, non hai origliato per caso, vero? »
« Origliare non è nel mio stile ».
« Non hai sentito niente, allora? »
Alphard lo guardò dritto negli occhi, esitando. Regulus tremò impercettibilmente. Non era molto sicuro di voler conoscere la risposta.
« No, non ho sentito » disse, e il nipote trasse un respiro di sollievo. « Ma ho sempre intenzione di aiutarti. In fondo, ti sono già stato utile, una volta ».
A Regulus dispiaceva essere così intransigente. Sapeva che Alphard avesse la necessità di sentirsi utile, ma preferiva lasciarlo il più possibile fuori dai guai.
« Forse in futuro potrei chiederti di darmi una mano » gli concesse. « Ma per ora non se ne parla ».
« D’accordo » rispose l’uomo, non riuscendo a nascondere la propria frustrazione ma cercando lo stesso di mascherarla con un sorriso. « Ammetto che sei molto più responsabile di me. Però dimmi almeno questo: è su Tu-Sai-Chi che state indagando, vero? Non ti chiederò nient’altro, promesso ».
Regulus esitò, ma poi si disse che quella dovesse essere una cosa piuttosto scontata.
« Sì, ovvio » rispose.
Alphard annuì, con l’aria di pensare a qualcosa che Regulus non riusciva ad intuire.
« D’accordo… Forse è meglio tornare, adesso » cambiò subito discorso.
Il nipote si incamminò dietro di lui, senza poter fare a meno di domandarsi se avesse fatto bene a concedergli quell’unica risposta.
 
 
Dorcas abitava ad Upper Flagely, uno dei più importanti villaggi semimagici, in un appartamento che al’esterno sembrava molto piccolo, praticamente un monolocale. Tuttavia, quando Rachel ed Emmeline entrarono, si resero subito conto che la padrona di casa doveva aver applicato molti incantesimi, perché le ben sei stanze erano enormi, degne di una villa più che di un appartamento.
« Caspita, Dorcas, si sta belli larghi, qua dentro » commentò Rachel, mentre la strega faceva gli onori di casa.
« Già, è stato il  mio bisnonno ad allargarla così, perché aveva pochi soldi e molti figli. Però per me è troppo grande. Visto che sono solo io ad abitarci, e non ho neanche un elfo domestico, pulire tutte le stanze ogni settimana è una vera tragedia » rispose Dorcas, appendendo i loro mantelli all’attaccapanni. « E la sera è triste stare qui dentro. Ecco perché se devo fare una ronda, la faccio sempre di notte ».
« Non ti invidio per niente » disse Emmeline.
Dorcas si rivolse a Rachel.
« Come stai? »
« Bene » disse lei, notando gli sguardi preoccupati che le altre due le rivolgevano, soffermandosi soprattutto sulla cicatrice che le arrivava nell’incavo tra il collo e la spalla. Era l’unica che si vedeva anche da davanti, e lei si sistemò il fazzoletto che indossava proprio per coprirlo. « Sto bene, davvero. Non pensavo di cavarmela così » aggiunse con malcelata indifferenza.
« Se solo mi capita tra le mani quella maledetta spia… » iniziò Emmeline, facendosi improvvisamente serissima.
« È proprio di questo che voglio parlarvi » disse Dorcas, accompagnandole nel salotto, dove trovarono un tavolo tondo apparecchiato per tre. Le fece sedere, servì la prima portata e si sedette a sua volta.
« Bene, siamo tutte » disse Dorcas in tono pratico. « All’inizio avevo invitato di invitare altre persone, ma Gideon e Fabian avevano da fare, e su alcuni ero indecisa... Comunque è meglio così, visto che voglio parlarvi di una questione molto delicata, e voi due siete tra le persone di cui mi fido di più in assoluto ».
« Grazie » disse Emmeline.
Rachel si stupì di quella manifestazione di fiducia nei suoi confronti. Sapeva che Emmeline e Dorcas fossero amiche da tempo, anche perché le loro famiglie si frequentavano già da anni, ma lei la conosceva da pochissimo, a parte che per le faticose giornate in cui le aveva cercato di insegnare l’Incanto Patronus. Dorcas le era piaciuta fin dall’inizio, ma non pensava che lei sarebbe stata così pronta a fidarsi di lei.
Dorcas intanto aveva iniziato a parlare.
« L’altra notte, io, Malocchio e Frank abbiamo cercato di catturare Wilkes che, come penso sappiate, è stato ucciso da un Auror. Tuttavia, prima di morire, ha detto una cosa che mi ha colpita molto. Ha detto che la spia tra di noi è una persona davvero insospettabile ».
Loro la guardarono con ansia, improvvisamente dimentiche del cibo di fronte a loro.
« Malocchio ha anche detto che, da parte sua, lui sospetta di tutti, nessuno escluso. Bè, sapete com’è fatto… Ma voi vi siete già fatte un’idea? » domandò Dorcas, mentre versava da bere a tutte.
« Intendi sapere se abbiamo già qualche sospetto? » le chiese Emmeline.
Lei annuì.
Tutte e tre improvvisamente si ritrovarono a fissare i loro piatti con gli sguardi cupi.
Nella stanza calò un improvviso silenzio teso. Ognuna di loro stava pensando a persone diverse, ma non ne era mai troppo convinta.
« Io un’idea la avevo… però mi sono ricreduta, perché è troppo ovvio, quindi non so se è il caso di… » accennò Dorcas.
« Dillo pure, da qualche parte dovremmo anche cominciare » lo incoraggiò Emmeline.
« Bè… credo che saremo tutte d’accordo col fatto che il più sospetto sia Remus Lupin. Io non credo più che sia la spia ma devo ammettere che la sua posizione è la più compromettente ».
Si guardò intorno, cogliendo le loro occhiate esitanti.
« In effetti è troppo facile » intervenne Rachel. « Lo stesso Wilkes ha detto che la spia è insospettabile, quindi non si poteva riferire a Remus… a meno che non abbia voluto dare una pista falsa, è possibile… Però io non lo credo capace di tradirci tutti. È stato Greyback a morderlo, ed è cresciuto diversamente dagli altri lupi mannari. Come potrebbe decidere di collaborare con il branco? »
« Se Remus fosse davvero la spia, non credo che Voldemort lo farebbe esporre così tanto ai nostri sospetti » disse ragionevolmente Emmeline.
« Anche io la penso così, ma credo che il metodo migliore sia quello di non escludere nessuno » disse Dorcas.
« D’accordo, ma a questo punto chi può essere insospettabile? » disse Rachel. « Non è un indizio decisivo. Il più insospettabile di tutti è Silente, ma naturalmente è assurdo che sia lui. Non abbiamo molte basi su cui farci un’opinione ».
« Già… Si potrebbe pensare ad Hagrid » disse Emmeline, anche se il suo tono era dispiaciuto.
« Hagrid? »
« Bè, lo sappiamo tutti che quando si ubriaca – e non solo in quelle occasioni – racconterebbe tutti i suoi segreti. Io non credo che ci tradisca, però potrebbe lasciarsi scappare qualcosa con qualcuno di cui forse si fida… il risultato sarebbe lo stesso ».
« Aspettate un attimo » le interruppe Dorcas. « Ricominciamo da capo. I primi due che abbiamo nominato sono un lupo mannaro e un mezzo gigante, e non dobbiamo ragionare così ».
Rachel ed Emmeline furono colpite da quelle parole, e per alcuni minuti non dissero nulla. Cercavano di trovare qualche sospetto, ma nessuna di loro ci riusciva.
Rachel non aveva idea di chi potesse essere la spia, anche perché tendeva a sospettare di chi conosceva meno e di chi le era meno simpatico.
« Così non andremo da nessuna parte » disse all’improvviso. « A mio parere, ognuna di noi dovrà tenere sotto controllo tutti gli altri e cogliere anche la minima stranezza ».
« Secondo me invece non dobbiamo aspettare che gli eventi si sviluppino » disse Dorcas.
« In che senso? »
« È da un po’ che ci penso… Vorrei organizzare una trappola in cui la spia possa cadere ».
« Una trappola? »
« Sì. Statemi a sentire. Daremo ai più sospettabili un’informazione falsa, naturalmente spacciandola per vera, e staremo a vedere cosa succederà. Se i Mangiamorte entreranno in azione, significa che il traditore è uno di quelli che abbiamo informato, così il nostro campo di ricerca si restringerà di molto. Altrimenti, ripeteremo la stessa operazione con altri. Cosa ne pensate? »
« Credo che sia una buona idea » convenne Rachel.
« Anche secondo me » confermò Emmeline.
« Allora siamo d’accordo. Non parlate a nessuno di questa cosa ».
Il resto della cena proseguì più serenamente, anche se una strana atmosfera era calata su di loro, come se quell’accordo che avevano preso le legasse in maniera indissolubile, facendole sentire tutte e tre un po’ in colpa; probabilmente la creazione di gruppi e sospetti non era stata tra le intenzioni originarie di Silente, ma loro non potevano farci nulla. Non era prevista neanche la presenza di un traditore. Ma c’era, e tutti gli altri dovevano reagire in qualche modo. Erano sicure che anche gli altri membri dell’Ordine avessero creato gruppi analoghi e stessero reagendo.
Alla fine della cena, Dorcas si alzò, annunciando l’intenzione di lavare i piatti.
« Non puoi aspettare domani? »
« No, altrimenti sarà più difficile lavarli. Possibile che non sapete queste norme basilari? »
Loro fecero spallucce.
« Forse i nostri elfi domestici ci hanno un po’ viziate » ammise Rachel.
« Dai, allora ti aiutiamo » disse Emmeline.
Tuttavia, in certi momenti si rivelarono più d’impaccio che d’aiuto. Rachel esagerò con l’incantesimo sgrassante, rigando parecchi bicchieri. Emmeline invece non lo sapeva proprio usare, tanto che i piatti passati dalle sue mani dovevano comunque essere puliti di nuovo da Dorcas.
« Dovreste davvero esercitarvi negli incantesimi casalinghi, principessine » commentò Dorcas, divertita.
« Ci proverò » disse Rachel, mentre asciugava l’ultimo piatto.
« I lavori di casa non fanno per me » disse Emmeline, con una smorfia contrariata. « Preferisco catturare maghi oscuri. Dorcas, dovrei lavarmi le mani ».
« Il bagno sta in fondo al corridoio ».
Quando Emmeline uscì, Rachel lanciò un’occhiata a Dorcas, che stava buttando nel cestino gli ultimi scarti della cena.
« Posso farti una domanda? » le chiese, senza riuscire a resistere alla curiosità che la aveva assalita fin dall’inizio.
L’altra si voltò a guardarla, perplessa.
« Sì, chiedi pure ».
« Ecco, non ho potuto fare a meno di stupirmi per quanto ti stai fidando di me, anche se ci conosciamo da poco » ammise Rachel.
Dorcas abbassò lo sguardo. Improvvisamente si era incupita. Rimase in silenzio per parecchio tempo prima di rispondere.
« Diciamo che è qualcosa di istintivo, fin da quando ho saputo il motivo che ti ha spinta ad entrare nell’Ordine della Fenice. Ti hanno mai parlato di Marlene? »
« McKinnon? So solo che faceva parte dell’Ordine prima che arrivassi io » rispose Rachel, notando l’espressione cupa che Dorcas aveva assunto.
« Esatto… »
La condusse nel corridoio, accostandosi ad un tavolino sul quale era posata una fotografia che ritraeva Dorcas insieme ad una ragazza della sua stessa età. Marlene aveva vaporosi ricci biondi e un sorriso contagioso.
« È stata uccisa tre mesi fa da un gruppo di Mangiamorte. Hanno fatto fuori anche tutta la sua famiglia » spiegò, con una voce mortalmente calma, ma fin troppo rigida per suonare naturale. « Era come una sorella per me ».
Rachel si sentì invadere da un gelo immenso mentre notava lo sguardo con cui Dorcas stava fissando la foto. Non riusciva a sostenere quell’atmosfera che era calata all’improvviso tra di loro.
« Mi dispiace » disse, maledicendo se stessa e la sua pessima idea di farle quella domanda.
« Quando ho saputo che anche tu avevi perso una persona che amavi, non ho potuto fare a meno di capire le tue intenzioni. Eri decisa a vendicarti di Voldemort, proprio come lo ero io… e lo sono anche ora. È anche per questo che ho cercato di darti una mano con l’Incanto Patronus, nonostante gli scarsi risultati. Volevo aiutarti a superare le stesse difficoltà che avevo trovato pure io, anche se per motivi diversi. Ma so bene che cosa significa perdere una persona importante, e per questo sono convinta che tu non possa essere la spia e che non ci inganneresti mai ».
Rachel aveva ascoltato tutto il discorso di Dorcas con orrore. Era quasi intenzionata a supplicarla di smettere di parlare, ma non ebbe neanche la forza di aprire bocca.
Se fino a poco prima, con Emmeline, si era sentita solo in colpa per aver continuato a mantenere il segreto su Regulus, adesso, con Dorcas che le aveva confessato le proprie angosce, aprendosi così tanto con lei, non riusciva più a giustificarsi: si vergognava profondamente di essere così bugiarda.
 
 
Nello stesso momento, a molti chilometri di distanza, quattro ragazzi stavano stappando altrettante bottiglie di Burrobirra.
« Non riesco a credere che qualcuno dell’Ordine stia davvero fornendo informazioni ai Mangiamorte » si lamentò James, passando una delle bottiglie a Remus, che era piuttosto giù di corda. « Comunque sia, non devi preoccuparti, Lunastorta. I tuoi amici non dubiteranno mai di te. Vero, ragazzi? » chiese poi, rivolgendosi agli altri due.
« Proprio così » rispose Peter.
« Sicuro » confermò Sirius, pensieroso.
Mentre brindavano, Remus ricordò improvvisamente il loro ultimo brindisi a Hogsmeade, poco prima di sostenere i M.A.G.O.
Quella volta erano stati tutti pieni di speranze, ma adesso non riusciva più a sentirsi come quella sera. Aveva una brutta sensazione, come se qualcosa stesse per cambiare, e lui non ci potesse fare nulla.
Scosse la testa, deciso a non far notare ai suoi amici la propria preoccupazione.
Apprezzava la loro fiducia, ma era altrettanto sicuro che non tutti si sarebbero fidati quanto lui e gli altri due. La sua situazione era già pessima all’interno nel branco, con Greyback e i suoi fedelissimi che sospettavano la presenza di un infiltrato e avevano iniziato a tenere d’occhio sia lui che altri quattro o cinque adulti assoldati di recente. Come se non bastasse, ora temeva che anche l’Ordine della Fenice potesse sospettare di lui.
Quando Sirius, James e Peter uscirono per tornare ognuno a casa propria, Remus si richiuse la porta alle spalle, sospirando per la frustrazione.
Certo che Sirius è proprio strano in questo periodo, pensò, senza neanche rendersene conto. Di solito il suo istinto non falliva. Felpato doveva nascondergli qualcosa. Anche se questo non significava che la spia fosse lui. Forse aveva problemi di cui non voleva parlare. Del resto non poteva raccontargli sempre tutto…
Ora si sentiva in colpa. Come poteva avere anche il minimo dubbio su uno dei Malandrini, dopo la fiducia che tutti loro riponevano in lui?
Decise di farsi una camomilla per riuscire a calmarsi un po’, anche se era quasi certo che pure quella notte il suo sonno sarebbe stato tormentato da incubi e pensieri angoscianti.
Ormai sta diventando un’abitudine, pensò, mentre si versava la tisana nella tazza e si sedeva al tavolo della cucina.
Il liquido scottava ancora, perciò Remus indugiò con lo sguardo fuori dalla finestra. Il buio all’esterno e la luce accesa facevano riflettere sui vetri la cucina. Per Remus era come guardarsi allo specchio, e si rese conto di non essere mai apparso così stanco quando non c’era la luna piena.
In quel momento però qualcosa lo distrasse da quei cupi pensieri. Ci fu un movimento, quasi impercettibile, alle sue spalle e Remus lo notò; nello stesso istante un rumore di passi giunse alle sue orecchie allertate.
Con uno scatto improvviso, sfoderò la bacchetta e si precipitò alla porta che dava sul corridoio.
« Fermo! » gridò all’intruso, che non ebbe neanche il tempo di accorgersi dell’accaduto, strillò per lo spavento e cadde all’indietro, atterrando di schiena.
Remus sobbalzò, mentre il suo cuore saltava un battito e il suo volto sbiancava per lo shock.
Seduto per terra in una posizione scomposta, c’era un ragazzino che lo guardava dal basso verso l’alto, la lunga frangia di capelli rossi che non riusciva del tutto a nascondere gli occhi lucidi e l’espressione furente.
« Tim… » fece Remus, accorgendosi solo dopo di aver commesso un grosso errore.
« Allora è vero » commentò Timothy, con la voce rauca e un tono risentito. « Sei tu lo spione… »
Perfetto. Ora sì che sono nei guai.

 
 
 
 
*Angolo autrice*

Lo so che finirete con l'odiarmi per tutti questi finali sospesi, ma dovrete abituarvi. xD *fugge dalla frutta marcia che le viene lanciata*
Alphard dice di non aver sentito nulla l'altra volta, ma sarà vero? Questo resterà un mistero ancora per un  po'. *ora le vengono lanciate uova marce*
Tanto per intenderci, Sirius e Remus non si sospettano già a vicenda, non ne hanno ancora motivo e sono sempre amici come prima. Ancora ci vuole prima che la fiducia reciproca inizi a vacillare. Per ora sono soltanto tesi per la situazione, come tutti.
La chiacchierata sui matrimoni sembra inconcludente, ma mi servirà in seguito. E Perseus aveva assolutamente bisogno di sapere, ne andava della sua salute mentale. Se molte coppie (come i Potter, Molly e Arthur, Bill e Fleur, ecc.) hanno deciso di sposarsi prestissimo a causa della guerra, qualche domanda devono essersela fatta un po' tutti in quel periodo.
Spero di non avere esagerato con Regulus, comunque. Del resto, lui è anche all'avanguardia, considerando che suo nonno Pollux ha avuto una baby Walburga a 13 anni... (e poi ci meravigliamo se è diventata così. Non è bello avere un padre ancora adolescente quando hai già cinque anni! u.u La Rowling doveva essersi bevuta qualcosa di forte quando ha disegnato quell'albero genealogico)

Il prossimo capitolo sarà pubblicato il 21 maggio. Non so ancora se sarà l'ultimo prima della pausa estiva. ^^" Di sicuro è l'ultimo che ho scritto finora, ma potrei anche farcela a pubblicarne un altro a inizio giugno. Mi piacerebbe, perché se mi interrompessi con il prossimo capitolo, lascerei troppe cose in sospeso... magari pubblicherò un po' in ritardo ma spero di avere tempo per scriverne un altro. Vi farò sapere meglio la prossima volta.
Buon weekend, divertitevi! *-*
  
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